Barcollo ma non crollo!
“Io se fossi Dio, che in fondo potrei anche esserlo” diceva Giorgio Gaber in 14 minuti di pura rabbia
e sdegno. E anch'io voglio approfittare di questo poco spazio per essere un po' Dio e un po'
incazzato. C'è un posto a Lecce, proprio nel centro storico, dove la birra costa poco. Ogni sera,
soprattutto quando l'aria si riscalda e la pietra suda, tantissimi ragazzi un po' come me scelgono di
scendere in strada, di vivere la notte un po' come i nostri nonni, un po' come quei vecchietti che nel
basso Salento siedono fuori la porta di casa e guardano la vita passare. È un posto speciale e ha il
nome di un treno, di un treno su cui la letteratura ha deciso di uccidere qualcuno. Qualche sera fa
qualcuno ha deciso di uccidere, di far deragliare quel treno e con lui il suo capitano, il paladino
della tre quarti, Rocco.
Chi ha deciso di fare questo ha pensato di preservare il centro storico bomboniera, ha pensato di
proteggersi da me, che comunque ci sono e continuerò ad esserci. Chi ha fatto chiudere l'Orient
Express non ha pensato che dietro a un locale c'è una persona, un uomo che lavora, un uomo il cui
unico difetto è quello di non servire il borghese ma il proletario. Un uomo che ha avuto la forza di
rialzarsi di ricominciare. E credo che questa sia la sintesi del mio quotidiano, il dover sopravvivere per
difendere il diritto di non essere parte della massa benpensante, il mio lottare contro chi vorrebbe
nascondermi o ghettizzarmi. Non è il caso di cominciare a parlare di politica, colori, amministrazioni
anche se mi piacerebbe molto. C'è solo da dire che prima c'era un posto e ora non c'è, che prima
un uomo lavorava e ora non più, che forse libero non lo sono mai stato veramente. Rocco l'altra
sera mi ha detto “Barcollo ma non crollo” e bevendo la sua splendida 66cl ghiacciata ho capito
che quella birra era in realtà una molotov immaginaria contro tutto quello che vorrei distruggere,
che in fondo siamo tutti sullo stesso “treno” e che di sicuro questo non è il capolinea.
“Cara maestra un giorno mi insegnavi che a questo mondo noi, noi siamo tutti uguali...”
(Cara Maestra, Luigi Tenco)
Osvaldo
Il sottile gusto di farsi male sul serio
Esistono libri cattivi e cattivi libri. I cattivi libri qui non li prendo in
considerazione. Se mi capita di leggerne, evito, potendo, di
scriverne. I libri cattivi invece mi affascinano e mi colpiscono.
Sono cattivi proprio perché colpiscono duro, basso, e senza
pietà.
Quando ti capita uno di questi libri, di solito rimani frastornato,
stordito, infastidito. Sono i libri che preferisco. Quelli che
intervengono direttamente sul sistema nervoso, come una droga
sintetica, e lo modificano perennemente. Sono libri che non
lasciano respiro, non danno tregua, ti perseguitano, ti fanno
inciampare, e una volta che sei a terra ti riempiono di calci, ti
fanno rialzare e ti stendono di nuovo a pugni e schiaffi.
Hanno nomi accattivanti, inusuali, sono delle asserzioni, non
lasciano spazio alle ipotesi, uccidono il condizionale e il
congiuntivo, sono poetici e lirici. Di un lirismo che azzera il tempo
della poesia, lo rarefa.
Ne ho incontrati tanti di libri che venivano spacciati come libri
cattivi e si rivelavano essere solo dei cattivi libri.
Il libro cattivo che mi ha colpito più duramente di tutti, tanto che
mi sono vendicato, l'ho lasciato a metà e l'ho poggiato sul
comodino aperto, a pancia in giù, ricoprendolo di libri che col
loro peso hanno creato una ferita non rimarginabile storpiandolo
definitivamente. Quel libro contro il quale mi sono vendicato,
quel libro che io trovo il libro più straordinario che abbia mai letto
è il Processo di Franz Kafka.
Il libro più cattivo della storia secondo me resta sempre il Viaggio
al termine della notte di Céline, e sfido chiunque a trovarne uno
più cattivo ancora.
Leggete libri cattivi, lasciate perdere le storielle ben
confezionate, l'amore felice e la noia mortale dei vissero felici e
contenti. Lasciatevi torturare e maltrattare da storie dove la
lingua viene plasmata, stirata, ridotta in poltiglia per arrivare al
risultato desiderato.
Leggete libri cattivi, lasciate che vi facciano del male fisico,
profondo e indelebile.
dario
Max Raabe
05-luglio Palazzo Celestini
Ve la ricordate la versione delirante di Sex Bomb di Tom Jones che accompagnava lo spot della biondona? Beh il
tipo in questione è un certo Max Raabe. È tedesco e si fa accompagnare dalla Palast Orchester formata da 12
elementi, praticamente una “dance band” tipica degli anni '20 e '30.
Nel suo ultimo album Super hits ripropone grandi successi pop e rock riarrangiati come Oops! I did it again di Britney
Spears o Supreme di Robbie Williams, Kiss di Prince o ancora We will rock you dei Queen.
Gilberto Gil
16-luglio Palazzo dei Celestini (Lecce)
Dal sodalizio tra Caetano Veloso e Gilberto Gil nasce quel movimento chiamato“Tropicalismo” che segnerà il
nuovo corso della musica brasiliana e non solo. La grande e composita tradizione musicale di questo paese
incontra ciò che in quegli anni stava succedendo in tutto il mondo dai Beatles a Jimi Hendrix. La musica di Gil
nell'arco di un'infinità di dischi (38) è uno splendido catalogo di suoni della terra, musica che supera i confini del
Brasile e incontra il mondo.
Caetano Veloso
20-luglio Palazzo dei Celestini (Lecce)
Caetano Veloso è l'interprete contemporaneo più rappresentativo di quell'immenso patrimonio artistico che è
la musica brasiliana.
Fuori dai facili esotismi, Veloso rappresenta la maturità artistica e politica di un intero continente, il superamento
di una concezione panamericana, vagamente esotica e segnata da una stagione di dittature sanguinarie e
totalmente prone al volere delle multinazionali.
Lou Reed
22-luglio Otranto
Arriva nel Salento, ospite dell'Otranto Festival, nel suggestivo scenario dell'Arena del Mediterraneo. Presenterà il
suo ultimo progetto The Raven che prende il titolo da uno dei più celebri poemi di Edgar Allan Poe. Lou Reed.
Simbolo del lato vizioso dell'America, quella parte che gli Stati Uniti preferiscono nascondere. Punk ante-litteram,
poeta della strada e precursore artistico del rumorismo, con le sue canzoni sembrava dare vita alle serigrafie
del suo padrino Andy Warhol. Nei suoi quarant'anni di attività ha continuamente rigenerato il rock'n'roll.
Nicola Conte + Koop
25-luglio Piazza Libertini
Koop, che sta per “cooperazione”, è il duo svedese che ha rivisitato le sonorità del jazz più puro introducendo
sperimentazioni elettroniche. La loro non è musica elettronica con un tocco di jazz ma è jazz liberamente
interpretato dall'elettronica. Nicola Conte oramai da qualche anno è uno dei più famosi dj italiani, attivo sulla
scena che coniuga con classe e qualità i ritmi elettronici con il jazz.
Nicola Conte e Koop insieme per esplorare le nuove strade della musica.
Lou Reed
Il lato oscuro di New York
Il tempo passa ma i veri artisti non tramontano mai…
Arriva Lou Reed. Arriva all'Otranto Festival 2003. 22 luglio.
Una vita da appassionato di musica, trentaseianni da musicista
riconosciuto, dei quali tre da leader dei gloriosi Velvet Underground,
che hanno fatto la storia del rock, quello alternativo. La storia di un
rock fatto di cuoio nero, velluto e catene. Un rock che spesso con soli
tre accordi sapeva dar voce alla realtà, quella cruda, quella di droga
e alienazione. Quella di sesso e morte. Un rock che trascendeva dal
pop di Beatles alla ribalta, un rock per pochi, un rock che non si
afferma nel commercio musicale. E proprio per questo motivo, motivi
di un mercato che non capisce e non apprezza, i Velvet si
scioglieranno. Lou Reed lascia John Cale. Lascia Maureen Tucker e
Sterling Morrison. Li lascia dopo quattro cd che sapevano di un'
America di bassifondi sporchi e nascosti. Cito The Velvet Underground
and Nico per tutti. Lascia Sweet Jane e lascia Andy Warhol, anche, che gli aveva fatto da manager e promotore finanziario. Siamo nel
1970. Ed ecco che si apre la sua carriera da solista. Tre decenni. Da quel lontano Lou Reed del 1972 che gli permette di entrare, o forse
tornare, nella mischia, e di conoscere altri grandi artisti. Ed è proprio dal suo incontro, illuminante, con la stella glam che brillava su tutti,
David Bowie, che vedrà la luce, così innovativo, così accattivante, Trasformer (1972). Cd che porta in cielo la sua fama. “Perfect day”
cantava lui. Giorni perfetti, giorni di concerti strazianti sul palco, in cui urlava il suo passato, senza vergogna, sancendo un indiscusso
successo per il presente. Successo tanto desiderato quanto temuto.
Lou Reed aveva trovato la sua strada. Prosegue ed esce Berlin, capolavoro maledetto, storia di tossicodipendenza e amore. Poi spiazza
tutti, critica e case discografiche, con quell'album che non ha testi né melodie. Metal Machine Music, che traccia un sentiero per
nuove correnti sperimentali e punk.
Così gli anni passano e il “rock'n'roll animal” - così amava definirsi - si fa malinconico, a volte, innamorato. Con New York (1989), dopo
alcuni lavori che non avevano convinto, tra cui Mistrial, album politico, ritorna artista di primo piano. Magic and Loss è un pianto di
sfogo di un Lou Reed che soffre per la morte di due amici. Cambia volto, scopre la sua parte meno dura, ma la sua musica rimane
sempre sincero rock'n'roll. Nel 2000 decide di tornare a suoni più aspri, degni dei tempi dei Velvet. Esce Ectasy.
Oggi, The Raven, un doppio cd basato su un musical, prodotto in onore e per amore del leggendario Edgar Allan Poe. Ed è proprio
questo progetto che Lou Reed presenterà a noi, in quella che sarà una splendida notte di mare, stelle e musica.
Summer Festival
5-11-12 Agosto - Cave di Cursi
Sono lontani i tempi in cui il Salento era una terra desertica dal
punto di vista musicale. L'egemonia della musica popolare
sembra cedere il passo a una nuova realtà indipendente che
pulsa forte e si fa sentire.
C'è, in questa lunga estate ricca di eventi, un festival per tutti i
golosi di rock. C'è un festival nato dal lavoro dei ragazzi di
Sonoria Promotion. C'è il Summer festival. Da tre anni l'estate
salentina si colora del meglio della musica nazionale e
internazionale. Tre giorni di musica, venti bands, migliaia di
ragazzi per uno degli eventi musicali più attesi.
Si parte il 5 Agosto con il Tora Tora Festival in esclusiva per il Sud
Italia. Il Tora Tora festival è un concerto itinerante che porta in
giro per l'Italia i gruppi dell'etichetta discografica Mescal. La
Mescal da anni è una delle case discografiche che produce e
promuove la nuova musica. Sul palco del Summer Festival che
si svolgerà quest'anno presso le Cave di Cursi si esibiranno per la
prima grande giornata di musica: Modena City Ramblers,
Afterhours, Africa Unite, Cristina Donà, Marco Parente, Lotus,
Apres La Classe, Franziska, Psycho Sun, Cecco.
L'11 Agosto si riparte con una serata che vedrà sul palco i
Marlene Kuntz, Meganoidi, Negroamaro, Bludinvidia, Skin. E
poi il 12 Agosto serata conclusiva del festival. Ospiti sul palco del
Salento Summer Festival saranno il reggae e lo ska con
Bushman, Roy Pacy, Junior Kelly, Mama Roots, Scamnum.
Queste le anticipazioni di un evento musicale come pochi, una
bella infornata di musica che spazia nei generi. Da quest'anno
parte anche la collaborazione di Sonoria Promotion con Tour
de Force, un'intesa che potenzia non solo la proposta artistica
ma anche la visibilità del festival a livello nazionale. La speranza
è che il Summer Festival cresca ancora e diventi uno degli
eventi musicali italiani di riferimento, una realtà che possa fare
sempre meglio e di più.
Foto
Che bello...
due amici una chitarra e un menestrello…
Mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei spartiti. Mi pento di tutti i mille note
acquistati, fotocopiati, scaricati dalla rete. Mi pento e mi dolgo di quel giorno in cui dieci
anni fa comprai con poco meno di 100mila lire la mia prima chitarra: quella Eko che mi
avrebbe dovuto condurre alle immense gioie femminili. Iniziai a suonare la chitarra per un
solo motivo. I falò. Il fuoco, il mare, la spiaggia. Tutto doveva essere fautore di mille
avventure. Invece quella del chitarrista da falò si è trasformata in una persecuzione. “Mi
suoni questo??? Mi canti quest'altro???” Le richieste si erano trasformate in un incubo. Così
negli anni mi sono visto costretto a cantare e suonare canzoni che non avrei mai ascoltato
neanche dalla voce degli stessi “artisti”. Una persecuzione che colpisce migliaia di giovani
ogni anno e dalla quale si può uscire in un solo modo. Fasciarsi le mani, appendere la
chitarra al chiodo, non suonare, rendersi afono per tutta l'estate. Ma i chitarristi da falò
sono di varie tipologie e di varia natura. C'è il chitarrista spavaldo e assolista che
imbraccia la chitarra convinto di essere il miglior chitarrista del mondo e può andare
avanti per ore senza che nessuno riconosca anche una delle sue canzoni. Nel momento
topico della sua performance si lascia andare ad assoli lunghissimi senza che nessuno lo
accompagni. Il resto della compagnia del falò intanto si ubriaca di birra, vino e schifezze
varie e tenta con cori e inni di allontanare il palloso esecutore. Qualora gli amici riescano
ad impossessarsi di una chitarra qualsiasi anche la più distrutta e corrosa dagli anni e dalla
salsedine entra in gioco il chitarrista cannato. Egli ha trascorso un paio d'ore a comporre
(con le mani) e scomporre (con la bocca) manicaretti erborei. Il suo repertorio è ristretto al
reggae e affini. Ma dopo pochi minuti collassa mentre pronuncia la fatidica frase che fa
girare anche la chitarra… Cicileu… e subentra il chitarrista dannato. Il dannato fa due
pezzi, sempre gli stessi da anni. Prima ridendo e schernendosi fa la Canzone del sole poi
esegue con commozione pura Boys don't cry che gli mette malinconia addosso. A questo
punto lascia la chitarra al reietto di turno e se ne va seguito da una ragazza sbavante che
toccata dalla sua sensibilità lo segue. Alla fine la pulzella sarà
sua. Il dannato è sostituito dal timido, detto anche zerbino,
che asseconda tutte le donne presenti inventando accordi di
canzoni mostruose. In genere gira con una valigetta 48 ore
con centinaia e centinaia di spartiti. Questo è il momento più
partecipato del falò. Tutti cantano e coreggiano, in preda
all'alcool. Le bottiglie, a migliaia intorno al fuoco, scoppiano.
Le coppie si accoppiano. Lo zerbino chiude con qualche
pezzo strappacuore e viene sostituito (mentre lui ramingo se
ne va solitario ad ammirare la luna senza che nessuna donna
lo segua) dal chitarrista orgoglioso e permaloso. Costui è
l'ultimo della serata chiude con pezzi assurdi e si incazza se
qualcuno alle 5 del mattino ha da ridire su Lou Reed e chiede
Riderà. Di solito è accompagnato da una ragazza conosciuta
in loco (potrebbe essere una evoluzione del dannato).
Gazza
LE CANZONI PIÙ INFUOCATE:
1) La canzone del sole
2) Il gatto e la volpe
3) Ricominciamo
4) Questo piccolo grande amore
5) Gianna
6) Generale
7) Teorema
8) Bocca di Rosa
9) Alba chiara
10) Je so pazzo
11) La locomotiva
12) Samarcanda
13) L'amico è
14) Ti amo
15) La mia banda suona il rock
16) Tropicana
Quei meravigliosi anni '60
1) Sapore di sale, sapore di mare
2) Una ragazza in due
3) Ho in mente te
4) Alligalli
5) San Tropez (o Champagne)
Esterofilia portami via
1)Nothing else matter
2) Twist and shout
3) Should I stay or should I go
4) Don't cry
5) No woman no cry
Dario Baldan Bembo
Autore della strepitosa
“Falò” (L’amico è)
DALLE 20:15 ALLE 20:45…
Ore 20:15
chiusi i libri (dopo neanche 2 ore di studio… fa troppo caldo) mi accingo a preparare la mia consueta e un po' triste insalatina verde. Il
divano mi chiama…mi gusto un po' di tv. Zapping…ovviamente Blob è un richiamo irresistibile.
Ore 20:30
… guardo la fine del tg 5 (rai 1 sarebbe stato uguale: entrambi telegiornali di regime sono!) e, come al solito, mi faccio qualche sana
risata. (Ma qualcuno ha mai detto a Mentana che hanno inventato le scuole di giornalismo? In Italia ne esistono circa 10… se vuole
gliela pago io, a costo di lavorare come una bestia da soma per tutta questa estate).
Comunque…non è questo il punto. Una tristezza infinita e lacerante mi assale al termine del tg. Ci sono le previsioni del tempo…
Giugliacci farà la “mossa” stasera? Si: l' ha fatta! Che palle. Non se ne può più di questo stracazzo di “Buonasera!” appositamente
deviato di 45° in basso a destra… Riesco a sopportare anche questo… Si, riesco ancora a sopportare. Sono solo LEGGERMENTE
infastidita… fin quando sullo schermo della mia tv 24 pollici compare una “gaudiosa” musichetta e il titolo inquietante dell'ultima trovata
Mediaset: “VELONE”.
Come “VELONE”?! Che puttanata è mai questa? Cerco di capire di che si tratta… angosciose ultrasessantenni che si dimenano in
imbarazzanti balletti accompagnate dalle solite canzoncine estive, nella speranza che
una di loro venga proclamata “velona” della serata. Ora Sono DECISAMENTE infastidita.
Mi mette n'ansia 'sto programma… lestamente la mia mente si mette ad immaginare la
mia dolce nonnina che canta Asereje con tanto di balletto demenziale e quasi mi metto
a piangere!
Ore 20:44
Mi chiedo se prima o poi ci sarà una giustizia televisiva.
Ore 20:45
Spengo la tv. E cerco di ricordare a me stessa perché cazzo l'avevo accesa…
Francesca
11/12_07
Acaya_LE
CoolClub
11 Luglio
Ore 19:00 Conferenza-dibattito a cura del giornalista Giancarlo Susanna “Le parole del Rock”. Giancarlo Susanna: critico
musicale de “l'Unità” e di “Rockerilla”, voce storica di Rai stereo notte.
A seguire reading a cura di Mauro Marino (Fondo Verri), presentazione del libro Poet Rock a cura di Besa Editrice. Il libro contiene i
testi di alcuni dei gruppi che da anni popolano la scena salentina e che si esibiranno nel corso della manifestazione.
Ore 20:30 Reading Performativo: “Amarti m'affatica?” di e con Graziana Arlotta, Angela de Gaetano, Dario Goffredo, Cecilia
Maffei.
Ore 22:00 inizio concerti:
Eva Garde. La giovane
band salentina propone una
miscela tra pop e rock. La
grinta delle chitarre incontra la
melodia di una voce femminile
capace di emozionare.
Freschezza e allegria, grandi
aperture vocali e accattivanti
ritornelli uniti a una trascinante
carica rock caratterizzano la
musica degli Eva Garde.
Violle. Sicuramente una
delle band più sperimentali
della scena salentina. La loro
musica sembra attingere da
sonorità wave per poi spingersi
dove il suono diventa rumore.
Ritmi che sembrano giocare
con il tempo e chitarre affilate
e spigolose accompagnano
testi che colpiscono duro
mentre il basso pulsa
incessantemente.
Bludinvidia. I Bludinvidia
nascono nel 1994 collezionando
nel corso degli anni un
incredibile numero di concerti in
giro per l'Italia. Il genere dei
Bludinvidia è una sorta di rock
dalle forti venature pop e
psichedeliche. Brani in italiano
ma figli dell'Inghilterra dei
Beatles, canzoni dirette e
coinvolgenti.
Psychosun. La musica
degli Psychosun viaggia veloce
verso le atmosfere del garage.
Le canzoni sono piccole
schegge di rabbia e melodia, la
loro attitudine sul palco
decisamente punk. Si sente,
nella loro musica, quella
tendenza a giocare con il
rock'n'roll, a guardarsi indietro
attingendo qua e là tra generi e
periodi musicali.
Special guest: TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI.
In termini linguistici i Tre allegri ragazzi morti sono un ossimoro, una figura retorica che unisce
nella stessa frase due termini fortemente contrastanti tra di loro.
In termini musicali i Tre allegri ragazzi morti sono una delle migliori rock- band italiane.
In bilico tra realtà e fantasia i Tre allegri ragazzi morti hanno scelto di non avere un immagine
nascondendosi dietro i disegni di Davide Toffolo, noto fumettista italiano nonché leader del
gruppo.
Tutto questo mondo di cartoons entra nella musica del gruppo che è fresca e diretta.
Rock-pop e accellerate punk sono l'arma preferita dai Tre allegri ragazzi morti che riescono a
confezionare canzoni che prendono all'istante mantenendosi lontane dalla banalità.
Se si guarda dentro la musica della band si scopre tutto un mondo fatto di personaggi che ci
somigliano, di storie dal taglio adolescenziale. Tutto questo è nei loro testi, nella loro voglia di
comunicare, raccontare la quotidianità.
Questo li distingue, li incorona come una delle band culto della scena rock italiana.
Contano una nutrita schiera di fan sparsi un po' in tutta Italia che affollano i loro concerti, la
dimensione ideale per godere appieno del sound della band.
Ore: 1:00 Dance Hall
Up Room:
Postman Ultrachic, Lizard, Tob Lamare, Gopher
selezioneranno lounge, soul, funky, 60's, bossa, indie, glamrock, discopunk, rock'n'roll.
In contemporanea visioni e manomissioni a cura di Hava-Tampa (Gluck).
Sub Room:
Insintesi (resident crew) drum'n'bass dal Salento, Polina (Na) breakbeat, drum'n'bass - Gary B.
Smith (UK) breakbeat, 9Elms(Le)drum'n'bass, tech-step.
ElectroVideo stalls Etrange Video
12 Luglio
Ore 19:30 Ifonissu Project presenta: Anna Dimitri e Roberto Gemma in Nerò Rotinò.
Ore 20:00 concerto acustico:
Alessio Lega. È un cantautore ispirato nella sua musica dalla tradizione italiana e quella francese. Nel suo repertorio compaiono
oltre a brani originali, adattamenti da cantautori francesi (Ferrè, Renaud, Brassens), da cantautori catalani, castigliani, russi, canti di
cantastorie, poesie musicate.
Ore 21:00
Valvole Davoli in “Il giardino dei seni”.
I Valvole Davoli presentano “Il giardino dei seni”, happening performante dalle vaghe pretese erotiche.
Un viaggio attraverso l'iconografia femminile degli anni 60, un inno alla ghiandola mammaria, un esasperante tour masturbante, un
inferno lisergico. Un concerto assolutamente psichedelico con la musica dei Valvole Davoli tra proiezioni di libido visiva e acustica.
All'interno dell'happening l'intervento ultra 60's a cura di Neopop.it
Ore 22:00 concerti elettrici:
Manigold. La loro musica
è un viaggio nella musica
popolare balcanica e
mediterranea. I brani del
repertorio tradizionale e le
composizioni inedite si
mescolano in una proposta
musicale che attinge alla
musica popolare ma che
sconfina anche nell'esperienza
nuova della contaminazione.
Aria Palea. Gli Aria Palea
hanno un progetto di ricerca
artistico-musicale che,
partendo dal rock progressivo
dei primi anni '70, sfocia anche
nel ripristino della cultura
popolare salentina. Una lunga
esperienza live, ottimi riscontri
di critica e pubblico e con il
riconoscimento di importanti
premi a livello nazionale.
Creme. Creme è un
cantautore capace di scrivere
canzoni che giocano con il
pop, il folk. Canzoni che
sembrano ispirate alla
tradizione italiana, alla musica
di Battisti, ma che suonano
oblique sfiorando la psichedelia
inglese di artisti come Robin
Hitchcock.
Birdy Hop. Pop
scanzonato e divertente
canzoni che subito ti girano in
testa, rock con piccoli inserti
elettronici, ritornellli
tormentone, melodia e ritmo
per una delle band storiche
della scena brindisina. Elettro
pop molto legato al rock
alternativo e sonorità trip hop
per una band che riesce a far
ballare e divertire.
Special guest: DIAFRAMMA.
I Diaframma rappresentano uno dei capitoli più importanti nel libro della storia
del rock italiano. Nascono a Firenze nel 1981 proponendo una sorta di post punk
in italiano. I Diaframma sono la band che ha saputo unire al rock atmosfere
suggestive e liriche intense, poetiche, intimiste, senza mai scendere a
compromessi col mercato, sempre muovendosi con la massima libertà creativa
nel panorama indipendente. Federico Fiumani, leader storico dei Diaframma ha
cominciato il suo percorso nel gruppo come chitarrista diventandone poi la voce
solista. Artista e poeta, Fiumani (vincitore nel 1995 del Premio Ciampi alla carriera)
riesce a trasferire nella sua musica tutta la profondità della sua anima, una serie
di storie e di personaggi frutto delle sue esperienze o semplicemente dalla sua
ispirazione. Da vent'anni sulla scena musicale dei circuiti indipendenti la band ha subito un evoluzione che li vede oggi come la
migliore fusione di musica e parole che il nostro attuale panorama discografico è capace di offrire. I Diaframma sono una vera band
culto, gli anni non sembrano passare per loro e anche il loro pubblico si rinnova. Ai vecchi fans si uniscono anche i giovanissimi che
scoprono nella loro musica la profondità che pochi accordi e poche parole possono esprimere.
Ore: 1:00 Dance Hall
Up Room:
Postman Ultrachic, Lizard, Tob Lamare, Gopher
selezioneranno lounge, soul, funky, 60's, bossa, indie, glamrock, discopunk, rock'n'roll.
In contemporanea visioni e manomissioni a cura di Hava-Tampa (Gluck).
Sub Room:
Insintesi- (resident crew) drum'n'bass dal Salento
Science Force - drum'n'bass dal Salento,
GoodPhellasDubCrew - (RM) new school electro
Natil Box - (TA) electroclash
ElectroVideo stalls Etrange Video
SONOS ROCK
Sonos rock perché la musica è fatta di parole, parole che galleggiano tra le note ma che poi si posano sulla carta,
continuano a cantare nei solchi di un disco. Le parole che riescono a trasformare la canzone in una piccola poesia, un
racconto di vita, un grido, uno slogan, una piccola dichiarazione d'amore. Sonos rock perché parole e musica sono
come amanti uniti in un abbraccio che dura per sempre. Piccoli grandi messaggi, ognuno con una sua ragione di
esserci, come la testimonianza di qualcosa che c'è o c'è stato e che non deve essere dimenticato. E allora Sonos rock
diventa un posto, uno spazio, un libro, un bacino che raccoglie tutti gli affluenti della nostra musica, quella targata
Salento, e che va oltre alle tradizioni popolari, al folklore. Partendo dalle radici comuni, dalla nostra storia, esistono
momenti in cui si respira un'aria che viene dal mondo, da quello più vicino a quello più lontano. E Sonos rock inala tutto
quello che c'è intorno, dalle contaminazioni elettroniche al classico rock 'n roll, dal pop tradizionale e romantico a quello
punkeggiante e indiavolato, dalla poesia dell'impegno a quella che racconta di amori paradossali, e lo ributta fuori
diventando una due giorni di musica e parole che avranno la forza di trascinare tutti in un'atmosfera nuova e mai
scontata.
Amarti m'affatica?
Un viaggio attraverso brani sciolti per esplorare l'amore in tutte le sue forme, accompagnati dalla musica, che da
sempre fa coppia fissa con la letteratura e con l'amore. L'idea di creare una colonna sonora e fisica, fatta di corpi e
voci, per il sentimento più grande e insondabile.
Le parole del rock
Un momento di confronto e di dibattito sull'importanza delle parole e dei testi nella musica rock. Cos'è che fa grande un
grande pezzo oltre agli accordi e alle note? Perché alcuni ritornelli si fissano nella nostra memoria e riaffiorano quando
ne abbiamo bisogno e magari non ce l'aspettiamo? Perché la canzone sembra avere sostituito la poesia nella società
attuale?
Intervista
Federico Fiumani
Parlare al telefono con Federico Fiumani fa quasi
dimenticare il caldo torrido dell'estate leccese. La sua voce calma e la sua disponibiltà fanno trascorrere piacevolmente i minuti e ci
parla del passato e del presente...
1. La New Wave fiorentina negli anni '80.
La nascita della scena fiorentina negli anni '80 è stata casuale. Molti ragazzi sui vent'anni iniziarono a suonare nello stesso momento. Si
suonava musica “di tendenza”, cioè la new-wave. C'era un carisma particolare nei gruppi di allora, anche i locali erano molto vivi. Lo
scrittore Pier Vittorio Tondelli era entusiasta della vita e dell'arte prodotta in quegli anni a Firenze. Anche le etichette discografiche
come l'I.R.A. o la Contempo Records hanno dato il loro forte contributo all'esplosione fiorentina degli anni 80.
2. Le influenze musicali andavano dalla canzone epica al pop. I Diaframma cosa ascoltavano in quel periodo?
I Joy Division erano il gruppo che ci ha influenzati di più. La nostra novità era la scrittura dei testi in italiano.
3. Un piccolo confronto tra il circuito musicale degli anni '80 e quello dei nostri giorni in Italia. Cos'è cambiato nell'underground?
Oggi c'è molta più musica in giro e c'è una maggiore possibilità di esibirsi dal vivo. I locali si sono moltiplicati e quindi si è allargato il
circuito della musica indipendente. Oggi c'è la possibilità di diventare rock-star e molte persone prendono molto sul serio questa
possibilità, mettendo un pò da parte il lato squisitamente artistico della musica. Negli anni 80 i gruppi non chiedevano molti soldi per
suonare, quindi erano liberi di sperimentare e ricercare musicalmente. Ci sentivamo più che altro dei “pionieri”. Molti gruppi oggi si
vendono, ma è anche questo un aspetto della musica.
4. I movimenti giovanili negli anni '80 erano più distinti: punk, new wavers, mods, metallari... Oggi sembra che non ci siano confini.
Gli anni 90 sono gli anni del cross-over. I Red Hot Chili Peppers sono stati probabilmente i primi a miscelare diversi stili. Anche nell'outlook
c'è questa tendenza negli anni 90. Prima metallari e punk non si potevano vedere; i Nirvana sembrano invece un mix tra Hard Rock e
Punk. Adesso è molto più difficile trovare dei movimenti giovanili ben distinti, ma non la vedo come una cosa negativa...
5. C’è un ritorno della New-Wave: Interpol, Yeah Yeah Yeahs, Elettroclash...
L' Italia sembra lenta a recepire questa tendenza, mentre lo ska-core è uno dei generi più in voga. Cosa ne pensi?
E' vero! Lo ska-punk è un genere molto forte in questo momento. Sarei contento se ci fosse un ritorno della New-Wave in Italia visto che
siamo stati tra i primi a suonarla. Band come gli Interpol, comunque, sono molto interessanti.
6. Qualche nome italiano e internazionale che ti ha particolarmente colpito in questo periodo.
Baustelle, Elle ed anche il lavoro solista di Morgan per quanto riguarda le produzioni italiane. Kills, Cat Power, Interpol, Yeah Yeah
Yeahs... Ma è impossibile ricordarli tutti, sicuramente sto dimenticando qualche nome.
Tobia
Yuppie Flu
Yeah, Yeah, Yeahs
Fever to Tell
Polydor 2003
Dopo due Ep che seguivano la scia
tracciata (con l'aratro) dai
concittadini Strokes, apprezzati e
coccolati come tutta la nuova
scena Indie Rock newyorkese, gli
Yeah Yeah Yeahs affidano undici
tracce ad una major - la Polydor per l'uscita del loro primo album full
lenght Fever to tell. Undici tracce di
robusto rock punkeggiante con voce femminile, quella di
Karen-O, che è graffiante come un gatto a nove code.
L'unica novità che il disco propone rispetto ai suddetti Ep sono
due pezzi dai ritmi e dalle atmosfere notevolmente più calmi,
Maps e Modern Romance. Per il resto è un ottimo disco di garage
rock che si differenzia da tutti i nuovi gruppi della Grande Mela
grazie proprio alla frustrante, alcolica e sensuale voce di Karen-O,
la minuta cantante che urla fino alla rottura delle corde vocali.
Bassi palpitanti, chitarre crunch in evidenza anche se in fin dei
conti è sempre lei, Karen, il punto di riferimento che caratterizza
tutto l'appeal del gruppo (anche estetico oltre che musicale).
Questo disco sembra perfetto. Perfetta infatti è stata la sapiente
distribuzione degli ingredienti utilizzati già precedentemente nelle
mini-prove senza pretese. Il rischio che i tre corrono in futuro è di
defluire verso un suono ancora più straziante, oppure essere
troppo ripetitivi, spostarsi come molte band stanno già facendo
verso lidi più new wave. In fondo per avere successo in questo
genere bisogna essere capaci di dire e scrivere cose che nessuno
ha mai sentito prima... e oggi con Interpool, Strokes e compagnia
bella in giro non sembra ci sia molto spazio per l'originalità. Quale
sarà il futuro degli YYY? Aspettiamo il prossimo disco
per dirlo...
Cesare
Give up
The Postal Service - Sub-pop 2003
Rainy day music
The Jayhawks - Lost Highway 2003
Days before the day
Homesleep 2003
È una notte in cui così tanti pensieri, senza un'origine
né una direzione, affollano la testa che sembra stia per
scoppiare. La tua testa, e il tuo cuore, anche.
Allora ti alzi e apri la finestra, come se respirando forte
l'aria potesse entrarti dentro e buttar fuori quello che
c'è e ti pesa. Ma sei ancora nervoso, ti senti oppresso e
la situazione non cambia.
Metti su un disco, quello che ti capita sotto gli occhi,
forse non per caso. Metto su Days before the day degli
Yuppie Flu.
Psichedelici. Per un attimo, nel buio di questa notte
sbagliata, chiudo gli occhi. La testa mi gira nel vuoto
della stanza. Le battute di batterie elettroniche si
sovrappongono e si uniformano ai battiti del mio
cuore. Li sento nello
stomaco. La voce e la
musica si elevano, mai
troppo. Chitarre
acustiche ed elettriche si
sommano agli archi in
un crescendo che
amplifica anche le tue
sensazioni. Poi si fanno
più melodici. È bello.
Dieci pezzi. Accomunati
dalla sperimentazione
propria della scena indie
che fonde, riuscendoci,
vecchio e nuovo,
chitarre e sinth. Sono diversi tra loro, i pezzi, alcuni più
lenti, altri veloci, comunque belli. Quando il cd si
blocca per un istante anche i tuoi sensi sembrano
fermarsi. Mi sento un po' meglio. O forse infinitamente
peggio. A volte è così indefinito il confine tra l'estrema
felicità e la più profonda tristezza che non lo sai dire
come ti senti. So, però, che questa voce, la voce di
Marco, leader della band anconetana, mi ha fatto
bene.
“Nothing seems so clear, kind of things my dear you
never get rid of Then all is black Saw you wander in the
dark”. E anche io mi aggiro, con loro, nel buio. In
attesa di ricominciare a vivere nel mondo reale. “Let
me know when the dream is over” sussurra, su una
chitarra acustica perfettamente accostata e
arricchita dalle sonorità elettroniche. Le note di un
piano, dolci e severe allo stesso tempo, ne scalfiscono
il ritmo.
Cerco risposte, cerco il sonno, la calma, il cuscino
immersa nell'indie pop raffinato degli Yuppie Flu. Un
modo per rendere questa mia notte un po' meno
sbagliata.
Valentina
Prendi un Dj techno e fallo incontrare con un cantante emo. Poi
metti caso che i due si piacciano e decidano di lavorare insieme.
Aggiungi al tutto il fatto che uno è di Los Angeles e l'altro di Seattle.
Ora come si fa a fare un disco? Si usa la posta, lettere, materiale
spedito. E alla fine cosa nasce? The Postal Service tanto per essere
originali. Questo il nome del progetto, Give Up il nome del disco.
Non siamo davanti a niente di particolarmente originale, niente
elettronica sperimentale, niente strane fusioni o miscugli di generi
ma semplicemente pop o meglio elettropop. Elettronica discreta
unita a strutture vocali e compositive tipiche del rock o dell'indie,
genere molto in voga ultimamente grazie al lavoro di etichette
come la Morr. Il disco suona un po' anni 80 (Cure, Pet shop Boys, Depeche Mode) e questo è veramente piacevole. Una manciata di
canzoni che un po' ti fanno ballare un po' risvegliano il romanticone che è in ognuno di noi. Ed è proprio per i romanticoni un po'
nostalgici quest'altro cd che gira nel mio lettore. Si tratta di Rainy day music, ultimo lavoro di The Jayhawks. Appena lo metti su
sembra una ristampa dei Birds, poi scopri che canzone dopo canzone la band sembra esplorare il folk americano senza risparmiare
nessuno. C'è Bob Dylan, Neil Young e chi più ne ha più ne metta. Il tutto è però miscelato con maestria e perfetto equilibrio in un
susseguirsi di ballate leggere. Direi il disco perfetto per chi è in macchina e torna dal mare, magari al tramonto e con la donna che ha
sempre amato seduta accanto con i piedi fuori dal finestrino e i capelli mossi dal vento.
Osvaldo
Studio di registazione - Noleggio Impianti Audio
Brindisi - Via Provinciale per San Vito 26
Tel: 0831597636 - Cell: 3356610310
www.welcome.to/purerock - [email protected]
Scritto sul corpo
Jaenette Winterson (Mondadori)
Io, sul mio letto, sabato pomeriggio, leggo d'amore. Leggo
d'amore in un momento della mia vita in cui questo è tutto ciò
che cerco e vorrei. E fuggo, anche. Qualcuno però mi spiega
che “l'amore appartiene a se stesso”, che non è qualcosa di
negoziabile. Mi insegna che l'amore è qualcosa che provi, che
non è preciso ed è inutile dargli un nome allora. “Sono i clichè il
problema”. Non la fedeltà o il quotidiano devono essere
l'amore. L'amore può essere un abbraccio in mezzo ad una
strada, quando tutto il resto non conta più niente e tu realizzi
che questo istante te lo porterai dentro per la vita. Leggo e
capisco che l'amore non bisogna dirselo per forza - silenzio
inviolabile, se ti chiedo non rispondi - “chissà perché gli esseri
umani hanno bisogno di risposte”. Capisco che è possibile dare
un senso logico all'amore. Puoi viverne l'ardente passione nei
luoghi ignoti del desiderio o soffocarlo negli abissi della tua
anima, e comunque brucia, in questo gelo apparente.
C'è un io senza nome né volto, c'è una lei dai capelli rosso
fiamma. S'incontrano e il loro reciproco amore va oltre. Va oltre
i legami già esistenti, va oltre la felicità terrena, ne travalica i
confini dando consistenza a gesti e sguardi e odori e sapori...
“Non sapevo che potesse esistere tanta felicità...” Poi qualcosa
di sbagliato c'è quasi sempre ed uno cerca di non crederci
prima, di farsene una ragione poi. Agisce per far bene e
invece fa tanto male...
Jaenette Winterson, inglese, al suo sesto libro. Scelto da me per
caso per il disegno in copertina.
Scritto sul corpo. Scritto sul corpo come quel nome che è il tuo
codice segreto. Scritto sul corpo come un tatuaggio che ti ha
inciso pelle e cuore e lascerà il segno per sempre. Scritto sul
corpo come un amore che deve nascere prima o poi in un
modo o nell'altro. Vita e ricordi e desiderio e solitudine e stelle e
sporcizia e felicità e morte. Comunque
“l'amore ne vale la pena”.
Valentina
Di cosa parliamo quando parliamo
d'amore
Raymond Carver (Minimum Fax)
C'è una cosa che rende Carver unico: quando scrive sembra
farsi delle domande. Nei suoi racconti è come se alla fine ci fosse
un grande punto interrogativo invisibile. Perché i personaggi dei
suoi libri vivono vite incomplete, le
storie sono piccoli affreschi, le frasi
brevi, il linguaggio semplice e il tutto
crea un senso di incompletezza,
un'atmosfera sospesa. Carver è il
padre del minimalismo, un mostro
sacro della letteratura
contemporanea, osannato dalla
critica, uno di quelli che ha cambiato
il modo di scrivere.
La sua produzione rispecchia un po' la
sua vita, una vita difficile fatta di storie
di alcolismo, povertà, e una grande
storia d'amore con la poetessa Tess
Gallagher. E proprio a lei è dedicato
questo libro, diciassette racconti
pubblicati nell'81.
Non si tratta di un nuovo autore o di un'ultima uscita ma vale
sempre la pena di prendere in mano un libro di Carver. Ne vale
la pena perché Di cosa parliamo quando parliamo d'amore è un
libro intenso come pochi. C'è in questi episodi un modo di
interpretare l'impotenza, la mancanza di qualcosa, l'infelicità o la
triste quotidianità dell'amore. È incredibile come nei personaggi
di Carver un po' ci riconosciamo, perché in fondo le nostre vite
sono un po' tutte uguali, un po' banali, a momenti speciali. Tutti in
fondo devono qualcosa a Carver. Anche Robert Altman, ad
esempio, si è ispirato a numerosi racconti di Carver nella
stesura della scenografia del suo capolavoro America
Oggi. E anch'io devo molto a Carver perché con lui
bastano cinque minuti, poche pagine, quasi mai più di
dieci, per scoprire il mondo, per aprire gli occhi, per vedere
e sentire tutto come è realmente.
Osvaldo
La vergine dei sicari
Fernando Vallejo
Edizioni Guanda
Esiste una chiesa e una Madonna di cui sono fedeli i sicari e le intercessioni celesti che vengono
richieste riguardano la buona mira nel colpire la vittima e il ricco guadagno da ricevere da parte
del mandante dell'assassinio.
Esiste un libro spietato e crudele, che non lascia speranza minima di redenzione e cambiamento.
Esiste un amore omosessuale e pedofilo, fra un professore sessantenne e un pluriomicida sedicenne.
Esiste un Paese allo sbando totale dopo l'arresto del più grande narcotrafficante del mondo, leggi
Pablo Escobar e leggi Colombia. La storia è ambientata a Medellin, città in cui alla fine dell'anno
scorso ci saranno stati poco più di quattromila omicidi. Una bella cifra per una città di appena un
milione e mezzo di abitanti.
La novella si svolge tra abbracci, preghiere e delitti. Davanti allo scrittore, in un'orgia di sangue,
crepano, preferibilmente con una pallottola in fronte, un punk che tiene troppo alto il volume di un
rock vecchio e brutto, tre poliziotti incauti, un passante scontroso, un taxista maleducato, tre
pedanti attivisti dei diritti umani, un piccolo straccione, un mimo che si burla del prossimo, uno
scarto umano che si burla
degli Hare Krishna, un
mendicante antipatico, un
uomo che frusta il suo cavallo.
E molti, molti altri.
Tutto quello che viene narrato
nel libro, se non è realmente accaduto, potrebbe tranquillamente
accadere, ogni giorno, a Medellin.
Vallejo non è un buono, odia dio e gli uomini, i politici, gli
ambientalisti, i poveri e i difensori dei poveri e lo dice chiaramente,
ama fare sesso senza morale e pudore, odia la chiesa e il suo
massimo rappresentante: “Chi non fa sesso impazzisce, basta
vedere il Papa che fa discorsi farneticanti e bacia la terra”. Il suo
disincanto, che spesso rasenta il cinismo, è però incrinato dalla
presenza di un ragazzo, Alexis, che con la sua fresca bellezza gli fa
intuire una possibilità di amore. Alexis è un sicario, ma in lui non c'è
l'apparente presenza della crudeltà e della violenza, la sua pelle è
morbida e vellutata, la sua anima ingenua.
dario
L'altra metà dell'amore
Matrix reloaded
Regia di Léa Pool - Canada 2001
Regia di Andy e Larry Wachowski 2003
L'altra metà dell'amore. La parte oscura
dell'amore. Quella che cerchi di rinnegare,
se la scopri. Quella che non accetti. E non ti
accetti. E se anche sai che “non amerai mai
nessun altra come ami lei” tu scappi via, ti
rifugi in una storia più “normale”. Perché non
puoi…
“Io non potrò mai vivere questo amore”
dice Tory a Pauline baciandola per l'ultima
volta. Storia di amicizia. Di college. Di
ragazze smarrite e scatenate. Di vita ed
esperienze insieme. Alla fine, storia di un
amore più vero di tanti altri. Che senso ha
etichettarlo? Non lesbica. Solo innamorata.
Ma la gente ti accolla sempre un'etichetta.
E se Pauline grida al mondo il suo amore, Tory non ne ha il
coraggio. Ti colpisce dentro questa storia, più di quanto uno possa
ammettere. La si vive attraverso gli occhi della piccola e ingenua
Mouse, quella che credevo dovesse essere la protagonista e che si
rivela poi spettatrice, come noi, imparziale e impotente, del folle
amore delle sue compagne di stanza.
“Quei rumori, quei bisbiglii, le loro ombre abbracciate divennero
come elementi dei miei sogni…”
E se la dolce Mouse conserva nel cuore la fiamma accesa di un
amore puro, quello della sua mamma che non c'è più, Pauline nel
suo cuore ha solo Tory. Che a suo modo non può, non vuole,
esserci più. “L'unica persona che mi abbia mai amata”. Pauline non
può rassegnarsi.
“Perché l'amore è, esiste e niente di quello che dite può farlo
sparire. Perché è il motivo per cui noi siamo qui. È la vetta più alta e
una volta che l'hai scalata e guardi gli altri da lassù ci rimani per
sempre. Perché se ti muovi allora cadi…cadi”.
E in amore c'è chi cade. C'è chi fugge. C'è chi sceglie
di volare via. Come un rapace…
Valentina
Ricordo ancora il mio primo Matrix. Lo vidi in lingua originale con i
sottotitoli in cirillico e non capii una mazza. Con il tempo e la
pazienza ho avuto occasione di capirlo e di amarlo. Matrix è un
grande film, un perfetto equilibrio tra effetti speciali e trama che
quasi ti convince e un po' ti fa pensare. Appena ho visto il trailer
del sequel Matrix reloaded non ho resistito, dovevo vederlo.
E mi fa piacere rivedere Neo sempre fichissimo, con quell'aria che
ti dice sono l'eletto ma non per volontà mia. Passano i minuti e
sembra che qualcuno abbia cambiato canale e abbia
sintonizzato il cinema su Mtv. Mentre Neo amoreggia con la bella
Trinity, tutta la città di Zaion (si scrive così?) si lancia in una danza
tribale in cui splendidi corpi seminudi e madidi di sudore si
intrecciano, si abbracciano al ritmo dei Tambure du Bronx con
base tecno.
A un certo punto credo che qualcuno abbia di nuovo cambiato
canale perchè (come ha detto la mia amica Anna) sembra di
essere in un film di Bud Spencer e Terence Hill. Vorrei citare con
più precisione il film Bulldozzer, quello sul football, con riferimento
all'ammucchiata sul mitico Bud che fa volare frotte di avversari.
Beh anche il nostro caro Neo, sommerso da decine di mister
Smith, se ne sbarazza come il vecchio caro pancione della nostra
commedia. Sicuramente una citazione.
E se le danno tutti di santa ragione per buona parte del film, con
classe, vestiti benissimo, ma non fanno altro che roteare,
scazzottare, VOLARE e il tutto a una velocità supersonica.
Un film in cui il machismo è alimentato dalla presenza di attrici
bellissime, e non parlo dell'oracolo, tra cui una splendida Monica
Bellucci, tanta bella e tanta fessa come si dice dalle nostre parti.
La trama se c'era non l'ho capita ma credo non ci fosse. Come se
non bastasse quando pensavo di cominciare a capire il perchè di
tutto sullo schermo compare la scritta Continua. Oggi mi chiedo
se Matrix è diventato un fumetto oppure ero a casa a vedere
Cicci giocare alla Playstation e non me ne sono accorto.
Osvaldo
Goodbye, Lenin!
regia di Wolfgang Becker
…ovvero come sopravvivere e non farsi travolgere dal
capitalismo, ricostruendo in un appartamento una forma di
socialismo ideale.
La mamma di Alex si risveglia dopo otto mesi di coma; otto mesi
a cavallo tra 1989 e il 1990: anni
del crollo del muro di Berlino e
della riunificazione tedesca.
Dopo il trauma, la signora è molto
debole e qualsiasi shock potrebbe
esserle fatale. Per evitare ciò, tra
beghe familiari, slogan, ideali e
un'invasione di “benessere”
occidentale, si costruisce un muro
anti-temporale fra le pareti di un
appartamento della Berlino Est.
Nella casa Alex, trasportato da un
profondo amore verso la madre,
ricrea un mondo ormai
immaginario, dove prende forma
un'idea socialista (non solo sua!) di
lavoro e cooperazione fra le parti
sociali al fine di raggiungere il
benessere dell'intera comunità. Un concetto ben distante dalla
dittatura che ha sagomato la vita degli europei dell'Est negli
ultimi 50 anni.
Il film, in una rocambolesca ricerca di un nuovo equilibrio, ritrae
fedelmente lo stato di confusionale euforia e di generale
incertezza post-riunificazione.
Una commedia divertente, passionale e a tratti malinconica,
che spazia tra libertà mai conosciute e “religiosi” ideali (passati,
presenti e futuri) tanto affascinanti quanto poco reali e che
presentano sempre un conto da pagare.
Assolutamente da vedere ... soprattutto per chi è nato prima
degli anni '80. Anche il sito http://www.79qmddr.de/intro.php è
uno spasso, se non avete grossi problemi con il tedesco.
Davide
www.coolclub.it
[email protected]
Stampato su carta riciclata presso Poligrafica DESA
Coolclub.it è un
sito internet e da
oggi anche un
foglio di
informazione.
Chiunque abbia
la voglia di
collaborare con
noi può mandarci
il suo materiale
all’indirizzo e-mail.
Non fatevi
pregare, siete i
benvenuti.
Io lo so che cos'è l'amore
Io lo so che cos'è l'amore. L'amore è una ragazza che ci crede, che lo aspetta. Lei lo sa cos'è l'amore, l'ha
sentito un sacco di volte nelle canzoni che ascolta alla radio quando torna da scuola e non ha voglia di
fare i compiti e manda essemmesse alle amiche e aspetta che il biondo della quinta g si faccia avanti. Lei
lo guarda ogni giorno durante la ricreazione quando si nascondono tutti a fumare di nascosto dal preside.
L'amore è io che piango dentro la macchina, la sigaretta accesa e la testa poggiata sullo sterzo. L'amore è
tu che te ne sei andata, io che ti aspetto, i chilometri fra di noi, la rabbia fra di noi. L'amore è lui che ti ha
portata via e ti ha fatto felice lontano da me. E all'autoradio Lou Reed mi ricorda dei giorni perfetti che ho
trascorso insieme a te e mi viene voglia di gridare e accendo la macchina e vado a bere una birra in un bar
dove trovo degli amici che sanno che sono triste e cercano di farmi ridere e io mi ubriaco e rido solo alla
fine quando non riesco a trovare la porta del bagno e sbatto sulla cameriera che porta i crostoni e me li
rovescia addosso e tutti ridono. E quello è l'amore.
L'amore è un azzardo. L'amore è che a volte ti confondi e non sai bene cosa succede e, non importa se sia
uomo o donna, c'è una persona che per un attimo almeno ti ha fatto venire i brividi.
L'amore è Osvaldo che parla dell'amore, l'amore è roba da artisti. L'amore è quella mamma con la sua
bambina. L'amore è per chi ha tempo per l'amore. L'amore è quando vai a votare e vedi una bellissima
brunetta che fischietta bandiera rossa andando all'urna e vorresti dirle che è vero, che anche tu. L'amore è
un viaggio in autostrada con le soste all'autogrill e la birra da un litro che a Osvaldo gli piace un casino
comprarla ogni volta che partiamo, e Cicci ci fa ascoltare a ripetizione la sua musica, perché un viaggio è
un ottimo modo per istruirci. E allora una volta mi tocca ascoltare sei volte di seguito la raccolta dei
Ramones volume 1, 2, e 3, e l'altra volta sono gli Smiths, volume 1 e 2. Però è bello e cantiamo.
L'amore è pensare che le cose alla fine si aggiustano, e anche quando sei triste l'amore è non pensarci.
L'amore è guardare fisso negli occhi un uomo bellissimo e dirgli: adesso voglio morire per amore. L'amore è
dormire abbracciato tutta la notte con un'amica e svegliarsi presto e uscire e lei non si accorge di niente e
continua a dormire.
L'amore sono le donne che ho incontrato sulla mia strada. Tutte quelle che hanno scelto, per motivi che
molte volte non sono riuscito forse ad intuire, di fermarsi un attimo e respirare con il mio stesso respiro.
L'amore era la ragazzina timida che non aveva paura di andare ad una manifestazione e affrontare una
carica della polizia, ma poi nel silenzio della sua mansarda nell'hinterland milanese aveva quasi paura di
farsi vedere nuda. Amore era la compagna emancipata, che di fronte a una bottiglia di birra condiva con
un sorriso dolcissimo e allegro i suoi baci su un divano nel soggiorno di una casa di amici a Bologna. Amore
era la ragazza che riusciva a farlo solo quando era ubriaca perché diceva che aveva senso solo se era una
festa. Amore era la compagna di teatro con gli occhiali, e amore era la sconosciuta incontrata per caso
una sera in una stradina del centro. Amore era quella donna bellissima che mi ha insegnato che cos'è
l'amore nell'atmosfera insolita e vagamente letteraria che produce un amore vissuto un po' clandestino, e
amore era quella donna che da me ha scelto di imparare che cos'è l'amore, regalandomi alcuni mesi che
ancora credo che lei fosse la mia personale Annie. Amore era la ragazza ansiosa con i suoi disturbi
alimentari e affettivi. Amore era la giornalista in odor di carriera, incontrata tra febbri e allergie. Amore era
certamente la psicologa che cercava di capire se ci ero o ci facevo, e che mi ha tenuto una settimana in
osservazione in pieno agosto a Roma. Amore era la giovane irpina a Lecce per studio, e amore era l'amica
in una serata di gioia e bisogno di affetto. Amore era la donna mai più vista al chiaro di luna che ha lasciato
sulla mia pelle un caldo profumo di vuoto, e amore era la sorpresa di un pomeriggio ad altissima
gradazione alcolica mentre tutti i parenti mi aspettavano al ristorante per festeggiare il compleanno di
una cara zia.
Amore è lei, che, un po' stronza e un po' sfigata come me, c'è quando vuole, con il suo accento, il suo
piccolo corpo e la sua allegria sfrontata, e così ci piace. E amore è in fondo anche lei che mi ha regalato la
mia inquietudine e questo dio del fango che continuo ad adorare, e questo segno che porterò sempre
con me.
E amore, poi, sono tutte quelle donne che per un attimo ho incrociato e per un motivo o per l'altro i nostri
respiri si sono solo sfiorati, senza riuscire a mantenere per un po' lo stesso ritmo. Penso a tutte le persone a cui
ho rubato il sorriso sull'autobus, o sulle strisce pedonali di una strada assolata, quelle che ho toccato
appena in piazze colme di gente. O quelle di cui mi innamoro ogni quindici minuti, e non è che sono
volubile o strano è che come dice Paolo Conte “sono sempre più distratto e anche più solo e vinto”.
E amore è quella persona che ha rubato il mio di sorriso, e se l'è messo in tasca e se l'è portato via lontano
con lei e il mio sorriso continuerà a sorridere impigliato in una massa di capelli biondi.
Io lo so che cos'è l'amore. Io lo so che l'amore è bello farlo.
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