C ORRIERE DELLA S ERA U M ERCOLEDÌ 20 S ETTEMBRE 37 2006 SEX 69 CULTURA SEX 69 SUSANNA TAMARO (FOTO MAX&DOUGLAS) INTERVISTA Dodici anni dopo il successo mondiale, esce il seguito di «Va’ dove ti porta il cuore» Tamaro «Perché dico no ai falsi valori Sessantotto, nichilismo, aborto» «S ei partita da due mesi e da due mesi, a parte una cartolina, in cui mi comunicavi di essere ancora viva, non ho tue notizie...». Vi ricordate? Era il 1994, cominciava così uno dei più fortunati romanzi del Novecento italiano, Va’ dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro. Un libro di ricerca spirituale, in cui una nonna scriveva alla nipote una lunga lettera. Un testo che conquistò milioni di lettori in Italia e nel mondo, mentre la critica sussiegosa, soprattutto a sinistra, un po’ per senso di superiorità intellettuale un po’ per invidia gridava allo scandalo: non si fa letteratura giocando facilmente con i sentimenti. E la bravissima Tamaro, nonostante le copie vendute decuplicassero ogni volta che la polemica si rinfocolava, non si rassegnava a tanta violenza. Poi sono venuti altri romanzi, saggi, film, interventi sui giornali, il rapporto con i lettori è continuato attraverso una rubrica su Famiglia Cristiana o in maniera diretta: «Ho risposto personalmente a centinaIN LIBRERIA ia di lettere sui temi più vari Anche «Ascolta la mia — ci dice oggi Susanna Tamaro, che incontriamo in voce» è una storia un albergo del centro di Roper parlare del nuovo lisulla ricerca spirituale ma bro —. A proposito di Va’ dove ti porta il cuore spesso ricorrevano le domande: la nipote ha mai ricevuto la lettera? Che fine ha fatto la nonna? Ma fino a qualche anno fa mi sarei rotolata per terra dal ridere se qualcuno mi avesse detto che avrei scritto il seguito. L’editore lo desiderava con forza, per me era un capitolo chiuso». Ma dodici anni dopo la nonna Olga e la nipote Marta, ormai cresciuta, hanno bussato di nuovo alla porta di Susanna. E quel progetto prima rifiutato ha cominciato lentamente a prendere forma, finché la Tamaro si è messa alla macchina per scrivere e ha composto di getto questo Ascolta la mia voce, che Rizzoli manderà in libreria mercoledì 27 settembre. Lo scandalo si ripete, non soltanto perché la scrittrice triestina ha superato un trauma personale, per il clamore del successo e di DINO MESSINA l’assalto dei critici («me li vedo già all’opera, dicano quel che vogliono, io faccio solo quel che ritengo giusto, innanzitutto non tradire la fiducia dei lettori che si accorgono se sei coerente con te stessa»), ma perché affronta con lo stile limpido e il coraggio che le sono propri alcuni dei grandi temi contemporanei: l’autonoma ricerca della spiritualità, la manipolazione genetica e la procreazione assistita, il dramma dell’aborto, la confusione ideologica del Sessantotto, il nichilismo del Novecento, la forza rigenerante della natura messa continuamente sotto assedio. Questo nuovo romanzo epistolare, «scritto senza rileggere prima Va’ dove ti porta il cuore», comincia con un’immagine potente, quella di un noce sradicato, e con le riflessioni sulla nascita della vita, l’attenzione verso l’infinitamente piccolo: l’uomo, prima di essere uomo, è una morula. «È un ricordo straziante della mia infanzia — spiega Susanna —. Uno dei primi dolori della mia vita, ogni volta che ripenso a quell’albero provo un grande struggimento. Per me le radici estirpate dalla terra simbolizzano gli strappi del Novecento, sia in senso storico che scientifico. In Anima Mundi suor Irene faceva una riflessione sui semi di una pianta: non è tanto la grandezza dell’orizzonte a turbarmi quanto il progetto insito nell’organismo più piccolo». Il libro contiene diversi passaggi critici verso la manipolazione genetica e una certa diffidenza verso le tecniche di procreazione assistita. «Intendiamoci — dice la Tamaro — non sono un’oscurantista, credo che le coppie debbano essere aiutate e assistite nel loro desiderio di mettere al mondo dei figli. Ma sono contraria alle esagerazioni perché ancora oggi sappiamo così poco. Faccio delle riflessioni: cosa sarei oggi se fossi stata tre anni in un freezer come embrione? Perché poi questo continuo accanirsi nell’imporre la propria volontà e non porsi delle domande sul destino, non accettare che la vita è continuo cambiamento e non certo un infinito presente in cui si può chiedere e ottenere tutto?». Alla ricerca dei propri genitori, Marta scopre che la madre, morta quando lei aveva quattro anni, aveva IL CASO DEL ’94 Quando la critica di sinistra la accusò di banalità Tamaro sì, Tamaro no. Quando esce, a gennaio del ’94, Va’ dove ti porta il cuore è solo il terzo libro di una giovane scrittrice stimata dagli addetti ai lavori. Nel giro di pochi mesi diventa un fenomeno: migliaia di copie vendute, primi posti in classifica, una trasposizione cinematografica. I lettori la amano, i critici anche. Ma non tutti. Il primo a stroncarla, quando ancora il caso non è esploso, è Giovanni Raboni, sul Corriere della Sera. Seguono Grazia Cherchi (l’Unità) e Giovanni Giudici (L’Espresso), che pure l’aveva scoperta all’epoca di Per voce sola. Sul fronte opposto scendono in campo Carlo Bo, Nico Orengo, Lorenzo Mondo, Angelo Guglielmi. Cresce il successo, monta la polemica. E scoppia anche un’altra guerra, quella tra Marsilio e Baldini & Castoldi sui diritti dei due precedenti libri della Tamaro. subìto un aborto praticato in un collettivo femminista. «Durante la contestazione avevo molte amiche femministe e benché non fossi per niente interessata alle tematiche religiose, cercavo sempre di dissuadere quelle ragazze che praticavano l’interruzione di gravidanza nei collettivi femministi con il metodo Karman, considerato quasi una pratica liberatoria». I riti dei collettivi studenteschi, le parole d’ordine di libertà e ribellione: il Sessantotto viene rappresentato come una lunga stagione di conformismo ideologico e confusione. «Ho vissuto quegli anni in parte deliranti nel Nord-Est, è stato pesante vedere tanti coetanei finire nel gorgo del terrorismo o della droga. Sentivo di appartenere a quel mondo genericamente di sinistra, anche se non ne condividevo gli eccessi. A metà degli LA GENETICA «Non sono oscurantista ma contro le esagerazioni: cosa sarei oggi se fossi stata tre anni in un freezer come embrione?» LA CONTESTAZIONE «Ho vissuto il Sessantotto nel Nord-Est, sentivo di appartenere al mondo di sinistra ma senza condividerne gli eccessi» I COLLETTIVI «Non ero interessata alla religione, ma cercavo sempre di dissuadere le amiche che praticavano l’aborto nei collettivi» anni Settanta mi sono trasferita a Roma per frequentare il Centro sperimentale di cinematografia, dove per un delirio ideologico non veniva rilasciato più il diploma di regista, considerato termine borghese e imperialista, ma il titolo di "addetto alle comunicazioni audiovisive". Intendiamoci, il Sessantotto aveva i suoi lati negativi e caricaturali, ma lo considero anche un momento necessario e in parte da salvare per la tensione sociale che lo animava, la non assuefazione al conformismo, il continuo spirito di ricerca da parte dei migliori». Nella pars destruens del romanzo, una figura negativa è quella del padre, un filosofo nichilista che conoscerà la figlia soltanto quando sarà adulta. Nella descrizione fisica, magro, con la barba, lo sguardo magnetico, il personaggio Massimo Ancona fa venire in mente il sindaco di Venezia e studioso di Nietzsche, Massimo Cacciari. Susanna Tamaro ride: «Può darsi. In realtà il modello è stato il mio Il romanzo padre vero, che si è separato molto presto dalla mamma. Si iscrisse all’università nel 1968 quando aveva quarant’anni: così, mentre i suoi coetanei facevano carriera, lui scopriva da studente attempato la contestazione». Dopo il preludio sulla vita con la nonna Olga, che si ammala e muore, la parte centrale che è la scoperta della propria identità personale attraver] Il libro di Susanna so la storia dei genitori nella confusioTamaro, «Ascolta la mia ne del Sessantotto, Marta affronta la voce», sarà in libreria dal parte conclusiva del suo cammino, la 27 settembre (Rizzoli, scoperta della fede nella terra dei papagine 224, e 15,50) dri, un kibbutz in Israele. Anche que] Triestina, classe sta parte è forte e sorprendente: una 1957, l’autrice ha scritto scrittrice considerata oggi un’icona diversi libri tra cui «Per della cultura cattolica descrive la rivoce sola» (Marsilio), cerca religiosa attraverso il dialogo «Va’ dove ti porta il con credenti ebrei e cita nel suo viagcuore», «Anima mundi» gio in Terra Santa il tempio Bahai di (Baldini & Castoldi) e Haifa, simbolo del sincretismo tra cri«Rispondimi» (Rizzoli) stianesimo, ebraismo, islamismo, buddismo. «La famiglia di mia madre, Veneziani, era di origine ebraica. Io sono una lontana parente di Italo Svevo. Nessuna meraviglia quindi se ho ambientato la parte finale del romanzo nei luoghi, come Haifa e Cafarnao, che ho visitato per la prima volta in un lungo viaggio nei primi anni Ottanta. Sia Va’ dove ti porta il cuore sia Ascolta la mia voce sono due romanzi di ricerca spirituale. Mentre il primo raccontava l’inquietudine di una generazione borghese in crisi ma ancora legata a valori quasi ottocenteschi, qui racconto la ricerca spirituale in un mondo frantumato, da parte di una generazione che sta raccogliendo i cocci della grande esplosione. La crisi benefica che investe oggi anche la Chiesa cattolica, figlia di questo cambiamento, è che chi si avvicina alla fede non lo fa per conformismo, ma per una libera scelta». Una scelta con percorsi diversi e un approdo riconciliante. Alla fine Marta farà l’incontro con la Bibbia, il libro che ci fa vedere oltre gli orizzonti della materia. E recupererà, attraverso un sorprendente messaggio, la memoria del padre scomparso, ma troverà anche la lettera della nonna Olga, datata Opicina 16 novembre 1992: «Sei partita da due mesi...».