Appunti delle lezioni di Fisica dello stato solido A+B Carlo E. Bottani a.a. 2006/07 - 12 marzo 2007 1 Contents 1 Solidi 1.1 Ordine e simmetria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.1.1 Cristalli semplici: reticoli e ordine traslazionale . . . . 1.1.2 Cristalli complessi: reticolo e base . . . . . . . . . . . . 2 3 4 7 2 Teorema di Bloch 8 3 Riduzione a una zona di Brillouin 10 4 Condizioni di Born-von Karman 11 5 Gas di elettroni liberi 12 5.1 Onde piane - Energia di Fermi - Densità degli stati . . . . . . 12 5.2 Potenziale chimico e calore specifico elettronico . . . . . . . . 14 6 Bande di elettroni quasi-liberi 15 6.1 Diffrazione di elettroni liberi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 6.2 Superficie di Fermi e densità degli stati . . . . . . . . . . . . . 18 7 Bande di elettroni fortemente legati 19 7.1 Metodo del legame forte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 7.2 Metodo LCAO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 8 Dinamica di un elettrone sotto l’azione di un campo esterno 8.1 Hamiltoniano equivalente. Teorema della massa efficace . . . . 8.2 Livelli delle impurezze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8.3 Dinamica semiclassica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8.4 Limitazioni della descrizione a massa efficace . . . . . . . . . . 8.5 Corrente elettrica - Elettroni e buche . . . . . . . . . . . . . . 8.6 Eccitoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22 23 25 26 29 30 33 9 Teoria dello scattering 9.1 Ampiezza di scattering: approssimazione di Born 9.2 Scattering elastico - Legge di Bragg . . . . . . . . 9.3 Diffrazione di raggi X . . . . . . . . . . . . . . . . 9.4 Scattering anelastico . . . . . . . . . . . . . . . . 33 33 36 39 43 10 Principio adiabatico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48 c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 2 11 Dinamica reticolare 11.1 Calore specifico reticolare: modello di Einstein . . . . . . . . . 11.2 Modello di Born - Von Karman . . . . . . . . . . . . . . . . . 11.3 Catena lineare due atomi per cella: modi acustici e modi ottici 11.4 Catena lineare un atomo per cella; limite del continuo: onde elastiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11.5 Fononi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11.6 Calore specifico: modello di Debye . . . . . . . . . . . . . . . 11.7 Polaritoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51 51 52 59 12 Proprietà ottiche 12.1 Relazioni di Kramers e Kronig . . . . . . . . . . . . 12.2 Probabilità per unità di tempo di transizioni ottiche 12.3 Transizioni ottiche interbanda . . . . . . . . . . . . 12.3.1 Transizioni indirette . . . . . . . . . . . . . 12.4 Transizioni intrabanda e plasmoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74 77 79 81 85 87 13 Fenomeni di trasporto 13.1 Fenomenologia . . . . . . . . . . . . . . 13.2 Cinetica fisica . . . . . . . . . . . . . . . 13.2.1 Appendice: teorema di Liouville 13.3 Conducibilità elettrica . . . . . . . . . . 13.4 Conducibilità termica elettronica . . . . 13.5 Conducibilità termica reticolare (isolanti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89 89 92 94 95 97 98 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61 63 65 69 14 Appendice: Metodi quantistici approssimati 100 14.1 Perturbazioni dipendenti dal tempo . . . . . . . . . . . . . . . 100 14.1.1 Perturbazione armonica . . . . . . . . . . . . . . . . . 103 14.1.2 Interazioni fotone-elettrone: regole di selezione di dipolo elettrico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105 14.2 Perturbazioni statiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106 14.2.1 Accensione adiabatica . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106 14.2.2 Livelli degeneri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108 1 Solidi Da un punto di vista macroscopico e fenomenologico un solido è un corpo che possiede una forma e un volume propri (a differenza di un liquido che possiede un volume proprio ma non una forma propria e di un aeriforme che non possiede né una forma né un volume propri). Tutti i solidi oppongono una resistenza meccanica ad azioni che tendano a variarne le forma e/o il c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 3 Figure 1: volume. La risposta meccanica, descritta da una legge sforzo-deformazione, è reversibile (in molti casi lineare) sinchè gli sforzi applicati non superano valori critici propri del solido stesso: regime elastico. In questo caso la forma e il volume sono proprietà termodinamiche del solido: variabili di stato come la temperatura. Oltre tali valori critici il solido subisce processi irreversibili di deformazione plastica e/o frattura. I solidi cristallini (vedi oltre) passano allo stato liquido ad una temperatura caratteristica detta di fusione. Per i solidi non dotati di ordine cristallino hanno comunque luogo processi irreversibili che conducono ad uno stato fluido se il solido viene portato ad alta temperatura. Alcuni solidi (per es. l’ossido di tungsteno W O3 ) passano direttamente allo stato di vapore: sublimazione. 1.1 Ordine e simmetria Tra i solidi hanno una particolare importanza i cristalli. Si tratta di solidi caratterizzati anzitutto da un ordine atomico posizionale a lungo raggio che conferisce ai cristalli la caratteristica simmetria traslazionale. Notiamo che quando in cristallografia si parla di posizioni atomiche si intendono le posizioni medie. Anche la simmetria è dunque una proprietà termodinamica dei cristalli. Nel cristallo reale gli atomi vibrano attorno alle posizioni medie (stabili finchè si è lontani dal punto di fusione) a causa dell’agitazione termica. La dinamica reticolare (vedi) studia appunto tali moti atomici vi- c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 4 Figure 2: brazionali. Cominciamo considerando i cosiddetti cristalli semplici in cui le posizioni atomiche coincidono con i punti di un reticolo di Bravais. 1.1.1 Cristalli semplici: reticoli e ordine traslazionale Si definisce reticolo di Bravais l’insieme discreto di punti (vettori) n = n1 a1 + n2 a2 + n3 a3 essendo n1 ,n2 ,n3 una terna di numeri interi e a1 , a2 , a3 i vettori base (spigoli della cella primitiva). I vettori base si individuano univocamente in modo che il volume della cella, a forma di parallelepipedo, sia minimo e che i tre vettori connettano un punto reticolare, preso come origine, a tre punti reticolari primi vicini (di distanza minima). Alternativamente si può utilizzare il metodo di Wigner e Seitz. Si unisce il punto reticolare origine a tutti i punti primi vicini e si traccia il piano bisettore di ogni segmento. L’insieme dei piani così tracciati definisce, per intersezione, un poliedro: la cella di Wigner e Seitz. Una traslazione reticolare Tn è un vettore ottenuto come differenza di due vettori n e può quindi essere scritta con una formula dello stesso tipo. 0 Due punti r e r appartenenti a un cristallo (e in generale non coincidenti con alcun punto reticolare) sono fisicamente equivalenti se si passa dal primo al secondo mediante una traslazione reticolare 0 r = r + Tn = r+n1 a1 + n2 a2 + n3 a3 c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 5 Un’osservabile fisica del cristallo, per esempio la densità di carica elettrica, risulta invariante rispetto a qualunque Tn : 0 ρ(r ) = ρ(r + Tn ) = ρ(r) ρ è quindi una funzione molteplicemente periodica 0 In una dimensione x = x+na e ρ(x+na) = ρ(x). Allora ρ(x) è sviluppabile in serie di Fourier ρ(x) = ρn = 1 a +∞ X 2π ρn ei a nx (1) n=−∞ Z 2π ρ(x)e−i a nx dx (2) cella Si introducono i punti (vettori, nodi) del reticolo reciproco gn = riscrive +∞ X ρ(x) = ρn eign x 2π n a e si (3) n=−∞ Questa è sicuramente una funzione periodica, infatti ρ(x+la) = = +∞ X ρn eign (x+la) = n=−∞ +∞ X ign x ign la ρn e e = n=−∞ (4) +∞ X ρn eign x = ρ(x) n=−∞ in quanto 2π eign la = eign Tl = ei a nla = ei2π(nl) = 1 (5) In tre dimensioni, per un reticolo generato da una cella parallelepipeda, si introducono i vettori (nodi) del reticolo reciproco, come ghkl = 2π 2π 2π hux + kux + lux a1 a2 a3 e si scrive ρ(r) = X ρhkl eighkl ·r (6) (7) hkl ρhkl = Risulta naturalmente 1 Vcella Z ρ(r)e−ighkl ·r dr (8) cella eighkl ·Tn = 1 (9) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 6 Per una generica cella non a forma di parallelepipedo occore introdurre i vettori primitivi del reticolo reciproco a2 × a3 |a1 · a2 × a3 | a3 × a1 = |a1 · a2 × a3 | a1 × a2 = |a1 · a2 × a3 | b1 = (10) b2 (11) b3 (12) e quindi ghkl = 2π(hb1 + kb2 + lb3 ) (13) Vcella = |a1 · a2 × a3 | (14) essendo Risulta così ai · bj = δ ij e la (9) è automaticamente soddisfatta. Teoremi fondamentali 1. Ogni vettore del reticolo reciproco è perpendicolare a un insieme di piani reticolari del reticolo diretto 2. Se le componenti di ghkl non hanno alcun fattore comune, dhkl = per i sistemi cubici 2π |ghkl | a dhkl = √ 2 h + k 2 + l2 (15) (16) 3. Il volume di una cella unitaria del reticolo reciproco è 8π3 8π 3 = Vcella |a1 · a2 × a3 | (17) 4. Il reticolo diretto è il reciproco del proprio reticolo reciproco Come cella unitaria del reticolo reciproco si usa la cella di Wigner-Seitz detta prima zona di Brillouin. Il centro della zona viene detto punto Γ. Oltre che dalla simmetria traslazionale un reticolo di Bravais è caratterizzato dalla simmetria di punto. Si chiama gruppo di punto l’insieme delle operazioni di simmetria che lasciano inalterato un punto del reticolo. Il gruppo c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 7 Figure 3: spaziale del reticolo contiene sia le traslazioni che lasciano invariato il reticolo sia le operazioni di simmetria del gruppo di punto. La teoria dei gruppi mostra che (in tre dimensioni) esistono solo quattordici (14) diversi reticoli di Bravais ciascuno caratterizzato dal tipo di cella primitiva (lunghezze relative dei tre vettori a1 , a2 , a3 ed angoli tra copie di detti vettori) 1.1.2 Cristalli complessi: reticolo e base Più in generale un cristallo può essere costruito concettualmente decorando ogni cella primitiva di un reticolo di Bravais con un insieme di s atomi che costituiscono la base del cristallo. La base è quindi il mattone elementare con cui si costruisce il cristallo traslandola periodicamente nello spazio secondo le direzioni di a1 , a2 , a3 . La simmetria di punto possibile (cioè compatibile con la simmetria tralazionale) della base è definita dai trentadue (32) gruppi di punto cristallografici. L’insieme delle traslazioni e delle operazioni di simmetria non traslazionale (di punto o non puramente traslazionale1 ) che lasciano invariato il cristallo può essere classificato in duecentorenta (230) gruppi spaziali. Nel seguito ci riferiremo spesso solo ai cristalli semplici. 1 Combinando la simmetria di un reticolo di Bravais con quella della base si possono introdurre nuove operazioni di simmetria quali i piani di slittamento e gli assi di avvitamento. c °2006 Carlo E. Bottani 2 Lezioni di Fisica dello Stato Solido 8 Teorema di Bloch b n sono definiti dalla seguente formula: Gli operatori traslazione reticolare T b n ψ(r) = ψ(r + Tn ) = ψ(r+n1 a1 + n2 a2 + n3 a3 ) T (18) b n ψ(x) = ψ(x+Tn ) = ψ(x+na) T (19) U(x+Tn ) = U (x+na) = U (x) (20) In una dimensione: Consideriamo il problema della determinazione degli stati stazionari elettronici nel cristallo nell’ambito di un’approssimazione a elettroni indipendenti in un campo medio periodico di energia potenziale Dobbiamo risolvere l’equazione agli autovalori con b = Eψ Hψ 2 b = pb + U(x) H 2m (21) (22) b invariante rispetto a qualunque traslazione reticolare risulta: Essendo H b n] = 0 b T [H, (23) b sono anche autofunzioni di T b n. quindi le autofunzioni di H b n ψ(x) = λ(n)ψ(x) T (24) b n è additivo: Si sfrutta il fatto che T (25) b n1 T b n2 ψ(x) = ψ(x+n1 a + n2 a) = T b n1 +n2 ψ(x) = ψ(x+(n1 + n2 )a) = T usando l’equazione agli autovalori: λ(n1 )λ(n2 )ψ(x) = λ(n1 + n2 )ψ(x) (26) λ(n1 )λ(n2 ) = λ(n1 + n2 ) (27) quest’ultima equazione è soddisfatta da λ(n) = esna (28) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 9 con s qualunque purché abbia le dimensioni dell’inverso di una lunghezza. Poiché Z ¯ Z ¯2 ¯ ¯b 2 (29) 1 = |ψ(x)| dx = ¯Tn ψ(x)¯ dx = Z = |λ(n)|2 |ψ(x)|2 dx cioè |λ(n)|2 = 1 = |esna |2 (30) s = ik (31) b n ψ(x) = ψ(x+Tn ) = ψ(x+na) = eikna ψ(x) T (32) ψk (x) = uk (x)eikx (33) uk (x+Tn ) = uk (x+na) = uk (x) (34) risulta necessariamente con k reale. Quindi Questa proprietà è soddisfatta da ogni ψk (x) (funzione d’onda di Bloch) con b (ψk (x) funzione periodica di x. In questo modo ad ogni autofunzione di H stato stazionario di un elettrone nel potenziale periodico) b k (x) = Ek ψk (x) Hψ (35) ψk (r) = uk (r)eik·r (37) uk (r + Tl ) = uk (r) (38) è associato un vettore d’onda k tale che valga l’eq. 32 e, quindi, le eqq. (33) e (34).I livelli energetici dell’elettrone Ek dipendono con continuità dal vettore d’onda k. In 3D ψ(r + Tl ) = eik·Tl ψk (r) (36) e con b = −i~∇ a un’onda di Se applichiamo l’operatore quantità di moto p Bloch otteniamo, diversamente da quanto si ottiene per un’onda piana, bψk (r) 6= ~kψk (r) p (39) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 10 Di qui il termine quasi-quantità di moto o momento cristallino dato alla quantità ~k. La quantità di moto media risulta invece uguale a (il calcolo è complesso, vedi appendice I Ashcroft e Mermin): < p >= m ∂Ek =m<v> ~ ∂k (40) Gli stati stazionari di Bloch sono dunque onde viaggianti (vedi oltre tipiche strutture di banda Ek ). In un cristallo ideale uno stato elettronico di Bloch può propagarsi in modo stazionario trasportando una quantità di moto media costante generalmente non nulla. Perchè questo moto incontri resistenza deve dunque esistere un difetto di periodicità. Inserendo le onde di Bloch nella forma 33 nell’eq. 35, si ottiene il problema agli autovalori − Vale a dire ¢ ~2 ¡ 2 ∇ uk + 2ik · ∇uk − k2 uk + U (r)uk = Ek uk 2m " 2 # (b p + ~k) + U(r) uk = Ek uk 2m (41) (42) b = −i~∇ è l’operatore quantità di moto. dove p Per ogni k prefissato, il problema agli autovalori (42) definisce uno spettro discreto di autovalori Ek = Ekα . Ogni livello energetico Ekα è etichettato dall’insieme α di numeri quantici (indice di branca) che dipende dal gruppo spaziale del cristallo. Al livello Ekα corrispondono in generale più autofunzioni uαk (r) in dipendenza del grado di degenerazione del livello. Fissando α e facendo variare k si ottiene la generica banda elettronica del cristallo. Facendo variare sia α sia k si ottiene l’intera struttura a bande. 3 Riduzione a una zona di Brillouin In una dimensione. Se k = gn allora ψk (x), corrispondente all’autovalore Ek , è una funzione periodica con la periodicità del reticolo. ψgn (x + na) = ugn (x + na)eign (x+na) = (43) = ugn (x)eign x = ψgn (x) Ciò vale in generale (3D): ψgn (r + Tl ) = ψgn (r) (44) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 11 0 Supponiamo ora che k = k + gn (con gn 6= 0); allora 0 0 ψk (r + Tl ) = ei(k +gn )·Tl ψk (r) = eik ·Tl ψk (r) (45) cioè lo stato di Bloch con vettore d’onda k soddisfa al teorema di Bloch 0 anche con il vettore d’onda k = k − gn . Il vettore d’onda di uno stato non è dunque univocamente definito. 0 Riassumendo tutti gli stati con vettore d’onda k = k−gn sono equivalenti e, quindi, hanno la stessa energia. Ne segue che la funzione di k (−∞ < k < +∞) Ekα è periodica nello spazio dei vettori d’onda α = Ekα Ek−g (46) con periodo g, cioè con la periodicità del reticolo reciproco (schema della zona 0 ripetuta). Se invece tra gli infiniti vettori k scegliamo quello di modulo minimo, possiamo considerare solo i vettori d’onda contenuti nella prima zona di Brillouin (cella unitaria di Wigner-Seitz del reticolo reciproco). Questo è lo schema della zona ridotta. In una dimensione π π − <k≤ (47) a a Una terza possibilità consiste nell’avere in ogni zona (periodo del reticolo reciproco) una sola delle bande elettroniche, e non una funzione a più valori come nei due schemi precedenti (schema della zona estesa). 4 Condizioni di Born-von Karman I cristalli reali sono finiti e, quindi, non perfettamente periodici. Se si trascurano gli stati di superficie, il teorema di Bloch rimane un’ottima (essenziale) approssimazione. Si può tenere conto della finitezza del cristallo nello schema di Bloch introducendo le condizioni periodiche al contorno. In una dimensione, considerando N celle (con N>>1) ψαk (x + Na) =ψαk (x)eikNa = ψαk (x) (48) (condizioni periodiche al contorno) da cui si deduce che i vettori d’onda possibili formano l’insieme discreto 2π m (49) Na Nello schema della zona ridotta esistono esattamente N km indipendenti corrispondenti a N N (50) − <m≤ 2 2 km = c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 12 In pratica i vettori d’onda km formano un quasi continuo in quanto ∆k = km+1 −km = 2π/Na << 2π/a. In tre dimensioni si procede in modo analogo: considerando N = N1 N2 N3 celle, gli N vettori d’onda nella prima zona di Brillouin sono dati dalla formula ¶ µ m1 m2 m3 (51) b1 + b2 + b3 k(m1 m2 m3 ) = 2π N1 N2 N3 con − 5 5.1 Ni Ni < mi ≤ 2 2 i = 1, 2, 3 (52) Gas di elettroni liberi Onde piane - Energia di Fermi - Densità degli stati Se si trascura completamente il potenziale periodico, l’hamiltoniano di un elettrone è 2 b = − ~ ∇2 H (53) 2m e l’equazione per gli stati stazionari si riduce a − ~2 2 ∇ ψk (r) = Ek ψk (r) 2m (54) E’ noto che gli autovalori (livelli energetici degeneri) sono in questo caso dati dall’espressione ~2 (kx2 + ky2 + kz2 ) ~2 |k|2 Ek = = (55) 2m 2m e le corrispondenti autofunzioni sono le onde piane 1 ψk (r) = √ eik·r V (56) dove V è il volume del cristallo. I vettori k sono quelli discreti permessi dalle condizioni periodiche al contorno (vedi sopra). Da un’analisi dei vettori d’onda permessi si nota che, nello spazio k, ad ogni stato (onda piana) corrisponde un volume elementare pari a (2π)3 /V . La relazione di dispersione (55) mostra che il√ luogo dei punti a energia costante E è una superficie sferica di raggio k(E) = 2mE/~. Allora il numero di stati di energia compresa tra 0 ed E è 4 πk(E)3 N(E) = 2 3 3 (57) (2π) /V c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 13 dove il fattore 2 tiene conto della degenerazione di spin. La densita degli stati assume allora l’espressione µ ¶3 V dN 2m 2 √ E (58) = 2 g(E) = dE 2π ~2 Lo stato fondamentale del gas di elettroni liberi (allo zero assoluto) si costruisce riempiendo gli stati (56) per energie crescenti e in accordo con il principio di esclusione di Pauli sino all’energia massima EF detta energia di Fermi. All’energia di Fermi corrisponde una superficie sferica di raggio kF = k(EF ). Il vettore d’onda di Fermi si ottiene dalla (57) uguagliando N(EF ) al numero N di elettroni contenuti nel volume V µ ¶ 13 2N 3π kF = V ¡ ¢ 23 ~2 3π 2 N V (59) EF = 2m Come si vede il vettore d’onda di Fermi e l’energia di Fermi dipendono esclusivamente dalla densità elettronica (densità volumica degli elettroni di valenza). A temperatura finita T la probabilità f (E|T ) che uno stato di energia E sia occupato è data dalla distribuzione di Fermi-Dirac f (E|T ) = 1 exp( E−µ ) kB T +1 (60) dove µ è il potenziale chimico di un elettrone. In molti casi si può usare l’approssimazione µ(T ) ≈ µ(0) = EF , vista la debole dipendenza di µ dalla temperatura (vedi calore specifico elettronico). Si introduce poi la densità degli stati occupati √ µ ¶3 V E 2m 2 D(E|T ) = g(E)f (E|T ) = 2 (61) 2π ~2 exp( E−µ ) + 1 kB T Ovviamente Z 0 ∞ D(E|T )dE = Z EF g(E)dE = N (62) 0 per un conduttore isolato. Quando la lunghezza d’onda di Fermi λF = 2π/kF è dell’ordine del passo reticolare (in 1D quando λF = 2a), c’è da aspettarsi che si possa verificare per un elettrone sulla superficie di Fermi una riflessione di Bragg (diffrazione dell’onda elettronica, vedi teoria dello scattering) da parte di una famiglia di piani reticolari. In questo caso il modello a elettroni liberi è inadeguato. c °2006 Carlo E. Bottani 5.2 Lezioni di Fisica dello Stato Solido 14 Potenziale chimico e calore specifico elettronico Premettiamo una proprietà integrale (messa in evidenza da Sommerfeld) della distribuzione di Fermi-Dirac. La proprietà è connessa con la natura di quasi delta di Dirac della derivata rispetto all’energia (curva rossa in figura, a meno del segno) della (60), ricordando che la larghezza del picco è ∼ kB T ¿ µ ≈ EF . : f 3 2.5 2 1.5 1 0.5 0 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 E Nella figura il potenziale chimico è 2 in a.u. Z ∞ ∂f (E|T ) dE = f (0|T ) − f (∞|T ) = 1 − ∂E 0 La proprietà è la seguente µ ¶ Z µ Z ∞ π2 ∂h h(E)f (E|T )dE ≈ h(E)dE + (kB T )2 6 ∂E 0 0 E=µ (63) (64) Nella derivazione (che qui non riportiamo) della formula precedente si utilizza l’identità (ottenuta integrando per parti): ¶ µ Z ∞ Z ∞ ∂f (E|T ) dE (65) h(E)f (E|T )dE = H(E) − ∂E 0 0 RE 0 0 in cui H(E) = 0 h(E )dE . Allora la (64) può essere riscritta in un altra forma, utile per le applicazioni: ¶ µ ¶ µ Z ∞ ∂f (E|T ) π2 ∂ 2H H(E) − (kB T )2 (66) dE ≈ H(µ) + 2 ∂E 6 ∂E 0 E=µ Quando poi si può trascurare il termine dipendente dalla temperatura, risulta −∂f (E|T )/∂E ≈ δ(E − µ). Possiamo sfruttare l’eq. (64) per determinare la dipendenza del potenziale chimico dalla temperatura. Possiamo riscrivere la (62) come µ ¶ Z EF Z µ π 2 ∂g N= g(E)dE ≈ g(E)dE + (kB T )2 (67) 6 ∂E 0 0 µ c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 15 D’altra parte Z Z EF g(E)dE = µ g(E)dE + π2 g(E)dE ≈ 6 µ Z EF g(E)dE (68) µ 0 0 Di qui si ottiene Z EF µ ∂g ∂E ¶ µ (kB T )2 ≈ g(EF ) (EF − µ) Risolvendo rispetto al potenziale chimico µ ¶ ∂ π2 ln g(E) (kB T )2 µ ≈ EF − 6 ∂E EF (69) (70) Il calore specifico si potrebbe ottenere analogamente derivando rispetto alla temperatura l’energia interna Z ∞ U= Eg(E)f (E|T )dE (71) 0 Seguiamo invece un procedimento più diretto. Alla temperatura T , a causa del principio di esclusione, solo la frazione di elettroni δN = Z EF + EF − kB T 2 kB T 2 g(E)dE ≈ g(EF )kB T (72) è eccitata termicamente. Ciascuno dà un contributo kB T alla parte di energia interna δU = δNkB T che dipende dalla temperatura Cv ≈ ¤ ∂δU ∂ £ = g(EF ) (kB T )2 = 2kB2 g(EF )T ∂T ∂T (73) Il calcolo esatto fornisce la costante π 2 /3 invece del prefattore 2 nella formula precedente. Nei conduttori questo contributo al calore specifico è osservabile a basse temperature e fornisce un modo per misurare g(EF ). 6 6.1 Bande di elettroni quasi-liberi Diffrazione di elettroni liberi Se il potenziale periodico U(r) è debole, possiamo trattarlo come una perturbazione statica (rispetto all’energia cinetica) ed ottenere per i livelli energetici c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 16 E(k) perturbati l’espressione: ¯ ¯2 0 ¯ ¯ X ¯< k|U (r)|k >¯ ~2 |k| ³ ´ + < k|U(r)|k > + E(k) ≈ 2 0 2 ~2 2m k/ 6=k 2m |k| − |k | 2 (74) Gli stati imperturbati |k > sono le onde piane del reticolo vuoto (vedi sopra). Esaminiamo gli elementi di matrice Z 0 0 1 1 √ e−ik·r U (r) √ eik ·r dr = < k|U(r)|k >= (75) V V cristallo Z 0 1 e−i(k−k )·r U(r)dr = V cristallo L’energia potenziale U(r) può essere sviluppata in serie di Fourier X U(r) = Ug eig·r (76) g dove i g sono i vettori (nodi) del reticolo reciproco e i coefficienti di Fourier Ug sono espressi come: Z 1 Ug = U(r)e−ig·r dr (77) Vcella cella Di qui risulta: Z X 0 1 Ug eig·r e−i(k−k )·r dr = < k|U(r)|k >= V cristallo g Z 0 1 X Ug ei(g−k+k )·r dr =Ug δ k0 ,k−g = V g cristallo 0 (78) Nel ricavare la (78) abbiamo utilizzato le condizioni periodiche al contorno che discretizzano l’insieme dei vettori d’onda (49). Per una trattazione simile, che considera invece un continuo di vettori d’onda, si veda oltre in Teoria dello 0 scattering. Gli elementi di matrice sono dunque nulli a meno che k = k − g. Osservando che gli elementi diagonali < k|U (r)|k > rappresentano il valore medio dell’energia potenziale, poniamo tale valore uguale a zero e riscriviamo l’espressione per i livelli energetici perturbati come E(k) ≈ ~2 |k|2 X + 2m g6=0 |Ug |2 ¡ 2 2¢ ~2 − |k − g| |k| 2m (79) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 17 Questo sviluppo ha senso eccetto che in corrispondenza di quei k che verificano la condizione di degenerazione E(k) =E(k − g) (80) |k| = |k − g| (81) |k|2 = |k|2 −2k · g + |g|2 (82) cioè: Questa condizione è equivalente a cioè a k· |g| g = |g| 2 (83) In una dimensione k = k± = ± (π/a) soddisfa a questa condizione. In questo caso la teoria delle perturbazioni di livelli degeneri (vedi Metodi approssimati) permette di scrivere le funzioni d’onda approssimate come π π 1 1 ei a x ∓ √ e−i a x ψ± = √ 2Na 2Na (84) Il livello degenere imperturbato si separa nei due livelli non degeneri perturbati ¯ ~2 ³ π ´2 ¯¯ ¯ (85) ± ¯U 2π ¯ E± = a 2m a tra i quali si trova un intervallo di energia proibito di ampiezza ¯ ¯ ¯ ¯ 2π Egap = 2 ¯U ¯ (86) a ¯ ¯2 Esaminando le densità di probabilità ¯ψ± ¯ si vede che µ ¶ ¯ + ¯2 2 π ¯ψ ¯ = sin2 ( x) (87) Na a ¶ µ ¯ − ¯2 2 π ¯ψ ¯ = cos2 ( x) (88) Na a ¯ − ¯2 ¯ψ ¯ è massima in corrispondenza delle posizioni reticolari xn = na (minimi ¯ ¯2 del potenziale periodico in corrispondenza degli ioni), mentre ¯ψ+ ¯ è mas¡ ¢ sima nelle posizioni interstiziali n + 12 a (massimi del potenziale periodico). Ciò spiega la differenza di energia tra i due diversi stati. Rimossa così la degenerazione, è a questo punto possibile applicare le formule generali delle perturbazioni di livelli non degeneri a tutti i vettori d’onda della prima zona di Brillouin compresi quelli di bordo. c °2006 Carlo E. Bottani 6.2 Lezioni di Fisica dello Stato Solido 18 Superficie di Fermi e densità degli stati In presenza delle discontinuità ai bordi di zona, la superficie di Fermi (non più sferica) è l’insieme delle superfici caratterizzate dalle equazioni EF = E α (k) per ciascuna zona (banda/branca) non completamente occupata. Quanto più ci si discosta dalla forma sferica, tanto più forte e l’effetto del potenziale periodico. In generale la densità degli stati in funzione dell’energia per una data branca α può essere calcolata integrando la densità degli stati 2V / (2π)3 nello spazio k in un volume infinitesimo racchiuso tra le superfici di equazione E = E α (k) e E + dE = E α (k), rispettivamente, e dividendo il risultato per dE: Z 2V dN α (E) α g (E) = = dk = (89) dE (2π)3 dE Z Z dSE 2V V = dSE dk⊥ = 3 3 4π |∇k E α | (2π) dE dove dSE è l’elemento infinitesimo della prima superficie e dk⊥ rappresenta la distanza tra le due superfici. Abbiamo utilizzato la formula dE = |∇k E α | dk⊥ . La densità totale degli stati risulta quindi Z X dSE V X α g(E) = (90) g (E) = 3 4π α |∇k E α | α Dove la velocità media di uno stato di Bloch è nulla (punto critico nella I zona di Brillouin) compaiono dunque delle singolarità nella densità degli stati in funzione dell’energia, dette singolarità di van Hove. Poiché, per il teorema di Kramers (simmetria −t, t), E(−k) =E(k) il punto Γ [(k = 0)] è sempre un punto critico. Per i reticoli f.c.c. lo sono anche, per ragioni di simmetria geometrica, i punti X [k =(2π/a)(100)] e L [k =(2π/a)(1/2 1/2 1/2)]. Ricordiamo che il segmento ΓL viene denominato Λ mentre il segmento ΓX viene denominato ∆. In prossimità di un punto critico è possibile esprimere E = E(k) per una data branca α come una forma quadratica. Utilizzando le direzioni degli assi principali si può scrivere E=E0 + αx kx2 + αy ky2 + αz kz2 (91) Il generico punto critico viene denotato come Mn dove n è il numero di coefficienti negativi nella relazione precedente. A titolo di esempio costruiamo la densità di stati per M0 nel caso isotropo: αx = αy = αz = α > 0. Utilizzando le coordinate polari |k| ,ϑ, ϕ si ha Z p V |k|2 sin ϑdϑdϕ V ¶ g(E) = 3 µ q (92) = 2 3/2 E−E0 4π S |k|= E−E 2α |k| 4π α 0 α c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 19 Nell’approssimazione della massa efficace m∗ (vedi oltre) si avrebbe in questo caso α = ~2 /2m∗ . Considerazioni analoghe si applicano alle relazioni di dispersione dei fononi (vedi oltre) per ottenere le relative densità di stati in funzione della frequenza. 7 7.1 Bande di elettroni fortemente legati Metodo del legame forte Mentre nelle regioni interstiziali le funzioni d’onda di Bloch differiscono di poco da onde piane, in corrispondenza degli ioni reticolari esse assomigliano di più ad orbitali atomici localizzati. In altre parole, nelle immediate vicinanze di uno ione reticolare nella posizione n il potenziale periodico differisce di poco dal potenziale atomico prodotto da un unico ione nella stessa posizione Un (r − n). Per descrivere le bande elettroniche di cristalli in cui gli elettroni di valenza risentono più fortemente del potenziale periodico, tentiamo di costruire il generico stato di Bloch come un’opportuna somma reticolare utilizzando un orbitale atomico φa (r − n) centrato nel punto reticolare n (a è l’insieme dei numeri quantici che definiscono uno degli stati stazionari possibili di un elettrone nel campo medio di forze centrali di un singolo atomo). φa soddisfa dunque l’equazione ¸ ∙ ~2 2 ∇ +Un (r) φa (r)=Ea φa (r) (93) − 2m La funzione d’onda di Bloch per l’intero cristallo può allora essere scritta come: 1 X ik·n ψak (r) = √ e φa (r − n) (94) N n Moltiplichiamo il secondo membro per eik·l e−ik·l e calcoliamo ψak (r + l) 1 X ik·(n−l) ψak (r + l) = eik·l √ e φa (r − (n − l)) = N n 1 X ik·h e φa (r − h) = eik·l ψak (r) = eik·l √ N h Essendo l e n − l = h traslazioni reticolari, abbiamo verificato che la (94) soddisfa al teorema di Bloch. La funzione (94) soddisfa approssimativamente alla condizione di normalizzazione, infatti: Z Z XX 0 0 a∗ a ik·(n −n) ψk (r)ψk (r)dr = 1+ φ∗a (r − n)φa (r − n )dr ≈1 (95) e n n0 6=n c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 20 se si trascurano gli integrali di sovrapposizione.Calcoliamo allora il valore di aspettazione dell’energia nello stato ψak ∙ ¸ Z ~2 2 a∗ a ∇ +U(r) ψak (r)dr E (k) = ψk (r) − (96) 2m dove U(r) è il potenziale periodico esatto. Introducendo ∆U(r) =U(r)−U0 (r), una funzione che ha il suo massimo in r = 0 (abbiamo assunto il punto reticolare n come origine delle coordinate) e trascurando alcuni integrali di sovrapposizione, si ottiene X E a (k) = Eh eik·h (97) h con E0 ≈ Ea Z 1 φ∗a (r + h)∆U (r)φa (r)dr Eh6=0 ≈ N (98) E a (k) ≈Ea − 2 |E±d | cos(dk) (99) L’equazione (97) potrebbe essere la rappresentazione esatta di Fourier di una funzione periodica di k (vedi teorema di Wannier oltre) in cui però utilizziamo l’espressione approssimata (98). Vista la natura di ∆U(r) e di φa (r), dobbiamo aspettarci che Eh sia molto piccolo eccetto che per primi vicini. In una dimensione (xn = nd), considerando che E±d è negativo, possiamo scrivere (curva nera in figura; il livello atomico è la linea rossa. Abbiamo posto Emin = 0) Si ha dunque una banda con un minimo Emin = Ea − 2 |E±d | in k = 0 e un massimo Emax = Ea + 2 |E±d | a bordo zona k = ±π/d. La larghezza della banda è dunque pari a 4 |E±d |. Se dunque il legame è molto forte la probabilità di salto da un sito al successivo Eh è piccola e la banda è quasi piatta (livello atomico). E(k) ak Banda "tight binding" c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 21 Approssimando per valori piccoli di k con E a (k)≈ ~2 k 2 2m∗ (100) (curva verde in figura) e confrontando con la (99) si ottiene m∗ = ~2 2d2 |E±d | (101) Dunque gli elettroni appartenenti a una banda di stati fortemente localizzati hanno una grande massa efficace. Il livello atomico Ea nel cristallo (sistema polistabile con N centri di attrazione) si divide negli N livelli E a (k) della prima zona di Brillouin. 7.2 Metodo LCAO Costruendo una diversa banda "tight binding" partendo da un diverso stato atomico φb di energia Eb la nuova banda può risultare parzialmente sovrapposta alla precedente (in genere per k maggiore di un dato valore interno alla prima zona). In questo caso non è più possibile parlare di banda a e di banda b (per esempio banda s e banda d negli elementi di transizione). Occorre allora generalizzare l’espressione della funzione d’onda "tight binding" operando anche una combinazione lineare dei diversi orbitali atomici possibili. Si ottengono così le funzioni di Bloch LCAO 1 X X ik·n √ ψLCAO (r) = e β a φa (r − n) k N n a I pesi β a possono essere determinati minimizzando ∙ ¸ Z ~2 2 ∗LCAO LCAO E (k) = ψk (r) − (r)dr ∇ +U(r) ψLCAO k 2m (102) (103) Poiché in presenza del potenziale periodico compaiono delle barriere di potenziale finite tra ione e ione che alterano di molto le buche di potenziale che sarebbero prodotte dai singoli ioni isolati, gli stati atomici φa (r − n) sono molto diversi dagli stati di Bloch esatti nelle regioni interstiziali. Inoltre gli stati atomici legati sono un insieme incompleto per la rappresentazione di uno stato di Bloch con energia superiore ai massimi del potenziale periodico, dove lo spettro è praticamente continuo (cfr gli stati non legati di un atomo per energie positive). Nelle figura sono mostrati due diversi livelli energetici al di sotto e al di sopra dei massimi del potenziale periodico. E’ c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 22 anche mostrato il grafico di ∆U. Se ne desume che occorre cercare metodi approssimati che partano da funzioni base più vicine alle funzioni di Bloch esatte. Potenziale periodico e potenziale atomico 8 Dinamica di un elettrone sotto l’azione di un campo esterno L’equazione (97), di validità generale, permette di dimostrare un teorema che sta alla base della comprensione della dinamica degli elettroni in un cristallo sotto l’azione di un campo esterno. Teorema di Wannier: E a (−i∇)ψαk (r) = E a (k)ψαk (r) (104) ba = E a (−i∇) è l’operatore che si ottiene dalla funzione E a (k) con la E sostituzione k → − i∇ (105) Per la dimostrazione limitiamoci ad una sola banda (lasciamo cadere l’indice α) e consideriamo il caso 1D: xn = na. Utilizzando la (97), costruiamo b a = E a (−i∇) sotto forma di serie e applichiamolo all’onda di l’operatore E Bloch ψk (x) X ∂ ∂ E(−i )ψk (x) = En ena ∂x ψk (x) = (106) ∂x n X ∂2 1 ∂ + (na)2 2 + ...)ψk (x) = En (1 + na = ∂x 2 ∂x n X X = En ψk (x+na) = En eikna ψk (x) = E(k)ψk (x) n n c.v.d. Nell’ultimo passaggio si è fatto uso del teorema di Bloch. c °2006 Carlo E. Bottani 8.1 Lezioni di Fisica dello Stato Solido 23 Hamiltoniano equivalente. Teorema della massa efficace Consideriamo ora il moto di un elettrone, che occupa inizialmente uno stato di Bloch di una banda non completamente occupata, sotto l’azione di un campo esterno (per es. un campo elettrico). Sia UF (r) l’energia potenziale addizionale (oltre al potenziale periodico U(r)) che l’elettrone possiede in quanto immerso nel campo esterno. La funzione d’onda dell’elettrone obbedisce all’eq. di Schroedinger ∂ψ b0 ψ + UF (r)ψ i~ (107) =H ∂t essendo 2 b0 = − ~ ∇2 + U(r) (108) H 2m e b0 ψk (r) = E(k)ψk (r) (109) H Cerchiamo una soluzione della (107) sotto forma di pacchetto di onde di Bloch X ak (t)ψk (r) (110) ψ(r, t) = k in cui la somma è estesa ad un intervallo limitato di vettori d’onda attorno ad un certo k medio. Ricordando che l’insieme dei k è quasi-continuo per un cristallo macroscopico possiamo anche scrivere Z ψ(r, t) = ak (t)ψk (r)dk (111) La descrizione a pacchetti d’onde accelerati è una descrizione essenzialmente particellare: si intende quindi che l’indeterminazione sulla posizione istantanea dell’elettrone attorno al valore medio sia grande rispetto al passo reticolare del cristallo ma piccola rispetto alla minima dimensione lineare del volume complessivo a disposizione (vedi oltre Limitazioni della descrizione a massa efficace). Introducendo la (111) nella (107) si ottiene: Z ∂ψ b 0 ψk (r)dk + UF (r)ψ i~ (112) = ak (t)H ∂t b0 e il teorema di Wannier, si può Sfruttando l’equazione agli autovalori per H scrivere Z ∂ψ i~ (113) = ak (t)E(−i∇)ψk (r)dk + UF (r)ψ = ∂t Z = E(−i∇) ak (t)ψk (r)dk + UF (r)ψ = = E(−i∇)ψ + UF (r)ψ c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 24 Vale a dire ∂ψ = [E(−i∇) + UF (r)] ψ ∂t Risulta così definito l’operatore Hamiltoniano equivalente i~ b eq = E(−i∇) + UF (r) H (114) (115) equivalente cioè all’operatore Hamiltoniano originario 2 b = − ~ ∇2 + U (r) + UF (r) H 2m (116) E(−i∇) corrisponde quindi formalmente all’operatore energia cinetica di una particella immersa esclusivamente nel campo di origine esterna UF (r). L’operatore E(−i∇) congloba in realtà sia le proprietà inerziali della particella sia l’effetto del potenziale periodico. Mostriamo ora perché il risultato (114) venga citato come teorema della massa efficace per i pacchetti di onde di Bloch. Supponiamo che k sia nell’intorno del minimo di una banda parzialmente occupata (potrebbe essere il fondo della banda di conduzione di un semiconduttore). In 1D possiamo allora scrivere ~2 k2 E(k)≈Ec (0) + 2m∗ essendo ∗ m =³ ~2 ∂ 2 E(k) ∂k2 ´ (117) (118) 0 Il corrispondente Hamiltoniano equivalente è quindi 2 b eq = − ~ ∇2 + Ec (0) + UF (r) H 2m∗ (119) Se poi contiamo l’energia a partire da Ec (0), cioè dal fondo della banda di conduzione, abbiamo 2 beq = − ~ ∇2 + UF (r) (120) H 2m∗ Questo hamiltoniano governa il moto di un elettrone che, in assenza della forza esterna F = −∇UF (r) (121) sarebbe libero ma con una massa diversa da quella dell’elettrone nel vuoto: la massa efficace m∗ . In questo contesto l’energia potenziale si riduce a quella della forza esterna mentre il potenziale periodico è assorbito nell’operatore c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 25 2 2 ~ energia cinetica equivalente − 2m ∗ ∇ . Se ora osserviamo il tipico andamento LCAO della sommità delle banda di valenza e del fondo delle bande di conduzione in tutta la I zona di Brillouin E 8 6 4 2 0 -2.5 -1.25 0 1.25 2.5 k e estendiamo il ragionamento precedente all’intorno del massimo della banda di valenza, otteniamo il curioso risultato che gli elettroni hanno in questo caso una massa efficace negativa, in generale diversa da quella degli elettroni nel minimo della banda di conduzione. Un’energia cinetica negativa è difficile da concepire, a meno di non cambiare il verso dell’asse delle energie, contando l’energia a partire dalla sommità della banda di valenza...Per gli elettroni ciò non ha alcun senso ma questa idea si rivelerà utile nel caso delle buche. 8.2 Livelli delle impurezze Se in un semiconduttore tetravalente come il Ge inseriamo degli atomi sostituzionali di valenza cinque come l’As, l’elettrone in eccesso può dare luogo ad uno stato localizzato (non di Bloch) con energie all’interno della banda proibita (al di sotto della banda di conduzione). Se a questo elettrone viene conferita un’energia sufficiente (per esempio a causa dell’agitazione termica) lo stato localizzato può essere ionizzato e l’elettrone può andare in banda di conduzione e diventare uno stato di Bloch, potenziale portatore di carica sotto l’azione di un campo esterno (vedi capitolo seguente). In questo caso si parla di semiconduttore drogato n e l’arsenico è un donore. I livelli energetici dell’impurezza possono essere descritti come segue. La presenza dell’atomo di As fa sì che, nel cristallo di Ge, l’elettrone donato sia immerso nel campo esterno effettivo generato dallo ione positivo As e2 UF (r) = − 4π r (122) dove r è la distanza dell’elettrone dal centro del sito sostituzionale e è la costante dielettrica del Ge. La funzione d’onda dell’elettrone in eccesso c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido obbedisce allora all’eq. di Schroedinger ¶ µ e2 ~2 2 ψ = Eψ − ∗∇ − 2m 4π r 26 (123) Gli autovalori dell’energia sono allora i livelli idrogenoidi E = En = − m∗ e4 8 2 h2 n2 (124) Si tratta di energie appena al di sotto della banda di conduzione. Infatti se m∗ = m/10 e = 10 0 , l’energia di ionizzazione E1 ≈ 10−3 rydberg 4 (1 rydberg = 8me 2 h2 ≈ 13.6 eV). Il fatto che il raggio di Bohr equivalente 2 0 a∗ = πmh∗ e2 sia di un fattore m / (m∗ 0 ) = 100 più grande di quello dell’atomo 2 0h di idrogeno (a = πme 2 = 0.053 nm), giustifica l’uso del terema della massa efficace (il raggio è molto maggiore del passo reticolare). 8.3 Dinamica semiclassica Se UF (r) dipende molto debolmente dalla posizione, la lunghezza d’onda di De Broglie media λ = 2π/k degli elettroni, concepiti come pacchetti di onde di Bloch, può essere tale da non dare luogo ad apprezzabile diffrazione dell’onda elettronica. In questo caso l’Hamiltoniano equivalente governa un moto semiclassico e non è necessario risovere l’eq. (114). Si può allora smontare la (prima) quantizzazione ed ottenere una funzione di Hamilton classica equivalente. Partendo dalla funzione di Hamilton classica originaria |p|2 Hcl = + U (r) + UF (r) 2m (125) usando le regole di quantizzazione di Jordan r→ r p→ − i~∇ (126) (127) abbiamo ottenuto l’operatore Hamiltoniano 2 b = − ~ ∇2 + U (r) + UF (r) H 2m (128) Applicando il teorema di Wannier alla struttura di banda E = E(k) (129) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 27 con la regola k → − i∇ (130) b eq = E(−i∇) + UF (r) H (131) abbiamo ottenuto l’operatore Hamiltoniano equivalente Se ora, rispetto al moto quantistico equivalente, siamo nel limite semiclassico, possiamo costruire la funzione di Hamilton classica equivalente con le regole inverse r→ r (132) p −i∇ → ~ (133) ottenendo Hcl,eq = E ³p´ + UF (r) ~ A questo punto, utilizzando le equazioni di Hamilton dr ∂Hcl,eq = dt ∂p dp ∂Hcl,eq = − dt ∂r si ottiene ¡ ¢ ∂E p~ dr = dt ∂p dp ∂UF (r) = − dt ∂r (134) (135) (136) e cioè dr 1 ∂E(k) = dt ~ ∂k ∂UF (r) dk = − ~ dt ∂r (137) (138) Derivando la prima eq. rispetto al tempo ed utilizzando la seconda si ottiene la legge di Newton µ ¶ d2 r ∂UF (r) 1 ∂ 2 E(k) − (139) = 2 dt2 ~ ∂k∂k ∂r che definisce il tensore µ ¶ 1 ∂ 2 E(k) 1 = (140) m∗ (k) ij ~2 ∂ki ∂kj c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 28 In 1D la massa efficace è quindi definita come ∗ m (k) = ~2 (141) ∂ 2 E(k) ∂k2 ed è una funzione di k. v,m 2 1 0 -2.5 -1.25 0 1.25 2.5 k -1 -2 Velocità e massa efficace in funzione di k La figura permette di illustrare un’interessante applicazione. Supponiamo che un elettrone, appartenente alla banda di conduzione LCAO illustrata nel capitolo precedente, sia caratterizzato al tempo t = 0 da k = 0. L’elettrone viene ora accelerato da un campo elettrico costante E = −Eux (E > 0). F (x) Sull’elettrone agisce allora la forza F = − ∂U∂x ux = eEux . Integrando la (138) si ottiene 1 k = eEt (142) } cioè il vettore d’onda cresce linearmente nel tempo. Nello schema della zona ridotta, quando k = π/a avviene una riflessione di Bragg e, istantaneamente, 0 il vettore d’onda assume il valore k = π/a − g = π/a − 2π/a = −π/a per poi ricominciare a crescere linearmente sino alla nuova riflessione a bordo zona. La figura mostra l’andamento della velocità media dell’elettrone e della sua massa efficace (curve nere; le curve rosse si riferiscono alla banda di valenza). Inizialmente la massa è costante e positiva e la velocità cresce linearmente. Passando attraverso k = π/(2a) la massa diventa prima infinita positiva, poi infinita negativa (per poi stabilizzarsi su un valore negativo) mentre la velocità, raggiunto il valore massimo decresce poi sino ad annullarsi a bordo zona. Queste forti anomalie dinamiche subite dal pacchetto di onde di Bloch che rappresenta l’elettrone di conduzione mostrano quanto poco classica in senso stretto sia questa descrizione del moto elettroniche. Dopo la riflessione tutto ricomincia da capo: una forza costante produrrebbe dunque un moto periodico! In realtà gli urti con i fononi e le imperfezioni reticolari (vedi Proprietà di trasporto) fanno sì che il vettore d’onda dell’elettrone non si discosti c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 29 mai troppo da k = 0 e il moto periodico non si osservi sperimentalmente se non in casi limite. 8.4 Limitazioni della descrizione a massa efficace Se i campi applicati sono troppo intensi o variano troppo rapidamente nel tempo e nello spazio hanno luogo transizioni interbanda (per es. per effetto tunnel con superamento della barriera energetica di altezza Egap ) e il concetto di massa efficace o non è più applicabile o va considerato con cautela (vedi Proprietà ottiche). Possiamo definire un limite superiore per la frequenza (circolare) come Egap ω≤ (143) ~ e per il campo elettrico applicato come Egap (144) ea essendo a il passo reticolare. In realtà possono verificarsi condizioni più restrittive. In un dispositivo la descrizione particellare (pacchetto d’onde) richiede che la localizzazione dei portatori di carica ∆x sia tale da poterli considerare delle particelle rispetto alle dimensioni del dispositivo e che i portatori rispondano prontamente (nel tempo ∆t) agli stimoli esterni. Ad un pacchetto d’onde di Bloch di indeterminazione ∆k nel vettore d’onda è associata un’indeterminazione nell’energia pari a |E| ≤ ~2 (∆k)2 = kB T 2m∗ Utilizzando il principio di indeterminazione di Heisenberg ∆E = ~∆k∆x ≥ h ∆E∆t ≥ h (145) (146) (147) si ottiene ∆t ≥ h kB T h ∆x ≥ √ ∗ 2m kB T (148) (149) A 300 K con Egap = 1 eV (143) dà una banda passante di 2.4 x 1014 Hz mentre (148) fornisce 6.3 x 1012 Hz. Sempre a 300 K (149) dà r m ∆x ≥ 7.6 nm (150) m∗ c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 30 Per GaAs con una massa efficace pari a 0.067 m, si ha una minima dimensione del dispositivo dell’ordine di 29.4 nm. 8.5 Corrente elettrica - Elettroni e buche Approfondiamo le considerazioni precedenti considerando schematicamente un semiconduttore la cui banda di valenza sia completamente occupata e la cui banda di conduzione sia vuota. Se all’istante t = 0 applichiamo la forza F, per ciascuno degli elettroni della banda di valenza valgono considerazioni analoghe a quelle viste nel capitolo precedente. L’andamento delle variabili dinamiche è illustrato nella figura seguente (prima colonna) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido Ad ogni istante la somma dei vettori d’onda vale X ki = 0 31 (151) i la corrente totale è proporzionale alla quantità I (che per comodità chiameremo corrente): I= X X 1 ∂Ek =0 (−e) hvi i = (−e) ~ ∂k i i (152) Una banda completamente piena non può quindi condurre corrente. Supponiamo ora che inizialmente un solo elettrone si trovi in banda di conduzione (lasciando uno stato vuoto nella banda di valenza). All’istante t1 si ha, per la banda di conduzione, X ki = k5 > 0 (153) i e la corrente vale µ ¶ X X 1 ∂Ek 1 ∂Ek Ic = (−e) hvi i = (−e) 6= 0 = (−e) hv5 i = (−e) ~ ∂k ~ ∂k k5 i i (154) Mentre, per la banda di valenza, X ki = −k5 = k3 < 0 (155) i c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 32 e la corrente vale µ ¶ X X 1 ∂Ek 1 ∂Ek = (−e) hv3 i = (−e) (−e) hvi i = (−e) = Ic Iv = ~ ∂k ~ ∂k k3 i i (156) La corrente totale è quindi I = Iv + Ic . Considerando un istante successivo (t = t2 ) si vede che il vettore d’onda e l’energia totali della banda di valenza vanno progressivamente diminuendo mentre il vettore d’onda e l’energia dell’elettrone di conduzione va aumentando. L’insieme degli elettroni della banda di valenza si comporta quindi come un’unica particella di carica positiva la cui energia va aumentando se la si conta nel verso negativo a partire dalla sommità della banda (in realtà dal fondo, con la nuova convenzione) con massa efficace positiva (almeno per piccoli vettori d’onda), come illustrato nella figura seguente. A sinistra la rappresentazione a elettroni e a destra la rappresentazione mista a elettroni e buche. E’ questo, sostanzialmente, il concetto di buca dal punto di vista dinamico della rappresentazione a bande. La buca, in quanto particella positiva, può anche essere pensata come localizzata spazialmente. Riferendoci ancora al Ge drogato con atomi accettori trivalenti (per es. In), l’atomo sostituzionale cattura un elettrone di valenza del Ge, diventando uno ione negativo, per completare i legami tetraedrici. In questo modo rimane uno stato vuoto nella banda di valenza che può essere descritto come una buca. La buca è attratta dall’accettore. Sinchè si trova in uno stato legato localizzato (orbita attorno all’accettore), essa può essere descritta come nella sezione Livelli delle impurezze e i suoi livelli energetici si trovano nella banda proibita appena al di sopra della banda di valenza. Se poi la buca viene ionizzata termicamente e, successivamente, sottoposta ad un campo esterno essa può trasportare carica c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 33 e contribuire alla corrente totale, come già illustrato per gli elettroni donati. Si parla in questo caso di semiconduttore drogato di tipo p. 8.6 Eccitoni In un semiconduttore intrinseco una coppia elettrone buca può essere generata dall’assorbimento di un fotone di energia superiore a Eg (vedi Proprietà ottiche). La coppia può formare uno stato metastabile legato i cui livelli energetici possono essere calcolati con lo stesso metodo illustrato nella sezione Livelli delle impurezze, introducendo la massa ridotta del sistema (eccitone di Wannier). Negli esperimenti di assorbimento ottico si possono misurare picchi di assorbimento, prima del edge principale di assorbimento, legati a transizioni che coinvolgono i livelli eccitonici. 9 9.1 Teoria dello scattering Ampiezza di scattering: approssimazione di Born Consideriamo un flusso stazionario di particelle veloci di massa µ, inizialmente libere e tutte con la stessa enegia cinetica ~2 |ki |2 /2µ, che interagisce con un cristallo idealmente privo di moti termici. Potrebbe trattarsi di un fascio di elettroni o di neutroni. Lo stato stazionario di una singola particella che interagisce con il cristallo è determinato dal campo medio U (r) che ha la stessa simmetria del reticolo diretto e la funzione d’onda di una particella diffusa è governata dall’eq. di Schroedinger indipendente dal tempo − ~2 2 ∇ ψ(r)+U (r)ψ(r) =Eψ(r) 2µ 2µE = k2 2 ~ ¡ 2 2¢ 2µU(r) ∇ +k ψ(r) = ψ(r) ~2 Lo stato iniziale è descritto dall’onda piana |k|2 = (157) (158) (159) ϕi (r) =eiki ·r (160) pi = ~ki (161) dove c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 34 è la quantità di moto delle particelle e ki il vettore d’onda incidente. A questi stati è associata una densità di corrente di probabilità incidente ji = ~ ~ki (ϕ∗i (r)∇ϕi (r) − ϕi (r)∇ϕ∗i (r)) = 2mi m L’onda piana soddisfa l’eq. omogenea (spazio vuoto) ¡ 2 2¢ ∇ +k ϕi (r) =0 (162) (163) ¡ ¢ 0 Si definisce G(r, r ) funzione di Green dell’operatore ∇2 +k 2 la soluzione dell’eq. non omogenea ¡ 2 2¢ 0 0 (164) ∇ +k G(r, r ) = δ(r − r ) 0 dove δ(r) è la delta di Dirac. Mediante G(r, r ) può essere risolto il problema più complesso: ¡ 2 2¢ ∇ +k f (r) = a(r) (165) sotto forma di un integrale di sovrapposizione: Z 0 0 0 f (r) =ϕi (r)+ G(r, r )a(r )dr (166) La forma esplicita della funzione di Green risulta essere (vedi Davydov): 0 G(r, r ) = − ¯ ¯ 0¯ ¯ ik¯r−r ¯ e 0 4π |r − r | (167) L’eq. di Schroedinger viene allora trasformata nell’eq. integrale: ψs (r) =ϕi (r)− µ 2π~2 Z ¯ ¯ 0¯ ¯ ik¯r−r ¯ e 0 0 0 0 U (r )ψ s (r )dr |r − r | (168) ¯ 0¯ Se ¯r ¯ /r << 1 (far field approximation) l’onda sferica emessa dal punto 0 r interno al volume di scattering (cristallo finito) può essere approssimata dal prodotto di un’onda sferica emessa dall’origine (sempre all’interno del volume di scattering) per un’onda piana emessa nella direzione del vettore d’onda ks = kr/r ¯ ¯ 0¯ ¯ ik¯r−r ¯ eikr −iks ·r0 e ≈ e 0 |r − r | r (169) essendo ks = kr/r il vettore d’onda diffuso. L’angolo tra la direzione di ki e quella di ks è detto angolo di scattering. La direzione di ks può essere c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 35 individuata dai due angoli θ e φ delle coordinate sferiche e l’angolo solido infinitesimo attorno a questa direzione è dΩ = sin θdθdφ. Al fascio di particelle diffuse è associata la densità di corrente di probabilità radiale µ ¶ ~ ∂ψs (r) ∂ψ∗s (r) ∗ ψs (r) − ψs (r) (170) js (r) = 2mi ∂r ∂r L’eq. integrale si può allora riscrivere come ψs (r) =eiki ·r + Asi eikr r (171) L’insieme dei centri diffondenti (volume di scattering Vscat ), investito da un’onda piana monocromatica, genera un’onda sferica modulata caratterizzata dall’ ampiezza di scattering Z 0 µ 0 0 0 −iks ·r Asi = − e U (r )ψs (r )dr (172) 2 2π~ Vscat Nell’approssimazione di Born, si considera l’energia potenziale una perturbazione rispetto all’energia cinetica e si scrive, sotto il segno di integrale 0 0 ψs (r ) ≈e iki ·r . Così facendo si trascura lo scattering multiplo e si ottiene l’ampiezza di scattering al primo ordine: Z 0 µ 0 0 −iQ·r Asi = − U (r )e dr = (173) 2 2π~ Vscat µ < ki + Q|U(r)|ki > = − 2π~2 dove compare Q = ks − ki (174) il vettore d’onda trasferito. L’ampiezza di scattering risulta così proporzionale alla trasformata di Fourier di indice Q dell’energia potenziale di interazione. La perturbazione prodotta dal campo medio di energia potenziale genera transizioni tra lo stato iniziale |ki > e lo stato finale |ki + Q >= |ks > descritti da onde piane (lontano dal volume di scattering). La quantità < ks |U(r)|ki > è detta elemento di matrice dell’operatore di perturbazione. La sezione d’urto differenziale = dσ(Ω) = (numero di particelle diffuse per unità di tempo entro l’angolo solido dΩ)/(flusso delle particelle incidenti) = (js r2 dΩ/ji ) risulta uguale a: dσ(Ω) = ks |Asi |2 dΩ ki (175) c °2006 Carlo E. Bottani 9.2 Lezioni di Fisica dello Stato Solido 36 Scattering elastico - Legge di Bragg Quando lo scattering è elastico ks = ki . Se l’energia potenziale ha la periodicità del reticolo posso svilupparla in serie di Fourier X U(r) = Uhkl eighkl ·r (176) hkl essendo i ghkl i vettori del reticolo reciproco, con coefficienti di Fourier Z 1 U(r)e−ighkl ·r dr (177) Uhkl = Vcella cella L’ampiezza di scattering risulta allora: Z X 0 0 µ 0 ighkl ·r −iQ·r U e e dr = Asi = − hkl 2 2π~ Vscat hkl Z 0 µ X 0 i(ghkl −Q)·r = − U e dr hkl 2 2π~ hkl (178) Vscat Se il volume si scattering è molto grande rispetto al volume definito da |Q|−3 e, negli esperimenti di scattering tipici, rispetto a Vcella , anche se siamo ancora nell’ipotesi del far field, si può estendere l’integrale a tutto lo spazio, nel qual caso 4π 2 µ X Asi = − 2 Uhkl δ(ghkl − Q) (179) ~ hkl Da cui si vede che l’ampiezza di scattering è diversa da zero (massima) solo se Q = ghkl . La formula (179) ha un significato fisico molto semplice se si ricordano le proprietà del reticolo reciproco e del reticolo diretto. Una particolare famiglia di piani reticolari del reticolo diretto è individuata da quei particolari vettori del reticolo reciproco (perpendicolari ai piani della famiglia) che sono individuati dalla terna di numeri interi (hkl) più piccoli (coincidenti con gli indici di Miller della famiglia di piani) e da tutte le terne {hkl} che si ottengono da (hkl) moltiplicando ogni indice della terna per uno stesso numero intero n. Per esempio, in un reticolo cubico semplice: (110),(220),(330),..... I vettori g220 ,g330 ,..... hanno la stessa direzione del vettore g110 e moduli |g220 | = 2 |g110 |, |g330 | = 3 |g110 |,..... La√distanza tra piani primi vicini di questa famiglia è d110 = 2π/ |g110 | = a/ 2 e rappresenta il periodo spaziale del reticolo nella direzione < 110 > che è quella della normale alla famiglia di piani considerata. Consideriamo la condizione necessaria per avere un’ampiezza di scattering diversa da zero: Q = ks − ki = ghkl (180) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 37 e scriviamola come |ks − ghkl |2 = |ki |2 (181) |ks |2 − 2ks · ghkl + |ghkl |2 = |ki |2 (182) cioè Nel caso di scattering elastico e introducendo l’angolo di Bragg ϑhkl come l’angolo complementare dell’angolo tra ks e ghkl , si ottiene |ghkl | − 2 |ks | sin ϑhkl = 0 (183) Questa legge dice che si ha scattering quando la proiezione del vettore d’onda della particella sul vettore ghkl è pari a metà del modulo di ghkl (vedi oltre Umklapp). Poiché dhkl = 2πn/ |ghkl | e λ = 2π/ |ks | è la lunghezza d’onda di de Broglie delle particelle incidenti, si ottiene finalmente 2dhkl sin ϑhkl = nλ (184) la ben nota legge di Bragg (formula che dà la posizione angolare dei picchi di Bragg, essendo l’angolo di Bragg pari alla metà dell’angolo di scattering: vedi costruzione geometrica). Per ricavare la (179) abbiamo fatto uso del risultato: Z 0 0 (185) ei(ghkl −Q)·r dr = (2π)3 δ(ghkl − Q) che si ottiene facilmente in una dimensione Z +∞ eikx dx = 2πδ(k) (186) −∞ considerando che 1 2π Z +∞ −∞ ikx e Z +L 1 dx = lim eikx dx = L→∞ 2π −L sin(kL) = lim = δ(k) L→∞ πk (187) La forma sin(kL) è comunque utile per descrivere l’interazione con piccoli πk cristalli ed è la base per la determinazione sperimentale delle dimensioni di un dominio cristallino analizzando la forma dei picchi di diffrazione. Se una famiglia di piani reticolari {hkl} soddisfa la legge di Bragg ghkl − Q = 0, l’intensità del massimo (l’area del picco) è proporzionale al modulo quadrato di Uhkl e dipende dalla distribuzione della materia (dei centri di scattering) nella singola cella unitaria, cioè dalla base contenente s atomi. Nel caso dello scattering di neutroni le forze d’interazione siano a piccolissimo raggio c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 38 d’azione e nella (177) P si può scrivere (in quanto l’integrale è limitato a una sola cella) U(r) = p=1,s bp δ(r − rp ). Le rp sono le posizioni degli s nuclei della base della cella primitiva e tutte le coordinate sono riferite all’origine della cella.Questa forma dell’energia potenziale d’interazione tra la particella sonda e gli atomi del cristallo è detta pseudo-potenziale di Fermi. Le bp sono le ampiezze di scattering dei singoli nuclei. Risulta allora: Z X 1 Uhkl = bp δ(r − rp )e−ighkl ·r dr = Vcella cella p=1,s 1 X = bp e−ighkl ·rp (188) Vcella p=1,s La quantità Fhkl = X bp e−ighkl ·rp (189) p=1,s è detta fattore di struttura. L’intensità del singolo picco di Bragg (hkl) è dunque proporzionale al modulo quadrato del fattore di struttura Fhkl . Per inciso, nel caso dei raggi X e degli elettroni il fattore di struttura è dato dalla stessa formula ma le quantità equivalenti alle bp (fp ) risultano funzioni di Q e sono legate alla distribuzione elettronica interna al singolo atomo diffondente della base da una formula simile a quella dei coefficienti di Fourier del campo medio ma sostituendovi ghkl con Q e estendendo l’integrazione al volume del singolo atomo. Le quantità fp (Q) prendono il nome di fattori di forma atomici (vedi oltre). c °2006 Carlo E. Bottani 9.3 Lezioni di Fisica dello Stato Solido 39 Diffrazione di raggi X Nel caso di diffrazione di raggi x, valgono le considerazioni precedenti, tranne che in questo caso U(r) = − ρ(r)/e. Infatti qui la densità elettronica è il potenziale di interazione con la radiazione elettromagnetica, come si può verificare scrivendo l’equazione di Helmholtz (equazione delle onde elettromagnetiche stazionarie monocromatiche) per il campo elettrico E, o per lo spostamento elettrico D, in un mezzo con indice di rifrazione non omogeneo. Tale equazione è formalmente simile alla Eq. 159. Si ha dunque: Z 1 Uhkl = − ρ(r)e−ighkl ·r dr (190) eVcella cella Se U(r) = − X p=1,s ρp (r − rp )/e (191) (nell’ipotesi che la densità di carica elettronica sia la somma delle densità elettroniche dei singoli atomi, poco adatta al caso ad es. di solidi covalenti): Uhkl 1 = − eVcella = − 1 eVcella Z X ρp (r − rp )e−ighkl ·r dr = cella p=1,s Z X ρp (r − rp )e−ighkl ·(r−rp ) e−ighkl ·rp dr = cella p=1,s Z 1 X −ighkl ·rp = − e ρp (r)e−ighkl ·r dr = eVcella p=1,s cella 1 X −ighkl ·rp e fp (ghkl ) = − eVcella p=1,s (192) dove fp (Q) = Z ρp (r)e−iQ·r dr cella una volta fissata la condizione di diffrazione Q = ghkl . Definiamo il fattore di struttura per diffrazione di raggi X come: (193) c °2006 Carlo E. Bottani Fhkl = Lezioni di Fisica dello Stato Solido X e−ighkl ·rp fp (ghkl ) 40 (194) p=1,s dove fp dipende dalla natura del p-esimo atomo. Reticolo monoatomico con base: X e−ighkl ·rp = f (ghkl )Shkl Fhkl = f (ghkl ) (195) p=1,s P Calcoliamo Shkl = p=1,s e−ighkl ·rp nel caso di bcc considerato come cubico semplice con base: p = 1, 2 r1 = 0 r2 = (a/2)(x + y + z) ghkl = (2π/a)(hx + ky + lz) Shkl = 1 + exp[−ighkl · ((a/2)(x + y + z))] =½ h+k+l = 1 + exp(−iπ(h + k + l)) = 1 + (−1) = 2, se h + k + l pari 0, se h + k + l dispari ¾ nello spazio reciproco questo converte il reticolo cubico semplice di lato 2π/a (ovvero il reciproco di un cubico semplice di lato a) in un fcc con cella convenzionale di lato 4π/a, cioè proprio il reciproco di un bcc di lato a, per il quale Shkl vale 1 (vedi fig. 6.11 Ashcroft-Mermin). P Calcoliamo Shkl = p=1,s e−ighkl ·rp nel caso di fcc considerato come cubico semplice con base: p = 1, 2 r1 = 0 r2 = (a/2)(x + y) r3 = (a/2)(y + z) r4 = (a/2)(x + z) ghkl = (2π/a)(hx + ky + lz) Shkl = 1 + exp[−ighkl · ((a/2)(x + y))] + exp[−ighkl · ((a/2)(x + z))] + exp[−ighkl · ((a/2)(y + z))] = =½ 1 + exp(−iπ(h + k)) + exp(−iπ(h + k)) + exp(−iπ(h + ¾ k)) = 0, se in h, k, l: 2 pari e 1 dispari o 2 dispari 1 pari = 4, se in h, k, l: 3 pari oppure 3 dispari c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 41 nello spazio reciproco questo converte il reticolo cubico semplice di lato 2π/a (ovvero il reciproco di un cubico semplice di lato a) in un bcc con cella convenzionale di lato 4π/a, cioè proprio il reciproco di un fcc di lato a, per il quale Shkl vale 1 (vedi fig. 6.11 Ashcroft-Mermin). P Ora calcoliamo Shkl = p=1,s e−ighkl ·rp nel caso di reticolo del diamante considerato come fcc con base: p = 1, 2 r1 = 0 r2 = (a/4)(x + y + z) ghkl = (hb1 + kb2 + lb3 ) b1 = (2π/a)(y + z − x) b2 = (2π/a)(z + x − y) b3 = (2π/a)(x + y − z) iπ Shkl ⎫ ⎧= 1 + exp(− 2 (h + k + l)) = ⎨ 2, se h + k + l è il doppio di un numero pari ⎬ 1 ± i, se h + k + l è dispari = ⎭ ⎩ 0, se h + k + l è il doppio di un numero dispari Formulazione di Bragg. Come già discusso per lo scattering di particelle, Q = ghkl equivale a 2d sin θ = nλ (196) dove d è la spaziatura tra piani nella famiglia di piani cristallini di indici (hkl), θ è l’angolo tra ks (e ki ) e il piano, λ è la lunghezza d’onda della radiazione x, n è un intero. Infatti Q = ghkl equivale a Q = ks − ki = 2 2π sin θ = n 2π = ghkl . λ d Formulazione di Von Laue. Poichè |ki | = |ks | = k, allora Q = ks − ki = ghkl ki = ks − ghkl elevando al quadrato entrambi i membri (dato che k = |ks − ghkl |): 1 ki ·ghkl = |ghkl | 2 (197) Diffrazione da polveri: 2d sin ϕ = nλ 2 (198) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 42 dove ϕ è l’angolo di diffrazione (angolo tra ks e ki ). OSSERVAZIONI: Intensità di diffrazione proporzionale alla trasformata di Fourier della funzione di autocorrelazione statica: A(Q) è l’ampiezza, di scattering, I(Q) è l’intensità misurata sperimentalmente con vettore d’onda di scattering Q = ks −ki definito dalle condizioni sperimentali. A(Q) ∼ Z U (r)e−iQ·r dr Z −iQ·r0 Z I(Q) ∼ |A(Q)| ∼ A(Q)A (Q) ∼ U (r )e dr U ∗ (r)eiQ·r dr = Z Z Z ∗ −iQ·R = U(r + R)U (r)e drdR = P (R)e−iQ·R dR (199) 2 ∗ 0 0 P (R) è detta funzione di autocorrelazione statica o di Patterson. P (R) = x-rays: neutroni: Z U (r + R)U ∗ (r)dr Z P (R) = ρ(r + R)ρ∗ (r)dr 2 P (R) =b Z X N i = b2 N X i,j δ(r + R − ri ) δ(R − (ri − rj )) N X j δ(r − rj )dr = (200) La formula per i neutroni si riferisce ad un materiale monoatomico, con b uguale per tutti gli atomi. Liquidi (scattering da neutroni): c °2006 Carlo E. Bottani 2 I(Q) ∼ b = b2 Z X N i,j N X Lezioni di Fisica dello Stato Solido δ(R − (ri − rj ))e−iQ·R dR = e−iQ·(ri −rj ) = b2 i,j 2 ÃN X 1+ i 2 = Nb + b 43 N Z X N X N X i j6=i e−iQ·(ri −rj ) ! = gi (R)e−iQ·R dR = i µ ¶ Z 2 −iQ·R = Nb 1 + g(R)e dR (201) dove g(R) è la pair-correlation function, cioè g(R)dR dà il numero medio di atomi nell’intorno di volume dR ad una distanza R da un atomo nel liquido (gi (R) = g(R): ipotesi di omogeneità, non locale ma statistica). Nell’ipotesi di isotropia statistica (g(R) = g(R)): µ ¶ Z −iQ·R dR = I(Q) ∼ Nb 1 + g(R)e µ ¶ Z 2 −iQR cos θ 2 = Nb 1 + g(R)e 2πR sin θdRdθ = µ ¶ Z sin QR 2 2 dR = Nb 1 + 4πR g(R) QR 2 (202) dove g(R) è la radial distribution function, cioè 4πR2 g(R) è il numero medio di atomi che si trovano in un guscio sferico di spessore dR intorno ad un qualsiasi atomo nel liquido. g(R) presenta oscillazioni caratteristiche con massimi per valori di Q corrispondenti a ordine a corto raggio (ordine dinamico statistico: primi vicini, secondi vicini, ecc.). Un gas monoatomico non presenta invece oscillazioni caratteristiche in I(Q). 9.4 Scattering anelastico Lo studio di questa sezione richiede la conoscenza della dinamica reticolare e del concetto di fonone (vedi oltre). Supponiamo che il potenziale di interazione nel cristallo (per semplicità consideriamo un cristallo monoatomico in c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 44 cui gli atomi occupano i nodi di un reticolo di Bravais) possa essere descritto come somma di potenziali atomici Ua : X Ua (r − rn ) U(r) = n L’ampiezza di scattering è: Z Z X −iQ·r A(Q) ∼ U(r)e dr ∼ e−iQ·r Ua (r − rn )dr = = = Z X X n e−iQ·(r−rn ) e−iQ·rn Ua (r − rn )dr = −iQ·rn e n ∼ n f (Q) X Z e−iQ·(r−rn ) Ua (r − rn )dr ∼ (203) e−iQ·rn n P Dove n e−iQ·rn è un fattore di struttura esteso a tutto il cristallo, e con il fattore di forma atomico: Z e−iQ·R Ua (R)dr f (Q) = cella Quando gli atomi occupano le posizioni di equilibrio (vibrazioni reticolari assenti): rn = n =n1 a1 + n2 a2 + n3 a3 risulta: X n e−iQ·n = Nδ(Q − g) dove g è un qualsiasi vettore del reticolo reciproco, e si ritrova il risultato della diffrazione elastica (condizione di Bragg). Infatti per un qualsiasi vettore m del reticolo: X X X e−iQ·n = e−iQ·(n+m) = e−iQ·m e−iQ·n (204) n n n P Cioè o P n e−iQ·n = 0, oppure se Q = g (un vettore del reticolo reciproco), −iQ·n allora = N. Se invece gli atomi possono vibrare attorno alle ne posizioni di equilibrio e scriviamo i loro spostamenti come somma di modi normali di indice q. (Lasciamo cadere per semplicità l’indice di branca α; c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 45 inoltre l’indice p non compare perchè abbiamo un solo atomo per cella, il che, comunque, non pregiudica la generalità del risultato che seguirà): X (un (q) + u∗n (q)) (205) rn = n+ q dove per avere spostamenti reali si è sommato il complesso coniugato. La somma è sulla prima zona di Brillouin, e la somma sulle branche α è sottintesa. Nel seguito: un (q) = u0 (q)eiq·n dal teorema di Bloch, e inoltre u0 (q) = W (q)e(q)e−iω(q)t dove e(q) è la polarizzazione del modo normale q, e W√(q) è l’ampiezza della corrispondente coordinata normale, uguale a Q(q)/ Nm nella notazione usata per la descrizione delle vibrazioni reticolari..Si ha allora considerando le Eq. (205) e (203): X X P ∗ S(Q) ∼ e−iQ·rn = e−iQ·(n+ q (un (q)+un (q))) = n = X Y −iQ·n e n n −iQ·(un (q)+u∗n (q)) e q Se consideriamo piccoli spostamenti ∗ e−iQ·(un (q)+un (q)) ≈ 1 − iQ · (un (q) + u∗n (q)) − |Q · u0 (q)|2 + ... (206) e consideriamo l’espansione arrestata ai termini lineari del prodotto, cioè Y X ∗ e−iQ·(un (q)+un (q)) ≈ 1 − iQ · (un (q) + u∗n (q)) (207) q q si ottiene: A(Q) ∼ = X à n e−iQ·n 1 − n e−iQ·n − X X = Nδ(Q − g) − − X q X n q e−iQ·n X q iQ · (un (q) + X q ! u∗n (q)) iQ · (u0 (q)eiq·n +u∗0 (q)e−iq·n ) = i(Q · e(q))W (q)e−iω(q)t iω(q)t i(Q · e(q))W (q)e = X n X e−iQ·(n−q) + −iQ·(n+q) e n c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 46 considerando ampiezze reali per le coordinate normali. Considerando anche la simmetria per inversione del reticolo di Bravais per cui la somma reticolare su q equivale a quella su −q, si ha: X A(Q) ∼ Nδ(Q − g) − N i(Q · e(q))W (q)e−iω(q)t δ(Q − q − g)+ −N X q q i(Q · e(q))W (q)eiω(q)t δ(Q − q − g) (208) Applichiamo la regola d’oro di Fermi (p: probabilità di transizione per unità di tempo), per cui I(Q) ∼ p = 2π |h1|U0 |2i|2 δ(E2 −E1 ±~ω), nella forma val~ ida per l’interazione con un potenziale armonico nel tempo U0 e±iωt (nel qual caso compare il termine ±~ω nella delta di Dirac che esprime la conservazione dell’energia). Consideriamo come stato iniziale |1i ∼ eiki ·r , come stato finale h2| ∼ eiks ·r (particelle libere con vettore d’onda definito interagenti ad esempio con un cristallo), si ha allora che di matrice h1|U0 |2i è proprio R l’elemento −iQ·r uguale all’ampiezza di scattering U0 (r)e dr , con Q = ks − ki . Allora si ha che il primo termine dell’Eq. (208) fornisce nell’espressione dell’intensità il termine elastico, proporzionale a δ(Q − g)δ(E2 − E1 ) |f (Q)|2 . Si ritrova cioè la legge di Bragg, con la condizione che le particelle diffuse abbiano la stessa energia di quelle incidenti. Il secondo ed il terzo termine forniscono un termine anelastico nell’espressione dell’intensità, corrispondente allo scattering P anelastico del primo ordine, e proporzionale a |f (Q)|2 q |Q · e(q)|2 W 2 (q) δ(Q − q − g)δ(E2 − E1 ± ~ω(q)). Avviene cioè uno scambio di energia tra la particella (es. neutrone) o tra il fotone del campo elettromagnetico (es. raggi x, luce) e i quanti di energia vibrazionale del cristallo, ovvero un quanto vibrazionale, di energia ~ω(q), viene o creato o distrutto. Il fattore δ(Q − q − g) impone che si abbia Q = ks − ki = q + g (209) Se questa uguaglianza è soddisfatta per g = 0, ovvero Q si trova nella prima zona di Brillouin del reticolo reciproco, si parla di processo Normale o N, se invece Q giace al di fuori della prima zona di Brillouin, ovvero l’Eq. (209) è soddisfatta con un g 6= 0, si parla di processo Umklapp o U. Nel primo caso l’Eq. (209) può essere interpretata come un principio di conservazione della quantità di moto (scambio tra impulso cristallino ~q del fonone, ovvero vibrazione reticolare, e quantità di moto della particella): ~Q = ~ks − ~ki = ~q Nel secondo caso il termine aggiuntivo ~g corrisponde ad un termine di variazione di quantità di moto associata al moto del centro di massa dell’intero c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 47 cristallo. Un processo Umklapp può essere pensato come la creazione (o distruzione) di un fonone associata ad una riflessione di Bragg. Passando ad una descrizione quantistica delle vibrazioni reticolari, il valor medio (media termica) di hW 2 (q)iT dipenderà dalla popolazione del modo vibrazionale di vettore d’onda q, descritta dalla statistica di Bose-Einstein. In realtà, se tenessimo conto nell’espansione (206) dei termini quadratici, si avrebbe che nell’espressione dell’intensità sia il termine elastico sia quello anelastico dovrebbero essere moltiplicati per un fattore Y P 2 (1 − |Q · u0 (q)|2 ) = e− q |Q·u0 (q)| = e−2W q dove e−2W è il cosiddetto fattore di Debye-Waller, con W = = 1X 1X |Q · u0 (q)|2 = |Q · e(q)|2 W 2 (q) = 2 q 2 q Q2 (q) 1X |Q · e(q)|2 2 q Nm Nell’ultima espressione si è espressa l’ampiezza della coordinata normale √ Q(q)/ Nm secondo la notazione usata per la descrizione delle vibrazioni reticolari (Q(q) non va confuso con il modulo di Q = ks − ki , vettore d’onda scambiato (o di scattering). L’intensità dei picchi di Bragg (ma anche dei picchi anelastici), quindi, viene diminuita di questo fattore quando si considerino le vibrazioni del reticolo, a causa del disordine introdotto dai moti atomici, disordine che inserisce un "rumore" nella simmetria traslazionale del cristallo. Passando ad una descrizione quantistica reticolari, si ha che D 2 Edelle vibrazioni ¡ ¢ ~ Q (q) il valor medio (media termica) di Nm è uguale a n(q) + 12 N mω , dove T n(q) è il numero di occupazione bosonico dell’oscillatore armonico quantistico corrispondente al modo q: n(q) = 1 exp( ~ω(q) ) kT −1 Il fattore di Debye-Waller dipende quindi dalla temperatura, ed in particolare si ha che W è proporzionale a T ad alte temperature (sopra la temperatura di Debye), mentre assume un valore costante, ma non nullo (a causa dell’energia vibrazionale di punto zero) alle basse temperature. Se nell’espressione (207), invece di arrestarci allo sviluppo lineare, tenessimo conto anche dei termini che contengono prodotti di due o piu’ termini del tipo iQ · (un (q) + u∗n (q)), si avrebbero nell’espressione dell’intensità anche c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 48 termini corrispondenti a scattering del secondo ordine (di intensità minore rispetto al primo ordine), ovvero corrispondenti a scambio di energia, e quantità di moto, (creazione o distruzione) con due o piu’ fononi (processi a molti fononi). Funzione di autocorrelazione spazio-temporale: In un cristallo "statico" si ha che Z I(Q) ∼ S(Q) ∼ P (R)e−iQ·R dR fattore di struttura statico uguale alla trasformata di Fourier spaziale della funzione di autocorrelazione statica: Z P (R)= U(r + R)U ∗ (r)dr In un cristallo o in un mezzo con moti vibrazionali si ha che Z I(Q, ω) ∼ S(Q, ω) ∼ P (R,t)e−iQ·R eiωt dRdt fattore di struttura dinamico, uguale alla trasformata di Fourier spaziotemporale della funzione di autocorrelazione dinamica (dove l’integrazione rispetto al tempo è su tempi lunghi rispetto a quelli caratteristici dei moti vibrazionali, e corrisponde ad un’operazione di media termica): ¿Z À Z Z ∗ ∗ P (R,t) ∼ U(r + R,τ + t)U (r,τ )drdτ ∼ U(r + R,t)U (r, 0)dr T 10 Principio adiabatico In questa sezione illustriamo l’approssimazione di Born-Oppenheimer. In tutte le sezioni precedenti abbiamo assunto che il singolo elettrone di valenza di un solido si muovesse nel campo medio prodotto complessivamente dagli ioni reticolari e dagli altri elettroni di valenza e che questo campo fosse periodico (avesse la stessa invarianza traslazionale del reticolo di Bravais del cristallo di riferimento). Affrontiamo ora, in linea di principio, il problema molto più generale del moto degli ioni reticolari e degli elettroni di valenza in un solido in cui la posizione istantanea del generico ione di carica Ze è la somma di un vettore del reticolo di Bravais l e di uno spostamento ul (t) (cristallo semplice; il caso di un cristallo con una basa verrà trattato oltre per la sola dinamica reticolare). Le variabili dinamiche del problema quantistico c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 49 a molti corpi sono dunque gli spostamenti ul e le posizioni istantanee ri di tutti gli elettroni di valenza. L’Hamiltoniano del cristallo è allora b = Tbe + Tbn + Vee (r) + Ven (r, u) + Vnn (u) H (210) dove r è l’insieme delle coordinate elettroniche e u è l’insieme delle coordinate degli ioni. ~2 X 2 Tbe = − ∇ri (211) 2m i è l’operatore energia cinetica totale degli elettroni ~2 X 2 Tbn = − ∇ul 2M l (212) è l’operatore energia cinetica totale degli ioni Vee (r) = e2 1X 2 ij6=i 4π 0 |ri − rj | (213) è l’energia potenziale coulombiana repulsiva delle interazioni tra elettroni Ven (r, u) = − XX i l Ze2 4π 0 |ri − l − ul | (214) è l’energia potenziale coulombiana attrattiva elettrone-ione Vnn (u) = Z 2 e2 1X 2 lh6=l 4π 0 |l + ul − h − uh | (215) è l’energia potenziale coulombiana repulsiva delle interazioni tra ioni. La massa di un elettrone è molto minore della massa di uno ione (già nel caso del protone mp = 1836 me ). In prima approssimazione possiamo allora supporre che la funzione d’onda degli elettroni ψn (r|u) dipenda solo parametricamente da u e sia autofunzione dell’Hamiltoniano ridotto b0 = Tbe + Vee (r) + Ven (r, u) H b0 ψα (r|u) = Eα(e) (u)ψα (r|u) H (e) (216) (217) I livelli dell’energia elettronica Eα (u) dipendono parametricamente dalla configurazione istantanea degli ioni l + u. La funzione d’unda ψn (r|u) è una funzione a molti elettroni. Tuttavia il problema (217) può essere risolto con c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 50 un approssimazione a campo medio (per es. equazioni di Hartree) e dare luogo a un’insieme di stati di elettrone singolo (quasi-particelle indipendenti). Se poi nelle eq. di Schroedinger di campo medio per i singoli elettroni poniamo u = 0, l’energia potenziale media totale hVee (r)i + Ven (r, 0) possiede l’invarianza traslazionale del reticolo di Bravais e possiamo utilizzare il teorema di Bloch per calcolare gli stati monoelettronici (struttura a bande). b A questo punto cerchiamo le autofunzioni dell’Hamiltoniano completo H b=H b0 + Tbn + Vnn (u) H nella forma b HΨ(r, u) = EΨ(r, u) Ψ(r, u) = X φ(β) (u)ψβ (r|u) (218) (219) (220) β Moltiplicando a sinistra l’eq. agli autovalori (219) per ψ∗α (r|u) e integrando sulle coordinate elettroniche r (le ψα (r|u) sono un insieme completo di funzioni ortonormali) si ottiene h i (e) (α) (α) b Tn + Eα (u) + Vnn (u) φ(α) (221) v (u) =Ev φv (u) avendo trascurato i termini non adiabatici di cui si dirà più oltre. In questa approssimazione per ogni stato elettronico stazionario ψα (r|u) si ha uno spettro di stati vibrazionali φ(α) v (u) corrispondenti ai livelli energetici vibrazionali (α) (e) Ev . Nell’eq. (221) l’energia totale elettronica approssimata Eα (u) gioca il ruolo di una parte dell’energia potenziale che governa il moto degli ioni. Per ottenere la (221) si sono trascurati i termini ¶ ´ µZ ~2 X ³ (β) ∗ − 2∇u φ (u) · ψα (r|u)∇u ψβ (r|u)dr + (222) 2M β µZ ¶ ~2 X (β) ∗ 2 φ (u) − ψα (r|u)∇u ψβ (r|u)dr 2M β La matrice di indici α e β Z ψ∗α (r|u)∇u ψβ (r|u)dr ha gli elementi diagonali nulli in quanto Z Z ∗ ψα (r|u)∇u ψα (r|u)dr = ∇u ψ∗α (r|u)ψα (r|u)dr (223) (224) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 51 è il gradiente rispetto agli spostamenti ionici del numero totale di elettroni. Gli elementi diagonali della matrice Z −~2 (225) ψ∗α (r|u)∇2u ψβ (r|u)dr 2M sono un multiplo m/M dell’energia cinetica totale degli elettroni e sono quindi trascurabili. Infatti, nel caso di più forte interazione elettrone-ione (cioè il caso peggiore), possiamo scrivere ψα (r|u) = ψα (r − u). Ne risulta quindi: Z Z −~2 2 m −~2 2 ∗ ψ∗α (r − u) ψα (r − u) ∇u ψα (r − u)dr = ∇ ψ (r − u)dr 2M M 2m r α (226) In generale invece gli elementi fuori diagonale non sono nulli e possono provocare transizioni tra stati elettronici quando gli ioni si muovono (interazione elettrone-fonone). 11 11.1 Dinamica reticolare Calore specifico reticolare: modello di Einstein Per i solidi isolanti vale (ad alta temperatura) la legge di Dulong e Petit che afferma che il calore specifico molare cV è costante e vale 3R. R = NA KB ' 8.31 J mole−1 K −1 è la costante dei gas perfetti, NA è il numero di Avogadro e KB la costante di Boltzmann. Sperimentalmente risulta (contrariamente alle previsioni della meccanica statistica classica: principio di equipartizione dell’energia) che cV tende ad annullarsi a bassa temperatura. Una prima spiegazione quantistica di quest’ultimo fatto fu data da Einstein sulla base di un modello sovrasemplificato dei moti vibrazionali dei nuclei degli atomi dei cristalli. Einstein assume che ogni nucleo oscilli armonicamente attorno alla sua posizione ufficiale di equilibrio con una frequenza ω E uguale per tutti i nuclei. Alla luce della moderna dinamica reticolare quantistica si tratta di un’ipotesi accettabile solo ad alta temperatura, quando i singoli moti nucleari si possono ritenere indipendenti (scorrelati). Tuttavia il modello di Einstein spiega qualitativamente la dipendenza di cV dalla temperatura T anche per T → 0. Il ragionamento è il seguente. Ogni nucleo è trattato come un oscillatore quantistico di frequenza ω E . Lo spettro dei livelli energetici di tale oscillatore è ¶ µ 1 En = n + ~ω E (227) 2 c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 52 Trascurando l’energia di punto zero si ottiene, con un calcolo abbastanza semplice, che l’energia media di un oscillatore vale ~ω E < E >= =< n > ~ωE ~ ωE e KB T (228) −1 prodotto dell’energia di un singolo quanto vibrazionale ~ωE e del numero medio di popolazione dell’oscillatore (distribuzione di Bose-Einstein): 1 < n >= (229) ~ ωE e KB T −1 A questo punto l’energia interna del cristallo (una mole) vale (230) U = 3NA < E > cV risulta allora pari a cV = µ ∂U ∂T ¶ V 2 = ~ ωE KB T 3NA (~ω E ) e µ ~ω ¶2 E KB T 2 KB T e −1 (231) che mostra il voluto andamento lim cV (T ) = 0 (232) lim cV (T ) = 3R (233) T →0 T →∞ Con un ginocchio attorno alla temperatura di Einstein TE = ~ω E /KB . Esaminando più attentamente i dati calorimetrici sperimentali si nota però che cV tende a 0 più lentamente di quanto previsto dal decadimento esponenziale del modello di Einstein quando T < TE , con una legge empirica del tipo cV ∝ T 3 . Inoltre, ad alta temperatura, cV non è esattamente costante ma cresce blandamente con la temperatura. Per spiegare tali scostamenti occorre superare il modello di Einstein e descrivere in modo più realistico la dinamica reticolare. In particolare, a bassa temperatura, i moti di due nuclei vicini tendono ad essere correlati e ciò diminuisce l’intensità delle forze interne alla coppia. 11.2 Modello di Born - Von Karman Utilizzando l’approssimazione adiabatica, supponiamo che esista un’energia potenziale vibrazionale Uv funzione degli spostamenti dei nuclei atomici rispetto c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 53 alle posizioni ufficiali nel cristallo idealmente privo di moti termici (nel seguito useremo la notazione di Born e Huang) µ ¶ p (234) r = Rn + rp = n = n1 a1 + n2 a2 + n3 a3 + rp µ ¶ p è la posizione rispetto all’origine 0 del nucleo p di massa mp della r n base (contenente s atomi) nella cella primitiva corrispondente al punto reticolare Rn (sempre rispetto all’origine 0) essendo rp la posizione del medesimo nucleo p a partire dall’apice di Rn (origine interna della cella primitiva n). Nel cristallo idealmente privo di moti termici tutti i nuclei si trovano in queste posizioni ufficiali e l’energia potenziale Uv è minima. Introduciamo gli spostamenti dei nuclei atomici µ ¶ µ ¶ µ ¶ 0 p p p u =r −r (235) n n n 0 Le r sono le posizioni nucleari istantanee fluttuanti a causa dei moti vibrazionali. Se i moti termici perturbano di poco la struttura periodica del cristallo (in equilibrio termodinamico ciò implica una temperatura lontana dalla temperatura di fusione) l’energia potenziale può essere sviluppata in serie arrestandosi al secondo ordine come µ µ ¶ µ 0 ¶ 1,s 1,3 0 ¶ 1 XXX p p p p Uv = uj uj 0 (236) Φjj 0 0 0 n n n n 2 0 0 0 nn pp jj dove si è introdotto il tensore delle costanti di forza interatomiche ∙ µ µ 0 ¶ 0 ¶¸ p p p p = Φjj 0 Φ 0 0 n n n n definito come: Φjj 0 µ 0 p p 0 n n 0 ¶ = ∂uj µ ∂2U ¶ v µ 0 ¶ p p ∂uj 0 0 n n (237) (238) La somma doppia su nn è estesa a tutte le N celle del cristallo. Uv non è (e) altro che l’energia Eα (u) + Vnn (u) = Uvα (u) che compare nell’eq. (221) e si riferisce quindi allo stato elettronico α (per es. lo stato fondamentale) nel caso più generale di un cristallo con una base. Questa approssimazione è detta armonica. Termini di ordine superiore nello sviluppo in serie c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 54 dell’energia potenziale, termini anarmonici, dovranno essere introdotti in seguito per spiegare la fusione, la dilatazione termica e la conducibiltà termica. L’approssimazione armonica è sufficiente per spiegare la dipendenza dalla temperatura del calore specifico, gli apetti essenziali dello scattering fotonevibrazioni reticolari (scattering Brillouin e Raman), le proprietà ottiche dei cristalli ionici, degli isolanti e dei semiconduttori nell’infrarosso, parte della resistività elettrica (scattering elettrone-vibrazioni reticolari) dei conduttori. In vista della indispensabile trattazione quantistica delle vibrazioni reticolari, iniziamo con una descrizione dinamica classica. L’energia cinetica vibrazionale del cristallo Tv può essere scritta classicamente come: ¯ µ ¶¯2 1,s ¯ 1 XX p ¯¯ Tv = mp ¯¯u̇ (239) n ¯ 2 p n Introducendo la Lagrangiana Lv = Tv − Uv le equazioni di Lagrange d dt ∂Lv ∂Lv µ ¶− µ ¶ =0 p p ∂ u̇ ∂u n n (240) danno luogo al sistema di equazioni dinamiche µ classiche ¶ (newtoniane), un p sistema di 3sN equazioni nelle 3sN incognite uj n mp ü µ p n ¶ =− 1,s XX 0 p n Φ 0 µ 0 p p 0 n n ¶ :u µ 0 p 0 n ¶ (241) dove : denota il prodotto righe per colonne della matrice quadrata corrispon0 dente al tensore Φ = [Φjj 0 ] per il vettore u =[uj 0 ] (j, j = 1, 2, 3). F µ p n ¶ =− 1,s XX 0 n 0 p Φ µ 0 p p 0 n n ¶ :u µ 0 p 0 n ¶ (242) è la forza elastica totale agente sul nucleo p nella cella n dovuta agli spostamenti di tutti gli altri nuclei del cristallo. Di conseguenza appare evidente il significato fisico di µ µ 0 ¶ 0 ¶ p p p p ≡ −Φjj 0 F̃jj 0 0 0 n n n n quale componente j della forza causata dallo spostamento unitario nella di0 0 0 rezione j del nucleo p nella cella n sul nucleo p nella cella n. Il numero c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 55 delle componenti indipendenti del tensore Φ = [Φjj 0 ] dipende dalla simmetria di punto del cristallo. Se il tensore Π =[Πjj 0 ] rappresenta un’operazione di simmetria del gruppo di punto del cristallo (per esempio, una rotazione di ordine n attorno ad un asse passante per il punto fisso) allora (per la legge di trasformazione dei tensori rispetto al cambiamento di coordinate prodotto 0 da Π: r = Π : r) deve risultare 0 Φ = ΠΦΠ−1 = Φ (243) dove Π−1 è la matrice inversa di Π (Π è una matrice unitaria: det Π = 1, da cui ΠT = Π−1 ). Applicando una relazione di questo tipo per ciascuna delle operazioni del gruppo, si ottengono i vincoli che determinano le componenti indipendenti di Φ. Grazie alla simmetria traslazionale del cristallo possiamo 0 scrivere n = n + h, dove h ≡ Th è una traslazione reticolare (analogamente, in questo paragrafo denotiamo con n anche il vettore posizione Rn oltre che la cella relativa). Deve risultare ¶ µ 0 ¶ µ µ 0 ¶ 0 p p pp p p =Φ (244) =Φ Φ 0 n n+h h n n 0 Cioè Φ dipende solo dalla differenza n − n = h. Le equazioni dinamiche si scrivono allora come µ ¶ µ ¶ µ 0 ¶ 1,s 0 XX p p pp =− mp ü :u (245) Φ n h n+h 0 h p Dove la somma su h è estesa a tutte le N traslazioni reticolari che congiungono la cella n con le altre celle (compresa h = 0). Applicando, come nel caso degli elettroni, le condizioni periodiche al contorno, cioè imponendo che µ ¶ µ ¶ p p (246) u =u n + (Nj − 1)aj n ( j = 1, 2, 3; N = N1 N2 N3 numero totale di celle) le equazioni dinamiche (245) mantengono una completa invarianza traslazionale pur riferendosi ad un numero finito di nuclei. Allora le soluzioni (onde reticolari) devono soddisfare al teorema di Bloch (in forma discreta: ), cioè µ ¶ µ ¶ p p eiq·n =u u (247) 0 n Per ogni onda reticolare esiste quindi almeno un vettore d’onda q tale da verificare l’equazione precedente. Come nel caso elettronico (vettori k), l’insieme c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 56 dei vettori q è riconducibile agli N vettori contenuti nella prima zona di Brillouin. Con l’aiuto del teorema di Bloch l’insieme delle 3sN equazioni dinamiche è ridotto all’insieme delle 3s equazioni che governano le vibrazioni degli s nuclei della base della sola cella 0. Mettendo in evidenza la dipendenza da q e omettendo invece il pedice 0, il nuovo sistema ridotto di equazioni si può scrivere come à ! 1,s ³ 0 ´ X µ pp0 ¶ X eiq·h : u p , q Φ (248) mp ü (p, q) = − h 0 p h Introduciamo allora la matrice dinamica 0 ¶ pp µ 0 ¶ XΦ h pp = eiq·h D √ q m p mp0 h µ (249) trasformata di Fourier discreta del tensore delle costanti di forza interatomiche e cerchiamo soluzioni temporalmente armoniche 1 Q(q)e (p, q) e−iω(q)t u (p, q) = p Nmp (250) in cui abbiamo introdotto di polarizzazione p e (p, q) e le coordinate p i versori −iω(q)t (le Q(q)/ Nmp sono le ampiezze normali ξ(q) = (Q(q)/ Nmp )e delle coordinate normali e le ω(q) le frequenze proprie o autofrequenze vibrazionali). Una soluzione armonica di questo tipo configura un modo normale di vibrazione del cristallo. Introducendo la soluzione precedente nelle equazioni dinamiche ridotte si ottiene il problema agli autovalori µ 0 ¶ ¾ ³ 1,s ½ ´ X 0 pp 2 − ω α (q)δ pp0 : e p , q, α = 0 D (251) q 0 p da cui risulta che, per ogni q, i quadrati delle frequenze proprie e i versori di polarizzazione sono, rispettivamente, gli autovalori e gli autovettori della matrice dinamica dipendenti da un indice di branca α. La matrice dinamica è autoaggiunta: ne risulta che gli autovalori sono reali e gli autovettori un insieme completo ortonormale: 1,s 1,3 X X p j X α ³ ´ 0 = δ αα0 e∗j (p, q, α) ej p, q, α ³ 0 ´ e∗j (p, q, α) ej 0 p , q, α = δ pp0 δ jj 0 (252) (253) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 57 Le ωα = ωα (q) sono dette relazioni di dispersione. Considerando i moti vibrazionali degli s nuclei di una cella primitiva abbiamo a che fare con 3s gradi di liberta. Tra questi 3 appartengono al centro di massa della base e si parla di branche acustiche, mentre 3s − 3 appartengono a moti interni della base e si parla di branche ottiche. La terminologia acustiche deriva dal fatto che, per q → 0, i modi acustici (se eccitati coerentemente) coincidono con le onde elastiche macroscopiche caratterizzate da ωα (q) = vα (q/|q|)q, dove la quantità vα (q/|q|), che dipende solo dalla direzione di propagazione q/|q|, è la velocità del suono e α può corrispondere ad un’onda quasi-longitudinale (α1 = L) o a due diverse onde quasi-trasverse (α2 = T1 , α3 = T2 ). Le tre velocità del suono sono, in generale, diverse. Quasi indica che la polarizzazione di queste onde è prevalentemente longitudinale o prevalentemente trasversa. Lungo particolari direzioni di simmetria in alcuni cristalli (per esempio i cubici) le onde sono completamente longitudinali o completamente trasverse. La terminologia ottiche deriva dal fatto che i modi corrispondenti possono possedere un momento di dipolo elettrico fluttuante e determinare l’assorbimento ottico del cristallo nell’infrarosso oppure avere associata una fluttuazione di polarizzabilità elettrica e determinare lo scattering Raman vibrazionale di fotoni (nell’infrarosso, nel visibile e nell’ultravioletto) da parte del cristallo. Se un cristallo è semplicemente costituito da un reticolo di Bravais e da una base di un solo atomo per cella primitiva in esso esistono solo modi acustici. Nel silicio (cubico a facce centrate con 2 atomi per cella primitiva: struttura del diamante) esistono, oltre alle 3 branche acustiche, 3×2−3 = 3 branche ottiche: una longitudinale e due trasverse. La soluzione più generale delle equazioni ridotte (245) è quindi la combinazione lineare: u µ p n ¶ 1,3s X X 1 =p Q(q,α)e (p, q, α) eiq·n e−iωα (q)t Nmp q∈BZ α (254) Introducendo queste soluzioni nell’Hamiltoniana vibrazionale Hv = 1,s XX n p ∂Lv µ ¶ u̇ p ∂ u̇ n µ p n ¶ − Lv (255) si ottiene finalmente (utilizzando le proprietà dei versori di polarizzazione) il risultato fondamentale dell’approssimazione armonica: 1,3s ª 1 X X© |P (q, α)|2 + ω 2α (q) |ξ(q, α)|2 Hv = 2 q∈BZ α (256) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido dove i P (q, α) = ∂Lv ∂ ξ̇(q, α) 58 (257) sono i momenti cinetici coniugati alle coordinate normali ξ(q, α). Si è quindi dimostrato che il comportamento vibrazionale del cristallo è equivalente a quello di un insieme di 3sN oscillatori armonici indipendenti di frequenze ω 2α (q), uno per ogni modo normale (q, α). Mentre il moto di un singolo nucleo non è armonico, sono armonici i moti collettivi ξ(q, α). Per questa ragione le ξ(q, α) vengono anche dette coordinate collettive e i quanti di energia ad esse associati quasi-particelle perchè non sono associati a particelle individuali (localizzabili entro i limiti del principio di indeterminazione). L’introduzione delle coordinate normali ha quindi disaccoppiato il sistema delle equazioni dinamiche che descrivono il moto dei nuclei e ha generato 3sN equazioni elementari indipendenti: ξ̈(q, α) + ω 2α (q)ξ(q, α) = 0 (258) ricavabili elementarmente da Hv mediante le equazioni di Hamilton: ∂Hv = ξ̇(q, α) ∂P (q,α) ∂Hv − = Ṗ (q, α) ∂ξ(q,α) (259) (260) c °2006 Carlo E. Bottani 11.3 Lezioni di Fisica dello Stato Solido 59 Catena lineare due atomi per cella: modi acustici e modi ottici Consideriamo un cristallo 1D con passo reticolare a e una base di due nuclei m1 e m2 (m1 > m2 ) posti, rispettivamente, nelle posizioni ufficiali µ ¶ 1 x = na n µ ¶ µ ¶ 1 2 = n+ a x n 2 con interazioni solo tra nuclei primi vicini. In generale la posizione del secondo atomo potrebbe non coincidere con il centro della cella. Abbiamo fatto questa scelta solo per poter utilizzare un’unica costante di forza interatomica κ. Considerando l’interazione dei nuclei all’interno della cella n = 0 e con i nuclei delle due celle adiacenti n = ±1, constatiamo che esistono solo 6 costanti di forza non nulle che determinano la dinamica dei due nuclei della cella n = 0 (omettiamo i pedici 11) ¶ ¶ µ ¶ µ µ 21 12 11 = −κ; = −κ; Φ = 2κ; Φ Φ 0 0 0 ¶ ¶ µ ¶ µ µ 12 21 22 = −κ = −κ; Φ = 2κ; Φ Φ −1 1 0 µ 0 ¶ pp a cui corrisponde la matrice dinamica D : q à ! 2κ − √mκ1 m2 (1 + e−iqa ) m1 2κ − √mκ1 m2 (1 + e+iqa ) m2 Gli autovalori di questa matrice sono le radici dell’equazione (condizione di solubilità del sistema (251)) : µ ¶µ ¶ ³ qa ´ 2κ 2κ 4κ2 2 2 =0 −ω −ω − cos2 m1 m2 m1 m2 2 cioè: ω 21,2 (q) κ κ = ∓ µ µ dove µ= r ³ ´ ³µ´ 2 qa sin 1−4 M 2 m1 m2 e M = m1 + m2 M c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 60 sono, rispettivamente, la massa ridotta e la massa totale (massa del centro di massa) della base. Per q → 0, si ottiene asintoticamente r κ a|q| ω1 ≈ 2M r µ ¶ µa2 q2 2κ ω2 ≈ 1− (261) µ 8M mentre a bordo zona q = ±π/a r 2κ m r 1 2κ = m2 ω1 = ω2 (262) Risulta quindi che la prima branca è di natura acustica mentre la seconda di natura ottica. Inoltre esiste un intervallo (gap) di frequenze proibite tra ω1 (π/a) e ω2 (π/a). Non sono inoltre possibili frequenze maggiori di ω2 (0) = p 2κ/µ. 1.5 1.25 y 1 0.75 0.5 0.25 0 -2.5 -1.25 0 1.25 x 2.5 p Relazioni di dispersione della catena lineare biatomica (y=ω µκ ) In figura sono mostrate le relazioni di dispersione nella prima zona di Brillouin (π < x = qa ≤ π) per m1 = 2m2 . è evidente l’intervallo proibito in corrispondenza del bordo zona. c °2006 Carlo E. Bottani 11.4 Lezioni di Fisica dello Stato Solido 61 Catena lineare un atomo per cella; limite del continuo: onde elastiche In questo caso il sistema è ancora più semplice del precedente: un solo nucleo di massa m per cella di lato a (xn = na) sempre con interazioni tra primi vicini κ. Il problema è così semplice che possiamo risolverlo direttamente utilizzando la legge di Newton che governa il moto delgenerico nucleo n che interagisce che i nuclei n − 1 e n + 1. Si ottiene così il sistema di N (n = 1, 2, ..., N ) equazioni accoppiate: mün = −2κun + κun−1 + κun+1 (263) Poichè abbiamo a che fare con un reticolo periodico (cristallo 1D), possiamo applicare il teorema di Bloch (in forma discreta): un = u0 eiqna (264) riconducendoci ad un’unica equazione per il moto del necleo che si trova nella prima cella (n = 0): µ ¶ µ ¶ ³κ´ ³κ´ 2κ 2κ −iqa iqa u0 + u0 e u0 e = − (1 − cos(qa))u0 ü0 = − + m m m m (265) Cercando ora una soluzione armonica Q −iωt u0 (t) = √ (266) e Nm si ottiene la condizione di solubilità: ³κ´ ³ qa ´ sin2 (267) ω2 = 4 m 2 cioè r ¯ ³ ´¯ qa ¯ κ ¯ (268) ω=2 ¯sin ¯ m 2 1 y 0.75 0.5 0.25 0 -2.5 -1.25 0 1.25 x 2.5 p Relazione di dispersione y= m/κω/2 c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 62 In figura sono mostrate le relazioni di dispersione nella prima zona di Brillouin (π < x = qa ≤ π). Nel limite q → 0 r κ a |q| (269) ω(q) ≈ m mentre r π κ ω(± ) = 2 a m (270) è la frequenza di taglio (cutoff ) del cristallo per i modi acustici. Quando q → 0 λ = (2π/q) >> a e l’onda reticolare sente il cristallo come un mezzo elastico continuo. Infatti le equazioni dinamiche possono essere riscritte come ¶ µ ³m´ κ −2un + un−1 + un+1 (271) ün = a3 a a2 che, per grandi lunghezze d’onda, può essere scritta come ρ ∂2u ∂2u = E ∂t2 ∂x2 (272) dove si sono introdotti ρ = m/a3 (densità di massa), E = κ/a (modulo di Young) e u(x, t) (campo di spostamenti elastici). Quest’ultima equazione ammette come soluzioni onde elastiche viaggianti u(x, t) = Qei(qx−ωt) con la velocità del suono vs = ω/q = s E ρ (273) (274) e relazione di dispersione lineare ω(q) = vs |q| (275) Nel caso discreto (atomico), confrontando il limite della relazione di dispersione per q → 0, si vede che r κ a (276) vs = m In altre parole i modi acustici di grande lunghezza d’onda del cristallo si identificano con le onde elastiche del medesimo pensato come un mezzo continuo (vedi oltre, modello di Debye). c °2006 Carlo E. Bottani 11.5 Lezioni di Fisica dello Stato Solido 63 Fononi Facendo riferimento alla situazione del caso precedente, rappresentiamo la soluzione più generale delle equazioni dinamiche come un (t) = X Q(q) √ eiqna e−iω(q)t Nm q∈BZ (277) Tenendo conto esplicitamente della discretizzazione indotta dalle condizioni periodiche al contorno (278) uN−1 = u0 possiamo scrivere: −N +1, N 2 2 un (t) = X l Definiamo le: nl Q √ l e−iωl t ei2π( N ) Nm Ql −iωl t ξl = √ e Nm coordinate normali e r ¯ µ ¶¯ πl ¯¯ κ ¯¯ sin ωl = 2 ¯ m N ¯ (279) (280) (281) Scriviamo la Lagrangiana vibrazionale come 0,N −1 0,N−1 1 X 1 X 2 Lv = mu̇n − k(un+1 − un )2 2 n 2 n (282) e l’Hamiltoniana come 0,N −1 0,N−1 1 X 1 X p2n Hv = + k(un+1 − un )2 2 n 2m 2 n (283) con ∂Lv = mu̇n (284) ∂ u̇n Sostituendo le 279 nella Lagrangiana e nell’Hamiltoniana si ottiene infine pn = 1 Lv = 2 ¾ X ½¯¯ ¯¯2 2 2 ¯ξ̇ l ¯ − ω l |ξ l | −N +1, N 2 2 l (285) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 1 Hv = 2 con 64 −N +1, N 2 2 X © 2 ª |Pl | + ω 2l |ξ l |2 (286) l ∂Lv (287) ∂ ξ̇ l Come previsto nel caso generale 3D, la catena lineare periodica monoatomica è equivalente ad un insieme di N oscillatori armonici indipendenti ciascuno rappresentato da una coordinata normale. Introducendo l’operatore hamiltoniano − N +1, N ½ ¯ ¯2 ¾ 1 2X 2 ¯¯ ¯¯2 2¯ ¯ Ĥv = (288) ¯P̂l ¯ + ω l ¯ξ̂ l ¯ 2 l Pl = con ∂ (289) ∂ξ l si può immediatamente passare alla descrizione quantistica delle vibrazioni reticolari: il cristallo è, dal punto di vista vibrazionale, equivalente ad un sistema di oscillatori armonici quantistici indipendenti. Nel caso generale 3D ogni oscillatore di coordinata normale ξ(q, α), frequenza propria ω(q, α) e versore di polarizzazione e(q, α) può assumure i livelli energetici discreti ¶ µ 1 En (q, α) = n(q, α) + ~ω(q, α) (290) 2 P̂l = −i~ con n(q, α) = 0, 1, 2, 3, ...L’energia totale vibrazionale è dunque pari a ¶ 1,3s µ X X 1 ~ω(q, α) n(q, α) + Ev = 2 α q∈BZ (291) n(q, α) rappresenta il numero di quanti-fononi- (numero di popolazione) associati al modo (coordinata normale) (q, α). L’insieme dei 3sN n(q, α) determina completamento lo stato quantistico vibrazionale del cristallo. In equilibrio termodinamico alla temperatura T , il contributo vibrazionale all’energia interna del cristallo è ¶ 1,3s µ X X 1 hn(q, α)iT + Uv = ~ω(q, α) (292) 2 q∈BZ α dove hn(q, α)iT = 1 e ~ ω(q,α) KB T (293) −1 c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 65 Nell’ambito dell’approssimazione armonica abbiamo dunque un gas perfetto di Bose-Einstein di fononi. Spesso il termine fonone viene utilizzato anche per designare le coordinate collettive (e i modi normali) ξ(q, α) e non solo i loro quanti di energia vibrazionale ~ω(q, α). Anche nelle interazioni con gli elettroni e con i fotoni (eventi di emissione, assorbimento e scattering), le vibrazioni reticolari si comportano come quasi-particelle caratterizzate dal momento cristallino ~q (nello schema della zona ridotta o della zona ripetuta) e dall’energia ~ω(q, α) (periodica in q nello schema della zona ripetuta) e si distinguono in fononi acustici e fononi ottici. Quando in un processo sono coinvolti fononi con il vettore d’onda compreso nella prima zona di Brillouin, si parla di processi N (normali); altrimenti di processi U (umklapp). 11.6 Calore specifico: modello di Debye Nel caso di un cristallo macroscopico i vettori d’onda occupano fittamente la prima zona di Brillouin nello spazio reciproco. Ciò suggerisce di introdurre il concetto di densità dei modi normali di vibrazione. In un cristallo di volume V contenente N celle primitive, il volume di spazio reciproco associato a un singolo vettore d’onda è pari a 8π 3 8π 3 8π 3 = = NVcella N |a1 · a2 × a3 | Vcristallo (294) Se consideriamo un cristallo monoatomico con un solo atomo per cella primitiva, ad ogni vettore d’onda corrispondono 3 modi normali acustici (uno longitudinale e due trasversi). Per ciascuna polarizzazione (branca) la quantità precedente può essere definita come densità dei modi normali ed è costante nello spazio reciproco. Possiamo domandarci quanti modi normali Nα (ω) di una data polarizzazione α hanno frequenza compresa tra 0 e ω. Per rispondere basta considerare la relazione di dispersione ω = ωα (q) come l’equazione di una superficie nello spazio reciproco. Questa superficie racchiude un volume Vα (ω). Risulta allora che Nα (ω) = ³ Vα (ω) 8π 3 Vcristallo ´ (295) Mentre la densità dei modi α come funzione di ω risulta essere la derivata dNα (ω) (296) gα (ω) = dω Per esempio, nel caso della catena monoatomica 1D risulta che l’equazione r ¯ ³ ´¯ qa ¯ κ ¯ ω=2 (297) ¯sin ¯ m 2 c °2006 Carlo E. Bottani ha le due radici Lezioni di Fisica dello Stato Solido 66 ⎞ ⎛ µ ¶ 2 1 ω arcsin ⎝ q ⎠ q± (ω) = ± a 2 1κ (298) ⎞ ⎛ µ ¶ 1 ω 4 arcsin ⎝ q ⎠ L(ω) = 2q+ (ω) = a 2 1κ (299) m che definiscono il segmento di lunghezza m si ha allora ⎛ ⎞ 1 ω 2N L(ω) arcsin ⎝ q ⎠ N(ω) = ¡ 2π ¢ = π 2 1κ Na m a cui corrisponde la densità 1D ⎞⎤ ⎡ ⎛ N 1 ω d ⎣ 2N 1 arcsin ⎝ q ⎠⎦ = q q g(ω) = dω π 2 1κ π 1κ 1− m m (300) (301) 1m 2 ω 4 κ Come si vede, in una dimensionepla densità dei modi diverge in corrispondenza della frequenza massima 2 κ/m (dove la velocità di gruppo ∂ω/∂q è nulla) mentre è pressoché costante per piccoli vettori d’onda dove la velocità di gruppo è costante e coincidente con la velocità del suono. Peter Debye ha elaborato un modello approssimato per il calcolo di g(ω) per un cristallo tridimensionale basato sull’ipotesi di soli modi acustici che vengono considerati non dispersivi sino ad una frequenza massima, detta frequenza di Debye ωD . E’ questo il caso di un corpo elastico continuo e isotropo. In questo caso un processo di deformazione può essere, in generale, espresso dalla sovrapposizione di una dilatazione (compressione) semplice e di una deformazione di taglio semplice. Ciò corrisponde ad un campo di spostamenti u u = ul + ut (302) ∇ × ul = 0 ∇ · ut = 0 (303) (304) con Gli spostamenti ul e ut obbediscono a wave equations disaccoppiate: ∂ 2 ul = vl2 ∇2 ul ∂t2 ∂ 2 ut = vt2 ∇2 ut 2 ∂t (305) (306) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 67 in cui s vl = B + 43 µ ρ (307) r (308) è la velocità del suono longitudinale e vt = µ ρ è la velocità del suono trasversale. Nelle equazioni precedenti ρ è la densità di massa, B è il modulo di rigidità (bulk modulus) e µ è il modulo di taglio (shear modulus). Queste due costanti elastiche sono esprimibili in funzione della coppia di costanti tecniche E (modulo di Young) e ν (rapporto di Poisson) mediante le formule E 3(1 − 2ν) E µ = 2(1 + ν) B = (309) (310) Per ragioni di stabilità termodinamica risulta sempre vl > vt . Nel caso di una deformazione uniassiale semplice nella direzione dell’asse x: σ xx = Eεxx e εyy = εzz = −νεxx . σ xx è lo sforzo assiale mentre εxx , εyy , εzz sono le tre componenti diagonali del tensore di deformazione. Inoltre εxx + εyy + εzz = ∂ux ∂uy ∂uz dV + + = ∂x ∂y ∂z V (311) Detta p = − 13 (σ xx + σ yy + σ zz ) la pressione idrostatica, risulta p=B dV V (312) Consideriamo, per esempio, la branca acustica longitudinale. La relazione di dispersione è q ω = vl |q| = vl qx2 + qy2 + qz2 (313) Fissata ω la (313) rappresenta nello spazio q l’equazione di una superficie sferica di raggio ω/vl . Risulta allora 4 Vl (ω) = π 3 µ ¶3 ω vl (314) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 4 π 3 Nl (ω) = ³ gl (ω) = ³ ´3 ω vl ´= 8π 3 Vcristallo Vcristallo ω 3 6π 2 vl3 d Vcristallo ω 3 Vcristallo ω 2 = dω 6π 2 vl3 2π2 vl3 68 (315) (316) cioè una densità di modi parabolica. Ripetendo il ragionamento per le due branche trasverse (degeneri nel continuo elastico isotropo) si ha la densità totale di modi Vcristallo ω 2 (317) g(ω) = 2π2 v 3 con 1 1 2 = 3+ 3 (318) 3 v vl vt La frequenza di Debye si ottiene dalla condizione Z ωD g(ω)dω = 3N (319) 0 come ω 3D 2 3 = 18π v grazie alla quale si può scrivere µ g(ω) = N Vcristallo ¶ (320) 9Nω2 ω 3D (321) A questo punto è possibile generalizzare l’espressione del calore specifico nel modello di Einstein (vedi sopra), considerandola valida per il singolo modo di frequenza ω e sommando su tutti i modi: cV = µ ∂U ∂T ¶ V 3NA = KB T 2 Z 0 ωD ~ω (~ω)2 e KB T µ ~ω ¶2 g(ω)dω e KB T − 1 (322) L’espressione così trovata del calore specifico è in buon accordo con i dati sperimentali;ogni solido è individuato dalla sua temperatura di Debye ΘD = ~ω D KB (323) Se poniamo z= ~ω KB T (324) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido possiamo riscrivere l’espressione del calore specifico come µ ¶3 Z ΘD /T z 4 ez T 3 dz cV = 3NA KB ΘD (ez − 1)2 0 69 (325) A basse temperature (ΘD /T → ∞) l’integrale tende a una costante e il calore specifico va a zero come T 3 . Per alte temperature l’estremo superiore di integrazione tende a zero per cui ¶3 µ Z ΘD /T Z ΘD /T ΘD z 4 ez 2 3 dz ≈ 3 z dz = (326) T (ez − 1)2 0 0 e cV ≈ 3NA KB = 3R (327) come ci si deve aspettare (legge di Dulong e Petit). Come si vede il cristallo si comporta in modo classico per T >> ΘD e in modo quantistico per T << ΘD . Per esempio il diamante (una delle fasi allotropiche del carbonio allo stato solido) con ΘD = 1860 K e il silicio con ΘD = 625 K hanno a temperatura ambiente un comportamento quantistico. La figura mostra l’andamento del calore specifico (325) in funzione della temperatura ridotta x = ΘTD Cv/3R 1 0.75 0.5 0.25 0 0 0.5 1 1.5 2 x Calore specifico di Debye 11.7 Polaritoni Come già ricordato, la denominazione modi ottici deriva dal fatto che questi modi determinano le proprietà ottiche lineari nell’infrarosso dei cristalli polari. Si tratta di cristalli non monoelementali in cui il legame chimico è, almeno in parte, ionico. Il caso estremo è costituito dagli alogenuri alcalini (per es. Na+ Cl− ) in cui le forze interatomiche sono di natura puramente c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 70 elettrostatica e gli stati elettronici sono tutti di tipo atomico localizzato. Tuttavia è anche importante il caso dei composti III-V (come GaAs) e II-VI (come ZnS, zincoblenda) dove gli elettroni di valenza sono descritti da onde di Bloch e il legame è covalente/ionico. Caratteristica comune di questi cristalli è l’assenza di un centro di simmetria e la conseguente esistenza di un momento di dipolo elettrico in ogni cella primitiva (momento di dipolo totale degli ioni della base). Una struttura caratteristica è quella della zincoblenda. Il reticolo di Bravais è f.c.c. (come nel caso del C − diamante e del Si). La base è composta da due atomi posti in (0,0,0) e in (1/4,1/4,1/4), lungo la diagonale principale della cella cubica convenzionale, in unità a (lato della cella cubica). Possiamo immaginare che in (0,0,0) vi sia lo ione positivo e in (1/4,1/4,1/4) lo ione negativo. Considerando la propagazione di onde elettromagnetiche nella direzione (111), possiamo schematizzare in prima approssimazione la dinamica reticolare come quella di una catena unidimensionale con due atomi per cella (vedi sopra), per quanto riguarda la branca ω2 (q) delle relazioni di dispersione. Studiamo la risposta forzata della catena sotto l’azione del campo elettrico di un onda elettromagnetica E = E0 ei(kx−ωt) (328) che si propaghi nella stessa direzione x(111). Il problema 3D è complesso e bisognerebbe studiare sia la polarizzazione longitudinale sia quella trasversale, sia per il campo dell’onda nel cristallo (nella materia possono esistere anche onde elettromagnetiche longitudinali) sia per gli spostamenti atomici. Prescindendo dalla polarizzazione possiamo scrivere direttamente le equazioni del moto forzato degli ioni nella forma (e = valore assoluto della carica di uno ione) ¶ µ µ ¶ µ ¶ µ ¶ 2 2 1 1 + + κu + κu = −2κu m1 ü n−1 n n n m2 ü µ 2 n ¶ ⎡ ⎛ 1 n ⎞ ⎛ 1 n ⎞ ⎤ ⎡ ⎛ 2 n ⎞ ⎛ 2 n ⎞ ⎤ ⎣ i(k(x⎝ ⎠ +u⎝ ⎠ )−ωt)⎦ +eE0 e µ ¶ µ ¶ µ ¶ 2 1 1 = −2κu + κu + κu + n n+1 n ⎣ i(k(x⎝ +eE0 e ⎠ +u⎝ ⎠ )−ωt)⎦ (329) Assumendo che la lunghezza d’onda λ = 2π/k sia molto maggiore di a (passo reticolare), applichiamo alle equazioni precedenti il teorema di Bloch (come già fatto per la catena con un solo atomo per cella) supponendo che c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 71 sia q = k (questa ipotesi si appoggia sulla teoria quantistica). Le equazioni del moto si semplificano allora notevolmente: 2κ (u1 − u2 ) + m1 2κ = + (u1 − u2 ) − m2 ü1 = − ü2 eE0 −iωt e m1 eE0 −iωt e m2 (330) Sottraendo membro a membro e introducento la massa ridotta µ si ottiene 2κ eE0 −iωt d2 e (u1 − u2 ) + (u1 − u2 ) = 2 dt µ µ (331) Introducendo la coordinata normale Q = u1 − u2 e la frequenza caratteristica r 2κ = ω 2 (q = 0) (332) ωT = µ si ha eE0 −iωt d2 Q 2 e + ω Q = T dt2 µ La soluzione forzata è Q= (333) e/µ E0 e−iωt 2 −ω (334) ω2T Il momento di dipolo elettrico associato è quindi δp = eQ = e2 /µ E0 e−iωt ω2T − ω 2 (335) Allora la polarizzabilità della singola cella (base) α = δp/E è esprimibile come e2 /µ (336) α= 2 ωT − ω2 Prescindendo da effetti di campo locale, se ci sono n celle per unità di volume, la suscettività dielettrica del cristallo può essere scritta come: χ = nα = ne2 /µ ω 2T − ω 2 (337) Di qui la costante dielettrica µ = 0 (1 + χ) = 0 1 + ω2p ω2T − ω 2 ¶ (338) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido dove abbiamo introdotto la frequenza di plasma degli ioni reticolari s ne2 ωp = µ 72 (339) q Si noti che (ω) = 0 alla frequenza ω L = ω2T + ω2p . Risulta inoltre (relazione di Lyddane-Sachs-Teller, con (∞) = 0 ): ω 2L (0) = 2 ωT (∞) (340) ¶ µ ω 2p (0) = (∞) 1 + 2 ωT (341) e (equazione di Born): epsilon rel. 3.75 2.5 1.25 0 0 0.5 1 1.5 2 2.5 omega/omegaT -1.25 Costante dielettrica relativa di GaAs Come mostrato in figura (curva nera), nell’intervallo di frequenza ∆ω tra ωT e ω L la costante dielettrica è negativa. Poichè la velocità di propagazione dell’onda e.m. è espressa come r c 0 v= ≈c (342) n essendo n l’indice di rifrazione, risulta che nell’intervallo ∆ω l’onda e.m. non può propagarsi nel cristallo. Un’onda e.m. sarebbe allora totalmente riflessa dalla superficie del cristallo (effetto Restrahlen). Una banda di energie proibite per i fotoni ∆E = ~∆ω esiste dunque in un cristallo ionico del tutto indipendentemente dalla periodicità.Se nel modello si includono interazioni di tipo dissipativo, l’andamento della funzione dielettrica (parte reale) è quello mostrato in figura senza divergenze (curva rossa: dispersione e assorbimento c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 73 nell’infrarosso). La figura successiva mostra, includendo la dissipazione, la parte reale e la parte immaginaria dell’indice di rifrazione (cfr eq. 343). n 2.5 2 1.5 1 0.5 0 0 0.5 1 1.5 2 omega/omrgaT Indice di rifrazione complesso (GaAs) Per descrivere l’assorbimento (attenuazione dell’onda e.m.) conviene introdurre un vettore d’onda complesso. La relazione di dispersione delle onde elettromagnetiche nel cristallo può essere scritta come r c c 0 ω= k=c k = r³ (343) ´k n ω 2p 1 + ω2 −ω2 T Risolvendo rispetto a k si ottiene il vettore d’onda complesso: sµ ¶ ω2p ω 1+ 2 k= c ωT − ω2 ck (344) 5 3.75 2.5 1.25 0 0 0.5 1 1.5 2 omega/omegaT Relazione di dispersione dei polaritoni In figura (sempre per GaAs e non considerando la dissipazione) è mostrata in nero la parte reale del prodotto del vettore d’onda per la velocità della luce nel vuoto c in funzione della frequenza. In rosso la parte immaginaria (corrispondente all’attenuazione dell’onda e.m.). La velocità di gruppo ∂ω/∂k c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 74 non supera mai c. Sono evidenti gli andamenti asintotici di tipo fononico e fotonico. Le eccitazioni miste fotone-fonone ottico introdotte in questa sezione sono quantizzate (hanno energie ~ω(k)) e prendono il nome di polaritoni. In un modello 3D più realistico, che distingua tra fononi ottici trasversali T e longitudinali L (e onde e.m. trasversali e longitudinali) si ha ω T = ω T (0) e ωL = ω L (0). Inoltre le onde e.m. trasversali si accoppiano esclusivamente con i fononi ottici trasversali e la loro propagazione può avvenire al di fuori dell’intervallo ∆ω. Per ω = ω L esistono poi modi stazionari misti fonone ottico longitudinale/onda e.m. longitudinale. Nella figura precedente la relativa relazione di dispersione sarebbe rappresentata da una retta verticale. Tipicamente ω T e ω L cadono nell’infrarosso (in GaAs ω T = 5.1 × 1013 s−1 e ωL = 5.5×1013 s−1 ). In un cristallo ionico un elettrone in moto trasporta con sè una nube di fononi ottici che ne cambia la massa efficace (aumentandola): questa quasi-particella prende il nome di polarone. Anche in cristalli apolari, come il silicio, i modi ottici hanno un ruolo nell’interazione con i fotoni. In questo caso però si tratta di proprietà ottiche non lineari (come lo scattering Raman) e l’effetto si manifesta anche nel visibile e nell’ultravioletto. Dal punto di vista quantistico la descrizione dei processi di scattering richiede di andare oltre il primo ordine nella teoria delle perturbazioni dinamiche (vedi Metodi approssimati). 12 Proprietà ottiche In generale le proprità ottiche lineari dei solidi (dispersione, assorbimento, riflessione, rifrazione) dipendono dai processi microscopici di interazione tra i fotoni e gli elettroni e i fononi. La figura seguente mostra l’andamento qualitativo del coefficiente di assorbimento (347) in un semiconduttore polare drogato dove sono presenti tutti i meccanismi microscopici possibili. c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 75 Coefficiente di assorbimento In questo capitolo tratteremo in modo esplicito solo la bande principale e il fondo continuo (nel capitolo precedente abbiamo anticipato l’assorbimento polaritonico), tuttavia i principi esposti nel corso permetterebbero la comprensione a livello quantistico di tutti i picchi presenti nella figura. Cominciamo con l’istituire un legame generale tra i parametri macroscopici (indice di rifrazione e coefficiente di estinzione) e le probabilità di transizione tra diversi stati quantici del solido eccitato da radiazione elettromagnetica. Il campo elettrico di un’onda elettromagnetica piana monocromatica, di versore di polarizzazione e, che si propaghi lungo l’asse x in un solido è descritto dall’espressione n o i(e kx−ωt) Eω = e Re E0 e (345) Macroscopicamente i processi di dispersione e assorbimento (estinzione) possono essere descritti introducendo un vettore d’onda complesso e k = k + iκ. Si può allora scrivere © ª (346) Eω = ee−κx Re E0 ei(kx−ωt) L’onda risulta dunque attenuata. L’intensità I (mediata su un periodo) ³ n o´2 dell’onda, proporzionale a Re E0 ei(ekx−ωt) = 12 |Eω |2 , risulta attenuarsi nello spazio con la legge esponenziale I = I0 e−2κx = I0 e−Σx Introducendo la relazione di dispersione c k ω= e n e (347) (348) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 76 con un indice di rifrazione complesso 0 si ha n e = n + in ³ω ´ 00 (349) n” (350) c 0 ” Introduciamo allora la costante dielettrica relativa complessa er = r + i√r = ¡ ¢ 0 1 + χ + iχ” (χ è la suscettività dielettrica complessa). Essendo n e ≈ er , risulta ³ 0 ´2 ³ 00 ´2 0 0 = 1 + χ = n − n (351) r ´ ³ ´ ³ ” 0 00 ” n r = χ = 2 n Σ=2 Vogliamo ora istituire un legame tra il coefficiente di estinzione e le probabilità microscopiche di transizione (per unità di tempo) indotte dall’accoppiamento del solido con il campo elettromagnetico dell’onda. Consideriamo la densità di energia e.m. associata all’onda (mediata su un periodo): 1 ³ 0 ´2 ρe.m. = 0 n |Eω |2 (352) 2 e il vettore di Poynting (mediato su un periodo): Je.m. = 1 0 2 0 cn |Eω | 2 (353) L’equazione di bilancio per la densità di energia e.m. (nel caso stazionario) si scrive ∂Je.m. dρ =− ω (354) ∂x dt dove dρdtω è la densità di potenza assorbita dal solido (persa dall’onda e.m.). Ora risulta ∂Je.m. c ∂ρ = 0 e.m. (355) ∂x n ∂x Poiché l’intensità dell’onda I è proporzionale a ρe.m. , ρe.m. si attenua spazialmente con la legge (347) e quindi ∂Je.m. c ³ ω ´ ” 1 ³ 0 ´2 c (356) = − 0 Σρe.m. = − 0 2 n 0 n |Eω |2 ∂x n n c 2 Ricordando la seconda delle (351), si può infine scrivere: 1 dρω = 0 ωχ” (ω) |Eω |2 dt 2 (357) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 77 Introducendo ora la probabilità per unità di volume e di tempo dPif /dt del singolo evento microscopico che porta all’estinzione di un fotone si ha X dPif 1 2 ” ~ω ωχ (ω) |E | = 0 ω 2 dt if (358) La quantità dPif /dt può essere valutata mediante la regola d’oro di Fermi (vedi Metodi approssimati). Risolvendo rispetto a χ” (ω) µ ¶ 2~ X dPif ” χ (ω) = (359) 2 dt 0 |Eω | if 12.1 Relazioni di Kramers e Kronig ” Una volta calcolata χ” (ω) = r (ω) mediante la (358), è possibile ottenere 0 0 χ (ω) = r (ω) − 1 utilizzando una relazione integrale (e vice versa). Si tratta di un’equazione molto generale che discende dalla linearità della relazione tra vettore polarizzazione P(t) e campo elettrico E(t) e dal principio di causalità (teoria della Risposta lineare). In presenza di effetti di ritardo (dovuti alla dissipazione e alla dispersione), la relazione lineare più generale tra P(t) e E(t) può essere scritta come: Z ∞ P(t) = 0 χ(τ )E(t − τ )dτ (360) 0 Se E(t − τ ) = Aδ(t − τ ) risulta P(t) = 0 Aχ(t); da cui il significato di χ(t). In particolare χ(t) è nulla per τ < 0 (principio di causalità: l’effetto non può precedere la causa): di qui l’integrazione tra 0 e ∞. La (360) implica anche l’invarianza temporale del sistema (l’integrale ereditario è una convoluzione: in altre parole χ(t, τ ) = χ(t − τ )). Se il campo polarizzante è armonico: E(t) = Eω exp(−iωt) si ha µZ ∞ ¶ iωτ χ(τ )e dτ Eω e−iωt (361) P(t) = 0 0 Allora P(t) = Pω exp(−iωt) e si è condotti all’importante relazione Pω = essendo χ e(ω) = Z 0 e(ω)Eω 0χ ∞ χ(τ )eiωτ dτ (362) (363) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 78 da cui risulta immediatamente χ e(−ω) = χ e∗ (ω) (364) In generale χ e(ω) è un tensore χ eij (ω)dipendente dalla simmetria del cristallo. Nei cristalli cubici si riduce ad una quantità scalare. Tenendo presente il principio di causalità, nella (363) si potrebbe integrare tra −∞ e +∞ giungendo così alla conclusione che χ e(ω) è la trasformata di Fourier di χ(t). χ e(ω) può essere prolungata analiticamente nel semipiano superiore introducendo 0 0 la frequenza complessa ω = ω + iω” . Grazie al fatto che limω” −→∞ eiω τ ” e−ω τ = 0, χ e(ω) è analitica in tutto il semipiano superiore. Ne risulta (dai teoremi di Cauchy) I χ e(ω) dω = 0 (365) ω−ω C per qualunque circuito C contenuto nel semipiano superiore che non racchiuda ω. Poniamo ω ≥ 0 sull’asse reale. Come circuito scegliamo C = 0 C1 ∪ C2 ∪ C3 ∪ C4 con C1 (−R ≤ ω ≤ ω − ρ; ω ” = 0), C2 (ω = ω + ρ 0 eiβ , β = π − 0), C3 (ω + ρ ≤ ω ≤ R; ω ” = 0) e C4 (ω = R eiα , α = 0 − π). Eseguendo i quattro integrali di linea e passando al limite per ρ −→ 0 e R −→ ∞, si ottiene dalla (365): +∞ Z −∞ 0 χ e(ω ) 0 χ(ω) = 0 dω − iπe ω0 − ω (366) dove l’integrale come P P : valore principale di Cauchy: hR va inteso R +∞ i ω−ρ limρ→0 −∞ + ω+ρ . Questo risultato può essere riscritto come 1 χ e(ω) = iπ +∞ Z −∞ 0 χ e(ω ) 0 dω ω0 − ω (367) Introducendo nuovamente la parte reale e la parte immaginaria della suscettività, si ottengono le relazioni di Kramers e Kronig: 1 χ (ω) = π 0 +∞ Z −∞ +∞ Z 1 χ (ω) = − π ” 0 χ” (ω ) 0 dω ω0 − ω −∞ 0 (368) 0 χ (ω ) 0 dω ω0 − ω (369) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 79 0 χ (ω) è dunque la trasformata di Hilbert di χ” (ω) e vice versa. Poiché dalla 0 (364) risulta che χ (ω) è una funzione pari mentre χ” (ω) è una funzione dispari, moltiplicando sotto il segno di integrale numeratore e denominatore 0 per ω + ω, le (368) possono essere riscritte come 2 χ (ω) = π 0 +∞ Z 0 2ω χ (ω) = − π ” 0 0 ω χ” (ω ) 0 dω ω02 − ω2 +∞ Z 0 0 (370) 0 χ (ω ) 0 dω 02 2 ω −ω (371) Dalla prima delle (370) si ottiene la costante dielettrica relativa statica come 2 r (0) = 1 + χ (0) = 1 + π 0 0 +∞ Z 0 χ” (ω ) 0 dω ω0 (372) 0 La (372) è detta regola di somma. Come applicazione banale delle (370), supponiamo che, nella (358) dPif ∝ δ(ω − ω0 ) dt (373) Risulta allora dalla (359) χ” (ω) = Dδ(ω − ω0 ), con D costante. Utilizzando la (372) si vede che D = πω0 [ r (0) − 1] /2. Utilizzando adesso la prima delle (370), si ottiene finalmente ¤ £0 ω 20 r (0) − 1 0 0 (374) r (ω) = 1 + χ (ω) = 1 + ω 20 − ω 2 Si confronti questo risultato con la costante dielettrica reale ottenuta nella teoria dei polaritoni. 12.2 Probabilità per unità di tempo di transizioni ottiche A causa dell’interazione con un’onda elettromagnetica il cui campo elettrico nel vuoto sia 1 (375) Eω = eE0 ei(k·r−ωt) + c.c. 2 nella (359) la probabilità di transizione per unità di tempo (e di volume) può essere valutata mediante la regola d’oro di Fermi (vedi Metodi approssimati). c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 80 Limitandoci ai processi di assorbimento al primo ordine nella teoria delle perturbazioni (lo stato iniziale è lo stato fondamentale) risulta: ´ dPif 2π ¯¯ c ¯¯2 ³ (o) (o) (376) = ¯hf |W |ii¯ δ Ef − Ei − ~ω dt ~ dove gli elementi di matrice della parte indipendente dal tempo dell’operatore di perturbazione hanno l’espressione: c|ii = hf |W eE0 hf |eik·r e·b p|ii 2iωm (377) b = −i~∇ l’operatore quantità di moto e m la massa dell’elettrone essendo p nel vuoto. Per giustificare la (377) occorre ricordare quanto segue. Utilizzando la gauge del vuoto, il campo elettromagnetico può essere derivato dal solo potenziale vettore A (con divergenza nulla ∇ · A = 0) come: ∂A ∂t B = ∇×A E = − (378) In queste condizioni la funzione di Hamilton di una carica q di massa m che si muova nel campo e.m. con quantità di moto p ha l’espressione Hv = |p − qA|2 2m (379) Se la carica è anche sottoposta all’azione di un campo elettrostatico (dovuto ad altre cariche fisse) di potenziale V (r), e possiede quindi l’energia potenziale qV (r) = U(r), la funzione di Hamilton totale diventa H= |p − qA|2 + U (r) 2m (380) Sviluppando il modulo quadrato, riordinando diversamente i termini e sostituendo a p l’operatore quantità di moto, si può ottenere l’operatore Hamiltoniano quantistico nella forma: con b =H b0 + H bp H |b p|2 b + U (r) H0 = 2m |qA|2 q q b p+ ≈ − A·b p Hp = − A·b m 2m m (381) (382) (383) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 81 L’ultima approssimazione deriva dal fatto che nella teoria perturbativa si trascurano i termini quadratici nel campo elettrico dell’onda e.m. e, quindi, nel potenziale vettore (prima delle (378)). Ciò è coerente con la teoria della risposta lineare sin qui sviluppata: vedi la (360). Questa trattazione dell’interazione radiazione e.m. materia in cui le cariche obbediscono alla meccanica quantistica di Schroedinger (non relativistica) e i campi e.m. alle equazioni di Maxwell viene detta semiclassica. Questa trattazione non può descrivere gli effetti connessi con l’emissione spontanea e i processi relativistici ad alta energia. Se il campo elettrico dell’onda ha l’espressione (375) allora (prima delle (378) il potenziale vettore ha l’espressione A= E0 i(k·r−ωt) + c.c. ee 2iω (384) Quindi risulta (nel caso di un elettrone q = −e): b p = eE0 eik·r e·b ce−iωt + c.c. H pe−iωt + c.c. = W 2iωm (385) da cui la (376) e la (377) se si trascura il c.c. (il termine c.c. genera l’emissione stimolata se lo stato iniziale è uno stato eccitato. Vedi Metodi approssimati). Si ottiene quindi ³ ´ ¯2 2π e2 |E0 |2 ¯¯ dPif ik·r ¯ pi (1 − pf )δ E (o) − Ei(o) − ~ω = e·b p |ii hf |e f dt ~ 4ω 2 m2 (386) Utilizzando ora la (359) si ottiene: χ” (ω) = ³ ´ ¯2 πe2 X ¯¯ ik·r ¯ pi (1 − pf )δ E (o) − E (o) − ~ω e·b p |ii (387) hf |e i f 2 2 0ω m if dove abbiamo introdotto la probabilità che lo stato iniziale sia occupato pi e lo stato finale sia vuoto 1 − pf . Grazie alla prima relazione di Kramers e 0 0 Kronig si potrebbe ora ottenere r (ω) = 1+χ (ω). Ne risulterebbe l’unità più una somma di termini del tipo del secondo addendo nella (374), un termine per ogni transizione possibile tra lo stato iniziale di ogni elettrone e lo stato finale di ogni elettrone nel solido di volume unitario. 12.3 Transizioni ottiche interbanda Come applicazione della (387) consideriamo un semiconduttore intrinseco a bassa temperatura: inizialmente la banda di valenza è piena e la banda di conduzione è vuota, poi il cristallo viene colpito dalla radiazione e.m. c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 82 rappresentata dall’onda piana (375). Le transizioni avvengono tra gli stati di Bloch (occupati) della banda di valenza |ii = uvki (r)eiki ·r (388) di energia E v (ki ) e gli stati di Bloch (vuoti) della banda di conduzione |f i = uckf (r)eikf ·r (389) di energia E c (kf ) generando coppie elettrone-buca. Considerando gli elementi di matrice nella (377) si vede essi risultano proporzionali a Z ¡ ¢ ik·r −ikf ·r ik·r −i~hf |e ∇|ii = −i~ uc∗ e ∇ uvki (r)eiki ·r dr (390) kf (r)e V dove l’integrale è esteso al volume del cristallo. Introducendo le coordinate elettroniche relative r0 = r − n (dove n è il generico punto del reticolo di Bravais) e integrando sul volume di una sola cella primitiva si può allora scrivere Z ´ 0 ³ X 0 0 0 0 ik·r −i(kf −k−ki )·n c∗ −ikf ·r ik·r v iki ·r0 dr e ukf (r )e e ∇ uki (r )e hf |e ∇|ii = n V 0 Usando la (204), si vede che la somma reticolare meno che sia kf − ki = k + g (391) −i(kf −k−ki )·n e è nulla a n P (392) essendo g un vettore del reticolo reciproco. Questo principio di conservazione del vettore d’onda totale nel cristallo è una conseguenza della simmetria traslazionale. Limitandoci alla I BZ (g = 0) e osservando che il vettore d’onda del fotone k è trascurabile rispetto alle dimensioni della BZ la regola di selezione diventa kf = ki (approssimazione di dipolo elettrico). Sfruttando anche l’ortogonalità degli stati iniziali rispetto agli stati finali si ottiene infine: Z 0 0 0 ik·r v −i~hf |e ∇|ii ≈ uc∗ (393) ki (r ) (−i~∇) uki (r )dr V 0 Nella rappresentazione a bande (schema della zona ridotta) le transizioni risultano quindi verticali. Utilizziamo in fine la relazione ´ im ³ (0) (0) hf |b p|ii = Ef − Ei hf |r|ii (394) ~ che deriva dalla legge quantistica per la derivata temporale dell’operatore r b dr 1 h b i p = r,H0 = (395) dt i~ m c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 83 e otteniamo ik·r −i~hf |e ∇|ii ≈ imω cv (ki ) Z V0 0 0 0 0 v uc∗ ki (r )r uki (r )dr (396) dove [E c (ki ) − E v (ki )] ω cv (ki ) = (397) ~ Si vede qui la dipendenza delle probabilità di transizione dalla simmetria di punto del cristallo. Nel caso particolare di presenza di un centro simmetria, risulta che la transizione può avvenire solo se la parità di inversione dello stato finale e diversa dalla parità di inversione dello stato iniziale. Possiamo finalmente ottenere un’espressione più compatta per la parte immaginaria della suscettività dielettrica come una somma su tutti i k della I zona di Brillouin: χ” (ω) = πe2 X |Pvc (k)|2 δ [E c (k) − E v (k) − ~ω] 2 2 0ω m k dove Pvc (k) =imω cv (ki ) Z V0 ´ ³ 0 0 0 0 uvki (r )dr uc∗ (r ) e · r ki (398) (399) Risulta generalmente che Pvc (k) differisce di poco da una costante. Possiamo allora scrivere: πe2 |Pvc |2 X ” δ [Ecv (k) − ~ω] (400) χ (ω) ≈ 2 2 0ω m k dove Ecv (k) = E c (k) − E v (k) è la differenza verticale di energia tra la banda di conduzione e la banda di valenza. Possiamo riscrivere l’ultima relazione come πe2 |Pvc |2 ~2 ” χ (ω) ≈ Jcv (~ω) (401) 2 (~ω)2 0m dove Jcv (~ω) = X k δ [Ecv (k) − ~ω] (402) è, per definizione, la densità congiunta degli stati di conduzione e di valenza. Tenendo conto del fatto che la densità degli stati nella BZ è 2V /(2π)3 e che dobbiamo considerare un volume unitario, possiamo anche scrivere Z 2 Jcv (~ω) ≈ δ [Ecv (k) − ~ω] dk (403) (2π)3 BZ c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 84 e, ricordando la (90): 1 Jcv (~ω) ≈ 3 4π Z dSk |∇k Ecv (k)| (404) dove Sk è la superficie a energia costante definita da Ecv (k) = ~ω. L’equivalenza della (403) alla (404) si basa sulla proprietà della delta di Dirac P Z f (xi ) (405) δ [g(x)] f (x)dx = i0 |g (xi )| dove gli xi sono le radici di g(x) = 0. Abbiamo assunto che sia la banda v sia la banda c siano doppiamente degeneri (a causa dello spin). Ciò è rigorosamente vero per cristalli centrosimmetrici ma non per cristalli tipo zincoblenda. Dove il ∇k Ecv (k) si annulla si ha un punto critico e la densità di stati presenta una singolarità di Van Hove (91). Se per esempio si assumono bande paraboliche (e isotrope) attorno a Γ risulta Ecv (k) = E c (k) − E v (k) ≈ con µ∗ = ~2 |k|2 + Eg 2µ∗ m∗e (0)m∗h (0) m∗e (0)+m∗h (0) (406) (407) massa ridotta delle masse efficaci degli elettroni e delle buche e Eg = E c (0)− E v (0). A questo punto, applicando i metodi del paragrafo Densità degli stati, si ottiene per il fundamental absorption edge 5/2 g(~ω) = 2 π (µ∗ )3/2 p ~ω−Eg h3 (408) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 85 . Bande del Germanio 12.3.1 χ” del Germanio Transizioni indirette La teoria del paragrafo precedente descrive bene le proprietà dei semiconduttori a gap diretto quali per es. GaAs, InP e tutti i composti II-VI. Quando invece il massimo della banda di valenza e il minimo della banda di conduzione non corrispondono allo stesso k la transizione diretta tra questi due stati non è possibile (vedi figura). Transizioni interbanda indirette c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 86 Questo è il caso per es. di Si, Ge, SiC. In particolare nel silicio Ev (Γ) → Ec (L) è proibita al primo ordine dalle regole di selezione di dipolo elettrico. In presenza dei fononi, può avvenire una transizione indiretta (in due stadi successivi). Questi processi indiretti sono importanti anche per quei semiconduttori a gap diretto in cui le transizioni verticali sono vietate dalla simmetria di punto (eq. 396), anche se solo in Γ, come in Cu2 O. Con riferimento al principio adiabatico (eq. 217) l’interazione Ven (r, u) può essere scritta come una somma reticolare X X Ven (r, u) ≈ Ven (r − n) − un ·∇Ven (r − n) (409) n n avendo introdotto i potenziali schermati di coppia Ven (r − n − un ). Sviluppando un in coordinate normali (254) e considerando (per semplicità) attivo un solo modo normale, l’operatore di perturbazione elettrone-fonone può essere scritto come à ! X Q(q,α) b en = − √ e (q,α) ·∇Ven (r − n)eiq·n e−iωα (q)t + c.c. (410) H 2 Nmn n Il termine e−iωα (q)t è responsabile dell’assorbimento (distruzione) di un fonone mentre il c.c. dell’emissione stimolata (creazione) di un fonone. Un’analisi degli elementi di matrice dell’operatore (410) tra gli stati iniziali e finali del tipo |φ(β) (u)ψβ (r|0) > (per il significato dei simboli si veda il principio adiabatico) mostra che le transizioni devono conservare il vettore d’onda totale (vedi anche eq. 209 e teoria dello scattering anelastico): kf − ki = ±q + g (411) Gli eventi N (Normal) corrispondono a g = 0; gli eventi U (Umklapp) a g 6= 0. In presenza della perturbazione (410) e della perturbazione fotoneb pe (385) la transizione indiretta può avvenire secondo due diversi elettrone H percorsi. Nel primo caso, per assorbimento di un fotone, avviene la transizione diretta verticale Ev (Γ) → Ec (Γ) e poi, grazie alla creazione o alla distruzione di un fonone di vettore d’onda q(L), la transizione quasi orizzontale Ec (Γ) → Ec (L). Nel secondo caso, grazie alla creazione o alla distruzione di un fonone di vettore d’onda q(L), avviene la transizione Ev (Γ) → Ev (L) e, poi, grazie all’assorbimento di un fotone, transizione diretta verticale Ev (L) → Ec (L). La probabilità cumulativa per unità di tempo di tali eventi può essere calcolata con la regola d’oro di Fermi al secondo ordine: ¯ à !¯2 X ¯¯ 2π X hf |H bpe |ii hf |H b en |ii ¯¯ b en |jihj|H b pe |jihj|H dPvc = + ¯ ¯ (412) ¯~ dt Ej − Ei − ~ω Ej − Ei ± ~ωα (q) ¯ kv kc j ×δ [Ef (kc ) − Ei (kv ) − ~ω ± ~ωα (q)] c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 87 Poichè la formula precedente contiene Q(q,α), l’ampiezza della coordinata normale fononica, la probabilità delle transizioni indirette dipende dalla temperatura. Infatti Q(q,α) è una variabile casuale fluttuante il cui valore quadratico medio può essere calcolato con la statistica di Bose-Einstein. Si può infatti considerare che l’energia totale media dell’oscillatore sia pari al doppio dell’energia potenziale media ­ ® ω 2α (q) Q2 (q,α) th ∝ ~ωα (q) e ~ ω α (q) kB T (413) −1 Nella (412) il termine sotto modulo quadrato dipende poco dal vettore d’onda. Inoltre si può trascurare la seconda modalità di transizione indiretta perchè il secondo denominatore è sempre molto grande (rispetto al primo). Ripetendo considerazioni simili a quelle del paragrafo precedente, risulta allora che la parte immaginaria di χ per transizioni indirette Z Z ­ 2 ®2 ” χ ∝ Q (q, α) th δ [Ec (kc ) − Ev (kv ) − ~ω ± ~ω(q)] dkv dkc (414) BZ BZ Assumendo bande paraboliche nell’intorno dei punti di stazionarietà, si ottiene alla fine, in vicinanza del band gap indiretto Eig = Ec (L) − Ev (Γ) χ” ∝ (~ω ∓ ~ω(q) − Eig )2 (415) per ~ω ≥ Eig ± ω(q) e 0 altrove. Come frequenza media ω(q) = ω α (q)si è posta la frequenza media corrispondente al vettore d’onda q = qL trascurando così la dispersione delle bande fononiche (cfr. modello di Einstein). E’ soprattutto la forte dipendenza dalla temperatura della (414) che permette di evidenziare sperimentalmente l’esistenza di una gap indiretta. Le coppie elettrone-buca con vettori d’onda diversi create dai processi indiretti hanno, in genere, vita media molto più lunga di quelle con vettore d’onda identico generate dai processi diretti. 12.4 Transizioni intrabanda e plasmoni Nei metalli e nei semiconduttori estrinseci, oltre alle transizioni interbanda ad alta frequenza già descritte, i portatori quasi-liberi che popolano bande parzialmente occupate danno luogo al fondo di assorbimento continuo mostrato nella figura introduttiva. Una trattazione quantistica delle transizioni intrabanda (necessariamente indirette, visto che quelle verticali non sono possibili) potrebbe procedere esattamente come nel paragrafo precedente considerando solo stati pieni e stati vuoti appartenenti alla stessa banda. Gli stati sono c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 88 quelli di elettrone quasi libero e interagiscono attraverso l’interazione elettronefonone e fotone-elettrone. Il modello è simile a quello adottato nella teoria dei fenomeni di trasporto stazionari (vedi oltre) in cui si considera però solo l’interazione elettrone-fonone (per la parte dinamica) e gli stati sono pacchetti di onde di Bloch che ubbidiscono alle equazioni semiclassiche. Qui ci limitiamo ad alcune semplici considerazioni nell’approssimazione a elettroni liberi. Procediamo per analogia con l’accoppiamento fotoni - plasma di ioni oscillanti della sezione polaritoni. Possiamo applicare la stessa teoria al gellio: un plasma formato dagli elettroni liberi e da un fondo uniforme di ioni positivi. La differenza principale sta nel fatto che qui la frequenza di risonanza collegata con l’energia di legame è nulla: poniamo cioèpω T = 0. Inoltre la frequenza di plasma è quella degli elettroni liberi ω p = ne e2 /m. La costante dielettrica nel plasma diventa allora µ ¶ ω 2p = 0 (1 + χ) = 0 1 − 2 (416) ω e l’indice di rifrazione r ω 2p (417) ω2 Di conseguenza la relazione di dispersione delle onde e.m. trasversali diventa sµ ¶ ω 2p ω k= 1− 2 (418) c ω n= ck 1− 2.5 2 1.5 1 0.5 0 0 0.5 1 1.5 2 omega Relazione di dispersione del gellio L’analisi delle equazioni di Maxwell nel gellio mostra come le onde e.m. trasverse si possano propagare solo al di sopra della frequanza di plasma c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 89 (k reale, in nero nella figura). Al di sotto le onde sono attenuate (k immaginario, in rosso nella figura). Alla frequenza di plasma (ω p ) = 0 si instaurano nel gellio onde stazionarie longitudinali di rarefazione compressione associate ad un campo elettrico longitudinale oscillante stazionario (modi collettivi accoppiati non propagativi). Queste onde sono quantizzate e i loro quanti ~ω p sono detti plasmoni. Nei metalli la frequenza di plasma cade nell’ultravioletto. I plasmoni sono la manifestazione di moti collettivi che vanno oltre l’approssimazione a elettroni indipendenti usata nella teoria delle bande. Il modello qui utilizzato ha basi classiche (Drude-Lorentz). Una descrizione quantistica del gas di elettroni liberi con collisioni porterebbe ad una funzione dielettrica dipendente anche dal vettore d’onda (dispersione spaziale) molto utilizzata nella teoria dello screening del potenziale (214). 13 13.1 Fenomeni di trasporto Fenomenologia Un campo elettrico E provoca in un solido in cui esistono cariche mobili (conduttore o semiconduttore) l’insorgere di un fenomeno irreversibile di trasporto (flusso) di carica elettrica (corrente), allontanando il corpo dallo stato di equilibrio termodinamico. Analogamente un gradiente di temperatura ∇T provoca (in qualunque solido) l’insorgere di un fenomeno irreversibile di trasporto (flusso) di calore per conduzione. Dal punto di vista macroscopico (termodinamica dei processi irreversibili) se la causa del flusso è piccola siamo in regime di risposta lineare e valgono le due leggi fenomenologiche (legge di Ohm locale e legge di Fourier) j = σE (419) qth = −k th ∇T (420) j è il vettore densità di corrente di carica. Il suo flusso attraverso una superficie S rappresenta la corrente elettrica i (carica per unità di tempo) che attraversa la superficie stessa Z i = j · ndS (421) S Il principio di conservazione della carica elettrica si esprime nella forma di equazione di continuità per la densità di carica ρ ∂ρ + ∇ · j =0 ∂t (422) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 90 Nella legge di Fourier qth è il vettore densità di corrente di calore. Il suo flusso attraverso una superficie S rappresenta la quantità di calore che attraversa la superficie stessa per unità di tempo: Z †Q = qth · ndS (423) dt S qth è strettamente connesso al vettore densità di corrente di entropia qth /T la cui divergenza compare in un’equazione simile alla precedente: l’equazione di bilancio per la densità di entropia s (entropia per unità di volume) ³q ´ ∂s th + ∇· =p [s] ∂t T (424) p [s] è la produzione di entropia ( intrisecamente positiva). L’equazione precedente esprime (in forma locale) il II principio della termodinamica. La grandezza σ è la conducibilità elettrica mentre la grandezza k th è la conducibilità termica. In un cristallo entrambe queste grandezze sono tensori del secondo ordine e le due leggi fenomenologiche devono essere generalizzate come: 1,3 X σ il El (425) ji = l qth,i = − 1,3 X l kilth ∂T ∂xl (426) Queste nuove leggi significano che i vettori densità di corrente, in generale, non hanno la stessa direzione del campo elettrico e del gradiente di temperatura. In realtà esistono anche coefficienti di trasporto non diagonali: un gradiente di temperatura può produrre una corrente elettrica e un campo elettrico può produrre un flusso di calore. La teoria cinetica microscopica (vedi oltre) rende ragione anche di questi effetti incrociati, detti termoelettrici (effetto Seebeck e effetto Peltier). Il teorema di Onsager (basato sulla reversibilità microscopica delle leggi dinamiche) assicura che i due tensori sono simmetrici: σil = σ li , kilth = klith . Poichè ogni tensore simmetrico può essere ridotto in forma diagonale ⎛ ⎞ σ1 0 0 σ = ⎝ 0 σ2 0 ⎠ (427) 0 0 σ3 ruotando opportunamente il sistema di riferimento, risulta che le componenti indipendenti di σ e di kth sono al massimo 3. Questo numero può essere c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 91 ulteriormente ridotto a causa della simmetria del cristallo. Infatti, se R è un’operazione di simmetria per il cristallo, detta R la matrice unitaria che trasforma le coordinate (vettore posizione) del generico atomo della base della cella primitiva in accordo con tale operazione, deve essere 0 σ = RσR −1 = σ (428) Risulta: i cristalli triclini, monoclini e ortorombici hanno 3 componenti indipendenti: σ 1 6= σ 2 6= σ 3 ; i cristalli tetragonali, trigonali e esagonali 2: σ 1 = σ 2 6= σ 3 ; i cristalli cubici 1: σ 1 = σ 2 = σ 3 (isotropi). Analogamente per la conducibilità termica. La resistività elettrica (ρel = 1/σ) di un metallo presenta un andamento monotono crescente con la temperatura. A bassa temperatura cresce come ρ0 +αT 5 . ρ0 viene detta resistività residua ed è connessa con i difetti reticolari statici (vacanze/interstiziali, dislocazioni, difetti di impaccamento). Ad alta temperatura la crescita della resistività è lineare ∝ T . In generale quindi la resistività è la somma del contributo atermico e del contributo termico (legge di Matthiessen). Conducibilità elettrica vs T Il caso dei semiconduttori è molto più complesso (dipende dall’eventuale drogaggio) e richiede una trattazione a parte. La conducibilità termica dei metalli a bassa temperatura cresce come T , raggiunge un massimo e poi descresce velocemente sino ad assestarsi su un valore costante per alte temperature. Nel caso degli isolanti la conducibilità a bassa temperatura cresce come T 3 , raggiunge un massimo e poi decresce come T −1 per alte temperature. Per i metalli, a temperature non troppo basse, il rapporto tra conducibilità elettrica e termica è proporzionale alla temperatura e non dipende dal tipo di metallo (legge di Wiedemann-Franz). Questi i fatti c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 92 sperimentali. metalli 13.2 isolanti Cinetica fisica Poiché i coefficienti di trasporto riguardano processi irreversibili che non avvengono in equilibrio termodinamico, non possiamo utilizzare il tradizionale ponte che collega la descrizione dinamica microscopica (quantistica) alle proprietà macroscopiche di equilibrio (funzioni di stato): la meccanica statistica di equilibrio. Nel caso degli elettroni le informazioni principali provengono dalla funzione di distribuzione di Fermi-Dirac (60). Dovremo in sua vece utilizzare la teoria cinetica di Boltzmann applicata agli elettroni nello schema della dinamica semiclassica. Iniziamo dalla descrizione completamente classica di un gas di N elettroni non iteragenti. Nello spazio delle fasi (r, p) di un elettrone possiamo introdurre la funzione di distribuzione di particella singola: (r, p,t)drdp =dN rappresenta il numero di elettroni il cui stato istantaneo si trova nell’elemento di volume dΓ = drdp. dP = dN/N = f (r, p,t)drdp rappresenta allora la probabilità di occupazione dello stato istantaneo (r, p). Se gli elettroni sono sottoposti ad un campo di forze esterne F(r) = −∇UF (r), il moto è governato dalla funzione di Hamilton di particella singola H = |p|2 /2m + UF (r). Fissata l’energia E di un elettrone, la sua traiettoria dinamica nello spazio delle fasi obbedisce alle equazioni di Hamilton (135). Basandosi su queste ultime, si può dimostrare il teorema di Liouville: (r, p,t) (e, quindi, f (r, p,t)) è costante lungo tutte le traiettorie dinamiche. Analiticamente df (r, p,t) =0 dt (429) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 93 Per la dimostrazione si veda l’appendice. Se, in questo schema, vogliamo introdurre l’effetto di interazioni (urti) con altre particelle (gli stessi elettroni e, nei solidi, i fononi) possiamo farlo correggendo il teorema di Liouville nella forma seguente: µ ¶ df (r, p,t) f (r, p,t) − f0 (r, p) df (r, p,t) =− = (430) dt dt τ (p) urti L’equazione precedente è basata sull’ipotesi euristica che, in assenza di forze esterne e di gradienti di temperatura prodotti da cause esterne, gli urti ristabiliscano l’equilibrio termodinamico con un rilassamento esponenziale di durata media τ (p). Nel caso classico f0 (r, p) è la distribuzione di MaxwellBoltzmann f0 (r, p) = Z −1 exp(−H0 (r, p)/kB T ) (431) con Z= Z exp(−H0 (r, p)/kB T )drdp (432) funzione di partizione. Sviluppando la derivata totale nell’eq. 430 e utilizzando le eqq. di Hamilton si ottiene l’equazione di Boltzmann ∂f ∂f ³ p ´ ∂f f (r, p,t) − f0 (r, p) + F(r) · + · =− ∂t ∂p m ∂r τ (p) (433) Riferiamoci ora al caso quantistico di un gas di elettroni utilizzando il teorema della massa efficace (Hamiltoniano equivalente). Gli elettroni sono descritti da pacchetti di onde di Bloch semiclassici in una banda E = E(k) parzialmente occupata e si trascurano le transizioni interbanda. E’ il caso di un conduttore sottoposto ad un campo elettrico E: F(r) = −eE. Ricordando i risultati del paragrafo Dinamica semiclassica, possiamo scrivere l’eq. di Boltzmann (nel caso stazionario ∂f/∂t = 0) come: F(r) ∂f (r, k) ∂f (r, k) f (r, k) − f0 (k) · + v(k) · =− ~ ∂k ∂r τ (k) dove ricordiamo che v(k) = 1 ∂E(k) ~ ∂k In questo caso f0 (k) ≈ exp h 1 E(k)−EF kB T (r) (434) (435) i (436) +1 c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 94 è la distribuzione di Fermi-Dirac. A questo punto la densità degli stati occupati nello spazio k dipende anche da r e ha l’espressione (per unità di volume): 2 f (r, k) (437) D(r, k|T (r)) = (2π)3 dove si è tenuto conto della degenerazione di spin e si ipotizza un campo locale di temperatura T (r). Se ci limitiamo alla risposta lineare, si può procedere riscrivendo l’eq. (434) nella forma f (r, k) = f0 (k) − τ (k) F(r) ∂f (r, k) ∂f (r, k) · − τ (k)v(k) · ~ ∂k ∂r (438) Risolviamo ora l’equazione con un metodo iterativo arrestato al primo ordine f (r, k) ≈ f0 (k) − τ (k) ∂f0 (k) F(r) ∂f0 (k) · − τ (k)v(k) · ~ ∂k ∂r (439) Sviluppando le derivate parziali ∂f0 (k) ∂f0 (k) = ~ v(k) ∂k ∂E µ ¶ ∂f0 (k) ∂f0 (k) ∂T ∂f0 (k) E − EF ∂T = = − ∂r ∂T ∂r ∂E T (r) ∂r (440) si ottiene alla fine ∙ ¸ (E − EF ) ∂T ∂f0 (k) f (r, k) ≈ f0 (r, k) − τ (k) v(k) · F(r) − = ∂E T (r) ∂r = f0 (r, k) + δf (r, k) (441) 13.2.1 Appendice: teorema di Liouville Il moto dell’insieme delle N particelle nello spazio delle fasi è equivalente al moto di un fluido di densità ρ = (r, p,t) per cui il principio di conservazione della massa è il principio di conservazione del numero di particelle. Per il fluido, in forma di equazione di continuità, tale principio si scrive ∂ρ + ∇· (ρv) = 0 ∂t Nello spazio delle fasi di una particella (gas di particelle indipendenti in un campo esterno): ∂ρ(r, p) X ∂ + ∂t ∂ri i=1 3 µ µ ¶ X ¶ 3 dri dpi ∂ ρ ρ + =0 dt ∂pi dt i=1 c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 95 Usando le eqq. di Hamilton si ottiene ∂ρ(r, p) + {H, ρ} = 0 ∂t essendo 3 3 X ∂ρ ∂H X ∂ρ ∂H − {H, ρ} = ∂ri ∂pi ∂pi ∂ri i=1 i=1 la parentesi di Poisson. D’altra parte la derivata totale della ρ, come già visto nella derivazione della (433), è dρ ∂ρ(r, p) = + {H, ρ} dt ∂t da cui, immediatamente dρ/dt = 0 (c.v.d.). Si noti l’analogia di quest’ultima equazione con la regola quantistica per la derivata temporale di un operatore Fb dFb ∂ Fb i h b bi H, F . (442) = + dt ∂t ~ 13.3 Conducibilità elettrica Risolta l’equazione di Boltzmann (434) in regime di risposta lineare (eq. 441), il vettore densità di corrente nella legge di Ohm locale (419) può essere calcolato (in funzione del campo elettrico applicato) come l’integrale esteso a tutto lo spazio k: Z Z 2e j = eD(r, k|T (r))v(k)dk = δf (r, k)v(k)dk (443) (2π)3 Ignorando, in prima approssimazione, gli effetti termoelettrici imputabili al gradiente termico, si ottiene esplicitamente: Z 2e2 τ (k)δ(E − EF ) (v(k) · E) v(k)dk j= (2π)3 In quanto precede abbiamo usato del fatto che, per il teorema di Kramers, Z 2e (444) f0 (k)v(k)dk = 0 (2π)3 e l’ulteriore approssimazione ∂f0 (k)/∂E ≈ −δ(E − EF ). Quindi (vedi il paragrafo Densità degli stati): Z dSE 2e2 dE j= τ (k)δ(E − EF ) (v(k) · E) v(k) 3 (2π) |∇k E(k)|E c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 96 e finalmente 2 j =e Z SF τ F (k) (vF (k) · E) vF (k)ρF (k)dSF (445) dove l’integrale è esteso alla superficie di Fermi E(k) = EF e si è definita la densità degli stati alla superficie di Fermi come ρF = 2 1 3 (2π) |∇k E(k)|EF (446) Il tensore conducibilità elettrica risulta quindi espresso dalla formula Z 2 σ=e τ F (k)ρF (k)vF (k)vF (k)dSF (447) SF Come si vede solo gli elettroni che hanno l’energia di Fermi contribuiscono al processo di trasporto di carica. Nei metalli la dipendenza della conducibilità dalla temperatura è contenutà in τ F (k) che rende conto, in particolare, degli urti elettrone-fonone. La probabilità di urto per unità di tempo è (τ F (k))−1 e può essere calcolata con la regola d’oro di Fermi al primo ordine utilizzando gli elementi di matrice dell’operatore elettrone-fonone. Ad alta temperatura ciò implica una dipendenza di (τ F (k))−1 da hQ2 (q,α)ith ∝ T e spiega l’andamento lineare della resistività con la temperatura. A bassissime temperature predominano invece gli urti elastici (atermici) con le imperfezioni reticolari, il che spiega la resistività residua. Per le temperature intermedie non esiste una teoria semplice che tenga conto dei diversi processi in modo sufficientemente corretto. In particolare è estremamente complicato tenere conto dei processi U (Umklapp). Nel caso dei metalli semplici la superficie di Fermi è, in prima approssimazione, sferica e tutte le grandezze da integrare sono costanti. Si ottiene quindi vF2 (2m∗F )3/2 p σ = e τF EF 3 2π 2 ~3 2 (448) Utilizzando l’espressione esplicita dell’energia di Fermi (59) e della velocità di Fermi ~kF /m∗ si ha finalmente l’equazione molto usata nelle applicazioni: µ ¶ e2 τ F N σ= ∗ (449) mF V Nel caso dei metalli di transizione (sovrapposizione di bande d e s, con livello di Fermi entro la banda d) si può applicare in modo additivo una formula come la (449) per i due diversi tipi di elettroni, con valori molto diversi per c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 97 masse efficaci e tempi di rilassamento. Nel caso dei metalli nobili (sovrapposizione di bande d e s, con livello di Fermi sopra la banda d, in una regione s) i vettori d’onda sulla superficie di Fermi sono prossimi al bordo della prima zona di Brillouin. Ciò implica una fortissima distorsione della forma sferica della superficie di Fermi con tratti di bande a curvatura negativa e conseguente conduzione dovuta a buche. Anche in questo caso si usa un modello additivo con due tipi di portatori di carica di segno opposto. 13.4 Conducibilità termica elettronica Partiamo dalla relazione termodinamica per il differenziale dell’entropia specifica 1 µ ds = du − dn (450) T T u = U/V è l’energia interna per unità di volume e n = N/V il numero di elettroni per unità di volume. µ è il potenziale chimico, circa uguale all’energia di Fermi EF . Il flusso di entropia è quindi legato ai flussi di energia e di elettroni dalla js = 1 µ ju − jn T T La produzione di entropia (eq. 424) risulta allora µ ¶ ³µ´ 1 · ju + ∇ · jn p [s] = ∇ T T (451) (452) Ricordando che il vettore densità di corrente di calore è definito come qth = T js , si ha qth = ju − µjn = uv − µnv =nEv − µnv = (E−µ)jn Approssimando µ con EF , possiamo allora calcolare qth come Z 2 qth = δf (r, k)(E−EF )v(k)dk (2π)3 (453) (454) utilizzando l’espressione ∂f0 (k) (E − EF ) ∂T (455) ∂E T ∂r valida in assenza di campi esterni. Ricordando la legge di Fourier, si può allora esprimere la conducibilità termica come µ ¶ Z (E(k) − EF )2 2 ∂f0 (k) τ (k)v(k)v(k) − dk (456) kth = (2π)3 T ∂E δf (r, k) = τ (k)v(k) · c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 98 In questo caso non si può approssimare −∂f0 (k)/∂E semplicemente con δ(E−EF ): si otterrebbe un risultato nullo. Occorre quindi utilizzare l’approssimazione di Sommerfeld (eq. 66). Dopo avere, come al solito, utilizzato dk = dSE dE |∇k E(k)|E (457) e definito la densità degli stati alla superficie di Fermi come in precedenza ρF = 2 1 , 3 (2π) |∇k E(k)|EF si ottiene, dopo aver integrato sull’energia E, Z 1 2 2 τ F (k)ρF (k)vF (k)vF (k)dSF kth = π kB T 3 SF (458) (459) L’integrale non è altro che la conducibilità elettrica divisa per il quadrato della carica dell’elettrone (eq. 445). Si ottiene quindi: kth = π 2 kB2 Tσ 3 e2 (460) Di qui la legge di Wiedemann e Franz. Utilizzandola possiamo ricavare l’andamento della conducibilità termica con la temperatura a partire da quello della conducibilità elettrica. Si vedano le figure nella sezione Fenomenologia. A temperature molto basse gli urti anelastici, che hanno un ruolo essenziale per la conducibilità termica (|E − EF | ≈ kB T ) e non per quella elettrica (E = EF ), e che hanno luogo solo con i fononi acustici di grande lunghezza d’onda, gli unici eccitati a causa del fattore di Bose-Einstein, possono determinare una differenza nei tempi di rilassamento dei due processi e una violazione della legge di Wiedemann-Franz. 13.5 Conducibilità termica reticolare (isolanti) Nei solidi isolanti il trasporto di calore è dovuto alla cinetica di non equilibrio di pacchetti di onde reticolari in presenza di un gradiente di temperatura. In questo caso le particelle sono i fononi che si muovono con la velocità di gruppo ∂ω α (q) (461) vα (q) = ∂q e trasportano l’energia ~ω α (q). La funzione di distribuzione in equilibrio termodinamico è il fattore di Bose-Einstein (numero medio di occupazione c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 99 < n >th di un modo normale di vettore d’onda q): 1 f0 (q) = e ~ ω α (q) kB T (462) −1 Il potenziale chimico dei fononi è nullo, in quanto il numero di fononi non si conserva. Il vettore densità di flusso di calore può essere allora scritto come: Z 1 X qth = − δf (r, q)~ωα (q)vα (q)dq (463) (2π)3 α Nell’equazione (439) si può allora scrivere ~ ω α (q) ∂f0 (q) ∂T 1 ~ω α (q)e kB T ∂T ∂f0 (q) = = µ ¶2 ~ ω α (q) ∂r ∂T ∂r kB T 2 ∂r e kB T − 1 cioè ∂f0 (q) cα (q) ∂T = ∂r ~ωα (q) ∂r (464) (465) avendo introdotto il calore specifico del singolo fonone (eq. 231): ~ ω α (q) 1 ~2 ω 2α (q)e kB T cα (q) = µ ¶2 ~ ω α (q) kB T 2 e kB T − 1 Il vettore densità di flusso di calore può allora essere espresso come: Z 1 X ∂T τ α (q)vα (q)vα (q)cα (q) dq qth = − 3 ∂r (2π) α (466) (467) Di qui, dall’eq. di Fourier, l’espressione per il tensore conducibilità termica reticolare Z 1 X kth = (468) τ α (q)vα (q)vα (q)cα (q)dq. (2π)3 α Spesso si introduce il libero cammino medio dei fononi come Λα (q) = vα (q)τ α (q). In una trattazione elementare, introducendo opportune quantità medie, possiamo scrivere 1 kth = cvΛ (469) 3 Questa è formalmente l’espressione cinetica della conducibilità termica di un gas. In un modello alla Debye, trascurando il contributo dei fononi ottici (che c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 100 hanno velocità di gruppo quasi nulle), la velocità è costante (ω = vs |q|) ed è eguale alla velocità del suono media. Per le interazioni fonone-fonone (effetti anarmonici) intuitivamente si può poi assumere Λ(T ) ∝ (< n >th )−1 . Ad alta temperatura < n >th ∝ T e il calore specifico è costante. A bassa temperatura il calore specifico va come T 3 , mentre il libero cammino medio è limitato dalle dimensioni del sistema Λmax = D (vedi figura). L’equilibrio termodinamico è garantito dagli urti fonone-fonone di tipo U Umklapp. Infatti in un urto a due fononi si conserva il vettore d’onda totale a meno di un vettore g del reticolo reciproco. Senza il contributo U la conducibilità termica (per quanto riguarda gli urti fonone-fonone) sarebbe infinita, come ha dimostrato Peierls. Se non ci fosse poi la limitazione dimensionale, a bassa temperatura kth divergerebbe come (< n >th )−1 ≈ exp(~ω min /kB T ), essendo ωmin la frequenza minima dei fononi che possono subire processi U. Perchè due fononi possano subire un processo U il loro vettore d’onda somma deve uscire dalla prima zona di Brillouin. Un ruolo importante è anche giocato dagli urti elastici con i difetti reticolari. Nel caso più semplice dello scattering di Rayleigh, quando la lunghezza d’onda del fonone è maggiore delle dimensioni del difetto, risulta ΛR ∝ |q|−4 . 14 14.1 Appendice: Metodi quantistici approssimati Perturbazioni dipendenti dal tempo Un primo sistema, inizialmente isolato, viene sottoposto, a partire dall’istante t0 e per una durata τ , ad una perturbazione dinamica (interazione con un secondo sistema). La risposta del primo sistema si ottiene risolvendo l’equazione di Schroedinger ´ ∂ψ ³ b i~ = Ho + Vb (t)rect(t0 , τ ) ψ (470) ∂t La funzione rect(t0 , τ ) vale 1 per t0 < t ≤ t0 +τ e 0 altrove. Vb (t) è l’operatore b o è l’Hamiltoniano di perturbazione esplicitamente dipendente dal tempo. H imperturbato il cui spettro si suppone noto. Supponiamo che i livelli ener(o) getici imperturbati En siano discreti e non degeneri. b o ϕn = En(o) ϕn H (471) ψ(t0 ) = ϕm (472) All’istante iniziale il sistema si trova nello stato stazionario (non necessariamente lo stato fondamentale) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 101 Seguendo Dirac, costruiamo la soluzione dell’equazione di Schroedinger (470) come (o) X En an (t)ϕn e−i ~ t (473) ψ(t) = n All’istante t0 + τ la perturbazione cessa. Il modulo quadrato del coefficiente an (t0 +τ ) rappresenta la probabilità di transizione Pm→n (τ ) dallo stato iniziale |ϕm i = |mi allo stato finale |ϕn i = |ni nell’arco di tempo τ (nel seguito porremo t0 = 0): Pm→n (τ ) = |an (τ )|2 (474) Inserendo la funzione d’onda nella forma (473) R ∗nell’eq. di Schroedinger e sfruttando l’ortonormalità delle ϕn (hn|li = ϕn ϕl dr = δ nl ), si ottiene un sistema di equazioni differenziali ordinarie per i coefficienti an (t) i~ dove dan (t) X b = hn|V (t)|kieiωnk t ak (t) dt k6=n (o) ω nk = (475) (o) En − Ek ~ (476) con la condizione iniziale an (0) = δ nm (477) Gli elementi di matrice dell’operatore di perturbazione sono definiti come: Z (478) Vnk (t) = hn|Vb (t)|ki = ϕ∗n Vb (t)ϕk dr e si è fatta l’ipotesi che tutti gli elementi diagonali siano nulli, valida in molti casi di interesse (vedi oltre). Anzitutto si integra rispetto al tempo ogni equazione del sistema ottenendo (per n 6= m): Z 0 1 tX b 0 0 0 an (t) = hn|V (t )|kieiωnk t ak (t )dt (479) i~ 0 k6=n Poi si procede con una soluzione iterativa assumendo che le soluzioni di ordine 0 coincidano con le condizioni iniziali: a(0) n (t) = an (0) = δ nm (480) Le soluzioni di ordine 1 si ottengono allora inserendo le soluzioni di ordine 0 nel sistema di equazioni integrali (479) a destra del segno di uguale: Z 0 1 tX b 0 0 (0) 0 (1) hn|V (t )|kieiωnk t ak (t )dt (481) an (t) = i~ 0 k6=n c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 102 ottenendo così a(1) n (t) 1 = i~ 1 i~ Z tX 0 0 0 hn|Vb (t )|kieiωnk t δ km dt = 0 k6=n Z t 0 0 hn|Vb (t )|mieiωnm t dt 0 (482) 0 L’iterazione prosegue inserendo nuovamente nel sistema (479) a destra del segno di uguale Z 0 1 t b 0 0 (0) (1) an (t) + an (t) = δ nm + hn|V (t )|mieiωnm t dt (483) i~ 0 Z i 0 0 h 1 tX b 0 (2) iω nk t (0) 0 (1) 0 an (t ) + an (t ) dt hn|V (t )|kie (484) an (t) = i~ 0 k6=n e ottenendo così: a(2) n (t) Z 0 1 t b 0 0 = hn|V (t )|mieiωnm t dt + (485) i~ 0 µ ¶2 X Z t Z t0 0 00 00 1 0 00 0 iω t hn|Vb (t )|kie nk hk|Vb (t )|mieiωkm t dt dt i~ k6=m 0 0 e così di seguito: Z i 0 0 h 1 tX b 0 (l+1) iωnk t (0) 0 (1) 0 (l) 0 an (t ) + an (t ) + ... + an (t ) dt hn|V (t )|kie an (t) = i~ 0 k6=n (486) b c Consideriamo l’approssimazione di ordine 1 nel caso in cui V (t) = W0 . Dalle (482, 474) si ottiene: ¯2 ¯ ¯ ¯ c ¡ ¢ 2 ω nm τ ¯hn|W0 |mi¯ sin (1) 2 Pm→n (τ ) = τ2 ¡ (487) ¢ ω nm τ 2 ~2 2 c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido y 103 1 0.75 0.5 0.25 0 -20 -10 0 10 20 x 2 (x/2) La funzione y= sin(x/2) 2 ; x = ω nm τ Se ωnm τ À 1 possiamo osservare che la funzione ¡ ¢ 2 ω nm τ 2 sin 2 τ ¡ ¢ ωnm τ 2 (488) 2 è approssimabile con un triangolo isoscele di base 4π/τ e altezza τ 2 : l’area sottesa al massimo principale è quindi circa pari a 2πτ . In questo limite ´la ³ (o) (o) funzione è approssimabile con la delta di Dirac δ (ωnm ) = ~δ En − Em . Riassumendo, nel limite ω nm τ À 1 (τ → ∞) possiamo riscrivere la probabilità di transizione come ¯2 ¡ ¢ 2πτ ¯¯ c ¯ (1) (o) Pm→n (τ ) ≈ (489) ¯hn|W0 |mi¯ δ En(o) − Em ~ Bisogna osservare che se lo stato iniziale |mi è uno stato eccitato questo tende a decadere spontaneamente anche in assenza di perturbazione (decadimento spontaneo) con una legge esponenziale (almeno nei casi più semplici): |am (t)|2 = e−t/τ m (490) (o) dove la vita media τ m dello stato |mi è legata all’indeterminazione ∆Em , (o) attorno al valore medio Em , con cui è nota l’energia dello stato dalla disuguaglianza (o) ∆Em τm ≥ ~ (491) Da un punto di vista fisico, quindi, la 489 si può usare quando ω −1 nm ¿ τ ¿ τ m. 14.1.1 Perturbazione armonica Nel caso in cui c+ eiωt + W c− e−iωt Vb (t) = W (492) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 104 ´† ³ − + c c , e nel limite τ → ∞ (ω −1 con W = W nm ¿ τ ¿ τ m ), con procedimento analogo al precedente si ottiene per la probabilità di transizione per unità di (1) tempo Pem→n ¯2 ¡ ¢ 2π ¯¯ c± ¯ (1) (o) Pem→n ≈ ± ~ω (493) ¯hn|W |mi¯ δ En(o) − Em ~ La transizione avviene solamente se è verificato il principio di conservazione dell’energia del sistema totale (o) ± ~ω = 0 En(o) − Em (494) in accordo con il postulato di Bohr della vecchia teoria quantistica. Utilizzando le (485) si avrebbe invece ¯2 ¡ ¢ 2π ¯¯ c± ¯ (2) (o) e Pm→n (τ ) ≈ ± ~ω + (495) ¯hn|W |mi¯ δ En(o) − Em ~ ¯ ¯2 c± |kihk|W c± |mi ¯¯ ¡ ¢ 2π ¯¯ X hn|W (o) (o) δ E − E ± ~ω ± ~ω ¯ ¯ n m (o) (o) ~ ¯ E − Em ± ~ω ¯ k6=m k Come si vede il numero di quanti di energia ~ω del secondo sistema coinvolti nel processo è pari all’ordine della perturbazione. Le formule precedenti descrivono l’assorbimento o l’emissione stimolata di uno o due quanti di energia ~ω rispettivamente. Al secondo ordine la transizione può essere vista come la sequenza di due transizioni attraverso lo stato intermedio |ki. Le transizioni intermedie tuttavia non conservano l’energia. La singolarità costituita dalla delta di Dirac può essere rimossa osservando che lo stato finale, per esempio, può appartenere a un continuo (stato quasi-stazionario). Introducendo la densità degli stati g(E) e integrando la (493) si ottiene Z ¯2 ¡ ¢ 2π ¯¯ c± ¯ (1) (o) e Pm→n ≈ ± ~ω g(En(o) )dEn(o) =(496) ¯hn|W |mi¯ δ En(o) − Em ~ ¯ ¯2 2π ¯ c± ¯ (o) ∓ ~ω) ¯hn|W |mi¯ g(Em ~ che di solito viene scritta come 2π ¯¯ c± ¯¯2 (1) Pei→f ≈ ¯hf |W |ii¯ g(Ef ) ~ (497) con Ef = Ei ∓ ~ω, e detta regola d’oro di Fermi, in cui compare la densità c± |ii genera degli stati finali g(Ef ). Lo studio degli elementi di matrice hf |W le regole di selezione. c °2006 Carlo E. Bottani 14.1.2 Lezioni di Fisica dello Stato Solido 105 Interazioni fotone-elettrone: regole di selezione di dipolo elettrico La teoria del paragrafo precedente si applica all’interazione di un onda elettromagnetica con un sistema atomico (atomo, molecola, solido ecc.) e diventa particolarmente semplice nel caso di un’onda elettromagnetica piana, monocromatica, polarizzata linearmente con lunghezza d’onda λ À a, essendo a la dimensione linerare caretteristica del volume occupato dagli elettroni. Per una trattazione più generale vedi sopra la sezione Proprietà ottiche. Se l’onda è polarizzata lungo l’asse z e si propaga lungo l’asse x (per semplicità ci riferiamo all’atomo di idrogeno e poniamo l’origine nel nucleo), il campo elettrico dell’onda si può scrivere come E = Euz cos(kx − ωt) (498) dove compare il vettore d’onda k = (2π/λ). Si ha allora che max(|kx|) ≈ ka = 2πa/λ ¿ 1, per cui ¡ ¢ 1 E ≈ Euz cos(ωt) = Euz eiωt + e−iωt 2 (499) Nella misura in cui questo campo non appare più come un onda viaggiante, possiamo trattare l’ interazione dell’atomo con il campo come quella di un dipolo elettrico µ = −er, trascurando gli effetti magnetici (e è il valore assoluto della carica dell’elettrone). Assumiamo quindi come energia di perturbazione l’operatore 1 1 Vb = −µ · E = Eezeiωt + Eeze−iωt 2 2 (500) c+ = W c− = 1 Eez. In questo caso gli che è quindi nella forma (492) con W 2 c± |ii = elementi di matrice dell’operatore di perturbazione sono pari a hf |W 1 Eehf |z|ii. Per vedere quando sono nulli basta considerare l’integrale 2 Z hf |z|ii = ϕ∗f zϕi dr (501) Nel caso dell’atomo di idrogeno la parte orbitale delle 2n2 funzioni d’onda appartenenti allo stesso livello di energia En(o) ≈ − 13.6 eV; (n = 1, 2, ...) n2 (502) ha l’espressione (in coordinate sferiche r, θ, φ): ϕnlml (r, θ, φ) = Fnl (r) Ylml (θ, φ) r (503) c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 106 dove Fnl (r) è la funzione d’onda radiale, Ylml (θ, φ) è un’armonica sferica, n è il numero quantico principale, l il numero quantico orbitale e ml il numero quantico magnetico. Gli stati hanno una parità definita rispetto all’inversione delle coordinate che dipende esclusivamente da Ylml (θ, φ) e vale (−1)l (quando r → −r, r = |r| rimane invariato). Perchè dunque l’integrale non sia nullo, essendo z una funzione dispari, occorre che lf −li = ∆l = ± numero dispari, cioè che lo stato finale abbia una parità opposta a quella dello stato iniziale. L’ulteriore considerazione della conservazione del momento angolare del sistema elettrone-fotone limita poi la scelta a ∆l = ±1 (regola di selezione ottica). In un atomo di numero atomico Z nell’approssimazione del campo medio, i livelli energetici monoelettronici dipendono da (nl) e la degenerazione si riduce a 2(2l + 1). Tuttavia nella (503) , mentre cambiano le Fnl (r) in funzione di Z, le Ylml (θ, φ) rimangono invariate: non cambiano quindi le regola di selezione. In un cristallo gli stati iniziale e finale sono onde di Bloch appartenenti a bande diverse e bisogna considerare il momento di dipolo elettrico fluttuante totale della base del cristallo. Ciò conduce a regole di selezione specifiche che, se si va oltre l’approssimazione adiabatica, coinvolgono anche i fononi. 14.2 Perturbazioni statiche 14.2.1 Accensione adiabatica Assumiamo una perturbazione del tipo (eliminando la funzione rettangolo) cest Vb (t) = lim W s→0 (504) con s > 0 e ¿ 1. Ponendo t0 = −∞ e t0 + τ = 0 e non prendendo ancora il limite le (482) si scrivono: Z 0 0 1 0 (1) cest |mieiωnm t dt0 =(505) an (0) = hn| W i~ −∞ Z 0 c|mi c|mi 0 0 hn|W hn|W 0 c|mi hn|W = est eiωnm t dt = (o) (o) i~ i~ iω nm + s −∞ Em − En + is Prendendo ora il limite (si parla di adiabatic switching on della perturbazione c), si ha statica W c|mi hn|W a(1) (506) n (0) = (o) (o) Em − En e inserendolo nelle (473) si ottiene per la generica autofunzione perturbata ψ(1) m c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido ψ(1) m = ϕm + X hn|W c|mi (o) n6=m (o) Em − En 107 (507) ϕn Mediante queste autofunzioni perturbate calcoliamo i livelli energetici perturbati come: ³ ´ b c Em ≈ hψ(1) | H + W |ψ(1) (508) o m m i Arrestandosi al secondo ordine in e tenendo conto della condizione necessaria per la convergenza della serie ¯ ¯ ¯ ¯ (o) c|mi¯¯ ¯Em − En(o) ¯ À ¯¯hn|W (509) si ottiene infine (dopo lunghi calcoli): (o) c|mi + Em = Em + hm|W 2 ¯2 ¯ ¯ ¯ c hn| W |mi ¯ X¯ (o) n6=m (o) Em − En (510) In molte applicazioni è possibile tenere conto del decadimento spontaneo e/o di altri fenomeni dissipativi mantenendo nelle formule finali per i coefficienti (1) an (0) l’espressione c|mi hn|W (511) (o) (o) Em − En + is dove il valore di s va aggiustato per ottenere il migliore accordo con i dati sperimentali. Considerando s infinitesimo si può dimostrare che (PP = parte principale di Cauchy, vedi anche Relazioni di Kramers e Kronig): 1 (o) (o) Em − En + is ≈ PP 1 (o) (o) Em − En ¢ ¡ (o) − iπδ Em − En(o) . (512) Anche quest’ultima formula è molto utilizzata, assieme ad una nuova rappresentazione della delta di Dirac µ ¶ 1 1 1 s δ(x) ≈ − Im = (513) 2 π x + is π x + s2 che ne segue direttamente e viene frequentemente utilizzata nel formalismo delle funzioni di Green. c °2006 Carlo E. Bottani 14.2.2 Lezioni di Fisica dello Stato Solido 108 Livelli degeneri L’uso delle formule (510) e n (507) opresuppone che non esistano livelli degeneri (o) (o) nello spettro imperturbato En . Infatti se a un dato livello Em corrispondono più autofunzioni |m, ji ci saranno nelle serie dei termini divergenti del tipo c|m, ji hm, k|W (514) (o) (o) Em − Em Si può aggirare questa difficoltà nel modo seguente. Supponiamo che al livello E (o) corrispondano le 2 autofunzioni imperturbate ϕ1 = |1i e ϕ2 = |2i. In prima approssimazione scriviamo la funzione d’onda perturbata come ψ = aϕ1 + bϕ2 e inseriamo la ψ nell’equazione per gli stati stazionari perturbati ´ ³ ¡ ¢ c b Ho + W (aϕ1 + bϕ2 ) = E (o) + ∆E (aϕ1 + bϕ2 ) (515) (516) sfruttando la condizione di ortonormalità delle ϕ1 e ϕ2 si ottiene il sistema algebrico à !µ ¶ µ ¶ c|1i − ∆E c|2i a 0 h1|W h1|W = (517) c c b 0 h2|W |1i h2|W |2i − ∆E c|1i = lineare omogeneo. La condizione di solubilità è (tenendo conto che h2|W ∗ c|2i ): h1|W ¯2 ¯ ³ ´³ ´ ¯ 2¯ c c c (518) h1|W |1i − ∆E h2|W |2i − ∆E − ¯h1|W |2i¯ = 0 le due radici sono # " ¯2 ¯ ³ ´ 1 r³ ´2 1 ¯ ¯ c|2i¯ c|1i + h2|W c|2i ± c|1i − h2|W c|2i + 4 ¯h1|W h1|W h1|W ∆E ± = 2 2 (519) Quando gli elementi di matrice diagonali sono nulli, si ha semplicemente : ¯ ¯ ¯ c ¯ (520) |2i¯ ∆E ± = ± ¯h1|W Il livello degenere imperturbato E (o) si degeneri perturbati E ± = E (o) ± separa (splitting) nei due livelli non ¯ ¯ ¯ c ¯ (521) ¯h1|W |2i¯ c °2006 Carlo E. Bottani Lezioni di Fisica dello Stato Solido 109 ¯ ¯ ¯ c ¯ |2i¯. Utiliztra i quali si apre l’intervallo (gap) di energia Egap = 2 ¯h1|W zando la prima delle (517) c|2ib± = 0 −∆E ± a± + h1|W (522) |a|2 + |b|2 = 1 (523) 1 1 a± = √ ; b± = ∓ √ 2 2 (524) e la condizione di normalizzazione c|2i < 0): si ottiene (se h1|W Ai 2 livelli E + ed E − (521) corrispondono quindi le 2 autofunzioni ψ+ e ψ− rispettivamente: 1 1 (525) ψ± = √ ϕ1 ∓ √ ϕ2 2 2 Dopo aver utilizzato tale procedura per tutti i livelli degeneri imperturbati, si possono utilizzare le (510) per un ulteriore affinamento. La procedura sopra descritta ha successo (radici ∆E distinte) quando la perturbazione rompe la simmetria del sistema imperturbato.