analisi semiologica de la coscienza di zeno di italo svevo

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ANALISI SEMIOLOGICA DE LA COSCIENZA DI ZENO DI
ITALO SVEVO
1. TRAMA..................................................................................................................................1
2. TITOLO..................................................................................................................................2
3. FABULA-INTRECCIO..........................................................................................................2
4. PERSONAGGI....................................................................................................................... 4
5. VOCE NARRANTE...............................................................................................................5
6. TEMPO................................................................................................................................... 6
7. ANALISI SOCIOLOGICA.....................................................................................................6
1. TRAMA
La coscienza di Zeno di Italo Svevo, narra la storia di Zeno, un malato immaginario, un
abulico, un uomo che si lascia vivere ma in realtà imbocca sempre la via più giusta.
Fumatore accanito accetta di entrare in una casa di cura per disintossicarsi, ma poi riesce ad
evadere e riprende a fumare.
Ricco e quasi disoccupato decide di sposarsi. Per un disguido, si trova fidanzato con 'Augusta
che poi si rivelerà moglie impareggiabile.
Durante la sua vita coniugale Zeno ha una relazione extraconiugale. Zeno si fa protettore e
consigliere di Carla. La relazione si prolunga tra alti e bassi angosciosi finché Carla decide di
fidanzarsi con un uomo in grado di sposarla. Zeno torna così con uno sospiro di sollievo alla
sua pace coniugale, senza che Augusta abbia mai sospettato nulla.
Gli affari attendono ora Zeno; ha accettato di far parte di una società commerciale
fondata dal cognato Speier ma presto gli affari dalla ditta commerciale volgeranno al peggio.
Onesto e pietoso, Zeno decide di alienare parte del suo avere per soccorrere il cognato ma
Speier si suicida.
Sempre fortunato nelle sue disavventure Zeno eredita una passività da colmare perché nel
frattempo la borsa si mette al rialzo e il suicidio di Speier si mostra come l'ultimo gesto inutile
di un fallito, non nel gioco di borsa ma nella vita.
Qui, tuttavia, la narrazione si interrompe perché Zeno ha deciso di mandare al diavolo la cura
del medico. E d'altra parte siamo giunti alla guerra e al dopoguerra, Zeno Cosini è diventato e
sta diventando Italo Svevo e la memoria non può soccorrere più.
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2. TITOLO
La coscienza è la sola scienza che Zeno possiede, ed il solo suo disperato ed inalienabile
bene. La vera sua coscienza lo porta ad una ricerca apparentemente svagata e casuale della
consapevolezza del vivere, ed allo stesso tempo alla difesa della propria mancanza di qualità.
3. FABULA-INTRECCIO
Lo schema composito (fabula) de La coscienza di Zeno può essere riassunto in sette funzioni
fondamentali:
 Infanzia e giovinezza di Zeno
 Zeno, fumatore incallito che inizia la cura
 La morte del padre
 Matrimonio con Augusta
 Tradimento con Carla
 Affari professionali di Zeno
 Interruzione della cura
Il racconto non definisce esattamente la temporalità diegetica, quindi, si può suddividere lo
sviluppo dell’intreccio in otto sequenze:
 Prefazione del medico
 Zeno, fumatore incallito che inizia la cura
 La morte del padre
 Matrimonio con Augusta
 Tradimento con Carla
 Affari professionali di Zeno
 Atteggiamento nei confronti della psicoanalisi
 Rottura di Zeno col trattamento psicoanalitico
Queste sequenze corrispondono agli “episodi autonomi” della “coscienza” illustrati dai sei
capitoli del romanzo, più un’introduzione
(la Prefazione del medico) ed
il secondo
manoscritto di Zeno (ottavo capitolo). Queste sequenze costituiscono una sorta di stazione a
ritroso che dal passato si dirige verso il presente, di volta in volta incamerando gli elementi di
quella che la precede.
Zeno, infatti, viene invitato dal proprio psicoanalista a stendere un memoriale, come
confessione autobiografica a scopo terapeutico. Quando decide di interrompere la cura, il
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protagonista scatena l’indignazione di del dottor S, il quale in una lettera che costituisce la
Prefazione del romanzo, dichiara la volontà di pubblicare lo scritto di Zeno per vendicarsi
della truffa subita dallo stesso
Il racconto, pertanto, è un cumulo di verità e bugie dovuto sia alla deformazione del ricordo
operato dalla memoria, sia al rapporto di odio-amore che si stabilisce tra paziente e medico.
Il lettore non può fidarsi né del protagonista, né tantomeno del suo psicoanalista dal momento
che il Dottor S. agisce in modo scorretto e puerile, decidendo di pubblicare la memoria del
paziente per vendicarsi dell’interruzione della terapia. È, quindi, chiaro che l’attendibilità
della sua prefazione al racconto di Zeno è molto scarsa.
Ci accorgiamo così che il romanzo di Svevo è costruito su una rimozione: quella della verità.
La verità è per Svevo l’equivalente della salute: due valori privi di assolutezza. Il tentativo di
Zeno di raccontare la propria vita, ora che è giunto ad una età avanzata, è dato appunto come
tentativo di riacquistare la salute.
Il secondo capitolo, “Il fumo” (che corrisponde alla seconda sequenza dell’intreccio), cala il
lettore in una situazione chiave del romanzo. Ci troviamo in presenza di uno dei perenni miti
negativi di Svevo: il proposito di riscatto del protagonista (isotopia semantica) e la sua
mancata realizzazione, che inevitabilmente lo frustra. Ma qui l’oggetto di frustrazione è
veramente banale: la battaglia si svolge fra Zeno e la propria volontà ed il motivo è l’ultima
sigaretta. Zeno si abbarbica in continui proponimenti di non fumare più, che comunque elude
sistematicamente. Il dramma propende al comico, ma mette in luce l’ambiguità che Svevo
attribuisce all’esistenza.
I motivi trattati nel romanzo sono pochi e ossessivi. Troviamo il motivo dell’amore s’intravede
nella quarta sequenza dell’intreccio qualora Zeno ricerca la fidanzata. Egli frequenta la
famiglia Malfenti dove sono disponibili tre ragazze da marito. È respinto dalla più giovane,
ferma il suo interesse sulla più bella, Ada, e durante una seduta spiritica serale, mentre tutti
sono intenti a far ballare un tavolino, si decide a fare la sua avance ad Ada toccandole il
piede: ma il buio lo inganna e il piede toccato è quello della strabica Augusta. E così in breve
tempo si trova fidanzato con quell'Augusta che poi si rivelerà moglie impareggiabile. Ada si
sposerà invece con un ridicolo violinista, certo Guido Speier, per il quale Zeno nutre la più
spiccata antipatia.
Il lavoro si può considerare un altro motivo sviluppato nel romanzo: nella sesta sequenza
dell’intreccio si narra come Zeno accetta di far parte ad una società commerciale fondata dal
cognato Speier, senza tuttavia impegnarvi il proprio patrimonio, sempre amministrato dal
sagace Olivi. Ma presto gli affari dalla ditta commerciale Speier e socio volgeranno al peggio.
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Non solo di mese in mese aumenteranno le spese e diminuiranno gli utili, ma lo Speier si darà
a rischiose operazioni di borsa che lo ridurranno al lastrico. Zeno decide di alienare parte del
suo avere per soccorrere il cognato e spera di poter indurre la cognata Ada, più ricca del
marito, a fare altrettanto. Ma Ada sembra resistere. Per convincerla Speier finge il suicidio
inghiottendo una dose mortale di sonnifero. Egli ha disposto le cose in modo che un
intervento medico sia pronto e sicuro. Disgraziatamente, per una serie di disguidi, favoriti dal
maltempo, il medico giunge troppo tardi e trova Speier morto. E cade qui il famoso lapsus di
Zeno Cosini: il quale, credendo di seguire il funerale di Speier, segue invece il feretro di un
altro defunto. E questo lapsus che svela il segreto rancore di Zeno per il cognato, per
l'imbecille e discutibile personaggio che anni prima Ada Malfenti gli ha preferito come sposo.
Sempre fortunato nelle sue disavventure Zeno eredita una passività da colmare perché nel
frattempo la borsa si mette al rialzo.
4. PERSONAGGI
I vari personaggi del romanzo si definiscono in rapporto al protagonista: Zeno- Dottor S.,
Zeno-Augusta, Zeno-Carla, ecc. Questi diversi personaggi assumono una precisa funzione e
collocazione nel sistema generale del romanzo se vengono rapportati in base al criterio di
dipendenza sociale o familiare.
In base allo schema attanziale elaborato da Greimas notiamo che il dottor S. (Destinatore)
pone Zeno (Destinatario e Soggetto) di fronte alla necessità di riappropriarsi del proprio
inconscio (Oggetto) attraverso la terapia psicoanalitica, consapevole che l’impresa, promossa
dal desiderio che Zeno ha di guarire (Aiutante), sarà però ostacolata dalla resistenza della sua
nevrosi (Oppositore).
Il modello attanziale di Greimas ci fa percepire istantaneamente la singolarità strutturale del
testo: se i 5/6 dello schema sono occupati da diverse proiezioni del “gruppo di parole”
protagonista (Soggetto=Destinatario=Coscienza, Oggetto=Inconscio, Aiutante e Oppositore=
fenomeni di interazione tra Coscienza e Inconscio) il romanzo di Svevo finisce con
l’assumere l’aspetto di una prolungata psicomachia, di una messa in scena problematica,
molteplice e ambigua del personaggio e dei suoi statuti di esistenza.
Dottor S.----------Zeno
Zeno--------Riappropriazione
del proprio inconscio
Desiderio di guarire-----nevrosi
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5. VOCE NARRANTE
Zeno viene invitato dal proprio psicoanalista a stendere un memoriale, come confessione
autobiografica a scopo terapeutico. L’intero racconto così scaturisce
dalle parole del
protagonista ed il romanzo ha, pertanto un impianto autodiegetico.
Il racconto è in prima persona, creando una voluta ambiguità tra il personaggio e l'autore. La
"coscienza" è, al tempo stesso, soggetto e oggetto di conoscenza; l'io che narra è uno
sdoppiamento dell' "io" vissuto.
Compare la tecnica del monologo interiore, che è una trascrizione immediata, non razionalesintattica, di tutto ciò che si agita nella coscienza. Svevo, a differenza di Joyce, lo limita a una
specie di discorso indiretto.
Per tutti questi motivi appare dissolto il personaggio ottocentesco e l'autore passa in secondo
piano, nascosto dietro la coscienza del personaggio stesso. La voce narrante è condizionata
quindi dal punto di vista del protagonista, dato che è la sola voce che il lettore immagina di
ascoltare.
In definitiva, il nevrotico intento di compilare la propria autobiografia (narrazione), si
chiama, quindi, Zeno Cosini (narratore autodiegetico) e l’analista cui quello scritto è rivolto
risponde al nome del dottor S. (narratario): il dottor S. pubblica le memorie di Zeno per
vendicarsi del suo abbandono alla cura e per indurlo a riprenderla, dichiarando le sue ragioni e
i suoi intenti in una Prefazione all’autobiografia. La somma delle memorie di Zeno e della
Prefazione del dottor S. costituisce un romanzo intitolato La coscienza di Zeno (testo) che è
scritto dal triestino Ettore Schmitz (autore) e da lui dato alle stampe, a proprie spese e sotto lo
pseudonimo di Italo Svevo, nel 1923.
Le fratture della volontà di Zeno, le sue menzogne, i suoi atti mancati che si intravedono nella
sua voce dichiaratamente menzognera di Zeno autobiografo è in dissonanza con la voce
astiosa del dottor S.. questa dissonanza non viene sanata dal testo, anzi si può dire che sembra
una strategia autoriale: il romanzo non ci deve fornire nessun criterio per distinguere
menzogna e verità, lasciando aperte tutte le possibilità di interpretazione, costringendo il
lettore a dimettere ogni illusione di realtà attraverso una sorta di ironica ma sistematica
eliminazione della funzione referenziale del messaggio. Si profila dunque il volto dell’autore
che, ironico e deliberatamente inconclusivo, defrauda il lettore di ogni certezza e lo invita ad
una lettura attenta e diffidente.
Notiamo, infine, che lo stile del racconto non è elegante ed è abbastanza antiletterario. Svevo
ebbe sempre difficoltà con la lingua italiana (ad esempio usa l'ausiliare avere coi verbi
riflessivi).
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6. TEMPO
La vicenda si svolge in otto capitoli e cinque episodi, che tolgono coerenza e unità al
personaggio.
II libro è composto di lunghi episodi. Zeno frantuma la propria memoria in miriadi di ricordi,
lasciando emergere solo le esperienze cruciali: esse corrispondono ai sei capitoli, preceduti da
una prefazione e da un preambolo in cui il protagonista cerca di far riaffiorare le immagini
della prima infanzia.
La durata temporale è costituita da diversi piani effettuati da rimandi continui, in cui il
presente che registra e ricorda rimanda al passato vissuto che sollecita il passato ipotetico.
Viene meno la successione cronologica dei fatti e l'autore usa un tempo misto organizzato su
tre livelli temporali: la Prefazione del medico, il primo manoscritto fittizio di Zeno (dal
secondo al settimo capitolo); il secondo manoscritto (ottavo capitolo), composto dopo sei
mesi di psicanalisi, allo scopo di deridere la diagnosi del medico e mettere termine alla cura.
La storia presenta, pertanto, molte analessi che si riscontra in tutti i capitoli.
7. ANALISI SOCIOLOGICA
L’attenzione preminente di Svevo è nei confronti del problema dell’uomo, di cui scruta i
meandri più riposti della coscienza, i famosi "autoinganni"; egli intende rappresentare la
società del suo tempo con opere di rottura, per svelarne le
ombre, le finzioni, le angosce,
per smitizzarla e demistificarla.
Secondo l'ideologia di Svevo la realtà è una buffa commedia, un indecifrabile caos, dove non
c'è posto per la "felicità", né per la "salute", dove domina l'imprevedibile, il caso, il bizzarro,
lo stato di malattia. Cade definitivamente il "mito positivo" romantico e borghese e si afferma
il tema dell’inetto, dello "uomo senza qualità".
Tale intuizione ha un'ascendenza schopenhaueriana, ma nasce anche da un "fraintendimento"
della teoria della selezione naturale (che vede il più forte favorito sul più debole), sostenendo
il primato dell'inetto sull'uomo di successo.
Per gli inetti di Svevo l'insuccesso è legato al "male di vivere" ed è una rinuncia di tipo
filosofico ed esistenziale. Essi sono vinti ma senza grandezza perché la malattia della
coscienza e l'inettitudine escludono la lotta. Sembra quasi che la malattia sia una condizione
necessaria per conoscersi meglio, sia lo stato normale dell'uomo.
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Trieste fu la città di Svevo, la città in cui l'eco della crisi economica europea fu più sensibile,
e più acuto il disagio dell'uomo di fronte ai nuovi problemi. Solitudine del borghese,
mancanza di una ragione di vita, di una solida fede di fronte al tramonto delle vecchie
strutture politiche si riflettono nell'opera dell'ebreo Svevo con la stessa forza di Kafka, lo
scrittore di Praga vissuto nello stesso periodo, di Musil, di Thomas Mann. Svevo è
dunque l'unico narratore italiano che abbia effettivamente interpretato la grande crisi europea
del primo '900.
Nei suoi romanzi l’autore descrive il problema dell'uomo che non sa e che non può inserirsi
nella società a cui appartiene. L'uomo è portato ad esaminare la propria funzione sociale
tuttavia è distrutto dalla sua analisi, dalla propria inquietudine problematica, che non si può
più considerare individuale ma certamente universale.
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