Regione Emilia Romagna AZIENDA OSPEDALIERA DI BOLOGNA

Regione Emilia Romagna
AZIENDA OSPEDALIERA DI BOLOGNA
Policlinico S. Orsola-Malpighi
DIREZIONE DEL SERVIZIO INFERMIERISTICO E TECNICO
Venerdì 4 febbraio 2005
Aula Chiantore
Policlinico S.Orsola-Malpighi
INDICE
Martha Rogers ed il contributo della bioenergetica all'assistenza infermieristica.................3
Shiatsu...............................................................................................................................14
Riflessologia plantare ........................................................................................................16
Massaggio ayurvedico .......................................................................................................18
Il tocco terapeutico.............................................................................................................30
Qi Gong .............................................................................................................................35
Lo Yoga .............................................................................................................................40
Visualizzazione ..................................................................................................................44
Comicoterapia ...................................................................................................................51
Reiki...................................................................................................................................54
Fiori di Bach.......................................................................................................................62
Musicoterapia ....................................................................................................................67
L’uso del colore come nuova strategia terapeutica............................................................77
Evidenze scientifiche nelle terapie complementari ............................................................82
Martha Rogers ed il contributo della bioenergetica all'assistenza
infermieristica
Martha Rogers (& Co.)
ed il contributo della
bioenergetica
all'assistenza
infermieristica
Paolo Chiari
Direzione Servizio Infermieristico e Tecnico
Policlinico S.Orsola-Malpighi
Diapositiva 2
V. Henderson
’
“la funzione dell’infermiere è di assistere
l’individuo, malato o sano, a svolgere quelle
attività che contribuiscono alla salute o al
suo recupero che egli compirebbe da solo
se avesse la forza necessaria, la volontà o
la conoscenza e che sono finalizzate ad
aiutarlo ad acquisire l’indipendenza il più
rapidamente possibile”.
Diapositiva 3
C. Roy
’
Vede l’uomo in continua interazione con
l’ambiente allo scopo di mantenere
l’equilibrio (omeostasi). La funzione
dell’infermiere è quindi quella di promuovere
la reazione di adattamento del paziente,
manipolando gli stimoli che influiscono su di
lui.
Diapositiva 4
D.E. Orem
’
L’adulto possiede un impulso
innato verso la cura di sé e le
attività che la favoriscono e che
giovano alla salute e al
benessere. Il nursing ha un ruolo
di promotore e agente di
cambiamento.
Diapositiva 5
Olismo
’
Il concetto centrale nella questione
dell’integrazione dell’uso delle
terapie complementari nel nursing e
dell’impiego dei modelli teorici è
quello di olismo.
Diapositiva 6
Olismo
’
L’olismo enfatizza l’auto-aiuto e
l’auto-consapevolezza e che le
persone accettano
responsabilmente ciò che si farà per
la loro salute e il loro benessere
(Boshma 1994)
Diapositiva 7
Olismo
’
Il concetto chiave di olismo è
rappresentato dalla considerazione
delle persone come più della
somma delle loro parti e quindi
superamento del concetto di sub
sistemi come la definiscono
l’approccio bio/psico/sociale (HamYing 1993).
Diapositiva 8
Olismo in forma debole
’
Identificazione dei sintomi del
paziente come parte di un sistema
totale della salute che comprende la
mente il corpo e lo spirito (Sharma
1994).
Diapositiva 9
Olismo in forma forte
’
Include la valutazione di aspetti
antecedenti ai sintomi e comprende
anche il mettere il paziente in grado
di essere maggiormente
responsabile della propria salute
(Sharma 1994).
Diapositiva 10
M.E. Levine
’
Il concetto di olismo è il dogma centrale
che permette di distingue il nursing dalla
medicina in quanto esso enfatizza il ruolo
dell’infermiere come colui che considera
ciascun paziente un essere completo e
complesso in contrasto con l’approccio
riduzionista della medicina.
Diapositiva 11
P. Benner
’
’
Tuttavia i modelli del nursing vengono
applicati tramite il processo di nursing che
impiega un approccio di tipo meccanicistico.
Il modello di nursing ideale è quello che
viene costruito nella relazione terapeutica
prendendo in considerazione le concezioni
del nursing possedute sia dal paziente che
dall’infermiere.
Diapositiva 12
M.E. Rogers
’
Il modello del processo vitale dell’uomo,
base per il sistema del nursing, può
essere rappresentato come un campo
energetico già impresso nella matrice
quadridimensionale spazio-tempo che
diventa sempre più complessa quando si
evolve ritmicamente lungo l’asse
longitudinale della vita.
Diapositiva 13
M.E. Rogers
Il processo vitale è omeodinamico.
’ 4 sono i principi di omeodinamica
basilari per la scienza del nursing:
’ Reciprocità
’ Sincronia
’ Elicità
’ Risonanza
’
Diapositiva 14
M.E. Rogers
’
’
’
Principio di reciprocità
Il processo vitale dell’uomo è caratterizzato
da un campo di energia che può essere
identificato come campo umano, mentre
l’ambiente è tutto ciò che è esterno.
La reciprocità è una funzione della reciproca
interazione fra campo umano e ambientale.
Diapositiva 15
M.E. Rogers
’
’
’
Principio della sincronia
Il cambiamento del campo umano dipende
soltanto dallo stato del campo stesso e dello
stato simultaneo del campo ambientale
rispetto ad un dato punto nello spaziotempo.
La sincronia è una funzione in un punto
specifico nello spazio-tempo del campo
umano che interagisce con il campo
ambientale.
Diapositiva 16
M.E. Rogers
’
’
Principio di elicità
Il processo vitale evolve in modo
unidirezionale in stadi successivi lungo
una curva che mantiene la stessa forma in
tutta la sua lunghezza.
’ L’elicità è una funzione del
continuo cambiamento
innovativo che aumenta
con la reciproca interazione
di uomo e ambiente lungo
l’asse longitudinale a
spirale delimitato dalla
spazio-tempo.
Diapositiva 17
M.E. Rogers
’
’
’
Principo di risonanza
Il cambiamento nel modello e
nell’organizzazione del campo umano e
ambientale si propaga per mezzo di onde.
La risonanza del cambiamento è una
serie di onde che si propagano
continuamente tra uomo e ambiente e
sono caratterizzate dall’invarianza
soggetta a trasformazione.
Diapositiva 18
M.E. Rogers
I principi di omeodinamica ipotizzano
un modo di percepire l’unità dell’uomo.
’ I cambiamenti nel processo vitale sono
previsti in modo da essere inseparabili
dai cambiamenti dell’ambiente e
riflettere l’interazione reciproca e
simultanea tra le due in un dato punto
nello spazio-tempo.
’
Diapositiva 19
M.E. Rogers
’
I cambiamenti sono irreversibili e non
ripetibili, sono ritmici in natura e
testimoniano la crescente complessità di
modello e organizzazione; procedono ad
opera del rimodellarsi di uomo e ambiente
dovuto alle onde di risonanza.
Diapositiva 20
J.J. Fitzpatrick
’
’
’
Modello sulla prospettiva di vita
L’uomo è un tutto unificato che possiede la
propria integrità e manifesta caratteristiche
che sono più della somma delle sue parti e
differenti dalla somma delle stesse.
L’uomo e l’ambiente sono sistemi aperti
che si scambiano in continuazione l’un
l’altro materia e energia.
Diapositiva 21
J.J. Fitzpatrick
’
’
’
Il processo vitale evolve irreversibilmente e
unidirezionalmente lungo il continuum
spazio-tempo.
Il modello e l’organizzazione identificano
l’uomo e riflettono la sua interezza
innovativa.
L’uomo è caratterizzato dalla capacità di
astrazione, immaginazione, linguaggio e
pensiero, sensazione ed emozione.
Diapositiva 22
M.A. Newman
’
’
Il movimento è un riflesso della coscienza; il
tempo è una funzione del movimento e un
mezzo attraverso il quale lo spazio e il
tempo diventano realtà.
La coscienza è la capacità informativa del
sistema e si manifesta nella quantità e nella
qualità delle interazioni con l’ambiente.
’
L’espansione
della coscienza è
ciò di cui si
occupa la vita e
quindi anche la
salute.
Diapositiva 23
M.A. Newman
’
’
’
’
Modello di salute
Il termine salute comprende condizioni
descritte finora come malattia o patologia.
Queste condizioni “patologiche” si
possono considerare una manifestazione
del modello complessivo dell’individuo.
Il modello dell’individuo che si manifesta
come malattia è primario ed esiste prima
dei cambiamenti strutturali o funzionali.
Diapositiva 24
M.A. Newman
’
’
’
La rimozione della patologia non cambierà
di per se stessa il modello dell’individuo.
Se “ammalarsi” è l’unica modalità che ha il
modello dell’individuo di manifestarsi,
questa modalità significherà allora salute
per quella persona.
La salute è l’espressione della coscienza.
Diapositiva 25
M.A. Newman
’
’
Il processo di apertura della coscienza
avverrà malgrado ciò che noi possiamo
fare come infermieri. Tuttavia possiamo
aiutare le persone assistite a prendere
contatto con la realtà facilitando così il
processo.
… sostiene la necessità di apprendere
diversi modelli e di scegliere ciò che è utile
nella pratica e nella ricerca.
Diapositiva 26
Nursing olistico
’
Significa offrire un’ampia gamma di
interventi al paziente quali il
massaggio, la terapia rilassante, la
meditazione, la riflessologia e
l’agopuntura (Newbeck e Rowe 1986).
Diapositiva 27
Nursing olistico
’
Tuttavia non bisogna confondere
l’olismo con una modalità di
trattamento. Sono i sentimenti e la
prospettiva olistica a definire gli
strumenti piuttosto che gli strumenti
pratici a definire l’approccio! (Todd
1990)
Diapositiva 28
Conclusioni … o quasi
Gli infermieri sono preparati per
integrare nella loro pratica
professionale le terapie
complementari?
’ Tutte o alcune selezionate?
’ Quali?
’
Diapositiva 29
Conclusioni … o quasi
Il focus è sul totale o sulla tecnica
terapeutica?
’ Integrata nel nursing o aggiuntiva
(frammento)?
’
Diapositiva 30
Conclusioni
’
’
’
Credo che ogni professionista sanitario
debba portare nella sua cassetta degli
attrezzi una o più terapie complementari e
deve quindi essere formato in tal senso.
Quali? E’ una sua scelta, basata sul suo
modo di sentire la prospettiva olistica.
Come? Dipende dalla relazione terapeutica
che prende in considerazione, dalle
concezioni del nursing possedute sia dal
paziente che dall’infermiere.
Diapositiva 31
Conclusioni … vere!
’
Il mondo reale comprende chi osserva
e chi è osservato ed entrambi
contribuiscono, a loro modo, a dare
senso.
Shiatsu
Mirella Fontana, Magda Scalini, Chiara Bagnoli
Lo shiatsu è una forma di terapia manuale nata in Giappone all’inizio del XVIII° secolo ad
opera di maestri che praticavano tecniche di massaggio derivate dal Massaggio
Tradizionale Cinese, introdotto ad opera dei monaci Buddisti nel 560 d.C.. Con lo studio e
l’osservazione i maestri giapponesi elaborarono le conoscenze sulla Medicina Tradizionale
Cinese (M.T.C.) in una tecnica di massaggio che viene praticata esercitando una
pressione con le dita su punti del corpo corrispondenti ai punti dell’agopuntura. Dopo la
seconda guerra Mondiale lo shiatsu venne introdotto negli U.S.A, ad opera del maestro
NamiKoshi e qui ebbe un rapido sviluppo con la nascita di vari stili.
Le origini della M.T.C., e pertanto dello shiatsu. possono
essere ritrovate nella filosofia orientale e nel concetto di
Unicità. Essa significa che la vita dell’universo e la vita di
un individuo sono essenzialmente la stessa cosa e sono
composte degli stessi elementi e seguono lo stesso ciclo
vitale. Due sono le forze che regolano il ciclo vitale: lo Yin
e lo Yang. Esse devono essere mantenute in equilibrio se
si vuole raggiungere l’Unicità, l’equilibrio. Sono forze
opposte tra loro, ma in armonia ed uno contiene l’altro: la
notte è Yin il giorno Yang, la donna Yin e l’uomo Yang,
uomini e donne infatti possiedono sia ormoni femminili sia
maschili. Simbolicamente lo Yin e loYang vengono
Figura 1 - TAO
rappresentati col segno del Tao. Questi principi non
consentono una classificazione definitiva di oggetti o
fenomeni, poiché non si tratta di categorie fisse, ma di standard che servono a definire per
relazione e contrasto. Si può dire che la luna è Yin rispetto al sole e che il sole è Yang
rispetto alla luna, ma non si può affermare che la luna è Yin in assoluto poiché la luna è
Yang rispetto alla terra.
Nella medicina orientale le malattie, ed i malesseri in generale, sono sempre riconducibili a
squilibri energetici ed il benessere personale coinvolge tutti gli aspetti della persona: corpo
fisico, mente, emozioni, spiritualità, rapporti interpersonali, ecc.
Lo shiatsu come l’agopuntura considera il corpo attraversato da canali energetici, chiamati
meridiani.
I meridiani principali sono 14, di cui 12 sono associati agli organi e ai visceri corrispondenti
(Polmone, Grosso Intestino, ecc.). Gli altri due meridiani principali non corrispondono ad
un organo ma si riferiscono ad una funzione, il Triplice Riscaldatore, che
regola la circolazione dei liquidi corporei ed il Maestro del Cuore, che
regola l’emotività e la circolazione dell’energia, mettendo in comunicazione
gli organi interni.
L’energia vitale scorre attraverso tutti i meridiani che si manifestano in
superficie attraverso dei punti detti tsubo, che possono essere considerati
come dei pozzi.
Attraverso questi punti possiamo sentire se il meridiano è in uno stato di
equilibrio energetico, e, se così non fosse, possiamo esercitare delle
Figura 2 pressioni più o meno intense, in modo tale da ripristinare l’equilibrio.
Tsubo
Il trattamento shiatsu non è cruento: le pressioni e gli stiramenti stimolano
naturalmente i processi di autoguarigione, le pressioni si possono esercitare con i
polpastrelli, le nocche, il palmo della mano, la pianta del piede, i gomiti, le ginocchia a
seconda della zona da trattare e dal tipo di pressione che vogliamo esercitare.
Il massaggio è eseguito senza sforzo muscolare, utilizzando il peso del corpo
dell’operatore, che deve essere centrato sul proprio Hara, perpendicolarmente alla zona
che si sta trattando. L’Hara è quella zona sott’ombelicale, baricentro fisico ed energetico
del nostro corpo.
La pressione deve essere sempre costante nella quantità di peso, ferma e statica; questa
staticità unita alla lentezza di esecuzione permette di agire non solo sul corpo fisico, ma
anche sulla psiche del ricevente, contattando il sul livello energetico più profondo.
Lo shiatsu è di aiuto per disturbi quali: ipertensione, ansia, insonnia, depressione, stress,
disturbi articolari, emicranie. Inoltre, esso innalza il livello energetico, rinforza il sistema
immunitario aumenta la consapevolezza di sé e del proprio corpo.
Esistono delle condizioni in cui non è indicato praticare lo shiatsu, per esempio a persone
febbricitanti o sofferenti di emorragie interne, ossa fratturate. Nelle donne in gravidanza
devono essere prestate alcune precauzioni, in quanto alcuni punti sono vietati prima di un
certo periodo della gestazione.
Bibliografia
-
Lundberg P, Il grande manuale illustrato di Shiatsu.Como: red edizioni, 1995
Hempen C H, Atlante di Agopuntura. Milano:Ulrico Hoepli Editore S.p.A. 1999
IrwinY- Wagenvoord J, Shiatzu. Milano: II ed. “Tascabili Bompiani” 1983
Santoni S.- Ohashi W, Olo Shiatsu. Milano: Orsa Maggiore 1992
Riflessologia plantare
Magda Scalini
Storia
Nel 1834 uno svedese, Pehr Henrik Ling, notò che certi dolori, provenienti da alcuni
organi, si riflettevano in zone cutanee molto lontani dagli organi stessi.
All’inizio del novecento un’otorinolaringoiatra, il dottor William Fitzgerald, si accorse che,
premendo su determinate zone del corpo, poteva fare a meno dell’anestetico.
Data l’importanza della scoperta si iniziò a diffondere la riflessologia in America.
Secondo questa disciplina, il corpo è diviso in 10 zone: 5 collegate con il lato sinistro del
corpo e 5 collegate con il lato destro del corpo. Le zone di sinistra collegano le parti del
corpo che si trovano a sinistra e gli organi collegati a destra hanno la corrispondenza nelle
zone riflesse del lato destro.
Nel nostro piede sono riflesse le varie parti del corpo ed è possibile tracciare una mappa di
punti che sono la proiezione degli organi e funzioni.
La riflessologia plantare
I piedi hanno una straordinaria ricchezza di terminazioni nervose, le quali hanno un’azione
riflessa su tutto l’organismo.
Tale collegamento è dato dall’intervento del cervello che riceve il
messaggio, lo decifra e invia una risposta là, dove questo è stato
richiesto.
Se si considera lo schema del corpo umano e lo si riporta sotto la
pianta del piede si possono reperire facilmente le zone riflesse. Per
trovare i punti è sufficiente riferirsi all’anatomia del corpo: ad
esempio, la testa è rappresentata dalle dita del piede. La parte
iniziale e quella terminale degli organi rappresentano i punti più
importanti da massaggiare.
Massaggiando il piede sinistro agiamo soltanto sugli organi del lato
sinistro e viceversa; ad esempio, se si vuole agire sul fegato si deve
massaggiare la zona riflessa nel piede destro perché il fegato è
situato nella parte destra del nostro corpo.
Tecnica
La tecnica è semplice. Con una mano si sostiene il piede da massaggiare, mentre
utilizziamo l’altra per praticare una pressione sui punti.
Tale pressione si effettua con un movimento rotatorio solitamente effettuato attraverso il
pollice, ma anche delle altre dita. Possono essere utilizzate le “nocche” servono per
raggiungere le zone più difficili da trattare come quelle situate nel tallone. Far ruotare le
dita dei piedi procura una sensazione di rilassamento benefico.
La pressione esercitata deve agire in profondità e dobbiamo massaggiare in modo tale
che la persona avverta una sensazione di lieve dolore.
Si inizia dal tallone salendo verso le estremità delle dita (secondo il flusso dell’energia dei
meridiani); al contrario, sul dorso del piede l’energia va dalle estremità ai malleoli.
L’operatore massaggia per alcuni secondi ciascuna zona del piede per localizzare le zone
doloranti, poi si concentra su di esse alternando il massaggio dei punti dolenti con il
massaggio rilassante su tutto il piede.
La pressione va dai 5 ai 20 secondi e si esercita agendo in profondità nel tessuto
muscolare.
La riflessologia sblocca molte tossine che dovranno essere eliminate quindi, occorre
prudenza per non sovraccaricare gli organi stessi.
Il massaggio, eseguito in senso orario, favorisce le funzioni del corpo, mentre in senso
antiorario le inibisce, in ogni caso si segue, istintivamente, la giusta direzione senza
ricorso di nessun schema.
Massaggio ayurvedico
IL MASSAGGIO
AYURVEDICO
BOLOGNA, 4 febbraio 2005
Angela Peghetti
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 2
AYURVEDA
L’AYURVEDA
E’ UN’ANTICA MEDICINA
DELLA TRADIZIONE
INDIANA DERIVANTE DAI
“VEDA”, GLI SCRITTI
SACRI RISALENTI A 4000
ANNI FA E LA CUI
CONOSCENZA SI BASA
SULL’OSSERVAZIONE
DELLA NATURA E
DELL’UOMO.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 3
AYURVEDA
Il termine Ayurveda deriva da
“VEDA”, cioè “conoscenza” e da
“AYU” cioè “vita”, quindi significa
conoscenza della vita o meglio
arte del buon vivere.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 4
AYURVEDA
l’ayurveda
l’ayurveda si basa sulla spiritualità e di
essa fanno parte terapie che utilizzano
erbe, spezie con il cibo, tecniche di
purificazione.
Gli indù seguono cinque verità nella vita…
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 5
La prima verità è la certezza del
BRHAMMA, l’ASSOLUTO, l’ANIMA
COSMICA. Tutto è emanato da
brhamma che rimane intatto e tutto
deve tornare ad esso.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 6
La seconda verità è la
certezza di ATMAN,
l’anima dell’individuo,
che è eterna, che
nasce, si trasforma
acquistando
conoscenza ed
esprienza.
esprienza.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 7
AYURVEDA
La terza verità è la certezza di SAMSARA
che significa MOVIMENTO COSTANTE, il
lunghissimo ciclo della nascita, vita e della
morte dell’ATMAN, da cui l’individuo trae
esperienza. L’anima invecchiando
abbandona il corpo e si trasferisce in un
altro attraverso una nuova nascita.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 8
AYURVEDA
La quarta verità è la certezza del TAPAS,
la pratica spirituale attraverso cui si
realizza l’aspirazione di atman a liberarsi
dalla nascita e dalla morte per raggiungere
la sua origine: brhamma.
brhamma.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 9
AYURVEDA
La quinta verità è la certezza di
MOKSA,
MOKSA, la liberazione che un giorno
tutti otterremo per raggiungere la
nostra origine, cioè il brhamma.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 10
AYURVEDA
Si basa sulla teoria dei cinque elementi:
- Etere
- Aria
- Fuoco
- Acqua
- Terra
Di cui è composto il nostro organismo
ovviamente in proporzioni diverse
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 11
AYURVEDA
Questi elementi compongono il nostro
corpo e vengono costantemente emanati
dal prana che percorre tutto il nostro
organismo attraverso le nadi.
nadi.
Questo ci permette di esistere e di vivere
in buona salute.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 12
AYURVEDA
…..ogni pensiero felice
genera una molecola
gioiosa nell’organismo…
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 13
il massaggio è
l’arte sottile
di ridare il sorriso
al corpo, e
soprattutto alla
salute.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 14
i massaggi ayurvedici servono a
liberarsi dalle tossine, a facilitare la
circolazione delle energie, e ad
eliminare tensioni e stanchezza
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 15
AYURVEDA
L'Ayurveda
L'Ayurveda considera il corpo umano
come una mappa della coscienza e per
questo collega ogni tensione corporea od
ogni malattia all'attitudine della persona
riguardo alla sua vita, alle emozioni e ai
sentimenti che prova.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 16
AYURVEDA
Derivati dalla tradizione indiana, i chakra
non sono elementi fisici, ma aspetti
della coscienza che interagiscono con
il corpo attraverso il sistema endocrino
ed il sistema nervoso.
nervoso.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 17
I chakra
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 18
AYURVEDA
Ognuno dei 7 chakra maggiori è associato
a una delle sette ghiandole endocrine e
con un gruppo di nervi detto plesso.
plesso. I
sensi, le percezioni e tutti i possibili stati di
coscienza possono quindi essere riferiti a
sette categorie distinte, ciascuna
strettamente connessa a un particolare
chakra.
chakra.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 19
AYURVEDA
Ogni chakra è un'energia che
vibra ad una certa frequenza, in
un ordine logico e sequenziale di
7 vibrazioni distinte;
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 20
AYURVEDA
Man mano che saliamo nella scala, gli
elementi diventano sempre più sottili,
muovendosi attraverso i cinque elementi
fisici della terra, dell'acqua, del fuoco,
dell'aria e dello spazio fino agli elementi
più squisitamente spirituali del suono e
della luce interiori; gli elementi più pesanti
sono posti in basso, i più leggeri in alto.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 21
AYURVEDA
PER LA MEDICINA
AYURVEDICA NEL CORPO
SONO RAPPRESENTATI TUTTI
QUESTI ELEMENTI CHE
TROVANO SEDE IN PRECISI
PUNTI ENERGETICI
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 22
Primo chakra
Alla base della spina dorsale, questo chakra
rappresenta le nostre fondamenta; il primo
chakra è associato all'elemento terra ed è quindi
collegato all'istinto di conservazione e alla
sensazione di stabilità.
Idealmente questo chakra è apportatore di
salute, prosperità, sicurezza e dinamismo
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 23
Secondo chakra
Acqua, identità emotiva,
funzione di
autogratificazione
posto nell'addome, nella
parte lombare della
schiena e negli organi
sessuali,
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 24
Secondo chakra
questo chakra è connesso
all'elemento acqua, alle emozioni
e alla sessualità. Favorisce la
comunicazione con gli altri
attraverso i sentimenti, il
desiderio, la sensazione e il
movimento. Apportatore di
flessibilità e di grazia, profondità di
sentimenti, pienezza sessuale e
capacità di accettare i
cambiamenti.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 25
Terzo chakra
Fuoco,
Fuoco, identità dell'Io, funzione di
autodefinizione
noto come chakra del potere, è domiciliato nel
plesso solare. Questo chakra governa il nostro
potere personale, la volontà e l'autonomia, e il
metabolismo. Quando è sano, il terzo chakra
apporta energia, efficacia, spontaneità e
potenza non dominatrice
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 26
Quarto chakra
Aria,
Aria, identità sociale,
funzione di
autoaccettazione noto
come chakra del cuore, ha la
posizione centrale rispetto ai
7 chakra maggiori.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 27
Quarto chakra
E' collegato all'amore ed è preposto
all'integrazione psichica degli opposti:
mente e corpo, maschile e femminile,
persona e ombra (inconscio), Ego e unità.
Se sano, consente di amare pienamente,
provare compassione e un senso profondo
di pace ed equilibrio
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 28
Quinto chakra
Suono,
Suono, identità creativa, funzione di
espressione di sé
collegato alla comunicazione e alla
creatività, questo chakra è posto nella
gola, dove si compie la rappresentazione
simbolica del mondo attraverso la
vibrazione dei suoni, come nel linguaggio.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 29
Sesto chakra
Luce,
Luce, identità
archetipica,
archetipica, funzione di
autoriflessione
noto come chakra del
sopracciglio, o terzo
occhio.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 30
Sesto chakra
questo chakra è collegato alla vista fisica e
mentale e in quanto tale sviluppa le facoltà
psichiche e la comprensione superiore.
Quando è sano consente di vedere con
chiarezza, di avere una visione ampia
delle cose e dei loro nessi.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 31
Settimo chakra
Pensiero,
Pensiero, identità
universale, funzione di
autoconoscenza
noto anche come chakra
della corona, è riferito alla
coscienza come pura
consapevolezza.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 32
Settimo chakra
Rappresenta il legame con un
infinito di onniscienza senza
tempo e senza spazio.
Quando è sviluppato, questo
chakra apporta conoscenza,
saggezza, comprensione e
beatitudine.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 33
AYURVEDA
IL MASSAGGIO AYURVEDICO, LAVORA
SUL SISTEMA MUSCOLARE E
CIRCOLATORIO ED ALLO STESSO
TEMPO METTE IN ATTO I CONCETTI DI
RIEQUILIBRIO ENERGETICO
GENERALE. DA CIO’ DERIVA UNA
PROFONDA DISTENSIONE FISICA E
MENTALE.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 34
SAI RAM
Centro studi EBN - Bologna
Il tocco terapeutico
Manuela Picchio
Per parlare di tocco terapeutico , parliamo prima del corpo come unica parte del mondo
che è contemporaneamente : sentita dall’interno e percepita alla periferia.
Sono cosciente del mio corpo come della mia esistenza : lo vedo con i miei occhi e lo
tocco con le mani, contemporaneamente e ho la percezione:
- della mano che tocca
- del corpo (parte) che è toccato.
Il mio corpo e’ un oggetto per me ed io sono questo corpo stesso.
Come: mi sento corporalmente, mi percepisco come oggetto : sono due cose diverse ma
tra loro indissolubilmente collegate.
Sensazioni : che rimandano sentimenti del mio stato corporeo vivente.
Anche la tecnica del massaggio riveste un ruolo importante nella comunicazione con il
paziente in una visione psicosomatica.
Tatto e coscienza
il senso più importate del nostro corpo è il tatto.
Probabilmente esso ha una funzione determinante nei processi dell’addormentarsi e dello
svegliarsi ; ci dà coscienza della profondità o dello spessore e della forma; tastiamo,
amiamo e odiamo, ci irritiamo e ci commuoviamo grazie ai recettori tattici della nostra
pelle.
La pelle è il sistema nervoso esterno dell’organismo, questa non è una metafora ma un
dato di fatto. La pelle, insieme al sistema nervoso centrale deriva dal più esterno dei tre
foglietti embrionali, l’ectoderma costituisce la superficie generale che ricopre il corpo
embrionale.
Dà origine anche ai capelli, ai denti, agli organi di senso,dell’odorato,del gusto, dell’udito,
della vista e del tatto e di tutto ciò che è implicato nell’informare l’organismo di ciò che
accade all’esterno.
Il massaggio e una via di relazione che passa attraverso il corpo.
Un modello di relazione, dove la comunicazione transita per una assai coinvolgente ed
immediata via come quella della TATTILITA’. La via del tatto ci conduce in una dimensione
dove, in un unico momento, stanno racchiuse emozioni, immagini, molecole biochimiche.
Comunemente parliamo di cinque senti: vista, udito, gusto, olfatto e tatto.
Tuttavia, poichè noi siamo in grado di avvertire anche il caldo, il freddo e la pressione
esercitata da un corpo sopra la pelle, piuttosto che di tatto è meglio parlare di
SENSIBILITA’ CUTANEA, in modo da comprendere tutte queste diverse sensazioni in un
unica categoria.
Da un punto di vista fisiologico, la sensazione è una risposta dell’individuo ad una data
stimolazione,,questa viene poi rielaborata fino a che l’individuo diventa consapevole del
tipo di sensazione, si ha allora la PERCEZIONE.
I nostri sensi registrano continuamente ciò che accade attorno a noi e così facendo ci
informano e ci permettono di reagire opportunamente e di dare l’avvio alla conoscenza.
Se però questo processo si fermasse qui non saremmo altro che automi.
In realtà, invece noi siamo anche in grado di renderci contro di ciò che facciamo, in altri
termini il nostro sistema nervoso ci permette non solo di “sentire”, ma anche di “percepire”.
Ed è per questo che utilizzare il tocco terapeutico può portarci a metterci in relazione con
l’altro, e il capire l’importanza di gesti che a volte si fanno anche istintivamente, specie
nella professione infermieristica, ci può arricchire e può portare a gestire queste manovre
di tocco per una vera relazione d’aiuto e di superamento di certi stati emozionali e fisici
del paziente e di noi stessi.
Ciò significa che possiamo attraverso delle stimolazioni fisiche attivare in noi una fonte di
energia capace di sgorgare ed irrorarci.
Possiamo quindi dire che il significato della comunicazione umana è costituita da tutto ciò
che interagisce sia razionalmente che analogicamente tra due persone quando
comunicano fra di loro
-la comunicazione razionale è quella mediata dalla parola.
-la comunicazione analogica è ogni comunicazione non verbale.
Essa non racchiude soltanto la gestualità e gli atteggiamenti del corpo, ma include le
posizioni del corpo, i gesti, l’espressione del viso, le inflessioni della voce, il ritmo, la
cadenza delle stesse parole e ogni altra espressione non verbale di cui l’organismo sia
capace come pure i segni di comunicazione presenti in ogni contesto di cui ha luogo ogni
interazione.
Al contrario della comunicazione verbale composta da una sintassi ordinata che
costituisce un linguaggio fatto di suoni logico-razionali, la comunicazione analogica, per le
sue caratteristiche strutturali è curiosamente ambigua e non è casuale.
Lo scopritore della psicanalisi con questi due “ modelli di funzionamento dell’apparato
psichico” intendeva il modo di esprimersi rispettivamente del sistema inconscio (Processo
primario ) e di quello conscio (processo secondario ).
TATTILITA’ E COSCIENZA
-componente organica
-componente energetica
-componente relazionale
-componente immaginativa
La componente organica è composta dal:
sistema liquido che comprende linfa/sangue/acqua/liquido cefalorachidiano
sistema solido. Ossa/cartilagini/legamenti
sistema di connessione: muscoli/fasce/nervi/vie riflesse.
La componente energetica che sono i centri vitali dell’energia che fluisce
al nostro interno. Respirazione/ centro corporeo ombelico / schiena
La componente relazionale: contatto con il corpo / contatto con il corpo
dell’operatore.la via del tatto ci conduce in una dimensione dove stanno
racchiuse emozioni,immagini.molecole biochimiche.
La componente immaginativa. Ogni sensazione tattile provoca una immagine
mentale del punto toccato.
“i punti con sensazione intense costituiscono i punti di riferimento rispetto ai quali si forma
il modello posturale del corpo”.
Ogni volta che le impressioni visive risultano insufficienti per l’orientamento nei confronti
del proprio corpo vengono utilizzate le impressioni cinestetiche l’approccio al tocco
terapeutico può essere tradizionale o psicosomatico che tende ad essere totale,cioè a
coinvolgere il paziente in tutta la sua intierezza, centrale e profondo. Anche questo tipo di
tecnica pone in relazione con il paziente. Ci permette di comunicare in modo assai
coinvolgente ed immediato, del resto quando dobbiamo eseguire un prelievo o una
medicazione andiamo a toccare la pelle del paziente, il suo braccio o qualsiasi parte del
corpo.
E’ importante anche in questo caso considerare la persona, le emozioni che un approccio
frettoloso può produrre. Bisogna tenere sempre presente l’intimo del paziente e agire
dimostrando rispetto e considerazione.
Ciò che si va a cogliere con manovre di tocco terapeutico investono la persona a vari livelli
di profondità, attivando una particolare sensibilità:
primo livello. Il più superficiale perché coinvolge la parte più esterna del
Corpo ( sistema Osteoarticolare) componente solida
Attiva la sensibilità propriocettiva
secondo livello: l’intermedio perché coinvolge la parte viscerale del
Corpo (sistema Viscerale) componente fluida
Attiva l’interocettiva viscerale
terzo livello Il più profondo perché coinvolge maggiormente
La soggettività ( sistema Dermico/Facciale)
Componente energetica
Attiva l’esterocettiva tattile/termica
TIPI DI TOCCHI
I TOCCO : Oscillazione rapida degli arti superiori
supino braccia lungo il tronco ( o seduto)
presa della man o delle dita della mano
oscillazione rapida ( 15 secondi per arto) dell’arto dall’alto verso il basso.
II TOCCO
Taping dei piedi
supino braccia lungo il tronco.
Appoggio del palmo delle mani contro i talloni del piede
spinte rapide verso l’asse longitudinale degli arti inferiori (per 1 minuto)
indicazioni:
per le persone tese, distaccate dalle sensazioni corporee
per le persone rigide e poco disponibili al contatto.
SECONDO LIVELLO
I TOCCO
Vibrazioni all’epigastrio in fase espiratoria
supino braccia lungo il tronco
appoggio palmare con centro della mano sopra la zona epigastrica
vibrazioni perpendicolari in fase espiratori (per 3 espirazioni)
II TOCCO Srotolamento sopra e sotto l’ombelico.
Supino braccia lungo il tronco.
Sollevamento della cute con presa digitale.
Srotolamento della cute sopra e sotto ombelicale in direzione trasversale da destra a
sinistra. (Per 1 minuto)
Indicazioni:
-per le persone che presentano situazioni di “stasi”
-per le persone che manifestano la necessità di “attivarsi
TERZO LIVELLO
FINALITA’:
Coinvolgere ulteriormente la soggettività della persona nell’avvertire le sensazioni
favorire il raggiungimento di uno stato di abbandono adatto per avvertire sensazioni sopite
e per praticare tecniche immaginative.
AZIONE ORGANICA:
Attivare la sensibilità tattile e termica
L’aspetto simbolico e’ l’attivazione delle due sensibilità molto legate alla soggettività:
-la facilità di avvertirle cambia da soggetto a soggetto, così come la tendenza ad
avvertirne maggiormente una delle due.
-sono legate alle attività corporee “ affettive”
-accompagnano l’abbandono e lo stato di NON vigilanza
-possono non essere avvertite in una relazione negativa con l’altro/a.
Aspetto relazionale
-La relazione raggiunge il livello più profondo e fusionale.
I TOCCO Trazione in avanti delle fasce del piede
supino braccia lungo il tronco
una mano sulla pianta e l’altra sul dorso del piede.
Leggerissima pressione sulla cute associata a trazione verso l’alto delle fasce del piede
(minimo 1 minuto massimo 5)
II TOCCO
Trazione verso l’alto della fascia epicranica
supino braccia lungo il tronco
appoggiate ai lati del cranio oppure una mano appoggiata all’osso occipitale e l’altra
all’osso frontale
leggerissima pressione sulla cute associata a trazione verso l’alto della fascia epicranica
(con il paz. In posizione supina la direzione alto è verso l’operatore (minimo 1 minuto
massimo 5)
indicazioni soggetti che mostrano disponibilità e tendenza ad abbandonarsi alle proprie
sensazioni.
Controindicazioni
soggetti che nostrano eccessivo bisogno di rapporto affettivo
il tocco terapeutico psicosomatico può agire su tre livelli:
Dinamizzare
Drenare
Rilassare
Ciò che ho cercato di illustrare qui sono solo alcuni punti per iniziare un approccio al tocco
terapeutico, e certamente non si esaurisce con questo elaborato; può solo servire da
traccia a tutti gli operatori interessati ad un discorso di relazione d’aiuto più complessa
dove può trovare spazio ed una sua utilità anche questa pratica.
Qi Gong
Luciana Bandini1
Il contenuto è tratto dagli appunti delle lezioni del Prof. Li Xiao Ming
Il Qi Gong e’ una disciplina tradizionale cinese con parecchi millenni di storia. Si
praticava prima che esistesse in Cina la scrittura. Le testimonianze di Qi Gong sono molto
antiche, basti pensare che il ritrovamento di bastoncini di bambù incisi risale al periodo
compreso tra il 206 a.C. e il 23 d.C.; in tempi ancora precedenti, tra l’800 e il 400 a.C. vi
erano personaggi esperti nella pratica del Qi Gong, come LaoZi e Zhuangzi che con le loro
opere scritte hanno gettato le basi, i principi fondamentali e le tecniche specifiche della
disciplina. Anche Confucio praticava Qi Gong ed era un grande maestro anche se le sue
pratiche erano diverse dal quelle taoiste e da quelle proprie della Medicina Tradizionale
Cinese.
Qi Gong letteralmente significa energia in movimento, è alla base della Medicina
Tradizionale Cinese ed è considerato “una scienza della natura” dai taoisti che lo hanno
concepito e sviluppato. Si tratta di pratiche utili a studiare e conoscere il mondo naturale.
Poichè nel mondo naturale é compreso anche l’uomo, il Qi Gong si occupa sia della
conoscenza dell’uomo, sia di come l’uomo possa unirsi ed entrare in comunicazione con la
natura.
Nel corso della storia i taoisti hanno approfondito sempre di più la conoscenza della
salute, individuando i canali di agopuntura. Attraverso le ricerche taoiste di Qi Gong si è
scoperto quali sono questi punti presenti nel nostro corpo e quando questi canali sono
aperti o sono chiusi. Sono stati studiati gli orari di apertura e di chiusura spontanea di
questi canali, ma anche come alcune condizioni personali (ad esempio uno stato
depressivo può bloccare i canali e l’energia che vi scorre) possano ostruire i suddetti
canali e interrompere il normale percorso dell'energia. In conseguenza di ciò si è
approfondito lo studio di tutte quelle cause patologiche di origine interna all'individuo così
sono state sviluppate delle tecniche terapeutiche adeguate a liberare i blocchi evidenziati.
Quando si pratica l’energia all’interno della persona la si raffina e si scoprono delle
modalità in cui l’energia si manifesta e dei percorsi in cui fluisce. Il Qi Gong medico
terapeutico usa questa energia che si sviluppa per curare le proprie malattie, quindi serve
innanzitutto per curarsi da soli.
Alla base della pratica ci sono tre aspetti fondamentali da rispettare chiamati le 3
regolazioni:
1. REGOLAZIONE DEL CORPO TIAO SHEN
2. REGOLAZIONE DEL RESPIRO TIAO XI
3. REGOLAZIONE DEL CUORE TIAO XIN
1. REGOLAZIONE DEL CORPO TIAO SHEN
Tiao shen letteralmente significa “mettere a punto il corpo”, ossia fare in modo,
attraverso una serie di operazioni durante la pratica, di mettere il fisico in condizioni
ottimali per praticare. Il Qi Gong è costituito da una serie di esercizi di movimento e di
quiete che non valicano mai il limite della naturalezza e delle proprie possibilità, per
esempio se si riesce a sollevare cinque chili non ci sarà mai l’esigenza di aumentare il
peso fino ad arrivare a sollevarne 50, perchè l’arte sta nel trovare la tecnica adeguata al
1
Infermiera Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche Università degli studi di Bologna
caso singolo, a quella persona che è in una certa condizione. Regolare il corpo significa
entrare in una condizione propria naturale e per entrare nella condizione più piacevole
possibile bisogna passare attraverso un rilassamernto del corpo.
Nella nostra vita quotidiana siamo sottoposti a grandi affaticamenti psichici e a
continuo stress psichico e fisico, e la tensione si estende facilmente al corpo. Questi tipi di
tensione inducono nel nostro corpo una circolazione scorretta e caotica dell’energia e se
questa si protrae nel tempo si avrà come risultato lo sviluppo di qualche forma patologica.
Un concetto strutturale del pensiero scientifico e medico della tradizione cinese è
costituito dallo Yin e dallo Yang, in equilibrio tra loro. Una situazione di alterazione o di
vuoto di Yin implica sempre un’alterazione contrapposta di Yang poichè Yin e Yang
sono due entità in stretto rapporto.
L’attività, la funzionalità e la potenzialità di una persona o di un organo sono
catalogate come Yang mentre l’aspetto fisico, il concreto manifesto e misurabile della
persona e dell’organo vengono considerati appartenenti alla categoria Y in.
Ogni persona è sottoposta quotidianamente all’influenza dell’ambiente esterno, che
agisce sia sulla struttura fisica sia sulla funzionalità e sull’aspetto psicologico e spirituale.
Regolare il corpo, Tiao shen, significa poter ricondurre all’equilibrio questi due
aspetti e a tal fine si possono utilizzare una infinità di tecniche particolari.
La Medicina Tradizionale Cinese considera l’ipertensione come un vuoto di Yin con
eccesso di Yang. In particolare il sangue controllato dal fegato è in vuoto di attività Yin,
quindi la sua attività Yang è in esubero e sale verso l’alto come una mongolfiera. Questa
salita causa una serie di manifestazioni particolari, fra le quali è preponderante la
tensione emotiva, che può aggravare le condizioni di vuoto Yin e un eccesso di Yang. Si
mira, quindi, a riequilibrare entrambi gli aspetti fisico e psichico per garantire un maggior
successo alla terapia. Esistono tecniche di Qi Gong che servono per curare entrambi gli
aspetti delle diverse patologie e risultano perciò di particolare efficacia.
La circolazione energetica in una persona normale e sana è regolare, con dei moti
che seguono leggi ben precise, moti che seguono delle regole sia spaziali sia temporali.
In momenti diversi della giornata, l’energia circola con modalità diverse nelle varie parti
del corpo. Per esempio nell’ora della mezzanotte, il cuore è in un momento di attività
debole, persone che soffrono di malattie del cuore devono fare più attenzione a questo
orario perchè è il momento in cui l’organo è energeticamente più debole; se si è
cardiopatici e ci si affatica in questo momento è più facile che si manifesti una forma
patologica acuta al cuore. Quindi praticare il Qi Gong significa anche prendere
conoscenza ed approfondire la nostra consapevolezza delle regole della natura che ci
governano. In quali orari l’energia degli organi e dei visceri si attiva spontaneamente e
quali sono invece gli orari opposti dove organi e visceri hanno una bassa attività
energetica.
Armonizzare il corpo significa perciò rimettere l’andamento corretto del Qi (energia)
nel corpo ordinato con le leggi naturali, ritrovare la sintonia con la natura e ricostruire il
cerchio armonico dello Yin e dello Yang.
Esistono moltissimi metodi pratici di regolazione, innanzittutto il rilassamento dalla
testa alla punta dei piedi; in maniera concreta si intende un rilassamento assoluto di ogni
cellula del proprio corpo, compresi i tessuti cellulari degli organi interni.
2. REGOLAZIONE DEL RESPIRO TIAO XI
Il secondo tipo di regolazione che bisogna tener presente nella pratica del Qi Gong
è quella della respirazione Tiao Xi. Regolare la respirazione serve per entrare nella
condizione giusta di pratica. I metodi di regolazione della respirazione sono tanti, esercizi
diversi, pratiche diverse necessitano di modalità di respirazione diverse. La respirazione
come la intendiamo comunemente viene classificata nel Qi Gong taoista come una
respirazione di “Cielo Posteriore”. Un feto nel grembo materno non è in grado di fare
questa respirazione. Il feto effettua una respirazione di “Cielo Anteriore” ed è una
respirazione fatta insieme alla madre. La respirazione di “Cielo Posteriore” in ogni
bambino inizia al momento della nascita; quando piange è in quel momento che scatta la
respirazione di “Cielo Posteriore”.
Il Qi Gong ha la caratteristica di riportarci alla respirazione del feto, cioè di “Cielo
Anteriore”.
La respirazione normale di “Cielo Posteriore” è basata sullo scambio dell’aria con
l’ambiente ed è una respirazione di cui non possiamo fare a meno, però attraverso una
regolazione della respirazione normale, si può riscoprire e attivare il moto dello Yuan Qi
(energia originaria) all’interno del corpo.
Arrivando a controllare la respirazione si possono curare le malattie e quindi curare
se stessi. Per regolare la respirazione c’è un percorso lungo da fare, si parte da
respirazioni semplici che man mano diventano più complesse.
Ci sono da tenere presente 4 caratteristiche della respirazione:
-OMOGENEITA’ (yun) regolarità della respirazione. Omogenea vuol dire che il
movimento inspiratorio
ed espiratorio sono uguali, costanti, non hanno sbalzi
improvvisi.
-LEGGERA SOTTILE (xi) impercettibile, leggero e lieve come un filo di seta. Una
persona
che sta per morire ha la respirazione pesante e affaticata, un bambino piccolo che
sta bene ha una
respirazione omogenea e leggera, quindi la pratica contribuisce a
riportare la respirazione leggera e sottile.
-PROFONDA (shen) deve essere completa, nel senso che tutti gli alveoli dei
polmoni sono coinvolti nella
respirazione, deve essere sfruttata l’ampiezza di tutto
l’organo polmonare.
-LUNGHEZZA (chang) piu’ si va avanti e più la frequenza respiratoria si abbassa,
gli atti respiratori
diventano lunghi nel tempo; chi pratica seriamente negli anni arriva a
una respirazione di quattro/due
respirazioni al minuto.
Allenandosi nella pratica respiratoria e raggiiungendo una “respirazione autentica”,
con una inspirazione è possibile portare tutto il qi al capo e con una espirazione tutto il qi
ai piedi. I taoisti dicono che con una inspirazione ci si collega al cielo e con una
espirazione alla terra. Questo indica l’ampiezza e la profondità che può raggiungere il
respiro nell’organismo.
Nei principianti che praticano Qi Gong il respiro non va mai forzato, ma deve
essere spontaneo e regolare, si tratta semplicemente di cominciare a prendere coscienza
del respiro e degli effetti che esso induce nell’organismo.
3. REGOLAZIONE DEL CUORE TIAO XIN
La terza regolazione è la regolazione della mente, ovvero la regolazione del cuore.
La Medicina Tradizionale Cinese considera il pensiero una attività collegata alla funzione
energetica del cuore.
La regolazione del corpo e della respirazione sono fondamentali, ma senza la
regolazione del cuore/mente le prime due non sono sufficienti. Dalla regolazione della
mente dipende l’esito effettivo del Qi Gong, quindi è forse l’aspetto più importante delle
regolazioni. Regolare il cuore significa regolare la propria attività mentale in senso lato.
Ogni giorno le persone si devono preoccupare di fare molte cose e siccome prima devono
pensare a come farle, pensano anche di notte e questo tipo di attività è già patologico.
L’attività media delle persone è come un mare in tempesta, non si può neanche star
tranquilli un momento, c’è un vero e proprio sovraffaticamento del pensiero, si è spossati
dalla propria attività mentale. La stanchezza che può generarsi da affaticamento mentale è
altissima e può degenerare in stanchezza fisica e anche in certe forme di apatia. Questo
modo di condurre l’attività mentale, crea disordine nel movimento energetico della mente e
anche nel corpo e rende più facile l’insorgenza di patologie. Per esempio chi va in collera
e poi si siede a tavola difficilmentre riuscirà a mangiare.
Solitamente si descrive una
sensazione di stomaco chiuso, la ragione è che una certa quantità di energia che
fisiologicamente dovrebbe scendere a causa del disturbo emozionale dato dalla collera si
ferma nell’addome e può dare gonfiore e dolore. Quindi regolare il cuore vuole dire placare
tutta l’attività mentale esuberante, tirarla fuori e lasciarla depositare e nel momento
che si pratica il Qi Gong la condizione mentale deve essere di calma piatta, assoluta, far
diventare la mente come uno specchio di acqua. Questa condizione è molto difficile da
raggiungere, ma non impossibile e i suggerimenti sono di porsi obiettivi ragionevoli
provando a rilassarsi per trenta secondi, poi pian piano allungare progressivamente. Se si
raggiunge la capacità di rilassarsi per trenta secondi è già un risultato, poi col tempo
prolungare un minuto, cinque minuti, dieci ecc. Il trucco è quello di far “piazza pulita” dei
pensieri che disturbano lo stato di quiete e che in quel momento non servono, e cercare
momenti brevi di quiete. Ripensarsi bambini con il cuore pulito che non si preoccupano di
niente e si divertono.
Ogni persona ha sicuramente dei bei ricordi, ha vissuto dei bei
momenti, quindi andarsi a scegliersi quei fotogrammi della vita in cui si era felici. Prendere
quindi i momenti più belli, i pensieri migliori e su quelli concentrare la mente buttando via,
spingendo all’esterno i pensieri preoccupanti. Questa sostituzione a livello del pensiero è
come un trapianto che in quel momento fa dimenticare i dolori, e tutto ciò di cui si soffre.
Effettuare questa sostituzione di pensieri iniziando con un periodo breve di ricostruzione
del benenssere, per poi allungarlo piano piano. Quindi bisogna liberarsi non solo di tutti i
pensieri che interferiscono con la serenità ma anche di tutti i dolori e mali fisici.
CONCLUSIONE
Praticare il Qi Gong è una strada, un percorso individuale, che aiuta ad entrare in
una condizione di benessere, perchè nel momento in cui si fa spazio all’interno si è in
unione con il sistema naturale e solo questo tipo di pulizia quotidiana, creerà lo spazio
per contenere più energia, per mantenere un buon stato di salute, per essere più
disponibili con l’altrui sofferenza , senza per questo esserne fagocitati.
BIBLIOGRAFIA
-Il contenuto del presente scritto è tratto direttamente dalle lezioni del Maestro Prof. Li
Xiao Ming Direttore dell’Istituto di Ricerca sul Qi Gong Medico dell’Università di Medicina e
Farmacologia Tradizionale Cinese di Pechino
.
-MELLONI C., QI GONG La tecnica dell’eterna giovinezza. Respirazione, Movimenti e
Concentrazione:gli elementi per migliorare la qualità della vita, Riza Scienze, Gennaio
2000
.
-MELLONI C., INTRODUZIONE AL QI GONG Istruzioni propedeutiche alla pratica del Qi
Gong, secondo gli insegnamenti trasmessi dal Maestro, Professor Li Xiao Ming agli allievi.
Qi Gong People Bologna Federazione Italiana Medicine Integrate Ricerca e sviluppo per
l’integrazione della Medicina Occidentale e Cinese.
-LI XIOMING, GORI G., GENITONI V., GATTI G., Medicina Cinese e Biocibernetica,
Editrice Compositori, Bologna 1998.
-LI XIAOMING, I° Stage di Qigong Medico, con il Patrocinio dell’Universita’ degli Studi di
Bologna, Qigong People. Bologna 5/6 Aprile 1997.
Lo Yoga
Francesca D’Ercole, Francesca Marchetti, Magda Scalini, Stefania Caruso.
La parola Yoga deriva dalla radice sanscrita “Yug” che significa unire, legare assieme,
aggiogare, dirigere e concentrare l’attenzione di, usare ed applicare. Significa anche
unione o comunione ed è la vera unione della nostra volontà con Dio.
Lo Yoga è uno dei sei sistemi ortodossi della filosofia indiana. Esso fu coordinato e ridotto
a sistema da Patanjali nella sua opera classica lo Yoga Sutra che è composto da 185
aforismi.
Nel pensiero indiano tutto è permeato dallo Spirito Universale Supremo (Paramatma o
Dio) di cui lo spirito umano individuale (jivatma) è una parte.
Il sistema Yoga è così chiamato poiché insegna i mezzi con i quali lo jivatma può essere
unito o in comunione con il Paramatma, così da assicurare la liberazione (moksa).
Colui che segue il cammino dello Yoga è uno <yogi> o <yogin>.
La pratica delloYoga provoca inizialmente una sensazione di misura e di equilibrio;
applicata al nostro corpo insegna a noi come farlo funzionare, traendone la massima forza
ed armonia. Con instancabile pazienzza perfezioniamo ed amimiamo così tutte le nostre
cellule tornando giornalmente alla carica scoprendo e liberando le nostre capacità che
altrimenti sarebbero condannate alla frustrazionea e alla morte.
Lo Yoga è il metodo con cui viene calmata la mente inquieta e l’energia vitale diretta in
canali costruttivi.
Patanjali enumera i mezzi come le 8 arti o stadi dello Yoga nella ricerca dell’anima. Essi
sono:
1) I comandamenti morali universali (Yama);
2) Niyama (l’autopurificazione con la discipina)
3) Posizioni (Asana, o purificazione del corpo attraverso esse);
4) Controllo ritmico del respiro (Pranayama) ;
5) Controllo ed emancipazione della mente dal dominio dei sensi e degli oggetti esteriori
(Pratyahara)
6) Concentrazione (Dharana)
7) Meditazione (Dhyana)
8) Stadio di concentrazione supercosciente ottenuto con profonda meditazione (Samadhi).
Yama e Niyama controllano le passioni e le emozioni dello yogi e lo tenogno in armonia
con i suoi simili.Le asanas mantengono il corpo sano e forte e in armoni a con la natura.
Così lo yogi si libera dalla coscienza del corpom che conquiste , e di cui fa un mezzo
adatto all’anima.i seguenti due stadi, Pranayama e Pratyahara, insegnano all’aspirante
come controllare la respirazione e mer suo mezzo la metne, cosa che aiuta a liberare i
sensi dalla schiavitù degli iggetu dek desuderui.
Dharana, Dhyaa e Samandhi conducono lo yogi nei più intimi recessi della sua anima.
Hata Yoga (Asanas)
L’asana o posizione dona fermezza, salute e leggerezza al corpo, crea equilibrio mentale
e previene l’incostanza della mente.
Le asanas non sono soltanto degli esercizi ginnici. Per eseguirle occorrono un luogo
arioso e pulito. Possono essere eseguite da soli, in quanto gli arti del corpo forniscono i
pesi e i contrappesi necessari.
Colui che pratica le asanas sviluppa agilità, equilibrio, resistenza e aumenta la propria
vitalità.
Le asanas si sono perfezionate nei secoli così da esercitare ogni muscolo, nervo e
ghiandola del corpo; assicurano un bel fisico, forte ed elastico, che non è legato dai
muscoli e tengono il corpo lontano dalle malattie. Riducono la fatica e calmano. La loro
prima importanza è nel fatto che allenano e disciplinano la mente.
Sebbene lo yogi non sottovaluti il proprio corpo, non pensa soltanto alla perfezione fisica,
ma anche a quella dei propri sensi, dell’anima, dell’intelletto e della mente.
Lo yogi conquista il corpo con la pratica delle asanas e ne fa un veicolo idoneo al proprio
spirito.
Eseguendo le asanas, si ottiene per prima cosa la salute, che non è mera esistenza, ma
uno stato di completo equilibrio del corpo, della mente e dello spirito.
Gli uomini implorano gli dei la salute
e non pensano d’avere in mano, essi stessi,
gli strumenti per conservarla.
Democrito
Lo yogi si rende conto che la sua vita e tutte le sue attività sono parte dell’intervento divino
nella natura, che si manifesta ed opera tramite l’uomo. Il suo corpo è un tempio dove
dimora lo Spirito Divino. Lo yogi intuisce che trascurare o rifiutare le necessità del corpo e
pensare ad esso come a qualcosa di non divino è trascurare e negare la vita universale
della quale il corpo stesso è una parte. Le necessità del corpo sono quelle dello Spirito
Divino che in esso vive.
Lo yogi non trascura né mortifica mai il corpo o la mente, ma li nutre entrambi. Per lo yogi
il corpo non è un ostacolo alla liberazione spirituale, né la causa della caduta, ma un
mezzo di realizzazione.
I nomi delle asanas sono significativi e spiegano il principio dell’evoluzione. Alcune
prendono il proprio nome dalla vegetazione, altre dagli insetti, dagli animali marini, dagli
uccelli e dagli animali in generale. Altre sono chiamate con nomi di eroi leggendari, di
saggi, degli dei del pantheon indù.
Il corpo dello yogi mentre esegue le asanas assume forme che assomigliano ad una
grande varietà di esseri viventi. La sua mente non disprezza alcuna creatura, poiché sa
che in tutta la gamma della creazione dal più piccolo insetto al saggio più evoluto respira
lo Spirito dell’Universo stesso, che assume innumerevoli forme.
Pranayama
Così come il termine Yoga è di vasto significato, lo stesso è della parola prana.
Prana significa fiato, respirazione, vita, vitalità, vento, energia o forza. Indica anche l’anima
in opposizione al corpo. La parola è usata generalmente al plurale per indicare i respiri
vitali.
Ayama significa lunghezza, espansione, stiramento o controllo. Pranayama perciò
estensione del respiro e suo controllo. Tale controllo agisce in ogni fase della respirazione:
1) inspirazione, chiamata puraka (riempimento); 2) espirazione, chiamata rechaka
(svuotamento dei polmoni); 3) trattenimento, chiamato kumbhaka.
Vi sono due stati di kumbhaka: a) quando il respiro viene sospeso dopo una profonda
inspirazione a polmoni pieni (antara kumbhaka); b) quando il respiro viene sospeso dopo
una espirazione completa (bahya kumbhaka).
Pranayama è quindi la scienza del respiro, ed è il punto centrale attorno al quale gira la
ruota della vita. Come i leoni, gli elefanti e le tigri vengono dominati molto lentamente e
cautamente, così il prana dovrebbe essere portato sotto controllo molto lentamente in
gradazione misurata secondo le proprie capacità e limitazioni fisiche.
I giusti modelli ritmici della respirazione, che nelle tecniche del Pranayama vengono
insegnati, rafforzano il sistema respiratorio, calmano il sistema nervoso e riducono la
bramosia. Mano a mano che i desideri e le brame diminuiscono, la mente si libera e
diventa un mezzo adatto alla concentrazione.
Meditazione
Parlando di meditazione, dobbiamo distinguere:
1) le tecniche meditative, che sono strategie e discipline sorte attraverso i secoli da
scuole di pensiero e di vita
2) lo stato meditativo, che è la condizione interiore di ognuno di noi.
Questa condizione interiore può essere più o meno profonda ed intensa (esistono vari
livelli di stato meditativo); compare grazie all’utilizzo regolare delle tecniche meditative o
anche per semplice risonanza ( condizioni in natura di coerenza, sincronicità e sintonia).
Nasce dall’esigenza intrinseca dell’ essere umano di superare i limiti e i vincoli apparenti
della vita che sono dati dalla proiezione dei sensi sulla mente e della mente sulla realtà.
Il vero significato è quello di sospendere l’identificazione inconsapevole con i pensieri, le
emozioni e le sensazioni; e, quindi, penetrare in uno spazio più ampio dove l’esperienza si
manifesta come flusso vuoto e inarrestabile di quiete, vitalità e silenzio.
Nonostante le tradizioni da cui provengano le svariate tecniche meditative siano numerose
(indiane,tibetane,cinesi,giapponesi,arabe,celtiche,ebraiche cristiane, indiani d’America
ecc.) e di conseguenza i metodi differiscano, eppure, lo scopo finale è lo stesso : superare
la coscienza ordinaria(stato di identificazione con la propria storia personale).
Il nuovo stato è impalpabile, di intima libertà non definibile a parole ma sperimentabile
nella propria soggettività e tende verso un luogo di oggettività come il dileguarsi della
nebbia porta una visione più nitida.
La pratica meditativa è oggetto di grande attenzione da parte delle scienze esatte (fisica,
chimica, PNEI, medicina quantica e le biotecnologie).
Nelle esperienze effettuate in ambiti universitari e clinici, gli EEG, applicati a singoli e
numerosi praticanti, hanno evidenziato vistose modificazioni dei tracciati: una maggiore
coerenza delle onde cerebrali, diminuzione del rumore di fondo, aumento di onde alfa,
theta, delta che indicano i diversi livelli di profondità meditativa.
Si è riscontrato, inoltre, la comparsa di una vistosa sincronicità nell’attività dei due
emisferi. Tali condizioni si riscontrano anche durante stati di grande creatività ed
intuizione.
E’ importante sapere che non tutte le tecniche meditative sono adatte a tutti. Occorre
individuare il metodo più diretto che favorisca il giusto approccio evitando le resistenze e la
perdita di tempo. Esistono meditazioni che richiedono l’immobilità ed una corretta postura
(zen-ecc.), altre che alternano il movimento con l’immobilità (yoga-bodyflow) ed altre in
continuo movimento (danze rotatorie dei Sufi).
A seconda delle tecniche utilizzate si può dare più importanza alla concentrazione o al
rilassamento della mente in stato di auto osservazione (consapevolezza). Esistono, inoltre,
alcuni percorsi dove queste due qualità si integrano (la vipassana).
Il comune dominatore è l’ ATTENZIONE intesa come presenza costante.
Le leggi della fisica atomica confermano che lo stato meditativo può essere considerato
come un campo di energia naturale, assimilabile allo stato del vuoto quantico che a sua
volta è alla base delle più affascinanti scoperte del mondo moderno: laser, PC,
superconduttori, teoria del caos e i frattali.
La meditazione viene dalla storia dell’essere umano che vuole inoltrarsi oltre le frontiere
dell’abitudine . Si sposa con il futuro della scienza che dimostra di averne bisogno: come
la mente umana ha già dimostrato di riceverne beneficio ed armonia.
Visualizzazione
Francesco Burrai
L’immagine mentale
Attività mentale riproduttiva di fatti e oggetti con caratteristiche similari
alla percezione di tali fatti e oggetti.E’ una forma di rappresentazione
della realtà.
Imagery
Attività mentale a carattere cognitivo caratterizzata dalla produzione di immagini mentali.
Tale produzione può essere stimolata da auto-induzione o da compiti di Imagery richiesti
in ambito sperimentale e non-sperimentale (Guided Imagery).
Imagination
Attività di immaginazione a carattere creativo,in cui il soggetto induce e controlla il
processo immaginativo su base motivazionale ed emotiva.E’ caratterizzata da una elevata
capacità di riproduzione e di sintesi delle esperienze passate.
Produzione ed elaborazione delle immagini
Sintetizzazione di un percetto.
(Neisser U.,1967,Cognitive psychology,Prentice Hall,Englewood Cliff)
Confronto tra le descrizioni proposizionali memorizzate.
(Falk G.,1972,Interpretation of imperfect line data as a 3-dimensional scene,Artificial
Intelligence,3,101-44)
Descrizione di scene.Attivazione di frame.
(Minsky M.,1977,Thinking:readings on cognitive science,Cambridge university
press,Cambridge,355-76)
Modello Teorico “Pittoralista”
Le leggi che regolano i processi percettivi sono analoghe alle leggi che regolano la
produzione delle immagini mentali.
Le immagini mentali sono una realtà mentale analoga a quella dei processi percettivi.
Modello Teorico cognitivo-computazionale
1.Deposito a lungo termine delle esperienze passate
2.Trasformazione dei ricordi in esperienze coscienti (immagini mentali).
3.Mantenimento delle esperienze coscienti
(immagini mentali) per la frazione temporale necessaria a compiere ulteriori operazioni
mentali come l’esplorazione,la descrizione o altro.
La risposta fisiologica
Definire se esiste una correlazione tra formazione e contenuto emotivo delle immagini
mentali e un’alterazione delle attività nei sistemi fisiologici.
La neuropsicologia studia le relazioni tra le facoltà cognitive e le relative strutture cerebrali.
La neuropsicologia in base ai dati sperimentali ammette l’esistenza di processi cognitivi
specifici della facoltà immaginativa legati a specifici substrati cerebrali.
I disturbi della capacità immaginativa sono legati a lesioni di specifici meccanismi
cerebrali:aree posteriori dell’emisfero sinistro,area perieto-temporale destra.
Psiconeuroendocrinoimmunologica (PNEI)
Il cervello funziona in larga misura per immagini.
La modalità linguistica rispetto alla modalità immaginativa è un piccolo settore della
produzione cosciente.
Gli effetti psicosomatici delle tecniche di visualizzazione si basano su questa caratteristica
fondamentale del funzionamento del cervello:adottano il sistema principale del
funzionamento cerebrale che è quello per immagini.
L’effetto prodotto dall’utilizzo della visualizzazione sul sistema psicosomatico è dovuto alla
connessione psiconeuroendocrinoimmunologica (PNEI).
Effetto della immaginazione guidata ipnotica sui parametri della Profile of Mood State
(POMS)
Bakke AC, Purtzer MZ, Newton P.The effect of hypnotic-guided imagery on psychological
well-being and immune function in patients with prior breast cancer.J Psychosom Res.
2002 Dec;53(6):1131-7.
Effetto della immaginazione guidata ipnotica misurata tramite coping checklist
Incremento: coping relazione-ricerca di aiuto-rivalutazione positiva-attivazione di problem
solvine
Decremento:senso di isolamento-sentimento di fuga
(Bakke AC, Purtzer MZ, Newton P.The effect of hypnotic-guided imagery on psychological
well-being and immune function in patients with prior breast cancerJ Psychosom Res.
2002 Dec;53(6):1131-7. )
Misurazione della percentuale di NK post immaginazione guidata ipnotica
(Bakke AC, Purtzer MZ, Newton P.The effect of hypnotic-guided imagery on psychological
well-being and immune function in patients with prior breast cancer.J Psychosom Res.
2002 Dec;53(6):1131-7.)
Correlazione tra le variazioni in percentuale di NK comparato alla scala POMS
(Bakke AC, Purtzer MZ, Newton P.The effect of hypnotic-guided imagery on psychological
well-being and immune function in patients with prior breast cancer.J Psychosom Res.
2002 Dec;53(6):1131-7. )
Comparazione tra la media (DS) delle variabile intensità del dolore tra le persone che
hanno evidenziato un decremento dei valori dopo la visualizzazione Versus
persone che non hanno evidenziato un decremento dei valori dopo la visualizzazione
(Kwekkeboom KL, Kneip J, Pearson L. A pilot study to predict success with guided
imagery for cancer pain
Pain Manag Nurs. 2003 Sep;4(3):112-23.)
La risposta neurovegetativa
Studio:Jones G.E. e Johnson H.J. 1978,Physiological responding during self generated
imagery of contextualy complete stimuli,Psychophysiology,15,439,46.
Jones G.E. e Johnson H.J 1980,Hearth rate and somatic concomitants of mental
imagery,Psychophysiology,17,339-47.
Oggetto
Correlazione tra livello cinestatico dell’immagine mentale
e ampiezza dell’accelerazione cardiaca.
Metodo
1° gruppo immaginava la frase “mi sento felice e sto saltando per la gioia”.
2° gruppo immaginava la frase “mi sento felice e voglio proprio rilassarmi”.
Risultati
L’immagine ad alta attività motoria (1° gruppo) produceva una accelerazione della
frequenza cardiaca maggiore rispetto all’immagine a bassa attività motoria (2° gruppo).
Studio:Craig K.D.1968,Psysiological arousal as a function of imagines,vicarious and direct
stress experiences,Journal of abnormal psychology,73,513-20
Oggetto
Correlazione tra livello della temperatura di un oggetto dell’immagine mentale e ampiezza
dell’accelerazione cardiaca.
Metodo
Al gruppo studio si chiedeva di immergere una mano in un secchio contenente acqua a
temperatura ambiente per due minuti.
Successivamente di immaginare in maniera più vivida possibile che l’acqua era fredda
come quella del ghiaccio,producendo una sensazione sgradevole.
Risultati
Aumento della frequenza cardiaca nella fase immaginativa rispetto la condizione di riposo.
Studio:Jordan C.S., Lenington K.T. ,1979,Psysiological correlates of eidetic imagery in
induced anxiety,journal of mental imagery,331-42
Oggetto:Correlazione tra immagini mentali eidetiche a valenza emozionale negativa e
alterazioni della FC,FR e risposta psicogalvanica (GSR).
Metodo
Il gruppo sperimentava istruzioni che producevano ansia, e istruzioni che chiedevano di
produrre immagini mentali eidetiche di parenti a valenza emozionale negativa.
Risultati
Sia l’ansia che le immagini mentali producevano una alterazione quantitativa e qualitativa
a livello dei parametri del sistema vegetativo (FC,FR,GSR).
Le immagini mentali sono implicate nel processo di induzione dell’ansia.
Studio:Marks I.,Marset P.,Boulougouris J.,Huson J.,1971,Physiological accompaniments
of neutral and phobic imagery,Psychological medicine,1,299-307
Oggetto
Correlazione tra intensità soggettiva della vividezza dell’immagine e grandezza delle
modificazioni fisiologiche.
Metodo
Ai soggetti si chiedeva di produrre immagini mentali di situazioni inducenti diversi livelli di
paura.
Risultati
Le immagini mentali inducenti alti livelli di paura producevano più elevati incrementi di
attività neurovegetativa rispetto a immagini mentali inducenti situazioni a basso livello di
paura.
Studio:Weerts T.C.,Roberts R.,1976,The physiological effects of imaginig anger provoking
and fear provoking scenes,Psychophysiology,13,174
Oggetto
Correlazione tra immagini inducenti livelli diversi di rabbia e alterazione della pressione
sistolica e della frequenza cardiaca.
Metodo
I soggetti visualizzavano scene inducenti alti livelli di rabbia e paura e scene che
inducevano inferiori livelli di rabbia e paura.
Risultati
La visualizzazione di scene contenenti alti livelli di rabbia e paura producevano un
incremento significativo della pressione sistolica e della frequenza cardiaca
Studio:Schawartz G.E.,Fair P.L.,Salt P.,Mandel M.R.,Klerman G.L.,1976,Facial expression
and imagery in depression:an electromyographic study,Psychosomatic medicine,38,33747
Oggetto
Correlazione tra la direzione del focus attentivo
e risposta elettromiografica
Metodo
Un gruppo di soggetti visualizzavano situazioni della loro vita a contenuto emozionale e un
gruppo di soggetti pensavano semplicemente a una situazione a carattere emozionale
Risultati
I soggetti che visualizzavano situazioni della loro vita a contenuto emozionale
presentavano livelli più elevati di attività elettromiografica rispetto ai soggetti che
pensavano semplicemente a una situazione a carattere emozionale.
Guided Imagery e Psicologia
L’utilizzo della G.I.in fase di ipnosi può essere usata per creare nuovi schemi cognitivi nei
soggetti con immagini a carattere intrusivo.
(Appel PR. A hypnotically mediated guided imagery intervention for intrusive imagery:
creating ground for figure. Am J Clin Hypn. 1999 Apr;41(4):327-35. )
La G.I.riduce nei soggetti affetti da bulimia nervosa gli episodi di confusione,degli atti
giustificativi a carattere assolutivo,degli episodi di vomito,un miglioramento
nell’alimentazione,nelle scelte dietetiche, nel controllo del peso corporeo,nella gestione
autonoma del comfort personale.
(Esplen MJ, Garfinkel PE, Olmsted M, Gallop RM, Kennedy S A randomized controlled
trial of guided imagery in bulimia nervosa.Psychol Med. 1998 Nov;28(6):1347-57. )
La G.I. può neutralizzare la distorsione della memoria nelle donne che hanno subito in età
infantile abusi sessuali.
(Clancy SA, McNally RJ, Schacter DL. Effects of guided imagery on memory distortion in
women reporting recovered memories of childhood sexual abuse.J Trauma Stress. 1999
Oct;12(4):
559-69.)
Guided Imagery e gestione del dolore
La G.I. in soggetti affetti da dolore oncologico,può ridurre l’intensità media di percezione
del dolore,lo stato di distress,il grado di afflizione,e migliorare il controllo del dolore.
(Kwekkeboom KL, Kneip J, Pearson LA pilot study to predict success with guided imagery
for cancer pain. Pain Manag Nurs. 2003 Sep;4(3):112-23)
La G.I.in soggetti affetti da AIDS ha effetti positivi nella prevenzione degli stati di angoscia
e dolore a carattere anticipatorio.
(Turkoski B, Lance B. The use of guided imagery with anticipatory grief.Home Healthc
Nurse. 1996 Nov;14(11):878-88.)
Guided Imagery e medicina interna
La G.I. in soggetti affetti da stroke acuto è un’intervento clinico complementare e sinergico
alla terapia riabilitativa convenzionale, che migliora diversi outcomes riabilitativi.
(Page SJ, Levine P, Sisto S, Johnston MV.A randomized efficacy and feasibility study of
imagery in acute stroke.Clin Rehabil. 2001 Jun;15(3):233-40. )
La G.I, in soggetti affetti da bronchite cronica ed enfisema ha migliorato lo stato
dispnoico,la depressione,l’affaticamento,la qualità di vita,lo stato di salute percepito,la
forza muscolare inspiratoria.
(Moody LE, Fraser M, Yarandi H.Effects of guided imagery in patients with chronic
bronchitis and emphysema.Clin Nurs Res. 1993 Nov;2(4):478-86.)
Guided Imagery e maternita’
La G.I. mirata alla produzione di uno stato di rilassamento nelle donne nel periodo delle
prime quattro settimane post partum,ha prodotto una riduzione dell'ansia,della
depressione e un aumento della stima personale.
(Rees BL. An exploratory study of the effectiveness of a relaxation with guided imagery
protocol.J Holist Nurs. 1993 Sep;11(3):271-6. )
La G.I. tramite protocollo di rilassamento ha ridotto in donne primipare nelle prime quattro
settimane post partum il livello di ansia,lo stato depressivo ed incrementato l’autostima.
(Rees BL. Effect of relaxation with guided imagery on anxiety, depression, and self-esteem
in primiparas.J Holist Nurs. 1995 Sep;13(3):255-67.)
Guided Imagery e chirurgia
La G.I. in soggetti in fase perioperatoria ha prodotto una riduzione degli stati d’ansia e dei
livelli di dolore sia nella fase pre-operatoria che post-operatoria,nonché una riduzione nella
somministrazione di farmaci analgesici pari al 50% nella fase post operatoria
(Tusek DL, Church JM, Strong SA, Grass JA, Fazio VW. Guided imagery: a significant
advance in the care of patients undergoing elective colorectal surgery.Dis Colon Rectum.
1997 Feb;40(2):172-8. )
L’utilizzo della G.I.in fase perioperativa è uno strumento infermieristico che incrementa il
potere di auto-cura e di auto-guarigione,incrementando il feed-back infermiere paziente,la
qualità di vita,il grado di soddisfazione sia del paziente sia dei sanitari.
(Miller T.The value of imagery in perioperative nursing.Semin Perioper Nurs. 1998
Apr;7(2):108-13)
La G.I. è un intervento infermieristico indipendente è in soggetti anziani post operati
riduce il loro stato depressivo.
(Leja AMJ, Using guided imagery to combat postsurgical depression.Gerontol Nurs.
1989 Apr;15(4):7-11.)
Effetti della sinergia visualizzazione e tecniche meditative
1.Aumento dell’ampiezza e della regolarità delle onde alfa cerebrali.
2Diminuzione significativa del consumo di ossigeno.
3.Diminuzione della frequenza cardiaca e della frequenza respiratoria.
4.Regolazione della produzione del cortisolo (stress).
5.Aumento notturno della melatonina (sonno,sincronizzazione ritmi biologici).
Presidi sanitari in cui viene maggiormente utilizzata la G.I.
Azienda Sanitaria di Brunico (Bz)
Azienda Ospedaliera San Carlo Borromeo,Milano
Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer,Firenze
Istituto Tumori di Genova
Ospedale pediatrico Giovanni XXIII,Bari
Ospedali Civili di Brescia
Ospedale "Infermi" di Rimini
Enti che propongono la Visualizzazione
Istituto europeo di oncologia,Milano
Associazione italiana di oncologia medica
Società italiana di psiconcologia
Societa' italiana di psicologiadei servizi ospedalieri e territoriali
Associazione malati di cancro (AIMAC)
Comicoterapia
Andrea Filippini e Mirko Govoni
Introduzione.
La ComicoTerapia cos’è?
Una definizione dice che: “La terapia dell’umorismo, è un intervento usato dai
professionisti sanitari o dal paziente per produrre su quest’ultimo benefici effetti. –Le
risposte fisiche al buon umore ed al riso influenzano la maggior parte dei sistemi
corporei….ed includono un aumento della frequenza cardiaca, della pressione cardiaca e
della tensione muscolare…- al quale segue un calo.
All’interno della relazione di aiuto, l’uso dell’umorismo e del riso possono sviluppare
molteplici benefici, tra cui: sviluppare la relazione terapeutica e la comunicazione;
aumentare la sensazione di benessere; influenzare positivamente la capacità di sperare;
aiutare il paziente a comunicare i propri timori, ansie e difficoltà; evitare i conflitti; aiutare a
parlare della terapia; ridurre il dolore; vincere il timore degli esami diagnostici; ottenere,
mantenere il coinvolgimento del paziente; facilitare l’educazione sanitaria e migliorare il
ricordo; ridurre l’ansia del paziente.
Bella definizione ehh!!!!!
ComicoTerapia in Oncoematologia Pediatrica.
I nostri pazienti sono molto complessi, per il nostro interesse ci limiteremo a dire che sono
generalmente immunodepressi. Per questo motivo si deve limitare al minimo il contatto
con altre persone a parte ovviamente la famiglia e gli Operatori.
Perciò si deduce che la ComicoTerapia è “sulle spalle” di queste figure….
Perciò noi….l’equipe assistenziale.
Il primo punto che vogliamo affrontare è:
Comicità = Scarsa Professionalità?……………….NO!!!
Perché?
Professionalità innanzitutto……(chi più….chi meno….)
Se come professionisti siamo in grado di valutare i bisogni e le criticità del malato, non si
capisce perché non si possa in egual maniera valutare quando e come poter scherzare
con lo stesso paziente.
Con questo non vogliamo dire che tutti devono attivare la ComicoTerapia, siamo diversi,
ognuno è diverso, da chi ha la battuta sempre pronta a chi, invece, introverso, non ce l’ha.
Noi vogliamo semplicemente dire che dovete sentirvi liberi di farlo, che nessuno deve aver
paura di sorridere o far sorridere, o meglio….di regalare un sorriso.
Adesso basta con le cose serie.
Diamo qualche esempio, tenendo presente che non vi farà ridere perché non siete
bambini ma speriamo possa darvi il messaggio.
Prendiamo in esame le attività più semplici e comuni da eseguire, molto semplici se le si
esegue come richiesto dal nostro contratto… in maniera professionale ma terreno
fertilissimo per la Comico Terapia.
-Uscire da una stanza…..ovvero……Sbattere contro la porta
-Maneggiare una flebo…ovvero….giocolleria (non per tutti)
-Cambiare la Linea infusionale…ovvero…..portare un cane a passeggio.
-Entrare nelle stanze….ovvero… senza motivo e dire le cose più assurde
-Prendersi, prenderli e prendere in giro i loro genitori con la complicità del bambino senza mai
screditare il loro ruolo.
Il Bambino nasce con la voglia di scoprire, imparare, giocare, sorridere e sognare.
Nel nostro caso dobbiamo entrare nel suo mondo, usare la sua logica, condividere le sue
emozioni e così facendo guadagnare la sua fiducia.
Arrivati a questo punto il gioco è fatto, sei nel suo mondo e hai la sua collaborazione,
complicità e ripeto…… Fiducia.
A questo proposito possiamo far partire il primo filmato girato nel nostro reparto a
Capodanno 2003-2004.
Filmato
“Mirko e Floppy travestiti”
Queste immagini devono semplicemente ricordarci che non si fa assolutamente niente se
non cercare di regalare un sorriso in qualunque situazione possibile.
Non tralasciamo che ogni reparto ha la sua realtà e che sicuramente il nostro è
maggiormente predisposto a tutto questo; che un reparto di lungo degenza è sicuramente
meglio che un reparto di corto degenza come può essere la Medicina d’Urgenza.
Ma perché è lo stesso importante?
Diapositiva
Learning Organisation
L’organizzazione facilita l’individuo e l’individuo facilita l’organizzazione.
Cosa leggiamo in questo schema?
Che per arrivare al nostro obiettivo è fondamentale il gioco di squadra….Teamwork.
Per fare un esempio sportivo….Shevecenko non avrebbe mai vinto la Champions League
o il Pallone d’oro se non avesse avuto alle spalle una squadra con elementi che lavorano
anche molto di più ma che in quel punto del campo sono perfetti.
C’è chi segna e prende gli applausi e chi fa il lavoro sporco o come dice Ligabue, il lavoro
da Mediano, sempre lì nel mezzo, finchè ce ne hai stai lì….e di applausi…..meno……
Ma tutti sono della squadra, tutti vincono e tutti prendono gli onori.
Il nostro è un lavoro di Squadra e come tale dobbiamo lavorare.
Non vogliamo paragonare la nostra squadra al Milan, abbiamo anche noi i soliti problemi,
piccoli litigi, dissensi, cospirazioni, intelligence rossa ed intelligence nera, spionaggio e
controspionaggio, lotte interne, lotte esterne, veri e propri conflitti, guerre….ma quando si
scende in campo, anzi quando si è in campo, così non citiamo nessun tizio politicante,
dobbiamo dimenticare anche le guerre, perché il nostro obiettivo non è l’interesse del
singolo ma quello del paziente e vogliamo tentare di vincere il più possibile ed in questo
sport, tutte le squadre se lo vogliono possono vincere.
A questo proposito possiamo far partire il secondo filmato.
Filmato.
“Spezzoni della recita di Natale 2004”
Analizziamo il filmato.
Diapositiva
Learning Organisation
E’ più di 10 anni che il Singing Nursing Choir fa lo Spettacolo per i nostri pazienti ogni
anno diverso.
Non discutiamo sulla utilità verso i bambini e genitori, ma per crearlo sono servite riunioni,
non di lavoro, ma di piacere, dove oltre a scrivere la storia, i testi, le scenografie, le
canzoni e le prove, noi ci siamo divertiti e questo aiuta il team.
Non vuol dire Amicizia, si possono creare, è vero, ad esempio noi due, ma è importante il
clima, l’atmosfera, lo spirito, e lavorare così, e qui arriviamo all’ultimo punto, lavorare così
aiuta il singolo…..e torniamo alla diapo….
Il tempo è tiranno o forse siamo stati troppo lunghi e prolissi, perciò vi ringraziamo per la
vostra attenzione, ma prima di darvi l’ultimo e conclusivo filmato, vogliamo chiudere come
ogni classico intervento da congresso con una battuta o con una morale:
“Se si arriva a tutto questo…armonia di gruppo….spirito di squadra…..unita, e lo
sottolineiamo, alla massima professionalità……il nostro lavoro….non è il più bello del
mondo?
Filmato.
“Song Mirko e Giovanna, forse qualche minuto sala cappa e chiusura di Mirko in corridoio,
-qui non si dorme-, e poi dentro una camera”
Reiki
IL REYKI
BOLOGNA, 4 febbraio 2005
ANGELA PEGHETTI
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 2
REYKI
Il reyki è una parola giapponese
che indica la connessione tra
REI, l’energia vitale e KI,
l’espressione individuale di
tale energia.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 3
REYKI
E’ una disciplina di
origine orientale che
si propone l’obiettivo
di armonizzare il
corpo, il cuore e la
mente utilizzando le
doti spirituali di cui gli
esseri viventi sono
dotati fin dalla
nascita…
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 4
REYKI
…. AMORE, COMPASSIONE,
CORAGGIO, COMPRENSIONE,
FRATELLANZA, FIDUCIA …
se in sintonia con “l’essere” della
persona, aiutano a mantenere il corpo
in salute ed a condurre una via
serena.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 5
REYKI
Attraverso successive
attivazioni energetiche, si
apprende ”l’Arte della
Guarigione”, ossia la
capacità di canalizzare
l’energia vitale, per
ristabilire l’equilibrio ed
entrare in sintonia con
l’universo.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 6
REYKI
I simboli e le cerimonie del
reyki,
reyki, così come noi le
conosciamo, ci sono state
tramandate da Mikao
Usui,
Usui, un monaco cristiano
vissuto nel secolo scorso
che dopo anni di ricerche,
raggiunse lo stato di unità
con il tutto e con l’Energia
Pura.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 7
REYKI
I principi del reyki si ricollegano
alle religioni orientali ed alla
Filosofia Olistica in cui la
guarigione dalla malattia è solo la
conseguenza di un mutato
atteggiamento nei confronti di se
stessi e della vita.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 8
REYKI
Il termine di
“guarigione”, ove
utilizzato, va inteso
come sinonimo di
FELICITA’,
COMPIMENTO,
ILLUMINAZIONE.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 9
I PRINCIPI DEL REYKI
Si riassumono in poche e semplici frasi:
SOLO PER OGGI…
Esprime l’importanza di impegnarsi nelle
cose giorno per giorno, senza ansia o
senza fretta, concentrandosi sulla realtà
del momento e vivendola molto
intensamente.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 10
SOLO PER OGGI…
Qui ed ora sono le
coordinate del presente, ciò
che è passato rallenta il
nostro cammino, perché a
volte porta con sé la rabbia
ed il rancore… il segreto
della felicità è di vivere
pienamente attimo per
attimo e compiere ogni cosa
nel modo migliore.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 11
I PRINCIPI DEL REYKI
…. NON TI ARRABBIARE …
La rabbia nasce dalle ferite o
dalla sensazione che
qualcuno ci sta’ facendo
del male. Per rinunciare
alla rabbia, dobbiamo
innanzitutto riconoscerla ed
esprimerla, imparare a
proteggere il nostro spazio,
la nostra vita, le nostre
relazioni.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 12
…. NON TI ARRABBIARE …
Talvolta la rabbia nasce
dal fatto che vediamo
riflessa nell’altro
qualcosa che non
vogliamo e non
possiamo vedere di noi
stessi …. Questo perchè
la nostra immagine
riflessa in uno specchio
ci turba e la neghiamo …
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 13
I PRINCIPI DEL REYKI
… NON TI
PREOCCUPARE…
La preoccupazione nasce
dall’insicurezza, dalla
paura di ciò che siamo e
di ciò che ci aspetta, dal
pensare ad un evento
ed anticiparne spiacevoli
conseguenze.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 14
… NON TI PREOCCUPARE…
Rinunciare alla
preoccupazione vuol dire
godersi la vita attimo per
attimo, sapendo che tutto ciò
che accade è per il mio bene,
perché cresca dentro di me
la forza e la consapevolezza
che devo semplicemente
lasciarmi andare e gioire
della vita.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 15
I PRINCIPI DEL REYKI
…. VIVI ONESTAMENTE …
Kahlil Gibran ha scritto che “il lavoro è
l’amore reso visibile”. Questo principio
ci ricorda l’importanza di essere a
posto con la nostra coscienza, di
essere leali ed onesti soprattutto con
noi stessi in qualunque cosa facciamo,
ci ricorda che il lavoro più importante è
costruire giorno per giorno la nostra
vita.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 16
…. VIVI ONESTAMENTE …
Come potremmo avere un
corpo sano e forte se la
nostra mente è piena di
inganni, menzogne e
sotterfugi?
Vivere con onestà è la
chiave per aprire la nostra
vita alla luce e per sentirci
in pace con noi stessi.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 17
I PRINCIPI DEL REYKI
… ONORA OGNI ESSERE
VIVENTE …
Per mantenere sano e forte il
mio corpo, devo amarlo e
rispettarlo.
Per prendermi cura di qualcuno
devo nutrire un profondo
rispetto per lui ed avere una
profonda comprensione per
le sue esigenze.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 18
… ONORA OGNI ESSERE VIVENTE
…
Amore, cura e gratitudine,
messi insieme formano la
parola “onorare”.
Onorare il padre e la madre
per averci messi al mondo,
significa onorare noi stessi e
la nostra scelta di vivere.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 19
… ONORA OGNI ESSERE VIVENTE
…
Onorare i maestri e gli anziani
significa aprirsi con umiltà
all’apprendimento ed alla
conoscenza e riconoscere il
valore della saggezza e
dell’esperienza.
Onorare ogni forma di vita
significa celebrare le lodi del
Creatore e ringraziarlo per
tanta varietà e magnificenza di
forme e di colori.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 20
I PRINCIPI DEL REYKI
…. RINGRAZIA …..
Ringraziare vuol dire
accogliere ciò che ci circonda
e noi stessi in un unico
abbraccio, ringraziare è un
dolce momento di fragilità ed
intimità che ci unisce
all’universo.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 21
…. RINGRAZIA …..
A volte ci dimentichiamo di
essere vivi, ci
dimentichiamo tutto
l’amore che abbiamo
ricevuto, ci perdiamo nei
meandri della sofferenza e
dimentichiamo la gioia che
potrebbe riempire il nostro
cuore.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 22
…. RINGRAZIA …..
Ringraziare per i doni
ricevuti ci rende
umani e lascia
entrare dentro di noi
il calore della vita.
Centro studi EBN - Bologna
Diapositiva 23
NAMASTE’
(il divino che è in me saluta il divino che è in te)
Centro studi EBN - Bologna
Fiori di Bach
Daniela Mosci
Cosa sono?
“Si dà il nome di Rimedi Floreali di Bach alla serie di 38 infusioni naturali estratte da fiori
silvestri della regione del Galles, Gran Bretagna”.2
I rimedi di Bach sono 36 fiori, di cui uno coltivato, 1 gemma
e 1 acqua.
Perché si chiamano fiori di Bach?
Questi rimedi floreali prendono il nome dal loro scopritore, il
dottor Edward Bach, che li scoprì fra gli anni 1926 e 1934.
Egli nacque a Birmingham nel 1886, nel Galles. Fu medico
microbiologo, ricercatore, omeopata. Dopo avere svolto
attività clinica, nell’ultima parte della sua vita si ritirò nelle
campagne gallesi, scoprendo le potenzialità terapeutiche dei
suoi 38 rimedi, che sperimentò tutti su di sé.
Quali sono i presupposti filosofici della terapia?
Figura 3 - Edward Bach.
Secondo Bach ognuno di noi è figlio di Dio ed inserito
all’interno di una realtà superiore e globale, in un disegno
perfetto. Bach sostenne la reincarnazione: “Quella breve permanenza sulla terra che noi
conosciamo come vita non è altro che un istante effimero nel corso della nostra
evoluzione, come potrebbe esserlo un giorno di scuola nell’insieme della nostra esistenza.
Anche se per il momento non possiamo comprendere niente altro se non quell’unico
giorno di scuola, l’intuito ci dice che la nascita è infinitamente lontana dall’essere l’inizio e
la morte ugualmente lontana dall’essere la nostra fine. Le nostre anime, che sono in realtà
ciò che noi siamo, sono immortali e i corpi, che noi riconosciamo coscientemente, sono
temporanei. Come se fossero semplici cavalli che montiamo per fare un viaggio, o
strumenti che usiamo per fare un determinato lavoro…”.3 “Ogni anima incarnata si trova
qui con il compito specifico di acquisire esperienza e comprensione e di perfezionare la
propria personalità…”4
Secondo Bach la malattia è il prodotto della dissonanza tra l’Io, rappresentato dalla nostra
mente razionale, ed il Sé superiore, la nostra anima: quando durante questa vita tradiamo
gli intendimenti, e gli scopi che la nostra anima ha scelto di perseguire in essa, si genera
una disarmonia, un conflitto che da emotivo diviene fisico e dal quale emerge la malattia.
Bach definisce la malattia in questo modo: “la malattia non è né una crudeltà in sé, né una
punizione, ma solo ed esclusivamente un correttivo, uno strumento di cui la nostra anima
si serve per indicarci i nostri errori, per trattenerci da sbagli più gravi, per impedirci di
suscitare maggiori ombre e per ricondurci sulla via delle verità e della luce, dalla quale non
avremmo mai dovuto scostarci”. La malattia insorge per due motivi: qualora la personalità
non viva più in sintonia con l’anima, ma nell’illusione di una esistenza separata; qualora la
personalità rifiuti il principio dell’Unità ed agisce contro l’anima e quindi contro gli interessi
dell’Unità Globale.5
Come agiscono i fiori di Bach?
2
Pastorino ML. Introduzione ai Rimedi Floreali di Edward Bach. Palermo: Nuova Ipsa Editore, 2001. Pag 13.
Ibidem.
4
E. Bach. Guarisci te stesso.
5
CFR Scheffer M. Terapia con i fiori di Bach. Milano: Tascabili degli editori associati, 2002. Pag 17.
3
L’effetto terapeutico dei fiori di Bach non dipende dall’utilizzo di proprietà fitoterapiche
delle piante, ma risiede nell’effetto della specifica vibrazione terapeutica del fiore.
Il termine vibrazione definisce ognuna delle variazioni periodiche dello stato di un sistema
fisico, per quanto riguarda la sua posizione di equilibrio. Essa rappresenta una
caratteristica della materia e deriva dalla attività dinamica degli atomi della materia vivente
e non. Essa nasce in relazione alla rotazione degli elettroni intorno al nucleo, alla mobilità
di quest’ultimo e dal movimento degli altri elementi subatomici. Anche gli oggetti inanimati
possiedono vibrazioni, che cessano solo quando la temperatura scende al di sotto dei –
274°C. Le vibrazioni all’interno di uno spazio di tempo danno origine alla frequenza.
Quando il corpo fisico di una persona è in salute, risuona con una determinata vibrazione
o frequenza energetica dominante. Oltre al corpo fisico e interconnessi con lui, ognuno di
noi possiede strutture o corpi energetici più sottili (corpi sottili), che solitamente non sono
visibili all’occhio umano, ma il cui stato incide in modo rilevante sulla salute del corpo
fisico. Il corpo umano, quindi, è costituito da sistemi fisici-cellulari che interagiscono in
modo dinamico con campi di energia complessi che a loro volta fungono da regolatori. I
fiori di Bach agiscono su tutti i corpi sottili, poiché contengono energia di alta frequenza ed
agendo su essi esplicano i loro effetti anche sul corpo fisico. La vibrazione di ognuno di
loro corrisponde ad una specifica emozione positiva e anche ad una specifica
caratteristica dell’anima. Se la persona non è in armonia con il proprio Sé Superiore, si
produce una distorsione energetica in una o più delle 38 frequenze. Ciò si ripercuote sul
campo energetico umano, producendo o rinforzando uno stato d’animo negativo, dal quale
a lungo andare scaturirà la malattia del corpo fisico. L’assunzione dei fiori agisce
ripristinando l’armonia tra Sé Superiore e personalità, ristabilendo la giusta vibrazione
dell’emozione dissonante. Questo spiega perché se si assume un fiore con una vibrazione
corrispondente ad una emozione non squilibrata esso non produce nessun effetto. 6 Bach
stesso spiega l’azione dei fiori in uno scritto del 1934: “Attraverso la loro alta vibrazione,
determinati fiori, arbusti e alberi silvestri appartenenti a un ordine superiore, hanno il
potere di aumentare le nostre vibrazioni umane e lasciare liberi i nostri canali ai messaggi
del nostro Sé Spirituale (Sé Superiore), inondare la nostra personalità con le virtù che
sono a noi necessarie e in questo modo lavare i difetti (del carattere) che causano i nostri
mali. Così come la
buona musica o altre Tabella 1 - Da Orozco R. Nuovi orizzonti con i fiori di Bach. Rivarolo: Centro di
cose
grandiose
in Benessere Psicofisico, 1999. Pag 32.
grado di ispirarci, i fiori
Difetto da
Fiore
Virtù da
sono in condizione di
superare
sviluppare
elevare
la
nostra
Ansia/Tormento
Agrimony
Pace
personalità
e
di
Debolezza
Centaury
Fermezza
avvicinarci di più alla
Restrizione
Chicory
Amore
nostra anima. In questo
Ignoranza
Cerato
Saggezza
modo ci donano pace e
Indifferenza
Clematis
Bontà
ci liberano dalle nostre
Dubbio
Gentian
Comprensione
sofferenze.
Non
Impazienza
Impatients
Indulgenza
guariscono attaccando
Timore
Mimulus
Compassione
in modo diretto la
Terrore
Rock
Rose
Coraggio
malattia,
bensì
Indecisione
Sclerantus
Stabilità
riempiendo il nostro
Fanatismo
Vervain
Tolleranza
corpo con le belle
Pena
Water Violet
Allegria
vibrazioni del nostro Sé
Superiore,
alla
6
CFR Orozco R. Nuovi orizzonti con i fiori di Bach. Rivarolo: Centro di Benessere Psicofisico, 1999. Pag 38.
presenza del quale la malattia si scioglie come neve al sole. Non vi è una vera e propria
guarigione senza un cambio di orientamento della vita, senza pace nell’anima e senza la
sensazione di felicità interiore”.
Quali sono i fiori di Bach?
Come precedentemente indicato, i fiori, o meglio rimedi, di Bach sono 38, di cui una
gemma, un fiore coltivato ed un’acqua. Ognuno di essi ha una specifica indicazione,
ponendo rimedio a specifiche emozioni proprie dell’uomo. Alcuni fiori trattano stati mentali
acuti, altri emozioni croniche o modalità caratteriali, per cui vengono detti fiori tipo. Un
esempio di rimedio indicato negli stati acuti è Rock Rose, che è un fiore del gruppo dei
rimedi per la paura. Esso è indicato in presenza di panico e terrore, che rappresentano
stati emotivi acuti e transitori. Un esempio di rimedio adatto a trattare tipologie caratteriali
è rappresentato da Rock Water, indicato in caso di rigidità, autodisciplina e severità verso
se stessi.
I fiori sono classificati in sette gruppi, in relazione alla problematica che trattano. Tuttavia,
è bene sottolineare che ogni rimedio si distingue dagli altri per le peculiari emozioni che
tratta.
Paura
Cura eccessiva per gli altri
Rock rose (eliantemo)
Mimulus (mimmolo giallo)
Cherry plum (visciola)
Aspen (pioppo)
Red chestnut (castagno rosso)
Chicory (cicoria)
Vervain (verbena)
Vine (vite)
Beech (faggio)
Rock water (acqua di roccia)
Incertezza
Cerato (piombaggine)
Scleranthus (scleranto)
Gentian (genziana)
Gorse (ginestra)
Hornbeam (carpino)
Wild oat (avena selvatica)
Mancanza d’interesse
Nel presente
Clematis (clematide)
Honeysuckle (caprifoglio)
Wild rose (rosa selvatica)
Olive (olivo)
Whitechestnut (fiori d’ippocastano)
Mustard (senape)
Chestnut bud (gemme d’ippocastano)
Solitudine
Heather (erica)
Impatiens (impatiens)
Water violet (violetta d’acqua)
Ipersensibilita’
Agrimony (agrimonia)
Centaury (centaurea)
Walnut (noce)
Holly (agrifoglio)
Scoraggiamento
E disperazione
Larch (larice)
Pine (pino)
Elm (olmo)
Sweet chestnut (castagno dolce)
Star of bethlehem (stella di betlemme)
Willow (salice)
Oak (quercia)
Crab apple (melo selvatico)
Oltre ai fiori citati esiste anche il Rescue Remedy, che è l’unica composizione preparata
da Bach. È una preparazione costituita da 5 fiori: Rock Rose (panico, il terrore, la paura
nelle situazioni di emergenza), Star of Bethlehem (per i traumi e gli shock), Impatient (per
l’agitazione e la frenesia), Clematis (per lo stato di shock, la confusione che si caratterizza
dal distacco dalla realtà), Cherry plum (perdita di controllo, o paura di perdere il controllo).
Le indicazioni per il Rescue Remedy sono da riferirsi alle situazioni di shock, panico,
stress, spaventi, traumi.
Come si preparano?
La vibrazione terapeutica dei
fiori viene catturata dall’acqua
mediante due metodi diversi: il
metodo del sole7 ed il metodo
della bollitura,8 che si eseguono
in modo differenziale, secondo
le indicazioni fornite da Bach, a
seconda delle caratteristiche
del fiore (i fiori delle specie
Tintura Madre = Essenza (50%) + Brandy (50%)
Stock = Brandy (100%) + Tintura Madre (2 gocce X 30ml)
Trattamento = Acqua (80%) + Brandy (20%) + Stock (3 gocce
X 30ml)
NB in caso di Rescue Remedy si aggiunge il doppio di gocce
dello stock.
arboree più coriacee e legnose
vengono preparate con il
Figura 4 – Da Orodzco. Op cit. Pag 73.
metodo della bollitura). Da
entrambe le preparazioni si
ottiene un’acqua energizzata, che deve essere addizionata ad una pari quantità di brandy,
che agisce come conservante: da questa soluzione si ottiene la tintura madre. Ponendo
due o tre gocce di tintura madre in 30 ml di brandy si ottiene lo Stock, che è la
preparazione che si trova in commercio. Dagli stock dei diversi rimedi, scelti in relazione
alle necessità della persona, al fine di preparare la boccetta di trattamento, devono essere
prelevate due o tre gocce, che andranno poste in una boccetta da 30 ml piena d’acqua e
di un 20% di brandy, che agisce come conservante.
Come si scelgono i fiori giusti?
7
Metodo del sole - Prima delle 9 del mattino, in una giornata di sole senza nuvole, si pongono in una
bacinella 300 ml di acqua di fonte, i fiori, senza toccarli, tagliandoli e facendoli cadere direttamente nella
ciotola. I fiori devono coprire completamente la superficie dell’acqua. Si lascia la bacinella con l’acqua ed i
fiori 3-4 ore in pieno sole. La preparazione è pronta quando compaiono delle bolle nell’acqua o quando i fiori
iniziano ad avvizzire. A questo punto si tolgono i fiori dall’acqua con un rametto della stessa pianta. Si unisce
una pari quantità di brandy ed abbiamo ottenuto la tintura madre.
8 Metodo della bollitura - Prima delle 9 di un giorno di sole senza nuvole, porre i fiori ed i loro gambi (15 cm
di gambo), senza toccarli, in una casseruola smaltata, in modo che ne occupino i ¾. Quindi occorre recarsi a
casa velocemente: si coprono i fiori ed i gambi con 1,13 litri di acqua e si fa bollire senza coperchio per 30’.
Si fa raffreddare e si filtra il tutto con una garza. Quindi si unisce al filtrato una pari quantità di brandy.
La scelta dei fiori avviene durante il colloquio con la persona, mediante l’analisi degli stati
d’animo e le emozioni che sta vivendo. Esistono tuttavia molti altri metodi di individuazione
dei fiori, ad esempio mediante l’uso delle carte, mediante il ricorso a test chinesiologici o
mediante il collegamento con il quadro astrologico della persona.
Qual è la posologia dei fiori?
Esistono diverse possibilità di posologia. Se ci troviamo in una situazione improvvisa,
quale può essere ad esempio un trauma o un forte spavento, possono essere poste da
due a quattro (se si utilizza il Rescue Remedy) gocce di soluzione dalla Sock Bottle in un
bicchiere d’acqua, che andrà assunto a piccoli sorsi. Per le terapie prolungate, invece si
ricorre alla preparazione della boccetta di trattamento, secondo quanto indicato sopra.
Questa soluzione viene assunta generalmente quattro volte al giorno, ponendo quattro
gocce di soluzione sotto la lingua. Negli stati acuti la dose può essere elevata, fino ad
arrivare a 4 gocce ogni 10 minuti, sino a quando non subentrano segni di miglioramento.
Occorre dire che i fiori di Bach non agiscono sempre, ma in funzione della sensibilità, della
sintonia che la persona sviluppa per i fiori e in relazione al tipo di fiore scelto. Per alcuni
problemi è sufficiente una unica somministrazione di un fiore, mentre altre volte occorre
assumerli per mesi. Anche la disponibilità al cambiamento della persona influisce sulla
resa del fiore.
L’assunzione dei fiori non ha alcuna interazione con alcun farmaco e quindi può essere
assunta durante qualsiasi tipo di terapia, anche farmacologica. Non esistono
controindicazioni.
Quanto dura della terapia?
Dipende dal tipo di squilibrio e dalla persona. Se lo squilibrio è particolarmente acuto
possono essere sufficienti alcune somministrazioni. Qualora si tratti di una condizione
cronica i tempi si devono necessariamente prolungare. I fiori generalmente funzionano in
15-20 giorni, dopo i quali è opportuno cambiarli, considerando le nuove condizioni della
persona.
Bibliografia
•
•
•
•
•
•
Bach E. Tutte le opere. Diegaro di Cesena (FC): Macro edizioni, 2000.
Ball S. Floriterapia di Bach. Milano: Tecniche nuove, 1999.
Orozco R. Nuovi orizzonti con i fiori di Bach. Rivarolo (TO): Centro di Benessere
Psicofisico, 1999.
Pastorino ML. Introduzione ai Rimedi Floreali di Edward Bach. Palermo: Nuova Ipsa
Editore, 2001.
Scheffer M. Terapia con i fiori di Bach. Milano: Tascabili degli editori associati,
2002.
Scheffer M. Uso pratico dei fiori di Bach. Milano: Tascabili degli editori associati,
2001.
Musicoterapia
Francesco Burrai
La musicoterapia è una disciplina che utilizza l’elemento sonoro/musicale all’interno della
relazione utente/operatore in un processo sistemico di intervento con
finalità preventive,riabilitative e terapeutiche
(L.Bunt,Music therapy:an art beyond words,Routledge,1994,England)
Concetti Creatori
L’azione della musica si esplica attraverso le caratteristiche fisiche del suono:
1.moto armonico complesso
2.moto delle onde
3.moto longitudinale delle onde
4.frequenza delle onde
5.lunghezza delle onde
6.risonanza
Gli elementi della fisica del suono colpiscono ed alterano il sistema psico-neuro-immunoendocrinologico.
Lo stato di malattia è un’alterazione nell’equilibrio omeostatico dell’asse psico-neuroimmuno-endocrinologico,dovuto principalmente ad una causa eziologica primaria di stress
emotivo e stati mentali negativi, che producono squilibri biochimici,elettromagnetici e
blocchi energetici. Questa definizione rappresenta uno dei paradigmi fondamentali in
diversi modelli teorici musicoterapeutici.
Conseguentemente, la musica agisce sugli organi, sulle ghiandole endocrine, sul sistema
personale emotivo e mentale e sul sistema transpersonale spirituale.
La tipologia di risposta umana ricercata dalla musicoterapia è il mantenimento dello stato
di salute, il potenziamento dello stato di salute, il ritorno allo stato di salute,
La musicoterapia viene applicata attraverso due metodologie:
1.musicoterapia ricettiva o passiva,con l’ascolto di musica registrata scelta dal paziente o
programmata dal terapeuta;
2.musicoterapia attiva,la musica è creata dal paziente attraverso strumenti,strumenti
musicali,suoni e rumori emessi dal paziente.
Una possibile classificazione dei campi di maggior applicazione della musicoterapia
potrebbe essere la seguente:
1.pedagogia di sostegno
2.relazioni psicoterapeutiche
3.scoperta e creazione di stati creativi
4.malattie psicosomatiche
4.ambienti stressogeni
5.ambienti di lavoro e comunitari
6.ripristino dei ritmi fondamentali dell’organismo (agente omeostatico)
Struttura fisica del suono
Manifestazione fisica del suono
Diffusione del suono
Musicoterapia e nursing
Valore e significato energetico degli intervalli musicali
Valore energetico egli intervalli
Correlazione suono colore
Correlazione suono colore
Correlazione suono agopuntura
Correlazione suono elementi
Correlazione voce soma
Correlazione suono-ghiandole endocrine,meridiani,chakra,modi greci
Correlazione suono,modi greci,ghiandole endocrine,meridiani,chakra
Il suono penetra nel corpo.Alterazioni dello stato di coscienza.Produzione di una risposta
positiva psico-somatica all’interno della grande connessione PSICO NEURO IMMUNO
ENDOCRINA.
Effetto del suono sull’uomo
Fc in relazione a due azioni
Analisi FC e attività muscolare
Frequenza cardiaca è attività muscolare
Pneumogramma
EVIDENCE BASED NURSING
La Musicoterapia si fonda sulle evidenze scientifiche di numerosi Clinical Trials (CTs) e
Randomized Controlled Trials (RCTs).
Musicoterapia e nursing
Nei paesi dove è presente un nursing avanzato come gli U.S.A., Australia e Canada, l’uso
della musica sta avendo da diversi anni un notevole sviluppo (1),sia nel versante della
metodologia d’uso (2),sia nei sistemi di valutazione degli outcomes (3)(4),che nella
ricerca(5).
La musicoterapia è applicata sia in ambito ospedaliero,in centri di riabilitazione,in centri
diurni,case di riposo e negli hospice (6).
Nel nursing, l’utilizzo della musica è applicata a numerosi campi assistenziali come la
psichiatria (7),nelle malattie neurodegenerative come il Parkinson (8),l’ Alzheimer (9),in
ostetricia ginecologia neonatologia e pediatria (10),in neuropsichiatria infantile (11),in
chirurgia (12)(13),in pneumologia (14),in cardiologia (15),in cardiochirurgia (16),nelle
patologie terminali (17)(18),in oncologia (19),negli stati di coma (20),nell’assistenza
domiciliare (21),in geriatria (22),nella riabilitazione (23).
La musicoterapia è considerata nel nursing come strumento di intervento terapeutico
autonomo (ITNI Independent therapeutic nursing intervention)(24),ed è anche associata
ad altri interventi di cure complementari come la cromoterapia (25).
Dalla revisione della letteratura,vengono analizzati alcuni articoli ritenuti rappresentativi sia
dal punto di vista scientifico che didattico nell’ottica della relazione tra Evidence Based
Nursing e musicoterapia.
Anziani
Pazienti lungodegenti (n=20) sono stati assegnati ad un gruppo sperimentale sottoposto
ad esercizi musicali(M.E.),ad un secondo gruppo comparativo di terapia
occupazionale(T.O.),e a un gruppo di controllo che non ha subito nessun
trattamento.Questo studio (QES) vuole valutare l’ipotesi di un’influenza positiva da parte
della variabile sperimentale sulla condizione fisica,cognitiva,comportamentale e sulla
qualità di vita percepita.
Le scale di valutazione usate per il rilevamento dei dati sono state la Cognitive
Assessment Scale (CAS),la Behavior Rating Scale (BRS),e la Life Satisfaction Index (LSI).
I risultati indicano che sia il gruppo di comparazione(T.O.) che il gruppo
sperimentale(M.E.) hanno
migliorato la funziona fisica e conoscitiva dei pazienti.
Si evidenzia comunque un miglioramento significativo in più zone da parte del gruppo M.E.
rispetto al gruppo T.O. (26)
Pazienti con demenza (N=68) residenti in case di cura sono stati sottoposti ad uno studio
RCT per studiare gli effetti della musicoterapia e del massagio manuale rispetto i
conportamenti di agitazione /agressione dei pazienti.
La misurazione dei comportamenti di agitazione è stata effetuta con una modificazione
della scala Cohen-Mansfield Agitation Inventory
Lo studio RCT ha costruito tre gruppi sperimentali:A, gruppo di musicoterapia,B,gruppo di
massaggio manuale,C,gruppo di musicoterapia e massaggio manuale,relazionati tutti ad
un gruppo di controllo che non ha subito i trattamenti.
I tempi di trattamento con musica e massaggio manuale erano di 10 minuti.
In ogni gruppo sperimentale ci sono stati riduzioni dei comportamenti aggressivi rispetto al
gruppo di controllo. Il beneficio del trattamento si è mantenuto sostenuto ed è aumentato
fino ad un'ora dopo il trattamento musicoterapeutico (F = 6.47, p<.01).
All’analisi dei singoli comportamenti di agitazione nessuno dei trattamenti ha ridotto gli
atteggiamenti aggressivi ((F = 1.93, p=.09) mentre si è evidenziato una riduzione dei
comportamenti fisicamente non aggressivi (F = 3.78, p< .01)(27).
Psichiatria
Pazienti con demenza sono stati assistiti da caregivers che utilizzavano il canto e musica
di sottofondo.
Gli effetti osservati con la presenza di musica in background sono stati una diminuzione
della comunicazione verbale dei caregivers verso il paziente,il quale comunicava,sia
verbalmente che attraverso il comportamento, con una migliore comprensione rispetto la
situazione relazionale in atto.
Anche durante l’uso del canto da parte del caregiver, si è evidenziata una migliore
comprensione rispetto la situazione relazionale da parte del paziente,una riduzione del
suo stato di malevolenza,una dimunizione nell’uso della comunicazione verbale del
caregiver.(28)
Pazienti dementi o con diagnosi di demenza sospetta,sono stati sottoposti a sessioni di
musicoterapia.
I risultati hanno indicato che i pazienti hanno avvertito una capacità nel cantare, nel
giocare con gli strumenti,nella realizzazione di movimenti del corpo durante il trattamento.
Mentre cantavano le canzoni a loro familiari, alcuni pazienti hanno avvertito senzazione
piacevoli,dovute al ricordo di momenti gioisi che tali musiche hanno riportato alla memoria
Durante e dopo le sessioni,si creò un maggiore legame tra pazienti e
infermieri,migliorando la comunicazione terapeutica e una facilità maggiore da parte dello
staff nel trattamento di tale tipologia di paziente.(29)
Chirurgia generale
In questo studio RCT,pazienti operati a livello addominale (n=468),sono stati sottoposti a
sessioni di musicoterapia (primo gruppo sperimentale),esercizi di rilassamento (secondo
gruppo sperimentale) e in una combinazione dei due trattamenti (terzo gruppo
sperimentale), per studiare l’effetto delle due variabili sul dolore post operatorio,in prima e
seconda giornata,a livello ambulatoriale e sul riposo,rispetto ai pazienti non sottoposti ai
trattamenti (gruppo di controllo).
Le misurazioni del dolore è stata effettuata tramite scala VAS.
I risultati hanno evidenziato una riduzione del dolore nelle prime due giornate postoperatorie,più efficacemente a livello ambulatoriale e sulo stato dil riposo (tutti P <
0.001).(30)
Medicina
Pazienti in assistenza domiciliare (N=24), affetti da BPCO,sottoposti a sessioni di
musicoterapia,sono stati studiati (CCT) per cinque settimane per la definizione dei livelli di
dispnea e di ansia.
I risultati hanno evidenziato una diminuzione significativa dello stato dispnoico dopo
l’ascolto di musica
(p < .001),e una riduzioni significativa sia dell’ansia (p <.05) che della dispnea (p <. 01)
sulla seconda settimana.Non c’è stato invece un cambiamento significativo nell'ansia o
della dispnea oltre la quinta settimana. (31)
Area Critica
Pazienti sottoposti a ventilazione meccanica hanno mostrato una diminuzione della
pressione arteriosa sistolica e diastolica durante la sessione di musicoterapia, ed un
corrispondente incremento dei valori pressori al termine del trattamento
musicoterapeutico. (32)
Pazienti sottoposti a ventilazione meccanica (N=20) sono stati randomizzati (RCT) in un
primo gruppo trattato con musica distensiva scelta direttamente dal paziente per un
periodo di trenta minuti,seguiti da un periodo di riposo ininterotto,e in un secondo gruppo,
trattato con trenta minuti di riposo ininterotto seguiti da trenta minuti di ascolto musicale.
Gli strumenti di misura della variabile interessata dallo studio,la nausea,sono stati lo
Spielberger State-Trait Anxiety Inventory modificato,la pressione arteriosa e la frequenza
respiratoria.
I risultati hanno evidenziato una maggiore efficacia della musicoterapia nel ridurre l’ansia
rispetto a un periodo di riposo ininterotto(P<.01).(33)
Pazienti in fase riabilitativa post chirurgica da innesto di bypass aorto-coronarico, hanno
evidenziato un significativo miglioramento dell’umore durante la sessione sinergica di
esercizi riabilitativi e musicoterapia (gruppo sperimentale)rispetto alla stessa tipologia di
pazienti che non hanno usufruito del trattamento musicoterapeutico durante gli esercizi
(gruppo di controllo).(34)
Oncologia
Pazienti (n=42)in trattamento radioterapico,sono stati randomizzati (RCT) in un gruppo
sperimentale (n=19) e in un gruppo di controllo (n=23).
Il gruppo sperimentale ha ascoltato musica scelta direttamente dal paziente per tutto il
periodo del trattamento,mentre il gruppo di controllo non ha ascoltato musica.
Malgrado la mancanza di una differenzazione significativa tra il gruppo sperimentale e il
gruppo di controllo lungo il periodo del trattamento radioterapeutico,l'intervento di
musicoterapia può avere effetti positivi per pazienti con elevati livelli d’ ansia nella fase
iniziale della radioterapia.(35)
Pazienti (n=33) sottoposti a chemioterapia ad alta dosi sono stati randomizzati in un
gruppo di controllo sottoposto a protocollo antiemetico standard,e in un gruppo
sperimentale sottoposto a protocollo antiemetico standard più intervento di musicoterapia
effetutato durante le 48 ore di somministrazione della ciclofosfoammide ad alte-dose in
fase pre-operatoria.
Lo studio (RCT), evidenzia differenze significative nella VAS con una riduzione sia dei
sintomi di nausea sia del numero di episodi di vomito a favore del gruppo
sperimentale.(36)
Neonatologia
Neonati prematuri (n=12) con età media di 29,3 settimane e un peso medio di 1111.9 g
sono stati sottoposti ad uno studio CT per misurare l’effetto della musica sul periodo di
sucking non-nutritivo.
Al termine dello studio l’età media era di 35.5 settimane con un peso medio di 1747.3 g.
Lo studio è stato svolto applicando la tipologia sequenziale ABAB: 2 minuti di silenzio(A),5
minuti di musica (B),2 minuti di silenzio (A),5 minuti di musica(B).
I risultati hanno evidenziato che il valore del sucking non-nutritivo nella sessione di musica
era 2.43 volte migliore rispetto al valore del sucking della fase di silenzio.(37)
In questo studio CCT,neonati prematuri (n=20) sono stati sottoposti a stimolazione
multimodale (ATVV) in sinergia con l’ascolto del Lullaby di Brahms.Lo stimolo è stato
fornito per 15-30 minuti, con una frequenza di una o due volta alla settimana. Le variabili
dipendenti misurate erano i giorni di ospedalizzazione,il valore del guadagno del peso
giornaliero e la tolleranza agli stimoli.
I risultati hanno indicato che la musica e lo stimolo multimodale ha incrementato il
guadagno giornaliero del peso sia per i maschi che per le femmine. La tolleranza alla
stimolazione è aumenta, con fenomeni di calma tra gli intervalli di stimolo, con una
tolleranza che aumentava più rapidamente nelle femmine rispetto ai maschi. (38)
Ginecologia
In questo studio RCT ,pazienti (n=311) di differenti età (range18-70), sono stati
randomizzati e sottoposti a sessioni di musicoterapia (gruppo sperimentale),per studiare il
suo effetto sulla sintomatologia dolorosa post intervento chirurgico.La misurazione del
dolore è stata effettuata tramite VAS.Il gruppo sperimentale ha evidenziato una riduzione
significativa del dolore rispetto al gruppo di controllo (p = .022-.001),mentre i pazienti che
usavano la metodologia PCA (Patient Controlled Analgesia)hanno mostrato una
diminuzione della sintomatologia dolorosa dal 9% - 29% inferiore rispetto ai pazienti che
usavano la PCA non associata all’ascolto di musica (gruppo di controllo).(39)
Esofago-Gastro-Duodenoscopia.Colon-rettoscopia
Pazienti (n=198) sottoposti a procedure di esofago-gastro-duedenoscopia e colonscopia,
hanno evidenziato una diminuzione significativa della sintomatologia ansiosa pre
esame.Lo strumento usato per la misurazione del livello d’ansia è stato il State Trait
Anxiety Inventory(STAI),mentre lo studio condotto è un RCT.
I pazienti (n=100) che hanno ascoltato musica prima della procedura(gruppo
sperimentale)hanno ridotto il valore di ansia secondo la scala STAI dal 36,7(SD 10.5) al
32.1 (SD 10.4),mentre i pazienti (n=98) che non hanno ascoltato musica (gruppo di
controllo) hanno evidenziato una riduzione dell’ansia da 36.1 (SD 8.3) a 34.6 (SD 11.5).
Le differenze tra i due gruppi sono state statisticamente significative (F = 7.5, p =.007).
(40)
Stati psicologici
Ad un gruppo di studenti (n = 12),è stato fatto ascoltare differenti categorie di musica
contemporanea
(n = 6),con lo scopo di studiare il rapporto tra la variazione dello stato dell’umore, misurato
tramite POMS (Profile of Mood States) e le sei categorie musicali.
Le misurazioni sono state eseguite prima e dopo l’esposizione alle sei tipologie musicali.
I risultati dello studio (RCT) hanno evidenziato un’influenza sull’umore da parte di tutte e
sei le categorie musicali (ANOVA,P = 0.008).L’analisi individuale di ogni categoria,ha
evidenziato quattro categorie producenti cambiamenti altamente significativi sull’umore dei
soggetti:categoria di tensione ( POMS -4.0 +/- 1.8; P < 0.001); categoria melanconico
depressivo (+0.5 +/- 0.2; P < 0.001); categoria a carattere arrabbiato (+0.9 +/- 1.6; P <
0.03);musica contenente tutte le categoria degli stati d’umore(1.6 +/- 0.3; P < 0.04).
La musica di tipo dance produce cambiamenti in tutte le categorie umorali, producendo il
migliore cambiamento di umore in senso postivo. Al contrario, la musica
popolare/independente, che è connessa con la categoria di tensione, ha prodotto il più
grande cambiamento di umore in senso negativo. L'individuazione degli effetti prodotti
dalle categorie musicali sull'umore,può avere implicazioni importanti nel nursing della
salute mentale.(41)
Aspetti spirituali
Il concetto sistemico di unità indissoluble corpo-mente-spirito sta guadagnando
l'attenzione dei professionisti della sanità.L’uso della musica può essere inserita come
pratica spirituale e compassionevole nell’assistenza avanzata,sia negli stati di malattia che
di salute.(42)
Bibliografia
1.Snyder M., Chlan L. Music therapy.(1999) Annual Review Nursing Research 17,3-25.
2.McCaffrey R., Locsin RC.(2002) Music listening as a nursing intervention: a symphony of
practice.Holistic Nursing Practice 16(3),70-77.
3.White JM.(2001)Music as intervention: a notable endeavor to improve patient
outcomes.Nurses Clinical North American 36(1),83-92.
4.Janelli LM., Kanski G.(1998)Music for untying restrained patients.Journal of New York
State Nurses Association 29(1),13-15.
5.Brewer JF.(1998) Healing sounds.Complementary Therapy in Nurses and Midwifery
4(1),7-12.
6.Lindsay S.(1993) Music in hospitals.British Journal of Hospital Medicine 11,660-662.
7.Clark ME., Lipe AW., Bilbrey M.(1998) Use of music to decrease aggressive behaviors in
people with dementia.Journal of Gerontological Nursing 24(7),10-7.
8.Pacchetti C, Aglieri R, Mancini F, et al.(1998) Active music therapy in Parkinson's
disease: methods.
Function Neurological13,57-67.
9.Johnson JK, et al. .(1998) Enhancement of spatial-temporal reasoning after a Mozart
listening condition in Alzheimer's disease: a case study.Neurological Research 20(8),666672. 10.Olson SL. (1998) Bedside musical care: applications in pregnancy, childbirth, and
neonatal care.
Journal of Obstetric Gynecology Neonatal Nursing 27(5),569-575.
11.Tang W., Yao X., Zheng Z. (1994) Rehabilitative effect of music therapy for residual
schizophrenia.
A one-month randomised controlled trial in Shanghai. British Journal of Psychiatry Suppl
24,38-44.
12.Moss VA.(1987) The effect of music on anxiety in the surgical patient. Perioperative
Nursing Quarterly 3,9-16.
13. Good M., Stanton-Hicks M., Grass AJ, et al. (1999) Relief of postoperative pain with
jaw relaxation, music and their combination. Pain 81,163-172.
14. Chlan LL. (1995) Psychophysiologic responses of mechanically ventilated patients to
music :a pilot study. American Journal of Critical Care 4,233-238.
15.Guzzetta CE. (1989) Effects of relaxation and music therapy on patients in a coronary
care unit with presumptive acute myocardial infarction. Heart Lung 18,609-616.
16. Barnason S., Zimmerman L., Nieveen J. (1995) The effects of music interventions on
anxiety in the patient after coronary artery bypass grafting. Heart Lung 24,124-132.
17. Good M., Stanton-Hicks M., Grass AJ, et al. (1999) Relief of postoperative pain with
jaw relaxation, music and their combination. Pain 81,163-172.
18. Sabo CE., Michael SR. (1996) The influence of personal message with music on
anxiety and side effects associated with chemotherapy. Cancer Nursing 19(4),283-9.
19.Beck SL. (1991)The therapeutic use of music for cancer-related pain. Oncology
Nursing Forum 18(8),1327-1337.
20.Aldridge D., et al. (1990) Where am I? Music therapy applied to coma patients. Journal
of Social Research in Medicine 83(6),345-6.
21.Hanser SB., Thompson LW. (1994) Effects of a music therapy strategy on depressed
older adults. Journal of Gerontology Psychological Science 49,265-269.
22.Sambandham M., et al. (1995) Music as a nursing intervention for residents with
Alzheimer's disease in long-term care. Geriatric Nursing 16(2),79-83.
23.Lord TR., Garner JE.(1993)Effects of music on Alzheimer patients. Perception Motion
Skills 76,451-455 24. Gagner-Tjellesen D., Yurkovich EE., Gragert M.(2001) Use of music
therapy and other ITNIs in acute care.Journal of Psychosocial Nursing Mental Health
Service 39(10),26-37.
25.Barber CF. (1999) The use of music and colour theory as a behaviour modifier.British
Journal of Nursing 8(7),443-448.
26.Hagen B.,Armstrong-Esther C.,Sandilands M.,(2203)On a happier note:validation of
musical exercise for older persons in long-term care setting.International Journal of
Nursing Studies 40,347-357.
27.Remington R.(2002) Calming music and hand massage with agitated elderly. Nursing
Research 51(5),317-323.
28.Gotell E., Brown S., Ekman SL.(2002) Caregiver singing and background music in
dementia care. West Journal of Nursing Research 24(2),195-216.
29.Gotell E, Brown S, Ekman SL.(2000) Caregiver-assisted music events in
psychogeriatric care.Journal Psychiatric Mental Health Nursing 7(2),119-125.
30.Good M., Stanton-Hicks M., Grass JA, Anderson GC., Lai HL., Roykulcharoen V., Adler
PA.(2001) Relaxation and music to reduce postsurgical pain. Journal of Advanced Nursing
33(2):208-215.
31.McBride S., Graydon J., Sidani S., Hall L.(1999) The therapeutic use of music for
dyspnea and anxiety in patients with COPD who live at home. Journal of Holistic Nursing
17(3):229-250.
32.Alemrud S.,Petersson K.,(2003) Music therapy-a complementary treatment for
mechanically ventiled intesive care patients.Intensive and Critical Care Nursing 19,21-23.
33. Wong HL., Lopez-Nahas V., Molassiotis A. (2001) Effects of music therapy on anxiety
in ventilator-dependent patients. Heart Lung 30(5),376-387.
34.Murrock CJ.,(2002) The effects of music on the rate of perceived exertion and general
mood among coronary artery bypass graft patients enrolled in cardiac rehabilitation phase
II.Rehabilitation Nursing 27(2),227-231.
35.Smith M., Casey L., Johnson D., Gwede C., Riggin OZ. (2001) Music as a therapeutic
intervention for anxiety in patients receiving radiation therapy. Oncology Nursing Forum
28(5),855-862.
36.Ezzone S., Baker C., Rosselet R.,Terepka E.(1998) Music as an adjunct to antiemetic
therapy. Oncology Nursing Forum 25(9),1551-1556.
37.Standley JM.(2000) The effect of contingent music to increase non-nutritive sucking of
premature infants.Pediatric Nursing 26(5),493-495,498-499.
38.Standley JM (1998) The effect of music and multimodal stimulation on responses of
premature infants in neonatal intensive care. Pediatric Nursing 24(6),532-538.
39.Good M., Anderson GC., Stanton-Hicks M., Grass JA., Makii M.(2002) Relaxation and
music reduce pain after gynecologic surgery.Pain Management Nursing 3(2),61-70.
40.Hayes A., Buffum M., Lanier E., Rodahl E., Sasso C.(2003) A music intervention to
reduce anxiety prior to gastrointestinal procedures. Gastroenterological Nursing 26(4),145149.
41.Smith JL., Noon J.(1998) Objective measurement of mood change induced by
contemporary music. Journal of Psychiatric Mental Health Nursing 5(5),403-408.
42.Updike PA.(1998) Opening to the sacred: intentional use of music to engage the
spiritual dimension. Advance Practice Nursing Quarterly 4(1),64-69.
L’uso del colore come nuova strategia terapeutica
Tiziana Tomassetti
[Filosofia e religione, arte e scienza, ciascuno a suo modo, guardano
all’umanità degli esseri viventi e riflettono il loro dilemma, dal quale scaturisce
un significato personale. Logica e ragione, da sole, non sono sufficienti a dare
questo significato; è piuttosto la capacità umana per l’immaginario e
l’astrazione, il linguaggio e il pensiero, la sensazione e l’emozione che
combinate esprimono l’uomo e aprono nuovi orizzonti alla comprensione.
Forse Pitagora intendeva questo quando affermò: “c’è geometria nel
mormorio delle corde. C’è musica nella spaziatura delle sfere.”] Martha
Rogers
Il colore fa parte della vita da sempre, infatti sin dall’antichità è stato utilizzato
nei riti religiosi, nell’arte, nella scienza, nella magia e nella medicina.
Nel corso della storia si possono tracciare percorsi diversi sull’uso del colore:
uno nel suo utilizzo nei riti magico–religiosi, l’altro nella ricerca dei materiali
naturali e artificiali per la fabbricazione di sostanze colorate per uso decorativo,
tintorio eccetera.
Il colore sin dai tempi più remoti fu lo strumento espressivo artistico-magicoreligioso più conosciuto e diffuso fra tutti i popoli.
Già in epoca preistorica veniva utilizzato nelle rappresentazioni di animali sulle
pareti delle caverne. Con l’evoluzione dall’età della pietra a quella del bronzo e
del ferro ci fu un progresso anche nella tecnica di produzione di coloranti e del
loro utilizzo per decorazioni, riti magici, religiosi.
La civiltà minoica, una delle più antiche del Mediterraneo, fece un largo uso dei
colori per la decorazione dei palazzi, sia nel loro interno che nel loro esterno.
Ancora nel Mediterraneo, ha sviluppo la civiltà fenicia, il cui nome deriva dal
greco e significa “gente del paese della porpora”, Fenici che nell’Antico
Testamento sono chiamati Cananei, cioè “rossi”.
I Fenici utilizzavano tuniche di lana, i più ricchi facevano uso di tessuti preziosi
di vari colori e riccamente ricamati.
I tessuti, soprattutto quelli tinti di color porpora, rappresentavano il commercio
più importate di tutta la regione. Questa colorazione veniva ottenuta estraendo
il succo dalle conchiglie di murice e, a seconda della quantità usata, si
realizzavano sfumature dal rosa al rosso, al violetto, al viola scuro.
Anche nell’antica Grecia i templi erano decorati sia all’interno che all’esterno.
Nell’impero romano le case delle famiglie patrizie erano lussuose e decorate dal
pavimento al soffitto, e i cortili e le pareti erano decorate con raffinati mosaici.
Nell’antichità il colore era stato usato sulle abitazioni, sulla persona, sugli abiti
e su ogni tipo di supporto. Ma al colore veniva attribuita una forza sottile che
era la congiunzione fra il cielo e la terra che rappresentavano il mondo degli
dei e quello degli uomini: tale congiunzione si credeva fosse manifesta
nell’arcobaleno, vero ponte di luce tra la sfera spirituale e quella materiale.
Infatti nell’antica Grecia era rappresentato dal mito della dea Iris, e nella
Genesi l’arcobaleno è descritto come manifestazione del patto di alleanza fra
Dio e gli uomini alla fine del diluvio universale.
I primi scritti sulle caratteristiche che potevano essere attribuite ai vari colori
provengono dall’antica Grecia. Dove si inizia a discutere sugli effetti che il
colore ha sull’uomo.
In epoca cristiana, scienziati, artisti e filosofi si sono interessati a teorizzare sul
significato del colore: ovviamente si sono manifestate delle diversità di
valutazione, spostando così l’attenzione dall’aspetto qualitativo a quello
misurabile e quantitativo.
L’aspetto quantitativo è attribuito alla definizione dei colori da Newton, mentre
l’aspetto qualitativo è attribuito ad esponenti della cultura e dell’arte come
Goethe e Kandinskij e altri.
Come abbiamo visto, sin dall’antichità i colori hanno rivestito un ruolo molto
importante per l’uomo, ed è per questo che anche nell’epoca moderna non
vengono sottovalutati gli effetti che i vari colori possono avere sull’uomo. A
partire dalle varie definizione del colore, scientifico-quantitativo e/o qualitativo,
si sono diramati vari percorsi di studio.
Goethe ci dice che la luce è una condizione per vedere i colori che
nascerebbero dal rapporto tra la luce e l’ombra.
Così da poter dire che l’oscurità dello spazio infinito vista attraverso l’atmosfera
illuminata dà l’azzurro al cielo; una sorgente luminosa vista attraverso una
sostanza opacizzante–l’aria non illuminata dal sole – dà il rosso ad un tramonto
o il giallo ad un lampione.
Goethe considera il colore quindi un processo vivente, un’interazione
continuamente creativa di luce e tenebra, intese come polarità attive.
Kandinskij, nella sua esperienza di pittore, pone attenzione al percepire ciò che
le tinte provocano fuori e dentro di lui e sostiene che il colore ha una sua forza
psichica che provoca una corrispondente vibrazione interiore.
Accanto a questi concetti, per così dire, qualitativi o ”spirituali” prendono piede
concetti più materialistici come l’interesse economico, che ad esempio
attribuisce i colori alle confezioni dei diversi tipi di materiali in vendita, tenendo
conto sia dell’attrazione che il colore deve suscitare sulla persona ma anche la
relazione che quel colore ha con il prodotto contenuto, “ in caso di acquisti si è
liberi di scegliere, far valere le proprie preferenze. [….] Ma se il prodotto è lo
zucchero, per esempio, l’industriale sa che lo deve impacchettare in un
contenitore blu, o per lo meno deve esserci, in qualche parte del pacco, un
richiamo di blu, […] la sensazione fisiologica associata al colore blu è
“dolcezza” […]. A tal proposito è possibile rifarsi al test dei colori di Max
Luscher.
Dopo questa breve carrellata sulla storia del colore e la sua importanza nella
vita, vengo al mio intervento.
In questo lavoro è mia intenzione sviluppare gli aspetti “qualitativi e
terapeutici” del colore. L’idea dell’arte come terapia, cioè come supporto alla
cura dell’essere umano attraverso l’uso del colore è relativamente recente: è
verso i primi del Novecento che l’arte viene introdotta nelle strutture
psichiatriche, ospedali e in centri terapeutici inizialmente intesa come terapia
occupazionale fino ad arrivare ai giorni nostri dove si avanzano ipotesi di
terapia vera e propria.
Anche per quel che riguarda la cura e la diagnosi si sono differenziati vari
percorsi d’interesse.
“Il test dei colori di Luscher” ad esempio è in grado di dare indicazioni sulle
condizioni fisiologiche del soggetto, la sua sorgente di tensione, i meccanismi
di compensazione e le sue aspettative. Questo test è utilizzato come strumento
terapeutico da parte di psicologi, ma anche nella selezione del personale e per
l’orientamento professionale
Andare ancora oltre e andarci attraverso l’arte, in questo caso con l’acquerello,
comporta un notevole sforzo per noi che lavoriamo in ambito ospedaliero, dove
sempre più l’uomo viene “segmentato” in relazione al tipo di patologia che lo
ha colpito.
Si conoscono diverse applicazioni delle potenzialità terapeutiche del colore,
luci, abbigliamento, irradiazioni, arredi, eccetera.
Ma in questo lavoro mi limito alla ricerca effettuata sull’utilizzo del colore con
l’acquerello relativamente alla terapia artistica ad indirizzo antroposofico.
“Più stavo con la scienza e la ragione, più mi cresceva dentro la curiosità per la
magia e la follia delle alternative che avevo scartato all’inizio. Non certo perché
credessi di aver sbagliato strada, ma perché sentivo che quella strada, pur
essendo probabilmente la migliore, aveva i suoi limiti e che altrove,
percorrendo altre vie, potevo trovare qualcos’altro: non certo qualcosa di
alternativo, ma forse qualcosa di complementare. E così, appena i mediciaggiustatori di New York mi dissero d’aver completato le loro riparazioni, corsi
via in quella direzione.” Così scrive Tiziano Terzani in Un altro giro di giostra.
La terapia artistica ha come obbiettivo quindi migliorare la qualità di vita del
paziente, in quanto attraverso la realizzazione di pitture il paziente potrà
mettersi in contatto con la propria interiorità e vedere come si rapporta con
l’esterno; in questo processo il terapeuta e il paziente hanno l’opportunità di
istaurare un dialogo, attraverso le pitture, non sempre facile soprattutto
quando ci si trova in una nuova realtà come potrebbe essere la malattia.
Il paziente ha la possibilità di vedere il tema della propria vita attraverso un
linguaggio artistico creativo.
Goethe descrive la nascita del colore come lotta tra la luce e le tenebre, così
Steiner fa riferimento all’attività dell’animo umano in lotta sempre fra una
polarità: bene/male, simpatia/ antipatia, giusto/sbagliato, buono/cattivo.
La terapia artistica nel processo cerca di attivare le forze risanatrici del
paziente coinvolgendo non solo l’aspetto intellettuale e fisico ma facendo
appello anche alle forze del cuore.
La malattia può essere considerata come l’espressione ultima della “fissità” di
un atteggiamento unilaterale dell’animo umano.
Il paziente, allora, potrà rendersene conto attraverso il suo fare pittorico: in
quanto proverà emozioni forti nel far incontrare due o più colori sul foglio.
E dalla semplice osservazione si evince che dall’incontro di due colori ne
nascerà di conseguenza un terzo. Rapportato questo processo al mondo
interiore susciterà la consapevolezza delle proprie debolezze e delle proprie
qualità.
Il terapeuta è tenuto ad osservare il processo che il paziente fa, a dare delle
indicazioni, ma non ad interpretare. Infatti il compito del terapeuta sarà quello
di comunicare coraggio ed entusiasmo affinché il paziente stesso, con i suoi
tempi, arriverà a piccoli passi ad armonizzare gli opposti: imparerà a diluire o
rafforzare, espandere o contenere, aprire o chiudere delle forme, evidenziarne
alcune o cancellarne altre. Lavorando sugli opposti armonizzandoli prima sul
quadro, poi, con il tempo anche dentro di sé.
Ma Steiner aggiunge qualche cosa di importante partendo appunto dalla
dualità: l’essere umano è cioè cittadino di tre mondi, quello dei sensi, quello
dell’interiorità dell’anima e quello più sottile, spirituale, che lo porta ad
evolversi con il suo Io. Attribuisce inoltre ai colori fondamentali le tre qualità
dell’uomo: il vivente, l’anima e lo spirito che, essendo qualità attive, hanno la
possibilità di indurre al cambiamento. Il colore partecipando, appunto,
attivamente a questi tre mondi ci mette in comunicazione con la natura, con la
memoria, con i sentimenti e con lo spirito. E allora, il terapeuta potrà suggerire
contenuti che si riferiscono al mondo esterno: vegetale, animale, oppure alle
emozioni e i sentimenti e cercherà anche di far rappresentare artisticamente
stati d’animo come il coraggio, l’entusiasmo, la gioia, la paura. Così che il
paziente è messo nella condizione di portare a consapevolezza le proprie
difficoltà, ma riconoscere anche gli strumenti per trasformarle e il senso di una
ricerca verso lo scopo della propria vita.
La terapia artistica da questo punto di vista non si prefigge altro che attivare
un’evoluzione dell’animo umano partendo dall’armonizzare il pensare con il
sentire e con il volere, favorire una gestione delle difficoltà della vita compresa
la malattia e, perché no, arrivare a ripristinare la funzionalità degli organi.
La terapia artistica non si rivolge solo al paziente e alla sua evoluzione ma
richiede al terapeuta di lavorare su di sé, non solo dal punto di vista artistico e
dal punto di vista delle conoscenze teoriche per acquisire le capacità tecniche,
ma richiede al terapeuta di lavorare anche sulle proprie qualità morali.
Il terapeuta avrà da acquisire la consapevolezza di essere colui che da gli
strumenti e che offre la propria capacità di “prendersi cura” di chi, in quel
momento, è in una situazione di difficoltà. Dovrà inoltre superare i sentimenti
di simpatia/antipatia per fare spazio alla capacità di entrare in empatia con la
persona che ha di fronte. Dovrà sviluppare anche la capacità di essere “artista”
nella relazione essendo capace di giocare e di essere disponibile all’incontro
con l’altro e sicuramente l’umorismo non potrà non esser un buon ingrediente
nella relazione. Infine, l’arte terapeuta lavorerà in gruppo, affinché la realtà del
paziente possa essere delineata più oggettivamente attraverso lo scambio delle
visioni dei diversi operatori.
Conclusioni
Prendendo spunto dalle parole di Martha Rogers enunciate all’inizio mi sembra
di poter dire che la sua intuizione è stata perspicace, in quanto il concetto di
essere umano non può essere rivolto solo all’aspetto materiale del suo corpo.
Questo si collega anche alla domanda che si è posto Tiziano Terzani nel
momento della cura di una malattia come il cancro: il bisogno di qualcosa
“d’altro” che sia complementare, cioè che si prenda cura dell’aspetto più
sottile, spirituale dell’essere umano.
Di solito proprio nel momento di difficoltà, e figuriamoci se non lo è la malattia,
l’uomo prende coscienza della propria vita e, vedendola sfuggire, si pone delle
domande.
Domande cui non è facile rispondere ma sicuramente è importante cogliere
l’occasione di una possibilità di evoluzione.
Ritengo inoltre che non ci sia una sola strada per evolvere ma la ricerca di
quella giusta per sé è tutta personale. E questo va a sottolineare quella
caratteristica che assolutamente distingue l’uomo da tutto il resto della
creazione, che è la libertà.
Bibliografia
Baldassarre B., L’onda d’amore: l’arte come esperienza terapeutica con
l’anziano, Magi, 2001
Calosi R. La Terapia artistica antroposofica, in «Rivista di Psicosintesi
terapeutica», numero 5;2002
Eagles J.M., Light therapy for seasonal affective disorder in primary care, in
«The British Journal of psychiatry» (2001) 178: 311-316
Giaume M.G., Il colore come terapia, EDUP, Roma, 2002
Goethe J.W., La storia dei colori, LUNI, Milano, 1997
Goethe J.W., La Teoria dei colori, Il saggiatore, Milano, 1999
Grandstrom D.M., Self-care with color therapy-more thanmeets the eye, in
«Nurs-spectrum-philadelphia-tri-state», 2002, 11(5): 10-11
Itten J., Arte del colore, Il saggiatore, Milano, 2002
Junemann M., Weitmann F., Dipingere e disegnare: l’arte come metodo
didattico nelle scuole steineriane. La teoria dei colori da Goethe a Rudolf
Steiner, Filadelfia,Milano, 1994
Kandinsky W., Lo spirituale nell’arte, SE , Milano, 1989
Linee guida per un percorso di alta formazione: infermieristica e Cure
complementari, IPASVI, Roma, 2002
Luscher M., Il test dei colori, Astrolabio,Roma, 1976
Luzzato L., Pompas R, Il significato dei colori nelle civiltà antiche Bompani,
Milano, 2001
Mess Christeller E., La terapia artistica, Arcobaleno, Oriago Venezia, 1987
Steiner R., L’essenza dei colori, Antroposofica, Milano, 1997
Strawn J., The healing Power of color, «Alternative Health Practitioner» (1999)
5:173-4
Terzani T.,Un altro giro di giostra: Viaggio nel male e nel bene del nostro
tempo, Longanesi & C, Milano, 2004
Van Gogh V., Lettere a Theo sulla pittura, TEA, Parma, 1994
Evidenze scientifiche nelle terapie complementari
Appunti a cura di Daniela Mosci
Tratto ed adattato da: Verhoef MJ. Casebeer AL, Hilsden RJ. Assessing Efficacy of
Complementary Medicine: Adding Qualitative Research Methods to the “Gold Standard”.
The Journal of Alternative and Complementary Medicine, 2002, 8(3): 275-281.
Il codice deontologico dell’infermiere, all’art 3.1, recita: “l’infermiere fonda il proprio
operato su conoscenze validate ed aggiornate così da garantire alla persona le cure e
l’assistenza più efficaci”.
Il tema dell’efficacia è divenuto ricorrente in ambito sanitario negli ultimi anni: l’efficacia,
insieme all’appropriatezza, è considerata il criterio fondamentale per individuare quali
interventi assistenziali il Servizio Sanitario Nazionale eroga ai propri cittadini, secondo
quanto definito dal Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 e successivo Dlgs 229/99.
Cosa si intende per efficacia? In generale l’efficacia è definita come “capacità di produrre
l’effetto e i risultati voluti e sperati […]”.9 Contestualizzandola in ambito sanitario possiamo
parlare di efficacia clinica come “misura in cui specifici interventi clinici, posti in atto per un
particolare paziente o gruppo di pazienti, conseguono gli effetti desiderati. Ciò significa
mantenere o migliorare la salute garantendo il massimo, in termini di salute, che è
possibile ottenere in base alle risorse disponibili”.10
L’efficacia è un tema centrale nell’ambito della pratica basata sull’evidenza, nella quale gli
interventi vengono scelti coniugando tre elementi fondamentali: le evidenze scientifiche, le
preferenze del paziente, l’esperienza clinica del professionista. Le evidenze scientifiche,
spesso indicate come prove di efficacia, sono rappresentate da “i risultati della ricerca
rilevante dal punto di vista clinico, derivanti spesso dalle scienze biomediche di base, ma
specialmente dalla ricerca clinica centrata sul paziente, volta a testare l’accuratezza e la
precisione degli esami diagnostici, il potere dei markers prognostici e l’efficacia e la
sicurezza dei regimi terapeutici, preventivi e riabilitativi”.11 Le evidenze scientifiche
derivano dagli studi clinici, che si differenziano in relazione al tema che affrontano e che
cercano di chiarire, per ognuno dei quali esistono specifici disegni di studio.
A domande di trattamento sono in
grado di rispondere gli studi
randomizzati e controllati e gli studi
di coorte prospettici con coorte
concorrente; a domande relative alla
diagnosi rispondono studi cross
sectional con confronto cieco ed
indipendente con il gold standard
(ossia l’attuale miglior metodo di
diagnosi riconosciuto e condiviso); a
quesiti di prognosi rispondono gli
studi di coorte prospettici senza
coorte concorrente; ai quesiti di eziologia rispondono studi caso controllo e studi di coorte
retrospettivi.
Per ogni domanda esiste perciò un disegno di studio che costituisce il riferimento. Gli
RCTs sono generalmente considerati gli studi scientifici più rigorosi per valutare l’efficacia
di un intervento di cui rappresentano il “gold standard”.
9
Devoto G, Oli GC. Il dizionario della lingua italiana. Firenze: Le Monier, 1995.
Hamer S, Collinson G. Evidence based practice. Milano: Mc Graw Hill, 2002.
11
Sackett DL et al. La medicina basata sull’evidenza. Torino: Centro Scientifico Editore, 2004.
10
Le terapie complementari e alternative (CAM) nascono come strumento
integrativo/alternativo per il trattamento di patologie e condizioni: conseguentemente la
modalità con cui la comunità scientifica ne può indagare l’efficacia è attraverso gli studi
randomizzati e controllati. Esistono, tuttavia, dei limiti nella capacità degli RCTs di valutare
l’efficacia delle CAM. Per questo sono stati suggeriti degli adattamenti metodologici alla
effettuazione degli RCTs, che aumentano la loro capacità di valutare l’efficacia delle
CAM.12
L’effettuazione di un RCT prevede che ogni individuo, arruolato nello studio, venga
allocato in maniera casuale (randomizzata) ad uno di almeno due gruppi, solitamente detti
gruppo di studio e gruppo di controllo. Un gruppo è soggetto a interventi sperimentali
definiti, mentre l’altro gruppo riceve trattamenti standardizzati o placebo. I risultati sono
valutati mediante confronti rigorosi degli outcome dei due gruppi. Al fine di limitare gli
errori, l’allocazione ai gruppi può essere nascosta ai partecipanti (cecità).
Le difficoltà connesse alla capacità degli RCTs nelle CAM sono le seguenti:
1) L’utilizzo delle CAM prevede il ricorso a molteplici interventi (naturopatia, medicina
tradizionale cinese). Per questo motivo là dove studiata in modo congruo ai modi
con cui viene realizzata è difficile sapere quale, tra i tanti interventi, è realmente
efficace e perché.
2) In secondo luogo, i trattamenti di CAM sono spesso non standardizzati, ma
individualizzati e flessibili: al di là dell’esistenza di diverse modalità tecniche, con cui
vengono realizzati gli stessi trattamenti dai diversi terapeuti, ogni terapeuta può
modificare la stessa tecnica in relazione ai bisogni dei diversi pazienti, o addirittura
rispetto allo specifico bisogno che lo stesso paziente presenta nel corso di ogni
singola seduta.
3) In terzo luogo, gli interventi di CAM spesso si applicano a patologie non specifiche
e multifattoriali (stress, mancanza d’energia) o a pazienti con patologie croniche
(Walach et al, 2002). Per questo motivo può essere difficile capire quali sono le
specifiche condizioni cliniche in cui una particolare tecnica è maggiormente
indicata, anche perché spesso il focus del trattamento è rivolto a ristabilire
l’equilibrio energetico e fisico, piuttosto che a trattare sintomi specifici.
4) Il quarto punto è rappresentato dal fatto che il reclutamento e la randomizzazione
possono essere problematici a causa delle convinzioni, delle pratiche e delle
preferenze dei partecipanti.
5) Il quinto elemento è costituito dalla identificazione dell’appropriato trattamento
placebo, spesso difficile o impossibile (si pensi all’agopuntura o al massaggio), e
causa di difficoltà, se non d’impossibilità, nella realizzazione della la cecità sia nei
confronti dei professionisti, che dei pazienti.
6) Infine, gli RCTs sono rivolti a definire la efficacia specifica del singolo trattamento,
per cui tentano di minimizzare o escludere gli effetti della relazione pazienteterapeuta (effetto aspecifico) sugli outcome. Al contrario nelle CAM l’effetto
terapeutico della relazione paziente-terapeuta è considerato una parte cruciale
dell’intervento.
Molte di queste difficoltà non esistono solo nei confronti delle CAM, ma si presentano in
modo analogo a diversi interventi di terapia convenzionale, come la fisioterapia, la
psicoterapia, la chirurgia e l’assistenza infermieristica.
12
Verhoef MJ, Casebeer AL, Hilsden RJ. Assessing Efficacy of Complementary Medicine: Adding
Qualitative Research Methods to the „Gold Standard“. Journal of Alternative and Complementary Medicine.
2002: 8(3):275-281.
Sono stati suggeriti molti accorgimenti metodologici nella conduzione degli RCTs per
risolvere questi problemi:
1) per risolvere i primi tre ostacoli sono stati condotti studi pragmatici13 nei quali sono
valutati gli interi sistemi di cura nel loro contesto, non solo facendo in modo che il
trattamento comprendesse tutti gli interventi realizzati solitamente e con la massima
flessibilità inter ed intra paziente, ma ricorrendo anche al metodo diagnostico
proprio della disciplina terapeutica indagata.
2) Rispetto al quarto punto sono effettuati studi che indagano le preferenze dei
pazienti come variabili specifiche (Brewin and Bradley, 1989; Torgerson et al.,
1996). La difficoltà è che tali variabili non sono sempre valutabili a posteriori, in
particolare se i potenziali partecipanti hanno già forti preferenze prima che vengano
realizzati gli interventi. Inoltre, anche nel caso in cui i pazienti, che credono nel
ricorso a terapie complementari, siano reclutati nel gruppo di controllo, il facile
accesso ai trattamenti complementari, può inquinare il controllo (si pensi alla facilità
con cui si può accedere ai trattamenti erboristici, piuttosto che agli integratori
alimentari).14
3) Rispetto alla problematica riguardante l’identificazione del trattamento di confronto
e della cecità, Vickers (1996) ha rilevato che essi non sono parti fondamentali del
disegno dell’RCT, e così, se non appropriati possono essere eliminati. Tuttavia, ciò
può essere considerato come una debolezza del disegno, e così, determinare
debolezza delle evidenze prodotte.
4) L’ultima sfida non è facile da risolvere. Data l’interazione tra il processo diagnostico,
il terapeuta ed il paziente, gli RCTs non riescono a spiegare gli effetti specifici della
relazione paziente-fornitore di cura.
Problema
Molteplicità degli interventi realizzati nella
singola cura.
Variabilità degli interventi tra terapeuti, tra
pazienti e nello stesso paziente.
Difficoltà di individuare le specifiche
condizioni per cui si rende indicata la
specifica cura.
Difficoltà di reclutamento del campione.
Difficoltà di individuare il placebo che sia
credibile e che consenta la cecità.
Soluzione
Conduzione di studi pragmatici.
Non ci sono soluzioni.
Possono essere eliminati il controllo e la
cecità, ma in questo caso ne risente il rigore
dell’evidenza prodotta.
Difficoltà di isolare l’effetto terapeutico della Non ci sono soluzioni.
relazione paziente terapeuta.
Una sfida di natura differente è relativa ai limiti della informazione generata tramite RCT,
che deve essere generale, e quindi valida per ampie categorie di pazienti, e relativa alla
dimostrazione della forza e della frequenza dell’associazione tra trattamenti ed esiti
positivi. Gli RCT non dimostrano perché funziona un trattamento, ma solo se esso
13
Gli studi pragmatici si distinguono da quelli esplicativi. Questi ultimi considerano dei segmenti della assistenza e
valutano come ogni intervento funzioni. I primi invece si realizzano sull’intero sistema di cura e sono rivolti a verificare
se il paziente ne beneficia e se li gradisce. CFR Richardson J. The use of randomized control trias in complementary
therapies: exploring the issues. Journal of Advanced Nursing, 2000, 32(2), 398-406.
14
Nahin R, Straus SE. Research into complementary and alternative medicine: problems and potential.
BMJ, 2001, 322: 161-164.
funziona, in base a parametri di efficacia oggettivi e quantificabili (es. modifica dei valori
pressori, dei valori ematochimici, frequenza delle complicanze o dei decessi). Essi quindi
non consentono di capire come funziona il trattamento e, quindi, come apporta i benefici
che reca.
Gli interventi di CAM non producono la variazione di parametri oggettivamente
riscontrabili, ma il loro beneficio è insito nell’esperienza del paziente ed è difficilmente
quantificabile in modo oggettivo.
La ricerca qualitativa può essere utile a risolvere queste lacune e quindi, nello studio delle
CAM, può essere considerata un valido alleato degli RCTs. Essa, infatti, è progettata per
fornire informazioni specifiche rispetto al perché e al come delle esperienze individuali.
La ricerca qualitativa ed i suoi obiettivi
La ricerca qualitativa consiste nella indagine dei fenomeni nel loro contesto naturale, in
modo approfondito ed olistico, attraverso la raccolta di molti dati narrativi. Essa non cerca
risposte quantificate. Il suo obiettivo è lo sviluppo di concetti, che ci aiutano a
comprendere i fenomeni sociali nel loro contesto naturale, anziché in un contesto
sperimentale ed artificioso, dando la dovuta enfasi ai significati, alle esperienze ed ai punti
di vista di tutti i partecipanti (Pope e Mays, 1995).
Gli obiettivi di ricerca ai quali gli studi qualitativi sono particolarmente adatti includono i
seguenti (Green & Britten, 1998; Maxwell, 1996).
Il primo obiettivo è raggiungere la comprensione di un intervento, identificando il significato
per i partecipanti allo studio degli eventi e delle situazioni in cui sono coinvolti.
Il secondo obiettivo comprende la comprensione del particolare contesto (naturale) in cui
agiscono i partecipanti e l’influenza che questo contesto ha sulle loro azioni. Ad esempio,
una componente che si adatta anche alle CAM è l’identificazione, e quindi lo studio, del
ruolo della relazione paziente-terapeuta.
Il terzo obiettivo è la comprensione del processo nel quale gli eventi e le azioni
avvengono.
Infine, il quarto è valutare come differiscono le prospettive della realtà dei diversi soggetti
coinvolti (pazienti, professionisti, ricercatori).
Nel processo di conduzione della ricerca qualitativa è frequente che emergano fenomeni
inaspettati ed influenze, che possono indurre nuove domande di ricerca utili per migliorare
l’assistenza sanitaria.
Come nelle ricerche quantitative, anche nella ricerca qualitativa ci sono diverse strategie
per assicurarne il rigore (Mays and Pope, 1985). Anche se queste strategie sono diverse,
non ci sono ragioni per ritenere che in sé la ricerca qualitativa non sia rigorosa.
L’importanza di associare la ricerca qualitativa agli RCTs.
Comprendere il significato degli interventi.
Gli RCTs possono stabilire se un intervento funziona per mezzo di un disegno rigoroso,
nel quale due o più gruppi sono randomizzati per escludere variabili di confondimento.
Tuttavia, proprio come ci sono studi sui trattamenti che generano risultati statisticamente
significativi che non hanno significatività clinica, o importanza sulla vita reale dei pazienti e
dei loro caregivers, è anche possibile trovare risultati non statisticamente significativi che
hanno importanti implicazioni per i singoli pazienti. Se un RCT dimostra che non ci sono
effetti terapeutici, ciò non ci può dire se l’intervento ha funzionato in modo diverso da
quanto ci si aspettava, o se alcuni soggetti hanno beneficiato comunque dell’intervento.
Anche se in modo meno eclatante, ciò si può applicare anche agli RCTs che dimostrano
un effetto terapeutico. Ad esempio, Becker t al. (2001) hanno condotto uno studio di
trattamento controllato finalizzato a valutare gli effetti del Qi Gong sulle performance, sul
comportamento sociale e sulla salute dei bambini in età scolare. Anche se furono trovati
miglioramenti rispetto a diversi outcome, non furono individuate differenze statisticamente
significative tra i due gruppi sulla qualità di vita, utilizzando le scale validate. Tuttavia, i dati
raccolti mediante interviste qualitative, effettuate sugli insegnanti, illustrarono un effetto
calmante e rilassante del Qi Gong, così come la diminuzione della “lamentosità” di alcuni
bambini. Questi elementi non venivano rilevati dalle scale sulla qualità di vita. Un secondo
esempio è rappresentato da uno studio di Pope, che individuò molti outcome significativi a
seguito di un RCT effettuato su interventi mente-corpo per i pazienti con una patologia
cronica, anche se non fu rilevato nessun miglioramento rispetto l’ammontare dello stress
(citato in Verhoef et al., 2001). In questo studio, nelle interviste qualitative i partecipanti
descrissero un processo personale di crescita, che essi percepirono come movimento
verso un migliore benessere. Riferirono di aver guadagnato autoconsapevolezza, che
consideravano come un esito positivo, anche se la loro reazione verso questa
consapevolezza non fu sempre positiva. Il funzionamento dell’intervento terapeutico è
stato individuato anche da Alraek e Baerheim (2001), che valutarono, in modo qualitativo,
le esperienze personali soggettive dei partecipanti in uno studio sull’agopuntura nella
prevenzione delle cistiti ricorrenti. Questo trial non è ancora stato pubblicato. Lo studio
qualitativo era basato sull’indagine dell’esperienza dei ricercatori nell’ambito della loro
pratica, rispetto al fatto che spesso i pazienti descrivevano cambiamenti della propria
salute al di là della risoluzione del problema per il quale erano arrivati al terapeuta, che
sembravano riflettere un processo di cambiamento dalla disarmonia, verso l’armonia. I
risultati dimostrarono esperienze relative ai cambiamenti nelle abitudini urinarie, maggiore
energia, ridotti livelli di stress, migliore sonno, migliore digestione, riduzione di cefalea,
mal di schiena e dolore articolare. Weinholz et al. (1995) riferirono un importante esempio
di uno studio combinato nella letteratura pedagogica. Essi descrissero come i dati
qualitativi li aiutarono a trovare significatività da risultati statisticamente non significativi in
uno studio condotto sull’impatto della formazione a piccoli gruppi. Questi dati dimostrarono
che una delle loro misure di outcome non era sensibile a certi outcome educativi.
Questi esempi dimostrano che un intervento può determinare modifiche significative e
desiderabili per i pazienti, pur non mostrando palesi miglioramenti attraverso le misure
strumentali progettate per la concettualizzazione specifica di una funzionalità normale,
media o ottimale. Al fine di valutare tali cambiamenti, la ricerca deve focalizzare la propria
attenzione verso le esperienze individuali delle persone che ricevono gli interventi. Tali
esperienze si possono indagare attraverso la ricerca qualitativa che, contrariamente a
quella quantitativa, è orientata ai casi piuttosto che alle variabili (Sandeklowski, 1996).
Outcomes degli interventi
Gli esempi sopraccitati mostrano che le misure disponibili degli outcome non sempre
identificano tutti i benefici potenziali degli interventi di CAM. Cohen e Mount (1992)
individuarono che la tendenza della maggior parte degli strumenti è volta a misurare la
dimensione fisica, ignorando le questioni relative al significato del trattamento, rendendoli
non validi nei contesti di cure palliative. Ciò è applicabile anche a molti interventi di CAM
che spesso sono olistici per natura e basati su una forte connessione mente-corpo. Inoltre,
i precedenti esempi hanno identificato che non sempre conosciamo i potenziali benefici
degli interventi. Levin et al (1997) hanno descritto che secondo la letteratura relativa ai
Fiori di Bach, il trattamento con Water Violet sembra ristabilire la serenità. Più
probabilmente, le misurazioni disponibili sugli outcome non valutano questa dimensione, e
così possono concludere che questo rimedio non ha effetto. In tali casi è utile condurre
ricerche qualitative prima di iniziare uno studio, per valutare quali outcome rilevanti sono
determinati, al fine di sviluppare misure appropriate.
Anche se la disponibilità di misure appropriate è un problema, lo studio condotto da
Weinholtz et al (1995) ha dimostrato anche la mancanza di sensibilità delle misure
esistenti per valutare le importanti differenze qualitative tra le persone e nella stessa
persona. Per aumentare la sensibilità, le misure di outcome devono essere valide,
affidabili, specifiche, facilmente adattabili ai cambiamenti (a lungo o a breve termine) e
devono possedere la capacità di esprimere una grande variabilità di punteggi, che
consentono l’individuazione di cambiamenti (Stewart and Archbold, 1992, 1993).
Contesto
Per gli obiettivi della ricerca e analisi, gli interventi negli RCTs sono studiati da soli, mentre
nella pratica clinica tutti gli interventi si integrano insieme nell’approccio terapeutico. Van
Weel (2001) ha indicato che “effetti non specifici lavorano attraverso la loro integrazione
verso un approccio di trattamento integrato, che è una modalità essenziale nella quale gli
effetti di contesto variano dagli specifici effetti”. Il valore dell’effetto di contesto sta nel loro
migliorare gli specifici interventi, in modo che l’efficacia sia massimizzata.
Gli RCTs non rappresentano il disegno ideale per valutare egli effetti di contesto. Quindi,
esplorare il complessivo contesto fisico e psicosociale nel quale si realizza l’intervento è
un importante valore aggiunto della ricerca qualitativa.
Uno degli aspetti aspecifici discussi più di frequente è rappresentato dalla relazione tra
paziente e terapeuta, che è spesso considerata come una parte integrante del trattamento
del professionista complementare. Di Blasi et al. (2001) hanno condotto una revisione
sistematica per esaminare se esistono evidenze empiriche per supportare gli effetti
terapeutici della relazione medico-paziente. I loro risultati hanno dimostrato che esiste
poca coerenza rispetto questi effetti ed i soli risultati costanti erano rappresentati dal fatto
che i medici che adottano modi di fare cordiali, amichevoli e rassicuranti sono più efficaci
di coloro che si mantengono formali e che non offrono rassicurazioni. La ricerca qualitativa
condotta in modo sistematico e rigoroso potrebbe condurre ad aspetti più profondi e, così,
permettere la costruzione di modelli teorici che possono essere testati con la ricerca
quantitativa. Similmente, Jobst (2001) ha commentato “anche se può essere chiaro che le
buone maniere con il paziente funzionano, la domanda rimane comunque “COME””?
Realtà multiple
I sociologi qualitativi hanno da lungo tempo riconosciuto la presenza di diverse realtà.
Yerxa (1991) ha affermato che il metodo sperimentale non rappresenta la realtà del
paziente, dato che esclude la sua esperienza soggettiva e l’ambiente naturale. Rispetto
alle CAM, i pazienti ed i professionisti possono avere diverse credenze rispetto la cura
(olismo vs biomedicina) e rispetto alle evidenze. Mentre i ricercatori, ed in misura minore i
professionisti, ritengono le evidenze cruciali, molti pazienti tendono a ritenere che le CAM
siano naturali e, perciò, sicure, e ritengono le evidenze scientifiche di minore importanza
rispetto alla propria personale evidenza. Le credenze dei pazienti sono strettamente
correlate alle loro aspettative e possono avere importanti effetti sui risultati dei trials.
Indagare come tali aspettative sono correlate al processo dell’intervento è di grande
importanza.
Il ruolo e l’importanza delle convinzioni dei pazienti sono stati descritti in numerosi studi
qualitativi. Per esempio i fattori che gli immigrati cinesi con artrite percepivano contribuire
alla malattia così come la severità percepita della malattia, erano fattori maggiori nelle
preferenze e scelte del trattamento (Zhang e Verhoef, 2002). Holman (1993) descrive
come i pazienti che traggono beneficio da un programma di autogestione della artrite non
considerano la propria patologia danneggiare irrimediabilmente la propria vita e credono
che potrebbero fare qualcosa per migliorare la propria situazione.
Discussione
Gli RCts sono importanti per valutare l’efficacia delle CAM. Sono stati suggeriti molti
aggiustamenti agli RCT per facilitare la loro conduzione rispetto alle CAM. Tuttavia, gli
RCTs chiariscono solo una, limitata, domanda, cioè se l’intervento ha statisticamente un
effetto. Non spiegano perché il trattamento funziona, come i partecipanti vivono
l’intervento e/o come gli attribuiscono un significato a queste esperienze. Si tratta di
diverse domande, che richiedono diversi disegni così sarebbe sbagliato criticare gli RCTs
per il fatto che non sono in grado di identificare queste problematiche, così come sarebbe
sbagliato criticare la ricerca qualitativa per la sua mancanza di significatività statistica.
Crediamo che entrambi siano necessari per valutare in modo completo l’utilità degli
interventi di CAM a condizione che entrambe siano condotti in modo rigoroso, meticoloso
e con grande attenzione alla validità ed interpretazione dei dati. Quando questi metodi
sono uniti tra loro, il potenziale incremento della validità dei risultati è consentito dalla
generalizzabilità numerica e concettuale.
L’unione di metodi qualitativi e quantitativi è specialmente rilevante rispetto alle CAM.
Nella medicina convenzionale, gli RCTs sono spesso condotti dopo ampi studi preliminari,
come la ricerca in vitro e su animali per valutare i meccanismi degli interventi. Rispetto alle
CAM gli RCTs sono spesso condotti in base alla prevalenza e la domanda della
popolazione. L’uso dei metodi qualitativi per identificare il perché un intervento funziona, è
più adatto agli interventi complessi, che sono basati su paradigmi mente-corpo, spirituali o
energetici, che quelli che sono basati su un paradigma fisico, come un trattamento
fitoterapico. I metodi qualitativi possono essere usati prima di iniziare un RCT, per aiutare
lo sviluppo di appropriate misure di outcome o possono essere inseriti nello studio per
aiutare la comprensione del contesto di misurazione e il processo di intervento. Terzo, i
metodi qualitativi possono essere usati dopo che lo studio sia stato completato per
spiegare i risultati dello studio.
La discussione dell’uso di metodi combinati è direttamente rilevante per la tensione tra
l’assistenza centrata sul paziente e l’uso delle evidenze scientifiche nella pratica clinica.
Come ha affermato Holman (1993) “la pratica della medicina, con il suo focus
sull’individuo, vive una tensione non alleviabile tra la conoscenza degli effetti medi di una
patologia o trattamento all’interno di un gruppo e gli effetti individuali su un singolo
paziente.” I professionisti sono interessati a migliorare gli outcome dei singoli pazienti in
specifiche situazioni, e quindi, nella comprensione di quanto più possono sulla
applicazione, funzionamento ed outcome di un intervento nei singoli casi.
Di
conseguenza, enfatizzare la variabilità individuale, come le idiosincrasie in risposta agli
interventi nel tempo, può essere clinicamente più rilevante che la media del gruppo di per
sé, dalla quale i soggetti spesso si scosteranno in modo lieve, ma clinicamente importante.
I metodi diversi da quello qualitativo possono fornire tali informazioni così come, ad
esempio, confrontare tutti i pazienti che migliorano e quelli che non lo fanno, disgregando
il gruppo di assegnazione o raccogliendo dati di indagine relativi alle credenze ed alle
esperienze dei pazienti. Tuttavia, con tali metodi è ancora il ricercatore che identifica quali
dati sono da raccogliere o analizzare e così è la realtà del ricercatore ad essere testata o
esplorata. Questa prospettiva predefinita è evitata dai metodi qualitativi. Per questo motivo
il modo migliore per valutare i vantaggi della combinazione dei metodi di ricerca è
condurre tali studi e dimostrare il potenziale contributo per migliorare l’erogazione di
assistenza sanitaria e conseguentemente la salute degli assistiti.
Bibliografia
Hamer S, Collinson G. Evidence based practice. Milano: Mc Graw Hill, 2002.
Nahin R, Straus SE. Research into complementary and alternative medicine: problems
and potential. BMJ, 2001, 322: 161-164.
National Center for Complementary and Alternative Medicine, National Institute Of Health.
About clinical trials and Complementary and Alternative Medicine. Da
http://nccam.nih.gov/clinicaltrials/factsheet/index.htm
Richardson J. The use of Randomized Controlled Trials in complementary therapies:
exploring the issues. Journal of Advanced Nursing, 2000, 32(2), 398-406.
Sackett DL et al. La medicina basata sull’evidenza. Torino: Centro Scientifico Editore,
2004.
Verhoef MJ. Casebeer AL, Hilsden RJ. Assessing Efficacy of Complementary Medicine:
Adding Qualitative Research Methods to the “Gold Standard”. The Journal of Alternative
and Complementary Medicine, 2002, 8(3): 275-281.