Paolo Zuccari: Shakespeare interloquisce sempre. E
sicuramente noi tutti siamo nel pieno di una guerra
psicologica mondiale e da qualche parte c’è uno Iago che
trama.
29/01/2016
Fino al 31 gennaio Paolo Zuccari sarà impegnato sulle scene del Teatro Sala Uno di Roma: vestirà i panni del regista e
dell'attore nell'adattamento teatrale dell'Otello di William Shakespeare, scritto a quattro mani con Hossein Taheri . <o:p />
In scena insieme a Zuccari e Taheri, Elodie Treccani, Xhilda Lapardhaja, Caterina Bertone e Beniamino Zannoni.
Paolo, innanzitutto la ringraziamo per aver accettato il nostro invito.
La prima domanda che le riserviamo nasce spontanea dalla lettura del suo corposo curriculum: come regista ha per lo
più prediletto testi di drammaturgia contemporanea, quale scelta dunque l'ha portata sulla strada del teatro
elisabettiano?
Come diceva il titolo di un celebre saggio, Shakespeare si rivela sempre nostro contemporaneo. Il problema, a mio avviso, è che
l’altezza poetica della lingua può porre un filtro tra la scena e lo spettatore. Primo, perché nessuna traduzione in italiano riesce ad
avere l’immediatezza e la teatralità dell’originale. E poi perché l’evoluzione del lavoro dell’attore da allora ad oggi ha portato ad
una comunicazione in cui la parola poetica fatica a trovare un’organicità e spesso si persiste in una declamazione desueta. Da qui
l’esigenza per noi di fare un adattamento.
Le tragedie di Shakespeare, e l'Otello forse in particolare, sono amate e ben conosciute dal grande pubblico. Se da un
lato questo può renderle più appetibili, il confronto con il drammaturgo inglese spaventa i più. Lei come ha affrontato
questa sfida?
Il confronto è più con la storia delle rappresentazioni fino ad oggi che con la pagina scritta. Voglio dire che il rapporto con il testo
shakespeariano è sempre talmente pieno di scoperte e sorprese che sono proprio queste a farti passare il timore. A volte, invece,
può essere difficile il confronto con le idee che gli spettatori già hanno di quel testo. C’è spesso un atteggiamento un po’
conservatore, da melomane, per cui spostare delle cose crea stordimento, nostalgia per una cosa perduta o addirittura irritazione.
Concentriamo ora la nostra attenzione sulla vicenda teatrale. Otello è uno straniero, inizialmente accettato obtorto collo
dalla comunità in virtù delle sue capacità, si ritrova improvvisamente in una tempesta di gelosie e odio. Il tema dello
straniero e delle sua (spesso mancata) integrazione è un tema caldo. Qual è il messaggio che questa tragedia vuole
trasmettere? E qual è la sua interpretazione in merito?
Direi che un vero e proprio messaggio non c’è. C’è l’odio-paura per il diverso sicuramente ma c’è ancora di più la curiosità per una
cultura sconosciuta. Sembra che Shakespeare abbia scritto Otello proprio nei mesi in cui era in visita a Londra un ambasciatore
nero. E a Londra se ne parlava molto. Affidare ad uno straniero così la follia mentale della gelosia aiutava ancora di più a vederla
come qualcosa di mostruoso. Quello che ignoriamo e ci appare all’improvviso poco riconoscibile ha spesso degli aspetti mostruosi.
Otello rappresenta la figura dell'uomo militare capace che si scopre debole e volubile a causa della sua passione
amorosa per la bella Desdemona. Non è un caso se il “fedele” Iago per annientare il suo generale non ricorre alle armi,
ma farà leva sul primitivo senso di gelosia dell'uomo. Si può parlare dunque di un tentativo riuscito di annientamento
psicologico?
Sicuramente. Ma quello a cui sono affezionato di più per il personaggio Iago è proprio la mai definitiva chiarezza delle sue
motivazioni. Anche nell’originale è così. Ti viene detto perché Iago fa tutto questo, ma sai che non basta. Infatti Shakespeare
evoca tantissime volte il diavolo, a sottolineare che c’è qualcosa di più delle semplici motivazioni di invidia o di carriera. Se per
diabolico oggi intendiamo qualcosa di irraggiungibile con la logica, tanti orrori moderni si ascrivono a questa categoria, compresi
dei massacri improvvisi di natura passionale. E finiti interminabili processi, il movente resta ancora incomprensibile.
“ Vostra moglie vi tradisce” : sono sufficienti queste semplici parole e il mondo di Otello inizierà lentamente ma
inesorabilmente a frantumarsi e, infine, disintegrarsi. Le parole sembrano leggere come bolle di sapone, ma hanno la
consistenza di macigni. Quale sono state le sue considerazioni teatrali, ma anche personali, in merito a questo episodio
scatenante?
Semplicemente che frasi come questa nella mente di una persona insicura possono accendere incendi rapidissimi, che poi
possono vivere di vita propria.
Nella descrizione di questa sua rappresentazione teatrale, lei ha parlato di “distorsione della realtà”. A quale realtà fa
riferimento? E cosa può essere così potente da distorcerla?
La distorsione della realtà riguarda in primo luogo come uno vede se stesso. E ancora di più come si vede all’interno di un
contesto sociale. Quindi se gli altri lo stimano, se lo accettano, se se ne vergognano, se gli dicono la verità, se è considerato uno
di loro. Sono queste le prime basi che cominciano a tremare quando si dubita di sé. In questo senso il presunto tradimento di
Desdemona va a far saltare questo piano di realtà nella testa di Otello.
“La guerra corre negli animi, nelle stanze, nella testa, in un dramma da camera dove ognuno è occupato a capire cosa c'è
nella mente di un essere umano”: queste le sue parole che descrivono la parte finale della tragedia. In un'epoca storica
come l'attuale, dominata dal terrorismo e dalle paure proprie delle guerre psicologiche, la classicità di Shakespeare
riesce a interloquire con noi, pubblico del futuro?
Shakespeare interloquisce sempre. E sicuramente noi tutti siamo nel pieno di una guerra psicologica mondiale e da qualche parte
c’è uno Iago che trama.
Un'ultima domanda per alleggerire il tono e per salutarci calorosamente. Paolo Zuccari, regista e attore: quale scena ha
più amato come regista e quale ha più odiato invece in veste attoriale?
Le scene che amo di più sono quelle in cui Iago insinua il dubbio in Otello. Non l’ho proprio odiata, ma la scena finale in cui Iago
viene scoperto mi ha messo molto in difficoltà. Non sapevo proprio cosa fare. Poi ho capito che la scelta migliore era proprio non
fare nulla.
Valentina Zucchelli
ph cast Tiziana Tomasuolo