Il vinile fa riaprire le fabbriche

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ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Mercoledì 25 Maggio 2016
Il più grande impianto di incisione della Ue si trova nel paese della Loira sede della Moulinex
Il vinile fa riaprire le fabbriche
Mpo sforna 10 mln di dischi l’anno perlopiù venduti negli Usa
da Parigi
GIUSEPPE CORSENTINO
La Mpo oggi ha otto linee
d’incisione, 120 dipendenti
specializzati che lavorano
24 ore su 24 per rispettare i
tempi di consegna. Il vecchio
stabilimento è diventato una
delle tre grandi aziende europee che produce lp a raffica
dalle grandi serie, 100 mila
pezzi a disco, di Springsteen
o di David Bowie, alle piccole serie, poche centinaia di
esemplari, di qualche sconosciuto chansonnier francese
Q
uando la vecchia economia, la old economy,
dà lezioni alla nuova,
alla new economy, e
a sorpresa riapre le vecchie
fabbriche e crea posti di lavoro. Accade a Villaines-LaJuhel, un paesino di 3 mila
abitanti nel Mayenne, nella
Loira Atlantica, un tempo
capitale economica dei piccoli elettrodomestici (sede
della Moulinex) e dell’industria del disco (in vinile) e
poi man mano, con l’avvento
del digitale, cd e dvd, tornata al suo passato rurale.
Un borgo semisconosciuto, «relativement isolé»
come si legge nelle guide turistiche destinato probabilmente alla desertificazione
se, quasi di colpo, qualche
anno fa, non fosse esplosa
la mania dei vinili, dei dischi di plastica rétro che
gracchiano sotto la puntina
del giradischi ma che, per
gli appassionati, hanno un
suono che nessun computer
digitale riuscirà mai a riprodurre.
A Villaines-La-Juhel
c’era una vecchia fabbrica di
dischi, la Mpo, acronimo di
Moulage plastique de l’ouest,
fondata nel 1957 da una coppia di appassionati di mu-
Alban Pingeot, il nuovo direttore della Mpo di Villaines-La-Juhel
che l’anno scorso ha fatturato 25 milioni di euro
sica, Pierre de Poix e sua
moglie Monique Tyrel, che
l’avvento del digitale, della
musica elettronica aveva costretto ad una riconversione
forzata verso il settore del
packaging di plastica per la
cosmetica.
I vecchi impianti per la
lavorazione del vinile, le
presse e le macchine per
l’incisione dei dischi di plastica, le gallettes come vengono chiamate perché somigliano proprio a delle piccole
torte, erano state dismesse,
vendute a qualche lontano
cliente del Sudamerica.
È toccato, al nuovo diret-
tore della Mpo, Alban Pingeot, andarsele a cercare e
a riprendersele proprio in
Sudamerica. E a rimetterle in funzione nel vecchio
stabilimento in mezzo alla
campagna della Loira, e a
riassumere i vecchi operai
che sapevano farle funzionare e prenderne di nuovi
affiancandoli ai vecchi perché imparassero il mestiere
e sapessero ascoltare il suono non-digitale che esce dai
solchi incisi sulle gallette.
Il boom del vinile ha
rimesso in funzione la
Mpo, che oggi ha otto linee
d’incisione, 120 dipendenti
specializzati che lavorano
24 ore su 24 per rispettare
i tempi di consegna. Perché la vecchia fabbrica di
Villaines-La-Juhel è
diventata una delle
tre grandi aziende europee (ma si tratta di
aziende di media taglia) che sforna vinili
a raffica, 10 milioni di
disques noirs all’anno,
dalle grandi serie, 100
mila pezzi a disco, di
Springsteen o di David Bowie, alle piccole serie, poche centinaia di esemplari, di
qualche sconosciuto
chansonnier francese.
Il fatturato, ovviamente, gira: l’anno scorso è stato di
25 milioni di euro e, con un
balzo del 45%, già rappresenta un terzo del giro d’affari complessivo della Mpo
(una novantina di milioni se
si sommano il packaging e
la produzione di cd che una
ventina d’anni fa aveva soppiantato il vinile).
Mercato principale: gli
Stati Uniti, naturalmente,
dove la produzione di vinili è
sparita da tempo e dove non
si trova più nessuno in grado
di far funzionare le vecchie
linee di incisione delle gallettes. La grande industria
americana della musica ha
ancora bisogno di una piccola fabbrica di incisioni, tra le
vigne della Loira.
@pippocorsentino
NELLA CURA DA CAVALLO DEL SUO CONSIGLIERE KUDRIN GLI UOMINI DOVRANNO LAVORARE TRE ANNI IN PIÙ , OTTO LE DONNE
Putin mette mano alle riforme per rilanciare l’economia e parte
dalle pensioni innalzando a 63 anni l’uscita dal lavoro per tutti
DI
MAICOL MERCURIALI
A
nche se Vladimir Putin ripete che il peggio
è ormai alle spalle e che
l’economia tornerà a crescere, i russi dovranno fare i conti
con manovre lacrime e sangue. E
così, un po’ come è successo a noi
italiani sotto il governo di Mario
Monti, in poco tempo il sistema
russo è destinato a subire profonde modifiche a partire dal delicato
tema pensioni.
L’artefice della cura da cavallo per l’economia russa sarà
Alexei Kudrin, l’ex ministro
dell’economia richiamato dallo zar
del Cremlino a presiedere il Centro per la ricerca strategica della
Russia. Da questa posizione farà
da balia al premier Dmitri Medvedev e al ministro dello sviluppo
economico Alexei Ulyukayev.
Ieri era in programma la riunione del consiglio economico del presidente e a Putin sono state avanzate una serie di misure. Secondo
quanto ha anticipato il quotidiano
economico Vedomosti, dal Centro
internazionale;
fino ad arrivare
alla riforma della
pubblica amministrazione e delle
pensioni.
E qui sono arrivate le note
dolenti per i
russi, perché Kudrin e Ulyukayev
hanno intenzione di andare giù
duro e di avanzare una proposta
da far impallidire la nostra Elsa
Fornero: portare
l’età pensionabile
a 63 anni sia per
gli uomini che
Alexei Kudrin, l’ex ministro dell’economia che presiede
per le donne e
il Centro per la ricerca strategica della Russia
poi uno step sucper la ricerca strategica sono ar- cessivo a 65 per i soli uomini.
rivate proposte di riforma del siMeno dell’Italia, certo, ma
stema giudiziario, per renderlo più
obiettivo ed equilibrato; e poi una attualmente in Russia gli uomini
riduzione della partecipazione sta- possono andare in pensione a 60
tale nell’economia; una riduzione anni e le donne a 55. Questo indei dazi per favorire il commercio nalzamento per il ministro dello
sviluppo economico non serve solo
per riequilibrare il sistema pensionistico, ma anche per ridurre
la carenza di manodopera nella
Federazione.
Ma perché applicare queste
riforme? La risposta di Kudrin
è semplice: con l’attuale struttura dell’economia russa la crescita
del pil nel triennio 2017-2019 sarebbe possibile solo attraverso un
aumento dei prezzi delle materie
prime.
Quindi per slacciare il motore
economico russo da gas e petrolio
e avere un aumento del pil attorno al 4% ecco le riforme, utili ad
avere una politica attiva degli investimenti (crescita media 7-8%
l’anno).
Il tutto si dovrebbe basare su
tre pilastri: creazione di risorse
per gli investimenti, trasformazione del risparmio in investimenti e
meccanismo di sostegno governativi. In attesa degli esiti di questa
cura, i russi dovranno pensare a
lavorare di più.
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