Soft Secrets IT 05-12 Leggere online

GRATIS
18+ Solo per adulti. Soft Secrets viene pubblicato sei volte all’anno dalla Discover Publisher BV, Paesi Bassi
Numero 5 - 2012
Deputata alla coltivazione
di Giovanna Dark
In questa edizione:
Alla ricerca della
fumata perfetta ›› 12
LA SFIDA DI ELISA B. ALLA
FIBROMIALGIA
Secondo le statistiche, l’1-3% della popolazione mondiale soffre di fibromialgia e Elisa B.
è una ragazza che l’ha contratta ed ha trovato
enormi benefici nell’utilizzo della marijuana,
tanto da spingerla a battersi pubblicamente
per la legalizzazione di questa terapia.
›› 22
Rita Bernardini, romana classe 1952, non
è certo una donna qualunque. Entrata nel
Partito Radicale poco più che ventenne,
negli ultimi 35 anni ha animato le battaglie
per i diritti civili in Italia attraverso l’organizzazione di innumerevoli azioni di disobbedienza civile come scioperi della fame,
sit-in, presidi non violenti o le clamorose e
ormai celeberrime distribuzioni di hashish
che i Radicali di Pannella portarono avanti
nel 1995 e nel 1997. Nel settembre del 2002 è
tra i fondatori dell’Associazione Luca Coscioni
per la libertà della ricerca scientifica, di cui
sarà il primo segretario, e in quest’ultima
legislatura ricopre la carica di componente
della Commissione Giustizia alla Camera. Un
curriculum di tutto rispetto dunque che, in
questa nostra sede, serve semplicemente ad
indicare come Rita Bernardini non configuri
di certo una figura criminale. Eppure, per la
giustizia italiana, la deputata radicale rischia
in questo momento la reclusione da 6 a 20
anni e la multa da 26mila a 260mila euro a
causa dell’articolo 73 comma 1 comma del
D.P.R. 309/90. Il perché è presto detto.
Al posto del basilico o dei classici gerani, Rita
Bernardini ha deciso di mettere sul balcone
di casa sua alcune piante di marijuana. Come
tutti sappiamo, da sempre i radicali chiedono
la legalizzazione delle droghe leggere e più
in particolare che si affronti il tema dell’uso terapeutico dei derivati della cannabis.
Proprio per sensibilizzare il parlamento su
una questione che, dati i primi passi in alcune
regioni italiani, si configura ormai come di
interesse nazionale, la deputata radicale ha
deciso di coltivare pubblicamente in seno alla
disobbedienza civile. Ma andiamo per ordine.
Tutto è cominciato circa tre mesi fa quando, durante una conferenza stampa a
Montecitorio, Rita Bernardini aveva pubblicamente piantato alcuni semi di marijuana in tre vasetti. Durante questa azione
dimostrativa, Rita Bernardini ha tenuto a
GUERRILLA OUTDOOR
L’hip hop spaventa le forze dell’ordine? Turba
i sogni quieti dei benpensanti? Perfetto, se
[rendimenti più elevati sono possibili]
è davvero così, allora è proprio arrivato il
momento di scoprire Guerrilla Outdoor il
nuovo progetto di Cole e Gast dei Truceklan.
›› 45
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sottolineare che nonostante le aperture
alla cannabis terapeutica di alcune ASL,
nella stragrande maggioranza del territorio
italiano «il cammino dei malati affetti da
patologie che possono essere curate con la
cannabis, dalla Sclerosi multipla all’Aids, è
invece un percorso ad ostacoli che a volte
diviene un vero calvario e che trova ragione
solo nella follia proibizionista». Per questo la
deputata, assieme ad altri colleghi di partito,
aveva depositato, contestualmente all’azione dimostrativa della “pubblica semina”, una
proposta di legge intesa a depenalizzare la
coltivazione domestica della marijuana. Una
proposta di legge che prende a modello la
vigente legge spagnola – tollerante verso
la coltivazione domestica sia per scopi terapeutici che ludici – e che è stata da poco
calendarizzata alla Camera.
documentare passo dopo passo la crescita
delle piantine sul suo profilo Facebook. Tre
album fotografici e alcuni video che ritraggono le piantine in tutta la loro verde salute e in
tutte le fasi della crescita: giorno dopo giorno
le foto mostrano una crescita rigogliosa avvenuta anche grazie ai suggerimenti ricevuti
dalla deputata sul web. Quando le piante
saranno poi finalmente pronte per il raccolto Rita Bernardini ha già deciso che cosa
fare delle sue produzioni: «Sono destinate ai
malati– ha affermato – che non riescono ad
accedere alla terapia in alcun altro modo. Mi
sono arrivate molte richieste e al momento
giusto l’intenzione è di fare una grande festa
e di consegnare le infiorescenze a chi ha
mostrato di averne bisogno».
La deputata è certamente consapevole di
aver commesso un reato. «Il solo fatto che io
abbia piantato della marijuana è vietato e la
Dopo la conferenza stampa Bernardini ha presenza, o meno, del principio attivo – ha
portato a casa i vasetti con i semi di cannabis, precisato – non cambia la sostanza delle
li ha sistemati sul suo terrazzo e, coerente con
Continua a pagina 3
la sua pubblica disobbedienza, ha deciso di
Sicuro, abbiamo quello cerchi.
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per la coltivazione indoor. Confronta le nostre offerte per
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3
Continua dalla prima pagina
cose». Il significato che la parlamentare dà
alla sua azione è però di altro tipo: «Questo
gesto di disobbedienza civile dovrebbe far
riflettere sulle leggi illogiche del nostro Paese
in cui la detenzione di cannabinoidi per uso
personale è punita con una pena amministrativa mentre la loro coltivazione è classificata come un reato penale». Nella speranza
che la proposta di legge dei Radicali sia presa
in seria considerazione dalle Camere, Soft
Secrets si complimenta con Rita e con quella
che sarà la sua fantastica erba. Cheers!
La Big Devil XL Auto è senza dubbio la grande diabolica delle
autofiorenti! In sole 9 settimane, questo seme di cannabis
garantisce rese abbondanti e di qualità quasi senza pari. Non
ditelo a nessuno, ma abbiamo sentito che il selezionatore
della Big Devil XL ha venduto l’anima per lei! Quando si fa
un tiro di Big Devil XL Auto, si pensa di morire e andare in
paradiso. L’effetto intenso e il delizioso aroma tagliente sono
ben più che divini!
La Big Devil XL è una varietà autofiorente (femminizzata)
di 3° generazione di Sweet Seeds. Questo ibrido deriva
dall’incrocio fra una Big Devil #2 e un’autofiorente Jack Herer.
L’altezza è maggiore. Le piante possono arrivare a un’altezza
compresa fra 110 e 160 cm, con numerosi rami laterali. Sono
maggiori anche lo spessore e la densità delle cime e sono
incredibilmente cariche di resina aromatica. L’aroma è a
incenso con un tocco agrumato di limone.
I ceppi autofiorenti di solito rimangono limitati in
dimensione a causa del rapido sviluppo, ma la Big Devil XL
Auto Femminizzata è l’eccezione che conferma la regola.
Genetica:
Tipo:
Altezza:
Raccolto indoor:
Raccolto outdoor:
Aroma, fragranza:
Big Devil #2 x Jack Herer Auto
Autofiorente
110 - 160 cm
650 g per m²
150 g per pianta
Leggero gusto di limone con un tocco di
aroma a incenso
Selezionatore: Sweet Seeds
Big Devil XL Auto
OndaVerde
Chi di voi, seduto al volante della propria
auto, non ha mai desiderato di trovare
sempre la strada spianata? Niente semafori
rossi a bloccare la corsa e quel verde che,
ogni volta lo si scorge in lontananza, viene
benedetto o invocato a seconda della fretta che si ha. Ebbene in terra d’Abruzzo
qualcuno ha pensato bene di istituire la sua
personalissima “onda verde”.
Decine di adesivi a forma di foglia di cannabis sulla luce verde dei semafori della città:
succede a Pescara, dove nel pieno delle
ferie agostane al centralino del Comune e
alla sala operativa della Polizia municipale
sono arrivate diverse segnalazioni da parte
di automobilisti che hanno notato le etichette rappresentanti le foglie di canapa.
Gli adesivi sono stati attaccati con tutta
probabilità col favore della notte, sui principali semafori della città abruzzese. Un
gesto sicuramente simbolico e per nulla
lesivo della normale circolazione che però
ha mandato su tutte le furie le istituzioni
cittadini. Il Comune è infatti intervenuto
tempestivamente ed ha allertato Pescara
Gas, responsabile della gestione degli
impianti, che ha effettuato una ricognizione sul territorio, rimuovendo tutte le
“foglie” presenti.
Parlando di “una bravata, uno scherzo di
pessimo gusto o semplicemente un atto
vandalico”, il presidente della Commissione
consiliare Sicurezza del Territorio, Armando
Foschi, sottolinea che l’autore del gesto
“non si rende neanche conto dell’importanza dei semafori nel garantire la tutela
di chi guida e di come anche un semplice
adesivo possa distrarre un automobilista,
causando imprevedibili tragedie”.
“Ma gli autori dello scherzo - annuncia
Foschi - potrebbero non averla fatta franca:
in alcuni casi, infatti, abbiamo verificato la
presenza di telecamere di videosorveglianza che potrebbero aver ripreso lo svolgimento dell’azione, permettendoci di identificare velocemente il volto del colpevole”.
Certo se al posto della foglia della nostra
amata piantina ci fosse stato un simbolo di
partito la notizia non avrebbe fatto il giro
dei quotidiani, né probabilmente sarebbe
stata trattata con i toni che avete potuto
leggere qui sopra. In fondo gli stickers con
le foglioline sono stati piazzati nella parte
giusta del semaforo e, di buono, c’è che
il gesto dell’anonimo/i pescaresi avrà un
potere decisamente rivelatore: se vedremo degli idioti paralizzati ad un semaforo
verde, sapremo che non sono fumatori di
cannabis ma proibizionisti!
4
LETTERE DAI LETTORI
Lettere dai lettori
Attenzione lettori
italiani!
Cari amici di Soft Secrets
complimenti per le vostre riviste sempre più aggiornate,vi allego le foto della mia zona di coltura con le mie bimbe, cresciute
con terriccio e fertilizzanti della Biocanna, 2 lampade hps da 200 w. Spero piacciano anche a voi, vorrei un parere da voi e qualche consiglio per migliorare le mie prossime coltivazioni, questa e solo la mia seconda esperienza.
Grazie siete grandi.
Le tue piante sembrano ben sviluppate e, dato che sei alla seconda esperienza, devo farti i miei complimenti visto che sembrano
essere anche in discreta salute. Hai usato 800 Watt in fioritura, una buona potenza che ti permetterà di raggiugere ottimi risultati.
Cerca di ottimizzare il numero di piante che coltivi con il grande spazio che hai a disposizione, solo cosi aumenteraila resa!
Caro Soft Secrets,
ti presento le mie bambine! Ho usato un box 1,20x1,20x2
mt, con una lampada 400 w hps, una da 250 w hps e per
gli ultimi 15 giorni ho aggiunto anche sunlight led da 600
w. Il sapore ve lo saprò dire nella prossima puntata. Un
ringraziamento particolare al mio personale grower fornitore. Yeaaaa. Un verde saluto a tutti voi.
PORRY
Ciao Porry, io al posto tuo avrei aspettato ancora una
decina di giorni almeno prima di distaccare le foglie dalla
pianta! La foto in questione dimostra come le tua figlioletta
non sia ancora matura, cosa che invece non riguarda la
tua splendida fidanzata. Ricorda la regola di base: quando
pensi che sia pronta, aspetta un’altra settimana!
Volete vincere semi FEMMINIZZATI di
DINAFEM? Mandateci una fotografia della
vostra stanza di coltura o della vostra
miglior pianta di cannabis, dove si veda
chiaramente una copia di Soft Secrets.
DINAFEM vi manderà una confezione da
3 semi femminizzati. Se nella fotografia
dovessero figurare anche la vostra bellissima moglie o ragazza che indossano
un micro bikini sexy o dell’intimo molto
allettante, riceverete una confezione 2 x
3 di semi femminizzati. La fotografia del
mese riceverà una confezione 3 x 3 di semi
femminizzati di prima qualità! Il tutto è un
omaggio di Soft Secrets Europa e DINAFEM!
Mandate le vostre fotografie via e-mail a
[email protected] o mandatele alla nostra
PoBox. Fate attenzione: il materiale verrà
gestito con la massima discrezione. Non
pubblichiamo foto sfocate e non ci piacciono le fotografie di piante in fase vegetativa.
Vogliamo vedere grosse cime e belle donne!
Buona fortuna!
E-mail: [email protected]
Amici di Soft Secret, come promessso vi anticipo la stagione
estiva con questo collage di fotografie di “Guerrilla Grow “ dal
Nord Italia. Spero di avere un buon raccolto. Grazie, a presto.
SIMON.MILANO.
Ciao amico dal nord Italia, beh che dire? Hai un giardino invidiabile, anche se dalle foto non sembra una coltivazione da guerrilla visto che ci troviamo all’interno di una proprietà privata.
Complimenti per la scelta della Romulan: la varietà più amata
in Canada da vent’anni a questa parte!!!
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6
Ciao vi invio qualche foto delle mie piantine autofiorenti crescute in terrazzo..
insieme alla mia amica... Spero vi piacciano.
Ciao caro, direi che per essere delle autofiorenti si sono sviluppate parecchio in altezza.
Osservando la foto, che da l’idea di un giardino ben curato, si vede dalle punte delle
foglie che le tue bambine hanno sofferto di over-fertilizzazione. Nonostante questo
piccolo inconveniente credo che le tue amate ti avranno regalato anche un discreto
raccolto; i nostri complimenti vanno anche alla tua amica!
Ciao ragazzi. vi invio delle foto di4
Mazar cresciute in vegetativa per quasi
2 mesi, poi passate in fioritura. il tutto
sotto 400 w (mh/hps) box 1x1x2. Spero
vi piacciano questi 250g di fiori secchi.
Grazie ragazzi continuate così!
Le tue piante sono sicuramente allettanti, la prossima volta ti consiglio di
usare una fonte di luce più potente in
uno spazio di 1,5 mq: una 600 watt
dovrebbe svolgere al meglio il suo lavoro. Mazar? Ottima genetica, produttiva
e molto potente: può dare di più!
7
Cari Amici di Soft Secrets,
sono un vostro fan e sono contento di presentarvi la mia White
Berry e la mia Blue Cheese. Le cime sono state tagliate in tre tempi,
e le foto delle piante sono state scattate dopo il primo taglio.
La mia specialità rimane comunque la piantumazione outdoor!
Indoor?? ...ancora alle prime armi!
(per necessità, purtroppo).Ma i
vostri preziosi consigli mi hanno
aiutato.
BAMBI
Caro lettore, hai scelto delle ottime
genetiche. Secondo me il motivo
che ha scatenato la muffa è stata
l’umidità troppo alta nella fase notturna: con genetiche sensibili alla
botrite come la Bluecheese bisogna
cercare di tenere il tasso di umidità
al minimo ed avere un buon ricambio d’aria!!! Sconsiglio vivamente di
fumare cime ammuffite dato che
fanno molto male, al massimo puoi
farci dell’Ice-O-Lator! Alla prossima
Ciao amici di Soft Secrets,
siamo vostri appassionati lettori e vi seguiamo continuamente. Vi invio la foto della mia Black jack
di Sweet Seeds autofiorente insieme a mia moglie. La mia prima esperienza outdoor concimata con
prodotti biologici Biobizz. Spero vi piaccia, un abbraccio a tutti!!
GRAZIE
Appassionato lettore, per essere un autofiorente coltivata in outdoor il risultato è accettabile anche se la
resa può essere almeno il doppio di quanto si vede nella foto. Nonostante ciò se hai effettuato un buon
flush, la pianta sarà ricca di sapore!!Tua moglie invece rende bene anche cosi!
Ciao mio caro SS, ormai sono 3 anni che ti seguo e diciamo di
avere imparato tanto. La pianta in foto è una “Big Bud” della
Sensi Seeds dalla 4 settimana di Flow fino al raccolto. Cresciute
in terra con vasi 18 Litri, HPS 600 W + integrazione di neon 40
W da terza settimana di flow in poi, Fertilizzanti Atami Terra
Leaves e Terra Bloom,Root Stimulator, Integratore “Bionova
XCEL”, Enzymes+ Bionova, e Flush finale, PH 5.8 - 6.0, EC 1.5,
CO2 in bombola erogato manualmente. Aspiratore in entrata
per irrorarle sempre di aria fresca, ed estrattore in uscita, più
un ventilatore girevole sempre puntato addosso i fusti ed un
umidificatore per il controllo dell’umidità. Grow Room 140 cm
x 190 cm. Questo il setup. Prossimamente vi invio le foto delle
CriticalJack da voi gentilmente donate (sono una bellezza, resinose odorose e belle cime compatte)..... Un saluto a tutti voi.
ODRA
Amico mio che dire hai usato un buon set-up e dopo tre anni si comincia a vedere l’esperienza. La Big Bud è una genetica ottima che per
svilupparsi bene ha bisogno di molta luce. Forse l’unica pecca è che
in un ambiente così grande avresti necessitato di due 600 W, ad ogni
modo complimenti.
8
FLASH PRODOTTI
MICROMIX
SOLUZIONE DI ELEMENTI IN TRACCE
Questo prodotto contiene: 0.36% di Fe (ferro HEEDTA); 0.08 di Mn (manganese EDTA); 0.4 di Bo (boro
monoidrato); 0.09 di Zn (zinco EDTA) e lo 0.06 di Mo (sodio molibdato).
Gli elementi in tracce sono un mix tra piccole quantità di differenti elementi indispensabili per
un elevato numero di processi biologici.
Una mancanza dei suddetti elementi si manifesta immediatamente attraverso uno sviluppo
deficitario delle differenti funzioni della pianta, che può portare carenze diversificate e nel
lungo periodo addirittura alla morte della pianta.
La mancanza di elementi in tracce si manifesta
sempre nelle foglie giovani, perchè gli stessi
non possono venire trasportati all’interno della
pianta. Questo prodotto
dovrebbe venire utilizzato per ovviare ad alcune
carenze, o come base di
partenza per una soluzione nutritiva completa.
Un dosaggio di 1:1000
aumenta la quantità totale di:
Fe fino a 100 umol
Mn fino a 25 umol
Bo fino a 140 umol
Zn fino a 16 umol
Mo fino a 5 umol
DOSAGGIO:
In caso di carenza aggiungere 25-50 ml ogni 100 litri di soluzione nutritiva.
Nel caso in cui si stia preparando la base per una soluzione nutritiva completa aggiungere continuamente 25 ml ogni 100 litri d’acqua.
Importante ricordare che se si sta già utilizzando uno dei principali fertilizzanti della Bio Nova l’aggiunta di MicroMix non è necessaria in quanto già garantita dal precedente prodotto.
B’CUZZ WORTEL STIMULATOR
Come d’abitudine, Atami ha per ogni pianta e ogni fase
tutti i supplementi necessari.
Una pianta attraversa diverse fasi durante la crescita; una
delle prime e probabilmente la più importante è la fase
delle radici che è spesso sottovalutata.
Poiché il 50% della pianta si trova sottoterra, le radici grandi e sane sono molto importanti perché contribuiscono
allo sviluppo ottimale della pianta. La pianta assorbe il
nutrimento dalla barbata.
Il B’cuzz Wortel Stimulator è uno dei più forti stimolatori
di radici sul mercato ed è ideato specialmente per questa
prima fase. Questo stimolatore di radici garantisce una
crescita esplosiva delle radici e una
forte produzione di barbata. Ha
anche un effetto frenante sulle
malattie delle radici e del terreno e dà alla terra un forte
stimolo.
Le piante con delle radici ben sviluppate e fisse
assorbono facilmente i
nutrimenti e saranno più
sane e forti e il risultato è
un ottimo raccolto.
Il B’cuzz Wortel Stimulator
è adatto a ogni tipo di
mezzo e sistema d’irrigazione, è un prodotto biologico al 100% e non è
dannoso per l’ambiente.
Il B’cuzz Wortel Stimulator
è ideale in combinazione
con il B’cuzz Booster.
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VITA START E VITA RACE DELLA PLAGRON
SPRAY DI VITAMINE PER PIANTE SANE E FORTI
Una pianta sana e forte con una resa molto alta: non è proprio questo quello che desiderano tutti? La Plagron offre due spray di vitamine innovativi che garantiscono una
buona coltivazione: Vita Start e Vita Race.
Vita Start, in precedenza nominato ‘Cropspray’, è uno stimolatore della crescita liquido per piantine, talee e piante madri. Contiene una combinazione ingegnosa di enzimi
organici, oligoelementi e stimolatori della crescita. Questi proteggono la pianta contro le influenze negative esterne e assicurano un raccolto migliore. Vita Start permette alla
pianta di assorbire i fattori nutritivi disponibili in maniera più efficiente e rafforzata ed esclude il rischio di sovraconcimazione e malnutrizione. Spruzza Vita Start sulle foglie
della pianta. Il prodotto è molto concentrato per cui hai bisogno di soltanto 1 ml per ogni litro d’acqua. Vita Start è ottenibile in confezioni da 100ml, 250 ml, 500 ml e 1 litro.
Vita Race
Vita Race, in precedenza ‘Phyt-Amin’, è un fertilizzante fogliare biologico e uno stimolatore della crescita durante la
fase della crescita e le prime tre settimane della fase di fioritura. Fornisce alla piante gli amminoacidi, i microelementi, i minerali naturali necessari e degli ormoni naturali essenziali grazie ai quali la crescita
viene accelerata e viene preparata la fioritura. Diluire al massimo 5 ml di Vita Race in 1 litro
d’acqua (1:200). Spruzza la pianta settimanalmente fino bagnarla per ottenere un risultato
ottimale. Vita Race è ottenibile in confezioni da 100ml, 250 ml, 500 ml e 1 litro.
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Visita il nostro nuovo sito web nel quale troverai tutte le informazioni necessarie
sia sui prodotti Plagron che sulle tecniche di coltivazione più avanzate. Troverai in
maniera semplice ed intuitiva tutte le informazioni riguardanti un singolo prodotto
e quelle ad esso correlate, utili consigli e le immancabili FAQ. Il sito interattivo permette a ciascun coltivatore di incontrare gli altri e scambiare le proprie esperienze
ed opinioni sui prodotti Plagron. Esattamente in accordo al significato del nostro slogan ‘pass it on’. Tieni d’occhio il nostro sito per essere sempre aggiornato sulle ultime
notizie e sviluppi dei nostri prodotti e sul giardinaggio in generale. Non dimenticare
di controllare anche la nostra pagina Facebook per ulteriori trucchi e consigli. (facebook.com/plagron). Ovviamente puoi contattare anche il nostro servizio clienti al
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10
IL CANAPAIO
La Cannabis fa bene!
Nonostante quello che possono dire i proibizionisti, giovanardi e serpelloni in testa (il minuscolo è per disprezzo verso dei propugnatori di
menzogne e diffusori di “notizie false e tendenziose, miranti a turbare
l’ordine pubblico” ), la cannabis fa bene. Fa bene a chi la usa, alla
stragrande maggioranza di quelli che la usano. E chi può non sentirsi
bene è perché l’ha usata nel modo per lui sbagliato, oppure, come nel
caso dei due figuri citati prima, perché ha un problema nel sistema
di Franco Casalone
endocannabinoide, ed è meglio che si curi.
La cannabis fa bene al mondo, alla vita
nel mondo. La cannabis fa bene all’ambiente come sostituto del petrolio,
come produttrice di biomassa, come
risanante dei terreni, come produttrice
d’ossigeno, protettrice del terreno e di
tutte le forme viventi che la usano in
qualche modo.
Fa bene alla comunità perché promuove l’economia, è un medicinale veramente importante anche se nascosto
per decenni, favorisce la socialità e
rende le persone più disponibili a capire i problemi altrui, meno violente e
meno aggressive, richiede lavorazioni
complesse che necessitano di una serie
di compiti svolti da diverse persone,
favorisce la cooperazione e la collaborazione, contribuisce allo sviluppo
delle economie locali e del benessere
delle aree dove è presente.
Fa bene alle singole persone: non sto
qua ad elencarvi per cosa, andate a
cercarvi i 20000 studi medici che ne
riconoscono i principi attivi validi per
ristabilire un delicato equilibrio praticamente per tutti i problemi di salute
del corpo e dello spirito. Non avete
mai fatto la pace con il vostro/la vostra
partner dopo una canna? Non vi siete
mai sentiti meglio, più rilassati se alla
fine di una dura giornata vi facevate
una canna? Non siete mai stati contenti
di condividere con qualche amico qualcosa di particolarmente buono?
Fa bene alle società dove se ne concede l’uso: oltre a restituire credibilità alle istituzioni non più costrette a
mentire, a decongestionare il sistema
piano, con i riflessi non appannati, più
rispettosi degli altri utilizzatori delle
IL VALORE CURATIVO DELLA CANNABIS IN FORMA
CRUDA STA NEL FATTO CHE, NON ESSENDO PSICOATTIVA,
SE NE POSSONO INGERIRE GROSSE QUANTITÀ SENZA
RISENTIRE DI EFFETTI “COLLATERALI”
penale, a permettere una sopravvivenza dignitosa, rende anche meno pericoloso il vivere quotidiano. Vediamo
in questi luoghi una diminuzione degli
incidenti stradali, l’uso di cannabis
renda più sicura la guida, nonostante
leggi e controlli assurdi sulla circolazione: molti guidatori, dove concesso l’uso, sostituiscono l’alcol con la
cannabis, ritrovandosi ad andare più
strade, più rilassati e con meno fretta
di arrivare.
Sapendo che è bene che il nostro corpo
abbia un’alta percentuale di cannabinoidi in circolo, e che normalmente riesce a produrne quantità quasi sufficienti, ma spesso si trova ad averne bisogno
in quantità maggiori (praticamente di
fronte a qualunque attacco alla salu-
te), e sapendo purtroppo bene che ci
troviamo in uno stato retrogrado per
questo problema, in cui l’approvvigionamento di cannabinoidi dall’esterno è
perseguitato, ho pensato che potremmo stimolare il nostro organismo a produrre più endocannabinoidi. Come? Ad
esempio con una dieta ricca di precursori degli endocannabinoidi. Ho fatto
una piccola ricerca, e ho trovato che gli
acidi grassi poliinsaturi e l’acido arachidonico sono precursori efficaci, ed una
dieta ricca di olio d’oliva (non è stato
provato, ma sono sicuro che è efficace
anche l’olio di semi di canapa) e di
burro d’arachidi stimola una maggiore
produzione di endocannabinoidi. Con
il burro d’arachidi non bisogna esagerare, se non vi volete ritrovare pieni di
foruncoli, ma che adesso Giovanardi
e i suoi sgherri vadano a vietare l’olio
d’oliva...non possono certo toglierci,
rendendola illegale, la base alimentare
della nostra amatissima dieta mediterranea!
Un altro modo in cui la cannabis fa
bene (ed in questo caso fa molto bene,
a chiunque, anche a quelli che non ne
vogliono sapere dell’eventuale effetto
psicoattivo) è il mangiarla cruda, o il
berne il succo centrifugato. È un potente antinfiammatorio e la sua azione
benefica può essere superiore a quella
della sostanza utilizzata riscaldandola in qualche modo. I cannabinoidi
presenti sulla cannabis fresca sono in
forma acida (THCA, CBDA, CBGA, ecc,).
In questa forma non sono psicoattivi,
per diventare tali devono “decarbossilare”, vale a dire perdere una molecola
di carbonio: questo processo avviene in
presenza di calore (se fumata/bruciata
è immediato, se cotta/bollita richiede
un tempo abbastanza lungo, circa 40
minuti) oppure si ha una decarbossilazione lenta nel tempo, fino a più anni.
Il valore curativo della cannabis in
forma cruda sta nel fatto che, non
essendo psicoattiva, se ne possono
ingerire grosse quantità senza risentire
di effetti “collaterali” che per qualcuno
potrebbero far parte del processo di
guarigione, ma che per altri potrebbero essere decisamente indesiderati.
Le stesse quantità cucinate o fumate
probabilmente causerebbero problemi
di “socialità” a molti. In quanto a dosi,
ho trovato che un bicchierino di succo
di foglie centrifugato (l’equivalente di
poco più di un caffé), o 15-20 foglie
grandi e carnose al giorno, possono già
considerarsi un ottimo quantitativo per
provare a migliorare la propria salute.
I cannabinoidi in forma acida sono
poco studiati, ma hanno probabilmente le stesse proprietà curative dei loro
omologhi decarbossilati (nei video
sull’ingestione di cannabis cruda, raw
cannabis in inglese, si vedono persone guarite dalla SLA, dal cancro…). E
sicuramente non sono solo i cannabinoidi ad avere effetti benefici: oltre
120 terpeni ed una quarantina di flavonoidi sono sicuramente riconosciuti
11
avere effetti terapeutici, e fra le altre
300 sostanze presenti numerose hanno
attività farmacologica (indoli, nitrati,
alcaloidi…).
La constatazione del potere curativo della cannabis cruda è nuova nel
tivamente superiori fino al 50%.
In quanto a qualità, è questione di preferenze di effetto. Io preferisco mangiare un frutto ben maturo, non passato o
marcio, ma sicuramente più zuccherino
dello stesso di 15 giorni prima.
SAPPIATE ASPETTARE PER LA QUALITÀ. I FRUTTI,
LE VERDURE, IL CHARAS MIGLIORI SONO QUELLI
RACCOLTI PIÙ TARDIVI, E NON LE PRIMIZIE.
mondo occidentale, ma ricordo che
per gli Indù il bere Bhang (bevanda
ottenuta dalle foglie e, a volte, infiorescenze pestate e spremute da crude) è
da sempre considerato un modo per
prolungarsi la vita.
E visto che la cannabis fa così bene,
qualche consiglio di stagione per
poterla far rendere al meglio:
non fatele mancare l’acqua in fase di
fioritura, nemmeno gli ultimi giorni. Ne
guadagnerà in sapore e resa.
Non togliete le foglie, se sono sane,
prima che siano completamente ingiallite (non ve lo dico più!)
Non mandate le piante in overdose
di fertilizzanti (in questa fase avremo
bisogno di tanto fosforo e una buona
quantità di potassio, senza esagerare perché il potassio è un alimento
di “lusso” ed una sua sovrabbondanza
potrebbe spingere le piante a produrre
meno resina) ma nemmeno fate loro
patire la fame. Negli ultimi 15-30 giorni
date alle piante solo acqua, per lavare
via un probabile accumulo di sali minerali, somministrati con la fertilizzazione.
Sappiate aspettare per la qualità. I frutti,
le verdure, il charas migliori sono quelli
raccolti più tardivi, e non le primizie.
Capisco che di fronte a delle magnifiche infiorescenze si possa essere impazienti di assaggiarle, capisco che tempi
più lunghi vogliono dire costi e rischi
più alti (rischi che le piante possano
essere trovate, rischi di infestazioni di
parassiti o/e muffe, costi di elettricità, di prodotti per le piante, maggior
lavoro e maggior tempo impegnati…).
Nonostante si ricerchino varietà che
maturino il più rapidamente possibile,
la qualità si ha solo sapendo aspettare.
Non a caso ci sono tonnellate di detti
popolari che ce lo insegnano da quando siamo bambini.
Visto che molto raramente si riescono
a creare le condizioni ideali per ogni
singolo strain (ma piuttosto, al meglio
delle condizioni, uno standard basato
su parametri ideali ma generici, che
non rispetta mai le singole esigenze),
dando tempi più lunghi nelle varie fasi
vegetative si favorisce la formazione di
diversi terpeni: i cannabinoidi riescono
ad arrivare in forme più stabili, la pianta
ha la maturità necessaria a sviluppare
e maturare infiorescenze sane e rigogliose. Lo scegliere strain sempre più
veloci ha portato ad un appiattimento
dei gusti e degli effetti e provare ad
aspettare anche solo 15 giorni in più,
può portare ad avere raccolti quantita-
Le infestazioni da insetti e da muffe
possono essere un grosso problema in
periodo di fioritura. Non si può usare
nessun prodotto, se no si comprometterebbe il gusto delle infiorescenze.
E nemmeno si può aspettare che il
raccolto venga distrutto. Togliere gli
insetti a mano, per quanto possibile.
Colpirli con un getto d’acqua fredda.
Passare una spugnetta imbevuta d’acqua e alcol (10%) sulla superficie inferiore delle foglie, mantenere pulitissima l’area di coltivazione. E se questo
non dovesse bastare, provate ad infilare le piante in un sacco di plastica e a
riempire il sacco di anidride carbonica:
una bomboletta per la birra alla spina o
per gasare l’acqua possono funzionare
bene. Lasciate le piante nel sacco per
un paio d’ore, non di più se no la pianta
potrebbe morire e il risultato sarà che
tutti gli insetti saranno morti asfissiati.
Per le muffe, l’unica arma efficace è la
prevenzione: ambienti puliti, ventilati,
con poca umidità (se indoor max 50%)
e tanta luce, nessun ristagno d’acqua
ed un terreno vivo e ricco di batteri benefici saranno le barriere contro
un’infestazione subdola e pericolosa.
Appena notate una fogliolina secca
tra le infiorescenze, controllatela alla
base: probabilmente lì si sta sviluppando un focolaio di botrite (muffa
grigia, pericolosissima, può distruggere un intero raccolto in pochi giorni). Tagliate immediatamente almeno
una decina di centimetri sotto la parte
lesa, e fate seccare la cima ammuffita
lontano dalle altre piante. Disinfettate
immediatamente dopo gli attrezzi usati
per non propagare l’infestazione.
In caso di coltivazione indoor un modo
per prevenire e bloccare qualunque
attacco di patogeni è installare un ozonizzatore: un’apparecchiatura che produce ozono (O3). Attenzione a non
confondervi con uno ionizzatore, appa-
seccano, il polline non più scendere
nell’ovario e il seme non si può formare. Dal momento che il polline è sceso
nell’ovario, la pianta dedicherà tutte le
sue energie alla maturazione dei semi
e solo con piante particolarmente forti
(o se si è impollinato troppo presto, in
questo caso si produrranno pochi semi)
si assisterà ad un formarsi di nuovi
calici pistillati. I semi ci metteranno
circa 40 giorni a maturare, un segnale
della loro maturazione è dato dall’aprirsi delle bratteole (foglioline intorno
al fiore, spesso chiamate calici, termine
improprio ma di uso comune) e dal
vedere al loro interno il seme pronto.
recchio produttore di ioni negativi,
utilissimo per prevenire odori forti e
infestazioni leggere e mantenere un
ambiente d’aria sana e pulita intorno
alle piante, ma molto meno efficace di
un ozonizzatore. Alte concentrazioni
di ozono sono pericolose per la salute, bisogna trattare l’ambiente, lasciare
agire l’ozono per un paio d’ore e ventilarlo bene prima di entrarci nuovamente.
le foglie (anche se tutti consigliano
di togliere le foglie prima, è solo per
comodità e rapidità di pulizia in seguito). Se lasciata, la foglia proteggerà
l’infiorescenza da polvere e abrasioni
accidentali e l’acqua contenuta nelle
piante tenderà ad uscire attraverso gli
stomi delle foglie piuttosto che dalle
infiorescenze, processo più lungo,
che alla fine permette il formarsi di
migliori aromi. Ricordo che la clorofilla
contenuta nelle piante degrada in un
tempo minimo di 3 settimane (non
che la clorofilla faccia male, ma il suo
gusto da fumata non è tanto piacevole). Dalla raccolta, aspettate almeno
questo periodo prima di degustare le
vostre meraviglie.
E non dimenticate di farvi del bene…
Per chi desidera prodursi dei semi (cosa
che consiglio sempre), raccomando di
partire con piante regolari, non femminilizzate. Impollinate le piante (o solo
alcuni rami) scelte quando ci sono già
numerose infiorescenze, ricche di pistilli freschi, ancora bianchi. Se i pistilli
Quando raccoglierete le infiorescenze
mature, il modo migliore di preservare la resina è quello di appenderle a
testa in giù, in un ambiente ombreggiato e ventilato, lasciando attaccate
12
GUSTO
Alla ricerca della fumata perfetta
Qualche mese fa, quando ancora si indossavano indumenti contro
il freddo, incontrai Chimera ad una fiera della Cannabis in Spagna.
Ebbi per fortuna la possibilità di intervistarlo a riguardo del suo
lavoro di genetista e grazie ad una sua frase ho avuto l’ispirazione
per questo articolo. Alla mia domanda sulle sue scelte varietali
ottenni questa risposta: “Io scelgo gli esemplari più buoni e consdi CBG
ervo solo i figli più buoni”.
La risposta inizialmente non mi diede
così tanto da pensare finché recentemente mi sono reso conto dell’importanza della selezione genetica artificiale effettuata solo per i sapori.
Nel panorama cannabico abbiamo oltre 4000 varietà da catalogo
su seedfinder.eu e possiamo assumere che siano state sviluppate per
differenti motivi, dividendole così in
quattro gruppi. Il primo grande gruppo sono le varietà ricercate per l’uso
medicinale, cioè varietà selezionate
per il loro alto contenuto di cannabinoidi. Il secondo grande gruppo sono
le varietà commerciali, cioè quelle cultivar molto produttive in differenti
condizioni indoor o magari con una
particolare resistenza indotta. Il terzo
gruppo sono le varietà ottenute per
caso e selezionate da ottimi coltivatori
lungimiranti. Mentre il quarto gruppo, e sto parlando della maggioranza
delle genetiche conosciute, comprende tutti gli esemplari scelti a gusto.
Purtroppo non è molto pubblicizzato
l’utilizzo ludico e ancora meno si parla
scientifico-tecnicamente di coltivazione a fini degustativi.
Ma il mondo è pieno di fumatori che di
gusto fumano ogni giorno la Canapa
e senza troppe informazioni sono
costretti alla letteratura di infima qualità dei forum online. Per capirci: come
fanno due degustatori a confrontare i
sapori che sentono se non c’è standardizzazione?
Bisogna innanzitutto distinguere l’o-
secuzione: una breve annusata affinché l’odore salga ma non penetri a
fondo nel naso.
Poi effettuiamo una seconda annusa-
ta, più lunga della prima e da qui il
suo nome “lunga”, a riempire il naso di
profumi misti che sono il vero corpo
LA SCELTA GENETICA È LA MAGGIOR PARTE DEL
LAVORO, IL RESTO STA NELLA CORRETTA INTERPRETAZIONE DEL PRODOTTO CHE ABBIAMO
dore della sostanza secca dal gusto
della fumata che ogni singola erba
presenta. Posto che la continuità nasobocca è rarissima ma indice di altissima qualità, posso solo augurarmi di
trovare sempre più spesso delle buone
biologiche uguali al naso e al palato.
L’annusata classificatrice propongo sia
effettuata così:
Una prima annusata volta a sentire i
sapori più dolci e pungenti va effettuata spezzando il campione d’erba.
Questa prima annusata la chiameremo
“corta” per via della sua modalità d’e-
del nostro prodotto. L’importante è
non inspirare troppo, né troppo poco,
e soprattutto bisogna assolutamente evitare di ripetere troppe volte di
seguito il procedimento.
La terza annusata è quella più importante perché, se le prime due ci hanno
dato informazioni sulla freschezza del
prodotto e ci hanno fatto conoscere
il corpo del bouquet di profumi, la
terza ci fa capire esattamente cosa
c’è dietro. La terza annusata, chiamata “lunghissima”, segue le prime due
ed è una saturazione dei recettori
del naso, una assuefazione indotta
al profumo affinché rimangano solo
i sapori di fondo che sono indicatori
della conservazione e della genuinità
della sostanza vegetale. Non appena il
naso è assuefatto, rimane solo l’odore
di fieno o il profumo di una buona
stagionatura in vasetto.
Alla corretta annusata deve seguire
una corretta fumata, non starò qui a
ricordare come assumere tramite combustione di qualità la Canapa, esiste
però una maniera di analizzare il gusto
alla bocca.
Un esperto fumatore ad Amsterdam,
stazione e su selezione genetica, cosa
può fare quindi un fumatore ludico per
concedersi momenti di lussuosa gioia?
O coltivare, vedi Soft Secrets Italia
numero 4/2011 a pagina 9, oppure
affinare, vedi Soft Secrets Italia numero 6/2011 a pagina 12. Ma quali varietà
scegliere? Quali genetiche di sicuro mi
daranno un prodotto indubbiamente
di qualità per via dell’alto contenuto
di svariati oli essenziali e terpenoidi?
Le migliori sono le più ricche di terpenoidi e sono ad esempio la S.A.G.E. o la
Dieseltonic o la Northern Light o la Ed
Rosenthal Super Bud o la Blue Cheese
durante una fiera, mi propose di degustare la fumata secondo uno schema
circolare tra bocca, lingua e palato.
La lingua è la base, il palato è la sommità e ai lati si chiude il cerchio con
l’interno delle guance e il fondo della
gola. Il sapore quindi classifica l’erba
a seconda di dove entra nel cerchio
della bocca. Questa interpretazione
è un buon metodo per approfondire
la conoscenza della propria fumata
e classificare oggettivamente, senza
l’uso del gascromatografo, le erbe.
Una Afghan sarà penetrante e balsamica al naso, la fumata in bocca è un
cuneo sul palato, colpisce su in alto
e poi riempie la bocca molto lentamente solo dopo diversi tiri. La New
York City Diesel, fenotipo mandarina
(non me ne vogliano i più esperti), alla
fumata è un concerto laterale di sapore limone e arancia con una fortissima
nota agrumata nel naso a completare
una base dolce ben affermata in tutta
la bocca.
Dopo tutto questo discorso su degu-
e vanno esclusivamente coltivate
secondo la scuola biologica così da
permetterne uno sviluppo omogeneo
del corpo. Come sviluppo omogeneo
intendo senza picchi di sapore anormali e senza evidenti segnali di errori
metabolici di crescita. Spesso capita
di incontrare erbe dal sapore strano,
cioè troppo marcatamente presente
nel palato ma di un solo sapore o di
massimo due o tre diversi, sintomo di
una scorretta crescita o di una crescita
sfasata dall’utilizzo di una concimazione minerale eccessiva.
La conclusione di quest’articolo
vuol’essere uno sprono di onestà intellettuale per tutti coloro che una volta
nella vita hanno desiderato un sapore
preciso in bocca, un sentore nel naso
particolare o quel preciso saporino
tra palato e lingua. La scelta genetica
è la maggior parte del lavoro, il resto
sta nella corretta interpretazione del
prodotto che abbiamo.
Al prossimo numero, speranzoso di
ritrovarvi degustanti. Buone colture!
15
COLTIVATE CON LITTLE LEBOWSKI
Cannabis autofiorente:
è arrivata per restare!
A meno che negli ultimi anni non abbiate vissuto in una scatola di cartone, non potete non aver
notato la moda dei semi autofiorenti e la crescita della loro popolarità. Prendetevi un minuto per
guardare le svariate pubblicità delle banche dei semi presenti in questo numero di Soft Secrets,
la maggior parte propone almeno una varietà autofiorente nella propria gamma. Alcune hanno
esclusivamente riserve di autofiorenti! Allora, che cosa pensare di questa tendenza? Quali sono i
Di Little Lebowski
vantaggi? E... queste piante sono arrivate per restare?
Quindi, di che cosa si tratta?
Il termine “autofiorente” si riferisce a piante
di cannabis che passano dalla fase vegetativa alla fase di fioritura in funzione dell’età
della pianta, anziché in base alla quantità di
luce che ricevono.
Le varietà normali di cannabis, sensibili al
fotoperiodo, vengono coltivate nella fase
vegetativa con 18 ore di luce e 6 ore di
buio e poi forzate alla fioritura alterando il
Come vengono create?
I primi incroci di piante di ruderalis non
erano particolarmente famosi, ma, con
il coinvolgimento di diversi breeder e
banche dei semi, la qualità è migliorata
velocemente.
La maggior parte di voi conoscerà due tipi
di varietà di cannabis: la indica e la sativa. Le
varietà di piante “indica” sono generalmente piante tozze, folte, molto resinose e dalla
resa elevata, che producono cime dall’effetto “stoned” forte. Le varietà di piante “sativa”
Ora potete avere varietà autofiorenti di
molte delle vostre specie preferite e la maggior parte di esse sono anche femminizzate:
nessun bisogno di sessare le piante né di
modificare l’illuminazione, che cosa c’è di
più facile?
semplici e compatte da coltivare (e le più
facili da nascondere) disponibili sul mercato.
LE PIANTE INIZIERANNO A PRODURRE CIME A
PRESCINDERE DALLA QUANTITÀ DI LUCE CHE RICEVONO
rapporto a 12 ore di luce e 12 ore di buio.
La riduzione della luce “inganna” la pianta
e la porta a fare fuoriuscire i fiori (a fare crescere le cime); in natura, infatti, la riduzione
delle ore di luce diurne significa che sta
arrivando l’autunno e la pianta ha bisogno
di riprodursi.
Le piante autofiorenti inizieranno a produrre cime a prescindere dalla quantità di luce
che ricevono. Coltivate a partire dal seme,
le piante inizieranno a sviluppare cime una
volta raggiunte le 3-4 settimane. Non è
necessario ridurre la quantità di ore di luce
che ricevono.
In una situazione di outdoor, le normali
varietà di Cannabis sativa e indica possono
impiegare 6 mesi per arrivare dalla semina
al raccolto. In indoor, per il raccolto possono
volerci 3 mesi.
Al contrario, le varietà autofiorenti cresceranno dal seme e arriveranno al raccolto
in 8 o 10 settimane. Questo significa che
potete piantarle insieme alle vostre normali
piante in outdoor e ottenere un bel raccolto
proprio nel mezzo della stagione!
In parole povere, piantate il seme, aspettate
che germini, lasciate che la piantina cresca
per un paio di settimane e poi spostatela
nel contenitore finale. Non c’è nessun bisogno di cloni, nessuna necessità di stanze
per la crescita vegetativa e la fioritura separate, e nessun bisogno di modificare il timer
delle vostre luci.
Le autofiorenti sono le piante più rapide,
sono in genere più alte, meno folte, con
foglie lunghe e sottili che producono cime
con un potente effetto “high”.
In parole semplici, i breeder incrociano
le varietà indica e sativa per produrre
varietà miste che contengano le caratteristiche positive di entrambi i progenitori.
Controllate online o sul retro delle confezioni di semi: il breeder o la banca dei
semi in genere segnala la percentuale di
Cannabis indica e sativa di una determinata varietà.
Le varietà autofiorenti introducono una
terza varietà di cannabis: la Cannabis ruderalis. Le opinioni possono variare, ma in
generale si ritiene che questa varietà abbia
avuto origine nella Russia sud-orientale e
che si sia poi diffusa in Cina e ancora più
verso Est. Per un fumatore o un coltivatore,
la pianta di ruderalis pura e semplice è di
scarso interesse: cresce poco in altezza (fino
a circa 60 cm), produce pochi fiori femmina
e le cime che riesce a dare contengono
relativamente poco THC.
Tuttavia, per un breeder, la ruderalis contiene una caratteristica molto interessante: questa varietà è in grado di crescere
arrivando da seme a pianta adulta in circa
10 settimane (consentendo la coltivazione anche in climi più freddi e con meno
luce disponibile). Inoltre, le femmine di
ruderalis producono velocemente i fiori,
senza necessità di ridurre le ore di luce.
Fioriscono quando raggiungono una certa
età, anziché dipendere dalla quantità di
luce. Autofioriscono!
Quali sono i vantaggi?
Le autofiorenti sono diventate popolari
molto in fretta nella comunità della cannabis. Ecco perché.
- Ideali per i principianti (o per i coltivatori
pigri!) – non è necessario preoccuparsi
della variazione del fotoperiodo, non è
necessario avere stanze separate per la
crescita vegetativa e per la fioritura. Vi
basterà piantare i vostri semi, fare crescere
le piantine per un paio di settimane e
lasciare che la genetica faccia il suo corso.
Se prendete una varietà autofiorente femminizzata non avrete nemmeno bisogno
di sessare le vostre piante.
Inoltre, l’altezza più ridotta delle piante
autofiorenti funziona bene per il coltivatore
inesperto che ha bisogno di concentrarsi
sul nutrimento e sulla creazione del giusto
ambiente, più che sulla potatura e sulla
sentirà inoltre di avviare una coltivazione
in outdoor in un periodo dell’anno più
avanzato. Quindi, se la primavera è uno
schifo (e di solito lo è!), potete seminare
anche nei mesi estivi e ottenere comunque un raccolto in outdoor.
- Coltivare in outdoor, anche al Nord! – i
coltivatori che si trovano in zone più settentrionali e più fredde potranno verosimilmente seminare una coltivazione di
autofiorenti in outdoor ora che non devono più dipendere da una primavera mite
a da un numero consistente di ore di luce
al giorno.
- Piante resistenti – l’influenza della
Cannabis ruderalis nella genetica delle
varietà autofiorenti comporta una maggiore resistenza ai climi freddi, alle malattie
e alle muffe (dopo tutto, queste piante
crescevano in Russia e Siberia!). È una
caratteristica molto pratica per chi coltiva
in outdoor nelle zone più settentrionali
e per i nuovi coltivatori che non hanno
esperienza nel mantenere una temperatura stabile nelle stanze per la coltivazione.
- Dimensioni ridotte – la maggior parte
delle varietà di autofiorenti (con l’esclusione delle “Super Auto”) resta di dimensioni
limitate. È una caratteristica perfetta per
chi ha una piccola stanza o per chi usa le
tende per la coltivazione e per i guerrilla
grower che cercano una pianta facile da
nascondere.
LE VARIETÀ AUTOFIORENTI INTRODUCONO UNA TERZA
VARIETÀ DI CANNABIS: LA CANNABIS RUDERALIS
necessità di controllare la crescita perché
non superi lo spazio della stanza.
- Maggiori raccolti in outdoor – dal momento che le autofiorenti iniziano la fioritura in modo automatico, la possibilità di
coltivare in outdoor e di iniziare (tempo
permettendo) nei primi mesi dell’anno
significa che si potrà effettuare il raccolto
nel bel mezzo dell’estate. Sovrapponendo
i periodi di semina e di raccolto di una settimana circa, è pensabile ottenere, persino
nei climi più freddi, 3 raccolti in outdoor
all’anno!!! Il ciclo di crescita breve vi con-
- Battete i vostri amici! – sappiamo tutti
che le lingue lunghe sono pericolose (e
mandano in rovina le coltivazioni!), ma
sappiamo anche che c’è della sana competizione tra amici che sono coltivatori.
Batteteli sul tempo del raccolto con una
varietà autofiorente!
- Interessante per i breeder per hobby –
le varietà autofiorenti mostrano il sesso
dopo solo 3 settimane e una femmina
può produrre centinaia di semi nonostante resti alta meno di 60 cm! Un tempo più
breve per arrivare al raccolto significa che
16
potrete fare incroci e produrre in modo
rapido. Un consiglio: il tratto autofiorente
tende a essere recessivo, quindi se incrociate con una pianta sensibile al fotoperiodo (anziché con un’altra autofiorente),
è probabile che perdiate la caratteristica
dell’autofioritura.
Suggerimenti per la coltivazione di
autofiorenti
consueto anche gli stimolatori delle radici e
della fioritura e gli integratori di P-K.
Illuminazione in indoor – le autofiorenti
possono essere fatte fiorire con cicli da 12 a
24 ore di luce. In teoria, maggiore è la quantità di luce che ricevono, maggiore sarà la
resa che daranno: poiché la maturazione è
determinata dall’età piuttosto che dalle ore
di luce, non accorcerete significativamente
il ciclo di crescita con più luce, la pianta fotosintetizzerà semplicemente di più e darà
una maggiore resa nel tempo previsto.
In vaso
Dal punto di vista economico, è consigliabile tenere in considerazione la
bolletta dell’elettricità quando decidete la quantità di luce da dare alle
Dal momento che la maggior parte delle
varietà autofiorenti resterà di una dimensione relativamente ridotta, è controproducente usare vasi molto grandi, perché le
piante inizieranno a fiorire prima di riempirli. Ricordate che non potete prolungare la
fase vegetativa per fare sì che le radici riempiano il vaso. Le piante fioriranno a partire
dalla terza settimana circa e a quel punto
sarà meglio che tutta l’energia sia concentrata sulla produzione di cime, quindi sarà
sufficiente metterle in vaso una volta sola
dopo la germinazione, in un contenitore
Il futuro
Come già detto, le piante autofiorenti hanno guadagnato una fama sempre
maggiore fino al punto che molte varietà
pluripremiate e “classiche” sono ora disponibili come autofiorenti. Queste piante hanno
aroma e forza paragonabili alle normali
Quali sono gli aspetti negativi?
Ogni positivo ha un negativo, ogni ying ha
bisogno di uno yang! Le autofiorenti non
fanno eccezione.
- Raccolti molto ridotti – da una pianta autofiorente otterrete meno cime. Queste piante sono più basse e non potrete controllare
il periodo vegetativo per fare in modo che
le piante si ingrossino e “riempiano” tutto
lo spazio destinato alla crescita prima della
fioritura. In ogni caso la pianta di ruderalis,
dalla quale discendono le varietà autofiorenti, produce meno cime rispetto a una
varietà di sativa o di indica. Alcune delle
varietà autofiorenti nane, che arrivano a
fioritura all’incirca in 60 giorni, produrranno in genere meno di 30 grammi per
pianta. D’altra parte però, tutto questo sta
cambiando negli ultimi tempi con l’introduzione delle “Super Auto”.
- Contenuto di THC più basso – l’influenza
della Cannabis ruderalis comporta che il
contenuto di THC delle varietà autofiorenti
piante sensibili al fotoperiodo e non sono
troppo distanti in termini di resa (se paragonate a una pianta normale, fiorita dopo
3-4 settimane).
piante. Vale la pena di tenere accesa
24 ore al giorno una lampada da 600
watt per ottenere pochi grammi in più?
Probabilmente no, finireste per spen-
MOLTE VARIETÀ PLURIPREMIATE E “CLASSICHE” SONO
ORA DISPONIBILI COME AUTOFIORENTI
sia inferiore a quello di alcune delle varietà
di indica o sativa più forti e più diffuse.
Alcune delle prime varietà autofiorenti
prodotte avevano un contenuto psicoattivo davvero ridotto o inesistente, che ha
fatto sì che queste piante guadagnassero
una cattiva reputazione tra alcuni coltivatori. Tuttavia, con il coinvolgimento di
un numero maggiore di banche dei semi
e di breeder, la qualità delle autofiorenti
è migliorata rapidamente e continuerà
a migliorare, basta dare un’occhiata alla
rivista e vedere i grandi nomi che ora producono varietà autofiorenti.
- Nessun clone – la coltivazione delle autofiorenti è possibile solo a partire dal seme.
Non è impossibile clonare una pianta
autofiorente, ma dal momento che le
piante maturano e fioriscono a prescindere dalla quantità di luce che ricevono, non
è possibile prolungare la fase vegetativa
per sviluppare il clone. Se prendete una
talea da una pianta autofiorente che è sul
punto di fiorire, quel clone inizierà a fiorire.
Quindi, niente scambi o vendite di cloni.
dere di più in elettricità di quanto non
ricavereste dal vostro raccolto.
Il miglior consiglio è provare a fornire tra 16
e 20 ore di luce e vedere i risultati che riuscite a ottenere con la stessa varietà. Come
con le piante sensibili al fotoperiodo, l’uso
di una lampada fluorescente blu/bianca
o di una lampada ad alogenuri metallici
nelle prime 3 settimane favorirà la crescita
vegetativa e darà alle vostre piante una
struttura solida sulla quale fiorire. Potrete
passare a una lampada HPS nello spettro
rosso una volta che avrete iniziato a vedere
lo sviluppo di cime.
Nutrienti – come con le piante normali,
l’uso di uno specifico nutriente per la crescita e la fioritura contribuirà a promuovere
una crescita laterale fitta nella fase vegetativa (le prime 3 settimane dopo la germinazione) e lo sviluppo delle cime nella
fase della fioritura. Usate il nutriente per la
crescita fino alla fine della prima settimana
di fioritura, come fareste per una normale
varietà di cannabis. Potete usare come di
che non superi gli 11 L di capienza.
Coltivazione in outdoor – le varietà autofiorenti possono essere coltivate anche in
zone molto più a nord rispetto alle normali varietà, poiché il periodo di maturazione è molto più veloce. Sarà sufficiente
seminare alla fine di maggio o all’inizio
di giugno per arrivare al raccolto alla fine
dell’estate.
Inoltre, le dimensioni ridotte di alcune delle
varietà autofiorenti nane le rende ideali per
le coltivazioni guerrilla o per quello spazio
che resta nella serra o in giardino, fuori dalla
vista dei vicini!
Uno degli sviluppi più recenti nel campo
delle autofiorenti è la nascita delle varietà
“Super Auto”. Queste varietà sono molto più
grosse delle normali autofiorenti e hanno
un periodo vegetativo molto più lungo,
che permette alle piante di crescere fino
a raggiungere una dimensione notevole
prima che inizi automaticamente la fioritura. I raccolti sono previsti nel giro di 110-120
giorni rispetto ai 60-80 giorni di una normale autofiorente. Il vantaggio delle “Super”
è che il periodo vegetativo più lungo (una
caratteristica della sativa) comporta rese
molto maggiori.
È chiaro che le autofiorenti sono molto più
che una moda a breve termine e possono avere molto più senso di una normale
varietà per i principianti, i guerrilla grower
in outdoor o i coltivatori che hanno poco
spazio. Sono arrivate per restare!
Buona coltivazione!
INCLUDE:
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COLTIVATE CON LITTLE LEBOWSKI
Coltivare a partire dai semi è una gran cosa; c’è una vasta gamma
di banche dei semi dalle quali acquistare e (a differenza della coltivazione a partire da cloni) potrete scegliere la varietà che preferite
coltivare piuttosto che dipendere dalle talee che si trovano in un
Di Little Lebowski
determinato momento.
Coltivare a partire dai semi è una gran
cosa; c’è una vasta gamma di banche dei
semi dalle quali acquistare e (a differenza
della coltivazione a partire da cloni) potrete scegliere la varietà che preferite coltivare piuttosto che dipendere dalle talee che
si trovano in un determinato momento.
I primi 10 giorni dopo la germinazione
possono essere i più cruciali per la vita
delle vostre piante. Proprio come un neonato, le vostre bambine sono vulnerabili
agli elementi e dipendono totalmente da
voi, che dovrete assicurare loro il migliore inizio. Molti coltivatori, sia principianti
che con esperienza, perdono le piante in
questa fase, si scoraggiano e finiscono per
di un propagatore mentre si aspetta che
tutti i semi arrivino a germinazione può
far marcire o avvizzire le pianticelle già
germinate.
te i semi a sandwich all’interno di strati
di tovaglioli di carta o tessuto bagnati
e metteteli in un contenitore ermetico,
in un sacchetto con chiusura a cerniera
oppure tra due piatti piani capovolti.
Metteteli in un posto caldo e buio, in
uno stenditoio riscaldato, sopra il frigorifero oppure sopra un lettore DVD,
in posti dove fuoriesca costantemente
aria calda. I semi dovrebbero germinare
nel giro di 48 ore e potranno poi essere
piantati.
Per evitare questi problemi, potreste scegliere di fare germinare i semi prima di
piantarli nel mezzo di coltura. In questo
modo potrete essere certi di selezionare
solo i semi più sani e non dovrete aspettare che germinino anche quelli più deboli.
Accertatevi di piantare i semi a qualche
millimetro dalla superficie del vostro
mezzo di coltura con la radice che punta
verso il basso; in un paio di giorni spunteranno le piantine e voi non dovrete restare
ad aspettare le più piccole.
Ecco un paio di metodi pre-germinazione
comprovati.
Scelta del giusto ambiente
1. Metodo del bicchiere di acqua – prendete un bicchiere di acqua minerale e
I PRIMI 10 GIORNI DOPO LA GERMINAZIONE POSSONO
ESSERE I PIÙ CRUCIALI PER LA VITA DELLE VOSTRE PIANTE
abbandonare l’uso dei semi. Ma prendersi
cura delle piantine a partire dal seme non
è necessariamente difficile. Basterà che
seguiate semplici regole e avrete piantine
sane, giorno dopo giorno.
Suggerimenti pre-germinazione
Alcuni dei problemi associati alla coltivazione delle piantine a partire dai semi
possono derivare dal fatto che non tutti
i semi germinano nello stesso momento.
Per esempio, tenere chiuse le bocchette
lasciatelo per alcune ore a temperatura
ambiente. Mettete i semi nell’acqua e
rompete la tensione superficiale con il
dito (pulito) in modo da far affondare
i semi. Mettete il bicchiere in un luogo
buio che sia a temperatura costante,
preferibilmente tra 19 e 24°C. Nel giro
di 24-48 ore i semi si saranno aperti e
mostreranno le radici. I semi possono
restare nell’acqua fino a quando le radici protruderanno di alcuni millimetri e
a quel punto potranno essere piantati.
2. Metodo del tovagliolo di carta – chiude-
Senza dubbio, l’ambiente migliore in assoluto per una giovane piantina è un propagatore. Le piantine hanno bisogno di
costanza per crescere in modo sano: ciò
significa temperatura, umidità e flusso
di aria costanti. Un propagatore offre un
ambiente costante. Le eventuali variazioni
a questi fattori ambientali devono essere
apportate il più gradualmente possibile,
per evitare shock, e con un propagatore
tutto è più semplice.
Nella sua forma più elementare, un propagatore può essere fatto di qualsiasi materiale che consenta alla luce di raggiungere
la piantina e mantenga l’ambiente costante
intrappolando al suo interno calore e umidità. Una busta di plastica trasparente messa
su un vaso e trattenuta da un elastico fa da
propagatore economico ma efficace!
Il vostro negozio di idroponica di fiducia
avrà sicuramente propagatori economici
Un sano piccolo germoglio nel terriccio
di plastica composti da un vassoio per la
semina e un coperchio o una cupola per
l’umidità di plastica trasparente. In genere
i coperchi hanno delle bocchette regolabili che permettono di controllare il flusso
di aria e i livelli di umidità all’interno del
propagatore.
Quando i semi iniziano a germinare,
dovrete mantenere l’umidità costante a
circa l’80%; per farlo, tenete chiuse le
bocchette, fermando il flusso di aria e
impedendo all’umidità di fuoriuscire.
Quando saranno spuntate tutte le piantine, aprite gradualmente le bocchette, un
po’ ogni giorno, in modo da aumentare il
flusso di aria e diminuire l’umidità; questo
processo è detto indurimento e fa sì che
le piantine siano pronte a essere trasferite
nella stanza principale. Evita inoltre che
le piante avvizziscano. Dopo 10 giorni
dovrete rimuovere del tutto il coperchio
e le vostre piantine saranno pronte per il
trapianto.
La temperatura ideale perché le radici
delle piantine si sviluppino è di 19-22°C.
Mantenendo uniforme la temperatura per
tutte le piantine, potrete fare in modo
che si sviluppino alla stessa velocità e
che siano pronte al trapianto nello stesso
momento. Potete ottenere questo risultato mettendo il vostro propagatore su
un tappetino riscaldato oppure, se volete
coltivare molti semi, potete investire in un
propagatore riscaldato.
Uso della giusta luce
Una volta che i semi saranno germinati
e che le piantine saranno spuntate dalla
superficie del mezzo di coltura, inizieranno a fotosintetizzare e dovranno avere
luce per almeno 18 ore al giorno.
Due semi appena “scoppiati”
Germinazione con il metodo del
tovagliolo di carta
Prima serie di foglie reali che inizia a farsi vedere
Anche se è sicuramente possibile far
nascere piante di cannabis sul davanzale
con la luce naturale, questo metodo ha i
suoi problemi, il più grande dei quali è il
fatto che il sole non è costante come una
lampada da coltivazione. È difficile prevedere un giorno di caldo sole e rincasando
potreste trovarvi il davanzale pieno di
piante avvizzite. Le piantine sono vulnerabili e possono avvizzire nel giro di poche
19
ore se le condizioni sono sfavorevoli. La
luce diretta del sole può friggerle!
dere gli effetti dell’annaffiatura della zona
delle radici.
Se i livelli di luce naturale sono scarsi, le
piantine si allungheranno alla ricerca della
luce e a voi non resteranno che piante lunghe e sottili che daranno solo rese scarse.
Ricordate, se coltivate in indoor, dovrete ottimizzare l’altezza libera disponibile
sotto le luci. Dovrete fare in modo che le
piante restino basse e tozze fino a quando
saranno pronte per la fioritura. Altrimenti
sprecherete lo spazio per lunghi fusti e
non per lunghe cime!
Le radici crescono in risposta all’esaurimento delle risorse in alcune zone, per
esempio crescono verso l’esterno per cercare acqua e nutrimento. Quando una
radice ha assorbito tutta l’acqua e i minerali di un’area del mezzo di coltura, cresce
verso l’esterno per trovarne altri. In questo
modo la pianta “riempie” con le radici il
mezzo di coltura. È quindi fondamentale permettere che il mezzo di coltura si
asciughi prima di tornare ad annaffiare. In
questo modo le radici esauriscono gran
parte dell’acqua e dei nutrienti presenti.
Perché spendere molti soldi per i semi e
poi rischiare di perdere tutte le piante sul
davanzale? Ha senso investire in un sistema di illuminazione da indoor.
Quando le piante sono molto piccole, il
calore e la luce eccessivi possono arrestare
la crescita o persino ucciderle. Per questa
ragione non è consigliabile piantarle sotto
una luce HID, se lo faceste sprechereste i
vostri soldi perché dovreste posizionare la
lampada a buona distanza dalle piantine
(sprecando luce e calore).
Le luci fluorescenti sono meno intense ed
emanano meno calore, quindi sono più
adatte. Le luci per propagatore disponibili
dal vostro grow shop di fiducia (per esempio i neon T5 per la propagazione o le “eco
luci” CFL) emettono luce nello spettro blu/
bianco; questo incoraggia le piante a sviluppare le radici e crescere verso l’esterno
piuttosto che verso l’alto e sono adatte
Quando acqua e nutrienti sono sempre
disponibili, le radici non si devono allungare per cercarli e la zona radicale resta
sottosviluppata. Ovviamente, è molto
importante non annaffiare eccessivamente le piantine, ma d’altro canto questa
azione deve essere equilibrata, perché
una scarsa annaffiatura fa seccare le radici
e anche questo limita lo sviluppo.
È importante ricordare che le piantine sono
minute e che è probabile che non necessitino di altra acqua o nutrimento per i primi
3-5 giorni dopo la germinazione. In caso
di dubbi, potete acquistare un misuratore
dell’umidità per controllare il terreno.
I primi nutrienti potranno essere somministrati alle piantine una volta che saranno
comparse le prime foglie reali; si tratta
della seconda serie che si sviluppa dopo
LA VISITA DA STONATI ALLA VOSTRA STANZA DI
COLTIVAZIONE AVRÀ COME EFFETTO INEVITABILE CHE LE
PIANTINE SARANNO IN DISORDINE
nella fase di propagazione e fino all’inizio
della fase vegetativa della crescita.
Queste lampade fluorescenti sono più
economiche dal punto di vista dell’acquisto e dell’uso rispetto alle luci HID e,
dato che rilasciano meno calore, possono
essere posizionate più vicino alle piantine,
in modo da sprecare molta meno luce.
In Italia, un neon T5 da 24 watt costa
all’incirca 25 € nei negozi di idroponica.
Questa lampada copre 10-15 piantine in
un propagatore di piccole dimensioni.
Che affare!
la germinazione. Non usate nutrienti più
forti di un livello di EC di 1,2, compresa
l’EC di fondo. Siate sempre cauti con i
fertilizzanti, è facile dare più nutrienti alle
piante se ne hanno bisogno, ma è difficile
correggere un eccesso di nutrienti con le
piante molto giovani.
Imparate a leggere le vostre piante; come
regola generale, se le foglie diventano
gialle, hanno fame. Se i bordi delle foglie
sono marroni o arricciati, sono state troppo nutrite.
Trapiantare con cura
Prima di piantare i semi, il mezzo di coltura
deve già essere umido, ma non completamente saturo. È consigliabile immergere
la torba o la fibra di cocco in acqua fino
alla completa espansione e poi lasciarle
scolare per una notte. Se usate cubi di lana
di roccia per la propagazione, immergeteli
in una soluzione che contenga un quarto
di soluzione nutriente con pH regolato a
5.5 e lasciateli scolare per una notte prima
di usarli.
Se avete piantato i vostri semi in un mezzo
di coltura come cubi di lana di roccia,
torba o pellet di cocco, in 10 giorni di germinazione le piantine dovrebbero essere
pronte per essere trapiantate e passare
alla fase successiva. Anche i semi piantati in un piccolo vaso da 7 cm con fibra
di cocco potranno probabilmente essere
pronti per essere messi in vaso dopo due
settimane di germinazione. Le piantine
saranno ancora vulnerabili in questa fase,
quindi il principale obiettivo sarà ridurre al
minimo lo shock da trapianto.
Come detto, l’obiettivo principale quando si propagano le piantine è ottenere
rapidamente una zona sana a livello delle
radici. Per fare questo, è bene compren-
Per ottenere i migliori risultati – e ridurre al
minimo gli shock – trapiantate nello stesso mezzo di coltura iniziale, per esempio
i semi germinati nel terriccio dovrebbero
Nutrimento al momento giusto
Investite in un propagatore. Le vostre bambine vi ameranno per questo!
essere trapiantati in un vaso di terriccio, i
semi piantati nella fibra di cocco andranno in un vaso di fibra di cocco. In questo
modo si ridurrà il tempo necessario alle
piantine per attecchire nel nuovo mezzo.
L’eccezione a questa regola è la lana di
roccia, che fornisce un blocco di partenza
inerte e sterile che può essere trapiantato
in qualsiasi mezzo. Ogni blocco è uguale
all’altro, quindi ogni piantina crescerà in
modo coerente e sarà pronta per il trapianto insieme alle altre.
Contrariamente a quanto si crede, quando
si trapianta in un nuovo mezzo, è bene non
annaffiare lo stesso giorno del trapianto. È
probabile che le piantine abbiano subito
qualche danno alle radici quando sono
state trapiantate e annaffiare immediatamente può introdurre agenti patogeni
nelle radici danneggiate. È meglio aspettare fino al giorno successivo e annaffiare
con una dose di integratore per alleviare lo
stress delle piante, come SuperThrive.
Questo aiuterà inoltre a evitare che le radici marciscano o avvizziscano.
Va anche detto che quando si esegue il
trapianto si può coprire la pianta fino al
primo nodo (o ramo). In questo modo si
può accorciare l’altezza delle singole piante e si garantisce una chioma uniforme.
Questa tecnica può essere messa in atto
in qualunque fase dell’invasatura.
La tempistica è la chiave del successo
per il trapianto; le radici delle piantine
dovranno essere fuoriuscite dal mezzo di
propagazione. Trapiantare troppo presto
può bloccare la crescita mentre le radici
cercano di riempire il mezzo di coltura.
Trapiantare troppo tardi può significare
che le piantine sono radicate eccessivamente nel cubo e si possono disidratare o
sviluppare carenze. Se le piantine iniziano a
ingiallire, hanno bisogno di essere nutrite,
trapiantate e ricevere nutrienti aggiuntivi.
Una volta che le piantine sono state trapiantate nei nuovi vasi o cubi, possono essere
messe nuovamente nel propagatore per
un paio di giorni per l’indurimento prima di
passare alla stanza di coltivazione principale.
L’importanza dell’etichetta
Etichettare i semi al momento della semina è davvero un must. Quando si coltiva
più di una varietà alla volta, una cosa che
coglie in fallo anche i coltivatori più esperti è non sapere a quale varietà appartengono le piante. Non importa quanto sia
buona la vostra memoria, dopo un paio di
canne, la visita da stonati alla vostra stanza di coltivazione avrà come effetto inevitabile che le piantine saranno in disordine.
Le diverse varietà potrebbero avere bisogno di diversi livelli di nutrimento, quindi
è bene poter ricordare le diverse piante.
Usate etichette su bastoncini di plastica
anziché di legno, sono più facili da pulire e
in qualche caso legno umido può ospitare
le larve di alcuni insetti infestanti.
E ora germinate!
21
CANNABIS HERO
La storia incredibile di Fabrizio
Pellegrini, epilogo
Siamo all’ultima puntata della storia di Fabrizio Pellegrini, musicista
chietino, affetto da sindrome fibromialgica. Fabrizio si trasferisce a
Roma perché sa che, rispetto alla provincia, in città sarà più semplice
conseguire cannabis da fumare per attenuare i suoi dolori vertebrali.
Ma la vita per un malato è sempre in salita e la situazione si complica
di Carlos Rafael Esposito
anche per lui..
Seduti al tavolo di un bar, l’ultima volta
che ho incontrato Fabrizio queste sono
state le sue parole: “due settimane fa sono
stato in un centro di accoglienza comunale
sulla Tiburtina, dove mi sono ammalato.
Abbandonato a me stesso. Mentre le sentenze dei tribunali vietano quello che la
sanità autorizza. Invece di assistermi mi
trattano come un pericoloso delinquente.
E’ infame. I centri di accoglienza sono sempre occupati”.
SSIT: Come malato che ne pensi del tuo
diritto alla salute in quest’Italia di tecnici?
Se tutto potesse ricondursi alla legge non si
sarebbe allo sfacelo attuale (Ndr. la canapa
è prescrivibile su un semplice ricettario da
un qualsiasi medico): ci sono tante tutele,
tante garanzie, che in realtà nel mio caso
rappresentano solo un calderone di parole.
Le realtà soggettive, dei singoli cittadini,
toccano il dramma per davvero, anzi alcune, sfiorano la tragedia e questo è inammissibile.
SSIT: Perché non importi il BEDROCAN
dall’Olanda come ti permetterebbe la
legge?
Perché è a carico del paziente e per questo
motivo la mia ultima richiesta risale all’ottobre del 2010, data in cui l’ASL di Chieti
mi comunicò che sarei stato io a dovermi
sobbarcare la spesa. Ad oggi la mia richiesta
prima, dove l’accesso alla canapa medica
è più facilitato, adesso avrei guadagnato
molto terreno. Sto seriamente pensando
di andare in Spagna perché se devo aspet-
trovare un medico che ti prescriva la canapa.
Che fare allora? Se sei malato in questi casi
l’autocoltivazione può essere un metodo
piuttosto sicuro per una continuità terapeu-
tare che il Governo dei tecnici valuti nel
concreto come risolvere l’accesso al mio
medicinale sto fresco.
tica di qualità. Cosa manca? Informazione
adeguata, uno stato che produce la canapa
e ne sperimenta le migliori qualità per usi
medici, una legge che decriminalizza la coltivazione e permette a chi ne ha bisogno
di coltivare, se riesce a ottenere una qualità
che lo soddisfa, un sistema di associazioni
di coltivatori che possono coltivare per i
malati non autosufficienti o che non hanno
l’esperienza sufficiente per coltivare canapa
di qualità. Come si fa in Canada insomma.
Il capo del DPA Serpelloni etichetta una
riflessione in questi termini come un ritorno
al medioevo: “Farmaci e terapie controllate
devono essere date gratuitamente ai malati,
non piante e prodotti vegetali non controllati e autoprescritti o autodosati”. Anche la
Corte di Appello de L’Aquila, che ha condannato Fabrizio (in nome del popolo italiano) si esprime in maniera non dissimile:“
Comunque, l’imputato, se ne avesse avuto
bisogno, doveva seguire le direttive mediche
e curarsi con i farmaci che gli consigliavano i
sanitari e non ricorrere a cure fai da te, con
sostanze proibite, di cui non è affatto provata
la portata terapeutica (dosi, ecc).”
Purtroppo il medioevo c’è nella nostra Italia
ed è l’oscurantismo moralizzante che ci tiene
sotto una campana di vetro nociva e reazionaria. Una campana che ci vieta di comprendere come gli altri stati affrontano la medesima questione di salute pubblica. E poi è così
medievale il restituire al paziente il potere sul
come curarsi? Carlos Rafael Esposito non ne
è per niente convinto.
cente continuità terapeutica mi tocca
scegliere il canale illecito.
SSIT: Quanto dovresti guadagnare per
garantirti il tuo farmaco con i canali
legali?
Sarebbero 720/800 euro per essere coperto 3 mesi. Bisogna poi considerare la dose
media giornaliera di ciascun paziente. Per
me, ad esempio, sarebbero fra 1 e 2 grammi assunti costantemente tutti i giorni,
ma ci possono essere momenti in cui
il mio fabbisogno può essere maggiore,
come ad esempio all’inizio della terapia,
periodo in cui il corpo deve arrivare a un
livello ottimale. L’ingresso del principio
attivo del THC nel sangue, infatti, ha un’azione antalgica immediata, ma la funzione
staminale di ricostruzione dei tessuti danneggiati-infiammati prende più tempo e
più dosaggio.
SSIT: Mentre adesso?
Adesso è un altalena, un giorno trovi qualcosa e un giorno nulla, un giorno trovi e
due nulla, un giorno trovi e cinque nulla,
una settimana trovi e un mese nulla. Al
momento sono in astinenza da 2 settimane e vado avanti con l’artiglio del diavolo
(Harpagophytum procumbens) che contiene alcaloidi, guaranà, caffé e tanto peperoncino. Non posso uscire e sto chiuso in casa
SSIT: Cosa rappresenta per te la legge
regionale in Toscana che rende concretamente operativo il DM della
Turco del 2007?
Un piccolo passo da una delle regioni matrici di cultura. Una piccola parte del paese,
L’IMPORTAZIONE DI FARMACI È TUTTA A CARICO DEL PAZIENTE ( 720/800 EURO PER
3 MESI), QUINDI PER GARANTIRMI UNA SODDISFACENTE CONTINUITÀ TERAPEUTICA MI
TOCCA SCEGLIERE IL CANALE ILLECITO
è tutt’ora valida, datata 27 settembre 2010,
ma il problema economico rimane.
SSIT: Il mercato nero non è altrettanto
caro?
Se hai la fortuna di conoscere qualcuno
che è capace a coltivare, puoi trovare un
buon prodotto a circa 20 euro al grammo. Allo stesso tempo, importarla per vie
ufficiali, ti può costare da un minimo di
8 euro al grammo con un acquisto di 90
grammi, per un totale di 720 euro, fino a
16 euro al grammo con un acquisto di 30
grammi, per un totale di 480 euro. Tutto
sommato per garantirmi una soddisfa-
da mia mamma, disteso sul pavimento, così
tengo irrorate le radici nervose che sono
sempre compresse, mi alzo solo per fare da
mangiare. E’ l’unica cosa che può tenere a
bada il dolore. Vedo un po’ fino a che punto
resisto, poi non so cosa succederà.
SSIT: Cosa rappresenta per te questa
altalena?
Uno stress del mio sistema immunitario
e una diminuzione della mia dignità esistenziale. La mia è una storia emblematica del paradosso fra la realtà di facciata
e quella concreta. Sono anni che vado
avanti, se mi fossi deciso ad emigrare
erede di cultura e di un pensiero civile,
almeno ha dimostrato di esistere.
Fabrizio continua a lottare per un miglioramento delle sue condizioni di vita, in un
paese dove la società civile ha il dovere di
tenere sempre desta l’attenzione sui percorsi
spesso tragici che questi malati di serie B
incontrano giorno dopo giorno. Nel frattempo, primo, la canapa medica per via legale
non è propriamente gratuita in tutte le ASL
di Italia; secondo le leggi regionali spesso
non prevedono tutte le patologie che dalla
canapa potrebbero trarre beneficio; terzo, è
più facile trovare un giudice che si sostituisca
a un medico, come nel caso di Fabrizio, che
22
MEDICAL CANNABIS
La sfida di Elisa B. alla
fibromialgia
La fibromialgia è una patologia invalidante caratterizzata da stanchezza cronica, rigidità muscolare e
dolore. Ciò porta all’infiammazione della muscolatura, delle articolazioni e dei loro legamenti, generando dolore distribuito in tutto il corpo, dalla colonna vertebrale al cingolo pelvico. Da qui nascono una
serie d’altri disturbi, dalla difficoltà di concentrazione, alle vertigini, dai crampi all’intolleranza a caldo e
freddo, alla bocca, gli occhi e la pelle che seccano. Il contatto con l’acqua fredda, per esempio, causa dolori
fortissimi, mentre l’infiammazione al vestibolo vulvare crea difficoltà nei rapporti sessuali.
di Davide Calabria
Dopo un mese di trattamento con il
Sirdalud vennero a galla tutte le controindicazioni del farmaco e non riuscì
più né a dormire, né tantomeno a reggersi sulle gambe, trovandosi a camminare come un’ubriaca.
A questo punto Elisa si fece prescrivere
da un medico una visita immunologica
dove incontrò finalmente una dottoressa splendida, professionalmente e
umanamente, che le prescrisse un gran
numero d’esami, in esenzione dal ticket,
e la mappatura del Dna, alla ricerca di
patologie rare.
Nell’attesa degli esiti, arrivò l’estate 2011
e con il caldo aumentarono i sintomi,
con dolori paralizzanti, contrazioni alla
vescica e fatica, che le impedivano di
Gli esami ematochimici e radiodiagnostici non sono in grado di diagnosticare
la malattia e solitamente questa viene
individuata dal reumatologo tramite la
palpazione di diciotto punti cardine,
chiamati Tender Points, prevalentemente nel capo. Quando undici punti su
diciotto sono dolenti al tatto per almeno
tre mesi è diagnosticata la fibromialgia.
L’origine di questa malattia è praticamente sconosciuta: un tempo si credeva
fosse un deficit del sistema sinergico
o una ipersensibilizzazione del sistema
nervoso centrale, mentre più recentemente si sta facendo largo l’ipotesi si
tratti un mancanza nel sistema endocannabinoide. Se il corpo non produce abbastanza endocannabinoidi (la
marijuana prodotta dal corpo umano),
è risaputo infatti che l’organismo non
sia in grado di rispondere a fattori
come il dolore. Questa tesi è sostenuta, per esempio, dallo studio scientifico di Ethan Russo, dell’Università di
Washington (Usa). La ricerca, pubblicata
su Neuro Endocrinology nel 2008, analizza il concetto di carenza clinica di
cannabinoidi (Clinical Endocannabinoid
Deficiency, CECD) per concludere che
patologie come la fibromialgia, l’emicrania, la sindrome dell’intestino irritabile e
altre patologie resistenti alla medicina
allopatica, sono causate da questo deficit e pertanto sono curabili con i farmaci
a base di cannabinoidi.
Secondo le statistiche, l’1-3% della
popolazione mondiale soffre di fibromialgia e Elisa B. è una ragazza che l’ha
contratta ed ha trovato enormi benefici
intensi. Inizialmente il dolore passava
lentamente da solo, ma con il tempo
Non conoscendo la cannabis, ai primi
cenni della malattia, Elisa iniziò a curar-
ELISA HA INCONTRATO LE PRIME DIFFICOLTÀ ALL’INCIRCA 4 ANNI FA, QUANDO
INIZIÒ A PERCEPIRE DOLORI LANCINANTI, COME DELLE PUGNALATE, LUNGO LA
COLONNA VERTEBRALE E IL COLLO
nell’utilizzo della marijuana, tanto da
spingerla a battersi pubblicamente per
la legalizzazione di questa terapia.
Elisa ha incontrato le prime difficoltà
all’incirca 4 anni fa, quando iniziò a
percepire dolori lancinanti, come delle
pugnalate, lungo la colonna vertebrale
e il collo e con attacchi nausea molto
s’aggiunsero nuovi disturbi, come un’elevata debolezza alle gambe e alla mano
sinistra, fino a non aver più nemmeno
la capacità di chiudere il palmo. Elisa
fu lesa anche dalla tipica ipersensibilità
all’acqua fredda, così come da vertigini
intense, rigidità muscolare al risveglio,
dolori pungenti diffusi e difficoltà alla
vista nella messa a fuoco.
si con gli antidolorifici in commercio,
ma senza risultati nell’attenuazione del
dolore, mentre il suo dottore di base
insisteva nel ritenere si trattasse di stress
e gli prescrisse una visita neuorologica.
Anche la neurologa, però, diagnostico
un disturbo da stress e le prescrisse il
Sirdalud, un miorilassante, e uno sciroppo alla erbe per sanare il nervosismo.
svolgere le normali attività quotidiane.
Era diventata dolorosa perfino la guida
o il semplice stare seduta. Addirittura,
oltre al dolore ai denti, sentiva un male
alla pelle e la sofferenza le era entrata in
testa, in un circolo vizioso che la portava
a coricarsi non tanto per sonno, ma per
la spossatezza. A volte andava a letto
sperando di non risvegliarsi più, mentre
altre, sognando, come per magia, di
alzarsi il giorno seguente senza dolori,
ma non era mai così.
Con l’esito degli esami nell’ottobre
2011 fu demandata da un reumatologo per l’accertamento della sindrome
fibromialgica, con appuntamento al 22
dicembre. Le mancavano quasi 3 mesi
alla visita ma il dolore era persistente
23
e insopportabile, al punto da impedirle
il cambio nel guardaroba con gli abiti
autunnali, facendole provar fatica anche
solo nell’andare a fare la spesa o nel
lavarsi i denti e asciugarsi i capelli. Come
molti fibromialgici, anche Elisa era resistente ai farmaci e l’assunzione di antinfiammatori al brufene, ipobrufene e
simili o miorilassanti come il Muscoril,
non avevano effetti, se non collaterali.
Assunse pure il Lyrica, un antiepilettico
alla codeina indicato nella fibromialgia
per ridurre il dolore, ma ottenne solo
rigidità muscolare, sudorazione, tachicardia, tremori e allucinazioni.
A questo punto, navigando sul web
conobbe una persona, in seguito divenuto un suo grande amico, che le suggerì di provare a curarsi con la marijuana.
Consultò quindi il sito internet Pubmed
(U.S. National Library of Medicine) e,
trovati i riscontri scientifici, decise di
provare.
Grazie ad un altro amico riuscì ad avere
tre differenti genetiche di marijuana ad
un buon prezzo, con THC al 7, 12, 15%.
L’assunse inalandola e il fumo di marijuana risultò subito efficace: il dolore si
attenuava, a volte scomparendo anche
per 5-6 ore.
Elisa approfondì quindi un po’ l’informazione sull’argomento, per scoprire che
poteva cucinare la marijuana, degradando i principi attivi, perché fossero
assunti dal cibo. Per non inalare fumo
provò poi a mangiarla, percependo un
migliore effetto, ma una maggiore difficoltà nel dosaggio.
Scavando ulteriormente alla ricerca di
nozioni sulla cannabis, scoprì dell’esistenza di un farmaco, il Sativex,
con quantità di principi attivi stan-
dardizzati, quindi di facile posologia,
d’assumere come spray sublinguale.
Tramite un giro di conoscenze alla fine
di Novembre , riuscì pure a importarne
illegalmente un boccettino terapeutico, ed iniziò ad assumerlo. La confezione purtroppo non conteneva il bugiardino con le misure dell’assunzione e,
giunta la notte, decise d’arrangiarsi e
sperimentare tre spruzzi, prima di coricarsi. L’indomani si svegliò ben riposata, si stirò e percepì una diminuzione
del dolore. Le dolenze si riaffacciarono
solo verso la sera seguente il test e
così decise di riassumerlo nuovamente
prima di andare a letto. Al risveglio,
dopo la seconda assunzione, le cose
stavano ancora meglio anche se il dolore tornava durante la giornata. Decise
quindi di cambiare posologia e assumerlo al bisogno, senza orari stabiliti.
Elisa sentiva d’avere la soluzione ai suoi
mali a portata di mano. Con il miglioramento dei sintomi le era pure tornata la
voglia di vivere, riscontrando vantaggi
quotidiani: il dolore era quasi scomparso, non aveva più contrazioni muscolari
e nessuna iper-sensibilità al freddo. Da
allora riesce a lavorare e guidare senza
sentire male, la sua mente è tornata
libera e creativa, può appendere gli
abiti nel guardaroba, non è più nervosa, non ha più parestesie, il suo corpo
si è termoregolato e si infila solo un
paio di calze di cotone, mentre prima
il freddo la faceva ricorre a più paia di
lana. Elisa si sente rinata, sta bene ed è
piena d’energie, senza capogiri, non ha
più bisogno di recarsi in bagno ogni 20
minuti, non ha nemmeno fitte dolorose insopportabili e sente che il circolo
vizioso dei suoi pensieri sta diventando
virtuoso.
Arrivò così il 23 Dicembre e la visita dal
reumatologo le diagnosticò la fibromialgia, quattordici punti su diciotto.
I punti erano ancora dolenti ma solo
al tatto. Elisa decise quindi d’informare
il medico dei benefici scaturiti dall’assunzione del Sativex e, con le lacrime
agli occhi per la paura di tornare nell’illegalità, gli chiese una prescrizione. Il
medico rispose di credere nel farmaco,
ma per la prescrizione la demandò a un
passaggio nel centro del controllo del
dolore dell’ospedale. Il reumatologo
continue scuse insensate. Nel frattempo Elisa ha iniziato un’altra boccettina
di Sativex, crede di riuscire a trovarne
delle altre, seppur illegalmente, ma con
dalla sua parte almeno un’indicazione
terapeutica.
Si ritiene una miracolata dalla canapa e
negli ultimi mesi se l’è cavata con dosi
minime di Sativex riscontrando, durante
tutto il periodo, solo due contrazioni
muscolari molti forti, riassorbite comunque con il farmaco o fumando fiori di
cannabis.
ELISA SI RITIENE UNA MIRACOLATA DALLA CANAPA
E NEGLI ULTIMI MESI SE LE CAVATA CON DOSI
MINIME DI SATIVEX
s’impegnava nel frattempo a parlare
con il collega che l’avrebbe visitata
sull’efficacia del Sativex e dell’inefficicenza degli altri medicinali testati.
La visita le fu prenotata per il 23 di
Marzo, a distanza di tre lunghi e incerti
mesi, ma Elisa era determinata nell’ottenere ciò che desiderava. Nel frattempo
ottenne altri flaconcini di Sativex e un
bugiardino con le indicazioni per l’assunzione. Regolando le somministrazioni ad orari regolari riuscì a controllare
stupefacentemente il dolore, quindi a
svolgere una vita normale.
Giunto il 23 marzo 2012, Elisa si è recata
al centro controllo del dolore ospedaliero e durante il colloquio con l’agologo
sono affiorati tutti i progressi derivati dalla somministrazione di Sativex. Il
medicò le suggeri quindi di continuare
la cura, ma alla richiesta di una prescrizione tramite ricetta medica, supposta
come un diritto, il dottore si rifiutò di
compilarla per ignoranza, in quanto non
si era mai occupato di cannabinoidi e
non conosceva nemmeno la prassi. Elisa
tentò quindi di spiegargli la pratica e gli
mostro i moduli per l’importazione scaricati dal sito dell’Associazione Cannabis
Terapeutica (www.medicalcannabis.it) e
altra documentazione sulle liceità della
prescrizione, ma il medico si disse affrettato e per mancanza di personale nel
reparto stava per andarsene. Elisa gli
chiese almeno se fosse disponibile al
rilascio di un foglio che la dichiarasse
come consumatore terapeutico e che
la tutelasse in caso fosse fermata alla
guida, ma il medico la invitò a proseguire nella clandestinità e non volle
prendersi la responsabilità, anche se
dichiarò l’intenzione di parlarne con il
responsabile del reparto, per ricontattare la paziente, a quel punto sconcertata,
dopo i festeggiamenti della Pasqua. Alla
fine della visita, grazie alla sua determinazione, Elisa non uscì comunque
a mani vuote, senza prescrizione, ma
almeno con un foglio stampato e firmato dal medico.
Dopo tutta questa diatriba, l’unico
medico volenteroso d’aiutare Elisa è il
reumatologo, anche se non si è ancora
degnato d’approfondire l’argomento e
non ha quindi trovato il coraggio per
prescrivere la marijuana, inventando
Se non dovesse riuscire più a procurarsi il farmaco, sarebbe costretta a cercare altre soluzioni, mentre i medici
nel frattempo, le chiedono d’attendere
pazientemente, ma lei non può permetterselo perchè l’interruzione della somministrazione comporterebbe il ritorno
dei sintomi.
Elisa, con il sua storia, teme di sembrare
una “fattona”, ma ci tiene a precisare
che non è questa la situazione, perchè
“il dolore – sostiene – ti toglie tutto, ti
uccide e non è quindi legittimo sopportarlo”. Come le ha insegnato qualche
suo amico, gli unici che sostengono che
il dolore possa essere sopportato sono
coloro che non l’hanno mai provato,
perchè il male meglio sopportabile è
sempre quello degli altri. Nell’era del
proibizionismo, invece, la compassione
per il dolore altrui a volte manca completamente, come nel caso di Fabrizio
Pellegrini, anche lui affetto da fibromialgia, la cui storia è stata seguita e raccontata da Soft Secrets.
Ad un certo punto Elisa ha sentito quindi il dovere di prendere una decisione
e ha scelto la vita, lasciando da parte,
almeno per un periodo, la legalità. La
lotta per la prescrizione è una battaglia
per i diritti e la legalità, e Elisa si dichiara favorevole all’acquisto iniziale del
farmaco, auspicando che poi le possa
essere fornito in modo gratuito dall’Asl.
Per questo Elisa è divenuta un’attivista nella divulgazione delle tematiche
legati alla canapa, stringendo rapporti
con l’Associazione Canapa Terapeutica
(ACT) e l’Ascia (Associazione sensibilizzazione canapa).
Tutto il suo attivismo l’ha portata ad
entrare in contatto con pazienti americani che stavano testando una genetica di marijuana medica, ricca di cannabidiolo (CBD), adatta alla cura dei
dolori, in particolare della fibromialgia.
In riconoscimento alla sua attività svolta in Italia, in America hanno deciso
di chiamare questa nuova varietà di
marijuana Elisa B., ora in fase di stabilizzazione anche in Spagna. Elisa B.
dovrebbe essere reperibile ai fibromialgici nei Cannabis Social Club della
Spagna e i suoi semi sul mercato da
quest’autunno.
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Cura
La cura richiede tempo. Preventivate
4-6 ore per curare la pianta e ottenere
circa 454 g a mano con l’ausilio di forbici. Un trimmer automatico ridurrà il
tempo richiesto a 1-2 ore.
Usate forbicine appuntite di facile utilizzo per raggiungere i pertugi nelle cime.
Tenete a disposizione 2 o 3 paia di forbici.
Cambiate forbici quando le vostre mani
faticano a effettuare il lavoro.
Curate le piante su un setaccio fine, del
vetro o una superficie liscia. Raccogliete
le ghiandole di resina cadute sulla superficie o sotto il setaccio. Questa potente
resina può essere fumata subito o pressata in blocchetti di hashish.
Indossate guanti di gomma economici per
raccogliere “hashish a mano”. Dopo aver
tagliato per bene, togliete l’hashish raccol-
COLTIVA CON JORGE CERVANTES
to a mano sui guanti con dell’alcol. Mettete
su una superficie l’hashish contenente
l’alcol durante la notte affinché evapori.
Raccogliete l’hashish rimanente dopo che
tutto l’alcol è evaporato oppure mettete i
guanti di gomma in freezer per alcune ore.
Il raffreddamento faciliterà l’operazione per
rimuovere l’hashish accumulato dai guanti.
Raccogliete la resina accumulata sulle
forbici quando ottura le lame. Utilizzate
un coltellino per eliminare la resina dalle
lame. Appallottolate la resina raccolta con
omogenea quando le piante vengono
fatte essiccare lentamente, in 5-7 giorni
o più. Le cime si asciugano completamente, quindi il sapore è dolce e il fumo
piacevole. Le cime essiccate troppo velocemente trattengono la clorofilla e altre
sostanze contenute nel fogliame. Una
cannabis essiccata in questo modo sa di
“acerbo”, la combustione non è omogenea e il sapore cattivo.
DOMANDE
PER JORGE
La temperatura nella sala di essiccatura
ideale è compresa fra i 18° e i 24° C e
l’umidità è del 45–55 percento. Le temperature al di sotto dei 18° C rallentano
l’essiccatura e l’umidità è più difficile da
controllare. L’umidità al di sopra dell’80
percento rallenta l’essiccatura e aumenta
le probabilità di attacco delle muffe. Le
temperature al di sopra dei 24° C possono portare a un’essiccatura troppo rapida delle cime e l’umidità può scendere
sotto il 50 percento ideale più facilmente.
Usate sempre un termometro preciso
per misurare la temperatura minima e
massima e un igrometro per assicurarvi
che la temperatura e l’umidità siano nel
range ideale.
Jorge Cervantes è l’autore di: Marijuana
Horticulture: the Indoor/Outdoor Medical
Grower’s Bible (Gennaio 2006), Jorge
Cervantes’ Ultimate Grow DVD (girato in BC) e
Jorge Cervantes’ Ultimate Grow DVD II (girato in Spagna), Indoor Marijuana Horticulture:
The Indoor Bible, Marijuana Indoors: Five
Easy Gardens, Marijuana Outdoors: Guerrilla
Growing e Jorge’s Rx. Scrive per 13 riviste in 6
lingue diverse. I libri di Jorge sono pubblicati in
olandese, inglese, francese, tedesco e spagnolo.
Vai al sito www.marijuanagrowing.com
per maggiori informazioni.
le dita. La pallina di hashish s’ingrandirà
man mano che le operazioni proseguono.
Essiccatura
A marijuana verde fresca non è molto
potente. L’essiccatura trasforma il THC in
forma psicoattiva ed elimina circa il 75
percento dell’umidità dalle piante appena raccolte. L’umidità evapora in maniera
I piccoli raccolti possono essere
essiccati facilmente in un armadio,
in un piccolo armadio o uno scatolone di cartone, che è una parte
della dimensione dell’area di coltura.
I raccolti grandi richiedono molto più
spazio. Fate riferimento a Marijuana
Horticulture: The Indoor/Outdoor
Medical Grower’s Bible per maggiori
informazioni.
27
Cura e conservazione
Una volta che le cime sono secche, sono pronte per essere curate. Questo processo
permette un’essiccatura omogenea delle cime, in modo tale che quando si fuma il
tutto è piacevole e il sapore è dolce. Se le si cura adeguatamente, l’umidità viene
completamente eliminata e il THC raggiunge il massimo potenziale psicoattivo. Un
processo corretto garantisce la completa essiccatura delle cime e minori probabilità
di muffa una volta conservate.
Usate un piccolo ventilatore per tenere l’aria in movimento nella stanza d’essiccatura,
ma non puntate il ventilatore direttamente verso le cime, altrimenti l’essiccatura non
sarà omogenea. Il ventilatore potrebbe essere necessario per facilitare il controllo di
temperatura e umidità. Usate un condizionatore d’aria o un riscaldatore per controllare umidità e temperatura estreme.
Per curare le cime, inseritele delicatamente in contenitori sigillabili a tenuta stagna.
L’umidità non si muoverà dai gambi alle foglie essiccate. Mettete i contenitori in un
luogo fresco, asciutto e buio. Aprite i contenitori dopo 2-4 ore, per fare in modo che
l’aria umida esca. Lasciateli scoperchiati per 5-10 minuti, in modo tale che l’umidità
esca. Richiudete i contenitori. Aprite i contenitori alcuni minuti a distanza di qualche
ora, per fare in modo che l’umidità in eccesso venga eliminata, prima di rimettere il
coperchio. A seconda del contenuto di umidità, le cime dovrebbero essere completamente essiccate in alcuni giorni, con un massimo di 2 settimane. Premete delicatamente le cime per sentire se sono più flessibili e per controllare l’umidità rispetto a
qualche ora prima. Una volta essiccate in maniera omogenea, sono pronte per essere
fumate o sigillate in un contenitore a tenuta stagna per la conservazione.
Controllate l’essiccatura piegando un gambo. Il gambo dovrebbe fare uno scatto e
non piegarsi quando lo si fa. La cima dovrebbe essere asciutta al tatto, ma non rigida.
Le cime essiccate bruciano bene quando si rolla una canna. Una volta secche, le cime
sono pronte per la cura, che è fondamentale!
Conservate le cime in un luogo fresco, asciutto e buio. Il proprietario di questo
Maggiolone della Wolkswagen ha conservato le cime in un luogo fresco e asciutto, ma
si è dimenticato di tenerle al buio. Le cime conservate in frigorifero rimangono fresche
alcuni mesi in più. Assicuratevi che le cime sono conservate in un contenitore a tenuta
stagna nel frigorifero, per evitare che l’umidità vi entri.
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PUNTO LEGALE
IL TRIBUNALE DI ROVERETO CONFERMA LA NUOVA TENDENZA A NON PUNIRE LA VENDITA
Semi online: no istigazione, no reato
Poco più di un anno fa sulle pagine di questo giornale celebravamo la vittoria in aula
giudiziaria dei titolari di Semitalia.it, il portale web per la vendita di semi di marijuana, assolti dal reato d’istigazione all’uso di
sostanze stupefacenti imputato loro sulla
base dell’azienda di cui erano proprietari.
Un processo che potremmo definire “storico” e che ha ribaltato la tendenza della
magistratura ad accusare dei semplicissimi imprenditori d’istigazione a delinquere,
solo ed esclusivamente perché vendono in
potenza quella che per la legge italiana è
in atto una pianta illegale. A distanza di 13
mesi, dal mondo della Giustizia, arrivano
però altre nuove buone notizie che, nella
formulazione che vi proponiamo di seguito,
vanno anche oltre quanto raggiunto con la
sentenza a favore di Semitalia.it.
Lo scorso 22 maggio il giudice Monocratico
del Tribunale di Rovereto, in provincia di
Trento, ha assolto un webmaster di e-commerce che gestiva più siti, indipendenti tra
loro, attraverso i quali era possibile procurarsi tutto il necessario per la coltivazione
outdoor e indoor della cannabis: dai semi
agli irrigatori, dalle lampade ai fertilizzanti. L’accusa puntava proprio sulla vendita
di prodotti funzionali alla coltivazione di
sostanze stupefacenti, come violazione della
normativa in materia di stupefacenti (art. 82
dpr 309/90) ma, in barba alla richiesta di un
anno e quattro mesi di reclusione e di una
multa di 2000 euro, così come chiesto dal
pubblico ministero, il Tribunale di Rovereto
ha ritenuto di potere assolvere l’imputato da
ogni accusa.
Muovendo infatti dalla sentenza numero
63/2012 del 17 Gennaio 2012, pronunciata
dalla IV Sezione della Corte di Cassazione, il
giudice Corrado Pascucci ha classificato le
informazioni contenute nel blog e nei siti
come neutre, ovvero prive di quel carattere
di esaltazione delle qualità stupefacenti dei
prodotti ricavabili dalla
coltivazione dei semi di
cannabis. Così facendo
il giudice monocratico
di Rovereto ha esplicitamente
affermato che l’imputato sui
suoi siti (seeds24.com;
mariuanait.com; caprishop.com; caprishop.
it e marijuana.pl) pur
vendendo sementi e
attrezzature atte alla
coltivazione di piante di
cannabis, e pur dando
consigli sulla fase vegetativa e di raccolto, non
si è macchiato di reato
di istigazione al consumo di stupefacenti
in quanto ha volontariamente omesso di
descrivere gli effetti, per
così dire “dopanti”, della
sostanza incriminata.
Stando a quanto recita
la sentenza, infatti, sulle
pagine del webmaster “non c’è la propalazione o l’esaltazione, neppure subliminale,
della droga ricavabile dalla coltivazione
dei semi oppure l’esaltazione delle sue
qualità al fine di indurne all’uso il destinatario del messaggio”.
Anche l’avvocato Carlo Alberto Zaina, legale
dell’imputato e consulente legale dell’associazione ADUC sottolinea come l’orientamento giurisprudenziale, sia in sede di
merito che di legittimità e salvo qualche
rarissima voce contraria, abbia ormai sancito
che la vendita online di semi di cannabis,
anche se abbinati ad altri beni, prodotti
o informazioni che possano approfondire
tematiche di coltivazione, non costituiscono
manifestazione di induzione od istigazione
all’uso di sostanze stupefacenti.
Un passo avanti dunque verso la tolleranza di condotte legate alla cannabis che,
pur non legittimando la coltivazione, indica
perlomeno la volontà di lasciare in pace
(giudizialmente parlando) coloro i quali
hanno fatto legalmente della marijuana il
loro esercizio commerciale. Solo qualche
anno fa, infatti, davamo conto delle mega
retate contro gli smart-shop che l’allora sottosegretario Giovanardi aveva benedetto
in nome del rispetto della legge sua omonima, mentre oggi – ad essere ottimisti – si
potrebbe anche affermare che dal rigore iniziale, la magistratura è passata ad una nuova
interpretazione che tende a non punire la
vendita di semi e prodotti per la coltivazione
a patto che i venditori appongano i doverosi
disclaimer e si astengano dal commentare
le qualità della loro merce
Ora, c’è da dire che in Italia la tendenza
della legge in merito alle droghe è assolutamente arbitraria: le sentenze formulate
negli ultimi 20 anni confermano che la
gravità del reato non è valutata in base
a criteri standard, ma in realtà è quasi
sempre filtrata dalla percezione personale
del problema che il singolo giudice ha.
Molto spesso la stessa Cassazione si è contraddetta emanando, anche nel giro di
pochi mesi, sentenze discordanti sull’uso personale e la coltivazione di hashish
o marijuana. Un esempio lampante: nel
2007 la Corte di Cassazione (Sezione VI
Penale) il18 gennaio 2007, sancisce che
non è reato penale coltivare nel giardino di
casa qualche piantina di marijuana perché
ciò equivale alla detenzione per uso personale, il 10 gennaio 2008 la stessa sezione
della Corte di Cassazione sentenzia invece
che la coltivazione, sul balcone di casa,
anche di una sola piantina di marijuana,
indipendentemente dalle sue caratteristiche psicoattive è penalmente perseguibile.
Che la legislazione sia da tempo votata al
proibizionismo totale lo sapevamo, ma è
inutile negare che determinate sentenze
vanno tutt’ora a coprire un vuoto normativo importante in materia di vendita, detenzione e consumo di sostanze stupefacenti.
Quella di Rovereto è una di queste e non
possiamo che rallegrarcene.
Ma c’è sempre un “ma” e in questo caso
riguarda gli acquirenti di questi siti o esercizi.
Per quanto riguarda la coltivazione domestica la legge è purtroppo chiarissima e, tranne
alcuni pronunciamenti della Cassazione –
che, ricordiamolo, fanno sì giurisprudenza
ma non possono modificare la legge, né
produrre indirizzi interpretativi vincolanti
per giudici terzi – non viene ammessa come
condotta lecita né tollerata. Per questo,
come annunciato nella nostra copertina, i
Radicali e in particolare Rita Bernardini, stanno portando avanti un disegno di legge che
autorizzi, almeno per le applicazioni terapeutiche, la coltivazione privata di piante di
marijuana. Fino a che non si avrà una decisa
sterzata in ambito legislativo dunque, i rischi
rimarranno a carico di chi i semi li coltiva e li
porta a maturazione.
di Giovanna Dark
31
GROW WITH ED ROSENTHAL
Io e Jane siamo stati in Florida a
febbraio. Prima di ritornare nella
West Coast, abbiamo deciso di trascorrere alcuni giorni in Giamaica, a
poche ore di volo. Un vecchio amico
che periodicamente vive a Negril ci
aveva invitati da lui.
Ci trovavamo in posizione strategica vicino
alla spiaggia e vi abbiamo trascorso una
giornata. Il nostro obiettivo per il primo
giorno era quello di andare sulla spiaggia
di Negril, al baracchino consigliato da Trip
Advisor. Il sole splendeva con le sfumatu-
re più deboli invernali, piacevole e caldo
mentre camminavamo sulla sabbia. Il sole
estivo in Giamaica è intenso. Ci sono stati
momenti in cui la spiaggia era naturale,
naturalmente, ma si parla di decenni fa.
Oggigiorno è completamente turistica. Il
nostro amico non aveva mai sentito parlare
delle polpette di Niah ed è rimasto sorpreso
delle loro dimensioni e qualità. La maggior
parte dei baracchini serve solo polpette
comprate esternamente, ma Niah le prepara
su ordinazione.
Abbiamo trascorso la seconda giornata
alle cascate YS a St. Elizabeth. Si tratta
di una serie di cascate che finiscono in
piscine dove si può nuotare. C’è una
passatoia laterale che facilita la salita
alle piscine più alte. È stato divertente e
rilassante fare il bagno nell’acqua calda
corrente. Siamo arrivati alle 14.30 circa
e nel giro di un’ora, i pullman dei turisti,
con quasi tutti i presenti, se ne sono
andati. Eravamo praticamente gli unici
ed è stato romantico godersi il paradiso di acqua, cascate, piscine e anche i
pesciolini a filo d’acqua.
Durante il ritorno, ci siamo fermati da Cloggy
sulla spiaggia dove abbiamo scelto da un
paniere di pesce appena pescato. Il sole è
tramontato mentre ci siamo goduti una
cena deliziosa a base di pesce e gamberetti
grigliati con salse speciali.
L’autista mi aveva detto che mi avrebbe
portato a vedere una coltivazione il terzo
giorno. C’è voluta circa un’ora per andare
dalla città alla campagna. Siamo usciti dalla
strada principale per passare a uno sterrato
pieno di curve in cui passava a malapena il
taxi. Abbiamo torturato il telaio della macchina per quasi due chilometri e poi l’autista ha parcheggiato la macchina all’ombra,
in un punto in cui lo sterrato è diventato
improvvisamente un percorso pedonale. Il
percorso si apriva sulla foresta e la vegetazione, sfociando dolcemente nella foresta
leggermente coperta. Abbiamo fatto un’ultima curva e poi ci si è aperta la vista su una
coltivazione utilizzata da anni.
La coltivazione era usata tutto l’anno e sono
arrivata un paio di settimane prima del raccolto invernale. Le piante erano state coltivate alla fine di novembre e sarebbero state
pronte per il raccolto in qualche tempo.
Alcune erano già state raccolte e il resto
sarebbe stato pronto in due settimane. La
coltivazione terrazzata era pieno di terreno
minerale costellato di solchi fra le pietre.
Non c’è molta materia organica in questo
terreno e nella maggior parte dei terreni
tropicali, dato che i batteri si sviluppano a
ritmi altissimi con il calore e la mangiano
Una vista dell’orto terrazzato creato con pneumatici. I pneumatici sono stati riempiti con terreno minerale con solchi che non
conteneva molta materia organica. E’ stato poi fertilizzato con un fertilizzante ad alto contenuto di azoto (N) in modo tale che le
piante fossero un po’ cresciute prima di passare in fioritura. La maglietta appesa al centro dell’orto è stata usata come spaventapasseri per gli uccelli che altrimenti avrebbero divorato le pianticelle appena nate.
Sono stati piantati circa 40 semi in un pneumatico di circa 33 cm e altri semi in pneumatici più grandi. le piante sono cresciute raggiungendo altezze variabili dai 30 ai 60 cm.
Avevano tutte cime uniche, perchè erano state forzate in fioritura non appena germinate, a causa delle brevi giornate invernali che avevano portato oltre 12 ore di buio.
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33
Cima in maturazione. Le piante erano ibridi di una giamaicana tradizionale e di piante olandesi adattate al clima nordamericano, come la Kush e la Skunk.
I pneumatici sono stati posizionati in file.Le dimensioni variavano da
33 a 45 cm. Le piante nei pneumatici più grandi si sono sviluppate di
più rispetto a quelle nei pneumatici più piccoli
Un’altra vista della coltivazione che mostra l’assetto roccioso. Sono stati appesi
dei CD per spaventare gli uccelli, come anche capi di abbigliamento.
completamente. L’agricoltore aveva irrigato
la coltivazione con un fertilizzante idrosolubile a elevato contenuto di azoto, ciononostante, la dimensione dei fiori mostrava una
carenza di potassio.
mi hanno spiegato che stavano costruendo
quel luogo. Abbiamo usato la piscina, che si
affacciava sull’oceano ed era circondata da
uno scenario incantevole di foresta verde e
oceano blu.
Il giorno seguente siamo andati al “The Blue
Hole”, che si trova dove sorgerà un centro termale, sebbene fosse indicato come destinazione difficile da raggiungere. La parte finale
del percorso non era asfaltata, quindi non un
tipico luogo turistico. Quando siamo arrivati
nel tardo pomeriggio, gli operai avevano
finito la loro giornata lavorativa e stavano
trascorrendo del tempo di fianco alla piscina
e alla cava. La buca in effetti è una cava a
cielo aperto piena di profonda acqua blu, 9
metri al di sotto della superficie e di 9 metri
di profondità. Gli operatori, giovani, facevano
tuffi acrobatici e risalivano poi la scaletta. Io
e Jane non abbiamo voluto partecipare e ci
siamo accontentati della piscina.
Con l’arrivo dell’imbrunire, ho suggerito che
sarebbe stato bello vedere il tramonto dal
tetto. Gli altri hanno accettato la mia idea e
siamo saliti tutti sul tetto del cantiere, il tetto
del futuro hotel, per passare del tempo con
nuovi amici. Il reggae riempiva l’aria, mentre
noi la riempivamo con il fumo delle nostre
canne. Dopo il tramonto, siamo partiti per
tornare a Negril.
Quella era l’ultima sera del Festival Bob
Marley, che si teneva in un parco appena
fuori dal centro della città. I gruppi erano
tutti del posto. Il ritmo reggae si è evoluto
ed è stato soppiantato dal rap, ma il festival
ha mantenuto fede alla filosofia One Love
di Marley. Purtroppo il prezzo per entrare al
festival era troppo alto per molti giamaicani,
che altrimenti vi avrebbero preso parte.
Una donna che si trovava in questo luogo si
è messa a soffiare bolle gigante e ondulanti.
I toni rossi del sole al tramonto illuminavano
le bolle giganti con effetto arcobaleno. La
donna ha continuato a creare queste sculture ondulanti per circa 20 minuti e poi è
scomparsa misteriosamente. È stato come
assistere a una scena di una commedia
dell’assurdo.
Abbiamo trascorso l’ultimo giorno sulla
spiaggia, per cenare poi al ristorante di Ivan,
dove abbiamo goduto di un altro pasto
spettacolare e dell’oceano al chiaro di luna
dalla veranda del ristorante. È stato un finale
perfetto per una gita spettacolare.
È stata la scena più particolare alla quale
ho assistito sull’isola. Quando siamo arrivati, tutti hanno accettato tranquillamente
la nostra presenza. Nessuno ha chiesto se
avevamo il permesso di essere là o ci ha fermati per “aiutarci”. Ho cominciato a parlare
con alcune persone molto amichevoli, che
La Gangia giamaicana che ho fumato era di
grado medio e l’hashish derivante non era
dei più puri. Ciononostante, l’effetto è stato
molto piacevole e il prezzo corretto. Mi è
costata circa 30$ ogni 30 grammi. La prossima volta porterò un setaccio per ottenere
dell’hashish a mano.
Guardate il video dei tuffi nella Blue Hole: un test di resistenza e coraggio:
» http://www.youtube.com/watch?v=QuXFDWTSV4U&feature=youtu.be
34
Hashish estratto con acqua localmente.
Fantastico.
Cime essiccate dalle piante a maturazione più rapida. Non sembrano giamaicane?
Primo piano di una cima.
Hashish estratto a mano. Da notare le
impurità come le foglie che si attaccano
alla massa gommosa. Ne è valsa la pena.
Era fresco e fragrante e l’effetto è stato
davvero piacevole ed energizzante.
Cima di Skunk coltivata vicino a Negril che mi è stata data da un amico. I semi olandesi-americani sono ormai presenti nelle coltivazioni giamaicane.
Primo piano di una cima di Skunk.
Cima giamaicana di qualità più elevata di un’altra coltivazione. Questa cima è stata il risultato di una coltivazione
fertilizzata meglio. Era della stessa varietà della coltivazione che ho visitato.
Buganvillee selvatiche su una collina lungo la strada verso la cascata.
Una casa più tradizionale lungo la strada.
Lungo la strada verso la Blue Hole, siamo passati dall’Eastland District, noto per il traffico degli ultimi decenni. Decollavano infatti gli aeroplani dalle lunghe strade di
questa zona. Il tutto è stato fermato negli anni Novanta. Sono ora in costruzione case di elevato livello.
35
STRAIN REPORT
Blueberry, Dj shorts e una
famiglia vestita di blu
Cari lettori, in questa edizione voglio parlarvi di una varietà di
cannabis davvero superlativa: la Blueberry di Dj Shorts. La storia
di questa varietà parte da lontano. Correva l’anno 1970 quando il
noto breeder canadese, che in quei tempi viveva nella west coast
in California, iniziò la sua opera di breeding che avrebbe portato
alla realizzazione di uno dei ceppi più stimati ed utilizzati dei tempi
moderni. Sul mercato, oggi come oggi, si trovano moltissimi ibridi
nei quali è presente la genetica di Dj Shorts; uno dei miei preferiti
è certamente l’incrocio che deriva dalla Cheese di Big Buddah con
la Blueberry di Dj Shorts: un’erba favolosa che ho avuto il piacere
di fumare per lunghi periodi. Assaggiando anche altri incroci con
Blueberry, sono arrivato all’idea che tutto ciò che viene attraversato
da questa varietà diventa speciale, come per magia. Ma in realtà c’è
di Carlo Erba
una spiegazione scientifica a tutto ciò.
Questa spiegazione deriva dal fatto che i
geni presenti nel DNA della Blueberry, sono
abbastanza diversi rispetto a quelli che si
trovano negli ibridi europei. Questo perché
quasi tutte le varietà disponibili nel mercato degli ultimi 20 anni, sono stati realizzate in Olanda dove, prevalentemente,
sativa al 100% non è coltivabile sotto le luci
artificiali: diventa troppo grande e soprattutto richiede periodi di fioritura molto
lunghi per raggiungere una maturazione
completa. Incrociando una sativa con una
indica e portando avanti la selezione, con
criterio e metodo, fino alla quinta gene-
Ma torniamo alla selezione di Dj Shorts: le
piante da lui utilizzate per creare molte delle
sue varietà, compresa la Blueberry, sono
l’Highland Oaxaca Gold, proveniente dal
Messico, una Thai, una Afghana proveniente dalla catena montuosa dell’Hindu Kush
e infine una Chocolate Thai. Tutte piante
sative al 100%, fatta eccezione per l’afghana
che è una pura indica ed è stata molto utilizzata anche dai breeders che lavoravano
in Europa come Shanti Baba. Il processo di
selezione della BB è stato molto complicato.
Dj Shorts iniziò incrociando una sativa thailandese con l’indica afghana, ottenendo cosi
un ibrido F1, molto potente e fruttato.
Il secondo passaggio fu l’incrocio tra la sativa messicana Higland Oaxaca Gold e la
razione almeno, si riesce ad ottenere una
pianta più bassa e cespugliosa, con una
fioritura più breve e soprattutto con le
caratteristiche dell’high della sativa (sempre se sono questi i tratti che si vogliono
fissare nel patrimonio genetico).
Quasi tutti gli ibridi presenti oggi sul mercato sono incroci di indica e sativa, questo
perché si preferiscono piante che diano
un effetto molto high pur mantenendo un
pattern di crescita delle indiche.
thailandese Chocolate Thai dal quale risultò
una sativa ibrido F1 dal sapore speciale e
con evidenti sfumature di blu e porpora,
non solo nelle cime ma anche nelle foglie a
pianta matura. Il problema di questa pianta
era che aveva dimensioni notevoli e fioriva
molto a lungo prima di portare i calici alla
giusta maturazione.
Il terzo step consistette nell’incrocio della
Purple Thai appena ottenuta con l’afghana,
la quale diede origine alla Floral Line: que-
coltivava molte piante all’esterno, prevalentemente sative provenienti dal centro e dal
sud America, nonché dalla zona caraibica.
In quel periodo c’era la tendenza a coltivare
solo varietà di sativa, l’indica infatti ha fatto
la sua comparsa tra gli allevatori solo in un
momento successivo. Con la comparsa della
UNA PIANTA POTENTE, RESINOSA E CESPUGLIOSA, DI
BREVE FIORITURA MA CON UN EFFETTO CHE TI SPEDISCE
IN ALTO NEL CIELO PIÙ BLU
venivano utilizzate Skunk, Northen Light ed
Haze. Incrociando uno di questi ibridi con la
Blueberry si dà un tocco di novità al patrimonio genetico della pianta che si vuole ottenere. Ma da dove deriva questa genetica cosi
speciale che caratterizza la Blueberry? Beh,
è una storia molto lunga che proverò a ricostruire tassello dopo tassello. Come dicevo
all’inizio di questo articolo, la storia di questa
varietà ha origine in California. Dj Shorts
varietà afghana e delle indiche in generale, i
breeders iniziarono a farne un utilizzo massiccio fino al punto che si iniziò a metter da
parte le sative in quanto richiedevano un
periodo di fioritura più lungo, maggiori cure
e garantivano minori profitti.
Per Dj Shorts comunque, l’avvento della
indica afghana è stato uno degli elementi
fondamentali che hanno permesso di creare le sue piante leggendarie. Una pianta
36
sto incrocio venne ripetuto una seconda
ed una terza volta per fissare i tratti che il
breeder voleva portare nella sua pianta,
quindi fino alla terza generazione originando la Temple Flo.
L’ultimo passaggio, il decisivo, riguardò l’incrocio tra la Temple Flo e l’ibrido F1 creato
nel primo incrocio (ThaiXAfghan): questo
rappresentò il tassello finale per la creazione
di questo complesso ibrido a 4 vie qual’è la
mitica Blueberry.
Il risultato di questo complesso procedimento fu incredibile: una pianta potente,
resinosa e cespugliosa, di breve fioritura
ma con un effetto che ti spedisce in alto nel
cielo più blu. La Blueberry è una grande produttrice in condizioni ottimali, si presenta a
fine fioritura con molte sfumature di colore,
che vanno dal rosso porpora, al blu lavanda: esteticamente risulta molto gradevole
ma chi ha il piacere di osservarla, rimarrà
altrettanto colpito nel momento in cui potrà
fumarla. Ha una buona proporzione calici/
foglie e delle cime che risultano molto compatte quando mature. Al momento della
combustione, l’aroma è dolcissimo e speziato nello stesso tempo: il fumatore appassionato rimarrà molto colpito sia dalla dolcezza
del fumo che dalla potenza dell’effetto. Per
usare un termine americano ci troviamo
davanti ad una varietà “one hit wonder” cioè
che ti porta in alto già dalla prima boccata.
Questa pianta è meravigliosa e, oltre a soddisfare i palati più sopraffini, ben si presta ad
essere incrociata garantendo all’ibrido finale
un’altissima qualità in fumata, con note di
mirtillo e agrumi, nonché una potenza fuori
dal comune. La Blueberry è una varietà
dalle proprietà organolettiche speciali. La
quantità di cannabinoidi presenti è molto
alta e supera agevolmente la soglia del 20%,
il profilo dei terpeni garantisce un sapore ed
un odore che porteranno in cielo le vostre
papille gustative. Le cime si conservano
molto bene in un barattolo di vetro, dove
continueranno a maturare mese dopo mese
diventando sempre più prelibate. Se avete
la fortuna di aprire un barattolo di Blueberry,
proverete una sensazione analoga a quella
in cui versereste se vi tirassero in faccia una
crostata al mirtillo con panna montata: si
viene realmente investiti da un profumo
inebriante di mirtillo, agrumi e miele.
Ad Amsterdam, fin dalla sua comparsa, questo strain ebbe un grandissimo successo,
tanto da vincere tutte le coppe esistenti.
Tutte queste piante meravigliose hanno
molti geni in comune: ad esempio la Blue
Moonshine altro non è che una selezione
di Blueberry particolarmente resinosa e
profumata ed è un ibrido F3. La F13 è una
Floral Line F2 reincrociata con sè stessa fino
alla quinta generazione ed è quindi una F5.
La bellissima Flo invece nasce dall’incrocio
di Afghan con Thai e Thai con Afghan:
pianta davvero speciale questa, con forti
note di agrumi e da una fioritura esplosiva. Questi ibridi hanno numerosi punti in
Cheese e G13-Haze (in questo incrocio il
mio consiglio è di cercare il fenotipo G13, a
dir poco devastante!).
Per quanto riguarda l’utilizzo della
Blueberry per fare dell’hashish devo dire
che la pianta ricopre alla perfezione il ruolo
richiesto: che si voglia del Dry Sift, o dell’Ice-O-Lator, il risultato non cambia visto che
avremo sempre un fumo d’altissima qualità: gustoso, potente e di molto sopra la
media. La Blueberry infatti, dispone di una
LA BLUEBERRY È UNA VARIETÀ DALLE PROPRIETÀ ORGANOLETTICHE
SPECIALI E BEN SI PRESTA AD ESSERE INCROCIATA, GARANTENDO ALL’IBRIDO FINALE
UN’ALTISSIMA QUALITÀ
Attualmente la Blueberry non è l’erba più
di moda in Olanda, in quest’ultimo periodo
vanno di moda le Kush, ma alcuni coffeshop
dispongono di scorte di Blueberry degne
del suo nome. Ad esempio il Mellow Yellow,
il più antico coffeshop d’Olanda, ha sem-
pre questa favolosa erba nel suo menù. Lo
stesso si può dire per il The Noon, altro coffe
shop nel quale la mitica varietà non manca
mai; in questo bel locale inoltre, la vincitrice
della Cannabis Cup del 2000, è disponibile
ad un prezzo molto abbordabile: 8 € al
grammo. Ogni volta che mi reco in Olanda,
mediamente 2 volte l’anno, visito sempre
questi 2 coffeshop che si trovano a sud della
città; nella stessa zona troviamo anche un’altro coffe fornito di qualità eccellenti, il Katsu,
che insieme al Mellow Yellow e al The Noon,
rappresentano i migliori posti dove fumare
a sud della città.
Torniamo ora al mitico Dj Shorts, il quale,
oltre che alla creazione dello strain in questione, ha dato origine a molte altre varietà
che insieme formano la celeberrima “Blue
Family”. Le più famose sono: la Blue Velvet,
la Flo, la Blue Moonshine ed infine la F13.
comune e si caratterizzano tutti per avere
un DNA sconosciuto agli incroci creati in
Olanda prima del loro avvento sul mercato.
Come dicevo all’inizio di questo report, ci
troviamo davanti a qualcosa di nuovo, ad
una pianta che porta con sé un background
caraibico che rimane sconosciuto agli ibridi
europei fino agli anni 90. Dal suo avvento
in poi, questo strain è stato incrociato con
tutto quello che esisteva in Europa: esistono più di 150 varietà sul mercato con patrimonio genetico Blueberry. Se avete letto
attentamente questo articolo, ricorderete
che tutto quello che viene attraversato da
BB diviene speciale: il fatto che esistano
150 ibridi in vendita ne è la prova più
cristallina. Tra le più famose ricordiamo:
Blue Cheese di Big Buddah e Barneys, erba
meravigliosa dal gusto di Cheese e dal
retrogusto di Berry. La Fighting Buddah
di Chimera, altro maestro del breeding e
anch’esso d’origini canadesi; la GrapefruitBlueberry sempre di Chimera, varietà capace di regalare un hashish sublime; infine
ricordo la Sogouda di Soma, risultato di un
incrocio killer qual’è quello tra Blueberry,
resina d’altissima qualità, che ben si presta
alla produzione di hashish; il fatto poi che
abbia una lunga vita in barattolo, gioca
solo a favore della conservazione e della
stagionatura dell’hash. Personalmente, tra
gli hash più buoni che ho fumato alla
scorsa Cannabis Cup, troviamo proprio una
battitura di Blueberry, ovviamente fuori
competizione, fatta da un’amico che ogni
tanto si reca in Marocco per compiere qualche lavoretto speciale. Fumi del genere
è difficile trovarne sul mercato anche se
si dispone di buoni agganci: rimane così
un qualcosa di unico, da conservare nella
memoria per molto tempo.
Anche gli Ice-O-Lator rendono bene, al The
Noon è possibile acquistarne un grammo
per 30 € ma è davvero qualcosa di speciale. Attualmente Dj Shorts produce questa
varietà in 2 varianti diverse: True Blueberry
ed Original Blueberry. La differenza tra queste due selezioni è che una è più orientata
verso la sativa (True Blueberry), ed ha un
sapore più dolce, l’altra invece porta più i
caratteri della indica ( Original Blueberry) ed
è più potente. Ad ogni modo, qualunque
sia la vostra scelta, sarete sicuri di avere un
raccolto eccezionale in qualità oltre che in
buona quantità.
Oltre alle Blue di DJ Shorts, che sono molto
costose, esistono molte altre rappresentazioni di questo strain, tra le quali c’è la versione di Dutch Passion che è un po’ più
economica. Io non mi stancherò mai di
ripetere al mondo intero, che risparmiare
sui semi è uno dei più gravi errori che si
possano commettere quando si decide il
set-up di coltivazione. Si può risparmiare su
molte cose ma non si deve mai commettere
l’errore di acquistare una genetica di mediobassa qualità: vi ritrovereste al raccolto finito,
con il rimpianto di non aver speso qualcosina in più, che magari vi avrebbe permesso
di passare da un’ottima erba ad un’erba
davvero speciale.
Per concludere mi sento di consigliarvi in
pieno questo strain, se siete dei coltivatori
da talea e avete la fortuna e lo spazio per
poter conservare qualche madre nel tempo,
non ho dubbi che nella vostra stanza ci sarà
anche una femmina di Blueberry. Coltivate
BB e ve ne innamorerete perdutamente:
nonostante i grandi ibridi creati negli ultimi anni, con questa pianta farete sempre
invidia ai vostri amici e sarete sempre quelli
che dispongono dell’erba più buona del
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GROWING
Autunno: la stagione
del raccolto
Ora è il momento di andare a vedere le proprie buche di guerrilla, il proprio bosco dietro casa o semplicemente
la propria serra, o ancor meglio il proprio balcone. Ora stanno per essere pronte tante profumate infiorescenze
di Canapa. Per chi si affida al sole per avere copiose fioriture è questo il momento di raccogliere ma non ancora di
gustare (vedi Soft Secrets Italia numero 4/2011 pagina 9 articolo “a metà dell’opera”). Se sono le stagioni a scandire il ritmo della nostra coltivazione allora siamo a buon punto. Ora occorre tagliare per portare a casa il prodotto.
Cosa significa e soprattutto come capisco quando una pianta è pronta e quando è al massimo del suo potenziale
sia in termini di quantità che di qualità? Premetto che gli utilizzatori di Canapa terapeutica sanno esattamente
quando raccogliere perché con l’esperienza hanno imparato quando tagliare per raccogliere la maggior quantità
disponibile di principi attivi nella forma chimicamente attiva. Leggevo di un malato, scontento delle autofiorenti
a causa del loro scarso contenuto di cannabinoidi interessanti, che si lamentava della loro inutilità (per ora) in
di CBG
quanto fumando non leniva i propri dolori come con le proprie piante selezionate non fotoperiodiche.
La qualità della resina è un fattore di scelta
decisivo quando si tratta di tagliare, in generale però chi raccoglie lo fa due giorni dopo
la data in cui sembrano pronte, giustamente
per avere qualche piccolo fiore in più. Posto
che la fretta è cattiva consigliera, se una
persona non ha bisogno di Canapa terapeutica può tranquillamente aspettare qualche
giorno in più e dare tempo alle piante per
finire la loro fioritura. Così eviterebbe la
maturazione di morte, pericolosissima per
le perdite in campo dovute alla scarsa umidità e per il saporaccio di fieno che passa al
prodotto secco.
Una buona pratica seguita da molti coltivatori nel mondo consiste nella corretta
scelta della genetica da piantare, non è
scontato e purtroppo va ribadito ancora
sui giornali di settore affinché sempre più
persone capiscano l’importanza di lavorare
con ottimi punti di partenza. Cosa significa scegliere la giusta semente? Significa
scegliere varietà che, oltre al commerciale effetto sballonissimo e potentissimo,
abbiano soprattutto tempi di maturazione
compatibili col nostro habitat. Se ad inizio
ottobre si corre il rischio di avere grandi
nebbie, allora bisognerà giocare furbescamente d’anticipo scegliendo semi di
genetiche dalla rapida fioritura, pronte cioè
in poche settimane e quindi a fine settembre al massimo. Facendo qualche nome,
direi Jamaican Dream di Tony di Eva seeds,
una produttrice precoce da soli 50 giorni
outdoor di fioritura quindi adatta anche
alla Valpadana dove le nebbie ad ottobre
sono un’ abitudine quanto lo è il caffè la
mattina. Un altra genetica valida contro le
muffe dovute dall’eccessiva umidità relativa è la Holland Hope, un ceppo molto resistente scelto in Olanda e conservato per
via della sua buona adattabilità e rusticità.
Un’ennesima scelta può essere ad esempio
l’utilizzo delle prime autofiorenti (quelle
che chiamano ora “di prima generazione”)
con molta ruderalis nel loro genoma, quindi adatte al clima più fresco in ricordo del
loro habitat di origine in Siberia.
Quando la pianta è ricoperta di infiorescenze
ben formate si può misurare il suo grado di
maturazione osservando con un microsco-
pio 100x i tricomi sparsi sui fiori. E’ molto
importante non fare confusione tra leggende e realtà: i pistilli non sono indicatori di
maturazione della pianta ma del singolo
fiore, quando imbruniscono significa che
quel fiore è senescente o è stato impollinato,
non di certo indicano il grado di maturazione dei cannabinoidi contenuti nei tricomi.
Osservando i tricomi con una lente si può
intravedere la loro forma di fungoide, se
si riesce a vedere il tallo (il gambo) allora
quella lente è dell’ingrandimento giusto. Il
tallo deve essere ambrato, ma non troppo
in quanto l’ossigeno renderà ambrati tutti i
tricomi che raccogliamo ancora trasparenti. I tricomi ghiandolari sono dei peli con
un bulbo sorretto da un tallo, se sono peli
trasparenti allora sono di recente formazione, se invece sono torbidi o ambrati quasi
marroncini allora significa che hanno già più
tempo rispetto agli analoghi trasparenti.
Il periodo ottimale però non può stare in un
libro o non può venir insegnato all’univer-
39
sità: l’esperienza acquisita sul campo renderà edotti sul comportamento da tenere
trattando le nostre genetiche, tenuto conto
che indoor si ha la completa gestione dei
parametri ambientali mentre in esterni ci si
affida alla natura.
secondari e di creano i sapori terziari, tipici
dei lunghi mesi di attesa in barattolo di vetro.
Un’altra scuola di pensiero, impraticabile
industrialmente o su larga scala, è quella del
taglio sequenziale. Il taglio sequenziale è una
SCEGLIERE VARIETÀ CHE, OLTRE AL COMMERCIALE
EFFETTO SBALLONISSIMO E POTENTISSIMO, ABBIANO
SOPRATTUTTO TEMPI DI MATURAZIONE COMPATIBILI
COL NOSTRO HABITAT
Quando si parla di raccolto ognuno ha la
sua storia da raccontare con le sue esperienze e le sue “scoperte”. Niente di male
se perlomeno ci si limitasse con umiltà a
consigliare e non imporre idee e pratiche
campate per aria, adatte solo a determinati
luoghi con circoscritte condizioni ambientali. Bisogna tenere a mente la prima regola
fondamentale dell’agronomia: “La coltivazione deve tenere conto anche dell’ambiente in cui è inserita la coltura; ciò rende
inutile ogni tentativo di generalizzazione
in campo agrario”. A meno quindi di avere
le correte nozioni di Agronomia, Chimica
e Fisiologia è impossibile e alquanto sconsigliato fare previsioni sull’andamento di
una coltura tanto più se, come abbiamo
appena visto, la medesima genetica può
comportarsi in maniera differente a seconda dell’ambiente in cui è inserita.
Quando si ha la convinzione di tagliare, per
raggiunto grado di maturazione dei tricomi
o per esigenze di limiti di tempo, vi sono
due scuole di pensiero. Una – ed è la mia
preferita per semplicità e rapidità d’esecuzione – è il taglio totale. Si recide il fusto appena
sotto i primi rami, si pulisce la pianta cioè si
tagliano le foglie più grandi, mettendole da
parte per le eventuali successive estrazioni
e la si appende tutta intera per il gambo. Il
fatto di appenderla per il gambo permette
di raccogliere e tornare in azienda in poco
tempo con poco dispendio di energie e
spreco di mezzi. Inoltre le piante asciugano più lentamente grazie ai foglioni grandi
che avvolgono le infiorescenze, ricordando
però che se permangono troppo tempo a
contatto danno un odore di fieno e foglie
secche quasi castrante ai fini di una fumata
degustativa.
Il taglio totale si effettua facendo una media
del grado di maturazione dei nostri tricomi:
quindi se l’apicale è matura, non lo saranno i rami inferiori che comunque recupereranno durante la fase di asciugatura delle
infiorescenze. Non abbiano paura i fanatici
del taglio perfetto perché altrimenti potreb-
arrogantemente disposto contro le cime.
Un ventilatore rischierebbe di far cadere
per gli eccessivi scossoni molti cristalli;
mentre un estrattore effettuerebbe un
ricambio d’aria troppo intenso, dando ai
fiori un sapore sciapo.
maniera di raccogliere le piante osservando
con meticolosa cura il grado di maturazione
di ogni singola formazione floreale (le cime!).
Il vantaggio evidente di questa pratica –
forse troppo per fanatici e poco coi piedi per
terra – è che le cime restano sulla pianta fino
a quando sono mature; si tratta perciò di una
maturazione in campo delle cime rimaste
sulla pianta. I vantaggi sono indiscutibilmente per pazienti ed utilizzatori della Canapa
terapeutica visto che pochi giorni di maturazione in più rendono solo la coltura una
Uno svantaggio immediato che viene in
mente parlando di taglio sequenziale delle
infiorescenze è senza dubbio il continuo
aprirsi di ferite che in non pochi casi si sono
rivelate entrate per patogeni e muffe, anche
letali, per il raccolto in vasetto. Sarebbero da
cicatrizzare tutte le aperture provocate dal
taglio della forbice di chi raccoglie, ma ciò
rende solamente ancor più macchinoso e
fuori dal normale questo metodo di raccolta
con taglio sequenziale.
Le foglie sono una parte importantissima
di questo procedimento, senza dimenticare
l’ottimo battuto che si estrae dagli scarti di
produzione. Con le foglie si possono ottenere battuti secchi, estrazioni a bassa temperatura ed estrazioni tramite l’ausilio di un
solvente. Le foglie rimaste attaccate alla pianta dopo il taglio, quindi quelle più piccole,
svolgono la secondaria funzione di copertina
igrometrica, cioè lasciano evaporare l’acqua
maniacale maniera di ottenere infiorescenze.
Il sapore ne risente sia positivamente, in
quanto le cime vengono essiccate ben pulite
dalle foglie, sia negativamente in quanto
asciugano troppo velocemente e si ossidano maggiormente. Andrebbe detto per
completezza che le cime devono seccare al
buio in luogo fresco e leggermente ventilato
libero dai forti odori e dagli sbalzi termici,
molto più lentamente rispetto ad una cima
senza foglie. Il sapore ne risentirà, soprattutto durante gli autunni caldi e secchi (rari e
comunque sintomo di qualche stranezza climatica). Dopo massimo un mese sono pronte per venir pulite dai rami grossi, dalle foglie
inutili ed archiviate ad affinare in vasetto. Vi
sono numerose varianti di pratica, questa è la
più comoda e redditizia secondo me.
QUANDO SI HA LA CONVINZIONE DI TAGLIARE, PER RAGGIUNTO GRADO DI
MATURAZIONE O PER ESIGENZE DI TEMPO, VI SONO DUE SCUOLE DI PENSIERO: IL
TAGLIO TOTALE E QUELLO SEQUENZIALE
bero andare in un campo a controllare le
cariossidi di frumento (ed eventualmente
li manderei a sarchiare il grano). Le piante
seccano in molto più tempo, fino a 25 giorni
dal taglio, perché sono intere e protette dalle
foglie medie ancora attaccate alla pianta.
Lentamente si creano gli equilibri tra sapori
inoltre devono essere appese (o disposte su
un graticcio) a breve distanza dal taglio in
campo e devono esserci più cime rispetto
al volume di ossigeno libero nella scatola
d’essiccazione.
Una leggera brezza è preferibile ad un
estrattore in continua o ad un ventilatore
Quando i rami più piccoli si spezzano e
quelli medi sono morbidi, allora possiamo
passare alla successiva fase di almeno
due mesi in vasetto tenendo conto che
è inutile affinare le erbe troppo secche (
“se il ramo generico si spezza di netto con
un rumore di legno rotto allora è pronta
da fumare”: mai fu udita una baggianata
simile! ). Piuttosto è meglio mettere a conciare un’erba leggermente troppo umida
che una schifezza troppo secca, dal sapore indistintamente pessimo. Dobbiamo
sempre ricordare quanto migliori un’erba
minimamente umida rispetto allo scarso
miglioramento di un’erba secca pronta da
impastare.
Inoltre ogni buon coltivatore che conosca
ciò che fa sa benissimo che l’erba nei
vasetti va osservata regolarmente per la
prima settimana: se l’erba ammuffisce,
perché è stata archiviata troppo umida, la
colpa è solo e solamente del tizio che l’ha
sigillata senza rendersi conto della sua
umidità interna ma soprattutto è colpa
sua perché non ha saputo osservare i
cambiamenti in atto nella prima settimana. Un coltivatore sa bene cosa significhi e
quanta importanza riveste l’osservazione.
In ultima cosa voglio dare dei consigli
pratici per chi raccoglie in guerrilla. Prima
di tutto servono tanti sacchi neri del pattume per occultare i rami e le foglie derivanti dalla prima cimatura in campo. In
guerrilla si tende a non tagliare le piante
interamente per non avere problemi logistici durante un’eventuale fuga attraverso
ai boschi. Secondo, ricordatevi le forbici
e la bussola per sapere esattamente da
che lato occultare i rifiuti evitando così di
attrarre sguardi e pettegolezzi indiscreti.
Infine, se possibile, interrate gli stocchi
impedendo di fatto la localizzazione del
“campo” o del sito e riempite lo spazio
con residui di potature di piante presenti
in luogo. Raccogliete infine ogni fogliolina dimenticata in giro altrimenti, come
Pollicino, arriverà qualcuno a trovarvi sui
sentieri del bosco.
In conclusione lascio i miei più sentiti auguri a tutti coloro che leggendo
quest’articolo sono nella situazione di
raccogliere. L’onestà verso i propri prodotti, la ricerca del gusto nuovo e l’approfondimento delle conoscenze devono
essere la forza che spinge e motiva ogni
coltivazione.
40
CINE REVIEW
INTERVISTA CON IL REGISTA ENRICO CARIA
L’ERA
LEGALE
La nostra caldissima estate è stata scaldata ulteriormente dalle
dichiarazioni di Roberto Saviano, autore di Gomorra e nostro più
autorevole esperto di mafia che si è dichiarato decisamente e
risolutamente a favore della legalizzazione e regolamentazione
del mercato della canapa. Il parere di Saviano, anche a fronte delle
iniziative “socio-assistenziali” intraprese dalla mafia in quel di
Scampia, segue di pochi mesi il documento firmato da numerosi
leader mondiali firmatari dell’appello della Global Commission e
rispecchia filologicamente la deriva continentale che si è delineata
in particolare nei paesi latino-americani e che vede governi di vari
orientamenti politici uniti nel reclamare una svolta extra-proibizionista. E’ in questo contesto di grandi sommovimenti geopolitici
che un film come L’Era legale del regista partenopeo Enrico Caria
di Enrico Fletzer
appare in sintonia con lo zeitgeist di cui sopra.
Un film estremamente piacevole, grazie
al tipico estro napoletano, ma non per
questo scontato. Il film di Enrico Caria non
è un prodotto banale non fosse per gli
autorevoli interventi del direttore dell’Economist, di Isabella Rossellini e di Renzo
Arbore ma anche di alcuni esponenti della
destra illuminata.
Ne L’Era Legale il protagonista é un candidato sindaco di una grande città del
nostro Meridione, che da perfetto sco-
SSIT: Il tuo film interviene sul tema della
legalizzazione delle droghe: il sindaco Amore propone l’anticipazione di
un movimento alto che non guarda a
destra o a sinistra ma che si muove con
i piedi per terra. Un ruolo che in parte
potremmo associare al De Magistris sindaco di Napoli, un magistrato ma anche
un outsider della scena politica tradizionale. E’ una scelta casuale quella di un
sindaco come protagonista o pensi che
anche il sindaco vero possa proporre di
attuare una svolta nella politica delle
droghe e non solo?
SSIT: L’operazione “Mo’basta” ci ricorda
come il sindaco possa, con un decreto
di necessità ed urgenza, attuare forme
di distribuzione di sostanze o farmaci
atti a tutelare la salute. Una competenza generalmente disattesa dalle autorità e spesso omessa, tanto da rendersi
responsabili di gravi atti di negligenza
colposa, come proprio il proibizionismo produce su scala più vasta. Che
ne pensi?
Volevo affrontare temi scottanti col tono
leggero della satira. Le possibilità offerte
dal linguaggio di un finto documentario
Da autore satirico, la mia è una provocazione culturale. Sono sì alla ricerca
di nuovi format per il cinema politico e
alla Zelig di Allen mi sono quindi sembrate le più adatte. Da qui la finta biografia
di un parvenu che diventa sindaco e la
sua ascesa tragicomica nella quale incastonare i problemi reali di Napoli. Quanto
a De Magistris, la sua elezione è avvenuta
mentre ero in montaggio, e solo il caso ha
voluto che entrambi i sindaci, (quello vero
e quello di fantasia) siano spuntati fuori dai
soliti giochetti politici del voto di scambio
che a Napoli, da Achille Lauro in poi, ha
ammorbato quasi sempre le elezioni, sia
a destra che a sinistra. O forse una certa
voglia di riscatto del popolo napoletano
era già nell’aria; mi riferisco in particolare
ai comitati anti-discarica che sono scesi in
piazza per opporsi al degrado e al malaffare prendendosi pure un sacco di botte e
di denunce... ma alla fine l’hanno spuntata
spesso e volentieri. Non a caso è anche a
credo che un intrattenimento - ti cito
- non banale, sia un ottimo veicolo per
uno sguardo civile forte. E qui mi fermo.
Non pretendo di entrare nel dettaglio
delle soluzioni possibili. Questo spetta a
chi fa politica attiva e ha dati e strumenti
adatti. Ma di una cosa sono certo: il proibizionismo è un fallimento criminale che
moltiplica i drogati, riempie le galere di
malati e rende le mafie invincibili. Come
dice il procuratore Macrì nel mio film: se
non chiudiamo il rubinetto del traffico di
droga non finiremo mai di combattere il
riciclaggio e le nostre democrazie finiranno come in Messico: ostaggio dei narcos,
con economie mafiose dove i cittadini
sono ormai sudditi della criminalità organizzata.
Ma noi non vogliamo che accada e non
molliamo. Giusto?
loro che De Magistris ha dovuto volgere
lo sguardo.
alla creazione di una civiltà ideale dove
tutti stanno bene e pochi fanno i furbi.
Il padre si concede qualche canna ed è
guarito dalla dipendenza dall’alcool. Con
un vantaggio anche per le casse della
comunità. Insomma Enrico Caria con un
piccolo budget è riuscito a produrre tanto
divertimento e tanti interventi di esperti e
di politici. E ci auguriamo che il suo lavoro
venga valorizzato anche perché, almeno
inizialmente, il film ha avuto delle spora-
LA FINTA BIOGRAFIA DI UN PARVENU CHE DIVENTA
SINDACO E LA SUA ASCESA TRAGICOMICA NELLA QUALE
INCASTONARE I PROBLEMI REALI DI NAPOLI
nosciuto riesce ad essere eletto sindaco
e comincia ad adottare una serie di soluzioni giuste e razionali che, nonostante le
tante diffidenze iniziali, riescono ad avere
successo grazie alla legalizzazione e al
buon senso ivi applicato. La storia sembra
quasi ricalcare il successo parallelo di tanti
outsider della politica vincitori alle ultime
elezioni comunali come Pisapia a Milano,
Doria a Genova e De Magistris a Napoli.
Il signor Amore comincia a capire che si
tratta di affrontare il problema del consumo delle sostanze voluttuarie proprio
come lo stesso ha operato con suo padre
alcolista che si rovinava il fegato con il
vinaccio che gli vendeva la camorra di
nascosto. Parimenti Amore si impegna
a regolamentare il mercato degli stupefacenti togliendo i profitti alla malavita
e distribuendo gli utili alla collettività.
Amore, partendo da una analisi empirica riesce a fornire una via di uscita dal
proibizionismo e dalla delinquenza fino
diche apparizioni nelle sale e nei circuiti
dei centri sociali ed underground mentre
è sicuramente un lavoro che merita molta
più attenzione.
SSIT: Come è nata l’idea di far scattare
l’era legale, un film assolutamente non
banale che rende giustizia ad una grande città come Napoli?
L’idea che a Napoli siamo seduti su una
montagna d’oro ma poi moriamo quasi
di fame mi salire sempre il sangue in
testa. Per dirla con Goethe: Napoli è un
Paradiso abitato da diavoli... tanti poveri
diavoli aggiungerei io, cui una minoranza
di demoni camorristi ha rubato e continua
a rubare il presente e il futuro... e ahime,
grazie al traffico di droga sono ormai così
ricchi e potenti che fermarli è diventata
un’impresa. Ma non impossibile. E’ necessario però che le Istituzioni dello Stato la
piantino di guardare dall’altra parte (se
non peggio).
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42
INTERVIEW
BOTTA E RISPOSTA AL CARDIOPALMA CON UNA CONVINTA PROIBIZIONISTA
C’è chi dice no, a priori
C’è chi del proibizionismo ha fatto una carriera politica, chi semplicemente ignora quasi del tutto la questione
e si esprime per partito preso, e chi invece al fatto che “tutte le droghe siano dannose per l’uomo” ci crede
davvero e difende la sua idea a spada tratta. Ne parliamo con Katia, una ragazza che, pur non facendo attivdi Giovanna Dark
ismo in senso proprio, ha fatto della lotta al consumo uno dei suoi valori più forti.
Questa è un’intervista che ho sempre rimandato. Sapevo già a cosa andavo incontro
e il pensiero di avere un sicuro battibecco
con una semi-sconosciuta non mi allettava
di certo. Ma poi con riluttanza ho ceduto
all’idea che sentire anche “l’altra campana”
SSIT: Quindi sei una fumatrice.
Non più, lo sono stata in modo molto saltuario durante l’adolescenza ma era la classica posa da ragazzina che vuole sembrare
più grande. Non mi è mai piaciuto l’odore
CREDO CHE CHI DECIDE DELIBERATAMENTE DI
DROGARSI NON STIA AFFATTO BENE CON SÉ STESSO, CHE
ABBIA DI CERTO DEI PROBLEMI
è qualcosa che fa sempre bene alla completezza e alla conoscenza di un argomento e
quindi, dopo un personal di profumatissima
Skunk e 10 minuti buoni di training autogeno, mi sono avviata verso l’appartamento
di Katia con la ferma intenzione di ascoltare
pazientemente ed astenermi il più possibile
dal commentare. L’intenzione di fondo non
era quella di convertirla alla causa antiproibizionista o convincerla che le sue erano idee
fallaci, il mio intento era piuttosto quello di
cogliere le ragioni profonde di un’idea che
tutto sommato è per definizione liberticida
e intrinsecamente negativa. Non tanto per
darvi l’ennesima conferma che siamo dalla
parte della ragione, quanto piuttosto per
offrire – senza pretese di boria, per carità!
– uno strumento di difesa critica per sostenere la causa antiproibizionista con argomenti validi e convincenti. Perché, citando il
filosofo e sociologo francese Michel Focault,
“La critica non deve essere la premessa di un
ragionamento che poi si concluderebbe col
dire: ecco dunque quel che vi resta da fare.
Deve essere invece uno strumento per coloro che lottano, resistono e non ne vogliono più sapere di come son messe le cose.
Deve essere quindi utilizzata nei processi
di conflitto, di scontro, nei processi in cui
si mettono in atto dei tentativi di rifiuto.
Non deve fare la legge alla legge. Non è
una tappa all’interno di una programmazione. È una sfida nei confronti delle cose
così come sono”.
SSIT: Iniziamo con una domanda ovvia
quanto probabilmente irritante alle tue
orecchie: hai mai fumato cannabis?
Si ma non è stato intenzionale. Mi ero
appena trasferita in una nuova città per
studiare all’università e vivevo in un appartamento con altre 4 persone come moltissimi altri fuori sede. Ovviamente ogni tanto
capitava che si facessero delle feste con
amici e una di quelle sere mi sono ritrovata
a fumare uno spinello credendo fosse una
sigaretta di tabacco.
del fumo e in fondo sono una salutista.
Quella volta avevo appena 19 anni e ho
davvero fumato in buona fede.
SSIT: È stata una brutta esperienza?
È stato terribile. Quasi subito mi
sono sentita male, con una tachicardia folle e una debolezza che a
stento mi reggevo in piedi, poi ho
sentito un caldo tremendo e poco
dopo sono svenuta. Una mia coinquilina si è spaventata al punto di chiamare
la guardia medica e non è stato per niente
bello spiegare al dottore che se ero in
quello stato era perché avevo “incidentalmente” fumato della
marijuana. Ricordo che mi
vergognai moltissimo.
SSIT: Da allora immagino che tu non
abbia mai più toccato una canna...
qual’è la radice delle tue idee proibizioniste.
Premesso che non amo particolarmente
essere definita una “proibizionista”, il mio è
un ragionamento molto semplice: la droga
è una cosa da deboli. Credo che chi decide
deliberatamente di drogarsi non stia affatto
bene con sé stesso, che abbia di certo dei
problemi. Vuoi che siano di relazione con le
altre persone, per cui per stare in mezzo alla
gente si ha bisogno della “spintarella”; vuoi
perché magari non ci si accetta e quindi
si sospende la coscienza in modo da non
dover riflettere troppo sulle proprie azioni.
Ovvio. Non sono una masochista.
SSIT: La tua prima ed unica esperienza con la cannabis è stata quindi traumatica. È da qui che hai maturato la
tua convinzione che le droghe siano
un male per le persone? Spiegaci
SSIT: Secondo te dunque tutte le droghe
sono uguali? Non pensi che possa esistere una differenza sostanziale tra droghe
leggere e droghe pesanti?
Si, sono uguali l’una all’altra nella misura in
cui alterano il tuo stato psicofisico. Sia che
tu ti faccia una canna o una riga di cocaina,
piuttosto che una siringa di eroina, l’effetto in soldoni sarà sempre lo stesso. Ovvero una modifica evidente
del proprio stato di coscienza. È
come un voler allontanarsi da sé
stessi per trasformarsi un una
persona diversa. A mio parere chi usa droghe pensa di
essere una persona migliore
quando è sotto il loro effetto ma agli occhi della società
rimane indubbiamente un
alienato.
SSIT: Stando a quanto affermano i cosiddetti “filosofi lisergici” come Timothy Leary e Richard
Alpert, è proprio questa la caratteristica migliore delle sostanze
stupefacenti. Le definiscono
“chiavi chimiche in grado
di aprire la mente, liberando il sistema nervoso dagli schemi e
dalle sue strutture
ordinarie”. Certo loro
si riferivano ad LSD
e altre sostanze psichedeliche, ma anche
la marijuana ha delle
proprietà
positive
rispetto al benessere
psicofisico di una persona. Tonnellate di
ricerche mediche lo
confermano e anche
a livello legislativo
alcune regioni italiane hanno iniziato
ad accettare l’utilizzo
di derivati della cannabis
per la cura di specifiche patologie.
Esistono anche tonnellate di ricerche mediche che dicono il contrario. Giusto ieri leggevo un articolo
che parlava di come l’uso costante
di cannabis comporti un rischio di
sviluppare il tumore al polmone
20 volte di più rispetto al fumo di
sigarette. Anche li c’era una grossa università e un professorone
43
che garantivano per queste affermazioni...
e allora dove sta la verità? Io so solo che
fumare, qualsiasi cosa, fa male alla salute. Le
Regioni che hanno approvato leggi sull’uso
della cannabis terapeutica non hanno certo
fornito gli ospedali di spinelli pronti all’uso.
Si parla di medicinali, di sintesi chimica. Non
metto in dubbio che la marijuana, essendo
una pianta, abbia delle proprietà benefiche.
Tutte le piante ne hanno, non vedo perché
questa dovrebbe fare eccezione. Il problema è che le proprietà benefiche della cannabis sono comunque inferiori alle esternalità
negative che il suo uso ha sulla popolazione.
SSIT: Il proibizionismo è certo fondato
sull’assunto socioeconomico che l’uso
ludico delle sostanze stupefacenti, marijuana in primis, abbia pesanti ricadute
sia a livello produttivo che a livello di
ordine pubblico. Ma non credi che, sempre ragionando in questi termini, illegalità chiami illegalità? Mi spiego: nel
momento in cui una sostanza come la
cannabis – che viene usata da più di 1/5
della popolazione – è bandita dal commercio, il mercato nero arriva immedia-
è un problema culturale. L’illegalità diffusa
che esiste nel nostro Paese ha radici molto
lontane e il narcotraffico è solo una delle
molte sfaccettature.
SSIT: Se quindi anche in Italia ci si dovesse muovere, come molti altri Paesi hanno
fatto, nel senso della tolleranza verso
SSIT: Molti economisti internazionali hanno benedetto la legalizzazione
della marijuana in quanto decisamente
benefica per i bilanci statali. Il professor
Marco Rossi dell’università La Sapienza
ha affermato proprio sulle nostre pagine che solo nel biennio 2007/2008 l’erario avrebbe potuto riscuotere circa 10
IL PROBLEMA È CHE LE PROPRIETÀ BENEFICHE DELLA CANNABIS SONO COMUNQUE
INFERIORI ALLE ESTERNALITÀ NEGATIVE CHE IL SUO USO HA SULLA POPOLAZIONE
l’auto-coltivazione, rendendo nuovamente legale la pianta di canapa, credi
che la tua posizione potrebbe cambiare?
No perché questa sarebbe solo una soluzione parziale. Le droghe portano problemi
sia nel senso a cui alludi tu, ovvero arricchimento della criminalità e diffusione della
cultura dell’illegalità, sia nel senso più ampio
di costo sociale. Quanti giovani sono finiti in
cura per aver assunto droga? E quanto credi
che costi allo Stato mantenerli improduttivi
perché impazziti o perché ammalati? So
miliardi di euro dalle imposte sulla vendita legale di cannabis. Praticamente una
finanziaria risparmiata alle nostre tasche.
Economicamente parlando, non credi
sarebbe una buona risposta proprio alla
crisi che stiamo vivendo?
Ok, potrebbe essere una soluzione immediatamente positiva ma poi i costi sociali
della diffusa tossicodipendenza sarebbero
incrementati, vanificando il guadagno ricavato dalla tassazione della sostanza stessa.
In pratica sarebbe un gioco a somma zero
in cui alla fine non vince nessuno ma tutti
perdono.
SSIT: Dal momento che le tue idee sono
così cristalline e che il tuo dire no alle
sostanze stupefacenti pare essere un
caposaldo esistenziale, perché non sei
mai entrata a far parte di una delle tante
associazioni contro la droga?
Mi sono sempre considerata un cane sciolto e il limitare il mio raggio di azione e di
pensiero ad una singola associazione mi è
sempre sembrato riduttivo.
SSIT: Dunque ti limiti solamente a fare
proseliti?
Non lo definirei proselitismo quanto piuttosto fare prevenzione e informazione.
tamente a soddisfare la domanda e, in
Italia, sai meglio di me che mercato nero
significa Mafie e narcotraffico.
Infatti fosse per me queste sostanze dovrebbero scomparire del tutto. Quello di cui parli
idee. Semplicemente mi limito ad agire
concretamente quando la situazione lo
richiede. Ad esempio se vedo che nella
strada di casa mia ci sono persone intente a
spacciare chiamo subito il 113 denunciando il fatto. Oppure se noto che tra amici ci
sono persone che si drogano o mostrano i
sintomi della tossicodipendenza, mi limito
benissimo che parlando in questo modo
rischio di sembrare una nazista ma, a conti
fatti e tenendo conto del periodo di crisi
economica che stiamo vivendo, la tossicodipendenza altrui è un costo che io come cittadina mi rifiuto categoricamente di pagare.
a prenderli in disparte e a parlare loro senza
astio ma cercando di convincerli che quello
che fanno è scorretto proprio nei confronti
di loro stessi. Dico loro che non vale la
pena buttarsi via in questo modo e che
smettendo la salute ne gioverebbe inevitabilmente. Cerco sempre di premere sui
due aspetti cardine della consapevolezza
e della responsabilità, che nel mondo delle
dipendenze significano soprattutto comprensione delle conseguenze delle proprie
azioni, anche di quelle che comunemente
sono considerate in modo superficiale e
non dannoso. Per questo la mia preoccupazione maggiore è quella di rivolgermi
a chi fuma marijuana. Comincia sempre
tutto con questa droga: prima qualche
tiro, poi qualche canna e non appena non
bastano più si passa a cose molto più
pesanti. E non dire che non è vero, perché
non si è mai sentito nessuno che abbia
fatto il percorso inverso.
SiT: Scommetto che non hai mai sentito quel verso della canzone robespierre degli offlaga disco Pax che dice “gli
amici del campetto / passati dalle marlboro direttamente all’eroina / alla faccia delle droghe leggere”. ma questo è
un’altro discorso, si parlava di anni ‘70.
Un’ultima domanda: se tuo figlio dovesse mai cominciare a far uso di marijuana,
come la prenderesti?
SSIT: Curioso, credevo di fare lo stesso
anch’io. Evidentemente abbiamo fonti
diametralmente opposte. Ad ogni modo,
raccontaci in cosa si esplicita la tua attività informativa.
Un’ultima domanda: se tuo figlio dovesse
mai cominciare a far uso di marijuana, come
la prenderesti?
Niente di istituzionale o particolarmente
articolato. Non ho un blog, né fermo per
strada le persone per parlargli delle mie
SSIT: Grazie per il tuo tempo.
Ne morirei.
Grazie a voi.
44
ESTRAZIONE
GUIDA AI METODI DI ESTRAZIONE E LAVORAZIONE DELLA RESINA
Tradizione VS
innovazione
di Carlo Erba
Cari amici di Soft Secrets, in questo numero
cercheremo di effettuare un confronto tra
l’hashish ottenuto con le tecniche tradizionali rispetto a quello ottenuto con le tecniche moderne. Tale paragone non è dei più
semplici, visto che tutti i prodotti realizzati da
sapienti mani hanno qualità e caratteristiche
proprie che li rendono egualmente appetibili per l’amante della resina. Innanzitutto possiamo fare una disamina delle varie tecniche
di estrazione esistenti, tradizionali e non,
che ci permettono di ottenere la resina dalla
nostra amata pianta. Fondamentalmente le
tecniche di produzione tradizionali sono 2:
setacciando le piante secche o sfregando
le mani sulle piante ancora vive. I metodi
di estrazione moderni invece sono principalmente 3: l’estrazione mediante l’utilizzo
di ghiaccio e sacche con fondo a “setaccio”,
il famigerato Ice-O-Lator; il fumo ottenuto
con il setaccio rotante, macchinario brevettato dal Pollinator di Amsterdam e che gli
ha dato il nome e infine le estrazioni con gas
o solventi vari che danno origine ai Budder.
Cerchiamo di fare un po’ d’ordine:
mese e la storia vuole che venisse conservata sotto terra all’interno di pelli di capra;
dopo un periodo di maturazione, viene
impastata a mano con acqua calda, thè o
vapore acqueo.
2) Estrazione del tipo “hand
rubbing”, metodo tradizionale:
India, Kashmir, Nepal
di qualità disponibile, è di seconda e terza
battitura. In Libano l’hashish viene fatto in
maniera analoga, l’unica differenza sostanziale è che al posto di battere si sfrega su dei
setacci montati in telai di legno. Il prodotto
viene sfregato su almeno tre tele diverse e
La resina può essere collezionata anche
tramite lo sfregamento diretto delle mani
sulle cime di piante vive. Questo è un metodo poco produttivo rispetto alla battitura
marocchina, visto che molta resina si spre-
il risultato finale sarà la nostra tanto desiderata resina. L’hashish libanese, prodotto
nella Bekaa Valley, è difficilmente reperibile
sul mercato a differenza degli anni 70 dove
nelle sue 3 qualità più famose - Red, Blonde
e Gold – spopolava in Europa.
In Afghanistan l’hashish viene setacciato
in un modo ancora diverso: per pressione.
La cosa che rendeva un tempo l’hashish
afgano il migliore al mondo è che la polvere
ottenuta dalla prima operazione, veniva filtrata una seconda volta con una maglia più
fine, in modo da trattenere solo le ghiandole
più mature e aumentando di conseguenza
la potenza del prodotto finito. La polvere
ottenuta veniva fatta riposare per qualche
ca perchè rimane attaccata alla pianta. Nei
paesi intorno all’Himalaya l’hashish viene
prodotto proprio in questa maniera; è un
lavoro molto duro visto che un charsi esperto può produrre in una giornata di lavoro, 5
grammi di crema o 10 grammi e più di prodotto meno raffinato. L’operazione è molto
semplice ma per ottenere buoni risultati è
richiesta molta esperienza: si prende una
cima tra le mani e si comincia a sfregarla
gentilmente, delicatamente e in maniera
uniforme, dall’alto verso il basso e viceversa. Bisogna stare attenti a non fare troppa
pressione perchè altrimenti si sporcherà il
prodotto finito di materiale vegetale rendendolo meno pregiato. I luoghi migliori
1) Estrazione con setacci,
metodo tradizionale: Marocco,
Libano, Afganistan ed altri
In Marocco il fumo si ottiene mediante battitura su setacci. Le piante vengono raccolte
ed essiccate all’interno delle fattorie o sulle
terrazze delle stesse. Dopo qualche mese,
i contadini prendono le cime secche ed
iniziano la battitura, procedura che porterà
ad ottenere il distacco delle ghiandole di
resina dalla parte vegetale. L’operazione sarà
ripetuta più volte: la prima volta tenderanno
a distaccarsi solo le ghiandole più mature,
la seconda anche quelle meno mature e via
via finchè si arriva alla quinta battitura, dove
non c’è praticamente più resina ma solo
materiale vegetale. Chiaramente il prodotto di maggior qualità, sarà quello di prima
battitura, ma è praticamente introvabile
sul mercato. La maggioranza dell’hashish
dove viene prodotta la charas, si trovano
nell’Himachal Pradesh dove troviamo la
Kullu Valley, Parvati, Manali e la Malana. La
produzione di queste zone è molto molto
bassa ed è destinata a soddisfare un giro
molto ristretto di amici e conoscenti.
3) Estrazioni moderne: Ice-OLator, butano, solventi
Queste sono tecniche che permettono di
avere un prodotto finito con una maggior
percentuale di principio attivo: si parte dal
40% dell’ Ice-O-Lator sino ad arrivare oltre al
90 dei Budder. L’Ice-o-lator sfrutta il principio
per il quale una temperatura di 0 gradi, permette un agevole distacco della resina dalle
cime. Il trim viene messo all’interno della
sacca con acqua fredda e ghiaccio, dopo 20
minuti si comincia a frullare con uno sbattitore elettrico e poi si filtra il tutto: nella sacca
superiore resterà la parte vegetale, in quella
inferiore la resina. Usando molte sacche con
fori di diverso diametro si possono ottenere
varie qualità di Ice, una più potente dell’altra.
La parte più noiosa sta nell’asciugare la resina estratta: con un po’ di pazienza e con un
buon lavoro manuale, non risulterà troppo
difficile. Bisogna comunque asciugare bene
l’hashish visto che se rimane bagnato diviene suscettibile alle muffe.
Il Budder invece viene ottenuto mediante
l’utilizzo di gas butano. Questo tipo di estrazione riesce a realizzare un prodotto finito
potentissimo: oltre il 90% di THC o cannabinoidi vari. Nel realizzare questa estrazione bisogna stare molto attenti, visto che il
butano è un gas altamente infiammabile e
nocivo per l’uomo. Infine vale solo la pena di
ricordare che ci sono molti solventi in grado
di distaccare le ghiandole di resina dalla
parte vegetale, il più comune di questi è l’alcool con il quale è possibile anche ottenere
un potentissimo olio.
Dopo aver esaminato le tecniche più diffuse
per collezionare la resina, è giunto il momento di trarre delle conclusioni. Personalmente,
preferisco le tecniche tradizionali, in quanto ghiaccio e solventi vari, rovinando gran
parte dei terpeni presenti, diminuiscono l’aroma del prodotto finito, pur aumentando
la potenza. Certo è che chi scrive ritiene che
fumare hashish debba essere innanzitutto
un piacere per il palato, prima che un’esperienza psicoattiva, per questo la scelta per
me diviene scontata.
Voi invece che ne pensate?
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45
MUSIC INTERVIEW
COLE E GAST DEL TRUCEKLAN PRESENTANO IL LORO NUOVO PROGETTO
essere scoperti i lettori di libri in Farenheit
451. Il signor Rossi con un lavoro, con 1
metro quadro e 400 watt, non ha margini
per risultare socialmente rilevante da questo punto di vista e nella mia esperienza
di tutti i giorni posso dire di essere rimasto
stupito di quanti signor Rossi ci siano.
Guerrilla
Outdoor
“L’hip hop porta i nostri giovani a delle condotte di carattere illecito,
gravi, spesso anche mettendo a grave rischio la loro stessa incolumità
fisica”. Conferenza stampa dei Carabinieri in relazione all’operazione
antidroga e all’arresto di alcuni membri del Truceklan.
di Carlos Rafael Esposito
L’hip hop spaventa le forze dell’ordine? Turba i sogni quieti dei benpensati?
Perfetto, se è davvero così, allora è proprio
arrivato il momento di scoprire Guerrilla
dal punto di vista positivo tutto quello che
sta dietro al mondo della coltivazione, che
non si riduce solo alla cultura della fattanza.
Ad esempio l’adrenalina del primo raccolto,
GAST: Guarda, adesso mi capita parecchie
volte di provare erba autoprodotta e ti
posso assicurare che a Roma si coltiva tantissimo, sia indoor che outdoor. Le genetiche
sono buone e anche un cretino riesce ad
avere dei buoni risultati. Questo ovviamente
anche grazie al grande lavoro educativo che
hanno svolto negli anni i growshop e Soft
Secrets e Co. Io senza queste informazioni
sarei stato fottuto.
SSIT: Torniamo al tecnico. Come e perché scegliere di autoprodurre la propria erba?
GAST: Se hai un certo tipo di testa e un certo
NEL RAP, INFATTI, TUTTI HANNO DETTO: “ FATEVI LE CANNE, FUMATEVI I BONG”. MA MAI
NESSUNO AVEVA DATO TESTIMONIANZA DI ESPERIENZA DIRETTA DI COLTIVAZIONE.
Outdoor il nuovo progetto di Cole e Gast
dei Truceklan. Un progetto che, come dice
il nome, è strettamente connesso all’azione
politica di autoprodurre la propria ganja.
SSIT: Come nasce il progetto Guerrilla
Outdoor?
il giardinaggio, l’escursione per trovare un
luogo adatto alla coltivazione in guerrilla.
GAST: E poi tutti dovevano sapere che basta
un armadietto autoprodotto, poche centinaia di euro e puoi essere felice! Invece tutti
Ho cominciato a puntare tutto su una coltivazione più auto selettiva: per me le piante
devono resistere al freddo e al caldo, ovviamente evitando gli shock termici, devono
poter resistere ai parassiti che a Roma sono
numerosi, e quindi da iper affettivo e iper
protettivo sono diventato più assente e proprio con questa mia mancanza ho trovato i
punti di forza.
Allora affezionati lettori di Soft, siete pronti
per la guerrilla? Sul tubo la trovate a questo indirizzo: http://www.youtube.com/
watch?v=B0FdGhkJujk ed ecco in anteprima alcune liriche:
COLE: La notte mi oriento con le stelle nella
selva / seguo il vento / sento l’acqua che la
disegna / finisce la città più in la si fa campagna / cerco sole ancora sole e terra di montagna. Qui scorre un’acqua con il PH adatto
/ se hai terra idonea è il metodo perfetto
/ un seme ogni due metri sotto 5 mm / se
vuoi una piantagione senza muffa resistente
spargi strain femminizzati appropriati / rain
proof con il mio crew mimetizzati / faccio
alberi nei prati / scelgo luoghi desolati. 1 per
le madri 2 i cloni radicati / cima sti cespugli
frutteranno doppio / germoglio nella buca
/ substrato al cocco / sparisci qualche mese
hai buone percentuali di ragionare in un
inverno fatto di quintali
tipo di possibilità, autoprodurre diventa un
tuo dovere in modo che diventi legale nel
più breve tempo possibile. E anche se così
non fosse, è sempre compito di tutti noi
consumatori diffondere la cultura dell’autoproduzione anche contro l’attuale legge che
GAST: C’ho il new era mimetico / il giacchetto sintetico / qualche antistaminico
e un progetto magnifico / cerco zone /
boschi senza traccia umana / posti inesplorati per i miei giardini sconfinati. Porto cloni
radicati / semi femminizzati / dormiamo
incrementa la bassa qualità del prodotto.
Figurati, già non sai che compri al supermercato, immagina quando compri l’erba!
E poi un consiglio per cominciare? Studiate.
Leggete Soft Secrets, andate su internet,
entrate in un growshop e informatevi.
accampati illuminati dalla luna / cerco una
laguna / scavo buche ad una ad una /
sudo sangue mi spezzo le gambe / devo
farci una fortuna. Nell’orto porto sativa
in vegetativa come alternativa / guerrilla
outdoor racconta in comitiva la mia Kush è
psicoattiva / ti attiva / fatta nei boschi sotto
al sole è cattiva / è viva. Dio fumo solo marijuana bio / mi da l’oblio / la coltivo io stesso
/ chiedi ad ogni amico fesso / adesso è ora
che esci e scegli i semi / ti avveleni con la
merda che trattieni.
COLE: Questo progetto è l’unica cosa politica che ho fatto nella mia vita, perché credo
sia importante far passare il messaggio
dell’autoproduzione. Idealmente nasce nel
2008 e avrebbe dovuto comprendere 5
pezzi incentrati sul tema della coltivazione
e del consumo di erba. L’aspetto dirompente era che volevamo concentrarci sul lato
tecnico come nessuno aveva ancora fatto.
Nel rap, infatti, tutti hanno detto: “ Fatevi
le canne, fumatevi i bong”. Ma mai nessuno aveva dato testimonianza di esperienza
diretta di coltivazione.
GAST: Sono i primi pezzi in italiano che
spiegano come e perché coltivare. All’epoca
erano informazioni di nicchia quindi, con
Cole, abbiamo deciso di fare un concept
album in cui si affrontasse il discorso cannabinoidi e sostanze stupefacenti, da un
punto di vista completo, funzionale alla diffusione del fenomeno e della cultura. Tra i
miei amici ero l’unico che coltivava, quindi,
la mia idea era di divulgare tutte quelle
informazioni che mi avevano colpito in Soft
Secrets, Dolce Vita, High Times, la Bibbia
Indoor, diventando anche io parte di questo
circuito di informazione e approfittando del
fatto che il rap è un mezzo immediato di
comunicazione, che riunisce la gente.
COLE: Ci esponiamo tantissimo per far capire ai ragazzi che è importante sapere ciò che
si sta fumando. Tanti ragazzi non si muovono in questa direzione semplicemente perché non conoscono tutto quello che ci sta
dietro. Dal punto di vista negativo: il traffico,
le mafie e tutto quello che comportano. E
vivevamo la frustrazione di pagare oro un
surrogato della maria, che tagliavano con di
tutto: fecola, silicio, farina, liquidi vari...
SSIT: Nonostante tutti i problemi se ti
sgamano a coltivare, perché sempre
più persone decidono di cominciare?
COLE: Io non credo negli eroi. Secondo me
la gente rischia perché nell’anonimato, se
uno fa le cose fatte bene, la percentuale di
essere scoperti è la stessa che avevano di
COLE: Il rapporto fra giardiniere e piante
all’inizio è morboso perché non hai esperienza, alla minima macchiolina, finisci per
ipernutrire le piante. La mia fortuna è stata
di non desistere ma di cambiare approccio.
46
BELPAESE / INDICE PUBBLICITÀ
Marijuana
Metropolitana
Una vera e propria azienda per la coltivazione della marijuana, con impianti di
irrigazione, lampade alogene e camere
di essiccazione, all’interno di un lungo
tunnel nell’antica “ferrovia metropolitana” di Roma, proprio sotto la Banca d’Italia. I finanzieri del Comando Provinciale
di Roma hanno scoperto vicino alla sta-
zione di Roma Casilina, un’area sotterranea di circa 7000 metri quadrati in cui
era stata allestita una serra per la coltivazione e la lavorazione di marijuana.
Il tunnel, costruito durante la seconda
guerra mondiale, avrebbe dovuto collegare, con una linea metropolitana mai
realizzata, il quartiere di Centocelle con
la stazione Termini.
Ad insospettire i “Baschi verdi” del
Gruppo Pronto Impiego di Roma nel
corso di un normale pattugliamento è
stato il forte odore di marijuana proveniente da un dirupo della zona, nota per i
numerosi sotterranei in pietra ora adibiti
che in quel momento stava entrando nel
tunnel e che è risultato titolare dell’azienda agricola. Il primo tratto del tunnel era
ancora adibito a fungaia, con
cassette di legno per il trasporto e locali per la conservazione. Continuando
l’esplorazione però, i finanzieri hanno
scoperto un muro di mattoni attraver-
so il quale, con un ingegnoso meccanismo di cerniere, si accede alla seconda
parte della galleria. Qui era stata allestita una grande serra con circa mille
piantine, alcune alte quasi un metro e
altre appena spuntate, coltivate grazie
ad un efficace impianto di lampade
alogene ed un sistema di irrigazione
composto da cisterne di acqua sotterranee, autoclavi ed una rete capillare
di tubi che si diramava al di sotto della
piantagione.
La struttura era completata da una
stanza per l’essiccazione della marijuana con deumidificatori, tavoli da lavoro
UN’AREA SOTTERRANEA DI CIRCA 7000 METRI
QUADRATI IN CUI ERA STATA ALLESTITA UNA SERRA PER
LA COLTIVAZIONE E LA LAVORAZIONE DI MARIJUANA
alla coltivazione di funghi. Dalle indagini è emerso che l’odore proveniva da
un’impresa agricola situata nelle vicinanze. Durante la perquisizione della zona i
finanzieri hanno fermato un 57enne, C.O.
con vari utensili, bilance di precisione,
prodotti chimici ed uno strumenti per
l’estrazione. Alcune piante erano già
confezionate in buste di plastica sottovuoto e pronte per essere vendute.
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L’imperdibile SSIT 6/2012
esce il 9 novembre 2012
In un angolo c’erano tute da lavoro
e scarponi per gli operai, mentre alla
parete, su una lavagna, erano annotati
i quantitativi di fertilizzante da utilizzare. Lungo il corridoio che portava alla
serra, inoltre, erano stati disseminati
dischetti di vetroresina che se calpestati producevano un rumore acuto.
Un sistema di allarme artigianale per
scoprire l’arrivo di “ospiti indesiderati”.
In tutto sono stati sequestrati 340 chili di
marijuana, da cui sarebbero state ricavate,
considerando il prezzo di mercato di 7/8
euro al grammo, circa 3 milioni di euro con
la vendita di 340.000 dosi probabilmente
destinate al mercato nazionale e internazionale. Il titolare dell’azienda agricola è
stato arrestato e posto a disposizione del
Sostituto procuratore della Repubblica,
Maria Bice Barborini, sotto la cui direzione
Soft Secrets Italia è pubblicato da:
Discover Publisher BV
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Tel: 0031 - 73 54 98 112
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Editore: CC Cremer
Collaboratori: Ed Rosenthal, Franco Casalone,
Jorge Cervantes, Enrico Fletzer, CBG, Monsignor
Jose Maria, Carlo Vinci, Giovanna Dark, Davide
Calabria, Carlos Rafael Esposito, Carlo Erba,
Little Lebowski e tanti altri.
Traduzioni: Valefizz
Indirizzo redazione:
Soft Secrets Italia
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senza autorizzazione degli editori.
proseguiranno, ora, le indagini per individuare i complici del gestore.
“Questa scoperta - è l’analisi del segretario dei Radicali Mario Staderini - è
tanto clamorosa quanto emblematica:
nella capitale d’Italia accade quello che è
norma in Messico. Dopo essersi comprati
immobili e imprese delle nostre città con
i soldi della droga proibita, ora le narcomafie si prendono pure il sottosuolo.
Dispiace per i finanzieri che hanno
perso il loro tempo, ma questi sequestri
sono solo spreco di denaro e di risorse
umane”. “Anziché tutelare il fatturato
miliardario delle narcomafie - conclude
Staderini - si arrivi subito alla legalizzazione almeno della coltivazione ad uso
domestico. Meglio una pianta legale
sul balcone che mille piante criminogene sotto un tunnel”.
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www.sweetseeds.es
0LOOLRU%DQFDGL6HPH
([SRFDQQDELV 2007
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6SDQQDELV 2008
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,QGLFD6DWLYDāBlue Black x Maple Leaf Indica x White Rhino
®
,QGLFD6DWLYDāJack Herer x Ak47
1. Premi Outdoor
“Ragazza dell’anno”
Cannabis Champions Cup
2011
2009
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Jack 47 Auto
Big Devil #2
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