TEORIA POLITICA

Direttori
Carla A
Università degli Studi di Macerata
Natascia M
Università degli Studi di Macerata
Comitato scientifico
Cristiano Maria B
Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”
José Francisco J D
Universidad Pablo de Olavide
Julien P
Université de Liège
Matteo T
Università di Parma
Gianluca V
Università degli Studi di Macerata
TEORIA POLITICA
L’apoliticità non esiste. Tutto è politica
— Thomas Mann
La collana di Teoria politica si propone di accogliere e pubblicare ricerche e
studi, in particolare monografie e volumi collettanei, dedicati alle trasformazioni del “politico” analizzato attraverso le pratiche, le istituzioni, il lessico,
le teorie e la storia delle idee. Si intende offrire spazio anche a lavori inediti
che ricostruiscano i mutamenti dello spazio politico attraverso temi quali la
sfera pubblica, i cambiamenti che investono le soggettività politiche (con
riferimento alle capacità e ai diritti), la fenomenologia rappresentativa, il
simbolismo e la comunicazione politica. Con questa iniziativa editoriale ci si
rivolge a quanti seguono le metamorfosi contemporanee del “politico” con
l’intento critico proprio degli studiosi, teso a intercettare le dinamiche che
si intrecciano nel rapporto società–politica–diritto, e con l’attenzione vigile
di quei lettori che vogliano orientarsi nella comprensione dei fenomeni
politici con strumenti concettuali adeguati alle sfide di un mondo che esige
uno sguardo locale, nazionale e globale.
Le dimensioni della politica
Strumenti di analisi storico–concettuale. Volume primo
a cura di
Enrico Graziani, Valerio Mori
Contributi di
Enrico Graziani
Valerio Mori
Andrea Cesolini
Gianluigi Fioriglio
Il volume è stato pubblicato con i fondi di ricerca della “Sapienza” Università di Roma, nello specifico del progetto di ricerca
“Le frontiere dell’accoglienza. Tra sicurezza e emergenza”.
Copyright © MMXIV
Aracne editrice int.le S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Quarto Negroni, 
 Ariccia (RM)
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: novembre 
Alla Professoressa Teresa Serra
con gratitudine
Indice

Introduzione
Enrico Graziani, Valerio Mori
Parte I
Classici e paradigmi

Platone. Ordine naturale e bene comune
Valerio Mori

Aristotele. Il fondamento della politica
Enrico Graziani
Parte II
Categorie fondamentali

Teoria dell’obbligo politico e pluridimensionalità del
potere
Enrico Graziani

L’obbligo politico
Enrico Graziani

Il potere
Enrico Graziani
Parte III
Discussioni

Il concetto di popolo tra continuità e trasformazione
Andrea Cesolini

Indice


Legalità globale e rule of law
Gianluigi Fioriglio

La politica della rappresentazione
Enrico Graziani

Tra filosofia politica e teoria politica. Una mappa della
contemporaneità
Enrico Graziani
Le dimensioni della politica
ISBN 978-88-548-8043-6
DOI 10.4399/97888548804361
pag. 11–14 (novembre 2014)
Introduzione
E G, V M
Questo libro raccoglie scritti sparsi nel tempo, ma vicini nei
contenuti. Il taglio metodologico dei contributi è molto simile
ed ha una certa costanza che accomuna gli argomenti trattati.
In un certo senso, è la politica a più dimensioni, a muoversi tra
filosofia e teoria; anzi, in prima battuta, è proprio la filosofia
politica a fare da fondamento alla teoria politica.
L’idea di questo volume si è andata costruendo man mano che si completavano i cicli di lezioni tenute alla Facoltà di
Scienze politiche Sociologia Comunicazione dell’Università di
Roma “La Sapienza”, il cui esito appariva ben definito dalla
continuità e dagli approfondimenti sviluppati sui temi trattati. Inoltre, fuori da ogni retorica, il libro suggerisce, in forma
diretta, l’indirizzo fondante della filosofia politica occidentale.
Inoltre fornisce uno strumento di ricerca utile per dipanare i
principali nodi teorici della teoria politica contemporanea.
Ciò si evince dalla partitura del volume, suddiviso in tre
sezioni. La prima, Classici e paradigmi, si struttura sul principio
che la filosofia è esercizio critico che ha per oggetto la ricerca
della verità che può essere colta attraverso la conoscenza. In
questo senso, una ricerca condotta attraverso una analisi critica,
e non meramente ricostruttiva, sui “Classici” della filosofia politica occidentale, rinnova tutta la sua validità. In questo modo
la politica ha come oggetto il “vivere insieme”, e la filosofia
politica si occupa di ciò che rende possibile e realizzabile il
vivere in–comune, attraverso il perseguimento del fine che si
esprime nelle forme della politica. Se si accoglie questa idea,
come momento genetico della ricerca filosofico–politica, pos

Introduzione
siamo affermare che nell’ambito di questa disciplina coesistono
due linee di pensiero: l’una fa capo a Platone, l’altra ad Aristotele. I due filosofi rappresentano, attraverso la loro complessa
articolazione di pensiero, l’incipit di ogni argomento di natura
filosofica che riguarda le cose della politica, la cui nomenclatura
richiama i termini pólis, polítes, politikós, politiké e politéia .
In questa cornice si inserisce il saggio, Platone. Ordine naturale e bene comune. L’autore muove la sua analisi filosofica,
partendo da una presentazione della scansione interna del Corpus platonico. Così facendo, pone in luce i principali nodi teorici
della filosofia politica dell’Ateniese. L’attenzione cade, con incisività, sull’ultimo dialogo politico: Le leggi. In questo modo,
l’importanza di fondo del lavoro dà rilievo a due concetti essenziali: il bene comune, quale cardine della tradizione politica
occidentale, e la cura dell’anima intesa come paideia. L’apporto
di Platone alla filosofia politica contemporanea e la problematizzazione delle sue idee filosofiche, si evince da alcuni momenti
dell’ermeneutica platonica che arrivano sino a Popper e Gadamer, passando per Hegel e Kant. In sostanza la problematicità
delle questioni affrontate nel saggio, s’incardina vivacemente all’interno del dibattito filosofico–politico destando nuovi spunti
di riflessione.
Segue il saggio Aristotele. Il fondamento della politica: vita,
comunità, città, Stato. Nel contributo si privilegiano i temi della filosofia politica aristotelica valutati attraverso il dato della
realtà conoscibile attraverso l’esperienza. In questo modo, il
campo dell’etica è fortemente congiunto a quello della politica
il cui sfogo è il perseguimento della felicità e del vivere bene
attraverso la consequenzialità del fine. La politica, quindi, si
inserisce all’interno di uno spazio pratico che la modernità ha
aperto al mondo della prassi. Così vengono declinati i diversi
momenti della filosofia politica aristotelica la cui problematicità
. Cfr. G. S, Politica, Sugarco Edizioni, Milano, , p. . L’autore, nel
discutere “sulla problematica verticale” e delle diverse implicazioni della concezione
greca dell’uomo, pone l’Idea di Politica, come fondamento della civiltà occidentale.
Introduzione

ha aperto un’ampia discussione anche in epoca contemporanea. Seguendo questa linea interpretativa, si pone la lettura
di Reale che, da Aristotele, ha colto il principio metafisico del
“tutto” nel labirintico concetto di comunità intesa come «tutto
ontologico» . O quella di Fassó che si è concentrato sul problema della giustizia come virtù ad alterum che si coniuga con il
concetto «di giustizia in quanto uguaglianza» . Oppure nello
snodarsi del rapporto teoria–prassi che nella Arendt conduce alla discussione della pluralità della conditio humana; o — ancora
— per Strauss e Voegelin che recuperano da Aristotele il senso
di classicità e la tensione tra filosofia e politica. Infine come in
Bobbio, e in alcune linee della filosofia politica contemporanea,
la lettura di Aristotele ha destato il recupero della nozione di
“competenza politica” in cui, il momento etico, si intreccia con
il politico.
La seconda sezione Categorie fondamentali: L’obbligo politico
e Il potere , rappresenta una rilettura di due categorie di pensiero che, nella loro rimodulazione, sono di grande attualità
in un’epoca, come la nostra, in cui la politica dialoga solo con
se stessa, avendo perso la sua funzione di essere promotore
collettivo. In questo modo la domanda: A chi e perché obbedire?
— posta provocatoriamente da Roberto Gatti — nel capitolo dedicato all’Auctoritas , rimanda alla problematicità del rapporto
tra politica e morale, tra obbligazione politica e potere. Ma il
potere come va ripensato nel nostro tempo? Laura Bazzicalupo
fa la sua proposta politica rimodulando la teoria classica del
potere , convinta però che si può parlare di potere a condizione
. Cfr. G. R, Introduzione ad Aristotele, Laterza, Roma–Bari, , p. .
. Cfr. G. F, Storia della filosofia del diritto, vol. , Laterza, Roma–Bari, ,
p. .
. I capitoli, L’obbligo politico e Il potere, sono tratti dal volume E. G,
Introduzione alla filosofia politica. Fondamenti e metodologia, Urbaniana Univerity Press,
Città del Vaticano, .
. Cfr. R. G, Filosofia politica, Editrice La Scuola, Brescia, , p. .
. Cfr. L. B, Politica. Rappresentazioni e tecniche di governo, Carocci,
Roma, .

Introduzione
che vengano al pettine i nodi di tutte le questioni “insolute”
sulle quali, per secoli, si è costruito l’Occidente.
La terza sezione del libro Discussioni. A partire da. . . , intende presentare attraverso le voci degli autori (A. Cesolini, G.
Fioriglio, E. Graziani), gli aspetti problematici della filosofia
politica contemporanea, avvalorando la sua importanza attraverso la teoria politica. Così sono state pensate le discussioni ai
volumi, L. C, M. C (a cura di), La filosofia politica contemporanea, Le Monnier, Firenze, ; L. B,
Politica. Rappresentazioni e tecniche di governo, Carocci, Roma,
; R. G, Il popolo dei moderni. Breve saggio su una finzione,
Editrice La Scuola, Brescia, ; G. P, È possibile
una legalità globale? Il Rule of Law e la governance del mondo, il
Mulino, Bologna, , che, nel corso del biennio –,
sono stati presentati agli studenti del corso di Filosofia politica e Giuspolitica della Facoltà di Scienze politiche Sociologia
Comunicazione dell’Università di Roma “La Sapienza”.
In particolare, sulle linee della filosofia politica contemporanea, si è poi rinvenuto l’incipit della radice problematica che si
colloca alla base della ricerca su Le frontiere dell’accoglienza. Tra
sicurezza ed emergenza .
Bibliografia
B L., Politica. Rappresentazioni e tecniche di governo, Carocci, Roma, .
F G., Storia della filosofia del diritto, Laterza, Roma–Bari, .
G R., Filosofia politica, Editrice La Scuola, Brescia, .
G E., Introduzione alla filosofia politica. Fondamenti e metodologia, Urbaniana University Press, Città del Vaticano, .
R G., Introduzione ad Aristotele, Laterza, Roma–Bari, .
S G., Politica, Sugarco, Milano, .
. Cfr. infra, p. .
P I
CLASSICI E PARADIGMI
Le dimensioni della politica
ISBN 978-88-548-8043-6
DOI 10.4399/97888548804362
pag. 17–56 (novembre 2014)
Platone
Ordine naturale e bene comune
V M
Premessa
Le pagine che seguiranno, vista la sede che le ospita, intendono
essere una esposizione, quanto più possibile scandita, delle principali tematiche platoniche in materia di “politica”. Si muoverà
dunque a partire da un brevissimo quadro storico, si procederà
così a discutere le diverse fasi di sviluppo del pensiero politico
di Platone, per poi proporre alcuni rapidi cenni sulle interpretazioni che grandi pensatori moderni e contemporanei hanno
assunto su questo “iniziatore” della filosofia politica occidentale.
Ciò non significa che non si offrirà una esposizione “ragionata”,
ovvero tale da privilegiare taluni “luoghi” rispetto ad altri possibili; né — tanto meno — che essa sarà esente dall’esercizio
dell’interpretazione, della presa di posizione argomentata in
favore di una visione del “politico” in riferimento a Platone
rispetto ad altre, senza dubbio autorevoli e senza dubbio non
prive di valide ragioni a militare in loro favore.
Si procederà in questo modo nella consapevolezza che qualunque pretesa di “ultima parola”, per via della obiettiva complessità di motivi, espliciti ed impliciti che si sollevano a proposito del “Platone politico”, sarebbe del tutto fuori luogo,
ma allo stesso modo nella convinzione che una “descrizione”
prevalentemente — se non addirittura unicamente — compendiaria sarebbe in fondo inutile, perché sacrificando l’asprezza
filosofica del pensiero platonico, anche dei suoi nodi schiettamente teoretici, oscurerebbe le ragioni che fanno di questo


Valerio Mori
monumentale filosofo un riferimento imprescindibile non solo
per la storia del pensiero politico, ma più ancora per qualunque
impresa filosofica tesa ad inquadrare il problema della politica .
. I “nuovi” protagonisti e il mondo tradizionale: autentico
sapere ed ordine politico
Platone si trova a vivere una delle fasi più drammatiche della
storia ateniese: la conclusione — e le pesanti conseguenze politiche — della cinquantennale guerra che contrappose Atene a
Sparta e che culminò ( a.C.) con l’ingresso nell’Acropoli del
generale spartano Lisandro, a seguito di un duro assedio per
terra e per mare. La sconfitta di Atene in quella vera e propria
“guerra totale” del mondo greco (ciascuna delle due principali protagoniste raccoglieva infatti intorno a sé una coalizione,
composta da “alleati” — in verità realtà politiche soggette e
tributarie rispetto alle due potenze) significò la fine della posizione di dominio vantata da Atene, ed esaltata nelle celebri
orazioni periclee tramandateci da Tucidide, il che si tradusse
in una autentica “crisi di identità” dalla quale la città–guida
del mondo greco — democratica, ricca, aperta al culto della
libertà di parola, capitale delle arti e della cultura — di fatto
non risorse più; ma in definitiva iniziò a segnare la fine del
modello della polis in quanto tale, che sarà di lì a non molto sop. Per una riflessione sull’importanza di Platone per la filosofia politica in generale, fra gli altri e con particolare incisività, cfr. G. D, Platone e la filosofia politica,
in G.M. Chiodi, R. Gatti (a cura di), La filosofia politica di Platone, FrancoAngeli,
Milano, , pp. –. Per un rapido inquadramento complessivo del ruolo di
Platone, in qualche modo iniziatore di una filosofia della politica di carattere normativo, unitamente al rilievo di alcuni elementi che chiaramente, rispetto al Filosofo
ateniese, ci distanziano in particolare rispetto al concetto di “forma” si può vedere L.
B, Mimesis e Aisthesis. Ripensando la dimensione estetica della politica, ESI,
Napoli, , pp.  e ss.; L. B, Politica. Rappresentazioni e tecniche di governo, cit., p. ; per una ulteriore riflessione sulla “forma” del politico, in riferimento
a Platone, cfr. E. G, Eἶδος e μορφή. Il codice estetico della politica, in T. Serra,
M. Sirimarco (a cura di), La nottola di Minerva. Atti del sabato del Centro per la filosofia
italiana, Montecompatri, Nuova Cultura, Roma, , pp. –, pp.  e ss.
Platone. Ordine naturale e bene comune

piantato dal montare della potenza macedone, che raccoglierà
(con Alessandro magno) l’intero mondo ellenico, l’Asia, il bacino mediterraneo orientale e meridionale in un unico impero.
Questo imponente rivolgimento si consuma in tre generazioni
(Alessandro aveva avuto come suo istitutore Aristotele, a sua
volta allievo di Platone); quella del nostro Filosofo è perciò la
prima a dover fare i conti con quel processo di frantumazione.
In effetti, il tema della catastrofe storico–politica è largamente
presente nel pensiero di Platone (fragorosamente, ad esempio, nel “farsesco” Menesseno) sin dalla fase giovanile della sua
produzione filosofica. A questo periodo si ascrivono Dialoghi
quali l’Eutifrone, il Carmide, il Critone, l’Apologia di Socrate, il
Protagora, il Menone, caratterizzati da un impianto fortemente
dialogico , attraverso il quale il protagonista — Socrate — si
confronta con personalità della cultura, della politica, ritenute
particolarmente eminenti o con figure tipiche dell’universo
sociale ateniese, al fine di mostrare l’inconsistenza del sapere
che costoro millantavano ed in ragione del quale si trovavano
a ricoprire incarichi di alta responsabilità pubblica . Sulla base
dell’assunzione per la quale solamente l’autentico sapere intorno ad un determinato argomento può garantire una buona
riuscita nella prassi (posizione di derivazione socratica) quel
che emerge in questi Dialoghi — detti anche “aporetici” perché
in essi non si perviene mai ad una conclusione positiva, ossia
alla definizione stabile del contenuto attorno al quale si indaga
— è l’incapacità, per insipienza, della classe dirigente ateniese,
che fa da sfondo causale, e perciò per nulla circostanziale, alla
sconfitta nella guerra e al conseguente declino della città. E del
resto, gli argomenti attorno ai quali si riflette in questi Dialoghi
hanno tutti — direttamente o indirettamente — un contenuto
politico, o morale: nell’Eutifrone si discute di cosa sia la santità
. Cfr. R. V, Tucidide–Platone. Natura e limiti della democrazia, il Melangolo,
Genova, , pp. –.
. Sulla rilevanza “sostanziale” della forma dialogica insistono in molti; fra
questi cfr. L. S, La città e l’uomo, Marietti , Genova, , pp.  e ss.
. Cfr. F. T, Platone, Carocci, Roma, , pp. –.

Valerio Mori
(a partire da un processo per omicidio), nel Lachete di cosa sia
il coraggio, nel Menone e nel Protagora si affronta il problema
della virtù (cosa essa in sé sia e se possa o meno essere insegnata); nel Gorgia — sulla cui datazione in verità si discute — si
affronta il problema della retorica, che in un contesto politico
di natura democratico–assembleare ha una rilevanza manifesta.
La critica che Platone muove alla democrazia assembleare, che
è radicale e diretta alla natura eminentemente doxastica di questa, affonda le sue radici appunto nella complessiva insipienza
tanto dei leaders, quanto del cittadino che è chiamato a deliberare . Il carattere di questa insipienza ha una importanza centrale
nel nostro discorso. L’avversione di Platone nei confronti della
democrazia non deve in effetti trarci in inganno: le motivazioni polemiche che il Filosofo avanza, infatti, non riguardano
unicamente il mondo politico democratico, ma investono la
città tutta . Accanto a figure appartenenti alla nuova cultura di
matrice sofistica (Ippia di Elide, Protagora, solamente per fare
due esempi illustri) che si muovevano nell’ambiente di coloro
che si erano di recente arricchiti e che miravano a conquistare,
attraverso l’accesso alle cariche politiche legittimazione sociale,
incontriamo anche rappresentanti affermati del mondo tradizionale: Eutifrone è un sacerdote, assertore indefesso di antichi
valori, che malgrado ciò ignora che cosa si la santità; Lachete
è un generale ateniese ignaro di cosa sia il coraggio; Carmide
è un giovane rampollo di famiglia nobile (la stessa di Platone)
che ignora che cosa sia la temperanza; e miglior figura non
tocca a suo zio Crizia, esponente di spicco dell’aristocrazia
ateniese, campione politico della fazione oligarchica, e dunque evidentemente lontanissimo dall’universo democratico. E
d’altra parte: lo stesso Socrate, figlio di uno scultore e di una
. Cfr. N. D F, Platone, le forme e la crisi della democrazia, in G.M.
Chiodi, R. Gatti (a cura di), op. cit., pp. –.
. Mi permetto di rinviare al mio L’“otre forato”: ordine e disordine storico e politico
nel Gorgia di Platone, in F. Mercadante, M.S. Barberi, R. Di Giuseppe, G. Fornari (a
cura di), Disordine e ordine. Il fattore mimetico in politica e nella storia, Giuffrè, Milano,
, pp. –, in particolare le pp.  e ss.