LETTERATURA PAOLINA
V lezione
L’inno cristologico di Fil 2,6-11
ISSR «S. Lorenzo Giustiniani»
A.A. 2013-2014
lunedì 28 ottobre 13
Introduzione
‣
Bibliografia
J.-N. ALETTI, Saint Paul épître aux Philippiens. Introduction, traduction et
commentaire, Études Bibliques 55, Paris 2005.
F. BIANCHINI, Lettera ai Filippesi. Introduzione, traduzione e commento,
Nuova versione della Bibbia dai testi antichi 47, Cinisello Balsamo
(MI) 2010.
J. HERIBAN, «La dimensione salvifica della kenosi di Cristo in alcune
interpretazioni di Fil 2,6-7», in Salvezza Cristiana e Culture Odierne, vol.
1: Salvezza e annunzio, Leumann (TO) 1985, 203-228.
–––––, «Inno cristologico (Fil 2,6-11)», P. Sacchi (ed.), Lettere paoline e
altre lettere, Logos 6, Leumann (Torino) 1996, 381-395.
–––––, Retto «phronein» e «kenôsis». Studio esegetico su Fil 2,1-5.6-11, Roma
1983.
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
Il contesto (Fil 1,27–2,5)
Fil 1,27-30
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo perché, sia che io
venga e vi veda, sia che io rimanga lontano, abbia notizie di voi: che state saldi
in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del Vangelo, senza
lasciarvi intimidire in nu%a dagli avversari. Questo per loro è segno di
perdizione, per voi invece di salvezza, e ciò da parte di Dio. Perché, riguardo a
Cristo, a voi è stata data la grazia non solo di credere in lui, ma anche di
so&ire per lui, sostenendo la stessa lotta che mi avete visto sostenere e sapete
che sostengo anche ora.
1. In Fil 1,27-30, Paolo si preoccupa di far percepire ai credenti
l’«unica cosa necessaria».
2. Il testo greco del v. 27 si apre con l’avverbio mònon, che significa
«solamente, solo», tradotto dalla CEI 2008 con «dunque».
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
Il contesto (Fil 1,27–2,5)
Fil 1,27-30
3. L’unica cosa davvero importante è comportarsi «in modo degno
del vangelo di Cristo» (Fil 1,27), cosa che si manifesta in due
modalità:
•
una forte coesione ed unità all’interno della comunità («state
saldi in un solo spirito»);
•
una vigorosa e unanime “lotta” per la diffusione del vangelo
(«combattete unanimi per la fede del Vangelo»).
4. Sebbene gli avversari (pagani) comprendano l’atteggiamento dei
cristiani come un andare incontro a pericoli, a sofferenze e
addirittura al rischio di essere processati e uccisi, in realtà – per
la chiesa – tutto questa situazione di disagio si traduce in
salvezza, perché soffrire per Cristo non è una disgrazia, ma un
dono, una «grazia» (v. 29).
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
Lo sviluppo logico di Fil 2,1-18
1. Il testo di Fil 2,1-18 si divide in tre parti:
•
•
2,1-5& &
A. Esortazione ((onèo, «sentire, pensare»)
2,6-11& &
& & &
B. Inno cristologico
[costituisce la motivazione esemplare de%’agire]
•
2,12-18&
A’. Ripresa dell’esortazione
2. Si noti che le esortazioni di Fil 2,1-5 non riguardano tanto l’agire
concreto, quanto piuttosto le disposizione interiori che re)ono
l’agire cristiano.
3. Il lessico usato in questa sezione («umiltà», «considerare»,
«sentire») prepara l’elogio dei v. 6-11, che sta a fondamento
dell’esortazione stessa.
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
Lo sviluppo logico di Fil 2,1-18
Fil 2,2-4
Rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità,
rimanendo unanimi e concordi. Non fate nu%a per rivalità o vanagloria, ma
ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso.
Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche que%o degli altri.
Fil 2,2-4
uguale con un medesimo sentire
Rm 12,16
neg.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria
Abbiate i medesimi sentimenti gli uni
verso gli altri;
non nutrite desideri di grandezza;
pos.
ma […] con tutta umiltà…
volgetevi piuttosto a ciò che è umile.
to\ aujto\ fronhvte (v. 2)
to\ aujto\ ei˙ß aÓllh/louß fronouvnteß
mhde«n katΔ∆ e˙riqei÷an
mhde« kata» kenodoxi÷an
mh\ ta» uJyhla» fronouvnteß
aÓlla» thØv tapeinofrosu/nhØ (v. 3)
aÓlla» toi√ß tapeinoi√ß sunapago/menoi
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
Lo sviluppo logico di Fil 2,1-18
Fil 2,5
Touvto fronei√te e˙n uJmi√n o§ kai« e˙n Cristwˆ◊ Δ∆Ihsouv
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù (CEI 2008).
1. Nel NT e in modo particolare nell’epistolario paolino il verbo
frone÷w indica l’atteggiamento interiore e dinamico del
credente, basato sul suo nuovo essere «in Cristo», in cui
interagiscono le tre componenti del suo frh/n: la ragione, la
volontà e i sentimenti del cuore. Esso coinvolge dunque tutta la
persona del cristiano, determina la sua presa di posizione
esistenziale di fronte alle realtà della vita e condiziona i suoi
rapporti interpersonali.
2. e˙n Cristwˆ◊ Δ∆Ihsouv? Valore esemplare (personale) o ecclesiale?
3. e˙n uJmi√n? «In voi» (scelta personale) o «tra voi» (comunitaria)?
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
Lo sviluppo logico di Fil 2,1-18
1. Nelle lettere di Paolo, si trovano testi in cui Cristo va
menzionato come esempio:
•
di generosità: «[Gesù Cristo] da ricco che era, si è fatto povero
per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua
povertà» (2Cor 8,9);
•
di accoglienza: «Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche
Cristo accolse voi, per la gloria di Dio» (Rm 15,7);
•
di perdono: «Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche
voi» (Col 3,13);
•
di carità: «Camminate nella carità, nel modo in cui anche
Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi» (Ef 5,2).
Perciò, il significato più opportuno per Fil 2,5, è quello
tradizionale: Cristo è il modello dell’agire cristiano
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
L’esempio-Cristo (Fil 2,6-11): sguardo complessivo
Composizione
1. Si veda il foglio a%egato (testo greco e traduzione riveduta).
2. Heriban con ragione dice che l’inno deve essere diviso in due
parti, perché Dio determina una divisione semantica decisiva.
3. Si noti il parallelismo complessivo nella prima strofa dell’inno:
v. 6-7a%
% % % % % % % % % % v. 7b-8
e˙n morfhØv qeouv / nella condizione di Dio%
%
i¶sa qewˆ◊ / come Dio
e˙n oJmoiw¿mati aÓnqrw¿pwn / simile agli uomini% wJß a‡nqrwpoß / come uomo
e˚auto\n e˙ke÷nwsen / svuotò se stesso%
%
%
morfh\n dou/lou
/ condizione di servo
e˙tapei÷nwsen e˚auto\n / umiliò se stesso%%
%
uJph/kooß / obbediente
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
L’esempio-Cristo (Fil 2,6-11): sguardo complessivo
Lo sviluppo letterario-teologico dell’inno
1. Nei v. 6-8, l’identità di Cristo non è fissa, ma in continuo
mutamento: dalla forma di Dio alla forma di schiavo, cioè l’uomo
più disprezzato di tutti.
2. Ogni informazione è presentata mediante una perifrasi (forma,
similitudine, come, apparenza), per sottolineare l’aspetto fluido,
non evidente, dell’identità di Cristo, denominato – dal verbo
principale del v. 7 – kenosi, «svuotamento».
3. Tutta questa parte dell’inno è finalizzata a far sorgere la
domanda: perché Gesù si è comportato in questo modo?
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
L’esempio-Cristo (Fil 2,6-11): sguardo complessivo
Lo sviluppo letterario-teologico dell’inno
4. Nei v. 9-11, il movimento è del tutto contrario. Vi si trova la
risposta alla domanda precedente.
5. Se nei v. 6-8 tutto dipende dalla volontà di Cristo, nei v. 9-11 è
Dio stesso che gli fa «dono» e «grazia» della sua nuova e
definitiva identità; tutto questo non dipende più dalla sua
iniziativa, ma da quella di Dio (Cristo è un attore passivo).
6. Tale identità è paradossale, perché il titolo dato a Cristo –
proprio come conseguenza della sua kenosi – è un titolo attivo:
non è solo un “essere sopra”, ma il conferimento autorevole del
dominio («Signore» è il titolo che dice la potenza e la divinità di
Gesù).
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
L’esempio-Cristo (Fil 2,6-11): sguardo complessivo
La paternità della composizione
1. Generalmente, questo testo era considerato un inno liturgico,
composto e utilizzato nelle prime comunità cristiane e poi
ripreso (e forse riadattato) da Paolo per la sua lettera.
2. Oggi, queste teoria è rivista, per alcuni motivi:
•
non c’è corrispondenza con il genere letterario degli inni di
provenienza semitica o greca; piuttosto, sembra trattarsi di
un «elogio»;
•
non ci sono prove dell’utilizzo di questo testo nelle liturgie
della chiesa primitiva;
•
sono presenti molti legami (lessicali e tematici) con il resto
della lettera ai Filippesi.
3. Probabilmente, è un «elogio» redatto da Paolo stesso!
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
La prima strofa: l’auto-umiliazione del servo (v. 6-8)
Dalla condizione di Dio alla condizione di schiavo (v. 6-7b)
e˙n morfhØv qeouv uJpa¿rcwn
pur essendo ne%a condizione di Dio
1. L’espressione indica chiaramente l’essere «divino» di Cristo.
2. Il termine morfé e i suoi derivati presentano, nel loro uso
neotestamentario, l’idea di visibilità, di forma visibile.
3. La traduzione «condizione» conviene, perché permette di
utilizzare lo stesso significato in riferimento a Dio e allo schiavo.
4. Il testo crea un notevole contrasto.
5. ypàrcho non indica un “essere” eterno, ma delimitato. Non a%ude
a%e preesistenza, ma allo status divino di Gesù incarnato.
6. Sfumatura concessiva, dato lo scopo retorico del passo.
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
La prima strofa: l’auto-umiliazione del servo (v. 6-8)
Dalla condizione di Dio alla condizione di schiavo (v. 6-7b)
oujc aJrpagmo\n hJgh/sato
non ritenne un privilegio
Il vocabolo aJrpagmo/ß (lett. «rapina») significa:
1. senso attivo (nome di azione): «usurpazione, furto, rapina»;
2. senso passivo (oggetto); in senso negativo: «preda, bottino, cosa
usurpata»; in senso positivo: «oggetto prezioso, tesoro».
3. Il senso passivo positivo va con il contesto: la cosa preziosa
è l’essere come Dio, Signore del creato.
4. Dal punto di vista filologico, l’espressione greca arpagmòn
egèomai significa, con ogni probabilità, «considerare qualcosa
come occasione di cui approfittare», «usare qualcosa per
il proprio interesse» (vedi traduzione della CEI 2008)
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
La prima strofa: l’auto-umiliazione del servo (v. 6-8)
Dalla condizione di Dio alla condizione di schiavo (v. 6-7b)
to\ ei•nai i¶sa qewˆ◊
l’essere come Dio
Proposizione infinitiva, con funzione di complemento d’oggetto.
1. Il termine greco ìsa significa «come» o «uguale»?
2. Diversi autori sottolineano il fatto che l’espressione non
equivale al ìson… to theò di Gv 5,18 («uguale a Dio»). Il contesto
dell’inno, infatti – fatto di paragoni, circonlocuzioni e parole
semanticamente difficili –, esclude che ìsa significhi «uguale»,
facendo prevalere invece il senso di paragone: «come».
3. Ciò che Gesù non ha voluto sfruttare a suo vantaggio
sono le prerogative dell’essere come Dio (privilegi,
onore, gloria e rispetto da parte degli uomini).
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
La prima strofa: l’auto-umiliazione del servo (v. 6-8)
Dalla condizione di Dio alla condizione di schiavo (v. 6-7b)
aÓlla» e˚auto\n e˙ke÷nwsen
ma svuotò se stesso
È l’unico passo biblico con la costruzione riflessiva del verbo keno/w
1. L’atto di svuotarsi è designato come l’effetto di un desiderio di
Cristo, della sua volontà. Infatti, è l’altro “lato” del v. 6!
2. Secondo alcuni studiosi, questa espressione traduce il testo
ebraico di Is 53,12b (letteralmente: «svuotò la sua vita a morte»):
in questo senso, la kenosi di Gesù lo identifica con il personaggio
anonimo descritto da Isaia (il Servo di YHHW).
3. In realtà, il significato autentico di eautòn ekènosen è reso
evidente dalle proposizioni che seguono.
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
La prima strofa: l’auto-umiliazione del servo (v. 6-8)
Dalla condizione di Dio alla condizione di schiavo (v. 6-7b)
morfh\n dou/lou labw¿n / assumendo una condizione di servo
1. Incarnazione del Cristo preesistente.
2. Svuotamento degli attributi divini di Cristo.
3. Ruolo del Servo di YHWH nella sofferenza e nella morte.
4. Solidarietà con gli oppressi e alienati.
5. Abbassamento del giusto sofferente.
6. La polarità dei termini ku/rioß – douvloß fa comprendere che la kenosi di Cristo
consiste nel fatto che egli durante la sua vita terrena non volle comportarsi come
Dio e Signore degli uomini, ma come servo, privo di ogni dignità, autorità e potere,
completamente dedito all’umile servizio degli altri. Se l’autore si riferisce […]
all’esperienza del servo deutero-isaiano, allora il servizio consisterebbe
essenzialmente nell’accettazione della sofferenza in funzione della riconciliazione
degli uomini tra di loro e con Dio.
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
La prima strofa: l’auto-umiliazione del servo (v. 6-8)
L’umiliazione del servo (v. 7v-8)
e˙n oJmoiw¿mati aÓnqrw¿pwn geno/menoß
kai« sch/mati euJreqei«ß wJß a‡nqrwpoß
diventato simile agli uomini
e da%’aspetto riconosciuto come uomo
Diversamente da CEI 2008, le due espressioni non vanno staccate.
1. Il vocabolo omòioma («similitudine») equivale più o meno a eikòn
(«immagine»), ma insiste di più sulla somiglianza (tra originale e
copia) e sulla concretezza, sulla visibilità.
2. Tale umanità, in nulla dissimile dalla nostra, fu riconosciuta
come tale da tutti, grazie al suo «aspetto» esteriore, cioè grazie al
suo comportamento e ai suoi atte)iamenti (questo il senso del
termine greco schèma).
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
La prima strofa: l’auto-umiliazione del servo (v. 6-8)
L’umiliazione del servo (v. 7v-8)
e˙tapei÷nwsen e˚auto\n
umiliò se stesso
L’auto-umiliazione di Gesù consiste nel suo radicale rifiuto
dell’ambizione e dell’orgoglio; di conseguenza, tale umiliazione ha
portato Gesù ad assumere, come stile di vita, la mitezza e il rifiuto
della violenza, alla stregua del Servo di YHWH.
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
La prima strofa: l’auto-umiliazione del servo (v. 6-8)
L’umiliazione del servo (v. 7v-8)
geno/menoß uJph/kooß
facendosi obbediente
Obbediente… come? A chi? Non è detto…
1. La forma verbale si avvicina ad un aoristo complessivo (indica
l’assunzione di un comportamento o di una situazione che
rimane costante) e indica che l’obbedienza fu l’atteggiamento
continuo ed essenziale del Cristo: infatti, lo schiavo è tale
perché obbedisce, sempre e comunque.
2. La sua solidarietà con l’umanità povera e umiliata non fu affatto
temporanea, ma permanente.
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
La prima strofa: l’auto-umiliazione del servo (v. 6-8)
L’umiliazione del servo (v. 7v-8)
me÷cri qana¿tou / qana¿tou de« staurouv.
fino a%a morte / e a una morte di croce.
1. È un’aggiunta paolina? No, perché…
2. … rappresenta il climax della prima parte dell’inno (si tratta di
un’anadiplosi, ripetizione per motivi retorici). La «croce» è il
punto massimo dell’auto-umiliazione del servo-Gesù:
l’espressione non ha solo senso temporale, ma qualitativo:
un’obbedienza che non cede di fronte a nulla.
3. La «croce» diventa così la “prova” che Gesù fu e si
comportò davvero come servo, perché tale era la pena
capitale a cui solamente gli schiavi potevano essere condannati.
4. Manca la dimensione soteriologica?
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
La seconda strofa: l’esaltazione conferita al Cristo (v. 9-11)
dio\ kai« oJ qeo\ß aujto\n uJperu/ywsen
Proprio per questo Dio lo sovra-esaltò
Dal soggetto Cristo, che si umilia, si passa al soggetto Dio, che esalta
chi si è umiliato. Da uno stile lapidario e conciso si passa ad uno
elaborato e addirittura prolisso.
1. Il sintagma dio\ kai÷ segna decisamente uno stacco rispetto a
quanto precede, indicando la radicalità della svolta, ma
anche il collegamento strettissimo con quanto detto prima.
2. Il verbo uyo/w, ypsòo, «innalzare», è usato nel NT per indicare la
morte in croce, ma sotto una prospettiva gloriosa (Gv 3,14; 8,28;
12,32.34). Qui, a ben vedere, non si tratta solo di una
«esaltazione», ma di una «sovra-esaltazione» (uJperuyo/w,
yperypsòo, hapax neotestamentario).
3. Si allude ancora una volta al Servo di YHWH di Is 52,13 LXX.
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
La seconda strofa: l’esaltazione conferita al Cristo (v. 9-11)
kai« e˙cari÷sato aujtwˆ◊ to\ o¡noma / to\ uJpe«r pa◊n o¡noma
e gli donò il nome / che è sopra ogni nome
1. È l’unico passo del NT in cui si parla di un atto di «grazia»
conferito a Cristo.
2. Il nome di cui Cristo è stato gratificato è quello di Ku/rioß,
come si evince dal contesto (v. 11). Il «nome» indica non tanto un
appellativo, ma un ufficio, uno status, una dignità. In altre
parole, indica l’identità profonda e inalienabile de%a persona a cui il
«nome» è conferito.
3. L’enfasi, in realtà, non viene ancora messa sul titolo (infatti, nel
v. seguente si riprende il nome terreno, Gesù), ma sull’essere al
di sopra di ogni creatura (uJpe«r pa◊n, yper pàn, «sopra tutto»).
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
La seconda strofa: l’esaltazione conferita al Cristo (v. 9-11)
iºna e˙n twˆ◊ ojno/mati Δ∆Ihsouv / pa◊n go/nu ka¿myhØ / e˙pourani÷wn kai« e˙pigei÷wn kai«
katacqoni÷wn / kai« pa◊sa glw◊ssa e˙xomologh/shtai o¢ti
perché nel nome di Gesù / ogni ginocchio si pieghi / nei cieli, su%a terra e sotto
terra, / e ogni lingua proclami:
1. Il conferimento del «nome» ha un duplice scopo:
•
•
la sottomissione di tutto il creato;
la proclamazione/confessione del «nome» da parte di ogni
creatura.
2. Il «nome» dato al servo-umiliato non è quello di Gesù (Δ∆Ihsouv è
un genitivo che designa il possessore), ma è il nome che Gesù –
il Figlio incarnato – ha ricevuto, dopo la sua risurrezione.
3. Vedi foglio a%egato (parallelo con Is 45,23).
lunedì 28 ottobre 13
Lettura esegetica
‣
La seconda strofa: l’esaltazione conferita al Cristo (v. 9-11)
ku/rioß Δ∆Ihsouvß Cristo/ß
«Gesù Cristo è Signore!»
1. L’enfasi della confessione è posta sul titolo ku/rioß, collocato
all’inizio della proposizione, che si contrappone a douvloß.
2. Nel NT, tale confessione si ritrova uguale solo in Col 2,6; la
forma più breve («Gesù è Signore») in 1Cor 12,3; Rm 10,9.
3. Il «servo» è riconosciuto come il «Signore» per antonomasia.
4. Sulla base di Is 45,18-25, la Signoria si specifica (cristologia):
•
•
•
•
•
lunedì 28 ottobre 13
è l’unico Signore Dio;
le sue parole sono giuste e rette;
è il Creatore, e tutti lo riconoscono come tale;
è il Dio Salvatore e Redentore;
dà giustizia e gloria al suo popolo perseguitato e ai poveri.
Lettura esegetica
‣
La seconda strofa: l’esaltazione conferita al Cristo (v. 9-11)
ei˙ß do/xan qeouv patro/ß
a gloria di Dio Padre
1. Il versetto esprime la finalità teologica dell’acclamazione: Gesù
non è un concorrente di Dio, né un sostituto (si vuole evitare
ogni parvenza di politeismo); piuttosto, l’esercizio della
«signoria» da parte del Figlio sfocia nella glorificazione Dio
Padre.
2. Funzione inclusiva e teologica (=la signoria di Cristo ha la
funzione di manifestare, rivelare e far avvenire la gloria di Dio.
Ecco perché d’ora innanzi Cristo e Dio il Padre sono
inseparabili).
lunedì 28 ottobre 13
Spunti di teologia
‣
La cristologia di Fil 2,6-11
1. Pur non contenendo in se stesse l’idea della “pre-esistenza”,
tuttavia le espressioni e˙n morfhØv qeouv e to\ ei•nai i¶sa qewˆ◊ ne
forniscono i presupposti.
2. Il progetto del Figlio si snoda lungo due direttrici: la fedeltà a
Dio («obbediente») e la solidarietà con l’uomo («servo»), fino alle
estreme conseguenze («morte di croce»).
3. La sua kenosi non significa la rinuncia (temporanea o
permanente) alle prerogative divine del Figlio, ma il rifiuto da
parte di Gesù di utilizzarle in termini di potere e di prestigio.
lunedì 28 ottobre 13
Spunti di teologia
‣
La cristologia di Fil 2,6-11
4. Il passo mette in risalto e in contrasto un doppio processo:
• quello voluto ed eseguito da Cristo, che va verso l’estremo
abbassamento e la morte ignominiosa in croce;
• quello voluto ed eseguito da Dio, che va verso l’estremo
primato, verso la signoria e il riconoscimento (anzi
l’adorazione) universali.
5. Tuttavia, la «signoria» (secondo processo) riconosciuta a Cristo
come dono del Padre va considerata come il risultato del suo
abbassamento.
6. Ecco il paradosso: Cristo va riconosciuto e confessato
Signore perché non ha voluto esser trattato così.
lunedì 28 ottobre 13
Spunti di teologia
‣
La dimensione soteriologica
1. L’inno non sviluppa la dimensione soteriologica della morte di
Gesù. È questo il motivo per cui generalmente Fil 2,6-11 viene
considerato una composizione pre-paolina.
2. Però, è possibile affermare che la cristologia della seconda parte
(v. 9-11) è alta: il modo in cui il testo sfrutta Is 45,23 (dove
YHWH parla di se stesso) mostra chiaramente che il Cristo
possiede le stesse prerogative divine ed è assimilato a Dio.
Perché non si sviluppa la dimensione soteriologica de%a croce?
• La ragione principale e determinante si basa sulla funzione
retorica dell’inno: si tratta di un exemplum.
• Il brano è articolato essenzialmente sullo schema umiliazione/
esaltazione (cfr. Is 53; Lc 18,11), uno schema biblico
tradizionale e anteriore a Paolo.
• Il soggetto della seconda pare è Dio e non Gesù!
lunedì 28 ottobre 13
Compiti per casa…
‣
Per la prossima lezione (4 novembre 2013):
1. Leggere il testo di Gal 1,1–2,21 (in particolare: Gal
2,14b-21) con l’introduzione e le note in calce (Bibbia TOB o di
Gerusalemme)
2. Leggere FABRIS – ROMANELLO, Introduzione a%a lettura di Paolo,
149-153 (pdf già caricato sul sito).
lunedì 28 ottobre 13
ARRIVEDERCI
A LUNEDÌ PROSSIMO,
4 NOVEMBRE 2013
Contro%ate l’area riservata del sito de%’ISSR «S. Lorenzo Giusitniani»:
issr.marcianum.it
lunedì 28 ottobre 13