Allegato 7 - PiemontePress

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TARTUFO di MOLIÈRE
regia Giuseppe Costantino
III atto Elmire e Tartufo
Personaggi
Madame Pernelle
Cleantine
Elmire
Dorine
Damis
Marianne
Orgon
Valere
Tartufo
Interpreti
Daniela Vizzotto
Paola Budel
Ivana Cantaro
Chiara Angelini
Robert Fuscà
Dania Milanese
Valter Nicoletta
Ambra Ferrarotti
Giuseppe Costantino
Luci e fonica
Laura Carrega
Trama
Chi è Tartufo? Un parassita, uno sfruttatore, un ipocrita, falso come Giuda, bigotto,
baciapile, odioso… Ha un losco passato (lo scopriremo al termine della commedia) che
mantiene, però, ben nascosto a tutti, sotto il manto del cristiano-cattolico, devoto ad
oltranza agli insegnamenti di santa madre Chiesa. Il falsone si è introdotto a casa di Orgon
dove la fa da padrone, amatissimo da lui e dalla madre di lui, la signora Pernelle, acida e
bacchettona, e invece inviso, temuto, disprezzato dal resto della numerosa famiglia. La
quale famiglia è composta da una moglie, anzi, seconda moglie di Orgon, di nome Elmira,
due figli di lui, Damis il maschio e Marianna la femmina, un cognato, fratello di Elmira, di
nome Cleante, una servetta simpatica, intelligente e impertinente, Dorina, e infine la
vecchia suocera, la signora Pernelle. A questi si aggiunge Valerio, un onesto ragazzo
fidanzato di Marianna.
La storia è fatta di poco: Orgon si lascia a tal punto abbindolare dal falso Tartufo da
volergli dare in sposa la figlia Marianna (già promessa in precedenza a Valerio) e da
decidere di nominarlo erede di ogni sua sostanza… Ma di poca storia Molière sa farne un
capolavoro. Uno dei grandi capolavori del teatro “leggero” europeo.
Sviluppo della vicenda e tematiche principali
L’architettura teatrale è un perfetto congegno a suspence: Molière dà vita a Tartufo, il
protagonista della commedia, e lo descrive e dipinge nei minimi particolari, pur tenendolo
a lungo fuori scena. Senza mai farlo comparire direttamente,ce lo presenta e ce lo
racconta nel vissuto degli altri, nella sua doppia personalità, e tutto questo per i primi due,
dei cinque atti della commedia. I sostenitori dell’impostore Tartufo, di recente rimorchiato
in una chiesa e trasportato a vivere in casa con loro, sono Orgon e sua madre, la signora
Pernelle. Per la signora Pernelle Tartufo è un sant’uomo che si propone di “avviare al
cielo” l’intera famiglia e Orgon, suo figlio, dovrebbe “indurre tutti a benvolerlo” perché “lo
muove solo del cielo l’interesse” ed è “devota persona… mandata qua per raddrizzare le
vostre fuorviate anime…” (I,1).
Orgon ne è altrettanto infatuato e, ora che se l’è trascinato in casa, lo vive come un
messia: “chi ne segue i consigli –dice di lui- una profonda pace gusta e il mondo guarda
come fosse letame” (I,6). Gli altri, tutti gli altri di famiglia, lo vedono, questo Tartufo,
come il fumo negli occhi. La più lucida, obiettiva e simpaticamente colorita nel giudicare la
situazione è la servetta Dorina, che sa cogliere con precisione lo stato di assoluta
sottomissione di Orgon verso l’impostore: “…è come inebetito da che si fa guidare da
Tartufo, lo chiama suo fratello e gli vuol bene più che a sua madre, a i figli e a sua
moglie…” e Tartufo, dice Dorina, in Orgon “ha trovato un grullo, e vuol goderne, e con
cento giochi ha l’arte di abbagliarlo… e ne trae soldi il suo bacchettonismo…” (I,2). E’
sarcastica e colorita, Dorina, nel descriverci l’ipocrisia e insieme il parassitismo di Tartufo.
Ora la preoccupazione di tutta la famiglia sono le nozze di Marianna con Valerio, già
promesse. Tira un’aria strana e c’è sentore che Tartufo possa essere contrario e
influenzare negativamente Orgon. E infatti…
Vediamo Orgon, e siamo al secondo atto, chiamare a sé Marianna, la figlia, e senza troppi
preamboli proporle sì il matrimonio, ma non con Valerio, bensì con Tartufo stesso. Chi
esplode di sdegno a tale infamia? Chi si batte come un leone e denuncia punto per punto
tutte le ragioni per considerare scandalosa la proposta? Dorina, la servetta,che, entrata
pian piano e messasi, non vista, alle spalle di Orgon e di Marianna, ha sentito tutto e
passa al contrattacco aggredendo il padrone con forza e decisione.
Dapprima grida allo scherzo: no, non può essere vero quanto Orgon chiede alla figlia. Poi
gli dà dello sciocco: “si può, signore, con codest’aria da uomo prudente e con codesta
barba, essere così sciocco…?” (II,2) e poi attacca sul piano delle diverse ragioni che
rendono inammissibile la proposta: Tartufo è un bigotto e “vostra figlia non è per un
bigotto…”. Tartufo è povero in canna mentre Orgon è ricco: “…a che fine andar, qual siete
voi ricco sfondato, a cercare per genero un pitocco?” (II,2). Tartufo è repellente, non
piace a Marianna, ed è rischioso far sposare una ragazza ad un uomo di cui non è
innamorata, significherebbe indurla all’infedeltà: “La virtù d’una giovine, sappiate,
s’arrischia sempre, quando con le nozze si va contro il suo gusto… Perciò chi dà a sua
figlia un uom ch’essa odia si rende responsabile de i peccati ch’ella commette…” (II,2).
Ci vuole un piano e ci vuole astuzia per impedire queste “indegne nozze” (II,4) e per
indurre Marianna, troppo sottomessa al padre (“il riserbo del sesso ed il dovere di figlia
dovrei io forse lasciare?”…) a ribellarsi (II,3).
“Con un po’ di astuzia si può impedire…!” (II,3) promette Dorina, la servetta, e dapprima
fa riappacificare Marianna e Valerio, messi uno contro l’altro dai progetti di Orgon, poi
combina un piano di alleanze con il fratello Damis e la matrigna Elmira. E siamo al terzo
atto: un’ora quasi di spettacolo pieno, tutto intorno a Tartufo, e Tartufo ancora non
l’abbiamo incontrato. Eccolo entrare finalmente in scena, più falso e ipocrita che mai.
Subito, eccolo rivelare la sua vera, infida natura: fingendo d’interessarsi alla salute di
Elmira, la giovane moglie di Orgon –per la quale, dice, ha tanto pregato- cerca di
palpeggiarla un po’ e poi, sicuro di sé, le si dichiara apertamente e le chiede di diventare
sua amante: “né so guardarvi, perfetta creatura, senza adorare in voi l’Onnipotente…
uomo son sempre e innanzi alla celeste bellezza vostra il cuor si sente preso, né più
ragiona… il vostro onor non corre rischio con me… il segreto con noi sempre è sicuro… e
in noi si trova, e nel cuor nostro, amore senza scandali e piacere senza paura…” (III,3).
La sconcia proposta è udita anche da Damis, ch’era nascosto nei pressi, e se Elmira
sarebbe pronta a perdonare l’indegno Tartufo e a non smascherarlo davanti a Orgon,
purché si impegnasse, il traditore, a favorir le nozze tra Marianna e Valerio, Damis, invece,
giovane irruento e incapace di compromessi, dà sfogo a tutta la sua indignazione e corre a
raccontare la cosa al padre: “io l’ho sorpreso che a vostra moglie di colpevole fiamma
faceva ingiuriosa confessione…” (III,5).
Orgon però è così inebetito, così plagiato dal suo incantamento per Tartufo da non credere
affatto a quanto il figlio gli racconta. Anzi, si convince tanto più che l’innocente Tartufo sia
fatto segno di una congiura da parte dei suoi famigliari e a quel punto prende una
decisione clamorosa: non solo costringerà Marianna a sposarlo, ma punirà l’intera sua
famiglia diseredandola di tutta la propria ricchezza e intestando ogni suo avere al futuro
genero. “…Tutti l’odiate –urla Orgon in difesa di Tartufo- ed oggi tutti vedo, moglie,
figliuoli, servi, contro lui scagliarsi, sfacciatamente adoprarsi ogni mezzo per distaccare da
me questo sant’uomo…” (III,6). E di fronte ai congiunti, allibiti, lancia a Tartufo la sua
incredibile promessa “…per punirli meglio, altri eredi che voi non vo’ lasciare, e senz’altro
farò, d’ogni mio bene, al nome vostro intera donagione. Un buono e schietto amico, che
mi prendo per genero, mi val più che la moglie, più che il figlio e i parenti…!” (III,7).
Prova Marianna, supplicandolo, a commuovere il padre: dia pure ogni sua ricchezza, se
vuole, a Tartufo, ma risparmi lei dal doverlo sposare: “deh, salvatemi dal tormento
d’appartenere a quello che aborrisco… dategli i vostri ben, dategli i miei… ma la persona
mia salvate almeno…” (IV,3).
Niente da fare: Orgon è irremovibile.
Interviene allora la moglie, Elmira. “Che razza d’uomo” sia davvero Tartufo vuole, al
marito, farglielo toccare con mano… Lo convince a nascondersi sotto un tavolo: lei
provocherà con lusinghe “gli sfrontati desideri” di Tartufo e se questi cadrà nella trappola
e svelerà la sua passione, ecco che finalmente l’ostinato marito si convincerà della
disonestà del falso amico e crederà ai famigliari.
Una lunga scena, la quinta del quarto atto, finalmente smaschera l’ipocrita. Non sapendosi
udito da Orgon, Tartufo pone il suo assedio ad Elmira, la quale finge di cedere, e subito le
chiede un primo bacio di pegno e irride Orgon come “uomo, quello, da menar per il
naso…” (IV,5).
Il gioco è fatto e la commedia parrebbe volgere rapidamente al lieto fine. Orgon
finalmente ha capito chi è davvero Tartufo: “un uomo abominevole, confesso! Creder non
lo posso, e ciò mi uccide…” (IV,6). Lo affronta: “volevate mia figlia e cercavate mia
moglie” e lo invita a uscire, per sempre, da casa sua.
Ma –colpo di scena- Tartufo si ribella e risponde a Orgon che no, lui da quella casa non
uscirà: ora è casa sua, non di Orgon, in virtù della donazione, ormai registrata dal notaio.
“Tocca a voi uscirne, a voi che fate da padrone: la casa è mia e ve lo farò vedere!” (IV,7).
Finirebbe male l’intera faccenda se non ci fosse, deus ex machina, l’intervento del Principe
che, tramite l’invio di un suo mandato, dispone l’arresto di Tartufo.
Cos’è successo? Che “lui stesso si è tradito!”: andando dal Principe a far valere le proprie
ragioni contro Orgon “il Principe ha scoperto un imbroglione matricolato in lui, che già
sotto altro nome ei conosceva e v’ha un elenco di sue male azioni di cui potrebbe farsi un
grosso tomo…” (V,7).
Tartufo è arrestato, il contratto di donazione viene invalidato, Orgon accetterà, finalmente,
che Marianna sposi il suo Valere.
Tartufo apparve in scena la prima volta nel 1664. La commedia fece scandalo. La Chiesa
cattolica, a quei tempi potente e inquisitoria, non gradì affatto la satira in essa contenuta.
Molière fu accusato di empietà e un teologo della Sorbona arrivò a chiedere per lui il rogo.
Non si giunse a tanto, ovviamente, ma la commedia fu per qualche tempo interdetta a
teatro e recitata solo in salotti privati. La condanna durò poco: le lotte intestine che
infuriavano in quegli anni tra la monarchia e le diverse sette religiose le consentiranno ben
presto di tornare in scena e da allora divenne, in tutta Europa, ed ancora è, uno dei titoli
più rappresentati del repertorio di Molière.
“Tartufo” divenne ben presto sinonimo di bigotto-ipocrita passando dal teatro al
vocabolario della vita quotidiana.
.L’ipocrita, l’avaro, il vecchio ambizioso, il medico ciarlatano, l’ipocondriaco: Molière ha
dato, con alcuni dei suoi monumentali personaggi, all’immaginario letterario
europeo,alcune figure paradigmatiche che sono e restano imprescindibili. Tartufo è una di
questa, forse la più celebre.
Tartufo apparve in scena la prima volta nel 1664: la commedia fece scandalo. La Chiesa
cattolica, a quei tempi potente e inquisitoria, non gradì affatto la satira in essa contenuta.
Molière fu accusato di empietà e un teologo della Sorbona arrivò a chiedere per lui il rogo.
Non si giunse a tanto ma la commedia fu per qualche tempo interdetta a teatro e recitata
solo in salotti privati.. La revisione cui l’autore sottopose il testo, l’intercessione del re, il
progressivo venir meno dello strapotere delle sette religiose dominanti, consentiranno a
Tartufo di tornare ben presto in scena e di divenire, da allora e fino ad oggi, uno dei titoli
più rappresentati del repertorio di Molière.
www.raiscuola.rai.it/video/1622/molière-il-tartufo/default.aspx
Note di regia Con la commedia noir "Tartufo", la compagnia di Casale Monferrato
affronta per la quarta volta il teatrante Molierè: risale alle prime esperienze del gruppo la
messinscena (1989), riuscitissima stando al successo di pubblico e di critica, de "La scuola
delle mogli" mentre un po´ più recenti sono gli allestimenti de "L´improvvisazione di
Versailles" e della farsa "Il medico volante", nella quale gli stilemi della commedia dell´arte
sono evidenti nella vicenda e nei personaggi. Ben diverso è lo spessore di Tartufo, opera
tra le più discusse ma anche tra le più studiate e apprezzate dalla critica e da quanti
amano il Teatro. Si alternano nelle regie, Chiara Angelini e Giuseppe Costantino, anche
attori della compagnia,, fondatori di Nuovo Palcoscenico. E’ la volta di Costantino di
affrontare "Tartufo" di Molière, del quale dice: "... pur non amando dirigere la cosiddetta
commedia in costume, mi ha intrigato quanto di socialmente attuale si può ritrovare in
questi salotti seicenteschi, dove, scavando un po’ tra tendaggi, velluti e parrucche, si può
trovare materia per riflettere sulla falsità e sul vuoto contemporaneo..."
------------------------------------------------------------------------------------------------Nuovo Palcoscenico è fondato nel 1986 da Chiara Angelini e Giuseppe Costantino,
entrambi provenienti da precedenti esperienze formative in ambito teatrale.
Da più di vent´anni organizza corsi di recitazione in città, biennali, al termine dei quali gli
allievi più promettenti vengono inseriti nelle produzioni della Compagnia.
La Compagnia ha allestito una sessantina di produzioni rappresentate in molti teatri del
Piemonte, della Liguria, della Lombardia, del Veneto, del Trentino Alto Adige e delle
Marche: soprattutto autori classici, a volte rivisti secondo un´ottica contemporanea anche
con l´utilizzo di video. Eschilo, Sofocle, Euripide, Molière, Marivaux, Shakespeare, Goldoni,
Pirandello, Verga, Cechov, Lorca, Brecht sono stati gli autori più visitati da
Angelini/Costantino che si alternano nelle regie, ma anche il teatro del secondo ´900 (
Williams, Beckett, Ionesco, Pinter, Betti, Buzzati) è stato oggetto di studio e di allestimenti.
Nuovo Palcoscenico ha ottenuto importanti riconoscimenti sia in ambito nazionale (Festival
di Pesaro, Festival di Nave ) che in quello regionale ( Torino, Alessandria, Biella ) vincendo
premi per miglior spettacolo, regia, attori protagonisti .
Attività nelle Scuole
Secondarie di I grado
Numerosi gli interventi nelle scuole piemontesi sia con laboratori per alunni e insegnanti,
sia con l´offerta di spettacoli. Dal 1989 ad oggi si sono tenuti incontri di lettura e di
esercitazione su testi tratti dall’antologia scolastica e incontri di avvicinamento al teatro
con ascolto di brani esemplari della letteratura teatrale. Dal 1990 al 1994 si è organizzata
la stagione teatrale per le Scuole in collaborazione con la Pubblica Istruzione del Comune
di Casale. Nell’anno 2004-2005 è stato prodotto, in collaborazione con l’ASL AL e la LILT di
Alessandria, lo spettacolo “Tom”, tratto dal romanzo di Mark Twain. L’evento ha concluso
un laboratorio teatrale finalizzato alla prevenzione del fumo di tabacco presso l’Istituto
Comprensivo di Cerrina (AL). Il progetto è proseguito nel successivo anno scolastico con il
concorso teatrale “Meriti un applauso”, indirizzato a tutte le scuole della Provincia di
Alessandria, del quale Nuovo Palcoscenico ha gestito gli aspetti concorsuali e la
supervisione sugli spettacoli prodotti dalle dieci scuole medie partecipanti. Nell’anno
scolastico 2007-2008, programma e conduce la formazione degli insegnanti per la
conduzione in classe di un laboratorio teatrale finalizzato al potenziamento delle life-skills,
su commissione dell’ASL AL – settore Educazione alla Salute. Lo spettacolo “Pinocchio”,
realizzato da 15 classi di scuole medie del territorio casalese, viene presentato nel maggio
2008 ad un pubblico composto da studenti delle scuole medie inferiori.
Secondarie di II grado
7 laboratori teatrali presso Istituti superiori di Casale e Vercelli
Repliche di spettacoli in repertorio per Istituti superiori di Casale, Asti, Vercelli, Torino
3 spettacoli sull’Olocausto prodotti per la Giornata della memoria in collaborazione con la
Provincia di Alessandria.
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