ANATOMIA PATOLOGIA 24/10/2007 h. 14:30 16:30 Prof. Lauriola PATOLOGIA DEL POLMONE Tratteremo della tubercolosi e di altre infezioni, in particolare le micosi; poi cercheremo di approcciare il capitolo delle malattie restrittive polmonari. TUBERCOLOSI Come voi sapete la tubercolosi è una malattia che purtroppo dopo una fase negli anni ’70, insomma nel dopoguerra, di calo, ultimamente, e non dobbiamo considerare solo i numeri europei, questi sono falsati, ma dobbiamo considerare quello che succede in tutto il resto del mondo, dove sono milioni le persone infettate dai micobatteri della tubercolosi. Quello che possiamo dire è che esistono vari tipi di micobatteri e tra questi micobatteri ricordiamo: - il micobacterium tuberculosis, anche detto hominis; - il micobacterium bovis; - e poi ce ne sono tanti altri che tuttavia hanno un’importanza molto minore. Quello che è importante considerare è che mentre il bovis (in quantità molto esigua adesso) e l’hominis sono importanti nel condizionare delle vere e proprio infezioni in soggetti anche ma non solo validi dal punto di vista immunologico, invece altre forme come ad esempio quei due gruppi che poi vengono indicati come un unico gruppo, l’avium e l’intracellulare, anche se è difficile separarli l’uno dall’altro, sono invece dei germi che attaccano degli ospiti immunocompromessi, ad esempio soggetti che hanno l’ AIDS. Non che la tubercolosi (quella “vera” legata al ceppo hominis) non sia anch’essa appannaggio dei soggetti immunocompromessi. Il prof. mostra uno schema con l’andamento in Inghilterra delle morti per infezioni tubercolari ogni 100000 abitanti, a cominciare dal 1900. C’è un picco dopo la guerra mondiale e poi una continua discesa nel dopo guerra fino a livelli molto bassi; c’è una lieve risalita negli ultimi anni, questo viene messo soprattutto in relazione con l’emergere dell’ AIDS che comporta un rischio aumentato di infezione tubercolare. Comunque la tubercolosi è un problema a livello mondiale come l’AIDS, la malaria. Immagine di avium intracellulare: solo in queste forme se ne trovano così tanti all’interno di una cellula. Questi bacilli hanno la caratteristica di essere alcol-acido resistenti, che vuol dire, nella parte esterna della capsula di questi micobatteri rimane la carbolfucsina che viene impiegata a caldo per fare questa colorazione. Ora mentre in altri germi basta un trattamento con un decolorante, con alcol o acidi forti, per 1 mandare via la colorazione, in caso di infezione da micobatteri, nella capsula dei micobatteri il colorante rimane. Questo fenomeno si chiama alcol acido resistenza. La colorazione dei micobatteri impiega la carbol fucsina a caldo (colorazione di Ziehl-Nelson). Una volta così colorati, i batteri sono resistenti alla decolorazione con alcol ed acidi forti. Il micobatterio entra normalmente per via inalatoria, si descrive il tubercolo degli anatomici, tutte queste cose un po’ pittoresche, soprattutto nell’infezione da micobatterio bovino, anche se al giorno d’oggi le infezioni da micobatterio bovino sono praticamente scomparse per l’abitudine di controllare gli allevamenti vaccini ed eliminare gli elementi infetti; si parlava soprattutto di una mastite tubercolare del bovino; e poi con la pastorizzazione. Almeno dalle nostre parti. Comunque il micobatterio entra per via inalatoria e, attenzione, è una caratteristica, mentre noi sappiamo che molti germi, virus, una volta che sono sottoposti all’essiccamento vanno incontro a morte, non sono più infettivi, invece per il micobatterio della tubercolosi questo non succede, un lavoro relativamente recente fatto da un patologo ha dimostrato addirittura la resistenza alla fissazione con formalina, quindi prendendo una fettina di un tessuto in cui erano stati dimostrati con quella colorazione di prima dei micobatteri tubercolari, veniva poi sciolta e si provava a coltivare il germe (voi sapete che al giorno d’oggi l’accertamento dell’infezione tubercolare viene fatta con metodi soprattutto di biologia molecolare), comunque in questo modo si è riusciti ad infettare anche animali di laboratorio: questo per dimostrare la resistenza di questo germe. Ora voi sapete benissimo che le infezioni vengono veicolate in genere perché con goccioline di saliva, con lo starnuto, dentro ci sono i germi: se noi starnutiamo, eliminiamo migliaia e migliaia di piccole particele di dimensioni al limite del visibile, che una volta esposte all’aria vanno incontro ad una brusca evaporazione e quindi si formano i così detti nuclei delle particelle, nuclei delle goccioline. Ora all’interno di questi nuclei sono contenuti sali, muco essiccato; una particella così piccola ad esempio di 50 micron o anche meno, evapora praticamente all’istante; e dentro ci rimangono eventualmente certi germi, ed il micobatterio della tubercolosi, se rimane lì dentro, ricordate che è resistente; queste polveri contengono il micobatterio che è ancora vivo, viene mobilizzato dal vento, una volta introdotto nei polmoni si idrata e diventa infettivo. Ci troviamo di fronte ad una via di inoculazione che nella stragrande maggioranza dei casi è la via inalatoria. In genere i micobatteri arrivano negli alveoli e bisogna ricordare una peculiarità: i macrofagi, che sono destinati alla fagocitosi ed alla distruzione, fagocitano il micobatterio ma a differenza di tanti altri germi non sono in grado di distruggerlo, perché i micobatteri entrano nei fagolisosomi ma non sono attaccati: affinché siano attaccati occorre il macrofago attivato, cioè un macrofago che ha subito un bombardamento da IFN ed altre interleuchine per cui ha un corredo all’interno dei suoi fagolisosomi attivo ed in grado di distruggere certi germi tra cui i micobatteri. 2 Ora, questa attivazione dei macrofagi avviene lentamente, dopo che il micobatterio è entrato nell’organismo dapprima i macrofagi si comportano come macrofagi ordinari, però una parte, alcune proteine batteriche possono essere offerte ai linfociti T helper che nel giro di qualche settimana aumentano di numero, c’è un clone particolare che reagisce a questa presentazione effettuata tramite l’MHC, e quindi si stabilisce un clone di T helper che, venendo continuamente a contatto con l’infezione che perdura all’interno degli alveoli, producono IFN ed altre interleuchine e sono in grado di attivare i macrofagi. A questo punto l’infezione, che era stata una banale infezione caratterizzata dalla presenza di linfociti e macrofagi che andavano in contro ad un ciclo di morte e liberazione di micobatteri, cambia un po’ il suo aspetto, compaiono i macrofagi attivati, che hanno un citoplasma molto ampio, e soprattutto le cellule giganti di Langhans, che sono una caratteristica dell’infezione tubercolare; ci sono cellule giganti di vario tipo, sia immuni che non immuni, però queste della tubercolosi sono delle cellule molto grandi, enormi, che derivano dalla fusione di membrana di 10-100 macrofagi. In questa fase compare un aspetto granulomatoso: nel caso della tubercolosi c’è la caratteristica molto importante della necrosi caseosa. Quindi ricordatevi la triade caratteristica della tubercolosi polmonare: 1. formazione del granuloma 2. cellule giganti 3. necrosi caseosa Il prof. proietta un’ immagine di granuloma tubercolare: qui per esempio abbiamo: - Cellule giganti, in questo caso i nuclei sono picnotici, molto molto piccoli. - Cellule epitelioidi, anche se in effetti non sono cellule epiteliali, sono macrofagi con un citoplasma ampio. - Necrosi caseosa, caratteristica dell’infezione tubercolare: è una necrosi molto particolare con pochi residui soprattutto nucleari evidenti, e cellule macrofagiche e cellule giganti alla periferia. - Assenza di granulociti neutrofili: quello che è molto caratteristico è che questa necrosi, questo tessuto, è privo di granulociti neutrofili: voi non troverete mai in un granuloma tubercolare dei granulociti neutrofili, quindi è un tipo di infiammazione completamente diversa da una banale infiammazione acuta con granulociti. Ricapitolando quello che abbiamo detto prima: in funzione della risposta immunitaria T cellulare, dopo l’inalazione dei micobatteri e loro fagocitosi da parte dei macrofagi, le cellule T helper CD4 producono IFNgamma ed i macrofagi si attivano e sono capaci di distruggere il micobatterio, anche se non è che ci riescono al 100%. E’ in questa fase che si forma il granuloma con le cellule epitelioidi. Se si va ad analizzare l’infiltrato, noi vediamo che ci sono i macrofagi, i CD4, i CD8. 3 I CD8 noi sappiamo che sono citotossici, che possono uccidere i macrofagi quando sono infettati, cioè quando sulla superficie presentano con l’MHC I delle componenti del micobatterio diventano oggetto di attacco da parte dei CD8 che quindi contribuiscono alla formazione della necrosi caseosa, anche se la formazione della necrosi caseosa è molto più complessa. Veniamo adesso al concetto di tubercolosi primaria e tubercolosi post primaria. Volendo fare uno schema più semplice e facile da ricordare noi possiamo dire questo: all’ingresso del micobatterio ci sono varie possibilità: INFEZIONE Risoluzione Tubercolosi progressiva Latenza Tubercolosi post primaria REINFEZIONE All’ infezione può succedere (in tempo piuttosto breve), naturalmente dopo formazione di un processo granulomatoso: - la risoluzione; - oppure in casi partcolarmente sfortunati si può avere un processo che non si autolimita e va avanti in modo precipitoso portando ad una malattia che si estende sempre di più; probabilmente sono casi in cui l’immunità del soggetto è insufficiente e non è capace di delimitare l’infezione. Questa è la tubercolosi progressiva, è una continuazione dell’infezione - un’ altra possibilità e la latenza; l’infezione viene controllata, c’è il periodo di latenza, quindi una riattivazione che porta alla tubercolosi post primaria. Quindi noi distinguiamo la tubercolosi in due grossi capitoli: la tubercolosi in caso di prima infezione e la tubercolosi post primaria. Dopo la prima infezione la tubercolosi evolve verso la risoluzione nella maggior parte dei casi, nei casi sfortunati evolve verso una forma progressiva. Oppure si può avere una latenza che può durare molti anni, decenni. Solo che ad un certo momento per motivi spesso imponderabili, dei germi che sono rimasti (e spesso rimangono, abbiamo detto che possono sopravvivere anche per sempre nelle zone dove c’è stata l’infezione) possono provocare una tubercolosi post primaria; oppure un soggetto che aveva già avuto la tubercolosi ed era guarito, si può avere la reinfezione: entrano altri germi, trovano un soggetto con un’immunità un po’ compromessa, già con un ricordo della pregressa infezione, si può avere in questo caso una tubercolosi post primaria da reinfezione. Quindi la primaria è legata al momento della prima infezione, la post primaria potrebbe essere da reinfezione o da riattivazione di germi allo stato latente. Questo è il quadro delle possibilità di evoluzione della tubercolosi. Il prof. mostra uno schema che ripete quello che ha detto riguardo alla tubercolosi primaria: i micobatteri entrano nei macrofagi e solo con la loro attivazione c’è il controllo dell’infezione e la formazione del granuloma (alcune settimane). Questo è quello che succede. 4 Questo è uno schema che ci fa vedere le due branche dell’immunità: - quella legata ai CD4, sono importanti soprattutto per l’attivazione dell’immunità (mediante il legame con MHC II); - quella legata ai CD8 determina la lisi di cellule, soprattutto macrofagi, infettate (MHC I). Una cosa molto importante è il bilancio nell’infezione tubercolare tra l’ipersensibilità e l’immunità. È difficile cercare di separare le due cose, tuttavia esiste il dato di fatto che da una fase di buona immunità alla tubercolosi può derivare una fase di ipersensibilità, nel senso che mentre prima l’organismo è in grado di controllare l’infezione, ad un certo momento l’infezione comincia a dilagare ed è quasi l’organismo stesso che amplifica l’effetto dell’infezione tubercolare. Potrebbe essere (ma non è detta l’ultima parola) attribuita, l’ immunità e l’ ipersensibilità, a questi linfociti helper Th1 e Th2 che gli uni fanno soprattutto andare verso la formazione di macrofagi attivati mentre gli altri, con la liberazione di citochine ecc, potrebbero portare verso una necrosi tissutale. Sono cose ricavate soprattutto da studi sugli animali. Cerchiamo adesso di vedere i vari aspetti dell’infezione tubercolare, che è un’infezione a carico dei polmoni ma non solo dei polmoni perché esiste anche la possibilità che dai polmoni i germi possano raggiungere altri organi e dare infezioni in altri organi. Il prof proietta una diapositiva in inglese che ho ricopiato… Summary of patterns of tuberculous infection of the lung. 1. Primary tuberculosis * Ghon focus + regional lymphnode = primary complex Reparative Quiescent Progressive Pleural involvement Airway dissemination (tuberculous bronchopneumonia, laryngeal lesions) Epituberculosis (segmental tuberculosis) Haematogenous (miliary tuberculosis, meningitis, solitary lesions in organs with a rich systemic blood supply and therefore a high oxygen tension eg. kidney; also the lung apices because of their high ventilation/perfusion ratio) 2. Post primary tuberculosis (reactivation or reinfection) Fibrocaseous apical cavitation (high oxygen tension) Reparative Quiescent Progressive 5 Local extension Pleural involvement Airway dissemination (tuberculous bronchopneumonia) Haematogenous (miliary tuberculosis) 3. Non reactive tuberculosis (immunocompromised or elderly) * Primary tuberculosis usually heals, but if it progresses there is a greater change of widespread dissemination thanin post primary disease, in which progression is more often local. La tubercolosi primaria è costituita dai germi che sono arrivati nel parenchima polmonare e dal granuloma che si è stabilito. Già molto tempo fa fu visto che la prima infezione tubercolare è diversa da un’infezione successiva, cioè Koch studiando su animali, su cavie, vide che, mentre somministrando per la prima volta agli animali il micobatterio questo aveva una tendenza ad estendersi (in un animale non immunocompetente), invece nell’animale già esposto ad un’infezione tubercolare, il micobatterio tendeva a rimanere circoscritto. Quindi se infetto prima un polmone di questa cavia, poi, nel momento in cui l’animale ha circoscritto il processo, infetto anche l’altro polmone, vedo che mentre alla prima infezione i micobatteri hanno superato il polmone, sono arrivati anche ai linfonodi, nella seconda infezione sono trattenuti nell’ambito polmonare, probabilmente proprio perché è immediata l’ istituzione di un processo granulomatoso tendente a circoscrivere il processo. Però al momento della prima infezione succede sempre che (sono interessati) i linfonodi regionali, non soltanto uno, all’autopsia il prof. ricorda una volta un bambino aveva tutto il mediastino interessato dal processo tubercolare, tutti i linfonodi erano sede di infezione tubercolare; quindi questo focolaio polmonare primitivo, che viene indicato come focolaio di Ghon, più i linfonodi regionali, danno il complesso primario (di Ranke). Soprattutto un tempo quest’ infezione primaria era tipica dei bambini in età scolare, perché erano portati fuori dall’ambiente familiare un po’ più protetto e venivano a contatto con possibilità molto aumentate di infezione. Al giorno d’oggi si è visto che la prima infezione tende a spostarsi più tardivamente, oggi molte persone di 20-30 anni non sono mai venute a contatto con il micobatterio della tubercolosi. I micobatteri tendono ad acquistare spazio in zone vicine, o addirittura ad entrare nei bronchi ed attraverso la via bronchiale diffondersi in altri segmenti o lobi del polmone. Quindi abbiamo una forma di tubercolosi progressiva. Ancora, altre possibilità, se i germi infettano, questi focolai abbiamo detto che sono il primo focolaio di Ghon, in genere è sottopleurico, si trova il germe nei lobi medi, poi nella parte apicale dei lobi inferiori, e qui è un focolaio di 1 cm, 2 cm al massimo, che col tempo guarisce in questo modo (il prof non è molto chiaro…), in un soggetto immunocompetente si trova una zona di necrosi caseosa che non verrà mai riassorbita, alla periferia c’è un anello di fibrosi, i fibroblasti vengono reclutati e depongono collagene, e spesso su questa zona di necrosi caseosa ci sono precipitati di sali di calcio. Questo è comunissimo, 6 dal punto di vista radiografico o sul tavolo autoptico si trova questo focolaio che fondamentalmente è molto calcificato. Questa è l’evoluzione spontanea di gran parte delle infezioni polmonari tubercolari. Però nei casi più sfortunati i germi possono coinvolgere la pleura, dare delle pleuriti tubercolari; oppure c’è questa disseminazione nelle vie aree e quando si ha questa disseminazione succede che i micobatteri insieme al materiale necrotico vengono trasportati un po’ qua e un po’ là e quindi si creano nuovi focolai infettivi granulomatosi. Lasciamo stare le cose meno importanti. È invece importante la miliare tubercolare, per via ematogena possono partire delle cariche di bacilli che attraverso i vasi (le vene polmonari) arrivano esempio all’atrio di sinistra, se invece prendono le vie linfatiche probabilmente arrivano all’atrio di destra, attraverso il drenaggio linfatico che avviene a destra, e quindi si potranno avere delle miliari polmonare o delle miliari sistemiche, generalizzate, per esempio il prof. all’autopsia ha visto delle persone che avevano delle miliari diffuse sia al polmone che ad altri organi, per esempio alla milza, al fegato, al rene. Quindi cos’è una miliare? Sono delle cariche discrete di germi che arrivano i varie sedi e crescono creando dei granulomi piccoli, però se io prendo molti granulomi (10-50) e li metto insieme avrò una lesione che è visibile ad occhio nudo, perché è di mezzo o due millimetri. Questa è la grandezza della tubercolosi miliare. Oppure (possono aversi) delle meningiti, che possono essere contemporanee alla tubercolosi primaria o essere successive, oppure lesioni solitarie in altri organi, anche queste possono essere contemporanee all’infezione primaria o a distanza di 20 30 anni dalla guarigione, ed allora si può avere una lesione ad esempio renale, perché il germe è arrivato lì, è stato quiescente e poi si è riattivato. Considerate la tubercolosi come qualcosa molto legato allo stato immunitario del soggetto che non è sempre uguale, ci possono essere dei momenti in cui cala. Siccome i micobatteri necessitano per la loro crescita un’alta tensione di ossigeno, per esempio nel rene trovano questo, ma anche negli apici polmonari, per cui spesso le infezioni secondarie sono a livello degli apici polmonari: è noto che il sangue che arriva ai polmoni non si distribuisce in modo omogeneo, a livello basale ci sarà un’asportazione di ossigeno molto maggiore, in genere gli apici che hanno una circolazione meno efficace hanno una tensione di ossigeno più alta. Il concetto di ventilazione perfusione, hanno ventilazione maggiore ed una per fusione, un’asportazione di ossigeno, meno alta. La tubercolosi post primaria può essere una riattivazione o una reinfezione, ma sono delle ipotesi, non si può di volta in volta dimostrare perché si è scatenata una tubercolosi post primaria. Questa presenta molte delle alterazioni già descritte, le diffusioni ematogene, che magari non ci sono state in corso di primaria, possono manifestarsi in corso di una tubercolosi post primaria, l’interessamento pleurico, le disseminazioni broncopneumoniche, e non si può dire questa è una broncopolmonite in corso di infezione primaria o postprimaria, sono dovute al fatto che spesso o da un linfonodo sede di caseosi o da un processo polmonare 7 che si cavita e prende la una via di un bronco si può avere una circolazione di micobatteri ed avere una broncopolmonite tubercolare. Un tempo si parlava di polmonite lobare, focolai di vario tipo, quando la tubercolosi era una malattia con un’incidenza molto alta (anni ’30 – ’40). Qui vedete che quelle possibilità che ci sono nella primaria ci sono anche nella postprimaria. Comunque la tubercolosi primaria solitamente guarisce, ma se progredisce c’è un più grosso rischio di una disseminazione molto estesa. Nel momento in cui l’infezione interviene nel momento in cui un’immunità è già stabilita, in genere il processo tende ad essere meglio controllato. Ricapitolando la tubercolosi primaria deriva dalla prima esposizione al micobatterio generalmente per inalazione. I microrganismi, arrivati negli alveoli, si moltiplicano perché i macrofagi alveolari non sono in grado di eliminarli. Si forma un focolaio, un nodulo parenchimale (con necrosi caseosa) che è sottopleurico, ma anche i linfonodi di drenaggio sono interessati ed ingrossati. Complesso primario di Ghon: 1. Focolaio parenchimale polmonare con necrosi caseosa sottopleurico ( evoluzione in cicatrice calcifica) 2. Linfonodi ilari caseosi ( evoluzione sclerocalcifica) La guarigione del processo avviene quasi sempre con fibrosi e calcificazione nella maggior parte dei pazienti, ma c’è la possibilità di una primaria progressiva. Il prof. mostra una serie di immagini radiologiche e macroscopiche di tubercolosi polmonare primaria… Vediamo: il complesso primario o di Ghon, cioè il focolaio parenchimale polmonare con la necrosi caseosa sottopleurico; l’evoluzione in cicatrice sclero calcifica; ed i linfonodi ilari con la necrosi caseosa. In genere si tende a parlare di complesso di Ranke e focolaio di Ghon, ma la nomenclatura è un po’ confusa e spesso viene adoperata in modo non ortodossa. Radiologicamente è facile fare diagnosi, si vede magari un nodulo calcifico nel polmone, un altro o altri due noduli all’ilo (sono linfonodi), allora questo soggetto molto probabilmente ha avuto un’infezione tubercolare primaria. Ricapitolando (il prof. mostra uno schema preso dall’atlante del Netter): in una fase primaria, ci può essere un focolaio anche piccolo, di 1 cm o anche meno, o focolai molto ingrossati; quando si ha una linfoadenopatia molto importante a volte il bronco del lobo medio, ovviamente di destra, può essere compresso e 8 quindi in tal caso si crea la sindrome del lobo medio, che è praticamente una zona di atelettasia del lobo medio in presenza di focolai di linfadenite tubercolare a livello dell’ilo polmonare. Però sono casi rari. Tubercolosi polmonare primaria: focolaio di Ghon e linfonodi: il tutto è il complesso primario di Ranke; parliamo di tubercolosi polmonare primaria, qui c’è un focolaio a destra e ci sono dei linfonodi a sinistra dell’immagine. Immagine macroscopica di un focolaio polmonare calcifico, sopra c’è la pleura un po’ ispessita, sotto c’è un focolaio duro e calcifico, difficile anche da tagliare. Tubercolosi secondaria o post primaria - In questo caso si ha una riattivazione di una pregressa tubercolosi primaria polmonare o una nuova infezione in un’ospite sensibilizzato; - La risposta immunitaria cellulo mediata evolve verso la formazione di granulomi accompagnati da estesa necrosi, questo testimonia in questi soggetti venendo in contro una seconda volta al micobatterio, si trovano però in una situazione di deficit, perché altrimenti avrebbero controllato anche questa seconda infezione; - Sono generalmente colpiti i segmenti apicali dei lobi superiori, forse per una maggiore tensione di ossigeno in quelle sedi; - È molto frequente la formazione di cavità tubercolari; - Polmoniti e broncopolmoniti tubercolari; - Tubercolosi miliare polmonare e sistemica; - Tubercolosi polmonare progressiva; - Tubercolosi endobronchiale, endotracheale, endolaringea. Per esempio, quando questi germi vengono escreti con l’escreato, con i colpi di tosse, vanno a finire all’esterno, possono infettare le altre persone, ma possono portare anche delle altre infezioni nello stesso organismo, per esempio la tubercolosi laringea in genere non è una prima infezione a livello della laringe ma frequentemente è in soggetti che hanno una tubercolosi polmonare, con l’escreato i germi possono fermarsi a livello della laringe, così per esempio i micobatteri (che sono resistenti all’azione dei succhi gastrici) possono localizzarsi a livello del cieco e dell’ileo terminale e dare delle lesioni pseudo tumorali granulomatose tubercolari. Addirittura anche a livello dell’orifizio nasale si poteva stabilire un’infezione tubercolare, oggi non si vede più. Una cosa molto importante è la possibilità, con delle lesioni per esempio a livello dell’anello del Waldeyer, di avere una grossa componente linfadenite tubercolare dei linfonodi del collo. Questa è una malattia detta scrofola e comporta con il passare del tempo una fistolizzazione verso l’esterno con ulcere deturpanti che col tempo guariscono dando delle cicatrici anch’esse molto antiestetiche. [considerazione storica] Esiste un libro sui “re taumaturghi”, un tempo ai re, soprattutto in Francia ed Inghilterra, veniva attribuita la capacità di guarire anche la scrofola con l’apposizione delle loro 9 mani. Naturalmente i re avevano anche un’investitura divina, perché erano capaci di curare queste malattie. [Ehmehm.] Immagine della diffusione per via bronchiale, dopo apertura in un bronco: è molto importante; supponete che questo sia una zona di parenchima polmonare, questo è un granuloma e questi macrofagi, c’è la necrosi al centro, una piccola quota di germi può entrare in un bronco ed essere disseminati, all’esterno ed all’interno del proprio corpo. Quindi le vie di diffusione sono: - via ematogena; - via bronchiale. Come si presenta una cavità grossa? Il prof. mostra l’immagine di un polmone con caverne tubercolari, quelle recenti sono piene di materiale necrotico, con il tempo queste caverne acquistano una parete fibrosa, all’interno c’è sempre il processo tubercolare quindi sono sempre una fonte di infezione per l’esterno e, siccome corrono vasi al loro interno, possono essere fonte di emottisi dato che al loro interno scorrono dei vasi. Naturalmente siccome la caverna diventa una fonte di infezione per l’organismo stesso è facile poi che alle caverne si sovrapponga una broncopolmonite tubercolare anche bilaterale, per diffusione di micobatteri, si formano tanti granulomi in tutto il parenchima (estesa diffusione per via bronchiale ad entrambi i polmoni). Per quanto riguarda la miliare invece, il nome deriva dal paragone con i grani di miglio, che sono piccolini, quindi si possono trovare in tutto l’ambito polmonare piccoli granulomi o raccolte di granulomi, questo per la miliare polmonare, oppure possiamo avere delle disseminazioni epatiche, spleniche. Come si presenta un granuloma? Un granuloma all’interno del polmone è un insieme di più granulomi in realtà, nell’immagine istologica che ha mostrato il prof. riconosce sicuramente più di un granuloma affiancati tra di loro. Immagine di una tubercolosi miliare della milza. Poi abbiamo che spesso tardivamente, in soggetti che non hanno nemmeno una tubercolosi polmonare perché la migrazione dei micobatteri è avvenuta in età scolare quando il bimbo ha avuto il complesso primario, i germi sono arrivati in altri organi e per caso si sono attivati a distanza di tempo. (testuali parole del prof…) Quindi vediamo forme di tubercolosi isolata d’organo, ma possono anche non essere isolate ed accompagnare forme di tubercolosi polmonare. - Per esempio possiamo avere tubercolosi a livello delle meningi, le meningiti tubercolari interessano soprattutto la base cranica a differenza di quelle da 10 germi purulenti, per esempio i meningococchi, che in genere coinvolgono la volta. La meningite è un accumulo di cellule infiammatorie negli spazi subaracnoidei in questo caso, quello spazio che è reale ed in cui si può raccogliere un essudato infiammatorio. Le meningiti tubercolari sono molto gravi, con febbre mal di testa fino all’exitus. - Tubercolosi renale: può essere a livello delle pelvi o nella corticale; l’interessamento più importante però è al livello della pelvi renale, dello spazio che si trova nell’ilo renale, dove si raccoglie l’urina, è qui che si forma il grosso del processo infiammatorio che ha la caratteristica spesso ulcerativa e comporta spesso, per una localizzazione del processo a livello dell’uretere, un restringimento dell’uretere con un grosso accumulo di materiale necrotico caseoso nella pelvi, quindi quando si taglia il rene si trova la pelvi dilatata che contiene il materiale necrotico piuttosto molle e non calcificato, tipo il mastice che è bianco grigiastro, infatti si parla di rene-mastice. Il mastice ovviamente è infettivo. - Tubercolosi surrenalica (m. di Addison), soprattutto a livello della corticale dove più spesso c’è una localizzazione, determina un processo granulomatoso con disfunzione del surrene ed insufficienza surrenalica cronica, malattia di Addison. - Tubercolosi ossea (spesso vertebrale, m. di Pott): la tubercolosi ossea è soprattutto a livello vertebrale, determinando un processo infiammatorio tubercolare necrotico caseoso a livello delle vertebre, che se vengono danneggiate si collassato, quindi facilmente c’è il crollo vertebrale. I soggetti con la tubercolosi vertebrale, il morbo di Pott, spesso erano curvi, con scoliosi e cifosi molto pronunciate. - Tubercolosi delle tube di Fallopio (salpingite tubercolare) oppure dell’endometrio (endometrite tubercolare) sono causa di sterilità, come anche le epididimiti tubercolari. - Sono tutti gli organi che possono essere interessati. Rx di un paziente con morbo di Pott, si vede la lesione vertebrale. Da queste vertebre, lungo le fasce che le rivestono, possono partire degli ascessi freddi che possono arrivare fino nel bacino ed addirittura seguendo certe vie anche affacciarsi a livello inguinale. Ma sono dei ricordi del passato. Queste invece sono ghiandole endometriali; questi sono piccoli granulomi che ad ogni ciclo poi si riformano, l’infezione rimane. Tubercolosi a livello delle leptomeningi del cervelletto, quindi la base cranica, c’è una piastra biancastra dove poi con l’esame istologico si vede che ci sono i granulomi tubercolari. 11 POLMONITE DA PNEUMOCYSTIS CARINII Un tempo si pensava che lo P. Carinii fosse uno protozoo, adesso invece pensano che sia un micete. Analizziamo il parassita, che si presenta con delle forme cistiche, molto piccole, alcuni micron, con membrana, e qui vedete il ciclo dello P.carinii, le cisti facilmente si trovano all’interno del polmone, poi le cisti si svuotano e ne fuoriescono gli sporozoiti, poi ci sono i trofozoiti che si possono di nuovo incistare. Importante perché insieme alle forme virali come da Citomegalovirus (CMV) oppure altre forme come da Candida o altri germi, può essere causa di polmoniti in soggetti con AIDS. Il quadro è molto caratteristico: si trova all’interno dell’alveolo del materiale rosa in ematossilina-eosina (e-e), e in questo materiale, non visibile con le normali colorazioni, sono contenute quelle cisti di cui abbiamo parlato. Se uno va a fare colorazioni particolari, questa è una colorazione con impregnazione argentina, si chiama colorazione di Grocott, si vedono le cisti all’interno dell’alveolo. Non si vedono con e-e. Oppure anche con l’immunoistochimica, ma quello ci interessa di meno. Spesso i pazienti immunocompromessi hanno infezioni polmonari multiple: possono essere presenti allo stesso tempo il CMV e lo P. Carinii, però è possibile trovare anche la Candida, sono tutte infezioni opportunistiche. ASPERGILLOSI POLMONARE Provocata dall’aspergillo, che è un fungo. Il prof proietta uno schema che poi commenta: Può presentare tre forme cliniche: 1) ASPERGILLOSI BRONCOPOLMONARE ALLERGICA Aspergillus cresce nel lume bronchiale. Fenomeni di tipo asmatico. Eosinofilia nel sangue ed escreato. 2) ASPERGILLOMA (O MICETOMA) Aspergillus può crescere in cavità preesistenti: bronchiectasie, cavità di ascessi e caverne tubercolari. 3) ASPERGILLOSI INVASIVA Si può trovare in soggetti immunocompromessi soprattutto come forme invasive, ma anche in soggetti immunocompetenti, dando luogo a fenomeni di tipo asmatico, come l’aspergillosi broncopolmonare allergica: nei bronchi cresce l’aspergillo e resta impastato nel muco dando quadri di tipo allergico. Per cui se un soggetto ha un quadro asmatico una cosa da fare, oltre a cercare le altre allergie, è andare a vedere se ha un’aspergillosi broncopolmonare, anche se non è frequente. Diverso è l’ aspergilloma, che è un’espressione tipica dei funghi: nei soggetti con un’immunità normale l’aspergillo può crescere in cavità preesistenti, le 12 bronchiectasie, le dilatazioni bronchiali con formazione di cavità anche di tipo cistico in cui possono formarsi gli aspergillomi che sono costituiti da colonie compattatte di questo fungo. In una lastra si vede che non è un tumore dato che non è attaccato alla parete, bastano solo gli umori che sono nella cavità per alimentare questi funghi. Si chiama aspergillo perché deriva dal termine aspersorio, che serve a distribuire l’acqua santa. Si distinguono delle ife, una specie di bastoncelli con aspetto settato. Trovare le ife con questo aspetto settato, come i bambù, fa fare la diagnosi di aspergillosi. E poi le conidiofere, che si possono trovare sia nei tessuti che in coltura, poi sono diverse a secondo dei vari tipi di aspergillus (flavus, niger…), ognuno ha le sue caratteristiche peculiari. Le forme allergiche, qui si vedono vari segmenti polmonari in cui si vede materiale mucoide che contiene germi ma non colonie, quello che si trova nei bronchi è il muco, a volte ci sono anche pochi aspergilli ed è difficile fare la diagnosi, però c’è un quadro molto importante di muco nei bronchi che sono dilatati, non sono bronchiectasie vere e proprie, i bronchi sono dilatati perché sono pieni di muco. Questo è un aspergilloma, si vede bene una cavità con una colonia di aspergilli. CRIPTOCOCCOSI Malattia causata da un fungo, il Criptococcus Neoformans. Un tempo si parlava anche di torulosi. È un’infezione che si ha in soggetti immunocompromessi; spesso viene descritta come meningoencefalite. Abbiamo una capsula. Dà delle lesioni che vanno dal criptococcoma, che è come il tubercoloma, una lesione con fibrosi all’interno del quale è contenuto processo infiammatorio, oppure possono aversi delle polmoniti da criptococco. Questo è l’aspetto del criptococco, con il PAS è rosa. Sono state addirittura descritte delle miliari criptococciche. ECHINOCOCCOSI Qui vedete il ciclo nell’animale, ma quello che si trova nell’uomo sono delle cisti a livello del polmone e fegato, sono queste le sedi più frequenti. Immagine di cisti idatidea, con numerose cisti figlie. Si nota il pericistio. A volte si vedono molto bene quando le cisti sono infettate, morte, e c’è stata l’apposizione di molto tessuto fibroso all’esterno della parete. 13 MALATTIE INTERSTIZIALI POLMONARI Le malattie polmonari diffuse o interstiziali comprendono un ampio gruppo di forme non neoplastiche che evolvono in settimane, mesi o anni, e che presentano caratteristici segni radiologici e clinici: dispnea; anormalità della meccanica respiratoria e degli scambi di gas; diffuse anormalità radiologiche toraciche. È un capitolo molto ampio ed eterogeneo. Cercheremo di trovare i punti di contatto delle varie forme e capire quali sono i meccanismi che ci spiegano certe alterazioni clinico funzionali. Possiamo in modo grossolano inserire in questo capitolo anche il concetto di polmonite interstiziale, di fibrosi polmonare. Le malattie polmonari diffuse interstiziali sono malattie in cui viene interessato l’interstizio polmonare, quindi non l’interessamento dei bronchi come nelle bronchiti croniche, forse un interessamento dell’interstizio simile a quello che si ha nell’enfisema solo che nell’enfisema ci sono delle lesioni interstiziali, dei deficit dell’interstizio, invece qui si trovano delle lesioni (che sono) in genere delle esagerazioni dell’interstizio che normalmente è sottile ed invece in questi casi lo troviamo ispessito con segni di fibrosi, segni di processi granulomatosi, di volta in volta diversi. Interstizio polmonare: con il termine interstizio polmonare si intende la parete alveolare compresa tra il rivestimento epiteliale di alveoli contigui. Essa comprende capillari, fibre collagene ed elastiche, fibroblasti. Le alterazioni presenti nell’interstizio condizionano poi le alterazioni cliniche e funzionali. Quello che possiamo dire è questo: la dispnea è sicuramente presente, e la qualità della meccanica respiratoria, soprattutto degli scambi gassosi, le anomalie radiologiche, e soprattutto naturalmente le alterazioni istologiche. Per ottenere un quadro preciso delle alterazioni bisogna OVVIAMENTE e NATURALMENTE (orgoglio anatomopatologico) prendere un pezzettino di polmone, come si fa nel rene quando si vuole sapere perché il rene non funziona ed allora si fa una biopsia. Nel polmone per accertare la natura delle malattie in atto quindi bisogna ricorrere ad un esame del tessuto polmonare. Come si può ottenere un pezzettino del polmone? Un modo semplice è fare una broncoscopia. Con il broncoscopio entriamo nel bronco, possiamo entrare fino nei bronchi di alcuni mm, e possiamo fare anche dei prelievi, possiamo prendere dei frammenti di 1-2 mm. Possiamo prendere dei pezzetti di mucosa bronchiale oppure con tecniche particolari perforare la parete bronchiale e prendere pezzetti di parenchima polmonare, che è fatto di tanti alveoli. Questa metodica in casi fortunati può farci vedere le alterazioni presenti, però la quantità di polmone che si ottiene è molto piccola e spesso non ci permette di fare una diagnosi precisa. L’escreato non è utile, è utile per esempio se si sospetta un tumore polmonare. 14 In alcuni casi può essere utile il BAL (Lavaggio Bronco Alveolare), in questo caso si fa fluire in una zona di parenchima polmonare della soluzione fisiologica che poi si preleva. In questo modo si può vedere se ci sono delle alterazioni dei linfociti, se ci sono linfociti atipici, per esempio in un linfoma polmonare. Ma in questo caso anche questa metodica ha un interesse relativo. Altra possibilità è invece la chirurgia video assistita, la toracoscopia, in cui si entra nella cavità pleurica e si prende un frammentino di 1-2 cm di parenchima polmonare per studiarlo bene. Tenete presente che spesso questi processi dell’interstizio non sono omogeneamente diffuse, interessano alcune zone di più ed altre zone di meno. Ricordate che l’interstizio è quello che si trova nel setto, ad occhio nudo non si vede quasi niente, in condizioni patologiche i setti possono essere anche enormemente ispessiti, anche a scapito degli alveoli. Nei setti possiamo trovare un processo infiammatorio, dei linfociti, anche granulomi, possiamo vedere pochi alveoli, che all’interno degli alveoli ci sono delle membrane ialine o che c’è iperplasia dei pneumociti, tutti elementi che si possono trovare in questi processi interstiziali. Esistono alcune polmoniti interstiziali in cui il danno alveolare è un evento importante nell’evoluzione della malattia. Alterazioni cliniche: - Dispnea da sforzo: può insorgere in poco tempo oppure no. - Il quadro è quello di una patologia di tipo restrittivo con: - CV; - DLCO; - differenza della PO2 alveolo-arteriolare. Si tratta in genere di polmoni piccoli, duri, fibrotici, che non si espandono molto. Alterazione della ventilazione e perfusione: spesso c’è questo riflesso che in condizioni normali manda il sangue dove l’ossigeno negli alveoli è più alto, però in condizioni patologiche questo meccanismo non funziona più, e sangue venoso va a contaminare sangue che si è ossigenato. Valutazione del paziente con malattia interstiziale a. prove di funzionalità respiratoria - CV - DLCO b. imaging c. biopsia polmonare - transbronchiale - open lung Metodi di screening anatomo-patologici: oltre le prove di funzionalità e l’imaging (soprattutto la TC, la rx diretta non serve a molto, ma le indagini più evolute permettono di vedere e localizzare bene il processo, che in genere non è esteso a tutto il parenchima polmonare) e soprattutto l’istologia, la biopsia 15 polmonare che può essere sia per via transbronchiale oppure con la chirurgia toracoscopia video assistita. Si prende un frammentino di parenchima che viene insufflato di aria e messo in un vaso che contiene la formalina e spinto verso il basso (per evitare che galleggiando si fissi solo una parte) e quindi si fissa bene tutto quanto. La norma è quella di mettere proprio della formalina all’interno lasciandolo un po’ gonfio perché solo così si possono vedere bene i rapporti tra l’interstizio e gli alveoli. Ci fermiamo qui. Finita anche questa!=D Chiedo prima di tutto scusa a tutti per il ritardo; ed ora l’angolo dei saluti e ringraziamenti vari: piero c., le sindromi autoimmuni croniche, i blog ed i farmaci antidolorifici, That’s all folks!; ilaria, per le feste a sorpresa che dovrebbero essere più numerose e l’ospitalità; gianluca e la maglia violaviolaviola che avrò anche io; zio franky & consorte, andrea & carmen, myriam e le converse, eugenia, guido, i biscotti Ikea (chi vuole un biscotto ikea?^__^); domenico per la sua gentilezza e per le cassette; davide, marco ed i pochi altri che continuano a seguire le lezioni; salvatore compagno di reparto; antonietta perchè chù; cristina, myrtò, paolo, alessandra, vitale, federica, ilaria e piero di nuovo, per il loro fondamentale aiuto; il solito gruppetto con cui condividerò le gioie delle esercitazioni; tutte le persone che conosco e che mi sono dimenticata di salutare ed anche le persone che non conosco; un non saluto a luca per non aver mosso un dito per fare questa sbob, un saluto per aver seguito e preso appunti all’altra sbob; senza dimenticare l’ IHMOpatologia; e per finire ciao e buono studio a tutti!!! gabriella 16