Influenza A (H1N1) Ad aprile 2009, si sono registrati in Messico casi di infezione nell’uomo da nuovo virus influenzale di tipo A(H1N1), precedentemente identificato come influenza suina, mai rilevato prima nell’uomo. Il 24 aprile, l'Oms ha allertato i governi sui possibili rischi connessi alla diffusione di questa nuova influenza nell'uomo e al suo potenziale pandemico, alzando rapidamente il livello di attenzione per la preparazione e la risposta a una pandemia influenzale. L'11 giugno, l'Oms ha portato il livello a 6 su 6, dichiarando il periodo pandemico della Foto del virus al microscopio elettronico nuova influenza, cioè l'aumentata e prolungata trasmissione del virus nella popolazione in numerosi Paesi del mondo, L'Oms ha sottolineato il carattere "moderato" di questa pandemia, il massimo livello di allerta per la nuova influenza "non è dovuto alla gravità clinica dei sintomi, ma alla grande diffusione geografica del virus". L'alimentazione a base di carne suina non aumenta le probabilità di contrarre l'infezione che si trasmette da uomo a uomo per via aerea come le comuni influenze. Secondo alcuni studiosi i casi di virus di origine animale mutati e trasmissibili da uomo a uomo sono dovuti ai metodi di allevamento del bestiame nutrito a base di mangimi animali. SINTOMI Oggi i sintomi hanno molti tratti in comune con quelli della normale influenza, prevalentemente a carattere respiratorio, accompagnati talvolta da nausea, vomito e diarrea. Tuttavia al momento non si conosce perfettamente né l'estensione né si hanno sufficienti informazioni sul particolare ceppo di influenza umana derivata da quella suina. Sembra che i sintomi siano diversi a seconda delle zone in cui il virus si è attivato. Mentre nella zona di probabile origine, in Messico, si manifesta una sintomatologia con infezioni respiratorie, negli Stati Uniti si presentano vomito e problemi gastroenterici. In linea di massima si accusano sintomi aspecifici quali febbre di intensità variabile, sonnolenza, malessere, scarso appetito e cefalea, associati frequentemente a raffreddore, tosse e mal di gola. È consigliabile un controllo medico ogniqualvolta compaiano i sintomi sopraelencati. PREVENZIONE La trasmissione avviene per via aerea attraverso piccole gocce di saliva di chi tossisce o starnutisce, ma anche per via indiretta attraverso il contatto con mani contaminate da secrezioni respiratorie ed il periodo di incubazione è in genere di qualche giorno. Esistono portatori sani del virus non riconoscibili. Il paziente infettato è contagioso da 2-3 giorni prima della comparsa dei sintomi e per i 4-5 giorni successivi; Alcune categorie, bambini sopratutto, possono rimanere contagiosi anche per 10 giorni o più. Modello del virus Comportamenti apparentemente banali sembrano avere una buona efficacia nel limitare e prevenire il contagio da parte dell'influenza suina. Coprire naso e bocca e lavarsi spesso e bene le mani con acqua e sapone (o disinfettanti a base alcolica) sembra essere una misura efficace nel limitare la diffusione virale. Per evitare l'infezione non bastano le comuni mascherine ma occorrono quelle chirurgiche. I consigli per non ammalarsi sono quelli consueti in questi casi: evitare di andare nei paesi d'origine della malattia, non frequentare luoghi affollati, curare l'igiene personale. VACCINAZIONE La vaccinazione è il metodo più efficace per la prevenzione della malattia e delle sue complicanze. E' stato osservato che il vaccino contro il virus influenzale stagionale non protegge contro l'influenza suina. Vaccini specifici monovalenti contro l'H1N1 saranno disponibili a partire da metà Ottobre 2009. E' probabile che le dosi di vaccino necessarie per una completa vaccinazione di massa non saranno disponibili perché occorre tempo a prepararle, pertanto le autorità statunitensi raccomandano una iniziale vaccinazione per specifici gruppi di pazienti, particolarmente a rischio tra cui: donne in gravidanza, persone che vivono con bambini di meno di 6 mesi, personale sanitario a contatto con soggetti potenzialmente infetti, bimbi di età compresa tra 6 mesi e 4 anni, bimbi, adolescenti o persone di età compresa tra i 25 e i 64 anni, con patologie croniche per le quali sono a rischio di complicanze severe (malattie cardiache, polmonari o epatiche croniche, diabete, immunosoppressione, cancro, gravidanza, obesità in alcune casistiche)