Rapporto Bruntland
Nel 1983 l'ONU incarica la Commissione Mondiale per l'Ambiente e lo Sviluppo di stendere un rapporto sulle
tematiche ambientali.La Commissione termina i suoi lavori nel 1987 e presenta il "Rapporto Bruntland" ("Our
common future").
Al rapporto Bruntland si deve una delle prime, e forse la più accettata, definizione di sviluppo sostenibile:
"(...) uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere le capacità delle generazioni future di
soddisfare i propri e i cui obiettivi devono essere definiti in termini di sostenibilità in tutti i paesi, sviluppati o in via di
sviluppo
che
siano,
a
economia
di
mercato
o
a
pianificazione
centralizzata."
Con l'affermarsi del principio di sviluppo sostenibile, le politiche ambientali superano una visione strettamente
difensiva e di contrapposizione rispetto allo sviluppo senza limitazioni, per avviare un processo di politiche proattive
mirate a attivare strumenti per l'integrazione tra ambiente - sviluppo economico - contesto sociale secondo la
regola delle "tre e"
1. Equità: lo sviluppo sostenibile richiede strutture e organizzazioni sociali che forniscano alle comunità gli
strumenti per gestire e controllare razionalmente le risorse. La sostenibilità sociale si fonda su un elevato grado
di equità e giustizia sociale, di identità culturale e coesione sociale, di partecipazione alle scelte da parte di
tutte le categorie sociali secondo quelle che sono le proprie capacità e di assunzione di responsabilità
individuali e collettive.
2. Economia: una definizione di reddito sosterebbe che esso indichi quanto un soggetto può consumare in un
certo periodo di tempo senza ridurre il suo capitale di partenza: questa, se applicata al complesso delle risorse
del pianeta intese come capitale naturale potrebbe rappresentare un'importante definizione di sostenibilità.
L'approccio delle società a forte industrializzazione è però molto differente, anche perché fino a pochi decenni
fa non veniva presa in considerazione l’ipotesi che le risorse naturali potessero esaurirsi in tempi relativamente
veloci, né si pensava che la portata dei cambiamenti indotti dalle azioni umane potesse avere l’entità
dimostrata oggi dai cambiamenti climatici.. Inoltre l'economia ha sempre valutato il capitale in valore
monetario, ma le funzioni ecologiche - quelle svolte dal capitale naturale, che consentono alle comunità umane
di poter vivere sulla Terra - hanno un prezzo di mercato che soltanto adesso si sta tentando di quantificare.
3. Ecologia: lo sviluppo sostenibile implica il mantenersi entro le capacità di carico dei sistemi ecologici,
regolando il prelievo di risorse naturali e l'emissione di rifiuti da parte del sistema economico, così da
mantenere intatta la produttività e la funzionalità dei sistemi ecologici. In pratica questo significa: a) usare le
risorse naturali in modo che ne sia garantita la rigenerazione naturale, e mantenuto l'equilibrio complessivo
degli ecosistemi; b) usare le risorse non rinnovabili ad un livello minimo e necessario allo sviluppo di fonti
alternative rinnovabili.
L'elemento più innovativo consiste proprio nell'aver individuato una strettissima corrispondenza tra degrado
ambientale e povertà, tra emarginazione e iniquità nell'accesso alle risorse naturali e tra tutti questi elementi e la
sicurezza e la pace nel mondo.
Quella del Rapporto Bruntland è una definizione del tutto generale per un approccio unitario allo sviluppo e
all'ambiente, in base alla considerazione che un ambiente degradato e depauperato nelle sue risorse non può garantire
uno sviluppo durevole e socialmente accettabile