La prevenzione degli abusi sui minori: il contributo delle Università

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La prevenzione degli abusi sui minori: il contributo delle Università
all’educazione, alla formazione e alla ricerca
Pina Del Core
Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” - Roma
Premessa
L’attualità e la drammaticità del fenomeno degli abusi sui minori non può essere sminuita o
semplicemente aggirata da una ‘cattiva’ politica informativa, divenendo spesso oggetto conteso di
scoop pubblicitari. Accentuare la vigilanza o insistere sulla repressione nei confronti degli abusanti,
prendendo in considerazione fatti del passato, non denunciati o ritenuti prescritti, aumentando il
controllo per impedire sistematicamente la ripetizione di tali atti che perpetuano la sofferenza in
molte vittime, non sono l’unica risposta che si possa dare al fenomeno della violenza sui bambini.
Cosa fare allora per contrastare ogni forma di violenza e di abuso e, soprattutto, il negazionismo che
circonda l’abuso sessuale sui bambini, l’omertà degli adulti o di quanti sono preposti alla tutela, alla
cura e all’educazione dei minori?
Siamo convinti che non ci sia alcuna soluzione operativa nei confronti del disagio o della sofferenza
dei bambini se prima non si creano le condizioni, negli adulti e nelle istituzioni, per un ascolto
empatico e un clima relazionale positivo, cioè accettante e non giudicante tra chi educa e
accompagna e i bambini, in modo da facilitare la comunicazione interpersonale che permette loro
di esprimere la sofferenza e il disagio, condizione previa per liberarsi di cioè che si è nascosto e che
rischia di rimanere sommerso.
Ciò significa che soltanto adulti e, in particolare, educatori preparati, disponibili e qualificati
nell’ascolto e nella comunicazione con i bambini, saranno in grado di frenare e contrastare questi
fenomeni di violenza.
La prevenzione allora ha un nome ed è «formazione»: formazione dei formatori/educatori, perché
siano in grado di educare e di accompagnare i percorsi di crescita e di maturazione di tutti i minori,
specialmente di quelli che vivono situazioni di disagio. Del resto, non è forse vero che educare è
prevenire? Ponendoci sulla scia di don Bosco e del suo sistema educativo (chiamato “Sistema
Preventivo”), questo modo di concepire l’educazione costituisce una vera e propria chance nella
situazione di emergenza e/o di crisi educativa in cui ci troviamo al momento presente.
L’educazione, infatti, possiede un’intrinseca valenza preventiva: e ciò non è perché nelle giovani
generazioni si registrano comportamenti negativi e neppure perché esiste una sorta di impotenza,
rassegnazione, disinteresse e di esautorazione dell’adulto da ogni responsabilità. Non si può
pensare all’intervento educativo come un ‘correre ai ripari’, né come una messa in atto di
provvedimenti estemporanei: occorre ripensare da adulti alla responsabilità di educare.
Per andare ‘oltre’ le pericolose derive pessimistiche occorre riconfermare la convinzione che
l’educazione, come in passato, continua ad essere una potente forza trasformatrice della storia e
della società, soprattutto perché guarda al futuro, perché lavora per il futuro, nel paziente e
persistente ottimismo che anima coloro che si impegnano a investire sulle nuove generazioni e che
si dedicano alla cura educativa dei giovani e della loro formazione integrale.
Educare la persona è l’azione che integra e accompagna la sua crescita in tutte le dimensioni, dal
nutrimento del corpo alla cura dell’anima, dallo sviluppo delle sue potenzialità alla capacità di
orientarsi nella vita, perché guarda all’uomo e alla donna di domani; è una serie di interventi con cui
oggi si preparano il cittadino e la cittadina responsabili e collaborativi, che domani si prenderanno
cura dell’umano nelle generazioni future e del pianeta.
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Educare, quindi, richiede figure intelligenti e creative, sapienti e appassionate, tese alla ricerca del
bene, capaci di ascolto, di comunicare in modo profondo i significati del vivere, capaci di relazione
educativa e di collaborazione. L’esistenza umana, infatti, è intrinsecamente ‘relazionale’: non si
cresce da soli e difficilmente si può educare da soli. È prioritario allora curare la formazione di
educatori capaci di operare per creare alleanze e sinergie educative, per sostenere il tessuto
relazionale della famiglia, della scuola, delle comunità ecclesiali, del territorio; tesi a vivere il loro
impegno educativo come testimonianza.
La formazione e la competenza pedagogica degli educatori: una questione nodale
Quale formazione e per quali educatori? Siamo dinanzi ad una questione nodale. Di fronte
all’accresciuta domanda di formazione, in un contesto di diffuso disagio sociale che tocca in primo
luogo i bambini e i giovani, la necessità di ripensare i percorsi pedagogici, come pure la formazione
degli adulti, in particolare degli educatori, è divenuta ormai una priorità ineludibile.
A quale professionalità educativa sono chiamati quanti si occupano di educazione, di quali
competenze devono essere dotati perché l’azione educativa risulti efficace e risponda ai bisogni e
alle domande formative dei giovani? Come le nostre istituzioni universitarie contribuiscono con la
loro offerta formativa a promuovere tale formazione?
Nel nuovo scenario culturale in cui viviamo ci vogliono educatori/educatrici preparati e sempre più
qualificati, dei veri professionisti dell’educazione, persone competenti e innovative, dotate di
fantasia e creatività, che sappiano affrontare le sfide del domani a saper gestire il cambiamento,
anzi ad anticiparlo in modo da prevenire difficoltà e rischi.
Verso quale profilo professionale orientare la formazione dell’educatore, del docente, dello
psicologo dell’educazione, dell’animatore, in modo da renderlo un professionista autorevole, un
innovatore e non un esecutore, un professionista capace di essere mediatore che sa individuare di
volta in volta la soluzione più adatta secondo le circostanze, un professionista riflessivo che pensa
mentre agisce e risolve i problemi a partire dalla teorizzazione della sua esperienza. Una
formazione che riesca a coniugare la razionalità riflessiva dell’agire educativo con l’esperienza di
una sapiente gestione della relazione educativa, soprattutto con bambini, adolescenti e giovani che
manifestano segni di difficoltà o disagio relazionale e sociale.
Non basta sapere per saper educare, come non basta conoscere i processi di apprendimento per
saper insegnare. Non basta saper ‘stare’ con i bambini e i giovani per essere educatore/educatrice
capaci di relazione e di cura educativa; così come non basta essere esperto in catechetica e
pastorale giovanile per evangelizzare o educare alla fede. Occorre che il docente, il dirigente, lo
psicologo o l’educatore sociale, attraverso la sua pratica professionale, divenga gradualmente
capace di valorizzare nella sua esperienza di lavoro educativo la triplice dimensione dei saperi
(competenze culturali e didattiche), dei valori (responsabilità educativa) e della riflessività
(consapevolezza, interiorità ed etica professionale).
Tutto ciò richiede studio, preparazione, trasformazione personale, e soprattutto dono di sé. Gli
educatori non sono chiamati a essere organizzatori o manager, ma «esperti in umanità, che
conoscano a fondo il cuore dell’uomo d’oggi, ne partecipino gioie e speranze, angosce e tristezze, e
nello stesso tempo siano dei contemplativi innamorati di Dio» (Giovanni Paolo II, 11 ottobre 1985).
È questa profondità che detterà soluzioni sempre nuove e creative, pratiche virtuose generatrici di
trasformazioni interiori in coloro che sono affidati alla cura educativa.
Quali ‘professionalità educative’ capaci di prevenire e tutelare i minori da ogni forma di
violenza?
L’intento di promuovere la formazione di professionalità educative in grado di far fronte alle
esigenze di flessibilità e competitività sollecitate da una cultura in forte cambiamento, ha richiesto
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da parte delle istituzioni universitarie un’attenzione costante alle trasformazioni sociali che ormai
coinvolgono tutte le professioni, dalle più tradizionali a quelle più innovative. Le figure professionali
che lavorano nell’ambito dell’educazione e della “cura dell’umano”, infatti, hanno bisogno di un
percorso formativo specifico che in questi anni è andato sempre meglio definendosi, a partire dal
ripensamento delle ‘tradizionali’ figure dell’assistente sociale o dello psicologo scolastico o del
pedagogista.
La Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium», fin dal lontano 1954 quando ancora non
era eretta a Facoltà universitaria (si trattava di un Istituto Superiore di Pedagogia e di Scienze
Religiose), si è occupata di formare educatori qualificati nei diversi ambiti dell’educazione e con
specificità di interventi, sia nell’area dell’educazione religiosa che in quella sociale e più
propriamente educativa.
L’intento di promuovere la formazione di nuove professionalità educative che potessero far fronte
alle nuove sfide provenienti dalla cultura e dai diversi contesti, sia a livello nazionale che
internazionale, ha sollecitato la Facoltà a muoversi nella direzione di un’attenzione costante alle
trasformazioni operanti nel mondo delle professioni, in particolare di quelle che si pongono a
servizio della persona. Ciò ha comportato lungo gli anni la messa in atto di processi di riforma, non
solo dei curricoli di studio e degli obiettivi formativi, ma della struttura e nell’organigramma della
Facoltà che ha visto in pochi anni notevoli cambiamenti anche strutturali.
Da qui l’esigenza di confrontarsi con i processi di riorganizzazione e internazionalizzazione in atto
nel mondo universitario e nel mercato del lavoro che invocano nuove professionalità educative:
‘nuove’ nel senso di una ridefinizione e ricomprensione del profilo professionale, dei compiti da
svolgere, delle conoscenze e competenze necessarie per operare nei nuovi contesti educativi
venutisi a creare oggi e che richiedono nuovi modelli di intervento.
Nel quadro di tale complesso panorama di ridefinizione, sia a livello di statuto professionale che di
formazione universitaria, le professioni sociali e, soprattutto quelle educative, hanno attraversando
momenti di crisi: tra queste la figura dell’educatore professionale (o sociale), dell’assistente sociale,
dello psicologo scolastico, dell’orientatore, dell’animatore del tempo libero o dell’educatore extrascolastico, come pure la figura dell’insegnante.
Ciò ha interpellato fortemente la nostra Facoltà, come del resto tutte le Facoltà di Scienze
dell’Educazione e della Formazione, non solo quelle presenti nel territorio italiano, dove il problema
è rilevante a motivo dell’alto tasso di disoccupazione giovanile e del vuoto legislativo in materia. 1 Si
aprono tuttavia nuovi spazi di riflessione e revisione, di riqualificazione e ricollocazione nel mondo
del lavoro e nella società, essendo le professionalità educative e la loro formazione, una missione in
costante cambiamento.
Profili professionali dei Corsi di Studio presenti nella Facoltà «Auxilium»
La Facoltà «Auxilium», a differenza di altre Facoltà di Scienze dell’Educazione e della Formazione,
prepara educatori qualificati, coordinatori scolastici, operatori dell’orientamento e della
prevenzione, psicologici dell’educazione, insegnanti di religione ed esperti nell’educazione religiosa
capaci di operare in ambito educativo in chiave preventiva per l’infanzia, l’adolescenza, in
particolare la donna. Si tratta di figure professionali, che operano nell’ambito dell’educazione
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La crisi di tali professionalità è generata anche da un mancato riconoscimento legislativo, specialmente per
quanto riguarda la figura dell’educatore sociale e del formatore nell’ambito dei Sistemi della Formazione
Professionale nella triplice articolazione pre-universitaria, universitaria e post-universitaria. La mancanza di un
quadro legislativo codificato di riconoscimento della professione (Albi professionali o Associazioni
professionali) rende più complicata la possibilità di inserimento nel mondo lavorativo e questo incide sui
percorsi formativi e sulle stesse motivazioni dei destinatari.
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formale e non formale, che sono in grado di svolgere compiti educativi e formativi qualificati nel
campo sei servizi educativi, socioculturali e di cura della persona.
Gli psicologi dell’educazione possono operare in ambito scolastico e nella formazione professionale,
sia come specialisti dell’orientamento sia con interventi di consulenza e sostegno (individuale e
collegiale) nelle istituzioni socio-educative e scolastiche, ai docenti, ai minori, ai genitori, in ambiti
pubblici e privati. Inoltre, possono operare nel campo del disagio scolastico e di sostegno ai processi
di sviluppo e di apprendimento, mediante attività di analisi, di valutazione psicologica a livello
preventivo e diagnostico, progettazione e gestione delle risorse umane, finalizzate alla prevenzione
e alla risoluzione dei disagi individuali e di gruppo. Studiare Psicologia all’«Auxilium» permette,
dopo aver sostenuto l’Esame di Stato, di iscriversi all’Albo professionale degli Psicologi e di accedere
alle Scuole di Specializzazione, ai Master di II livello e al Dottorato di Ricerca, secondo le modalità
previste dalla normativa.
Gli educatori professionali (sociali) e i laureati in progettazione e coordinamento dei servizi
socioeducativi operano come responsabili, dirigenti e coordinatori pedagogici nei servizi socioeducativi (centri, servizi e comunità per minori, asili nido e micro-nidi, attività ricreative e del tempo
libero, servizi familiari e domiciliari, attività di animazione interculturale, interventi rivolti al disagio
sociale, …); e come esperti in progettazione pedagogica e in gestione dei servizi educativi e culturali,
in coordinamento di interventi tra pubblico e privato sociale.
Gli esperti in progettazione e gestione dei servizi scolastici e formativi, operano come pedagogisti,
consulenti pedagogici ed esperti in progettazione delle attività educativo-didattico-formative: come
coordinatori e dirigenti di scuole di ogni ordine e grado e dei Centri di Formazione Professionale.
I laureati in Pedagogia e Didattica della Religione, grazie all’intesa tra MIUR e CEI, operano come
docenti per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado.
I laureati in Catechetica e Pastorale Giovanile operano come catecheti ed esperti di pastorale
giovanile; dirigenti e coordinatori a livello ecclesiale presso uffici catechistici e di pastorale
giovanile; come docenti di scienze dell’educazione religiosa, di catechetica e pastorale giovanile,
progettisti e formatori di operatori nell’ambito dell’educazione della fede; consulente nelle attività
editoriali per il settore della catechesi e della pastorale giovanile.
Specificità dell’Offerta Formativa
La presenza nell’Offerta Formativa dei diversi Corsi di Laurea/Laurea Magistrale di attività formative
di base, integrative e, soprattutto, caratterizzanti, in rapporto alla figura professionale in uscita fa
emergere che sia gli obiettivi di apprendimento sia gli obiettivi formativi, strettamente connessi tra
loro, convergono nello sviluppo e nell’acquisizione di competenze specifiche necessarie per lo
svolgimento della missione educativa in chiave preventiva. Basti citare, tra l’altro alcune delle
attività formative caratterizzanti, come Pedagogia sociale, Pedagogia speciale I e II, Metodologia
dell’educazione I e II (Sistema preventivo di d. Bosco), Psicologia dinamica, Psicologia delle relazioni
interpersonali e familiari, Sociologia della famiglia, Diritto minorile e Diritto di famiglia,
Psicopatologia generale e Psicopatologia dello sviluppo, Psicologia di comunità, Sociologia della
Gioventù, Sociologia della devianza minorile, così pure tra le attività formative di base che
ugualmente qualificano l’Offerta Formativa, come la Psicologia dell’educazione, Sociologia
dell’educazione, Filosofia dell’educazione, Antropologia filosofica, Teologia morale, Teorie della
comunicazione, ecc.
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Fondamentale, specie in rapporto all’acquisizione di competenze trasversali e specifiche per un
intervento educativo in chiave preventiva e di tutela dei minori, è l’esperienza del tirocinio, sia
quello realizzato all’interno del percorso formativo per giungere alla Laurea/Laurea Magistrale, sia
quello post-lauream, in particolare per gli psicologi dell’educazione. L’inserimento graduale e
guidato dello studente in strutture e centri convenzionati con la Facoltà e scelti per la loro specifica
mission a favore della tutela dei minori, consente di comprendere e sperimentare i compiti e le
funzioni proprie dell’educatore o psicologo o docente e di apprendere sperimentando tecniche e
metodi di osservazione sistematica, come pure dei intervento educativo o psicologico, in relazione
ai bisogni e alle problematiche degli utenti, in particolare, i bambini, le donne e quanti sono
portatori di disabilità o altre difficoltà personali e/o sociali.
Collaborazione con Centri Studi specializzati e formazione post-lauream
Ciò che caratterizza specificamente in rapporto alla prevenzione e al contrasto della violenza sui
minori è la scelta strutturale e istituzionale di contatti, collaborazioni, mediante apposite
convenzioni, con Centri Studi specializzati proprio nell’ambito della prevenzione e del trattamento
degli abusi e del maltrattamento dei minori.2 Tali convenzioni riguardano, sia la possibilità di
effettuare stages formativi e attività di tirocinio guidato nelle proprie strutture sia di accesso alle
iniziative di formazione degli operatori e dei professionisti che si occupano di minori maltrattati e/o
abusati. La nostra Facoltà «Auxilium», in partenariato con tali Centri Studi, promuove dei Corsi di
Perfezionamento (o Master di I e di II livello), Corsi di Alta Formazione, Corsi di Qualifica e di
Aggiornamento, offrendo la supervisione scientifica e la docenza in alcune aree specifiche.
A modo di esempio, ne riporto alcuni che sono stati attivati in questi anni, che sono ancora in atto o
in via di attuazione:
• Corso di Perfezionamento (o Master di I e II livello) in Gestione e sviluppo delle risorse emotive
• Corso di Perfezionamento (o Master di I e II livello) in L'ascolto del bambino in ambito clinico e
psicologico-forense
• Corso di Perfezionamento (o Master di I e II livello) in Psicomotrocità
• Corso di Perfezionamento (o Master di I e II livello) per Operatori per le dipendenze patologiche
• Corso di Perfezionamento (o Master di II livello) in Diritti Umani ed Educazione (Roma-
«Auxilium»)
• Corso di Perfezionamento (o Master di II livello) in Psicodiagnostica, Assessment psicologico
(Roma «Auxilium» – IAFEC)
• Corso di Alta Formazione in Rilevazione e trattamento della violenza domestica
• Corso di Alta Formazione in Coordinatore dei servizi di integrazione socio-sanitaria
• Workshop «La Violenza Domestica: proteggere i bambini, curare gli adulti», 1 aprile 2017,
promosso dal Comune di Pineto-Assessorato alle Politiche Sociali e organizzato dal Centro Studi
Sociali sull’Infanzia e Adolescenza “don Silvio De Annuntiis”, in collaborazione con l’Associazione
l’Elefante.
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Tra questi Centri specializzati cito alcuni tra i più significativi con i quali esiste un’intensa collaborazione ai
fini della formazione di operatori qualificati proprio nell’ambito della tutela dei minori, del trattamento delle
vittime di maltrattamento e di abusi nei bambini e nelle donne: «Centro Studi Sociali sull'Infanzia e
sull'Adolescenza
“don
Silvio
De
Annuntiis”
Scerne
di
Pineto
(TERAMO)
http://www.ibambini.it/site/formazione »; «Centro Studi “Hansel e Gretel” - Onlus - Moncalieri (TO)
http://www.cshg.it ». Tra le Associazioni con le quali la Facoltà ha istituito delle convenzioni per il tirocinio
professionale segnalo anche: «La Cura del Girasole-Onlus», associazione coordinata dal prof. Francesco
Montecchi impegnata nella cura del disagio e dell’abuso sui minori - http://lnx.lacuradelgirasole.it/;
Associazione «Casa famiglia Rosetta» - Onlus di Caltanisetta - http://www.casarosetta.it/default.aspx.
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Corsi di Formazione in fase di partenza (marzo 2017)
• Corso di Alta Formazione “Lavorare con gli adolescenti: valutazione, presa in carico e modelli di
intervento” - Scerne di Pineto (Teramo) maggio-ottobre 2017.
• Corso di Perfezionamento (o Master di II livello) - La cura del trauma. Impegno clinico e
psicologico forense (marzo-dicembre 2017) – Torino/Reggio Emilia
• Corso di Perfezionamento (o Master di I e II livello) - Gestione e sviluppo delle risorse emotive
(marzo-dicembre 2017) – Torino/Reggio Emilia.
In conclusione, per affrontare il fenomeno sommerso ma diffuso del maltrattamento e dell’abuso
dei bambini non è sufficiente mettere in atto soltanto azioni di tutela e neppure ricorrere soltanto
all’utilizzo di strumenti legislativi atti a contrastare o a reprimere. È urgente, invece, ripensare
l’educazione valorizzandone la sua intrinseca valenza preventiva. ‘Prevenire’, allora, è una parola
chiave e una parola d’ordine, ma si tratta di una prevenzione che trova la sua sorgente e il suo
spazio vitale nell’educazione e che si realizza efficacemente nella misura in cui viene implementata
una nuova prospettiva di formazione per gli educatori e gli operatori sociali.
Se gli educatori, gli assistenti sociali e gli psicologi intervengono in modo coerente ed integrato,
cercando di mettersi dalla parte delle vittime, di lasciare spazio all’ascolto e di facilitare la
comunicazione rompendo il silenzio o il negazionismo; se i servizi socio-educativi del territorio si
mettono veramente a servizio dei minori che sono state vittime di violenza, e sono in grado di
offrire loro un cammino di psicoterapia centrata sull’ascolto empatico e sull’elaborazione del
trauma; se agli operatori sociali vengono offerti spazi di formazione e di supervisione sugli
interventi educativi di tutela e di contrasto della violenza, allora si potranno evitare ai bambini tutte
quelle sofferenze e quei trami che sono connessi all’entrare nei circuiti giudiziari. Se la comunità
territoriale (adulti, genitori, insegnanti, educatori, professionisti dell’educazione, politici, istituzioni
che lavorano con i minori, ecc.) maturasse una grande capacità di attenzione, ascolto e di
chiarificazione dei bambini vittime di abuso, allora si potrebbero creare le condizioni per distribuire
adeguatamente le risorse per la prevenzione nelle scuole, dove purtroppo la segnalazione dei casi
sospetti suscita ancora resistenze, per l’impreparazione degli educatori e dei docenti, che in tal caso
si mostrano incapaci di una reale tutela e protezione dei minori.
È necessario, dunque, come punto di partenza formare i formatori perché siano in grado a loro volta
di educare e di formare. Tuttavia, nello specifico del fenomeno dell’abuso sessuale ai danni dei
bambini, non va trascurata la necessità di un’adeguata e indispensabile educazione sessuale come
strumento di prevenzione e di contrasto non soltanto nei confronti della pedofilia, ma anche nei
confronti d una cultura mediatica che si rivela sempre più iper-sessualizzata e della pornografia che
si rivolge anche ai bambini sempre più piccoli.
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