martedì 15 gennaio 2013 - pagina 29 La seconda manifestazione promossa dall’Unione degli studenti davanti al teatro “Francesco Cilea” Un flashmob per difendere il diritto all’istruzione L' Unione degli studenti ha organizzato un secondo flashmob davanti al teatro “Cilea”. Gli studenti hanno voluto rileggere «la realtà scolastica quotidiana, segnata dalle carenze dovute ai definanziamenti dovuti all’austerity. La crisi causata dal sistema malato del capitalismo attanaglia l’Europa, il debito pubblico ha raggiunto livelli esorbitanti, i cittadini sono costretti a pagare per coloro che da questa condizione ne traggono vantaggio, per i padroni che continuano ad aumentare i propri capitali. I governi – spiegano gli studenti – soggiogati da banche, agenzie di rating e speculatori, impongono pesanti tagli allo stato sociale, per salvare il mondo della finanza, partendo proprio dalla scuola pubblica. Consi- derata un’azienda». Argomentano le loro convinzioni gli studenti e spiegano: «Con i decreti legge Aprea e Profumo gli istituti privati otterrebbero maggiori finanziamenti a scapito della scuola pubblica e i privati si infiltrerebbero all’ interno dei consigli d’amministrazione, mettendo a rischio l’autonomia scolastica, annullando la partecipazione degli studenti, impedendo loro di prendere parte ai consigli attraverso la rappresentanza studentesca, persino di fare le assemblee di istituto mensili. E cosa ancor più grave l’istruzione diventerà un lusso, un bene elitario che solo la classe borghese potrà permettersi». «E il più grande complice – denunciano – è l’indifferenza, l’as- Gli studenti durante il secondo flashmob davanti al “Cilea” Pubblicato dall’Ufficio Stampa – Università Mediterranea senteismo di tutti quegli studenti che, come gli ignavi di Dante, si reputano assolti dal compito di partecipare attivamente alla res publica. Di fronte a questa indifferenza noi vogliamo che tutti gli studenti smettano di nascondersi dietro la maschera del qualunquismo e lottino per la loro identità di studenti e cittadini. Non spetta a noi pagare per una crisi che non abbiamo causato, non spetta a noi privarci dei diritti fondamentali per risanare un debito che non ci appartiene. Non accettiamo che il diritto allo studio diventi carta straccia in mano ai padroni, che la scuola pubblica sia svenduta come merce di scambio. L’istruzione non si vende, le scuole non sono aziende!».3