Persinsala Teatro
Alessandro Alfieri
gennaio 23, 2011
Il Teatro Vascello mette in scena un Prometeo particolare,
degno erede della nobile scuola del teatro d’avanguardia dei
decenni scorsi, dove i personaggi, i versi e i messaggi
assumono un senso nuovo, inaspettato e scioccante.
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Il Prometeo eschileo è un testo che ha attraversato la storia culturale del
Novecento, e che continua a essere un riferimento costante
nell’immaginario dell’Occidente per i suoi contenuti e per la profondità del
suo messaggio.
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L’atto di sfida agli dei da parte del titano Prometeo, l’ambiguità
inquietante del padre di tutti gli dei, Zeus (sadico e furioso per un
privilegio sottrattogli, precedentemente riservato agli dei olimpici), la pena
infinita di chi è immortale, il valore simbolico del fuoco in quanto technè –
ovvero lavoro capace di plasmare la materia – che ha permesso agli
uomini di farsi uguali agli dei, violando il loro spazio.
Tutto questo permette al mito di Prometeo di continuare a parlarci a
distanza di migliaia di anni.
Ovviamente, chi lavora col teatro sa bene che oggi, la messa in scena di
un’opera del V° secolo a.C., deve necessariamente farsi carico della storia
attuale, delle sue problematiche; il Prometeo di Eschilo deve perciò essere
riletto, reinterpretato, evitando di dare alcunché per scontato; e questo è
quanto fa Alberto di Stasio nel suo allestimento al Teatro Vascello – Sala
Studio, nel Prometeo da lui diretto e attualmente in scena. Alberto di
Stasio, volto noto della fiction televisiva e del cinema (dove ha lavorato
con Marco Bellocchio e Giorgio Capitani, tra gli altri) interpreta lo stesso
Prometeo: delirante, sofferente, atterrito da Zeus ma indomito – in quanto
non disposto a ritenere una colpa l’aver emancipato la razza umana dalla
subordinazione alle divinità.
Lo spettacolo appartiene alla tradizione più nobile del teatro sperimentale,
che guarda alla lezione del teatro d’avanguardia degli anni ’60 e ’70 e ha
in Carmelo Bene o Eugenio Barba i padri ispiratori. Si tratta di una rilettura
di un classico di difficile digeribilità, soprattutto per chi non ha
dimestichezza con il teatro di ricerca e le teorie del teatro contemporaneo.
Come vuole la scuola grotowskiana, l’interpretazione viene meno, così
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come la dimensione psicologica, e gli attori si trasformano in puri corpi,
nonché puri e assoluti atti di parola e suono.
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Le straordinarie Oceanine (tradizionalmente intese come amiche e ancelle
di Prometeo, assieme al padre Oceano, ma che qui non fanno che
amplificare la follia e l’oppressione generali), Anna Basti (Asia), Elettra
Mallaby (Dione), Marta de Ioanna (Meti) e Aurora Pica (Idua), nonché la
orrorifica e demoniaca Io (Gloria Pomardi), fanno del testo eschileo una
danza – un movimento corporeo suggestivo e ipnotizzante – che rende
efficacemente il turbinio allucinante della pena infinita inflitta al titano.
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Lo spettacolo continua:
Teatro Vascello – Sala Studio
Via Giacinto Carini, 72 – Roma
fino a domenica 23 gennaio, ore 21.30
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Anche le parole, i versi, sono pura forza di espressione che strabordano il
semplice significato semantico: il Prometeo diventa così una sfera di
energia nervosa e muscolare, che può tornare a sconvolgere e a scioccare
le coscienze.
Prometeo Incatenato
di Eschilo
Regia e allestimento scenico Alberto di Stasio
coreografia e movimenti scenici Gloria Pomardi
con Anna Basti, Gianni Caruso, Marta de Ioanna, Alberto di Stasio, Elettra Mallaby, Aurora Pica, Gloria
Pomardi e Daniela Ricci
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