Regione Emilia Romagna AZIENDA OSPEDALIERA DI BOLOGNA Policlinico S. Orsola-Malpighi DIREZIONE DEL SERVIZIO INFERMIERISTICO E TECNICO Venerdì 4 febbraio 2005 Aula Chiantore Policlinico S.Orsola-Malpighi INDICE Martha Rogers ed il contributo della bioenergetica all'assistenza infermieristica.................3 Shiatsu...............................................................................................................................14 Riflessologia plantare ........................................................................................................16 Massaggio ayurvedico .......................................................................................................18 Il tocco terapeutico.............................................................................................................30 Qi Gong .............................................................................................................................35 Lo Yoga .............................................................................................................................40 Visualizzazione ..................................................................................................................44 Comicoterapia ...................................................................................................................51 Reiki...................................................................................................................................54 Fiori di Bach.......................................................................................................................62 Musicoterapia ....................................................................................................................67 L’uso del colore come nuova strategia terapeutica............................................................77 Evidenze scientifiche nelle terapie complementari ............................................................82 Martha Rogers ed il contributo della bioenergetica all'assistenza infermieristica Martha Rogers (& Co.) ed il contributo della bioenergetica all'assistenza infermieristica Paolo Chiari Direzione Servizio Infermieristico e Tecnico Policlinico S.Orsola-Malpighi Diapositiva 2 V. Henderson “la funzione dell’infermiere è di assistere l’individuo, malato o sano, a svolgere quelle attività che contribuiscono alla salute o al suo recupero che egli compirebbe da solo se avesse la forza necessaria, la volontà o la conoscenza e che sono finalizzate ad aiutarlo ad acquisire l’indipendenza il più rapidamente possibile”. Diapositiva 3 C. Roy Vede l’uomo in continua interazione con l’ambiente allo scopo di mantenere l’equilibrio (omeostasi). La funzione dell’infermiere è quindi quella di promuovere la reazione di adattamento del paziente, manipolando gli stimoli che influiscono su di lui. Diapositiva 4 D.E. Orem L’adulto possiede un impulso innato verso la cura di sé e le attività che la favoriscono e che giovano alla salute e al benessere. Il nursing ha un ruolo di promotore e agente di cambiamento. Diapositiva 5 Olismo Il concetto centrale nella questione dell’integrazione dell’uso delle terapie complementari nel nursing e dell’impiego dei modelli teorici è quello di olismo. Diapositiva 6 Olismo L’olismo enfatizza l’auto-aiuto e l’auto-consapevolezza e che le persone accettano responsabilmente ciò che si farà per la loro salute e il loro benessere (Boshma 1994) Diapositiva 7 Olismo Il concetto chiave di olismo è rappresentato dalla considerazione delle persone come più della somma delle loro parti e quindi superamento del concetto di sub sistemi come la definiscono l’approccio bio/psico/sociale (HamYing 1993). Diapositiva 8 Olismo in forma debole Identificazione dei sintomi del paziente come parte di un sistema totale della salute che comprende la mente il corpo e lo spirito (Sharma 1994). Diapositiva 9 Olismo in forma forte Include la valutazione di aspetti antecedenti ai sintomi e comprende anche il mettere il paziente in grado di essere maggiormente responsabile della propria salute (Sharma 1994). Diapositiva 10 M.E. Levine Il concetto di olismo è il dogma centrale che permette di distingue il nursing dalla medicina in quanto esso enfatizza il ruolo dell’infermiere come colui che considera ciascun paziente un essere completo e complesso in contrasto con l’approccio riduzionista della medicina. Diapositiva 11 P. Benner Tuttavia i modelli del nursing vengono applicati tramite il processo di nursing che impiega un approccio di tipo meccanicistico. Il modello di nursing ideale è quello che viene costruito nella relazione terapeutica prendendo in considerazione le concezioni del nursing possedute sia dal paziente che dall’infermiere. Diapositiva 12 M.E. Rogers Il modello del processo vitale dell’uomo, base per il sistema del nursing, può essere rappresentato come un campo energetico già impresso nella matrice quadridimensionale spazio-tempo che diventa sempre più complessa quando si evolve ritmicamente lungo l’asse longitudinale della vita. Diapositiva 13 M.E. Rogers Il processo vitale è omeodinamico. 4 sono i principi di omeodinamica basilari per la scienza del nursing: Reciprocità Sincronia Elicità Risonanza Diapositiva 14 M.E. Rogers Principio di reciprocità Il processo vitale dell’uomo è caratterizzato da un campo di energia che può essere identificato come campo umano, mentre l’ambiente è tutto ciò che è esterno. La reciprocità è una funzione della reciproca interazione fra campo umano e ambientale. Diapositiva 15 M.E. Rogers Principio della sincronia Il cambiamento del campo umano dipende soltanto dallo stato del campo stesso e dello stato simultaneo del campo ambientale rispetto ad un dato punto nello spaziotempo. La sincronia è una funzione in un punto specifico nello spazio-tempo del campo umano che interagisce con il campo ambientale. Diapositiva 16 M.E. Rogers Principio di elicità Il processo vitale evolve in modo unidirezionale in stadi successivi lungo una curva che mantiene la stessa forma in tutta la sua lunghezza. L’elicità è una funzione del continuo cambiamento innovativo che aumenta con la reciproca interazione di uomo e ambiente lungo l’asse longitudinale a spirale delimitato dalla spazio-tempo. Diapositiva 17 M.E. Rogers Principo di risonanza Il cambiamento nel modello e nell’organizzazione del campo umano e ambientale si propaga per mezzo di onde. La risonanza del cambiamento è una serie di onde che si propagano continuamente tra uomo e ambiente e sono caratterizzate dall’invarianza soggetta a trasformazione. Diapositiva 18 M.E. Rogers I principi di omeodinamica ipotizzano un modo di percepire l’unità dell’uomo. I cambiamenti nel processo vitale sono previsti in modo da essere inseparabili dai cambiamenti dell’ambiente e riflettere l’interazione reciproca e simultanea tra le due in un dato punto nello spazio-tempo. Diapositiva 19 M.E. Rogers I cambiamenti sono irreversibili e non ripetibili, sono ritmici in natura e testimoniano la crescente complessità di modello e organizzazione; procedono ad opera del rimodellarsi di uomo e ambiente dovuto alle onde di risonanza. Diapositiva 20 J.J. Fitzpatrick Modello sulla prospettiva di vita L’uomo è un tutto unificato che possiede la propria integrità e manifesta caratteristiche che sono più della somma delle sue parti e differenti dalla somma delle stesse. L’uomo e l’ambiente sono sistemi aperti che si scambiano in continuazione l’un l’altro materia e energia. Diapositiva 21 J.J. Fitzpatrick Il processo vitale evolve irreversibilmente e unidirezionalmente lungo il continuum spazio-tempo. Il modello e l’organizzazione identificano l’uomo e riflettono la sua interezza innovativa. L’uomo è caratterizzato dalla capacità di astrazione, immaginazione, linguaggio e pensiero, sensazione ed emozione. Diapositiva 22 M.A. Newman Il movimento è un riflesso della coscienza; il tempo è una funzione del movimento e un mezzo attraverso il quale lo spazio e il tempo diventano realtà. La coscienza è la capacità informativa del sistema e si manifesta nella quantità e nella qualità delle interazioni con l’ambiente. L’espansione della coscienza è ciò di cui si occupa la vita e quindi anche la salute. Diapositiva 23 M.A. Newman Modello di salute Il termine salute comprende condizioni descritte finora come malattia o patologia. Queste condizioni “patologiche” si possono considerare una manifestazione del modello complessivo dell’individuo. Il modello dell’individuo che si manifesta come malattia è primario ed esiste prima dei cambiamenti strutturali o funzionali. Diapositiva 24 M.A. Newman La rimozione della patologia non cambierà di per se stessa il modello dell’individuo. Se “ammalarsi” è l’unica modalità che ha il modello dell’individuo di manifestarsi, questa modalità significherà allora salute per quella persona. La salute è l’espressione della coscienza. Diapositiva 25 M.A. Newman Il processo di apertura della coscienza avverrà malgrado ciò che noi possiamo fare come infermieri. Tuttavia possiamo aiutare le persone assistite a prendere contatto con la realtà facilitando così il processo. … sostiene la necessità di apprendere diversi modelli e di scegliere ciò che è utile nella pratica e nella ricerca. Diapositiva 26 Nursing olistico Significa offrire un’ampia gamma di interventi al paziente quali il massaggio, la terapia rilassante, la meditazione, la riflessologia e l’agopuntura (Newbeck e Rowe 1986). Diapositiva 27 Nursing olistico Tuttavia non bisogna confondere l’olismo con una modalità di trattamento. Sono i sentimenti e la prospettiva olistica a definire gli strumenti piuttosto che gli strumenti pratici a definire l’approccio! (Todd 1990) Diapositiva 28 Conclusioni … o quasi Gli infermieri sono preparati per integrare nella loro pratica professionale le terapie complementari? Tutte o alcune selezionate? Quali? Diapositiva 29 Conclusioni … o quasi Il focus è sul totale o sulla tecnica terapeutica? Integrata nel nursing o aggiuntiva (frammento)? Diapositiva 30 Conclusioni Credo che ogni professionista sanitario debba portare nella sua cassetta degli attrezzi una o più terapie complementari e deve quindi essere formato in tal senso. Quali? E’ una sua scelta, basata sul suo modo di sentire la prospettiva olistica. Come? Dipende dalla relazione terapeutica che prende in considerazione, dalle concezioni del nursing possedute sia dal paziente che dall’infermiere. Diapositiva 31 Conclusioni … vere! Il mondo reale comprende chi osserva e chi è osservato ed entrambi contribuiscono, a loro modo, a dare senso. Shiatsu Mirella Fontana, Magda Scalini, Chiara Bagnoli Lo shiatsu è una forma di terapia manuale nata in Giappone all’inizio del XVIII° secolo ad opera di maestri che praticavano tecniche di massaggio derivate dal Massaggio Tradizionale Cinese, introdotto ad opera dei monaci Buddisti nel 560 d.C.. Con lo studio e l’osservazione i maestri giapponesi elaborarono le conoscenze sulla Medicina Tradizionale Cinese (M.T.C.) in una tecnica di massaggio che viene praticata esercitando una pressione con le dita su punti del corpo corrispondenti ai punti dell’agopuntura. Dopo la seconda guerra Mondiale lo shiatsu venne introdotto negli U.S.A, ad opera del maestro NamiKoshi e qui ebbe un rapido sviluppo con la nascita di vari stili. Le origini della M.T.C., e pertanto dello shiatsu. possono essere ritrovate nella filosofia orientale e nel concetto di Unicità. Essa significa che la vita dell’universo e la vita di un individuo sono essenzialmente la stessa cosa e sono composte degli stessi elementi e seguono lo stesso ciclo vitale. Due sono le forze che regolano il ciclo vitale: lo Yin e lo Yang. Esse devono essere mantenute in equilibrio se si vuole raggiungere l’Unicità, l’equilibrio. Sono forze opposte tra loro, ma in armonia ed uno contiene l’altro: la notte è Yin il giorno Yang, la donna Yin e l’uomo Yang, uomini e donne infatti possiedono sia ormoni femminili sia maschili. Simbolicamente lo Yin e loYang vengono Figura 1 - TAO rappresentati col segno del Tao. Questi principi non consentono una classificazione definitiva di oggetti o fenomeni, poiché non si tratta di categorie fisse, ma di standard che servono a definire per relazione e contrasto. Si può dire che la luna è Yin rispetto al sole e che il sole è Yang rispetto alla luna, ma non si può affermare che la luna è Yin in assoluto poiché la luna è Yang rispetto alla terra. Nella medicina orientale le malattie, ed i malesseri in generale, sono sempre riconducibili a squilibri energetici ed il benessere personale coinvolge tutti gli aspetti della persona: corpo fisico, mente, emozioni, spiritualità, rapporti interpersonali, ecc. Lo shiatsu come l’agopuntura considera il corpo attraversato da canali energetici, chiamati meridiani. I meridiani principali sono 14, di cui 12 sono associati agli organi e ai visceri corrispondenti (Polmone, Grosso Intestino, ecc.). Gli altri due meridiani principali non corrispondono ad un organo ma si riferiscono ad una funzione, il Triplice Riscaldatore, che regola la circolazione dei liquidi corporei ed il Maestro del Cuore, che regola l’emotività e la circolazione dell’energia, mettendo in comunicazione gli organi interni. L’energia vitale scorre attraverso tutti i meridiani che si manifestano in superficie attraverso dei punti detti tsubo, che possono essere considerati come dei pozzi. Attraverso questi punti possiamo sentire se il meridiano è in uno stato di equilibrio energetico, e, se così non fosse, possiamo esercitare delle Figura 2 pressioni più o meno intense, in modo tale da ripristinare l’equilibrio. Tsubo Il trattamento shiatsu non è cruento: le pressioni e gli stiramenti stimolano naturalmente i processi di autoguarigione, le pressioni si possono esercitare con i polpastrelli, le nocche, il palmo della mano, la pianta del piede, i gomiti, le ginocchia a seconda della zona da trattare e dal tipo di pressione che vogliamo esercitare. Il massaggio è eseguito senza sforzo muscolare, utilizzando il peso del corpo dell’operatore, che deve essere centrato sul proprio Hara, perpendicolarmente alla zona che si sta trattando. L’Hara è quella zona sott’ombelicale, baricentro fisico ed energetico del nostro corpo. La pressione deve essere sempre costante nella quantità di peso, ferma e statica; questa staticità unita alla lentezza di esecuzione permette di agire non solo sul corpo fisico, ma anche sulla psiche del ricevente, contattando il sul livello energetico più profondo. Lo shiatsu è di aiuto per disturbi quali: ipertensione, ansia, insonnia, depressione, stress, disturbi articolari, emicranie. Inoltre, esso innalza il livello energetico, rinforza il sistema immunitario aumenta la consapevolezza di sé e del proprio corpo. Esistono delle condizioni in cui non è indicato praticare lo shiatsu, per esempio a persone febbricitanti o sofferenti di emorragie interne, ossa fratturate. Nelle donne in gravidanza devono essere prestate alcune precauzioni, in quanto alcuni punti sono vietati prima di un certo periodo della gestazione. Bibliografia - Lundberg P, Il grande manuale illustrato di Shiatsu.Como: red edizioni, 1995 Hempen C H, Atlante di Agopuntura. Milano:Ulrico Hoepli Editore S.p.A. 1999 IrwinY- Wagenvoord J, Shiatzu. Milano: II ed. “Tascabili Bompiani” 1983 Santoni S.- Ohashi W, Olo Shiatsu. Milano: Orsa Maggiore 1992 Riflessologia plantare Magda Scalini Storia Nel 1834 uno svedese, Pehr Henrik Ling, notò che certi dolori, provenienti da alcuni organi, si riflettevano in zone cutanee molto lontani dagli organi stessi. All’inizio del novecento un’otorinolaringoiatra, il dottor William Fitzgerald, si accorse che, premendo su determinate zone del corpo, poteva fare a meno dell’anestetico. Data l’importanza della scoperta si iniziò a diffondere la riflessologia in America. Secondo questa disciplina, il corpo è diviso in 10 zone: 5 collegate con il lato sinistro del corpo e 5 collegate con il lato destro del corpo. Le zone di sinistra collegano le parti del corpo che si trovano a sinistra e gli organi collegati a destra hanno la corrispondenza nelle zone riflesse del lato destro. Nel nostro piede sono riflesse le varie parti del corpo ed è possibile tracciare una mappa di punti che sono la proiezione degli organi e funzioni. La riflessologia plantare I piedi hanno una straordinaria ricchezza di terminazioni nervose, le quali hanno un’azione riflessa su tutto l’organismo. Tale collegamento è dato dall’intervento del cervello che riceve il messaggio, lo decifra e invia una risposta là, dove questo è stato richiesto. Se si considera lo schema del corpo umano e lo si riporta sotto la pianta del piede si possono reperire facilmente le zone riflesse. Per trovare i punti è sufficiente riferirsi all’anatomia del corpo: ad esempio, la testa è rappresentata dalle dita del piede. La parte iniziale e quella terminale degli organi rappresentano i punti più importanti da massaggiare. Massaggiando il piede sinistro agiamo soltanto sugli organi del lato sinistro e viceversa; ad esempio, se si vuole agire sul fegato si deve massaggiare la zona riflessa nel piede destro perché il fegato è situato nella parte destra del nostro corpo. Tecnica La tecnica è semplice. Con una mano si sostiene il piede da massaggiare, mentre utilizziamo l’altra per praticare una pressione sui punti. Tale pressione si effettua con un movimento rotatorio solitamente effettuato attraverso il pollice, ma anche delle altre dita. Possono essere utilizzate le “nocche” servono per raggiungere le zone più difficili da trattare come quelle situate nel tallone. Far ruotare le dita dei piedi procura una sensazione di rilassamento benefico. La pressione esercitata deve agire in profondità e dobbiamo massaggiare in modo tale che la persona avverta una sensazione di lieve dolore. Si inizia dal tallone salendo verso le estremità delle dita (secondo il flusso dell’energia dei meridiani); al contrario, sul dorso del piede l’energia va dalle estremità ai malleoli. L’operatore massaggia per alcuni secondi ciascuna zona del piede per localizzare le zone doloranti, poi si concentra su di esse alternando il massaggio dei punti dolenti con il massaggio rilassante su tutto il piede. La pressione va dai 5 ai 20 secondi e si esercita agendo in profondità nel tessuto muscolare. La riflessologia sblocca molte tossine che dovranno essere eliminate quindi, occorre prudenza per non sovraccaricare gli organi stessi. Il massaggio, eseguito in senso orario, favorisce le funzioni del corpo, mentre in senso antiorario le inibisce, in ogni caso si segue, istintivamente, la giusta direzione senza ricorso di nessun schema. Massaggio ayurvedico IL MASSAGGIO AYURVEDICO BOLOGNA, 4 febbraio 2005 Angela Peghetti Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 2 AYURVEDA L’AYURVEDA E’ UN’ANTICA MEDICINA DELLA TRADIZIONE INDIANA DERIVANTE DAI “VEDA”, GLI SCRITTI SACRI RISALENTI A 4000 ANNI FA E LA CUI CONOSCENZA SI BASA SULL’OSSERVAZIONE DELLA NATURA E DELL’UOMO. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 3 AYURVEDA Il termine Ayurveda deriva da “VEDA”, cioè “conoscenza” e da “AYU” cioè “vita”, quindi significa conoscenza della vita o meglio arte del buon vivere. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 4 AYURVEDA l’ayurveda l’ayurveda si basa sulla spiritualità e di essa fanno parte terapie che utilizzano erbe, spezie con il cibo, tecniche di purificazione. Gli indù seguono cinque verità nella vita… Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 5 La prima verità è la certezza del BRHAMMA, l’ASSOLUTO, l’ANIMA COSMICA. Tutto è emanato da brhamma che rimane intatto e tutto deve tornare ad esso. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 6 La seconda verità è la certezza di ATMAN, l’anima dell’individuo, che è eterna, che nasce, si trasforma acquistando conoscenza ed esprienza. esprienza. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 7 AYURVEDA La terza verità è la certezza di SAMSARA che significa MOVIMENTO COSTANTE, il lunghissimo ciclo della nascita, vita e della morte dell’ATMAN, da cui l’individuo trae esperienza. L’anima invecchiando abbandona il corpo e si trasferisce in un altro attraverso una nuova nascita. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 8 AYURVEDA La quarta verità è la certezza del TAPAS, la pratica spirituale attraverso cui si realizza l’aspirazione di atman a liberarsi dalla nascita e dalla morte per raggiungere la sua origine: brhamma. brhamma. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 9 AYURVEDA La quinta verità è la certezza di MOKSA, MOKSA, la liberazione che un giorno tutti otterremo per raggiungere la nostra origine, cioè il brhamma. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 10 AYURVEDA Si basa sulla teoria dei cinque elementi: - Etere - Aria - Fuoco - Acqua - Terra Di cui è composto il nostro organismo ovviamente in proporzioni diverse Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 11 AYURVEDA Questi elementi compongono il nostro corpo e vengono costantemente emanati dal prana che percorre tutto il nostro organismo attraverso le nadi. nadi. Questo ci permette di esistere e di vivere in buona salute. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 12 AYURVEDA …..ogni pensiero felice genera una molecola gioiosa nell’organismo… Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 13 il massaggio è l’arte sottile di ridare il sorriso al corpo, e soprattutto alla salute. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 14 i massaggi ayurvedici servono a liberarsi dalle tossine, a facilitare la circolazione delle energie, e ad eliminare tensioni e stanchezza Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 15 AYURVEDA L'Ayurveda L'Ayurveda considera il corpo umano come una mappa della coscienza e per questo collega ogni tensione corporea od ogni malattia all'attitudine della persona riguardo alla sua vita, alle emozioni e ai sentimenti che prova. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 16 AYURVEDA Derivati dalla tradizione indiana, i chakra non sono elementi fisici, ma aspetti della coscienza che interagiscono con il corpo attraverso il sistema endocrino ed il sistema nervoso. nervoso. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 17 I chakra Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 18 AYURVEDA Ognuno dei 7 chakra maggiori è associato a una delle sette ghiandole endocrine e con un gruppo di nervi detto plesso. plesso. I sensi, le percezioni e tutti i possibili stati di coscienza possono quindi essere riferiti a sette categorie distinte, ciascuna strettamente connessa a un particolare chakra. chakra. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 19 AYURVEDA Ogni chakra è un'energia che vibra ad una certa frequenza, in un ordine logico e sequenziale di 7 vibrazioni distinte; Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 20 AYURVEDA Man mano che saliamo nella scala, gli elementi diventano sempre più sottili, muovendosi attraverso i cinque elementi fisici della terra, dell'acqua, del fuoco, dell'aria e dello spazio fino agli elementi più squisitamente spirituali del suono e della luce interiori; gli elementi più pesanti sono posti in basso, i più leggeri in alto. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 21 AYURVEDA PER LA MEDICINA AYURVEDICA NEL CORPO SONO RAPPRESENTATI TUTTI QUESTI ELEMENTI CHE TROVANO SEDE IN PRECISI PUNTI ENERGETICI Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 22 Primo chakra Alla base della spina dorsale, questo chakra rappresenta le nostre fondamenta; il primo chakra è associato all'elemento terra ed è quindi collegato all'istinto di conservazione e alla sensazione di stabilità. Idealmente questo chakra è apportatore di salute, prosperità, sicurezza e dinamismo Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 23 Secondo chakra Acqua, identità emotiva, funzione di autogratificazione posto nell'addome, nella parte lombare della schiena e negli organi sessuali, Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 24 Secondo chakra questo chakra è connesso all'elemento acqua, alle emozioni e alla sessualità. Favorisce la comunicazione con gli altri attraverso i sentimenti, il desiderio, la sensazione e il movimento. Apportatore di flessibilità e di grazia, profondità di sentimenti, pienezza sessuale e capacità di accettare i cambiamenti. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 25 Terzo chakra Fuoco, Fuoco, identità dell'Io, funzione di autodefinizione noto come chakra del potere, è domiciliato nel plesso solare. Questo chakra governa il nostro potere personale, la volontà e l'autonomia, e il metabolismo. Quando è sano, il terzo chakra apporta energia, efficacia, spontaneità e potenza non dominatrice Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 26 Quarto chakra Aria, Aria, identità sociale, funzione di autoaccettazione noto come chakra del cuore, ha la posizione centrale rispetto ai 7 chakra maggiori. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 27 Quarto chakra E' collegato all'amore ed è preposto all'integrazione psichica degli opposti: mente e corpo, maschile e femminile, persona e ombra (inconscio), Ego e unità. Se sano, consente di amare pienamente, provare compassione e un senso profondo di pace ed equilibrio Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 28 Quinto chakra Suono, Suono, identità creativa, funzione di espressione di sé collegato alla comunicazione e alla creatività, questo chakra è posto nella gola, dove si compie la rappresentazione simbolica del mondo attraverso la vibrazione dei suoni, come nel linguaggio. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 29 Sesto chakra Luce, Luce, identità archetipica, archetipica, funzione di autoriflessione noto come chakra del sopracciglio, o terzo occhio. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 30 Sesto chakra questo chakra è collegato alla vista fisica e mentale e in quanto tale sviluppa le facoltà psichiche e la comprensione superiore. Quando è sano consente di vedere con chiarezza, di avere una visione ampia delle cose e dei loro nessi. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 31 Settimo chakra Pensiero, Pensiero, identità universale, funzione di autoconoscenza noto anche come chakra della corona, è riferito alla coscienza come pura consapevolezza. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 32 Settimo chakra Rappresenta il legame con un infinito di onniscienza senza tempo e senza spazio. Quando è sviluppato, questo chakra apporta conoscenza, saggezza, comprensione e beatitudine. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 33 AYURVEDA IL MASSAGGIO AYURVEDICO, LAVORA SUL SISTEMA MUSCOLARE E CIRCOLATORIO ED ALLO STESSO TEMPO METTE IN ATTO I CONCETTI DI RIEQUILIBRIO ENERGETICO GENERALE. DA CIO’ DERIVA UNA PROFONDA DISTENSIONE FISICA E MENTALE. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 34 SAI RAM Centro studi EBN - Bologna Il tocco terapeutico Manuela Picchio Per parlare di tocco terapeutico , parliamo prima del corpo come unica parte del mondo che è contemporaneamente : sentita dall’interno e percepita alla periferia. Sono cosciente del mio corpo come della mia esistenza : lo vedo con i miei occhi e lo tocco con le mani, contemporaneamente e ho la percezione: - della mano che tocca - del corpo (parte) che è toccato. Il mio corpo e’ un oggetto per me ed io sono questo corpo stesso. Come: mi sento corporalmente, mi percepisco come oggetto : sono due cose diverse ma tra loro indissolubilmente collegate. Sensazioni : che rimandano sentimenti del mio stato corporeo vivente. Anche la tecnica del massaggio riveste un ruolo importante nella comunicazione con il paziente in una visione psicosomatica. Tatto e coscienza il senso più importate del nostro corpo è il tatto. Probabilmente esso ha una funzione determinante nei processi dell’addormentarsi e dello svegliarsi ; ci dà coscienza della profondità o dello spessore e della forma; tastiamo, amiamo e odiamo, ci irritiamo e ci commuoviamo grazie ai recettori tattici della nostra pelle. La pelle è il sistema nervoso esterno dell’organismo, questa non è una metafora ma un dato di fatto. La pelle, insieme al sistema nervoso centrale deriva dal più esterno dei tre foglietti embrionali, l’ectoderma costituisce la superficie generale che ricopre il corpo embrionale. Dà origine anche ai capelli, ai denti, agli organi di senso,dell’odorato,del gusto, dell’udito, della vista e del tatto e di tutto ciò che è implicato nell’informare l’organismo di ciò che accade all’esterno. Il massaggio e una via di relazione che passa attraverso il corpo. Un modello di relazione, dove la comunicazione transita per una assai coinvolgente ed immediata via come quella della TATTILITA’. La via del tatto ci conduce in una dimensione dove, in un unico momento, stanno racchiuse emozioni, immagini, molecole biochimiche. Comunemente parliamo di cinque senti: vista, udito, gusto, olfatto e tatto. Tuttavia, poichè noi siamo in grado di avvertire anche il caldo, il freddo e la pressione esercitata da un corpo sopra la pelle, piuttosto che di tatto è meglio parlare di SENSIBILITA’ CUTANEA, in modo da comprendere tutte queste diverse sensazioni in un unica categoria. Da un punto di vista fisiologico, la sensazione è una risposta dell’individuo ad una data stimolazione,,questa viene poi rielaborata fino a che l’individuo diventa consapevole del tipo di sensazione, si ha allora la PERCEZIONE. I nostri sensi registrano continuamente ciò che accade attorno a noi e così facendo ci informano e ci permettono di reagire opportunamente e di dare l’avvio alla conoscenza. Se però questo processo si fermasse qui non saremmo altro che automi. In realtà, invece noi siamo anche in grado di renderci contro di ciò che facciamo, in altri termini il nostro sistema nervoso ci permette non solo di “sentire”, ma anche di “percepire”. Ed è per questo che utilizzare il tocco terapeutico può portarci a metterci in relazione con l’altro, e il capire l’importanza di gesti che a volte si fanno anche istintivamente, specie nella professione infermieristica, ci può arricchire e può portare a gestire queste manovre di tocco per una vera relazione d’aiuto e di superamento di certi stati emozionali e fisici del paziente e di noi stessi. Ciò significa che possiamo attraverso delle stimolazioni fisiche attivare in noi una fonte di energia capace di sgorgare ed irrorarci. Possiamo quindi dire che il significato della comunicazione umana è costituita da tutto ciò che interagisce sia razionalmente che analogicamente tra due persone quando comunicano fra di loro -la comunicazione razionale è quella mediata dalla parola. -la comunicazione analogica è ogni comunicazione non verbale. Essa non racchiude soltanto la gestualità e gli atteggiamenti del corpo, ma include le posizioni del corpo, i gesti, l’espressione del viso, le inflessioni della voce, il ritmo, la cadenza delle stesse parole e ogni altra espressione non verbale di cui l’organismo sia capace come pure i segni di comunicazione presenti in ogni contesto di cui ha luogo ogni interazione. Al contrario della comunicazione verbale composta da una sintassi ordinata che costituisce un linguaggio fatto di suoni logico-razionali, la comunicazione analogica, per le sue caratteristiche strutturali è curiosamente ambigua e non è casuale. Lo scopritore della psicanalisi con questi due “ modelli di funzionamento dell’apparato psichico” intendeva il modo di esprimersi rispettivamente del sistema inconscio (Processo primario ) e di quello conscio (processo secondario ). TATTILITA’ E COSCIENZA -componente organica -componente energetica -componente relazionale -componente immaginativa La componente organica è composta dal: sistema liquido che comprende linfa/sangue/acqua/liquido cefalorachidiano sistema solido. Ossa/cartilagini/legamenti sistema di connessione: muscoli/fasce/nervi/vie riflesse. La componente energetica che sono i centri vitali dell’energia che fluisce al nostro interno. Respirazione/ centro corporeo ombelico / schiena La componente relazionale: contatto con il corpo / contatto con il corpo dell’operatore.la via del tatto ci conduce in una dimensione dove stanno racchiuse emozioni,immagini.molecole biochimiche. La componente immaginativa. Ogni sensazione tattile provoca una immagine mentale del punto toccato. “i punti con sensazione intense costituiscono i punti di riferimento rispetto ai quali si forma il modello posturale del corpo”. Ogni volta che le impressioni visive risultano insufficienti per l’orientamento nei confronti del proprio corpo vengono utilizzate le impressioni cinestetiche l’approccio al tocco terapeutico può essere tradizionale o psicosomatico che tende ad essere totale,cioè a coinvolgere il paziente in tutta la sua intierezza, centrale e profondo. Anche questo tipo di tecnica pone in relazione con il paziente. Ci permette di comunicare in modo assai coinvolgente ed immediato, del resto quando dobbiamo eseguire un prelievo o una medicazione andiamo a toccare la pelle del paziente, il suo braccio o qualsiasi parte del corpo. E’ importante anche in questo caso considerare la persona, le emozioni che un approccio frettoloso può produrre. Bisogna tenere sempre presente l’intimo del paziente e agire dimostrando rispetto e considerazione. Ciò che si va a cogliere con manovre di tocco terapeutico investono la persona a vari livelli di profondità, attivando una particolare sensibilità: primo livello. Il più superficiale perché coinvolge la parte più esterna del Corpo ( sistema Osteoarticolare) componente solida Attiva la sensibilità propriocettiva secondo livello: l’intermedio perché coinvolge la parte viscerale del Corpo (sistema Viscerale) componente fluida Attiva l’interocettiva viscerale terzo livello Il più profondo perché coinvolge maggiormente La soggettività ( sistema Dermico/Facciale) Componente energetica Attiva l’esterocettiva tattile/termica TIPI DI TOCCHI I TOCCO : Oscillazione rapida degli arti superiori supino braccia lungo il tronco ( o seduto) presa della man o delle dita della mano oscillazione rapida ( 15 secondi per arto) dell’arto dall’alto verso il basso. II TOCCO Taping dei piedi supino braccia lungo il tronco. Appoggio del palmo delle mani contro i talloni del piede spinte rapide verso l’asse longitudinale degli arti inferiori (per 1 minuto) indicazioni: per le persone tese, distaccate dalle sensazioni corporee per le persone rigide e poco disponibili al contatto. SECONDO LIVELLO I TOCCO Vibrazioni all’epigastrio in fase espiratoria supino braccia lungo il tronco appoggio palmare con centro della mano sopra la zona epigastrica vibrazioni perpendicolari in fase espiratori (per 3 espirazioni) II TOCCO Srotolamento sopra e sotto l’ombelico. Supino braccia lungo il tronco. Sollevamento della cute con presa digitale. Srotolamento della cute sopra e sotto ombelicale in direzione trasversale da destra a sinistra. (Per 1 minuto) Indicazioni: -per le persone che presentano situazioni di “stasi” -per le persone che manifestano la necessità di “attivarsi TERZO LIVELLO FINALITA’: Coinvolgere ulteriormente la soggettività della persona nell’avvertire le sensazioni favorire il raggiungimento di uno stato di abbandono adatto per avvertire sensazioni sopite e per praticare tecniche immaginative. AZIONE ORGANICA: Attivare la sensibilità tattile e termica L’aspetto simbolico e’ l’attivazione delle due sensibilità molto legate alla soggettività: -la facilità di avvertirle cambia da soggetto a soggetto, così come la tendenza ad avvertirne maggiormente una delle due. -sono legate alle attività corporee “ affettive” -accompagnano l’abbandono e lo stato di NON vigilanza -possono non essere avvertite in una relazione negativa con l’altro/a. Aspetto relazionale -La relazione raggiunge il livello più profondo e fusionale. I TOCCO Trazione in avanti delle fasce del piede supino braccia lungo il tronco una mano sulla pianta e l’altra sul dorso del piede. Leggerissima pressione sulla cute associata a trazione verso l’alto delle fasce del piede (minimo 1 minuto massimo 5) II TOCCO Trazione verso l’alto della fascia epicranica supino braccia lungo il tronco appoggiate ai lati del cranio oppure una mano appoggiata all’osso occipitale e l’altra all’osso frontale leggerissima pressione sulla cute associata a trazione verso l’alto della fascia epicranica (con il paz. In posizione supina la direzione alto è verso l’operatore (minimo 1 minuto massimo 5) indicazioni soggetti che mostrano disponibilità e tendenza ad abbandonarsi alle proprie sensazioni. Controindicazioni soggetti che nostrano eccessivo bisogno di rapporto affettivo il tocco terapeutico psicosomatico può agire su tre livelli: Dinamizzare Drenare Rilassare Ciò che ho cercato di illustrare qui sono solo alcuni punti per iniziare un approccio al tocco terapeutico, e certamente non si esaurisce con questo elaborato; può solo servire da traccia a tutti gli operatori interessati ad un discorso di relazione d’aiuto più complessa dove può trovare spazio ed una sua utilità anche questa pratica. Qi Gong Luciana Bandini1 Il contenuto è tratto dagli appunti delle lezioni del Prof. Li Xiao Ming Il Qi Gong e’ una disciplina tradizionale cinese con parecchi millenni di storia. Si praticava prima che esistesse in Cina la scrittura. Le testimonianze di Qi Gong sono molto antiche, basti pensare che il ritrovamento di bastoncini di bambù incisi risale al periodo compreso tra il 206 a.C. e il 23 d.C.; in tempi ancora precedenti, tra l’800 e il 400 a.C. vi erano personaggi esperti nella pratica del Qi Gong, come LaoZi e Zhuangzi che con le loro opere scritte hanno gettato le basi, i principi fondamentali e le tecniche specifiche della disciplina. Anche Confucio praticava Qi Gong ed era un grande maestro anche se le sue pratiche erano diverse dal quelle taoiste e da quelle proprie della Medicina Tradizionale Cinese. Qi Gong letteralmente significa energia in movimento, è alla base della Medicina Tradizionale Cinese ed è considerato “una scienza della natura” dai taoisti che lo hanno concepito e sviluppato. Si tratta di pratiche utili a studiare e conoscere il mondo naturale. Poichè nel mondo naturale é compreso anche l’uomo, il Qi Gong si occupa sia della conoscenza dell’uomo, sia di come l’uomo possa unirsi ed entrare in comunicazione con la natura. Nel corso della storia i taoisti hanno approfondito sempre di più la conoscenza della salute, individuando i canali di agopuntura. Attraverso le ricerche taoiste di Qi Gong si è scoperto quali sono questi punti presenti nel nostro corpo e quando questi canali sono aperti o sono chiusi. Sono stati studiati gli orari di apertura e di chiusura spontanea di questi canali, ma anche come alcune condizioni personali (ad esempio uno stato depressivo può bloccare i canali e l’energia che vi scorre) possano ostruire i suddetti canali e interrompere il normale percorso dell'energia. In conseguenza di ciò si è approfondito lo studio di tutte quelle cause patologiche di origine interna all'individuo così sono state sviluppate delle tecniche terapeutiche adeguate a liberare i blocchi evidenziati. Quando si pratica l’energia all’interno della persona la si raffina e si scoprono delle modalità in cui l’energia si manifesta e dei percorsi in cui fluisce. Il Qi Gong medico terapeutico usa questa energia che si sviluppa per curare le proprie malattie, quindi serve innanzitutto per curarsi da soli. Alla base della pratica ci sono tre aspetti fondamentali da rispettare chiamati le 3 regolazioni: 1. REGOLAZIONE DEL CORPO TIAO SHEN 2. REGOLAZIONE DEL RESPIRO TIAO XI 3. REGOLAZIONE DEL CUORE TIAO XIN 1. REGOLAZIONE DEL CORPO TIAO SHEN Tiao shen letteralmente significa “mettere a punto il corpo”, ossia fare in modo, attraverso una serie di operazioni durante la pratica, di mettere il fisico in condizioni ottimali per praticare. Il Qi Gong è costituito da una serie di esercizi di movimento e di quiete che non valicano mai il limite della naturalezza e delle proprie possibilità, per esempio se si riesce a sollevare cinque chili non ci sarà mai l’esigenza di aumentare il peso fino ad arrivare a sollevarne 50, perchè l’arte sta nel trovare la tecnica adeguata al 1 Infermiera Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche Università degli studi di Bologna caso singolo, a quella persona che è in una certa condizione. Regolare il corpo significa entrare in una condizione propria naturale e per entrare nella condizione più piacevole possibile bisogna passare attraverso un rilassamernto del corpo. Nella nostra vita quotidiana siamo sottoposti a grandi affaticamenti psichici e a continuo stress psichico e fisico, e la tensione si estende facilmente al corpo. Questi tipi di tensione inducono nel nostro corpo una circolazione scorretta e caotica dell’energia e se questa si protrae nel tempo si avrà come risultato lo sviluppo di qualche forma patologica. Un concetto strutturale del pensiero scientifico e medico della tradizione cinese è costituito dallo Yin e dallo Yang, in equilibrio tra loro. Una situazione di alterazione o di vuoto di Yin implica sempre un’alterazione contrapposta di Yang poichè Yin e Yang sono due entità in stretto rapporto. L’attività, la funzionalità e la potenzialità di una persona o di un organo sono catalogate come Yang mentre l’aspetto fisico, il concreto manifesto e misurabile della persona e dell’organo vengono considerati appartenenti alla categoria Y in. Ogni persona è sottoposta quotidianamente all’influenza dell’ambiente esterno, che agisce sia sulla struttura fisica sia sulla funzionalità e sull’aspetto psicologico e spirituale. Regolare il corpo, Tiao shen, significa poter ricondurre all’equilibrio questi due aspetti e a tal fine si possono utilizzare una infinità di tecniche particolari. La Medicina Tradizionale Cinese considera l’ipertensione come un vuoto di Yin con eccesso di Yang. In particolare il sangue controllato dal fegato è in vuoto di attività Yin, quindi la sua attività Yang è in esubero e sale verso l’alto come una mongolfiera. Questa salita causa una serie di manifestazioni particolari, fra le quali è preponderante la tensione emotiva, che può aggravare le condizioni di vuoto Yin e un eccesso di Yang. Si mira, quindi, a riequilibrare entrambi gli aspetti fisico e psichico per garantire un maggior successo alla terapia. Esistono tecniche di Qi Gong che servono per curare entrambi gli aspetti delle diverse patologie e risultano perciò di particolare efficacia. La circolazione energetica in una persona normale e sana è regolare, con dei moti che seguono leggi ben precise, moti che seguono delle regole sia spaziali sia temporali. In momenti diversi della giornata, l’energia circola con modalità diverse nelle varie parti del corpo. Per esempio nell’ora della mezzanotte, il cuore è in un momento di attività debole, persone che soffrono di malattie del cuore devono fare più attenzione a questo orario perchè è il momento in cui l’organo è energeticamente più debole; se si è cardiopatici e ci si affatica in questo momento è più facile che si manifesti una forma patologica acuta al cuore. Quindi praticare il Qi Gong significa anche prendere conoscenza ed approfondire la nostra consapevolezza delle regole della natura che ci governano. In quali orari l’energia degli organi e dei visceri si attiva spontaneamente e quali sono invece gli orari opposti dove organi e visceri hanno una bassa attività energetica. Armonizzare il corpo significa perciò rimettere l’andamento corretto del Qi (energia) nel corpo ordinato con le leggi naturali, ritrovare la sintonia con la natura e ricostruire il cerchio armonico dello Yin e dello Yang. Esistono moltissimi metodi pratici di regolazione, innanzittutto il rilassamento dalla testa alla punta dei piedi; in maniera concreta si intende un rilassamento assoluto di ogni cellula del proprio corpo, compresi i tessuti cellulari degli organi interni. 2. REGOLAZIONE DEL RESPIRO TIAO XI Il secondo tipo di regolazione che bisogna tener presente nella pratica del Qi Gong è quella della respirazione Tiao Xi. Regolare la respirazione serve per entrare nella condizione giusta di pratica. I metodi di regolazione della respirazione sono tanti, esercizi diversi, pratiche diverse necessitano di modalità di respirazione diverse. La respirazione come la intendiamo comunemente viene classificata nel Qi Gong taoista come una respirazione di “Cielo Posteriore”. Un feto nel grembo materno non è in grado di fare questa respirazione. Il feto effettua una respirazione di “Cielo Anteriore” ed è una respirazione fatta insieme alla madre. La respirazione di “Cielo Posteriore” in ogni bambino inizia al momento della nascita; quando piange è in quel momento che scatta la respirazione di “Cielo Posteriore”. Il Qi Gong ha la caratteristica di riportarci alla respirazione del feto, cioè di “Cielo Anteriore”. La respirazione normale di “Cielo Posteriore” è basata sullo scambio dell’aria con l’ambiente ed è una respirazione di cui non possiamo fare a meno, però attraverso una regolazione della respirazione normale, si può riscoprire e attivare il moto dello Yuan Qi (energia originaria) all’interno del corpo. Arrivando a controllare la respirazione si possono curare le malattie e quindi curare se stessi. Per regolare la respirazione c’è un percorso lungo da fare, si parte da respirazioni semplici che man mano diventano più complesse. Ci sono da tenere presente 4 caratteristiche della respirazione: -OMOGENEITA’ (yun) regolarità della respirazione. Omogenea vuol dire che il movimento inspiratorio ed espiratorio sono uguali, costanti, non hanno sbalzi improvvisi. -LEGGERA SOTTILE (xi) impercettibile, leggero e lieve come un filo di seta. Una persona che sta per morire ha la respirazione pesante e affaticata, un bambino piccolo che sta bene ha una respirazione omogenea e leggera, quindi la pratica contribuisce a riportare la respirazione leggera e sottile. -PROFONDA (shen) deve essere completa, nel senso che tutti gli alveoli dei polmoni sono coinvolti nella respirazione, deve essere sfruttata l’ampiezza di tutto l’organo polmonare. -LUNGHEZZA (chang) piu’ si va avanti e più la frequenza respiratoria si abbassa, gli atti respiratori diventano lunghi nel tempo; chi pratica seriamente negli anni arriva a una respirazione di quattro/due respirazioni al minuto. Allenandosi nella pratica respiratoria e raggiiungendo una “respirazione autentica”, con una inspirazione è possibile portare tutto il qi al capo e con una espirazione tutto il qi ai piedi. I taoisti dicono che con una inspirazione ci si collega al cielo e con una espirazione alla terra. Questo indica l’ampiezza e la profondità che può raggiungere il respiro nell’organismo. Nei principianti che praticano Qi Gong il respiro non va mai forzato, ma deve essere spontaneo e regolare, si tratta semplicemente di cominciare a prendere coscienza del respiro e degli effetti che esso induce nell’organismo. 3. REGOLAZIONE DEL CUORE TIAO XIN La terza regolazione è la regolazione della mente, ovvero la regolazione del cuore. La Medicina Tradizionale Cinese considera il pensiero una attività collegata alla funzione energetica del cuore. La regolazione del corpo e della respirazione sono fondamentali, ma senza la regolazione del cuore/mente le prime due non sono sufficienti. Dalla regolazione della mente dipende l’esito effettivo del Qi Gong, quindi è forse l’aspetto più importante delle regolazioni. Regolare il cuore significa regolare la propria attività mentale in senso lato. Ogni giorno le persone si devono preoccupare di fare molte cose e siccome prima devono pensare a come farle, pensano anche di notte e questo tipo di attività è già patologico. L’attività media delle persone è come un mare in tempesta, non si può neanche star tranquilli un momento, c’è un vero e proprio sovraffaticamento del pensiero, si è spossati dalla propria attività mentale. La stanchezza che può generarsi da affaticamento mentale è altissima e può degenerare in stanchezza fisica e anche in certe forme di apatia. Questo modo di condurre l’attività mentale, crea disordine nel movimento energetico della mente e anche nel corpo e rende più facile l’insorgenza di patologie. Per esempio chi va in collera e poi si siede a tavola difficilmentre riuscirà a mangiare. Solitamente si descrive una sensazione di stomaco chiuso, la ragione è che una certa quantità di energia che fisiologicamente dovrebbe scendere a causa del disturbo emozionale dato dalla collera si ferma nell’addome e può dare gonfiore e dolore. Quindi regolare il cuore vuole dire placare tutta l’attività mentale esuberante, tirarla fuori e lasciarla depositare e nel momento che si pratica il Qi Gong la condizione mentale deve essere di calma piatta, assoluta, far diventare la mente come uno specchio di acqua. Questa condizione è molto difficile da raggiungere, ma non impossibile e i suggerimenti sono di porsi obiettivi ragionevoli provando a rilassarsi per trenta secondi, poi pian piano allungare progressivamente. Se si raggiunge la capacità di rilassarsi per trenta secondi è già un risultato, poi col tempo prolungare un minuto, cinque minuti, dieci ecc. Il trucco è quello di far “piazza pulita” dei pensieri che disturbano lo stato di quiete e che in quel momento non servono, e cercare momenti brevi di quiete. Ripensarsi bambini con il cuore pulito che non si preoccupano di niente e si divertono. Ogni persona ha sicuramente dei bei ricordi, ha vissuto dei bei momenti, quindi andarsi a scegliersi quei fotogrammi della vita in cui si era felici. Prendere quindi i momenti più belli, i pensieri migliori e su quelli concentrare la mente buttando via, spingendo all’esterno i pensieri preoccupanti. Questa sostituzione a livello del pensiero è come un trapianto che in quel momento fa dimenticare i dolori, e tutto ciò di cui si soffre. Effettuare questa sostituzione di pensieri iniziando con un periodo breve di ricostruzione del benenssere, per poi allungarlo piano piano. Quindi bisogna liberarsi non solo di tutti i pensieri che interferiscono con la serenità ma anche di tutti i dolori e mali fisici. CONCLUSIONE Praticare il Qi Gong è una strada, un percorso individuale, che aiuta ad entrare in una condizione di benessere, perchè nel momento in cui si fa spazio all’interno si è in unione con il sistema naturale e solo questo tipo di pulizia quotidiana, creerà lo spazio per contenere più energia, per mantenere un buon stato di salute, per essere più disponibili con l’altrui sofferenza , senza per questo esserne fagocitati. BIBLIOGRAFIA -Il contenuto del presente scritto è tratto direttamente dalle lezioni del Maestro Prof. Li Xiao Ming Direttore dell’Istituto di Ricerca sul Qi Gong Medico dell’Università di Medicina e Farmacologia Tradizionale Cinese di Pechino . -MELLONI C., QI GONG La tecnica dell’eterna giovinezza. Respirazione, Movimenti e Concentrazione:gli elementi per migliorare la qualità della vita, Riza Scienze, Gennaio 2000 . -MELLONI C., INTRODUZIONE AL QI GONG Istruzioni propedeutiche alla pratica del Qi Gong, secondo gli insegnamenti trasmessi dal Maestro, Professor Li Xiao Ming agli allievi. Qi Gong People Bologna Federazione Italiana Medicine Integrate Ricerca e sviluppo per l’integrazione della Medicina Occidentale e Cinese. -LI XIOMING, GORI G., GENITONI V., GATTI G., Medicina Cinese e Biocibernetica, Editrice Compositori, Bologna 1998. -LI XIAOMING, I° Stage di Qigong Medico, con il Patrocinio dell’Universita’ degli Studi di Bologna, Qigong People. Bologna 5/6 Aprile 1997. Lo Yoga Francesca D’Ercole, Francesca Marchetti, Magda Scalini, Stefania Caruso. La parola Yoga deriva dalla radice sanscrita “Yug” che significa unire, legare assieme, aggiogare, dirigere e concentrare l’attenzione di, usare ed applicare. Significa anche unione o comunione ed è la vera unione della nostra volontà con Dio. Lo Yoga è uno dei sei sistemi ortodossi della filosofia indiana. Esso fu coordinato e ridotto a sistema da Patanjali nella sua opera classica lo Yoga Sutra che è composto da 185 aforismi. Nel pensiero indiano tutto è permeato dallo Spirito Universale Supremo (Paramatma o Dio) di cui lo spirito umano individuale (jivatma) è una parte. Il sistema Yoga è così chiamato poiché insegna i mezzi con i quali lo jivatma può essere unito o in comunione con il Paramatma, così da assicurare la liberazione (moksa). Colui che segue il cammino dello Yoga è uno <yogi> o <yogin>. La pratica delloYoga provoca inizialmente una sensazione di misura e di equilibrio; applicata al nostro corpo insegna a noi come farlo funzionare, traendone la massima forza ed armonia. Con instancabile pazienzza perfezioniamo ed amimiamo così tutte le nostre cellule tornando giornalmente alla carica scoprendo e liberando le nostre capacità che altrimenti sarebbero condannate alla frustrazionea e alla morte. Lo Yoga è il metodo con cui viene calmata la mente inquieta e l’energia vitale diretta in canali costruttivi. Patanjali enumera i mezzi come le 8 arti o stadi dello Yoga nella ricerca dell’anima. Essi sono: 1) I comandamenti morali universali (Yama); 2) Niyama (l’autopurificazione con la discipina) 3) Posizioni (Asana, o purificazione del corpo attraverso esse); 4) Controllo ritmico del respiro (Pranayama) ; 5) Controllo ed emancipazione della mente dal dominio dei sensi e degli oggetti esteriori (Pratyahara) 6) Concentrazione (Dharana) 7) Meditazione (Dhyana) 8) Stadio di concentrazione supercosciente ottenuto con profonda meditazione (Samadhi). Yama e Niyama controllano le passioni e le emozioni dello yogi e lo tenogno in armonia con i suoi simili.Le asanas mantengono il corpo sano e forte e in armoni a con la natura. Così lo yogi si libera dalla coscienza del corpom che conquiste , e di cui fa un mezzo adatto all’anima.i seguenti due stadi, Pranayama e Pratyahara, insegnano all’aspirante come controllare la respirazione e mer suo mezzo la metne, cosa che aiuta a liberare i sensi dalla schiavitù degli iggetu dek desuderui. Dharana, Dhyaa e Samandhi conducono lo yogi nei più intimi recessi della sua anima. Hata Yoga (Asanas) L’asana o posizione dona fermezza, salute e leggerezza al corpo, crea equilibrio mentale e previene l’incostanza della mente. Le asanas non sono soltanto degli esercizi ginnici. Per eseguirle occorrono un luogo arioso e pulito. Possono essere eseguite da soli, in quanto gli arti del corpo forniscono i pesi e i contrappesi necessari. Colui che pratica le asanas sviluppa agilità, equilibrio, resistenza e aumenta la propria vitalità. Le asanas si sono perfezionate nei secoli così da esercitare ogni muscolo, nervo e ghiandola del corpo; assicurano un bel fisico, forte ed elastico, che non è legato dai muscoli e tengono il corpo lontano dalle malattie. Riducono la fatica e calmano. La loro prima importanza è nel fatto che allenano e disciplinano la mente. Sebbene lo yogi non sottovaluti il proprio corpo, non pensa soltanto alla perfezione fisica, ma anche a quella dei propri sensi, dell’anima, dell’intelletto e della mente. Lo yogi conquista il corpo con la pratica delle asanas e ne fa un veicolo idoneo al proprio spirito. Eseguendo le asanas, si ottiene per prima cosa la salute, che non è mera esistenza, ma uno stato di completo equilibrio del corpo, della mente e dello spirito. Gli uomini implorano gli dei la salute e non pensano d’avere in mano, essi stessi, gli strumenti per conservarla. Democrito Lo yogi si rende conto che la sua vita e tutte le sue attività sono parte dell’intervento divino nella natura, che si manifesta ed opera tramite l’uomo. Il suo corpo è un tempio dove dimora lo Spirito Divino. Lo yogi intuisce che trascurare o rifiutare le necessità del corpo e pensare ad esso come a qualcosa di non divino è trascurare e negare la vita universale della quale il corpo stesso è una parte. Le necessità del corpo sono quelle dello Spirito Divino che in esso vive. Lo yogi non trascura né mortifica mai il corpo o la mente, ma li nutre entrambi. Per lo yogi il corpo non è un ostacolo alla liberazione spirituale, né la causa della caduta, ma un mezzo di realizzazione. I nomi delle asanas sono significativi e spiegano il principio dell’evoluzione. Alcune prendono il proprio nome dalla vegetazione, altre dagli insetti, dagli animali marini, dagli uccelli e dagli animali in generale. Altre sono chiamate con nomi di eroi leggendari, di saggi, degli dei del pantheon indù. Il corpo dello yogi mentre esegue le asanas assume forme che assomigliano ad una grande varietà di esseri viventi. La sua mente non disprezza alcuna creatura, poiché sa che in tutta la gamma della creazione dal più piccolo insetto al saggio più evoluto respira lo Spirito dell’Universo stesso, che assume innumerevoli forme. Pranayama Così come il termine Yoga è di vasto significato, lo stesso è della parola prana. Prana significa fiato, respirazione, vita, vitalità, vento, energia o forza. Indica anche l’anima in opposizione al corpo. La parola è usata generalmente al plurale per indicare i respiri vitali. Ayama significa lunghezza, espansione, stiramento o controllo. Pranayama perciò estensione del respiro e suo controllo. Tale controllo agisce in ogni fase della respirazione: 1) inspirazione, chiamata puraka (riempimento); 2) espirazione, chiamata rechaka (svuotamento dei polmoni); 3) trattenimento, chiamato kumbhaka. Vi sono due stati di kumbhaka: a) quando il respiro viene sospeso dopo una profonda inspirazione a polmoni pieni (antara kumbhaka); b) quando il respiro viene sospeso dopo una espirazione completa (bahya kumbhaka). Pranayama è quindi la scienza del respiro, ed è il punto centrale attorno al quale gira la ruota della vita. Come i leoni, gli elefanti e le tigri vengono dominati molto lentamente e cautamente, così il prana dovrebbe essere portato sotto controllo molto lentamente in gradazione misurata secondo le proprie capacità e limitazioni fisiche. I giusti modelli ritmici della respirazione, che nelle tecniche del Pranayama vengono insegnati, rafforzano il sistema respiratorio, calmano il sistema nervoso e riducono la bramosia. Mano a mano che i desideri e le brame diminuiscono, la mente si libera e diventa un mezzo adatto alla concentrazione. Meditazione Parlando di meditazione, dobbiamo distinguere: 1) le tecniche meditative, che sono strategie e discipline sorte attraverso i secoli da scuole di pensiero e di vita 2) lo stato meditativo, che è la condizione interiore di ognuno di noi. Questa condizione interiore può essere più o meno profonda ed intensa (esistono vari livelli di stato meditativo); compare grazie all’utilizzo regolare delle tecniche meditative o anche per semplice risonanza ( condizioni in natura di coerenza, sincronicità e sintonia). Nasce dall’esigenza intrinseca dell’ essere umano di superare i limiti e i vincoli apparenti della vita che sono dati dalla proiezione dei sensi sulla mente e della mente sulla realtà. Il vero significato è quello di sospendere l’identificazione inconsapevole con i pensieri, le emozioni e le sensazioni; e, quindi, penetrare in uno spazio più ampio dove l’esperienza si manifesta come flusso vuoto e inarrestabile di quiete, vitalità e silenzio. Nonostante le tradizioni da cui provengano le svariate tecniche meditative siano numerose (indiane,tibetane,cinesi,giapponesi,arabe,celtiche,ebraiche cristiane, indiani d’America ecc.) e di conseguenza i metodi differiscano, eppure, lo scopo finale è lo stesso : superare la coscienza ordinaria(stato di identificazione con la propria storia personale). Il nuovo stato è impalpabile, di intima libertà non definibile a parole ma sperimentabile nella propria soggettività e tende verso un luogo di oggettività come il dileguarsi della nebbia porta una visione più nitida. La pratica meditativa è oggetto di grande attenzione da parte delle scienze esatte (fisica, chimica, PNEI, medicina quantica e le biotecnologie). Nelle esperienze effettuate in ambiti universitari e clinici, gli EEG, applicati a singoli e numerosi praticanti, hanno evidenziato vistose modificazioni dei tracciati: una maggiore coerenza delle onde cerebrali, diminuzione del rumore di fondo, aumento di onde alfa, theta, delta che indicano i diversi livelli di profondità meditativa. Si è riscontrato, inoltre, la comparsa di una vistosa sincronicità nell’attività dei due emisferi. Tali condizioni si riscontrano anche durante stati di grande creatività ed intuizione. E’ importante sapere che non tutte le tecniche meditative sono adatte a tutti. Occorre individuare il metodo più diretto che favorisca il giusto approccio evitando le resistenze e la perdita di tempo. Esistono meditazioni che richiedono l’immobilità ed una corretta postura (zen-ecc.), altre che alternano il movimento con l’immobilità (yoga-bodyflow) ed altre in continuo movimento (danze rotatorie dei Sufi). A seconda delle tecniche utilizzate si può dare più importanza alla concentrazione o al rilassamento della mente in stato di auto osservazione (consapevolezza). Esistono, inoltre, alcuni percorsi dove queste due qualità si integrano (la vipassana). Il comune dominatore è l’ ATTENZIONE intesa come presenza costante. Le leggi della fisica atomica confermano che lo stato meditativo può essere considerato come un campo di energia naturale, assimilabile allo stato del vuoto quantico che a sua volta è alla base delle più affascinanti scoperte del mondo moderno: laser, PC, superconduttori, teoria del caos e i frattali. La meditazione viene dalla storia dell’essere umano che vuole inoltrarsi oltre le frontiere dell’abitudine . Si sposa con il futuro della scienza che dimostra di averne bisogno: come la mente umana ha già dimostrato di riceverne beneficio ed armonia. Visualizzazione Francesco Burrai L’immagine mentale Attività mentale riproduttiva di fatti e oggetti con caratteristiche similari alla percezione di tali fatti e oggetti.E’ una forma di rappresentazione della realtà. Imagery Attività mentale a carattere cognitivo caratterizzata dalla produzione di immagini mentali. Tale produzione può essere stimolata da auto-induzione o da compiti di Imagery richiesti in ambito sperimentale e non-sperimentale (Guided Imagery). Imagination Attività di immaginazione a carattere creativo,in cui il soggetto induce e controlla il processo immaginativo su base motivazionale ed emotiva.E’ caratterizzata da una elevata capacità di riproduzione e di sintesi delle esperienze passate. Produzione ed elaborazione delle immagini Sintetizzazione di un percetto. (Neisser U.,1967,Cognitive psychology,Prentice Hall,Englewood Cliff) Confronto tra le descrizioni proposizionali memorizzate. (Falk G.,1972,Interpretation of imperfect line data as a 3-dimensional scene,Artificial Intelligence,3,101-44) Descrizione di scene.Attivazione di frame. (Minsky M.,1977,Thinking:readings on cognitive science,Cambridge university press,Cambridge,355-76) Modello Teorico “Pittoralista” Le leggi che regolano i processi percettivi sono analoghe alle leggi che regolano la produzione delle immagini mentali. Le immagini mentali sono una realtà mentale analoga a quella dei processi percettivi. Modello Teorico cognitivo-computazionale 1.Deposito a lungo termine delle esperienze passate 2.Trasformazione dei ricordi in esperienze coscienti (immagini mentali). 3.Mantenimento delle esperienze coscienti (immagini mentali) per la frazione temporale necessaria a compiere ulteriori operazioni mentali come l’esplorazione,la descrizione o altro. La risposta fisiologica Definire se esiste una correlazione tra formazione e contenuto emotivo delle immagini mentali e un’alterazione delle attività nei sistemi fisiologici. La neuropsicologia studia le relazioni tra le facoltà cognitive e le relative strutture cerebrali. La neuropsicologia in base ai dati sperimentali ammette l’esistenza di processi cognitivi specifici della facoltà immaginativa legati a specifici substrati cerebrali. I disturbi della capacità immaginativa sono legati a lesioni di specifici meccanismi cerebrali:aree posteriori dell’emisfero sinistro,area perieto-temporale destra. Psiconeuroendocrinoimmunologica (PNEI) Il cervello funziona in larga misura per immagini. La modalità linguistica rispetto alla modalità immaginativa è un piccolo settore della produzione cosciente. Gli effetti psicosomatici delle tecniche di visualizzazione si basano su questa caratteristica fondamentale del funzionamento del cervello:adottano il sistema principale del funzionamento cerebrale che è quello per immagini. L’effetto prodotto dall’utilizzo della visualizzazione sul sistema psicosomatico è dovuto alla connessione psiconeuroendocrinoimmunologica (PNEI). Effetto della immaginazione guidata ipnotica sui parametri della Profile of Mood State (POMS) Bakke AC, Purtzer MZ, Newton P.The effect of hypnotic-guided imagery on psychological well-being and immune function in patients with prior breast cancer.J Psychosom Res. 2002 Dec;53(6):1131-7. Effetto della immaginazione guidata ipnotica misurata tramite coping checklist Incremento: coping relazione-ricerca di aiuto-rivalutazione positiva-attivazione di problem solvine Decremento:senso di isolamento-sentimento di fuga (Bakke AC, Purtzer MZ, Newton P.The effect of hypnotic-guided imagery on psychological well-being and immune function in patients with prior breast cancerJ Psychosom Res. 2002 Dec;53(6):1131-7. ) Misurazione della percentuale di NK post immaginazione guidata ipnotica (Bakke AC, Purtzer MZ, Newton P.The effect of hypnotic-guided imagery on psychological well-being and immune function in patients with prior breast cancer.J Psychosom Res. 2002 Dec;53(6):1131-7.) Correlazione tra le variazioni in percentuale di NK comparato alla scala POMS (Bakke AC, Purtzer MZ, Newton P.The effect of hypnotic-guided imagery on psychological well-being and immune function in patients with prior breast cancer.J Psychosom Res. 2002 Dec;53(6):1131-7. ) Comparazione tra la media (DS) delle variabile intensità del dolore tra le persone che hanno evidenziato un decremento dei valori dopo la visualizzazione Versus persone che non hanno evidenziato un decremento dei valori dopo la visualizzazione (Kwekkeboom KL, Kneip J, Pearson L. A pilot study to predict success with guided imagery for cancer pain Pain Manag Nurs. 2003 Sep;4(3):112-23.) La risposta neurovegetativa Studio:Jones G.E. e Johnson H.J. 1978,Physiological responding during self generated imagery of contextualy complete stimuli,Psychophysiology,15,439,46. Jones G.E. e Johnson H.J 1980,Hearth rate and somatic concomitants of mental imagery,Psychophysiology,17,339-47. Oggetto Correlazione tra livello cinestatico dell’immagine mentale e ampiezza dell’accelerazione cardiaca. Metodo 1° gruppo immaginava la frase “mi sento felice e sto saltando per la gioia”. 2° gruppo immaginava la frase “mi sento felice e voglio proprio rilassarmi”. Risultati L’immagine ad alta attività motoria (1° gruppo) produceva una accelerazione della frequenza cardiaca maggiore rispetto all’immagine a bassa attività motoria (2° gruppo). Studio:Craig K.D.1968,Psysiological arousal as a function of imagines,vicarious and direct stress experiences,Journal of abnormal psychology,73,513-20 Oggetto Correlazione tra livello della temperatura di un oggetto dell’immagine mentale e ampiezza dell’accelerazione cardiaca. Metodo Al gruppo studio si chiedeva di immergere una mano in un secchio contenente acqua a temperatura ambiente per due minuti. Successivamente di immaginare in maniera più vivida possibile che l’acqua era fredda come quella del ghiaccio,producendo una sensazione sgradevole. Risultati Aumento della frequenza cardiaca nella fase immaginativa rispetto la condizione di riposo. Studio:Jordan C.S., Lenington K.T. ,1979,Psysiological correlates of eidetic imagery in induced anxiety,journal of mental imagery,331-42 Oggetto:Correlazione tra immagini mentali eidetiche a valenza emozionale negativa e alterazioni della FC,FR e risposta psicogalvanica (GSR). Metodo Il gruppo sperimentava istruzioni che producevano ansia, e istruzioni che chiedevano di produrre immagini mentali eidetiche di parenti a valenza emozionale negativa. Risultati Sia l’ansia che le immagini mentali producevano una alterazione quantitativa e qualitativa a livello dei parametri del sistema vegetativo (FC,FR,GSR). Le immagini mentali sono implicate nel processo di induzione dell’ansia. Studio:Marks I.,Marset P.,Boulougouris J.,Huson J.,1971,Physiological accompaniments of neutral and phobic imagery,Psychological medicine,1,299-307 Oggetto Correlazione tra intensità soggettiva della vividezza dell’immagine e grandezza delle modificazioni fisiologiche. Metodo Ai soggetti si chiedeva di produrre immagini mentali di situazioni inducenti diversi livelli di paura. Risultati Le immagini mentali inducenti alti livelli di paura producevano più elevati incrementi di attività neurovegetativa rispetto a immagini mentali inducenti situazioni a basso livello di paura. Studio:Weerts T.C.,Roberts R.,1976,The physiological effects of imaginig anger provoking and fear provoking scenes,Psychophysiology,13,174 Oggetto Correlazione tra immagini inducenti livelli diversi di rabbia e alterazione della pressione sistolica e della frequenza cardiaca. Metodo I soggetti visualizzavano scene inducenti alti livelli di rabbia e paura e scene che inducevano inferiori livelli di rabbia e paura. Risultati La visualizzazione di scene contenenti alti livelli di rabbia e paura producevano un incremento significativo della pressione sistolica e della frequenza cardiaca Studio:Schawartz G.E.,Fair P.L.,Salt P.,Mandel M.R.,Klerman G.L.,1976,Facial expression and imagery in depression:an electromyographic study,Psychosomatic medicine,38,33747 Oggetto Correlazione tra la direzione del focus attentivo e risposta elettromiografica Metodo Un gruppo di soggetti visualizzavano situazioni della loro vita a contenuto emozionale e un gruppo di soggetti pensavano semplicemente a una situazione a carattere emozionale Risultati I soggetti che visualizzavano situazioni della loro vita a contenuto emozionale presentavano livelli più elevati di attività elettromiografica rispetto ai soggetti che pensavano semplicemente a una situazione a carattere emozionale. Guided Imagery e Psicologia L’utilizzo della G.I.in fase di ipnosi può essere usata per creare nuovi schemi cognitivi nei soggetti con immagini a carattere intrusivo. (Appel PR. A hypnotically mediated guided imagery intervention for intrusive imagery: creating ground for figure. Am J Clin Hypn. 1999 Apr;41(4):327-35. ) La G.I.riduce nei soggetti affetti da bulimia nervosa gli episodi di confusione,degli atti giustificativi a carattere assolutivo,degli episodi di vomito,un miglioramento nell’alimentazione,nelle scelte dietetiche, nel controllo del peso corporeo,nella gestione autonoma del comfort personale. (Esplen MJ, Garfinkel PE, Olmsted M, Gallop RM, Kennedy S A randomized controlled trial of guided imagery in bulimia nervosa.Psychol Med. 1998 Nov;28(6):1347-57. ) La G.I. può neutralizzare la distorsione della memoria nelle donne che hanno subito in età infantile abusi sessuali. (Clancy SA, McNally RJ, Schacter DL. Effects of guided imagery on memory distortion in women reporting recovered memories of childhood sexual abuse.J Trauma Stress. 1999 Oct;12(4): 559-69.) Guided Imagery e gestione del dolore La G.I. in soggetti affetti da dolore oncologico,può ridurre l’intensità media di percezione del dolore,lo stato di distress,il grado di afflizione,e migliorare il controllo del dolore. (Kwekkeboom KL, Kneip J, Pearson LA pilot study to predict success with guided imagery for cancer pain. Pain Manag Nurs. 2003 Sep;4(3):112-23) La G.I.in soggetti affetti da AIDS ha effetti positivi nella prevenzione degli stati di angoscia e dolore a carattere anticipatorio. (Turkoski B, Lance B. The use of guided imagery with anticipatory grief.Home Healthc Nurse. 1996 Nov;14(11):878-88.) Guided Imagery e medicina interna La G.I. in soggetti affetti da stroke acuto è un’intervento clinico complementare e sinergico alla terapia riabilitativa convenzionale, che migliora diversi outcomes riabilitativi. (Page SJ, Levine P, Sisto S, Johnston MV.A randomized efficacy and feasibility study of imagery in acute stroke.Clin Rehabil. 2001 Jun;15(3):233-40. ) La G.I, in soggetti affetti da bronchite cronica ed enfisema ha migliorato lo stato dispnoico,la depressione,l’affaticamento,la qualità di vita,lo stato di salute percepito,la forza muscolare inspiratoria. (Moody LE, Fraser M, Yarandi H.Effects of guided imagery in patients with chronic bronchitis and emphysema.Clin Nurs Res. 1993 Nov;2(4):478-86.) Guided Imagery e maternita’ La G.I. mirata alla produzione di uno stato di rilassamento nelle donne nel periodo delle prime quattro settimane post partum,ha prodotto una riduzione dell'ansia,della depressione e un aumento della stima personale. (Rees BL. An exploratory study of the effectiveness of a relaxation with guided imagery protocol.J Holist Nurs. 1993 Sep;11(3):271-6. ) La G.I. tramite protocollo di rilassamento ha ridotto in donne primipare nelle prime quattro settimane post partum il livello di ansia,lo stato depressivo ed incrementato l’autostima. (Rees BL. Effect of relaxation with guided imagery on anxiety, depression, and self-esteem in primiparas.J Holist Nurs. 1995 Sep;13(3):255-67.) Guided Imagery e chirurgia La G.I. in soggetti in fase perioperatoria ha prodotto una riduzione degli stati d’ansia e dei livelli di dolore sia nella fase pre-operatoria che post-operatoria,nonché una riduzione nella somministrazione di farmaci analgesici pari al 50% nella fase post operatoria (Tusek DL, Church JM, Strong SA, Grass JA, Fazio VW. Guided imagery: a significant advance in the care of patients undergoing elective colorectal surgery.Dis Colon Rectum. 1997 Feb;40(2):172-8. ) L’utilizzo della G.I.in fase perioperativa è uno strumento infermieristico che incrementa il potere di auto-cura e di auto-guarigione,incrementando il feed-back infermiere paziente,la qualità di vita,il grado di soddisfazione sia del paziente sia dei sanitari. (Miller T.The value of imagery in perioperative nursing.Semin Perioper Nurs. 1998 Apr;7(2):108-13) La G.I. è un intervento infermieristico indipendente è in soggetti anziani post operati riduce il loro stato depressivo. (Leja AMJ, Using guided imagery to combat postsurgical depression.Gerontol Nurs. 1989 Apr;15(4):7-11.) Effetti della sinergia visualizzazione e tecniche meditative 1.Aumento dell’ampiezza e della regolarità delle onde alfa cerebrali. 2Diminuzione significativa del consumo di ossigeno. 3.Diminuzione della frequenza cardiaca e della frequenza respiratoria. 4.Regolazione della produzione del cortisolo (stress). 5.Aumento notturno della melatonina (sonno,sincronizzazione ritmi biologici). Presidi sanitari in cui viene maggiormente utilizzata la G.I. Azienda Sanitaria di Brunico (Bz) Azienda Ospedaliera San Carlo Borromeo,Milano Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer,Firenze Istituto Tumori di Genova Ospedale pediatrico Giovanni XXIII,Bari Ospedali Civili di Brescia Ospedale "Infermi" di Rimini Enti che propongono la Visualizzazione Istituto europeo di oncologia,Milano Associazione italiana di oncologia medica Società italiana di psiconcologia Societa' italiana di psicologiadei servizi ospedalieri e territoriali Associazione malati di cancro (AIMAC) Comicoterapia Andrea Filippini e Mirko Govoni Introduzione. La ComicoTerapia cos’è? Una definizione dice che: “La terapia dell’umorismo, è un intervento usato dai professionisti sanitari o dal paziente per produrre su quest’ultimo benefici effetti. –Le risposte fisiche al buon umore ed al riso influenzano la maggior parte dei sistemi corporei….ed includono un aumento della frequenza cardiaca, della pressione cardiaca e della tensione muscolare…- al quale segue un calo. All’interno della relazione di aiuto, l’uso dell’umorismo e del riso possono sviluppare molteplici benefici, tra cui: sviluppare la relazione terapeutica e la comunicazione; aumentare la sensazione di benessere; influenzare positivamente la capacità di sperare; aiutare il paziente a comunicare i propri timori, ansie e difficoltà; evitare i conflitti; aiutare a parlare della terapia; ridurre il dolore; vincere il timore degli esami diagnostici; ottenere, mantenere il coinvolgimento del paziente; facilitare l’educazione sanitaria e migliorare il ricordo; ridurre l’ansia del paziente. Bella definizione ehh!!!!! ComicoTerapia in Oncoematologia Pediatrica. I nostri pazienti sono molto complessi, per il nostro interesse ci limiteremo a dire che sono generalmente immunodepressi. Per questo motivo si deve limitare al minimo il contatto con altre persone a parte ovviamente la famiglia e gli Operatori. Perciò si deduce che la ComicoTerapia è “sulle spalle” di queste figure…. Perciò noi….l’equipe assistenziale. Il primo punto che vogliamo affrontare è: Comicità = Scarsa Professionalità?……………….NO!!! Perché? Professionalità innanzitutto……(chi più….chi meno….) Se come professionisti siamo in grado di valutare i bisogni e le criticità del malato, non si capisce perché non si possa in egual maniera valutare quando e come poter scherzare con lo stesso paziente. Con questo non vogliamo dire che tutti devono attivare la ComicoTerapia, siamo diversi, ognuno è diverso, da chi ha la battuta sempre pronta a chi, invece, introverso, non ce l’ha. Noi vogliamo semplicemente dire che dovete sentirvi liberi di farlo, che nessuno deve aver paura di sorridere o far sorridere, o meglio….di regalare un sorriso. Adesso basta con le cose serie. Diamo qualche esempio, tenendo presente che non vi farà ridere perché non siete bambini ma speriamo possa darvi il messaggio. Prendiamo in esame le attività più semplici e comuni da eseguire, molto semplici se le si esegue come richiesto dal nostro contratto… in maniera professionale ma terreno fertilissimo per la Comico Terapia. -Uscire da una stanza…..ovvero……Sbattere contro la porta -Maneggiare una flebo…ovvero….giocolleria (non per tutti) -Cambiare la Linea infusionale…ovvero…..portare un cane a passeggio. -Entrare nelle stanze….ovvero… senza motivo e dire le cose più assurde -Prendersi, prenderli e prendere in giro i loro genitori con la complicità del bambino senza mai screditare il loro ruolo. Il Bambino nasce con la voglia di scoprire, imparare, giocare, sorridere e sognare. Nel nostro caso dobbiamo entrare nel suo mondo, usare la sua logica, condividere le sue emozioni e così facendo guadagnare la sua fiducia. Arrivati a questo punto il gioco è fatto, sei nel suo mondo e hai la sua collaborazione, complicità e ripeto…… Fiducia. A questo proposito possiamo far partire il primo filmato girato nel nostro reparto a Capodanno 2003-2004. Filmato “Mirko e Floppy travestiti” Queste immagini devono semplicemente ricordarci che non si fa assolutamente niente se non cercare di regalare un sorriso in qualunque situazione possibile. Non tralasciamo che ogni reparto ha la sua realtà e che sicuramente il nostro è maggiormente predisposto a tutto questo; che un reparto di lungo degenza è sicuramente meglio che un reparto di corto degenza come può essere la Medicina d’Urgenza. Ma perché è lo stesso importante? Diapositiva Learning Organisation L’organizzazione facilita l’individuo e l’individuo facilita l’organizzazione. Cosa leggiamo in questo schema? Che per arrivare al nostro obiettivo è fondamentale il gioco di squadra….Teamwork. Per fare un esempio sportivo….Shevecenko non avrebbe mai vinto la Champions League o il Pallone d’oro se non avesse avuto alle spalle una squadra con elementi che lavorano anche molto di più ma che in quel punto del campo sono perfetti. C’è chi segna e prende gli applausi e chi fa il lavoro sporco o come dice Ligabue, il lavoro da Mediano, sempre lì nel mezzo, finchè ce ne hai stai lì….e di applausi…..meno…… Ma tutti sono della squadra, tutti vincono e tutti prendono gli onori. Il nostro è un lavoro di Squadra e come tale dobbiamo lavorare. Non vogliamo paragonare la nostra squadra al Milan, abbiamo anche noi i soliti problemi, piccoli litigi, dissensi, cospirazioni, intelligence rossa ed intelligence nera, spionaggio e controspionaggio, lotte interne, lotte esterne, veri e propri conflitti, guerre….ma quando si scende in campo, anzi quando si è in campo, così non citiamo nessun tizio politicante, dobbiamo dimenticare anche le guerre, perché il nostro obiettivo non è l’interesse del singolo ma quello del paziente e vogliamo tentare di vincere il più possibile ed in questo sport, tutte le squadre se lo vogliono possono vincere. A questo proposito possiamo far partire il secondo filmato. Filmato. “Spezzoni della recita di Natale 2004” Analizziamo il filmato. Diapositiva Learning Organisation E’ più di 10 anni che il Singing Nursing Choir fa lo Spettacolo per i nostri pazienti ogni anno diverso. Non discutiamo sulla utilità verso i bambini e genitori, ma per crearlo sono servite riunioni, non di lavoro, ma di piacere, dove oltre a scrivere la storia, i testi, le scenografie, le canzoni e le prove, noi ci siamo divertiti e questo aiuta il team. Non vuol dire Amicizia, si possono creare, è vero, ad esempio noi due, ma è importante il clima, l’atmosfera, lo spirito, e lavorare così, e qui arriviamo all’ultimo punto, lavorare così aiuta il singolo…..e torniamo alla diapo…. Il tempo è tiranno o forse siamo stati troppo lunghi e prolissi, perciò vi ringraziamo per la vostra attenzione, ma prima di darvi l’ultimo e conclusivo filmato, vogliamo chiudere come ogni classico intervento da congresso con una battuta o con una morale: “Se si arriva a tutto questo…armonia di gruppo….spirito di squadra…..unita, e lo sottolineiamo, alla massima professionalità……il nostro lavoro….non è il più bello del mondo? Filmato. “Song Mirko e Giovanna, forse qualche minuto sala cappa e chiusura di Mirko in corridoio, -qui non si dorme-, e poi dentro una camera” Reiki IL REYKI BOLOGNA, 4 febbraio 2005 ANGELA PEGHETTI Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 2 REYKI Il reyki è una parola giapponese che indica la connessione tra REI, l’energia vitale e KI, l’espressione individuale di tale energia. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 3 REYKI E’ una disciplina di origine orientale che si propone l’obiettivo di armonizzare il corpo, il cuore e la mente utilizzando le doti spirituali di cui gli esseri viventi sono dotati fin dalla nascita… Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 4 REYKI …. AMORE, COMPASSIONE, CORAGGIO, COMPRENSIONE, FRATELLANZA, FIDUCIA … se in sintonia con “l’essere” della persona, aiutano a mantenere il corpo in salute ed a condurre una via serena. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 5 REYKI Attraverso successive attivazioni energetiche, si apprende ”l’Arte della Guarigione”, ossia la capacità di canalizzare l’energia vitale, per ristabilire l’equilibrio ed entrare in sintonia con l’universo. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 6 REYKI I simboli e le cerimonie del reyki, reyki, così come noi le conosciamo, ci sono state tramandate da Mikao Usui, Usui, un monaco cristiano vissuto nel secolo scorso che dopo anni di ricerche, raggiunse lo stato di unità con il tutto e con l’Energia Pura. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 7 REYKI I principi del reyki si ricollegano alle religioni orientali ed alla Filosofia Olistica in cui la guarigione dalla malattia è solo la conseguenza di un mutato atteggiamento nei confronti di se stessi e della vita. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 8 REYKI Il termine di “guarigione”, ove utilizzato, va inteso come sinonimo di FELICITA’, COMPIMENTO, ILLUMINAZIONE. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 9 I PRINCIPI DEL REYKI Si riassumono in poche e semplici frasi: SOLO PER OGGI… Esprime l’importanza di impegnarsi nelle cose giorno per giorno, senza ansia o senza fretta, concentrandosi sulla realtà del momento e vivendola molto intensamente. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 10 SOLO PER OGGI… Qui ed ora sono le coordinate del presente, ciò che è passato rallenta il nostro cammino, perché a volte porta con sé la rabbia ed il rancore… il segreto della felicità è di vivere pienamente attimo per attimo e compiere ogni cosa nel modo migliore. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 11 I PRINCIPI DEL REYKI …. NON TI ARRABBIARE … La rabbia nasce dalle ferite o dalla sensazione che qualcuno ci sta’ facendo del male. Per rinunciare alla rabbia, dobbiamo innanzitutto riconoscerla ed esprimerla, imparare a proteggere il nostro spazio, la nostra vita, le nostre relazioni. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 12 …. NON TI ARRABBIARE … Talvolta la rabbia nasce dal fatto che vediamo riflessa nell’altro qualcosa che non vogliamo e non possiamo vedere di noi stessi …. Questo perchè la nostra immagine riflessa in uno specchio ci turba e la neghiamo … Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 13 I PRINCIPI DEL REYKI … NON TI PREOCCUPARE… La preoccupazione nasce dall’insicurezza, dalla paura di ciò che siamo e di ciò che ci aspetta, dal pensare ad un evento ed anticiparne spiacevoli conseguenze. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 14 … NON TI PREOCCUPARE… Rinunciare alla preoccupazione vuol dire godersi la vita attimo per attimo, sapendo che tutto ciò che accade è per il mio bene, perché cresca dentro di me la forza e la consapevolezza che devo semplicemente lasciarmi andare e gioire della vita. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 15 I PRINCIPI DEL REYKI …. VIVI ONESTAMENTE … Kahlil Gibran ha scritto che “il lavoro è l’amore reso visibile”. Questo principio ci ricorda l’importanza di essere a posto con la nostra coscienza, di essere leali ed onesti soprattutto con noi stessi in qualunque cosa facciamo, ci ricorda che il lavoro più importante è costruire giorno per giorno la nostra vita. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 16 …. VIVI ONESTAMENTE … Come potremmo avere un corpo sano e forte se la nostra mente è piena di inganni, menzogne e sotterfugi? Vivere con onestà è la chiave per aprire la nostra vita alla luce e per sentirci in pace con noi stessi. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 17 I PRINCIPI DEL REYKI … ONORA OGNI ESSERE VIVENTE … Per mantenere sano e forte il mio corpo, devo amarlo e rispettarlo. Per prendermi cura di qualcuno devo nutrire un profondo rispetto per lui ed avere una profonda comprensione per le sue esigenze. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 18 … ONORA OGNI ESSERE VIVENTE … Amore, cura e gratitudine, messi insieme formano la parola “onorare”. Onorare il padre e la madre per averci messi al mondo, significa onorare noi stessi e la nostra scelta di vivere. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 19 … ONORA OGNI ESSERE VIVENTE … Onorare i maestri e gli anziani significa aprirsi con umiltà all’apprendimento ed alla conoscenza e riconoscere il valore della saggezza e dell’esperienza. Onorare ogni forma di vita significa celebrare le lodi del Creatore e ringraziarlo per tanta varietà e magnificenza di forme e di colori. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 20 I PRINCIPI DEL REYKI …. RINGRAZIA ….. Ringraziare vuol dire accogliere ciò che ci circonda e noi stessi in un unico abbraccio, ringraziare è un dolce momento di fragilità ed intimità che ci unisce all’universo. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 21 …. RINGRAZIA ….. A volte ci dimentichiamo di essere vivi, ci dimentichiamo tutto l’amore che abbiamo ricevuto, ci perdiamo nei meandri della sofferenza e dimentichiamo la gioia che potrebbe riempire il nostro cuore. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 22 …. RINGRAZIA ….. Ringraziare per i doni ricevuti ci rende umani e lascia entrare dentro di noi il calore della vita. Centro studi EBN - Bologna Diapositiva 23 NAMASTE’ (il divino che è in me saluta il divino che è in te) Centro studi EBN - Bologna Fiori di Bach Daniela Mosci Cosa sono? “Si dà il nome di Rimedi Floreali di Bach alla serie di 38 infusioni naturali estratte da fiori silvestri della regione del Galles, Gran Bretagna”.2 I rimedi di Bach sono 36 fiori, di cui uno coltivato, 1 gemma e 1 acqua. Perché si chiamano fiori di Bach? Questi rimedi floreali prendono il nome dal loro scopritore, il dottor Edward Bach, che li scoprì fra gli anni 1926 e 1934. Egli nacque a Birmingham nel 1886, nel Galles. Fu medico microbiologo, ricercatore, omeopata. Dopo avere svolto attività clinica, nell’ultima parte della sua vita si ritirò nelle campagne gallesi, scoprendo le potenzialità terapeutiche dei suoi 38 rimedi, che sperimentò tutti su di sé. Quali sono i presupposti filosofici della terapia? Figura 3 - Edward Bach. Secondo Bach ognuno di noi è figlio di Dio ed inserito all’interno di una realtà superiore e globale, in un disegno perfetto. Bach sostenne la reincarnazione: “Quella breve permanenza sulla terra che noi conosciamo come vita non è altro che un istante effimero nel corso della nostra evoluzione, come potrebbe esserlo un giorno di scuola nell’insieme della nostra esistenza. Anche se per il momento non possiamo comprendere niente altro se non quell’unico giorno di scuola, l’intuito ci dice che la nascita è infinitamente lontana dall’essere l’inizio e la morte ugualmente lontana dall’essere la nostra fine. Le nostre anime, che sono in realtà ciò che noi siamo, sono immortali e i corpi, che noi riconosciamo coscientemente, sono temporanei. Come se fossero semplici cavalli che montiamo per fare un viaggio, o strumenti che usiamo per fare un determinato lavoro…”.3 “Ogni anima incarnata si trova qui con il compito specifico di acquisire esperienza e comprensione e di perfezionare la propria personalità…”4 Secondo Bach la malattia è il prodotto della dissonanza tra l’Io, rappresentato dalla nostra mente razionale, ed il Sé superiore, la nostra anima: quando durante questa vita tradiamo gli intendimenti, e gli scopi che la nostra anima ha scelto di perseguire in essa, si genera una disarmonia, un conflitto che da emotivo diviene fisico e dal quale emerge la malattia. Bach definisce la malattia in questo modo: “la malattia non è né una crudeltà in sé, né una punizione, ma solo ed esclusivamente un correttivo, uno strumento di cui la nostra anima si serve per indicarci i nostri errori, per trattenerci da sbagli più gravi, per impedirci di suscitare maggiori ombre e per ricondurci sulla via delle verità e della luce, dalla quale non avremmo mai dovuto scostarci”. La malattia insorge per due motivi: qualora la personalità non viva più in sintonia con l’anima, ma nell’illusione di una esistenza separata; qualora la personalità rifiuti il principio dell’Unità ed agisce contro l’anima e quindi contro gli interessi dell’Unità Globale.5 Come agiscono i fiori di Bach? 2 Pastorino ML. Introduzione ai Rimedi Floreali di Edward Bach. Palermo: Nuova Ipsa Editore, 2001. Pag 13. Ibidem. 4 E. Bach. Guarisci te stesso. 5 CFR Scheffer M. Terapia con i fiori di Bach. Milano: Tascabili degli editori associati, 2002. Pag 17. 3 L’effetto terapeutico dei fiori di Bach non dipende dall’utilizzo di proprietà fitoterapiche delle piante, ma risiede nell’effetto della specifica vibrazione terapeutica del fiore. Il termine vibrazione definisce ognuna delle variazioni periodiche dello stato di un sistema fisico, per quanto riguarda la sua posizione di equilibrio. Essa rappresenta una caratteristica della materia e deriva dalla attività dinamica degli atomi della materia vivente e non. Essa nasce in relazione alla rotazione degli elettroni intorno al nucleo, alla mobilità di quest’ultimo e dal movimento degli altri elementi subatomici. Anche gli oggetti inanimati possiedono vibrazioni, che cessano solo quando la temperatura scende al di sotto dei – 274°C. Le vibrazioni all’interno di uno spazio di tempo danno origine alla frequenza. Quando il corpo fisico di una persona è in salute, risuona con una determinata vibrazione o frequenza energetica dominante. Oltre al corpo fisico e interconnessi con lui, ognuno di noi possiede strutture o corpi energetici più sottili (corpi sottili), che solitamente non sono visibili all’occhio umano, ma il cui stato incide in modo rilevante sulla salute del corpo fisico. Il corpo umano, quindi, è costituito da sistemi fisici-cellulari che interagiscono in modo dinamico con campi di energia complessi che a loro volta fungono da regolatori. I fiori di Bach agiscono su tutti i corpi sottili, poiché contengono energia di alta frequenza ed agendo su essi esplicano i loro effetti anche sul corpo fisico. La vibrazione di ognuno di loro corrisponde ad una specifica emozione positiva e anche ad una specifica caratteristica dell’anima. Se la persona non è in armonia con il proprio Sé Superiore, si produce una distorsione energetica in una o più delle 38 frequenze. Ciò si ripercuote sul campo energetico umano, producendo o rinforzando uno stato d’animo negativo, dal quale a lungo andare scaturirà la malattia del corpo fisico. L’assunzione dei fiori agisce ripristinando l’armonia tra Sé Superiore e personalità, ristabilendo la giusta vibrazione dell’emozione dissonante. Questo spiega perché se si assume un fiore con una vibrazione corrispondente ad una emozione non squilibrata esso non produce nessun effetto. 6 Bach stesso spiega l’azione dei fiori in uno scritto del 1934: “Attraverso la loro alta vibrazione, determinati fiori, arbusti e alberi silvestri appartenenti a un ordine superiore, hanno il potere di aumentare le nostre vibrazioni umane e lasciare liberi i nostri canali ai messaggi del nostro Sé Spirituale (Sé Superiore), inondare la nostra personalità con le virtù che sono a noi necessarie e in questo modo lavare i difetti (del carattere) che causano i nostri mali. Così come la buona musica o altre Tabella 1 - Da Orozco R. Nuovi orizzonti con i fiori di Bach. Rivarolo: Centro di cose grandiose in Benessere Psicofisico, 1999. Pag 32. grado di ispirarci, i fiori Difetto da Fiore Virtù da sono in condizione di superare sviluppare elevare la nostra Ansia/Tormento Agrimony Pace personalità e di Debolezza Centaury Fermezza avvicinarci di più alla Restrizione Chicory Amore nostra anima. In questo Ignoranza Cerato Saggezza modo ci donano pace e Indifferenza Clematis Bontà ci liberano dalle nostre Dubbio Gentian Comprensione sofferenze. Non Impazienza Impatients Indulgenza guariscono attaccando Timore Mimulus Compassione in modo diretto la Terrore Rock Rose Coraggio malattia, bensì Indecisione Sclerantus Stabilità riempiendo il nostro Fanatismo Vervain Tolleranza corpo con le belle Pena Water Violet Allegria vibrazioni del nostro Sé Superiore, alla 6 CFR Orozco R. Nuovi orizzonti con i fiori di Bach. Rivarolo: Centro di Benessere Psicofisico, 1999. Pag 38. presenza del quale la malattia si scioglie come neve al sole. Non vi è una vera e propria guarigione senza un cambio di orientamento della vita, senza pace nell’anima e senza la sensazione di felicità interiore”. Quali sono i fiori di Bach? Come precedentemente indicato, i fiori, o meglio rimedi, di Bach sono 38, di cui una gemma, un fiore coltivato ed un’acqua. Ognuno di essi ha una specifica indicazione, ponendo rimedio a specifiche emozioni proprie dell’uomo. Alcuni fiori trattano stati mentali acuti, altri emozioni croniche o modalità caratteriali, per cui vengono detti fiori tipo. Un esempio di rimedio indicato negli stati acuti è Rock Rose, che è un fiore del gruppo dei rimedi per la paura. Esso è indicato in presenza di panico e terrore, che rappresentano stati emotivi acuti e transitori. Un esempio di rimedio adatto a trattare tipologie caratteriali è rappresentato da Rock Water, indicato in caso di rigidità, autodisciplina e severità verso se stessi. I fiori sono classificati in sette gruppi, in relazione alla problematica che trattano. Tuttavia, è bene sottolineare che ogni rimedio si distingue dagli altri per le peculiari emozioni che tratta. Paura Cura eccessiva per gli altri Rock rose (eliantemo) Mimulus (mimmolo giallo) Cherry plum (visciola) Aspen (pioppo) Red chestnut (castagno rosso) Chicory (cicoria) Vervain (verbena) Vine (vite) Beech (faggio) Rock water (acqua di roccia) Incertezza Cerato (piombaggine) Scleranthus (scleranto) Gentian (genziana) Gorse (ginestra) Hornbeam (carpino) Wild oat (avena selvatica) Mancanza d’interesse Nel presente Clematis (clematide) Honeysuckle (caprifoglio) Wild rose (rosa selvatica) Olive (olivo) Whitechestnut (fiori d’ippocastano) Mustard (senape) Chestnut bud (gemme d’ippocastano) Solitudine Heather (erica) Impatiens (impatiens) Water violet (violetta d’acqua) Ipersensibilita’ Agrimony (agrimonia) Centaury (centaurea) Walnut (noce) Holly (agrifoglio) Scoraggiamento E disperazione Larch (larice) Pine (pino) Elm (olmo) Sweet chestnut (castagno dolce) Star of bethlehem (stella di betlemme) Willow (salice) Oak (quercia) Crab apple (melo selvatico) Oltre ai fiori citati esiste anche il Rescue Remedy, che è l’unica composizione preparata da Bach. È una preparazione costituita da 5 fiori: Rock Rose (panico, il terrore, la paura nelle situazioni di emergenza), Star of Bethlehem (per i traumi e gli shock), Impatient (per l’agitazione e la frenesia), Clematis (per lo stato di shock, la confusione che si caratterizza dal distacco dalla realtà), Cherry plum (perdita di controllo, o paura di perdere il controllo). Le indicazioni per il Rescue Remedy sono da riferirsi alle situazioni di shock, panico, stress, spaventi, traumi. Come si preparano? La vibrazione terapeutica dei fiori viene catturata dall’acqua mediante due metodi diversi: il metodo del sole7 ed il metodo della bollitura,8 che si eseguono in modo differenziale, secondo le indicazioni fornite da Bach, a seconda delle caratteristiche del fiore (i fiori delle specie Tintura Madre = Essenza (50%) + Brandy (50%) Stock = Brandy (100%) + Tintura Madre (2 gocce X 30ml) Trattamento = Acqua (80%) + Brandy (20%) + Stock (3 gocce X 30ml) NB in caso di Rescue Remedy si aggiunge il doppio di gocce dello stock. arboree più coriacee e legnose vengono preparate con il Figura 4 – Da Orodzco. Op cit. Pag 73. metodo della bollitura). Da entrambe le preparazioni si ottiene un’acqua energizzata, che deve essere addizionata ad una pari quantità di brandy, che agisce come conservante: da questa soluzione si ottiene la tintura madre. Ponendo due o tre gocce di tintura madre in 30 ml di brandy si ottiene lo Stock, che è la preparazione che si trova in commercio. Dagli stock dei diversi rimedi, scelti in relazione alle necessità della persona, al fine di preparare la boccetta di trattamento, devono essere prelevate due o tre gocce, che andranno poste in una boccetta da 30 ml piena d’acqua e di un 20% di brandy, che agisce come conservante. Come si scelgono i fiori giusti? 7 Metodo del sole - Prima delle 9 del mattino, in una giornata di sole senza nuvole, si pongono in una bacinella 300 ml di acqua di fonte, i fiori, senza toccarli, tagliandoli e facendoli cadere direttamente nella ciotola. I fiori devono coprire completamente la superficie dell’acqua. Si lascia la bacinella con l’acqua ed i fiori 3-4 ore in pieno sole. La preparazione è pronta quando compaiono delle bolle nell’acqua o quando i fiori iniziano ad avvizzire. A questo punto si tolgono i fiori dall’acqua con un rametto della stessa pianta. Si unisce una pari quantità di brandy ed abbiamo ottenuto la tintura madre. 8 Metodo della bollitura - Prima delle 9 di un giorno di sole senza nuvole, porre i fiori ed i loro gambi (15 cm di gambo), senza toccarli, in una casseruola smaltata, in modo che ne occupino i ¾. Quindi occorre recarsi a casa velocemente: si coprono i fiori ed i gambi con 1,13 litri di acqua e si fa bollire senza coperchio per 30’. Si fa raffreddare e si filtra il tutto con una garza. Quindi si unisce al filtrato una pari quantità di brandy. La scelta dei fiori avviene durante il colloquio con la persona, mediante l’analisi degli stati d’animo e le emozioni che sta vivendo. Esistono tuttavia molti altri metodi di individuazione dei fiori, ad esempio mediante l’uso delle carte, mediante il ricorso a test chinesiologici o mediante il collegamento con il quadro astrologico della persona. Qual è la posologia dei fiori? Esistono diverse possibilità di posologia. Se ci troviamo in una situazione improvvisa, quale può essere ad esempio un trauma o un forte spavento, possono essere poste da due a quattro (se si utilizza il Rescue Remedy) gocce di soluzione dalla Sock Bottle in un bicchiere d’acqua, che andrà assunto a piccoli sorsi. Per le terapie prolungate, invece si ricorre alla preparazione della boccetta di trattamento, secondo quanto indicato sopra. Questa soluzione viene assunta generalmente quattro volte al giorno, ponendo quattro gocce di soluzione sotto la lingua. Negli stati acuti la dose può essere elevata, fino ad arrivare a 4 gocce ogni 10 minuti, sino a quando non subentrano segni di miglioramento. Occorre dire che i fiori di Bach non agiscono sempre, ma in funzione della sensibilità, della sintonia che la persona sviluppa per i fiori e in relazione al tipo di fiore scelto. Per alcuni problemi è sufficiente una unica somministrazione di un fiore, mentre altre volte occorre assumerli per mesi. Anche la disponibilità al cambiamento della persona influisce sulla resa del fiore. L’assunzione dei fiori non ha alcuna interazione con alcun farmaco e quindi può essere assunta durante qualsiasi tipo di terapia, anche farmacologica. Non esistono controindicazioni. Quanto dura della terapia? Dipende dal tipo di squilibrio e dalla persona. Se lo squilibrio è particolarmente acuto possono essere sufficienti alcune somministrazioni. Qualora si tratti di una condizione cronica i tempi si devono necessariamente prolungare. I fiori generalmente funzionano in 15-20 giorni, dopo i quali è opportuno cambiarli, considerando le nuove condizioni della persona. Bibliografia • • • • • • Bach E. Tutte le opere. Diegaro di Cesena (FC): Macro edizioni, 2000. Ball S. Floriterapia di Bach. Milano: Tecniche nuove, 1999. Orozco R. Nuovi orizzonti con i fiori di Bach. Rivarolo (TO): Centro di Benessere Psicofisico, 1999. Pastorino ML. Introduzione ai Rimedi Floreali di Edward Bach. Palermo: Nuova Ipsa Editore, 2001. Scheffer M. Terapia con i fiori di Bach. Milano: Tascabili degli editori associati, 2002. Scheffer M. Uso pratico dei fiori di Bach. Milano: Tascabili degli editori associati, 2001. Musicoterapia Francesco Burrai La musicoterapia è una disciplina che utilizza l’elemento sonoro/musicale all’interno della relazione utente/operatore in un processo sistemico di intervento con finalità preventive,riabilitative e terapeutiche (L.Bunt,Music therapy:an art beyond words,Routledge,1994,England) Concetti Creatori L’azione della musica si esplica attraverso le caratteristiche fisiche del suono: 1.moto armonico complesso 2.moto delle onde 3.moto longitudinale delle onde 4.frequenza delle onde 5.lunghezza delle onde 6.risonanza Gli elementi della fisica del suono colpiscono ed alterano il sistema psico-neuro-immunoendocrinologico. Lo stato di malattia è un’alterazione nell’equilibrio omeostatico dell’asse psico-neuroimmuno-endocrinologico,dovuto principalmente ad una causa eziologica primaria di stress emotivo e stati mentali negativi, che producono squilibri biochimici,elettromagnetici e blocchi energetici. Questa definizione rappresenta uno dei paradigmi fondamentali in diversi modelli teorici musicoterapeutici. Conseguentemente, la musica agisce sugli organi, sulle ghiandole endocrine, sul sistema personale emotivo e mentale e sul sistema transpersonale spirituale. La tipologia di risposta umana ricercata dalla musicoterapia è il mantenimento dello stato di salute, il potenziamento dello stato di salute, il ritorno allo stato di salute, La musicoterapia viene applicata attraverso due metodologie: 1.musicoterapia ricettiva o passiva,con l’ascolto di musica registrata scelta dal paziente o programmata dal terapeuta; 2.musicoterapia attiva,la musica è creata dal paziente attraverso strumenti,strumenti musicali,suoni e rumori emessi dal paziente. Una possibile classificazione dei campi di maggior applicazione della musicoterapia potrebbe essere la seguente: 1.pedagogia di sostegno 2.relazioni psicoterapeutiche 3.scoperta e creazione di stati creativi 4.malattie psicosomatiche 4.ambienti stressogeni 5.ambienti di lavoro e comunitari 6.ripristino dei ritmi fondamentali dell’organismo (agente omeostatico) Struttura fisica del suono Manifestazione fisica del suono Diffusione del suono Musicoterapia e nursing Valore e significato energetico degli intervalli musicali Valore energetico egli intervalli Correlazione suono colore Correlazione suono colore Correlazione suono agopuntura Correlazione suono elementi Correlazione voce soma Correlazione suono-ghiandole endocrine,meridiani,chakra,modi greci Correlazione suono,modi greci,ghiandole endocrine,meridiani,chakra Il suono penetra nel corpo.Alterazioni dello stato di coscienza.Produzione di una risposta positiva psico-somatica all’interno della grande connessione PSICO NEURO IMMUNO ENDOCRINA. Effetto del suono sull’uomo Fc in relazione a due azioni Analisi FC e attività muscolare Frequenza cardiaca è attività muscolare Pneumogramma EVIDENCE BASED NURSING La Musicoterapia si fonda sulle evidenze scientifiche di numerosi Clinical Trials (CTs) e Randomized Controlled Trials (RCTs). Musicoterapia e nursing Nei paesi dove è presente un nursing avanzato come gli U.S.A., Australia e Canada, l’uso della musica sta avendo da diversi anni un notevole sviluppo (1),sia nel versante della metodologia d’uso (2),sia nei sistemi di valutazione degli outcomes (3)(4),che nella ricerca(5). La musicoterapia è applicata sia in ambito ospedaliero,in centri di riabilitazione,in centri diurni,case di riposo e negli hospice (6). Nel nursing, l’utilizzo della musica è applicata a numerosi campi assistenziali come la psichiatria (7),nelle malattie neurodegenerative come il Parkinson (8),l’ Alzheimer (9),in ostetricia ginecologia neonatologia e pediatria (10),in neuropsichiatria infantile (11),in chirurgia (12)(13),in pneumologia (14),in cardiologia (15),in cardiochirurgia (16),nelle patologie terminali (17)(18),in oncologia (19),negli stati di coma (20),nell’assistenza domiciliare (21),in geriatria (22),nella riabilitazione (23). La musicoterapia è considerata nel nursing come strumento di intervento terapeutico autonomo (ITNI Independent therapeutic nursing intervention)(24),ed è anche associata ad altri interventi di cure complementari come la cromoterapia (25). Dalla revisione della letteratura,vengono analizzati alcuni articoli ritenuti rappresentativi sia dal punto di vista scientifico che didattico nell’ottica della relazione tra Evidence Based Nursing e musicoterapia. Anziani Pazienti lungodegenti (n=20) sono stati assegnati ad un gruppo sperimentale sottoposto ad esercizi musicali(M.E.),ad un secondo gruppo comparativo di terapia occupazionale(T.O.),e a un gruppo di controllo che non ha subito nessun trattamento.Questo studio (QES) vuole valutare l’ipotesi di un’influenza positiva da parte della variabile sperimentale sulla condizione fisica,cognitiva,comportamentale e sulla qualità di vita percepita. Le scale di valutazione usate per il rilevamento dei dati sono state la Cognitive Assessment Scale (CAS),la Behavior Rating Scale (BRS),e la Life Satisfaction Index (LSI). I risultati indicano che sia il gruppo di comparazione(T.O.) che il gruppo sperimentale(M.E.) hanno migliorato la funziona fisica e conoscitiva dei pazienti. Si evidenzia comunque un miglioramento significativo in più zone da parte del gruppo M.E. rispetto al gruppo T.O. (26) Pazienti con demenza (N=68) residenti in case di cura sono stati sottoposti ad uno studio RCT per studiare gli effetti della musicoterapia e del massagio manuale rispetto i conportamenti di agitazione /agressione dei pazienti. La misurazione dei comportamenti di agitazione è stata effetuta con una modificazione della scala Cohen-Mansfield Agitation Inventory Lo studio RCT ha costruito tre gruppi sperimentali:A, gruppo di musicoterapia,B,gruppo di massaggio manuale,C,gruppo di musicoterapia e massaggio manuale,relazionati tutti ad un gruppo di controllo che non ha subito i trattamenti. I tempi di trattamento con musica e massaggio manuale erano di 10 minuti. In ogni gruppo sperimentale ci sono stati riduzioni dei comportamenti aggressivi rispetto al gruppo di controllo. Il beneficio del trattamento si è mantenuto sostenuto ed è aumentato fino ad un'ora dopo il trattamento musicoterapeutico (F = 6.47, p<.01). All’analisi dei singoli comportamenti di agitazione nessuno dei trattamenti ha ridotto gli atteggiamenti aggressivi ((F = 1.93, p=.09) mentre si è evidenziato una riduzione dei comportamenti fisicamente non aggressivi (F = 3.78, p< .01)(27). Psichiatria Pazienti con demenza sono stati assistiti da caregivers che utilizzavano il canto e musica di sottofondo. Gli effetti osservati con la presenza di musica in background sono stati una diminuzione della comunicazione verbale dei caregivers verso il paziente,il quale comunicava,sia verbalmente che attraverso il comportamento, con una migliore comprensione rispetto la situazione relazionale in atto. Anche durante l’uso del canto da parte del caregiver, si è evidenziata una migliore comprensione rispetto la situazione relazionale da parte del paziente,una riduzione del suo stato di malevolenza,una dimunizione nell’uso della comunicazione verbale del caregiver.(28) Pazienti dementi o con diagnosi di demenza sospetta,sono stati sottoposti a sessioni di musicoterapia. I risultati hanno indicato che i pazienti hanno avvertito una capacità nel cantare, nel giocare con gli strumenti,nella realizzazione di movimenti del corpo durante il trattamento. Mentre cantavano le canzoni a loro familiari, alcuni pazienti hanno avvertito senzazione piacevoli,dovute al ricordo di momenti gioisi che tali musiche hanno riportato alla memoria Durante e dopo le sessioni,si creò un maggiore legame tra pazienti e infermieri,migliorando la comunicazione terapeutica e una facilità maggiore da parte dello staff nel trattamento di tale tipologia di paziente.(29) Chirurgia generale In questo studio RCT,pazienti operati a livello addominale (n=468),sono stati sottoposti a sessioni di musicoterapia (primo gruppo sperimentale),esercizi di rilassamento (secondo gruppo sperimentale) e in una combinazione dei due trattamenti (terzo gruppo sperimentale), per studiare l’effetto delle due variabili sul dolore post operatorio,in prima e seconda giornata,a livello ambulatoriale e sul riposo,rispetto ai pazienti non sottoposti ai trattamenti (gruppo di controllo). Le misurazioni del dolore è stata effettuata tramite scala VAS. I risultati hanno evidenziato una riduzione del dolore nelle prime due giornate postoperatorie,più efficacemente a livello ambulatoriale e sulo stato dil riposo (tutti P < 0.001).(30) Medicina Pazienti in assistenza domiciliare (N=24), affetti da BPCO,sottoposti a sessioni di musicoterapia,sono stati studiati (CCT) per cinque settimane per la definizione dei livelli di dispnea e di ansia. I risultati hanno evidenziato una diminuzione significativa dello stato dispnoico dopo l’ascolto di musica (p < .001),e una riduzioni significativa sia dell’ansia (p <.05) che della dispnea (p <. 01) sulla seconda settimana.Non c’è stato invece un cambiamento significativo nell'ansia o della dispnea oltre la quinta settimana. (31) Area Critica Pazienti sottoposti a ventilazione meccanica hanno mostrato una diminuzione della pressione arteriosa sistolica e diastolica durante la sessione di musicoterapia, ed un corrispondente incremento dei valori pressori al termine del trattamento musicoterapeutico. (32) Pazienti sottoposti a ventilazione meccanica (N=20) sono stati randomizzati (RCT) in un primo gruppo trattato con musica distensiva scelta direttamente dal paziente per un periodo di trenta minuti,seguiti da un periodo di riposo ininterotto,e in un secondo gruppo, trattato con trenta minuti di riposo ininterotto seguiti da trenta minuti di ascolto musicale. Gli strumenti di misura della variabile interessata dallo studio,la nausea,sono stati lo Spielberger State-Trait Anxiety Inventory modificato,la pressione arteriosa e la frequenza respiratoria. I risultati hanno evidenziato una maggiore efficacia della musicoterapia nel ridurre l’ansia rispetto a un periodo di riposo ininterotto(P<.01).(33) Pazienti in fase riabilitativa post chirurgica da innesto di bypass aorto-coronarico, hanno evidenziato un significativo miglioramento dell’umore durante la sessione sinergica di esercizi riabilitativi e musicoterapia (gruppo sperimentale)rispetto alla stessa tipologia di pazienti che non hanno usufruito del trattamento musicoterapeutico durante gli esercizi (gruppo di controllo).(34) Oncologia Pazienti (n=42)in trattamento radioterapico,sono stati randomizzati (RCT) in un gruppo sperimentale (n=19) e in un gruppo di controllo (n=23). Il gruppo sperimentale ha ascoltato musica scelta direttamente dal paziente per tutto il periodo del trattamento,mentre il gruppo di controllo non ha ascoltato musica. Malgrado la mancanza di una differenzazione significativa tra il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo lungo il periodo del trattamento radioterapeutico,l'intervento di musicoterapia può avere effetti positivi per pazienti con elevati livelli d’ ansia nella fase iniziale della radioterapia.(35) Pazienti (n=33) sottoposti a chemioterapia ad alta dosi sono stati randomizzati in un gruppo di controllo sottoposto a protocollo antiemetico standard,e in un gruppo sperimentale sottoposto a protocollo antiemetico standard più intervento di musicoterapia effetutato durante le 48 ore di somministrazione della ciclofosfoammide ad alte-dose in fase pre-operatoria. Lo studio (RCT), evidenzia differenze significative nella VAS con una riduzione sia dei sintomi di nausea sia del numero di episodi di vomito a favore del gruppo sperimentale.(36) Neonatologia Neonati prematuri (n=12) con età media di 29,3 settimane e un peso medio di 1111.9 g sono stati sottoposti ad uno studio CT per misurare l’effetto della musica sul periodo di sucking non-nutritivo. Al termine dello studio l’età media era di 35.5 settimane con un peso medio di 1747.3 g. Lo studio è stato svolto applicando la tipologia sequenziale ABAB: 2 minuti di silenzio(A),5 minuti di musica (B),2 minuti di silenzio (A),5 minuti di musica(B). I risultati hanno evidenziato che il valore del sucking non-nutritivo nella sessione di musica era 2.43 volte migliore rispetto al valore del sucking della fase di silenzio.(37) In questo studio CCT,neonati prematuri (n=20) sono stati sottoposti a stimolazione multimodale (ATVV) in sinergia con l’ascolto del Lullaby di Brahms.Lo stimolo è stato fornito per 15-30 minuti, con una frequenza di una o due volta alla settimana. Le variabili dipendenti misurate erano i giorni di ospedalizzazione,il valore del guadagno del peso giornaliero e la tolleranza agli stimoli. I risultati hanno indicato che la musica e lo stimolo multimodale ha incrementato il guadagno giornaliero del peso sia per i maschi che per le femmine. La tolleranza alla stimolazione è aumenta, con fenomeni di calma tra gli intervalli di stimolo, con una tolleranza che aumentava più rapidamente nelle femmine rispetto ai maschi. (38) Ginecologia In questo studio RCT ,pazienti (n=311) di differenti età (range18-70), sono stati randomizzati e sottoposti a sessioni di musicoterapia (gruppo sperimentale),per studiare il suo effetto sulla sintomatologia dolorosa post intervento chirurgico.La misurazione del dolore è stata effettuata tramite VAS.Il gruppo sperimentale ha evidenziato una riduzione significativa del dolore rispetto al gruppo di controllo (p = .022-.001),mentre i pazienti che usavano la metodologia PCA (Patient Controlled Analgesia)hanno mostrato una diminuzione della sintomatologia dolorosa dal 9% - 29% inferiore rispetto ai pazienti che usavano la PCA non associata all’ascolto di musica (gruppo di controllo).(39) Esofago-Gastro-Duodenoscopia.Colon-rettoscopia Pazienti (n=198) sottoposti a procedure di esofago-gastro-duedenoscopia e colonscopia, hanno evidenziato una diminuzione significativa della sintomatologia ansiosa pre esame.Lo strumento usato per la misurazione del livello d’ansia è stato il State Trait Anxiety Inventory(STAI),mentre lo studio condotto è un RCT. I pazienti (n=100) che hanno ascoltato musica prima della procedura(gruppo sperimentale)hanno ridotto il valore di ansia secondo la scala STAI dal 36,7(SD 10.5) al 32.1 (SD 10.4),mentre i pazienti (n=98) che non hanno ascoltato musica (gruppo di controllo) hanno evidenziato una riduzione dell’ansia da 36.1 (SD 8.3) a 34.6 (SD 11.5). Le differenze tra i due gruppi sono state statisticamente significative (F = 7.5, p =.007). (40) Stati psicologici Ad un gruppo di studenti (n = 12),è stato fatto ascoltare differenti categorie di musica contemporanea (n = 6),con lo scopo di studiare il rapporto tra la variazione dello stato dell’umore, misurato tramite POMS (Profile of Mood States) e le sei categorie musicali. Le misurazioni sono state eseguite prima e dopo l’esposizione alle sei tipologie musicali. I risultati dello studio (RCT) hanno evidenziato un’influenza sull’umore da parte di tutte e sei le categorie musicali (ANOVA,P = 0.008).L’analisi individuale di ogni categoria,ha evidenziato quattro categorie producenti cambiamenti altamente significativi sull’umore dei soggetti:categoria di tensione ( POMS -4.0 +/- 1.8; P < 0.001); categoria melanconico depressivo (+0.5 +/- 0.2; P < 0.001); categoria a carattere arrabbiato (+0.9 +/- 1.6; P < 0.03);musica contenente tutte le categoria degli stati d’umore(1.6 +/- 0.3; P < 0.04). La musica di tipo dance produce cambiamenti in tutte le categorie umorali, producendo il migliore cambiamento di umore in senso postivo. Al contrario, la musica popolare/independente, che è connessa con la categoria di tensione, ha prodotto il più grande cambiamento di umore in senso negativo. L'individuazione degli effetti prodotti dalle categorie musicali sull'umore,può avere implicazioni importanti nel nursing della salute mentale.(41) Aspetti spirituali Il concetto sistemico di unità indissoluble corpo-mente-spirito sta guadagnando l'attenzione dei professionisti della sanità.L’uso della musica può essere inserita come pratica spirituale e compassionevole nell’assistenza avanzata,sia negli stati di malattia che di salute.(42) Bibliografia 1.Snyder M., Chlan L. 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Logica e ragione, da sole, non sono sufficienti a dare questo significato; è piuttosto la capacità umana per l’immaginario e l’astrazione, il linguaggio e il pensiero, la sensazione e l’emozione che combinate esprimono l’uomo e aprono nuovi orizzonti alla comprensione. Forse Pitagora intendeva questo quando affermò: “c’è geometria nel mormorio delle corde. C’è musica nella spaziatura delle sfere.”] Martha Rogers Il colore fa parte della vita da sempre, infatti sin dall’antichità è stato utilizzato nei riti religiosi, nell’arte, nella scienza, nella magia e nella medicina. Nel corso della storia si possono tracciare percorsi diversi sull’uso del colore: uno nel suo utilizzo nei riti magico–religiosi, l’altro nella ricerca dei materiali naturali e artificiali per la fabbricazione di sostanze colorate per uso decorativo, tintorio eccetera. Il colore sin dai tempi più remoti fu lo strumento espressivo artistico-magicoreligioso più conosciuto e diffuso fra tutti i popoli. Già in epoca preistorica veniva utilizzato nelle rappresentazioni di animali sulle pareti delle caverne. Con l’evoluzione dall’età della pietra a quella del bronzo e del ferro ci fu un progresso anche nella tecnica di produzione di coloranti e del loro utilizzo per decorazioni, riti magici, religiosi. La civiltà minoica, una delle più antiche del Mediterraneo, fece un largo uso dei colori per la decorazione dei palazzi, sia nel loro interno che nel loro esterno. Ancora nel Mediterraneo, ha sviluppo la civiltà fenicia, il cui nome deriva dal greco e significa “gente del paese della porpora”, Fenici che nell’Antico Testamento sono chiamati Cananei, cioè “rossi”. I Fenici utilizzavano tuniche di lana, i più ricchi facevano uso di tessuti preziosi di vari colori e riccamente ricamati. I tessuti, soprattutto quelli tinti di color porpora, rappresentavano il commercio più importate di tutta la regione. Questa colorazione veniva ottenuta estraendo il succo dalle conchiglie di murice e, a seconda della quantità usata, si realizzavano sfumature dal rosa al rosso, al violetto, al viola scuro. Anche nell’antica Grecia i templi erano decorati sia all’interno che all’esterno. Nell’impero romano le case delle famiglie patrizie erano lussuose e decorate dal pavimento al soffitto, e i cortili e le pareti erano decorate con raffinati mosaici. Nell’antichità il colore era stato usato sulle abitazioni, sulla persona, sugli abiti e su ogni tipo di supporto. Ma al colore veniva attribuita una forza sottile che era la congiunzione fra il cielo e la terra che rappresentavano il mondo degli dei e quello degli uomini: tale congiunzione si credeva fosse manifesta nell’arcobaleno, vero ponte di luce tra la sfera spirituale e quella materiale. Infatti nell’antica Grecia era rappresentato dal mito della dea Iris, e nella Genesi l’arcobaleno è descritto come manifestazione del patto di alleanza fra Dio e gli uomini alla fine del diluvio universale. I primi scritti sulle caratteristiche che potevano essere attribuite ai vari colori provengono dall’antica Grecia. Dove si inizia a discutere sugli effetti che il colore ha sull’uomo. In epoca cristiana, scienziati, artisti e filosofi si sono interessati a teorizzare sul significato del colore: ovviamente si sono manifestate delle diversità di valutazione, spostando così l’attenzione dall’aspetto qualitativo a quello misurabile e quantitativo. L’aspetto quantitativo è attribuito alla definizione dei colori da Newton, mentre l’aspetto qualitativo è attribuito ad esponenti della cultura e dell’arte come Goethe e Kandinskij e altri. Come abbiamo visto, sin dall’antichità i colori hanno rivestito un ruolo molto importante per l’uomo, ed è per questo che anche nell’epoca moderna non vengono sottovalutati gli effetti che i vari colori possono avere sull’uomo. A partire dalle varie definizione del colore, scientifico-quantitativo e/o qualitativo, si sono diramati vari percorsi di studio. Goethe ci dice che la luce è una condizione per vedere i colori che nascerebbero dal rapporto tra la luce e l’ombra. Così da poter dire che l’oscurità dello spazio infinito vista attraverso l’atmosfera illuminata dà l’azzurro al cielo; una sorgente luminosa vista attraverso una sostanza opacizzante–l’aria non illuminata dal sole – dà il rosso ad un tramonto o il giallo ad un lampione. Goethe considera il colore quindi un processo vivente, un’interazione continuamente creativa di luce e tenebra, intese come polarità attive. Kandinskij, nella sua esperienza di pittore, pone attenzione al percepire ciò che le tinte provocano fuori e dentro di lui e sostiene che il colore ha una sua forza psichica che provoca una corrispondente vibrazione interiore. Accanto a questi concetti, per così dire, qualitativi o ”spirituali” prendono piede concetti più materialistici come l’interesse economico, che ad esempio attribuisce i colori alle confezioni dei diversi tipi di materiali in vendita, tenendo conto sia dell’attrazione che il colore deve suscitare sulla persona ma anche la relazione che quel colore ha con il prodotto contenuto, “ in caso di acquisti si è liberi di scegliere, far valere le proprie preferenze. [….] Ma se il prodotto è lo zucchero, per esempio, l’industriale sa che lo deve impacchettare in un contenitore blu, o per lo meno deve esserci, in qualche parte del pacco, un richiamo di blu, […] la sensazione fisiologica associata al colore blu è “dolcezza” […]. A tal proposito è possibile rifarsi al test dei colori di Max Luscher. Dopo questa breve carrellata sulla storia del colore e la sua importanza nella vita, vengo al mio intervento. In questo lavoro è mia intenzione sviluppare gli aspetti “qualitativi e terapeutici” del colore. L’idea dell’arte come terapia, cioè come supporto alla cura dell’essere umano attraverso l’uso del colore è relativamente recente: è verso i primi del Novecento che l’arte viene introdotta nelle strutture psichiatriche, ospedali e in centri terapeutici inizialmente intesa come terapia occupazionale fino ad arrivare ai giorni nostri dove si avanzano ipotesi di terapia vera e propria. Anche per quel che riguarda la cura e la diagnosi si sono differenziati vari percorsi d’interesse. “Il test dei colori di Luscher” ad esempio è in grado di dare indicazioni sulle condizioni fisiologiche del soggetto, la sua sorgente di tensione, i meccanismi di compensazione e le sue aspettative. Questo test è utilizzato come strumento terapeutico da parte di psicologi, ma anche nella selezione del personale e per l’orientamento professionale Andare ancora oltre e andarci attraverso l’arte, in questo caso con l’acquerello, comporta un notevole sforzo per noi che lavoriamo in ambito ospedaliero, dove sempre più l’uomo viene “segmentato” in relazione al tipo di patologia che lo ha colpito. Si conoscono diverse applicazioni delle potenzialità terapeutiche del colore, luci, abbigliamento, irradiazioni, arredi, eccetera. Ma in questo lavoro mi limito alla ricerca effettuata sull’utilizzo del colore con l’acquerello relativamente alla terapia artistica ad indirizzo antroposofico. “Più stavo con la scienza e la ragione, più mi cresceva dentro la curiosità per la magia e la follia delle alternative che avevo scartato all’inizio. Non certo perché credessi di aver sbagliato strada, ma perché sentivo che quella strada, pur essendo probabilmente la migliore, aveva i suoi limiti e che altrove, percorrendo altre vie, potevo trovare qualcos’altro: non certo qualcosa di alternativo, ma forse qualcosa di complementare. E così, appena i mediciaggiustatori di New York mi dissero d’aver completato le loro riparazioni, corsi via in quella direzione.” Così scrive Tiziano Terzani in Un altro giro di giostra. La terapia artistica ha come obbiettivo quindi migliorare la qualità di vita del paziente, in quanto attraverso la realizzazione di pitture il paziente potrà mettersi in contatto con la propria interiorità e vedere come si rapporta con l’esterno; in questo processo il terapeuta e il paziente hanno l’opportunità di istaurare un dialogo, attraverso le pitture, non sempre facile soprattutto quando ci si trova in una nuova realtà come potrebbe essere la malattia. Il paziente ha la possibilità di vedere il tema della propria vita attraverso un linguaggio artistico creativo. Goethe descrive la nascita del colore come lotta tra la luce e le tenebre, così Steiner fa riferimento all’attività dell’animo umano in lotta sempre fra una polarità: bene/male, simpatia/ antipatia, giusto/sbagliato, buono/cattivo. La terapia artistica nel processo cerca di attivare le forze risanatrici del paziente coinvolgendo non solo l’aspetto intellettuale e fisico ma facendo appello anche alle forze del cuore. La malattia può essere considerata come l’espressione ultima della “fissità” di un atteggiamento unilaterale dell’animo umano. Il paziente, allora, potrà rendersene conto attraverso il suo fare pittorico: in quanto proverà emozioni forti nel far incontrare due o più colori sul foglio. E dalla semplice osservazione si evince che dall’incontro di due colori ne nascerà di conseguenza un terzo. Rapportato questo processo al mondo interiore susciterà la consapevolezza delle proprie debolezze e delle proprie qualità. Il terapeuta è tenuto ad osservare il processo che il paziente fa, a dare delle indicazioni, ma non ad interpretare. Infatti il compito del terapeuta sarà quello di comunicare coraggio ed entusiasmo affinché il paziente stesso, con i suoi tempi, arriverà a piccoli passi ad armonizzare gli opposti: imparerà a diluire o rafforzare, espandere o contenere, aprire o chiudere delle forme, evidenziarne alcune o cancellarne altre. Lavorando sugli opposti armonizzandoli prima sul quadro, poi, con il tempo anche dentro di sé. Ma Steiner aggiunge qualche cosa di importante partendo appunto dalla dualità: l’essere umano è cioè cittadino di tre mondi, quello dei sensi, quello dell’interiorità dell’anima e quello più sottile, spirituale, che lo porta ad evolversi con il suo Io. Attribuisce inoltre ai colori fondamentali le tre qualità dell’uomo: il vivente, l’anima e lo spirito che, essendo qualità attive, hanno la possibilità di indurre al cambiamento. Il colore partecipando, appunto, attivamente a questi tre mondi ci mette in comunicazione con la natura, con la memoria, con i sentimenti e con lo spirito. E allora, il terapeuta potrà suggerire contenuti che si riferiscono al mondo esterno: vegetale, animale, oppure alle emozioni e i sentimenti e cercherà anche di far rappresentare artisticamente stati d’animo come il coraggio, l’entusiasmo, la gioia, la paura. Così che il paziente è messo nella condizione di portare a consapevolezza le proprie difficoltà, ma riconoscere anche gli strumenti per trasformarle e il senso di una ricerca verso lo scopo della propria vita. La terapia artistica da questo punto di vista non si prefigge altro che attivare un’evoluzione dell’animo umano partendo dall’armonizzare il pensare con il sentire e con il volere, favorire una gestione delle difficoltà della vita compresa la malattia e, perché no, arrivare a ripristinare la funzionalità degli organi. La terapia artistica non si rivolge solo al paziente e alla sua evoluzione ma richiede al terapeuta di lavorare su di sé, non solo dal punto di vista artistico e dal punto di vista delle conoscenze teoriche per acquisire le capacità tecniche, ma richiede al terapeuta di lavorare anche sulle proprie qualità morali. Il terapeuta avrà da acquisire la consapevolezza di essere colui che da gli strumenti e che offre la propria capacità di “prendersi cura” di chi, in quel momento, è in una situazione di difficoltà. Dovrà inoltre superare i sentimenti di simpatia/antipatia per fare spazio alla capacità di entrare in empatia con la persona che ha di fronte. Dovrà sviluppare anche la capacità di essere “artista” nella relazione essendo capace di giocare e di essere disponibile all’incontro con l’altro e sicuramente l’umorismo non potrà non esser un buon ingrediente nella relazione. Infine, l’arte terapeuta lavorerà in gruppo, affinché la realtà del paziente possa essere delineata più oggettivamente attraverso lo scambio delle visioni dei diversi operatori. Conclusioni Prendendo spunto dalle parole di Martha Rogers enunciate all’inizio mi sembra di poter dire che la sua intuizione è stata perspicace, in quanto il concetto di essere umano non può essere rivolto solo all’aspetto materiale del suo corpo. Questo si collega anche alla domanda che si è posto Tiziano Terzani nel momento della cura di una malattia come il cancro: il bisogno di qualcosa “d’altro” che sia complementare, cioè che si prenda cura dell’aspetto più sottile, spirituale dell’essere umano. Di solito proprio nel momento di difficoltà, e figuriamoci se non lo è la malattia, l’uomo prende coscienza della propria vita e, vedendola sfuggire, si pone delle domande. Domande cui non è facile rispondere ma sicuramente è importante cogliere l’occasione di una possibilità di evoluzione. Ritengo inoltre che non ci sia una sola strada per evolvere ma la ricerca di quella giusta per sé è tutta personale. E questo va a sottolineare quella caratteristica che assolutamente distingue l’uomo da tutto il resto della creazione, che è la libertà. Bibliografia Baldassarre B., L’onda d’amore: l’arte come esperienza terapeutica con l’anziano, Magi, 2001 Calosi R. La Terapia artistica antroposofica, in «Rivista di Psicosintesi terapeutica», numero 5;2002 Eagles J.M., Light therapy for seasonal affective disorder in primary care, in «The British Journal of psychiatry» (2001) 178: 311-316 Giaume M.G., Il colore come terapia, EDUP, Roma, 2002 Goethe J.W., La storia dei colori, LUNI, Milano, 1997 Goethe J.W., La Teoria dei colori, Il saggiatore, Milano, 1999 Grandstrom D.M., Self-care with color therapy-more thanmeets the eye, in «Nurs-spectrum-philadelphia-tri-state», 2002, 11(5): 10-11 Itten J., Arte del colore, Il saggiatore, Milano, 2002 Junemann M., Weitmann F., Dipingere e disegnare: l’arte come metodo didattico nelle scuole steineriane. 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Assessing Efficacy of Complementary Medicine: Adding Qualitative Research Methods to the “Gold Standard”. The Journal of Alternative and Complementary Medicine, 2002, 8(3): 275-281. Il codice deontologico dell’infermiere, all’art 3.1, recita: “l’infermiere fonda il proprio operato su conoscenze validate ed aggiornate così da garantire alla persona le cure e l’assistenza più efficaci”. Il tema dell’efficacia è divenuto ricorrente in ambito sanitario negli ultimi anni: l’efficacia, insieme all’appropriatezza, è considerata il criterio fondamentale per individuare quali interventi assistenziali il Servizio Sanitario Nazionale eroga ai propri cittadini, secondo quanto definito dal Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 e successivo Dlgs 229/99. Cosa si intende per efficacia? In generale l’efficacia è definita come “capacità di produrre l’effetto e i risultati voluti e sperati […]”.9 Contestualizzandola in ambito sanitario possiamo parlare di efficacia clinica come “misura in cui specifici interventi clinici, posti in atto per un particolare paziente o gruppo di pazienti, conseguono gli effetti desiderati. Ciò significa mantenere o migliorare la salute garantendo il massimo, in termini di salute, che è possibile ottenere in base alle risorse disponibili”.10 L’efficacia è un tema centrale nell’ambito della pratica basata sull’evidenza, nella quale gli interventi vengono scelti coniugando tre elementi fondamentali: le evidenze scientifiche, le preferenze del paziente, l’esperienza clinica del professionista. Le evidenze scientifiche, spesso indicate come prove di efficacia, sono rappresentate da “i risultati della ricerca rilevante dal punto di vista clinico, derivanti spesso dalle scienze biomediche di base, ma specialmente dalla ricerca clinica centrata sul paziente, volta a testare l’accuratezza e la precisione degli esami diagnostici, il potere dei markers prognostici e l’efficacia e la sicurezza dei regimi terapeutici, preventivi e riabilitativi”.11 Le evidenze scientifiche derivano dagli studi clinici, che si differenziano in relazione al tema che affrontano e che cercano di chiarire, per ognuno dei quali esistono specifici disegni di studio. A domande di trattamento sono in grado di rispondere gli studi randomizzati e controllati e gli studi di coorte prospettici con coorte concorrente; a domande relative alla diagnosi rispondono studi cross sectional con confronto cieco ed indipendente con il gold standard (ossia l’attuale miglior metodo di diagnosi riconosciuto e condiviso); a quesiti di prognosi rispondono gli studi di coorte prospettici senza coorte concorrente; ai quesiti di eziologia rispondono studi caso controllo e studi di coorte retrospettivi. Per ogni domanda esiste perciò un disegno di studio che costituisce il riferimento. Gli RCTs sono generalmente considerati gli studi scientifici più rigorosi per valutare l’efficacia di un intervento di cui rappresentano il “gold standard”. 9 Devoto G, Oli GC. Il dizionario della lingua italiana. Firenze: Le Monier, 1995. Hamer S, Collinson G. Evidence based practice. Milano: Mc Graw Hill, 2002. 11 Sackett DL et al. La medicina basata sull’evidenza. Torino: Centro Scientifico Editore, 2004. 10 Le terapie complementari e alternative (CAM) nascono come strumento integrativo/alternativo per il trattamento di patologie e condizioni: conseguentemente la modalità con cui la comunità scientifica ne può indagare l’efficacia è attraverso gli studi randomizzati e controllati. Esistono, tuttavia, dei limiti nella capacità degli RCTs di valutare l’efficacia delle CAM. Per questo sono stati suggeriti degli adattamenti metodologici alla effettuazione degli RCTs, che aumentano la loro capacità di valutare l’efficacia delle CAM.12 L’effettuazione di un RCT prevede che ogni individuo, arruolato nello studio, venga allocato in maniera casuale (randomizzata) ad uno di almeno due gruppi, solitamente detti gruppo di studio e gruppo di controllo. Un gruppo è soggetto a interventi sperimentali definiti, mentre l’altro gruppo riceve trattamenti standardizzati o placebo. I risultati sono valutati mediante confronti rigorosi degli outcome dei due gruppi. Al fine di limitare gli errori, l’allocazione ai gruppi può essere nascosta ai partecipanti (cecità). Le difficoltà connesse alla capacità degli RCTs nelle CAM sono le seguenti: 1) L’utilizzo delle CAM prevede il ricorso a molteplici interventi (naturopatia, medicina tradizionale cinese). Per questo motivo là dove studiata in modo congruo ai modi con cui viene realizzata è difficile sapere quale, tra i tanti interventi, è realmente efficace e perché. 2) In secondo luogo, i trattamenti di CAM sono spesso non standardizzati, ma individualizzati e flessibili: al di là dell’esistenza di diverse modalità tecniche, con cui vengono realizzati gli stessi trattamenti dai diversi terapeuti, ogni terapeuta può modificare la stessa tecnica in relazione ai bisogni dei diversi pazienti, o addirittura rispetto allo specifico bisogno che lo stesso paziente presenta nel corso di ogni singola seduta. 3) In terzo luogo, gli interventi di CAM spesso si applicano a patologie non specifiche e multifattoriali (stress, mancanza d’energia) o a pazienti con patologie croniche (Walach et al, 2002). Per questo motivo può essere difficile capire quali sono le specifiche condizioni cliniche in cui una particolare tecnica è maggiormente indicata, anche perché spesso il focus del trattamento è rivolto a ristabilire l’equilibrio energetico e fisico, piuttosto che a trattare sintomi specifici. 4) Il quarto punto è rappresentato dal fatto che il reclutamento e la randomizzazione possono essere problematici a causa delle convinzioni, delle pratiche e delle preferenze dei partecipanti. 5) Il quinto elemento è costituito dalla identificazione dell’appropriato trattamento placebo, spesso difficile o impossibile (si pensi all’agopuntura o al massaggio), e causa di difficoltà, se non d’impossibilità, nella realizzazione della la cecità sia nei confronti dei professionisti, che dei pazienti. 6) Infine, gli RCTs sono rivolti a definire la efficacia specifica del singolo trattamento, per cui tentano di minimizzare o escludere gli effetti della relazione pazienteterapeuta (effetto aspecifico) sugli outcome. Al contrario nelle CAM l’effetto terapeutico della relazione paziente-terapeuta è considerato una parte cruciale dell’intervento. Molte di queste difficoltà non esistono solo nei confronti delle CAM, ma si presentano in modo analogo a diversi interventi di terapia convenzionale, come la fisioterapia, la psicoterapia, la chirurgia e l’assistenza infermieristica. 12 Verhoef MJ, Casebeer AL, Hilsden RJ. Assessing Efficacy of Complementary Medicine: Adding Qualitative Research Methods to the „Gold Standard“. Journal of Alternative and Complementary Medicine. 2002: 8(3):275-281. Sono stati suggeriti molti accorgimenti metodologici nella conduzione degli RCTs per risolvere questi problemi: 1) per risolvere i primi tre ostacoli sono stati condotti studi pragmatici13 nei quali sono valutati gli interi sistemi di cura nel loro contesto, non solo facendo in modo che il trattamento comprendesse tutti gli interventi realizzati solitamente e con la massima flessibilità inter ed intra paziente, ma ricorrendo anche al metodo diagnostico proprio della disciplina terapeutica indagata. 2) Rispetto al quarto punto sono effettuati studi che indagano le preferenze dei pazienti come variabili specifiche (Brewin and Bradley, 1989; Torgerson et al., 1996). La difficoltà è che tali variabili non sono sempre valutabili a posteriori, in particolare se i potenziali partecipanti hanno già forti preferenze prima che vengano realizzati gli interventi. Inoltre, anche nel caso in cui i pazienti, che credono nel ricorso a terapie complementari, siano reclutati nel gruppo di controllo, il facile accesso ai trattamenti complementari, può inquinare il controllo (si pensi alla facilità con cui si può accedere ai trattamenti erboristici, piuttosto che agli integratori alimentari).14 3) Rispetto alla problematica riguardante l’identificazione del trattamento di confronto e della cecità, Vickers (1996) ha rilevato che essi non sono parti fondamentali del disegno dell’RCT, e così, se non appropriati possono essere eliminati. Tuttavia, ciò può essere considerato come una debolezza del disegno, e così, determinare debolezza delle evidenze prodotte. 4) L’ultima sfida non è facile da risolvere. Data l’interazione tra il processo diagnostico, il terapeuta ed il paziente, gli RCTs non riescono a spiegare gli effetti specifici della relazione paziente-fornitore di cura. Problema Molteplicità degli interventi realizzati nella singola cura. Variabilità degli interventi tra terapeuti, tra pazienti e nello stesso paziente. Difficoltà di individuare le specifiche condizioni per cui si rende indicata la specifica cura. Difficoltà di reclutamento del campione. Difficoltà di individuare il placebo che sia credibile e che consenta la cecità. Soluzione Conduzione di studi pragmatici. Non ci sono soluzioni. Possono essere eliminati il controllo e la cecità, ma in questo caso ne risente il rigore dell’evidenza prodotta. Difficoltà di isolare l’effetto terapeutico della Non ci sono soluzioni. relazione paziente terapeuta. Una sfida di natura differente è relativa ai limiti della informazione generata tramite RCT, che deve essere generale, e quindi valida per ampie categorie di pazienti, e relativa alla dimostrazione della forza e della frequenza dell’associazione tra trattamenti ed esiti positivi. Gli RCT non dimostrano perché funziona un trattamento, ma solo se esso 13 Gli studi pragmatici si distinguono da quelli esplicativi. Questi ultimi considerano dei segmenti della assistenza e valutano come ogni intervento funzioni. I primi invece si realizzano sull’intero sistema di cura e sono rivolti a verificare se il paziente ne beneficia e se li gradisce. CFR Richardson J. The use of randomized control trias in complementary therapies: exploring the issues. Journal of Advanced Nursing, 2000, 32(2), 398-406. 14 Nahin R, Straus SE. Research into complementary and alternative medicine: problems and potential. BMJ, 2001, 322: 161-164. funziona, in base a parametri di efficacia oggettivi e quantificabili (es. modifica dei valori pressori, dei valori ematochimici, frequenza delle complicanze o dei decessi). Essi quindi non consentono di capire come funziona il trattamento e, quindi, come apporta i benefici che reca. Gli interventi di CAM non producono la variazione di parametri oggettivamente riscontrabili, ma il loro beneficio è insito nell’esperienza del paziente ed è difficilmente quantificabile in modo oggettivo. La ricerca qualitativa può essere utile a risolvere queste lacune e quindi, nello studio delle CAM, può essere considerata un valido alleato degli RCTs. Essa, infatti, è progettata per fornire informazioni specifiche rispetto al perché e al come delle esperienze individuali. La ricerca qualitativa ed i suoi obiettivi La ricerca qualitativa consiste nella indagine dei fenomeni nel loro contesto naturale, in modo approfondito ed olistico, attraverso la raccolta di molti dati narrativi. Essa non cerca risposte quantificate. Il suo obiettivo è lo sviluppo di concetti, che ci aiutano a comprendere i fenomeni sociali nel loro contesto naturale, anziché in un contesto sperimentale ed artificioso, dando la dovuta enfasi ai significati, alle esperienze ed ai punti di vista di tutti i partecipanti (Pope e Mays, 1995). Gli obiettivi di ricerca ai quali gli studi qualitativi sono particolarmente adatti includono i seguenti (Green & Britten, 1998; Maxwell, 1996). Il primo obiettivo è raggiungere la comprensione di un intervento, identificando il significato per i partecipanti allo studio degli eventi e delle situazioni in cui sono coinvolti. Il secondo obiettivo comprende la comprensione del particolare contesto (naturale) in cui agiscono i partecipanti e l’influenza che questo contesto ha sulle loro azioni. Ad esempio, una componente che si adatta anche alle CAM è l’identificazione, e quindi lo studio, del ruolo della relazione paziente-terapeuta. Il terzo obiettivo è la comprensione del processo nel quale gli eventi e le azioni avvengono. Infine, il quarto è valutare come differiscono le prospettive della realtà dei diversi soggetti coinvolti (pazienti, professionisti, ricercatori). Nel processo di conduzione della ricerca qualitativa è frequente che emergano fenomeni inaspettati ed influenze, che possono indurre nuove domande di ricerca utili per migliorare l’assistenza sanitaria. Come nelle ricerche quantitative, anche nella ricerca qualitativa ci sono diverse strategie per assicurarne il rigore (Mays and Pope, 1985). Anche se queste strategie sono diverse, non ci sono ragioni per ritenere che in sé la ricerca qualitativa non sia rigorosa. L’importanza di associare la ricerca qualitativa agli RCTs. Comprendere il significato degli interventi. Gli RCTs possono stabilire se un intervento funziona per mezzo di un disegno rigoroso, nel quale due o più gruppi sono randomizzati per escludere variabili di confondimento. Tuttavia, proprio come ci sono studi sui trattamenti che generano risultati statisticamente significativi che non hanno significatività clinica, o importanza sulla vita reale dei pazienti e dei loro caregivers, è anche possibile trovare risultati non statisticamente significativi che hanno importanti implicazioni per i singoli pazienti. Se un RCT dimostra che non ci sono effetti terapeutici, ciò non ci può dire se l’intervento ha funzionato in modo diverso da quanto ci si aspettava, o se alcuni soggetti hanno beneficiato comunque dell’intervento. Anche se in modo meno eclatante, ciò si può applicare anche agli RCTs che dimostrano un effetto terapeutico. Ad esempio, Becker t al. (2001) hanno condotto uno studio di trattamento controllato finalizzato a valutare gli effetti del Qi Gong sulle performance, sul comportamento sociale e sulla salute dei bambini in età scolare. Anche se furono trovati miglioramenti rispetto a diversi outcome, non furono individuate differenze statisticamente significative tra i due gruppi sulla qualità di vita, utilizzando le scale validate. Tuttavia, i dati raccolti mediante interviste qualitative, effettuate sugli insegnanti, illustrarono un effetto calmante e rilassante del Qi Gong, così come la diminuzione della “lamentosità” di alcuni bambini. Questi elementi non venivano rilevati dalle scale sulla qualità di vita. Un secondo esempio è rappresentato da uno studio di Pope, che individuò molti outcome significativi a seguito di un RCT effettuato su interventi mente-corpo per i pazienti con una patologia cronica, anche se non fu rilevato nessun miglioramento rispetto l’ammontare dello stress (citato in Verhoef et al., 2001). In questo studio, nelle interviste qualitative i partecipanti descrissero un processo personale di crescita, che essi percepirono come movimento verso un migliore benessere. Riferirono di aver guadagnato autoconsapevolezza, che consideravano come un esito positivo, anche se la loro reazione verso questa consapevolezza non fu sempre positiva. Il funzionamento dell’intervento terapeutico è stato individuato anche da Alraek e Baerheim (2001), che valutarono, in modo qualitativo, le esperienze personali soggettive dei partecipanti in uno studio sull’agopuntura nella prevenzione delle cistiti ricorrenti. Questo trial non è ancora stato pubblicato. Lo studio qualitativo era basato sull’indagine dell’esperienza dei ricercatori nell’ambito della loro pratica, rispetto al fatto che spesso i pazienti descrivevano cambiamenti della propria salute al di là della risoluzione del problema per il quale erano arrivati al terapeuta, che sembravano riflettere un processo di cambiamento dalla disarmonia, verso l’armonia. I risultati dimostrarono esperienze relative ai cambiamenti nelle abitudini urinarie, maggiore energia, ridotti livelli di stress, migliore sonno, migliore digestione, riduzione di cefalea, mal di schiena e dolore articolare. Weinholz et al. (1995) riferirono un importante esempio di uno studio combinato nella letteratura pedagogica. Essi descrissero come i dati qualitativi li aiutarono a trovare significatività da risultati statisticamente non significativi in uno studio condotto sull’impatto della formazione a piccoli gruppi. Questi dati dimostrarono che una delle loro misure di outcome non era sensibile a certi outcome educativi. Questi esempi dimostrano che un intervento può determinare modifiche significative e desiderabili per i pazienti, pur non mostrando palesi miglioramenti attraverso le misure strumentali progettate per la concettualizzazione specifica di una funzionalità normale, media o ottimale. Al fine di valutare tali cambiamenti, la ricerca deve focalizzare la propria attenzione verso le esperienze individuali delle persone che ricevono gli interventi. Tali esperienze si possono indagare attraverso la ricerca qualitativa che, contrariamente a quella quantitativa, è orientata ai casi piuttosto che alle variabili (Sandeklowski, 1996). Outcomes degli interventi Gli esempi sopraccitati mostrano che le misure disponibili degli outcome non sempre identificano tutti i benefici potenziali degli interventi di CAM. Cohen e Mount (1992) individuarono che la tendenza della maggior parte degli strumenti è volta a misurare la dimensione fisica, ignorando le questioni relative al significato del trattamento, rendendoli non validi nei contesti di cure palliative. Ciò è applicabile anche a molti interventi di CAM che spesso sono olistici per natura e basati su una forte connessione mente-corpo. Inoltre, i precedenti esempi hanno identificato che non sempre conosciamo i potenziali benefici degli interventi. Levin et al (1997) hanno descritto che secondo la letteratura relativa ai Fiori di Bach, il trattamento con Water Violet sembra ristabilire la serenità. Più probabilmente, le misurazioni disponibili sugli outcome non valutano questa dimensione, e così possono concludere che questo rimedio non ha effetto. In tali casi è utile condurre ricerche qualitative prima di iniziare uno studio, per valutare quali outcome rilevanti sono determinati, al fine di sviluppare misure appropriate. Anche se la disponibilità di misure appropriate è un problema, lo studio condotto da Weinholtz et al (1995) ha dimostrato anche la mancanza di sensibilità delle misure esistenti per valutare le importanti differenze qualitative tra le persone e nella stessa persona. Per aumentare la sensibilità, le misure di outcome devono essere valide, affidabili, specifiche, facilmente adattabili ai cambiamenti (a lungo o a breve termine) e devono possedere la capacità di esprimere una grande variabilità di punteggi, che consentono l’individuazione di cambiamenti (Stewart and Archbold, 1992, 1993). Contesto Per gli obiettivi della ricerca e analisi, gli interventi negli RCTs sono studiati da soli, mentre nella pratica clinica tutti gli interventi si integrano insieme nell’approccio terapeutico. Van Weel (2001) ha indicato che “effetti non specifici lavorano attraverso la loro integrazione verso un approccio di trattamento integrato, che è una modalità essenziale nella quale gli effetti di contesto variano dagli specifici effetti”. Il valore dell’effetto di contesto sta nel loro migliorare gli specifici interventi, in modo che l’efficacia sia massimizzata. Gli RCTs non rappresentano il disegno ideale per valutare egli effetti di contesto. Quindi, esplorare il complessivo contesto fisico e psicosociale nel quale si realizza l’intervento è un importante valore aggiunto della ricerca qualitativa. Uno degli aspetti aspecifici discussi più di frequente è rappresentato dalla relazione tra paziente e terapeuta, che è spesso considerata come una parte integrante del trattamento del professionista complementare. Di Blasi et al. (2001) hanno condotto una revisione sistematica per esaminare se esistono evidenze empiriche per supportare gli effetti terapeutici della relazione medico-paziente. I loro risultati hanno dimostrato che esiste poca coerenza rispetto questi effetti ed i soli risultati costanti erano rappresentati dal fatto che i medici che adottano modi di fare cordiali, amichevoli e rassicuranti sono più efficaci di coloro che si mantengono formali e che non offrono rassicurazioni. La ricerca qualitativa condotta in modo sistematico e rigoroso potrebbe condurre ad aspetti più profondi e, così, permettere la costruzione di modelli teorici che possono essere testati con la ricerca quantitativa. Similmente, Jobst (2001) ha commentato “anche se può essere chiaro che le buone maniere con il paziente funzionano, la domanda rimane comunque “COME””? Realtà multiple I sociologi qualitativi hanno da lungo tempo riconosciuto la presenza di diverse realtà. Yerxa (1991) ha affermato che il metodo sperimentale non rappresenta la realtà del paziente, dato che esclude la sua esperienza soggettiva e l’ambiente naturale. Rispetto alle CAM, i pazienti ed i professionisti possono avere diverse credenze rispetto la cura (olismo vs biomedicina) e rispetto alle evidenze. Mentre i ricercatori, ed in misura minore i professionisti, ritengono le evidenze cruciali, molti pazienti tendono a ritenere che le CAM siano naturali e, perciò, sicure, e ritengono le evidenze scientifiche di minore importanza rispetto alla propria personale evidenza. Le credenze dei pazienti sono strettamente correlate alle loro aspettative e possono avere importanti effetti sui risultati dei trials. Indagare come tali aspettative sono correlate al processo dell’intervento è di grande importanza. Il ruolo e l’importanza delle convinzioni dei pazienti sono stati descritti in numerosi studi qualitativi. Per esempio i fattori che gli immigrati cinesi con artrite percepivano contribuire alla malattia così come la severità percepita della malattia, erano fattori maggiori nelle preferenze e scelte del trattamento (Zhang e Verhoef, 2002). Holman (1993) descrive come i pazienti che traggono beneficio da un programma di autogestione della artrite non considerano la propria patologia danneggiare irrimediabilmente la propria vita e credono che potrebbero fare qualcosa per migliorare la propria situazione. Discussione Gli RCts sono importanti per valutare l’efficacia delle CAM. Sono stati suggeriti molti aggiustamenti agli RCT per facilitare la loro conduzione rispetto alle CAM. Tuttavia, gli RCTs chiariscono solo una, limitata, domanda, cioè se l’intervento ha statisticamente un effetto. Non spiegano perché il trattamento funziona, come i partecipanti vivono l’intervento e/o come gli attribuiscono un significato a queste esperienze. Si tratta di diverse domande, che richiedono diversi disegni così sarebbe sbagliato criticare gli RCTs per il fatto che non sono in grado di identificare queste problematiche, così come sarebbe sbagliato criticare la ricerca qualitativa per la sua mancanza di significatività statistica. Crediamo che entrambi siano necessari per valutare in modo completo l’utilità degli interventi di CAM a condizione che entrambe siano condotti in modo rigoroso, meticoloso e con grande attenzione alla validità ed interpretazione dei dati. Quando questi metodi sono uniti tra loro, il potenziale incremento della validità dei risultati è consentito dalla generalizzabilità numerica e concettuale. L’unione di metodi qualitativi e quantitativi è specialmente rilevante rispetto alle CAM. Nella medicina convenzionale, gli RCTs sono spesso condotti dopo ampi studi preliminari, come la ricerca in vitro e su animali per valutare i meccanismi degli interventi. Rispetto alle CAM gli RCTs sono spesso condotti in base alla prevalenza e la domanda della popolazione. L’uso dei metodi qualitativi per identificare il perché un intervento funziona, è più adatto agli interventi complessi, che sono basati su paradigmi mente-corpo, spirituali o energetici, che quelli che sono basati su un paradigma fisico, come un trattamento fitoterapico. I metodi qualitativi possono essere usati prima di iniziare un RCT, per aiutare lo sviluppo di appropriate misure di outcome o possono essere inseriti nello studio per aiutare la comprensione del contesto di misurazione e il processo di intervento. Terzo, i metodi qualitativi possono essere usati dopo che lo studio sia stato completato per spiegare i risultati dello studio. La discussione dell’uso di metodi combinati è direttamente rilevante per la tensione tra l’assistenza centrata sul paziente e l’uso delle evidenze scientifiche nella pratica clinica. Come ha affermato Holman (1993) “la pratica della medicina, con il suo focus sull’individuo, vive una tensione non alleviabile tra la conoscenza degli effetti medi di una patologia o trattamento all’interno di un gruppo e gli effetti individuali su un singolo paziente.” I professionisti sono interessati a migliorare gli outcome dei singoli pazienti in specifiche situazioni, e quindi, nella comprensione di quanto più possono sulla applicazione, funzionamento ed outcome di un intervento nei singoli casi. Di conseguenza, enfatizzare la variabilità individuale, come le idiosincrasie in risposta agli interventi nel tempo, può essere clinicamente più rilevante che la media del gruppo di per sé, dalla quale i soggetti spesso si scosteranno in modo lieve, ma clinicamente importante. I metodi diversi da quello qualitativo possono fornire tali informazioni così come, ad esempio, confrontare tutti i pazienti che migliorano e quelli che non lo fanno, disgregando il gruppo di assegnazione o raccogliendo dati di indagine relativi alle credenze ed alle esperienze dei pazienti. Tuttavia, con tali metodi è ancora il ricercatore che identifica quali dati sono da raccogliere o analizzare e così è la realtà del ricercatore ad essere testata o esplorata. Questa prospettiva predefinita è evitata dai metodi qualitativi. Per questo motivo il modo migliore per valutare i vantaggi della combinazione dei metodi di ricerca è condurre tali studi e dimostrare il potenziale contributo per migliorare l’erogazione di assistenza sanitaria e conseguentemente la salute degli assistiti. Bibliografia Hamer S, Collinson G. Evidence based practice. Milano: Mc Graw Hill, 2002. Nahin R, Straus SE. Research into complementary and alternative medicine: problems and potential. 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