IL MAGISTERO DI GIOVANNI PAOLO II Redemptor Hominis – Dominus Jesus Incontro con Sua Em. S.R.E. Card. Angelo Amato Seminario Maggiore – Roma 2 Dicembre 2011 Introduzione mons. Nicola Filippi Buonasera, desidero innanzitutto augurare un cordiale benvenuto al cardinale Amato e rinnovargli la mia riconoscenza per aver accolto immediatamente e con grande generosità l’invito a tenere questo incontro. Sua Eminenza è un salesiano, è stato apprezzato docente di cristologia all’università salesiana per numerosi anni e della quale è anche stato vice rettore. Nel 2022 il papa Giovanni Paolo II lo ha nominato segretario per la Congregazione della Dottrina della Fede, successivamente nel 2008 il papa Benedetto XVI lo ha nominato prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. In questo nostro itinerario di conoscenza e approfondimento del magistero del papa Giovanni Paolo II, era importante partire dall’enciclica e dalla dichiarazione che costituiscono per certi versi il centro di tutto il magistero perché si riferiscono direttamente alla persona di Gesù Cristo: l’enciclica Redemptor Hominis e la dichiarazione Dominus Jesus. Allora, conoscendo la passione con la quale vostra eminenza ha studiato ed esposto questi temi, mi sono permesso di invitarla per parlarne anche noi. RinnovandoLe il mio grazie, Le cedo subito la parola. Intervento di sua eminenza il card. Angelo Amato Grazie don Nicola e buonasera a tutti… Bel tema quello sul quale sono stato invitato a parlare questa sera! Il mio approccio sarà di carattere catechistico poiché il mistero di Nostro Signore Gesù Cristo, è stato il cuore del magistero del Beato Giovanni Paolo II. Lui, ovviamente, ha anche arricchito la dottrina della chiesa con un apporto originale sulla mariologia, però il cuore della sua catechesi e del suo magistero è proprio la contemplazione del Nostro Signore Gesù Cristo. Del resto la catechesi viene da lui identificata e definita come contemplazione di Nostro Signore Gesù Cristo prima che di trasmissione del Suo pensiero; tanto è vero che come voi sapete, dal gennaio 1987 fino all’aprile del 1989, egli sviluppò un’ampia catechesi su Nostro Signore Gesù Cristo… Quindi in due anni pieni, suddivisi in 85 capitoli, lui percorse un itinerario cristologico molto approfondito ed estremamente interessante. Ricordo che queste catechesi erano estremamente efficaci perché oltremodo concrete, oggettive, come ineccepibili dal punto di vista storico e teologico. Noi abbiamo 85 capitoli di queste catechesi suddivise in 8 tappe: 1. Gesù Cristo nel Nuovo e nell’Antico Testamento; 2. Gesù Cristo Figlio di Dio; 3. I Miracoli: segni della divinità di Gesù; 4. Gesù Cristo, uomo tra gli uomini; 5. La fede della Chiesa in Gesù Cristo; 6. La missione di Gesù Cristo; 7. Il sacrificio di Gesù Cristo 8. La Resurrezione. Come vedete è un itinerario magistrale molto interessante e completo sul mistero di Cristo. Per il santo padre Giovanni Paolo II la catechesi era veramente una sequela di Gesù Cristo: non solo contemplazione di Cristo ma anche sequela convinta, motivata, fedele di Nostro Signore Gesù Cristo; gli studiosi hanno infatti definito tutta la catechesi di Giovanni Paolo II una catechesi Cristocentrica. Di fatti inizò il suo magistero con l’enciclica Redemptor Hominis che è la prima enciclica di indole trinitaria, come voi sapete, ma poi ha sviluppato in tutti gli ambiti del suo magistero, questa idea di concentrazione cristologica. Per cui la Redemptor Hominis del 4 marzo 1979, è solo l’inizio di un lungo magistero cristologico e trinitario. Nell’c di questa enciclica, il Papa affermava senza mezzi termini che Gesù Cristo, redentore dell’uomo è centro del cosmo e della storia e con l’incarnazione il Figlio di Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi. In questo tempo di Avvento, questa è una particolare sottolineatura del tempo liturgico che stiamo per l’appunto vivendo. Dio è entrato nella storia dell’umanità e come uomo è diventato soggetto della storia; uno dei miliardi, dice il Papa, ma al contempo unico soggetto attraverso il quale Dio ha dato attraverso l’incarnazione, quella dimensione che Dio intendeva dare all’uomo sin dal primo inizio, e l’ha data in maniera definitiva e con quella munificenza che di fronte al peccato originale e a tutta la storia dei peccati dell’umanità e di fronte agli errori dell’intelletto, della volontà e del cuore umano, ci permette di ripetere con stupore le parole della sacra liturgia: “Oh felice colpa che meritò di avere un tanto nobile e grande redentore”. Vedete nel primo numero è racchiusa tutta quanta l’enciclica: in sintesi c’è l’elenco dei suoi capitoli e del suo sviluppo. Qualche mese dopo il Beato Giovanni Paolo II nell’enciclica Catechesi Tradendae del 2 ottobre 1979, dice: “Abbiamo contemplato il mistero di Nostro Signore Gesù Cristo, e adesso lo contempliamo come Maestro di Catechesi”. Infatti il Papa afferma che Gesù è l’unico maestro della catechesi ecclesiale. Non ci sono altri maestri… non dobbiamo seguire l’ultimo libro di cristologia uscito, ovvero, le mode….. no, l’unico maestro è Gesù e tutta la catechesi deve essere centrata sulla persona del Salvatore e sul suo mistero di salvezza. Al numero 5 dell’enciclica Catechesi Tradendae, è molto bella questa precisazione: perché la finalità ultima della catechesi è mettere il fedele non solo in contatto ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo. Egli solo può condurre all’amore del Padre nello spirito e può farci partecipi alla vita della Santa Trinità. Attenzione al significato delle parole: sono molto profonde… si crede che la catechesi sia solo trasmissione di nozioni… (spero sufficientemente corrette…) ma non è solo questo. Nella Catechesi Trandendae ciò non viene purtroppo sottolineato o comunicato in modo esplicito; dice che la catechesi ha come fine non solo di mettere qualcuno in contatto con delle nozioni, alla stessa stregua di un insegnante che spiegando Giulio Cesare ha il fine di fare conoscere chi fosse e cosa avesse fatto Giulio Cesare, ma mettere il comunione ed intimità con Gesù Cristo. Come si chiama questo nella nostra vita ecclesiale? Si chiama spiritualità. La catechesi è un mettere il fedele in comunione con Gesù, quindi vivere in spiritualità. La grazia del battesimo: addirittura in intimità con Gesù Cristo per giungere all’amore del Padre. Anche la pietà e la spiritualità mariana – si veda nell’enciclica Redemptoris Mater – vengono ricondotte dal Papa a Gesù Cristo: infatti la famosa enciclica mariana del 1987, ha come titolo La Madre del Redentore perché il mistero di Maria ha significato solo perché relazionato al mistero di Cristo, Suo Figlio. In questa trama cristocentrica, quindi, io faccio questo percorso sino a giungere alla Dominus Jesus sulla quale mi fermerò un po’ di più. In questa trama, stavo dicendo, si inserisce il triduo di anni dedicati alla catechesi cristologica di cui abbiamo parlato. Subito dopo la Redemptoris Mater, c’è una altra enciclica particolarmente importante, anche se parzialmente neglettata, la Redemptoris Missio del 1990. Questa ultima enciclica nel 1990, quindi dieci anni prima della Dominus Jesus, in Europa dove ci sono i teologi che “spadroneggiano”, non fu capita appieno nella sua realtà dottrinale e dogmatica altamente trinitaria. Fu capita e trasmessa come enciclica missionaria, rivolta ai missionari, che venivano chiamati alla missione con una loro identità particolare, soprattutto di santificazione. In questa enciclica vi è una distinzione tra pastorale e catechesi e nuova evangelizzazione e basta; i primi tre capitoli però, che vengono richiamati nella Dominus Jesus alla lettera, sono essenzialmente dogmatici, dottrinali perché presenta il mistero trinitario nella sua essenzialità di mistero salvifico attraverso la incarnazione di Gesù e, mettendo inoltre i puntini sulle “i” sulle tante deviazioni che già nel 1990 affioravano nella cosidetta teologia delle religioni. Personalmente due anni prima mi trovavo per ragioni di studio negli Usa a Washington ove ho approfondito per l’appunto la teologia delle religioni e li, erano molto avanti nel pluralismo religioso più avanzato con il famoso Nitter ed altri, ed anche perfino nell’insegnamento si insegnavano queste cose “storte”. In India poi vi era già una diffusione della teologia delle religioni eminentemente pluralistica di cui parla la Dominus Jesus. Per cui nel 1990 il santo padre, giocò di anticipo e quindi promulgò questa bellissima enciclica ma, il problema, come voi sapete sta nel fatto che le encicliche appena pubblicate vengono lette e sicuramente anche apprezzate, ma altra cosa è il loro recepimento che presuppone un duro lavoro, anche perché quest’enciclica è di contenuto dottrinale molto raffinato, e bisognava capire il contesto, gli interlocutori… In Europa all’epoca non vi erano interlocutori: per cui…. la stupenda enciclica andò a finire nel… dimenticatoio o meglio particolarmente apprezzata solo in direzione dei missionari, per cui la Redemptoris Missio rimotivò il fondamento dottrinale della missione, della “missio ad gentes”. Andiamo avanti in questa concentrazione cristologica del Beato Giovanni Paolo II e del suo magistero e diciamo che cristocentrica è anche la struttura delle due encicliche morali. Nella Veritatis Splendor, si riafferma che Gesù Cristo è la luce vera che illumina ogni uomo ed è lui il maestro e la guida dell’agire etico dell’uomo; quindi Gesù come fonte di agire etico corretto…. “Maestro cosa debbo fare di buono per ottenere la vita eterna?”. E l’altra enciclica Evangelium Vitae del 1995, è tutta concentrata su Gesù Cristo, Vita e datore di Vita all’Umanità e al Cosmo. Poi abbiamo la Lettera Apostolica Tertio Millennium Adveniente del 1994 in cui ci si preparava all’anno 2000; anche qui il Papa ripete le parole della Redemptor Hominis, ovvero che Cristo è l’unico Mediatore degli uomini; Cristo è il Signore del Cosmo e della Storia ed aggiunge anche che è Signore del Tempo, del suo principio e del suo compimento. Sappiamo poi che il Giubileo come tempo propizio di maturazione e di rievangelizzazione avrebbe dovuto vivere questa realtà cristocentrica essenzialmente trinitaria. Poi nel 1997 si iniziò la preparazione del Grande Giubileo del 2000 ed è stata una continua riflessione su Nostro Signore Gesù Cristo. A questo riferimento cristologico viene anche ricondotta la esortazione post sinodale Vita Consecrata per i religiosi, le religiose ed i consacrati perché la vita consacrata non è altro che una “super concentrazione” su Nostro Signore Gesù Cristo. Per i consacrati il “tutto” è Nostro Signore Gesù Cristo: per cui la vita consacrata è la parabola della Sequela Christi. Per voi che siete – come dire – esperti di catechesi, ricordo che il direttorio generale per la catechesi del 1997 specifica e ribadisce sulle orme del santo padre Giovanni Paolo II, questa realtà cristocentrica e magisteriale di Nostro Signore Gesù Cristo, quando dice che la catechesi deve imperniare il cristocentrismo. Cosa è di fatto il cristocentrismo nella catechesi?... Vado a leggere: “Il cristocentrismo della catechesi è porre al centro della catechesi essenzialmente una persona: quella di Gesù Cristo, Figlio Unigenito del Padre pieno di grazia e di verità. Quindi, compito della catechesi è presentare Gesù Cristo. Il cristocentrismo, in secondo luogo, dice sempre il direttorio generale della catechesi, che è importante perché racchiude in sintesi tutto quanto il Papa aveva detto prima, significa che Gesù Cristo è al centro della Storia della salvezza presentata dalla catechesi. Non ci sono altre storie di salvezza: questo è importante. L’unica storia della salvezza dell’umanità è quella di Nostro Signore Gesù Cristo e se, eventualmente, vi sono dei sentieri, questi vengono illuminati da questa unica fonte che è la Storia della redenzione di Gesù Cristo, ed in terzo luogo, dice il direttorio generale della catechesi al numero 98, il cristocentrismo significa che il messaggio evangelico non proviene dall’uomo ma è Parola di Dio. Perciò tutto quello che la catechesi trasmette è, di fatto, insegnamento di Nostro Signore Gesù Cristo, o meglio, la verità che Egli comunica, ovvero la Verità che Egli E’, per cui – sto leggendo il numero 98 – il cristocentrismo obbliga la catechesi a trasmettere ciò che Gesù insegna riguardo a Dio, all’Uomo, alla felicità, alla vita morale, alla morte, senza permettersi di mutare in nulla il Suo pensiero….. più chiaro di così…. Quindi, dopo questa preparazione, ecco allora arrivata la Dominus Jesus, che quando apparve fu come un “pugno nello stomaco” per molti: soprattutto per i cattolici e i catechisti. Fino al quel momento, infatti, i catechisti avevano parlato di tutto: io ricordo mio nipote che da piccolo – andava ancora al catechismo: aveva circa 9 anni - una sera mi disse: “Senti un po’, zio, la mia catechista dice che Gesù è un amico: io ho tanti amici…. C’è proprio bisogno di parlare anche di Nostro Signore Gesù Cristo?”… Vedete, per trasmettere una buona catechesi, dobbiamo utilizzare il dizionario, il lessico, la grammatica, la sintassi del Vangelo…. Altrimenti è inutile e sono solo… “chiacchere nostre”. Il mistero di Gesù Cristo è un mistero ampio, trinitario, e in questa ampiezza e profondità viene rivelata la realtà dell’Uomo, la autenticità dell’essere persone umane. In ogni caso arriviamo alla dichiarazione Dominus Jesus e vi dico subito che questa dichiarazione è si una dichiarazione della Dottrina della Fede, ma il santo padre la fece sua, questa dichiarazione, quando disse nel famoso Angelus del 2 ottobre 2000, che questa dichiarazione “mi sta a cuore ed è stata approvata da me in forma speciale e spero che possa svolgere finalmente dopo tante interpretazioni sbagliate la sua funzione chiarificatrice”. Perché tante interpretazioni sbagliate? Perché appena uscita anche persone “altolocate” nella gerarchia ecclesiastica commentarono che il documento perché emesso dalla Dottrina della Fede “non era” del Papa. Vedete come il Papa Giovanni Paolo II mise invece i “puntini sulle i”… La dichiarazione Dominus Jesus, già dal suo titolo è chiaro il tema cristologico… Il Signore Gesù… Riafferma tutta la dottrina del santo padre, incluso quella della Redemptor Hominis. Innanzitutto a chi è rivolto questa dichiarazione? I destinatari sono tutti i fedeli cattolici: quindi non è solo rivolta ai teologi o agli specialisti del dialogo interreligioso ed ecumenico… No, il testo della Dominus Jesus è rivolto a tutti, facendo però luce sul dialogo interreligioso. Tale dialogo, dice la dichiarazione, fa parte della missione evangelizzatrice della chiesa, ma non ne esaurisce il contenuto, anzi, tale dialogo comporta un atteggiamento di comprensione, di conoscenza reciproca, di arricchimento nell’obbedienza alla verità e nel rispetto della libertà. Attenzione: obbedienza alla verità, rispettando la libertà. Nella pratica e nell’approfondimento teorico del dialogo tra la fede cristiana e le altre tradizioni religiose, sorgono domande nuove alle quali si cerca di fare fronte percorrendo nuove piste di ricerca. Ora, questa dichiarazione interviene per richiamare ai vescovi, ai teologi e a tutti i fedeli cattolici, alcuni contenuti dottrinali imprescindibili che possano aiutare la riflessione teologica a maturare soluzioni conformi al dato di fede e rispondenti alle urgenze culturali contemporanee. Quindi i destinatari sono tutti, fedeli, sacerdoti, vescovi: tutti i fedeli cattolici. Il linguaggio della Dominus Jesus è di una chiarezza straordinaria: è molto chiaro, ovvero non è pesante e, per altro, la dichiarazione è brevissima perché si legge in una mezz’oretta, e forse meno. Non è – come dire – voluminosa, non dice tutto…, non vuole dire tutto, ma si concentra su alcuni punti fondamentali che riassume in modo essenziale. Volevo precisare una cosa: qual è la differenza magisteriale tra il Papa e la Congregazione per la Dottrina della Fede? Voi sapete che il Santo Padre viene aiutato nel suo magistero dalle varie congregazioni. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha il compito di aiutare il Santo Padre nel suo magistero, quindi ha un’autorità significativa che dipende dal Santo Padre: in questo caso vi ho letto come, un mese dopo la pubblicazione, il Papa chiarì essenzialmente che il documento ha avuto la sua approvazione ed è frutto della sua volontà magisteriale: quindi il documento non è una “pia esortazione”… no…, è un invito a ricomporre dottrinalmente gli elementi della predicazione cristiana sul dialogo interreligioso. Il linguaggio espositivo risponde alla finalità che è quella di proporre le soluzioni essenziali delle questioni teologiche e di riesporre la dottrina della fede cattolica. A chi si rivolge da un punto di vista culturale, ovvero, quali sono le dottrine messe in questione dalla dichiarazione: sono le teorie di tipo relativistico, le quali intendono giustificare il pluralismo religioso non solo de facto ma anche de jure. E’ chiaro che noi, di fatto, abbiamo nella storia tante religioni ma ciò non significa che tutte, da un punto di vista cristiano della rivelazione, abbiano il crisma della autenticità. Tenete conto che nel 2000 già circolavano anche da parte cattolica, queste teorie relativistiche. Di conseguenza, queste teorie, in concreto propongono una serie di “idee sbagliate”, come ad esempio: ritenere superate alcune verità come il carattere definitivo della rivelazione di Gesù, asserendo che vi sono altrettante rivelazioni importanti tanto quanto quella di Gesù; oppure, equiparare la fede cristiana ad altre credenze religiose. La Dominus Jesus afferma che la fede è affidarsi alla verità rivelata da Dio; le credenze sono espressioni religiose che provengono dal cuore dell’uomo e che qualche volta sono “macchiate di errori”, come ad esempio il carattere ispirato dei libri della Sacra Scrittura, affermando che, come questa è ispirata da Dio stesso e lo Spirito Santo, così anche gli altri libri cosiddetti “sacri” delle altre religioni siano ispirati: no, ciò è errato… Si afferma che anche nei libri sacri delle altre religioni vi siano dei buoni contenuti: vero, ma non si possono considerare ispirati nel senso tecnico. Anche nei libri scritti dai nostri santi, nei loro quaderni e diari come in quelli dei Padri della Chiesa troviamo concetti edificanti e positivi ma non è possibile considerarli ispirati se non nel senso “debole” della parola. Testi ispirati nel senso “forte” del termine intendono una ispirazione diretta di Dio come Autore: i Vangeli sono libri di Dio…. Parola di Dio, diciamo noi… Non diciamo infatti, ad esempio, “Parola di San Luca, bensì Vangelo secondo Luca: Parola di Dio. Ci si può domandare altresì quali siano le origini filosofiche di queste idee: la Domunis Jesus le riassume molto bene dicendo che le radici filosofiche vengono rintracciate nell’atteggiamento relativistico nei confronti della verità che ha la cultura moderna, per cui afferma che ciò che è vero per alcuni non lo è per altri. Per noi cristiani è vero questo ma per altri potrebbe essere vero il contrario: oppure la contrapposizione tra mentalità logica occidentale e verità simbolica orientale, oppure il soggettivismo di chi considera la ragione quale unica fonte di conoscenza chiudendo il sipario sull’aldilà, sulla trascendenza. Il primo capitolo presenta la pienezza e la definitività della rivelazione di Gesù Cristo, ovvero, che non vi è altra rivelazione che integri o completi quella di Gesù che è “piena e defintiva”. Da questo punto di vista, comprenderete, che le “altre” cosiddette rivelazioni e relativi libri sacri, non contengono la rivelazione di Dio, ovvero, non contengono Parola di Dio. Il secondo capitolo dedicato al Logos incarnato: lo Spirito Santo nell’opera della Salvezza, ovvero, la incarnazione di Gesù che è fonte di rivelazione ed è fonte di redenzione. Alcuni teologi delle religioni, anche cattolici, soprattutto indiani, dicono che nella storia vi siano due ambiti: quello della rivelazione cristiana e quello delle rivelazioni non cristiane. Mentre l’ambito della rivelazione cristiana è concentrato su Gesù Cristo il Maestro ed è la fonte di verità e di redenzione; l’ambito che è fuori della cosiddetta cerchia del cristianesimo, è sotto l’egida dello Spirito Santo per cui noi avremmo due ambiti salvifici e rivelatori distinti: l’ambito del cristianesimo con riferimento essenziale a Cristo e l’ambito dei non cristiani con riferimento allo Spirito Santo. Per cui, a seguito di tale assunto, ci sarebbero praticamente due vie di salvezza: la via di Gesù Cristo e quella sotto la protezione dello Spirito Santo per tutte le altre religioni. La Dominus Jesus nega assolutamente tale posizione chiarendo in modo definitivo come tale idea sia errata dottrinalmente dal punto di vista cattolico, senza reticenze o fumosità: c’è una sola via di salvezza ed è in Cristo Signore. Il riferimento allo Spirito Santo deve essere fatto nel senso che Questi è lo Spirito del Padre e del Figlio, ovvero, lo stesso spirito di Gesù Cristo per cui non vi sono due economie distinte. Il terzo capitolo tratta ribadendo e rimotivando, l’unicità e l’universalità del mistero salvifico di Cristo. La cosa importante è che la Dominus Jesus espone gli errori dottrinali e motiva queste risposte in modo ampio e documentato. Il capitolo quarto tratta dell’unità e la unicità della Chiesa. Così come il mistero della salvezza si manifesta in Cristo, in modo efficace per tutta l’umanità, così c’è l’unico mistero della Chiesa, salvificamente efficace per tutta l’umanità. Questa relazione Cristo-Chiesa, da molti teologi non viene “digerita”. In realtà cosa di ce San Paolo: la Chiesa non è altro che il corpo mistico di Cristo; è quindi la presenza di Cristo nella storia….. io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del tempo attraverso la Chiesa. Attraverso la Chiesa Gesù Cristo continua la Sua opera di salvezza per mezzo della predicazione, come faceva Lui, attraverso i sacramenti di guarigione dai mali e dal peccato, come faceva Lui e, attraverso questa guida alla Vita Eterna, così come faceva Lui. Quindi non bisogna distinguere dividere il mistero di Cristo da quello della Chiesa: meglio, il mistero di Cristo si perpetra nella storia concreta dell’umanità per tramite della Chiesa. In questo capitolo ci sono alcune affermazioni che fecero molto discutere e che ancora adesso non sono ancora orecchiabili da parte di alcuni, per esempio: l’affermazione che segue che è della Lumen Gentium al numero 8…. “La Chiesa costituita ed organizzata in questo mondo come società, sussiste nella Chiesa cattolica governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui”. Quindi la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica……. Apriti cielo! Gli ecumenisti cattolici, ovviamente, affermarono che tale assioma rappresentava la fine del dialogo ecumenico ma, ciò non è assolutamente vero: non è altro che una conferma che una realtà che veniva messa in molte volte in discussione da un atteggiamento concreto di molti, sia in teoria che nella prassi. C’è un’unica Chiesa di Cristo nella storia: questa chiesa è la Chiesa cattolica nella quale sussiste. Alcuni dicevano che il Concilio Vaticano II non ha detto “Ecclesia Christi, est Ecclesia Catholica” bensì afferma “sussiste in”… Questa è una distinzione di “lana caprina” ma già a suo tempo il Card. Ratzinger, aveva affermato, come già ribadito dai primi sette concili cristologici, che il termine “sussistenzia” non è altro che il soggetto, per cui la “Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa Cattolica”, vuole significare che il soggetto della Chiesa di Cristo è nella storia della Chiesa Cattolica, e questo è tutto. Ovviamente, per giungere a queste conclusioni si deve conoscere approfonditamente la storia della chiesa, dei Concili e della terminologia conciliare per non essere “intrappolati” da ragionamenti che nulla hanno a che fare con la realtà dei fatti. Poi, ci sono alcune affermazioni che è opportuno chiarire: “esiste una unica Chiesa di Cristo che sussiste nella Chiesa Cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui”, lo ribadisce ancora la Dominus Jesus, affermando altresì che nelle Chiese che, pur non essendo in perfetta comunione con la Chiesa Cattolica, restano unite ad essa per mezzo di strettissimo vincoli quali la successione apostolica e la valida Eucaristia, sono “vere Chiese particolari”. Quali sono queste chiese particolari? Sono le chiese Ortodosse nate dallo scisma del 1054. Prima dello scisma avevamo le cosiddette “Chiese Orientali”, come quella Copta, Nestoriana etc., quindi anche in queste chiese è presente ed operante la Chiesa di Cristo sebbene manchi la piena comunione con la Chiesa Cattolica in quanto non accettano la dottrina del Primato di Pietro che, secondo il volere di Dio, effettivamente ha ed esercita su tutta la Chiesa. Le Chiese Ortodosse Orientali sono autentiche Chiese particolari che fanno riferimento alla Chiesa Cattolica anche se sussiste questa “ferita” della negazione del Primato. Poi fa una seconda affermazione: inoltre, le comunità ecclesiali che non hanno conservato l’episcopato valido (lo dicono loro e non lo diciamo noi: sono loro che non vogliono) ovvero la genuina ed integra sostanza del mistero eucaristico, pur magari conservandone le forme esteriori, non sono Chiese in senso proprio. Tuttavia i battezzati in tali comunità sono dal Battesimo incorporati a Cristo e quindi inseriti in una certa comunione seppure imperfetta con la Chiesa Cattolica. Il Battesimo infatti, di per se, tende al completo sviluppo della vita in Cristo tramite l’integra Professione di Fede, l’Eucaristia e la piena comunione nella Chiesa. In questo campo la Dominus Jesus, fa una incursione ecumenica, proprio per dissipare tali dubbi. Capirete che eravamo nel 2000, e all’epoca insegnavo Teologia e si “lottava” continuamente tra colleghi e studenti perché regnava tanta confusione e penso che ancora ve ne sia… La Dominus Jesus, cin un linguaggio molto serio e severo, dice le cse come stanno. Ripeto: questa è dottrina magisteriale del Beato Giovanni Paolo II, non sto parlando di san Pio X o del Beato Pio IX. Alla fine vi è una conclusion in altri due capitoli e credo che l’essenziale sia quanto ho detto sin qui. Volevo ancora concludere con una riflessione sul dialogo ecumenico e quello interreligioso: nel dialogo ecumenico, noi abbiamo una piattaforma comune molto solida: anzitutto il dialogo ecumenico è un dialogo tra e con i battezzati, molti dei quali mantengono il Credo (Protestanti, Anglicani, Ortodossi…) l’Eucaristia, i Sacramenti (Ortodossi…), la Bibbia e la Parola di Dio venerata come la veneriamo noi; quindi nei confronti del dialogo ecumenico, noi abbiamo una piattaforma comune per cui è relativamente facile ovvero possibile intenderci, per lo meno quando parliamo, sappiamo di cosa parliamo. Il dialogo ecumenico, voi sapete, ha due espressioni, come si dice in tecnici: il dialogo della Carità e il dialogo della Verità. termini Il dialogo della Carità sta a significare un avvicinamento cordiale e amichevole. Il dialogo della Verità significa che su alcuni argomenti bisogna fare precisazioni attraverso delle commissioni, che non sono generiche: se debbo ad esempio trattare con gli Ortodossi, si crea una commissione mista Cattolico-Ortodossa; se debbo trattare con i Copti si crea una commissione mista Cattolico-Copta etc. Io sono vissuto due anni in un monastero ortodosso greco a Salonicco e conosco abbastanza dal di dentro tale realtà: ero l’unico cattolico in questo monastero;… conosco dal di dentro la dinamica di questo dialogo. Nei confronti del nostro interlocutore, noi dobbiamo stare attenti però a due passaggi: uno è il dialogo della Carità, altro è il dialogo della Verità. Il dialogo della Carità ci ha avvicinato con i nostri interlocutori in maniera eccezionale. Il dialogo ecumenico ha questa sostanza molto forte comune e poi nelle varie commissioni bilaterali, si approfondiscono le verità che sono – spesso abbastanza spinose da precisare. Siamo nella Novena dell’Immacolata: sapete che l’Immacolata viene onorata dagli Ortodossi Greci e Russi anche se loro si oppongono innanzitutto al dogma dell’Immacolata, per un motivo di principio poiché è un dogma Papale e loro non accettano che il Papa si permetta di promulgare dogmi che, accettandoli, di fatto significherebbero una accettazione del Primato di Pietro. Poi anche da un punto di vista intrinseco, soprattutto nella teologia russa il contenuto della realtà dell’Immacolata viene concepito in questo senso: mentre da noi il dogma assume che fin dal primo istante della sua concezione Maria è stata immune dal qualsiasi peccato, incluso quello originale, per gli ortodossi la Katarsi (purificazione) di Maria è avvenuta al momento dell’Annunciazione. Per gli ortodossi, Maria è quindi nata con il peccato originale, nonostante nella liturgia ortodossa venga sempre invocata come Immacolata, ovvero senza peccato, ma la teologia ha fatto il ragionamento sopra esposto. Per il dialogo interreligioso le cose sono abbastanza diverse: noi abbiamo una piattaforma comune, ovvero l’appartenenza alla stessa umanità, la constatazione che questa umanità comune ha una aspirazione alla salvezza e al trascendente. Nel dialogo interreligioso anche qui abbiamo due tappe che non necessariamente debbono essere correlate: quella del dialogo della carità che indica due cose: dialogo della vita e dialogo della azione. Dialogo della vita significa che noi come appartenenti della stessa umanità dobbiamo considerare il nostro prossimo, a qualsiasi religione questi appartenga, come una persona che è creata a immagine di Dio, indipendentemente del suo credo; con rispetto quindi, amicizia, non discriminandolo… A questo primo impatto di buona educazione umana, può seguire anche la collaborazione nell’azione che riguarda le cose terrene, ovvero, la giustizia, la difesa della dignità della persona umana, la difesa della vita che nasce, debole, di bisognosi, la difesa del creato… Nel mondo noi possiamo essere uniti da questi vincoli di azione. Poi il dialogo della verità deve essere fatto da specialisti: da “ultra specialisti”, i quali debbono conoscere la loro lingua (cattolici che conoscono bene la tradizione e la dottrina cattolica) e debbono anche conoscere la lingua degli altri, nel senso che debbono conoscere bene chi siano gli “altri”. Prendo ad esempio, per spiegarmi, l’Induismo: non esiste “un” Induismo: ma esistono almeno tre o quattro grandi articolazioni dell’Induismo sia scientificamente che filosoficamente parlando per cui bisogna conoscere preventivamente a quale di queste articolazioni appartenga l’interlocutore per cui solo successivamente a tale conoscenza è possibile instaurare un dialogo costruttivo con l’altro. Per quanto attiene il dialogo della Verità ci vuole innanzitutto il dialogo bilaterale: non si parla ad esempio in modo generico di Induismo o di Buddismo. Per quanto attiene il Buddismo, per altro, vi sono almeno quattro tipi di buddismo, molto diversi tra di loro. Noi conosciamo i più popolari tipi di Buddismo tra i quali emerge quello meno “raffinato”, come quello Tibetano… con ciò voglio dire che il dialogo interreligioso implica conoscenze molto raffinate e non si può improvvisare, come quel parroco che per essere aperto interreligiosamente parlando, legge nell’assemblea il Corano o un brano del Budda (attenzione: è capitato…..!) Bisogna capire cosa si fa, altrimenti si da un messaggio molto negativo ai fedeli! A questo punto mi fermerei qui perché una infarinatura sul tema di questa sera, ritengo di averla fornita, seppur in forma estremamente concisa. Grazie. Intervento di mons. Nicola Filippi Eminenza, credo che i sentimenti di gratitudine siano stati ampiamente espressi anche da questa nostra assemblea. La ringraziamo di questo panorama e io in particolare, insegnando Ecclesiologia, sulle Sue parole riservate alla Dominus Jesus, mi sono sentito sicuramente un…. “Teologo Cattolico”…. speriamo di riaverLa tra di noi in una nuova circostanza.