Tratto da www.ilsole24ore.com del 21 ottobre 2016
nel mondo
mercato immobiliare
Argentina e Messico
si torna a investire
C
'è sentore di house hounting in una “certa” America
Latina, dove gli umori sono cambiati, i capitali facilmente
dirottati verso il Brasile cercano una via d'uscita e dove gli
investitori vanno a caccia di affari in un'ottica di stabilità e
rivalutazione sostenibile. Dopo le paure della grande crisi globale
del 2008 e 2009, alcune delle economie leader dell'area hanno
sperimentato crescite importanti, come in Brasile, Messico,
Colombia (ma anche Perù e Cile, per non lasciare fuori nessuno).
Le carte sono poi state ulteriormente mischiate, con il Brasile che
sta sperimentando la più acuta crisi che si ricordi e, invece,
l'Argentina che si presenta agli investitori con l'abito nuovo di un
governo che ha cambiato completamente pagina e prospettive.
Insomma, accettandone la volatilità passata, non c'è dubbio che a
oggi la situazione dell'area sia molto cambiata e gli appetiti per il
real estate di alta gamma o comunque adatto a un pubblico
internazionale si fanno sentire.
Secondo Paladin Realty Partners, società latino-americana di
gestione di investimenti, Messico e Colombia hanno un appeal
tutto nuovo in termini di attrattività, sostenuta da tassi di crescita
positivi del Pil e da mercati immobiliari in forte crescita, non tanto
nei prezzi quanto nella domanda e nella qualità dei nuovi sviluppi.
L'ultima indagine 2016 di Cbre sulle intenzioni di investimento in
America Latina, poi, sottolinea che la maggior parte degli investitori
dell'area ha dichiarato di voler aumentare l'acquisizione di proprietà
immobiliari nell'area, a cominciare dal Messico.
Se è difficile fare ragionamenti generici su un'area tanto vasta e
con situazioni e storia così differenti, non si deve neppure cadere
nel luogo comune di considerare queste aree come sottosviluppate
e a buon mercato: il potere d'acquisto locale, i grandi capitali in
movimento, il progredire della qualità della vita e l'aumento
continuo di high net worth individuals (i ricchi “Paperoni”) sono una
fonte costante di investimento all'interno dell'area.
«Partirei con il Messico e l'Argentina, ma per ragioni molto differenti
- commenta Paola Gianasso, vicepresidente di Scenari Immobiliari
-. Il Messico perché è un'economia in forte osservazione e in
crescita, nonostante la svalutazione del peso, e dove sono in corso
moltissimi progetti, diversi rivolti agli investitori stranieri. Oltre il
60% di questi progetti sono concentrati a Città del Messico, anche
se poi chi compra per vacanza si dirige verso altre località». In
Messico il Pil registra una crescita del 2,5% su base annua al luglio
scorso e i prezzi delle residenze nella capitale, per quanto riguarda
il segmento “prime”, sono in aumento generalizzato, seppur
misurato in pesos (il quadro cambia se si prendono in osservazione
singoli immobili rapportati all'euro), mentre nelle località turistiche
ad attrazione internazionale le residenze di pregio sono trattate in
dollari. Lo stesso sviluppo dei Reits (fondi immobiliari) messicani, in
grande crescita, anche se non impatta direttamente sul
residenziale, ne supporta la vivacità. Per Bmi Research, l'outlook
del real estate messicano è uno dei più forti degli ultimi anni, con
un'economia in crescita costante e una previzione media di
aumento del Pil del 3,7% medio annuo dal 2016 al 2019. E
aggiungono: «Il mercato immobiliare non andrà che migliorando,
anche in considerazione della maggiore convenienza in dollari,
tanto che sia nel settore delle case vacanze sia nel residenziale o
commerciale non ci potrebbe essere miglior momento per entrare».
Tutt'altre motivazioni sono invece alla base del rinnovato interesse
per l'Argentina, da cui gli acquirenti entrati negli anni “buoni” erano
usciti dal 2010: ma molti stanno ricomprando proprio a Buenos
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mercato immobiliare
nel mondo
Aires. Dove, peraltro, le residenze di pregio sono tutt'altro che a
buon mercato nei quartieri “bene” e nei complessi residenziali
intorno a campi da golf e impianti sportivi, arrivando facilmente a
superare i 5mila euro al metro (senza considerare le punte di
mercato). A far voltare pagina al Paese, Mauricio Macri, che
vincendo le elezioni nel dicembre scorso ha messo la parola fine a
12 anni di dinastia Kirchners, mettendo la Parigi dell'America Latina
su un sentiero tutto nuovo. Tra le varie nuove misure, la libertà di
movimento dei capitali, sia in entrata che in uscita dal Paese.
«Dopo il controllo sui cambi imposto dal 2011 dal governo
Kirchners, gli stranieri, e non solo, hanno iniziato a fuggire
dall'Argentina - ricorda Paola Gianasso - anche se prima i prezzi
dell'immobiliare erano aumentati. Negli ultimi anni il mercato è
davvero crollato, ma tolto questo ostacolo e avendo liberato i
movimenti di capitale, si ricomincia a comprare. Ma non va
dimenticato che i problemi del Paese non sono ancora svaniti e
hanno fatto cadere il livello di qualità della vita”. I prezzi, seppur
ridimensionati, non sono però da saldo per le proprietà di lusso. Per
esempio, un appartamento in Retiro, in un edificio del 1931, sei
camere da letto e pavimenti in parquet antico si avvicina ai 600mila
dollari (la valuta usata per le transazioni di pregio): lo stesso
appartamento però era in vendita a 795mila dollari nel 2014.
In Brasile, a causa della fortissima crisi economica e politica, i
prezzi scendono, anche se non crollano, ma gli acquirenti stranieri
sono quasi spariti dal Paese. Un accenno, invece, per la Colombia:
con valori ancora abbordabili, un'economia che progredisce e,
soprattutto, un mercato immobiliare senza picchi e improntato alla
stabilità, Bogotà riscuote un discreto successo a livello di
investimento, anche grazie ai rendimenti per affitto ai diversi
stranieri che seguono l'insediamento di nuove imprese nel Paese.
Tratto dal Corriere della Sera Economia del 17 ottobre 2016
Londra, la sterlina
aiuta il dopo Brexit
L
ieve ottimismo nel comparto degli uffici londinesi. Il
panico delle settimane successive al referendum su
Brexit sembra essersi calmato.
L'impatto sul mercato non è stato per ora così
forte come si temeva.
Alcuni fondi immobiliari chiusi a giugno hanno
riaperto.
Alcune banche hanno rivisto le loro stime sulla
recessione in Gran Bretagna. Secondo Knight
Frank sono segnali incoraggianti. Gli affitti non
sono crollati, l'attività di leasing è sotto la media
di lungo termine ma sta risalendo gradualmente.
I prezzi sono scesi del 4-5% nel centro, ma il
concomitante crollo della sterlina ha creato
interesse da parte di investitori d'Oltremanica.
I rendimenti degli uffici intorno al 4% hanno
decisamente appeal rispetto a obbligazioni a
tasso negativo.
Non tutto dipenderà dalla finanza.
La principale fonte di richiesta d'uffici in Central
London è da tempo il comparto tech.
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E' il momento di comprare? Il futuro delle quotazioni dipenderà
anche dai nervi saldi di chi entrerà nel mercato durante i
negoziati di Brexit.