Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Anno Accademico 2012 – 2013 Corso di Laurea in Chimica Chimica Fisica II - Laboratorio Esperienza di Laboratorio: Determinazione del calore specifico di miscele liquide Dott. Lorenzo Franco 1 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Tipi di trasformazioni termodinamiche Trasformazione isoterma (variazione di temperatura ∆T = 0). Si realizza mettendo il sistema in contatto termico con un bagno termostatico. Un semplice termostato a 273 K è costituito da un bagno di acqua e ghiaccio fondente. Trasformazione adiabatica (calore scambiato q = 0 ). Si realizza in un recipiente termicamente isolato dall’esterno, in modo che il sistema non possa scambiare energia con l’ambiente sotto forma di calore ma possa scambiare energia sotto forma di lavoro. Un thermos, o vaso di Dewar, è un esempio di contenitore adiabatico. 2 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Se ad un sistema si fornisce calore, la sua temperatura generalmente aumenta. Si definisce capacità termica C il rapporto tra energia fornita come calore q e l’aumento di temperatura ∆T: q C= ∆T in J K-1 o J °C-1 La capacità termica è una grandezza estensiva. Si trasforma in una grandezza intensiva dividendo per la massa o il numero di moli capacità termica specifica (calore specifico) capacità termica molare (calore specifico molare) C Cs = m C Cm = n J K-1 g-1 J K-1 mole-1 3 3 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 E’ utile distinguere i casi di trasferimenti di energia termica a pressione o volume costante: capacità termica a pressione costante Cp capacità termica a volume costante Cv Sia Cv che Cp sono proprietà estensive. Si ottengono grandezze intensive dividendo per le moli di sostanza c p ,m = cv ,m Cp n Cv = n Capacità termiche molari 4 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Scambio di energia (calore) a volume costante: se non vi è lavoro si ricava dal primo principio che dU = dq quindi dq ∂U Cv = = dT V ∂T V La misura di Cv è tuttavia spesso complicata dalla necessità di mantenere V=costante. Risulta spesso più conveniente la misura di Cp. 5 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 ENTALPIA Molte trasformazioni avvengono a pressione costante (trasformazioni isobare). In queste trasformazioni viene scambiato calore ma spesso anche il volume cambia e si ha quindi lavoro di volume. La variazione di energia interna non è quindi pari al calore scambiato. Risulta utile definire un’altra funzione di stato detta Entalpia H = U + PV Le variazioni di entalpia derivano da variazioni di energia interna (∆U) e del prodotto PV ( ∆(PV) ): ∆H = ∆U + ∆(PV)= ∆U + V∆P + P∆V Se la trasformazione è isobara (P=costante), ∆P=0, e si ottiene ∆H = ∆U + P∆ V 6 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 La variazione di entalpia è pari al calore scambiato a pressione costante, con solo lavoro di volume: ∆H = q p Dimostrazione: qp = ∆U – wvol (primo principio) = U2-U1 + p(V2-V1) = (U2+p2V2) – (U1+p1V1) = H2 – H1 = ∆H 7 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Come dipende l’entalpia dalla temperatura, a pressione fissata? A pressione costante e con solo lavoro di volume, per incrementare la temperatura dobbiamo fornire calore al sistema. Da ∆H = q, si ottiene che l’entalpia è una funzione crescente della temperatura. Hm p = costante Il Calore specifico (molare) a pressione costante Cp,m è la derivata di Hm(T,p) rispetto alla temperatura, a pressione costante: H m (T , p) C p ,m 1 dq ∂H m = = n dT p ∂T p T n = numero di moli 8 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Se all’interno di un intervallo di temperature ∆T il calore specifico si può considerare costante, si considerano variazioni finite: C p ,m ∆H m = ∆T p q 1 = ∆T n 9 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Metodo di misura della capacità termica Cp: si fornisce una quantità nota di energia come calore q, a pressione costante (ottenibile facilmente con un campione esposto all’atmosfera e in grado di dilatarsi) si registra l’innalzamento di temperatura ∆T. ⇒ Occorre evitare che il sistema scambi calore con l’ambiente esterno: il sistema deve essere contenuto in un contenitore isolato termicamente (thermos o vaso dewar) 10 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Per fornire una quantità nota di calore si sfrutta il calore dissipato da una resistenza attraversata da corrente (effetto Joule): Potenza dissipata P da una resistenza R attraversata da una corrente i e sottoposta ad una differenza di potenziale V : P = Vi = Ri 2 L’energia dissipata come calore, nel tempo t è:: E = q = ∫ V (t ) ⋅ i (t )dt t0 0 Se si esegue la misura mantenendo V ed i costanti nel tempo: E = q = R ⋅i ⋅t =V ⋅i ⋅t 2 11 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Come ottenere una trasformazione adiabatica in un sistema? Il sistema (campione in esame) è posto all’interno di un contenitore con pareti isolanti 12 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Apparato sperimentale: termometro a mercurio Vaso Dewar generatore di corrente con voltmetro e amperometro cronometro digitale resistenza elettrica agitatore magnetico 13 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 • Con un Alimentatore di corrente si fornisce alla resistenza una corrente i ad una V note • Con un termometro si registra la temperatura a vari istanti Si ottiene una tabella del tipo: Tempo (s) Temperatura (K) Corrente (Ampere) Ddp (Volts) t1 T1 i1 V1 t2 T2 i2 V2 .. .. .. … 14 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Dalla tabella si ricavano grafici quali: T tempo Fine riscaldamento Inizio riscaldamento 15 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Osservazioni: • Prima dell’accensione si può osservare una lieve variazione di temperatura: il campione sta equilibrando la sua temperatura. • Dopo lo spegnimento della corrente, si ha un ulteriore aumento della temperatura per inerzia termica e poi una graduale diminuzione della temperatura, per dissipazione di calore verso l’esterno. • Si devono raccogliere punti prima, durante e dopo l’accensione della corrente. La variazione di T si stima come dalla figura seguente: T ∆Τi tempo dopo riscaldamento Prima del riscaldamento riscaldamento 16 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Attenzione: Il campione liquido è contenuto in un becker di plastica, con un termometro, un’ancoretta magnetica e la resistenza elettrica. Tutti questi oggetti hanno una capacità termica propria. Come separare il contributo del campione dalla somma campione+sistema di misura? ⇒ Si fa una misura con un campione a capacità termica nota (es: acqua distillata) 17 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Si considera l’esperimento fatto su un campione di Riferimento (indicato con r) e sul campione incognito (indicato con s). mr, ms = masse dei campioni ir, is = corrente (media) durante il riscaldamento Vr, Vs = ddp applicata (media) durante il riscaldamento tr, ts = tempi di riscaldamento ∆Tr, ∆Ts = variazioni di temperatura cr, cs = capacità termiche specifiche (per unità di massa) C0 = capacità termica del sistema di misura 18 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 I calori scambiati nell’esperimento col riferimento o con l’incognito sono: qr = wel ,r = Vrir tr qs = wel ,s = Vsis ts Ma è anche: qr = (C0 + mr cr )∆Tr qs = (C0 + ms cs )∆Ts Unendo le precedenti relazioni: Vrir tr = (C0 + mr cr )∆Tr Vsis ts = (C0 + ms cs )∆Ts 19 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Dalla misura fatta sul riferimento si ottiene C0: Vrir tr = (C0 + mr cr )∆Tr Vrir tr C0 = − mr cr ∆Tr Il valore di C0 viene inserito nella formula per il campione incognito e si ricava il valore di cs Vsis ts Vrir tr mr cr cs = − + ms ∆Ts ms ∆Tr ms 20 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 Per la determinazione di ∆T si può procedere come indicato in figura, calcolando le rette prima, durante e dopo il riscaldamento, e stimando gli errori sui valori. 303 tf : fine ririscaldamento T2 302 Tdopo = a d + bd t 301 300 ∆T T/K 299 298 297 Tprima = a p + b p t 296 T1 295 t m = (ti + t f ) / 2 0 200 400 600 800 1000 t/s ti : inizio riscaldamento 21 Chimica Fisica II – Laboratorio A.A. 2012-2013 In questa esperienza si usa come fluido di calibrazione l’acqua distillata e come fluidi incogniti alcune soluzioni di acqua:glicole etilenico da 10% a 50% in peso/peso. Queste soluzioni sono simili a quelle usate nelle miscele anticongelanti de radiatori. In questi casi occorre trovare il rapporto ottimale tra la concentrazione di glicole (che abbassa il punto di congelamento della miscela) e le proprietà di viscosità e di capacità termica (il glicole ha minore calore specifico dell’acqua) Di ciascuna soluzione si determina la curva di riscaldamento e si calcola la capacità termica. Si riportano i dati con la indicazione della precisione sui valori trovati (calcolo degli errori). 22