Guida in PDF con le spiegazioni ai principali dubbi sull`11/9

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Guida alle spiegazioni dei dubbi complottistici sull’11/9
Questo documento nasce con lo scopo di chiarire tutti i principali dubbi diffusi dai
complottisti sugli attentati dell’11 settembre 2001. Nonostante questi dubbi siano stati chiariti
da diversi anni, essi continuano ad essere riproposti da gente ignara dal fatto che la
spiegazione è già stata data.
Il fatto di riunire tutti i principali dubbi in un unico documento consentirà al lettore di fare
una facile ricerca per trovare il dubbio di interesse.
Tutto il materiale è letteralmente copia-incollato dal sito: http://undicisettembre.blogspot.it
Ciò che viene proposto si basa su quanto accertato e dimostrato da migliaia di esperti del
settore ed è coerente con quanto stabilito dalle varie commissioni di inchiesta che hanno
indagato minuziosamente l’evento.
Non tutti i dubbi complottistici sono stati qui spiegati, ma sono stati riportati solo i più diffusi.
Se non trovate il vostro allora vi invitiamo a ricercarlo nell’apposito motore di ricerca posto
in alto a destra nel sito http://undicisettembre.blogspot.it
Ovviamente, tutto quello che segue è espresso in modo molto riassuntivo, per i dettagli si
invita a visitare sempre il sito prima citato.
Per chi vuole sapere davvero come stanno le cose sull'11/9, può leggere questo libro gratuito
fatto dai massimi esperti italiani in materia: http://www.crono911.net/Crono911.pdf che non è
uno sbugiardamento del complottismo sull'11/9 ma è una attendibile ricostruzione storica,
una raccolta di dati, un prontuario per chi vuole la verità ricostruita con le prove disponibili.
È tra l'altro una lettura per chiunque voglia giocare a fare il complottista, non ha alcun senso
giocare a cercare stranezze a favore di un complotto se non si conosce bene la versione che si
intende mettere in dubbio. I complottisti, incredibilmente, dimostrano molto spesso di non
essersi neanche informati sugli eventi di cui parlano.
Quanto segue è diretto a persone sane di mente, quindi a gente normale che di fronte ad un
dubbio e la spiegazione non esita a leggerla. Per coloro che invece hanno dubbi e si rifiutano
di leggere la spiegazione, consigliamo una visita psicologica per risolvere i loro problemi
mentali.
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INDICE
1. Gli attentati in generale
1.1. La “versione ufficiale” Pag. 3
1.2. Gli antefatti Pag. 9
1.3. Gli attentati veri e propri Pag. 16
1.4. Gli eventi successivi Pag. 22
2. Il Pentagono
2.1. La “versione ufficiale” Pag. 28
2.2. La mancata intercettazione Pag. 29
2.3. La manovra e l'impatto Pag. 32
2.4. I testimoni Pag. 37
2.5. I danni Pag. 38
2.6. I rottami Pag. 41
2.7. I video Pag. 44
2.8. Altri presunti misteri Pag. 46
3. Le Torri Gemelle
3.1. La “versione ufficiale” Pag. 47
3.2. Gli antefatti Pag. 49
3.3. Le manovre e gli impatti Pag. 52
3.4. Gli incendi Pag. 56
3.5. I crolli Pag. 61
3.6. Gli eventi successivi Pag. 68
4. L'Edificio 7 del WTC
4.1. La “versione ufficiale” Pag. 74
4.2. Prima del crollo Pag. 76
4.3. L'incendio Pag. 77
4.4. Le avvisaglie di crollo Pag. 80
4.5. Il crollo Pag. 81
4.6. Gli eventi successivi Pag. 88
5. Il Volo 93 precipitato
5.1. La “versione ufficiale” Pag. 90
5.2. Il dirottamento Pag. 91
5.3. Lo schianto Pag. 93
5.4. Dopo lo schianto Pag. 94
6. Le obiezioni ai “debunker”
6.1. Domande e accuse Pag. 98
6.2. Associazioni e persone che sostengono le tesi alternative Pag. 104
6.3. Media pro-complotto Pag. 109
7. Quattordici domande per i complottisti Pag. 110
8. Le risposte del National Institute of Standards and Technology (NIST)
8.1 WTC1 e 2 (2006) Pag. 115
8.2 WTC1 e 2 (2007) Pag. 126
8.3 WTC7 (2008) Pag. 135
2
FAQ 1.1: Gli attentati in generale - La “versione ufficiale”
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito degli aspetti generali degli
attentati dell'11 settembre 2001. Ai singoli attentati sono dedicate altre pagine specifiche di risposta
in sintesi. Per gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto, oppure si
può cercare in questo blog usando la casella di ricerca qui a destra.
1.1. La “versione ufficiale”
1.1.1. Qual è la “versione ufficiale” degli attentati dell'11 settembre 2001?
Va premesso che è scorretto e ingannevole parlare di “versione ufficiale”: fa sembrare che si
tratti di una versione dispensata a scatola chiusa dalle autorità. In realtà gli eventi principali
dell'11/9 sono ampiamente documentati da testimonianze indipendenti, da perizie tecniche di enti
civili, dalle telefonate dei passeggeri ai loro familiari e dai reperti, e la dinamica dei voli dirottati,
degli impatti e dei crolli è conforme alle nozioni di aeronautica, di ingegneria strutturale e di lotta
agli incendi presenti nella letteratura tecnica dei rispettivi settori.
In sintesi, la mattina dell'11 settembre 2001 diciannove dirottatori (quindici sauditi, due degli
Emirati Arabi, un egiziano e un libanese) si imbarcarono su quattro aerei di linea, due della United
Airlines e due della American Airlines, che effettuavano voli transcontinentali all'interno degli Stati
Uniti. Usando delle armi da taglio (che all'epoca era permesso portare in cabina nei voli interni
statunitensi), aggredirono il personale di volo e i passeggeri e presero possesso delle cabine di
pilotaggio.
Alcuni dei dirottatori erano piloti d'aereo certificati e avevano seguito corsi appositi di
addestramento per i tipi di aereo di linea dirottati (Boeing 757 e Boeing 767). Questi dirottatori
piloti presero i comandi degli aerei e spensero i transponder (segnalatori radio) che permettevano ai
controllori di volo di localizzare gli aerei. I voli dirottati divennero così sostanzialmente irreperibili.
Poi i dirottatori impostarono il pilota automatico in modo che li portasse in prossimità dei loro
bersagli.
I controllori di volo si accorsero della scomparsa degli aerei dai radar e ipotizzarono un guasto al
transponder o un incidente. Tentarono ripetutamente di contattare gli aerei, spendendo minuti
preziosi. Furono captate delle comunicazioni radio effettuate per errore dai dirottatori, ma non fu
subito chiaro che si trattasse di quattro dirottamenti. Alcuni dei passeggeri utilizzarono i telefoni di
bordo per avvisare le compagnie aeree e i propri familiari che erano stati dirottati.
All'epoca, lo svolgimento normale di un dirottamento prevedeva che i dirottatori avessero delle
rivendicazioni e volessero usare i passeggeri come ostaggi, per cui la procedura standard era di
assecondarli, farli atterrare e negoziare il rilascio dei passeggeri. Prima dell'11/9, nessun
dirottamento aveva mai utilizzato un aereo di linea carico di passeggeri e di carburante come
un'autobomba volante da schiantare contro un bersaglio per una missione suicida. Inizialmente,
quindi, non c'era un'urgenza particolare di lanciare dei caccia per intercettare gli aerei dispersi. I
caccia, secondo le regole dell'epoca, avrebbero comunque semplicemente seguito a distanza gli
aerei dirottati. Non c'era alcuna autorizzazione preventiva all'abbattimento di un aereo civile
nazionale. Alle 8:46 fu dato l'ordine di lanciare dalla base di Otis due caccia F-15, che decollarono
alle 8:53.
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Alle 8.46, uno degli aerei dirottati, il volo AA11, un Boeing 767 della American Airlines, si
schiantò contro la Torre Nord dei grattacieli gemelli del World Trade Center a New York,
penetrando completamente nell'edificio di 110 piani alto oltre 410 metri. L'impatto fu ripreso da
almeno tre telecamere indipendenti: una di una coppia di documentaristi francesi, una di un turista e
una di un'installazione artistica che riprendeva il panorama della città. Non fu subito chiaro che si
fosse trattato di un aereo di linea: inizialmente si pensò a un piccolo aereo da turismo.
La notizia dell'impatto fece immediatamente il giro del mondo e moltissimi passanti si fermarono
ad osservare lo squarcio e l'incendio divampato dopo l'impatto, innescato dal carburante dell'aereo.
Un quarto d'ora dopo, alle 9:03, mentre le telecamere dei passanti e quelle delle reti televisive
riprendevano il rogo, un altro degli aerei dirottati, il volo UA175, un Boeing 767 della United
Airlines, colpì l'altra torre gemella del World Trade Center, la Torre Sud, innescandovi un incendio.
Questo secondo impatto, ripreso da tutte le telecamere puntate sui due grattacieli, avvenne più in
basso del primo e di spigolo rispetto all'edificio. A quel punto fu chiaro che il primo schianto non
era stato un incidente. Il riesame delle riprese permise immediatamente di capire che si era trattato
di un aereo di linea.
Questo fece scattare l'allarme militare, ma da tempo il pattugliamento del territorio domestico
americano era affidato a meno di venti caccia, che oltretutto non sapevano dove andare perché gli
aerei dirottati non erano identificabili sui radar. Quand'anche avessero trovato gli aerei dirottati, non
avrebbero avuto il permesso di abbatterli.
Alle 9:37, il terzo aereo dirottato, il volo AA77, un Boeing 757 della American Airlines, si schiantò
contro il Pentagono, ad Arlington (vicino a Washington, a meno di quattro chilometri dalla Casa
Bianca), sotto gli occhi di almeno 55 testimoni che si trovavano sull'autostrada adiacente all'edificio
e nelle sue vicinanze. L'impatto appiccò un incendio e causò il crollo di una porzione del
Pentagono.
A New York, alle 9:59 l'incendio della Torre Sud sopraffece la struttura: il calore non fuse l'acciaio,
ma lo scaldò tanto da fargli perdere la capacità di reggere il carico dei piani situati sopra l'area
d'impatto incendiata. Il grattacielo crollò in diretta TV, uccidendo tutti coloro che si trovavano
ancora al suo interno e lo stavano lentamente evacuando. Fu chiaro che il bilancio degli attentati
sarebbe stato catastrofico.
Alle 10:03, il quarto aereo dirottato, il volo UA93, un Boeing 757 della United Airlines, si schiantò
quasi verticalmente in un campo della Pennsylvania, vicino a Shanksville. L'esame dei reperti e
delle registrazioni radio e telefoniche permise in seguito di determinare che i passeggeri avevano
tentato di sopraffare i dirottatori barricati nella cabina di pilotaggio e che i dirottatori avevano scelto
di far precipitare l'aereo piuttosto che arrendersi.
Alle 10.28 crollò anche la seconda torre del World Trade Center. I crolli e gli incendi interessarono
anche altri edifici del complesso: l'Hotel Marriott, un grattacielo di 22 piani; il World Trade Center
4 e 5, due palazzi di nove piani; il World Trade Center 6, un edificio di otto piani; il World Trade
Center 7, un grattacielo di 47 piani; e la chiesa ortodossa di San Nicola. Altri edifici circostanti
furono lesionati dai crolli delle Torri Gemelle.
Il World Trade Center 7 fu evacuato e lasciato a bruciare perché non c'era più acqua per spegnere i
suoi incendi (le condotte primarie erano state tranciate dai crolli delle Torri Gemelle). I vigili del
fuoco si resero conto che la struttura era pericolante e crearono un perimetro di sicurezza intorno
all'edificio, che crollò alle 17:20.
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Negli attentati persero la vita complessivamente circa 3000 persone. 343 vigili del fuoco perirono
nel crollo delle Torri Gemelle. 265 persone erano a bordo degli aerei dirottati. 125 occupanti del
Pentagono furono uccisi dall'impatto del velivolo dirottato.
Gli attentati furono attribuiti all'organizzazione al-Qaeda di Osama bin Laden, già noto per altri
attentati contro installazioni militari e civili statunitensi. Bin Laden inizialmente negò il proprio
coinvolgimento, ma successivamente lo rivendicò ripetutamente, rilasciando anche video nei quali
si mostrava insieme ai dirottatori. Anche vari suoi associati, fra cui Ayman al-Zawahiri e Khalid
Sheikh Mohammed, rivendicarono la paternità degli attacchi. Indignati dalle tesi cospirazioniste che
attribuivano gli attentati a una macchinazione americana e rubavano loro il merito, per così dire,
Khalid Sheikh Mohammed e Ramzi Binalshibh portarono il giornalista di Al Jazeera Yosri Fouda in
Pakistan e gli raccontarono i dettagli degli attentati, mostrando prove del fatto che erano stati loro
ad organizzarli.
1.1.2. e 1.1.3. Quali sono le prove a supporto della ”versione ufficiale”?
Questo argomento verrà discusso in un articolo apposito.
1.1.4. Quali esperti sono favorevoli alla “versione ufficiale”?
Premesso che gli esperti non sono favorevoli a una versione ufficiale dispensata dall'alto, ma a una
ricostruzione tecnica accuratamente documentata, ecco un elenco alfabetico parziale di addetti ai
lavori che si sono espressi esplicitamente e pubblicamente, con articoli, ricerche, conferenze o
dichiarazioni, a conferma della ricostruzione tecnica comunemente accettata degli eventi, dopo
aver studiato con attenzione la questione, spesso con sopralluoghi specifici, senza confermare
nessuna delle presunte anomalie segnalate dai cospirazionisti:
1. Abolhassan Astaneh, docente presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale
dell'Università di Berkeley, esperto di strutture in acciaio; autore di studi sui collassi ed i
rottami del WTC (link; link).
2. William Baker, P.E., S.E. Partner, Skidmore Owings & Merrill LLP; esperto in
progettazione di grattacieli (consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
3. Jonathan Barnett, Ph.D., Professor, Center for Fire Safety Studies, Worcester Polytechnic
Institute, Worcester, Massachusetts; esperto in progettazione delle sicurezze antincendio
degli edifici e nella modellazione computerizzata degli incendi (consulente per il rapporto
ASCE sull'11/9).
4. Zdenek Bazant, professore di ingegneria civile e scienza dei materiali alla Northwestern
University in Illinois: curriculum, articolo.
5. David T. Biggs, ingegnere strutturista ed esperto in facciate della Ryan-Biggs Associates,
Troy, NY: consultato da Popular Mechanics per Debunking 9/11 Myths e consulente per il
rapporto ASCE sull'11/9.
6. Giulio Bernacchia, pilota professionista con 27 anni di esperienza di volo militare e civile:
credenziali, articolo.
7. Charles Clifton, ingegnere strutturale dell'HERA (Nuova Zelanda), autore di uno studio
molto particolareggiato, con ricostruzioni computerizzate, sul collasso delle Twin Towers.
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8. Danilo Coppe, Presidente dell'IRE, Istituto Ricerche Esplosivistiche (smentita delle teorie
di demolizione delle Torri Gemelle).
9. W. Gene Corley, Ph.D., P.E., Lead Senior Vice President, Construction Technologies
Laboratories, Skokie, Illinois, esperto in indagini sui crolli di edifici (consulente per il
rapporto ASCE sull'11/9).
10. Bill Coulbourne, P.E., S.E., Principal, URS Corporation, Gaithersburg, Maryland
(consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
11. Edward M. DePaola, P.E., Partner, Severud Associates Consulting Engineers, New York,
New York; esperto in ingegneria strutturale (consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
12. Robert F. Duval, Senior Fire Investigator, National Fire Protection Association; esperto
d'indagini sugli incendi (consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
13. Dan Eschenasy, Chief, Structural Engineering, City of New York Dept of Design and
Construction (consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
14. John T. Fisher, P.E., Joseph T. Stuart Professor of Civil and Environmental Engineering,
Lehigh University, Bethlehem, Pennsylvania; esperto in metallurgia e collegamenti
(consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
15. Richard G. Gewain, Senior Engineer, Hughes Associates, Inc., Baltimore; esperto in
ingegneria antincendio (consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
16. Ramon Gilsanz, Managing Partner, Gilsanz Murray Steficek, New York, New York;
esperto in ingegneria strutturale (consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
17. John L. Gross, Ph.D., P.E., Leader, Structural Systems and Design Group Building and
Fire Research Laboratory, National Institute of Standards and Technology, Gaithersburg,
Maryland; esperto in progettazione in acciaio e in interazioni fra incendi e strutture
(consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
18. Ronald Hamburger, P.E., S.E., Senior Vice President, EQE Structural Engineers Division,
ABS Consulting, Belmont, California; esperto in analisi e progettazione strutturale
(consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
19. Nestor Iwankiw, Vice President, Engineering and Research, American Institute for Steel
Construction, Chicago, Illinois; esperto in progettazione in acciaio (consulente per il
rapporto ASCE sull'11/9).
20. Venkatesh Kodur, Ph.D., P.E., Institute for Research in Construction, National Research
Council of Canada, Ottawa, Ontario; esperto negli effetti degli incendi sui materiali
(consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
21. Matthys Levy, ingegnere civile (architectural engineer), vincitore dell'AIA Institute Honor
Award, Weidlinger Associates (coautore del libro Why Buildings Fall Down, che si occupa
anche del crollo delle Torri Gemelle).
22. Arthur Lerner-Lam, osservatorio geofisico Lamont-Doherty della Columbia University a
Palisades, NY: consultato da Popular Mechanics per Debunking 9/11 Myths.
23. Eric Letvin, Department Head, Hazards Engineering Group, Greenhorne and O'Mara,
Greenbelt, Maryland (consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
24. Mark Loizeaux, Controlled Demolition Inc., Phoenix, Maryland.
25. Jon Magnusson, P.E., ingegnere strutturista, esperto in analisi strutturale e progettazione di
grattacieli, Magnusson Klemencic Associates (consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
26. Christopher E. Marrion, P.E., Fire Strategist, Arup Fire, New York, New York; esperto in
ingegneria degli incendi (consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
27. Therese P. McAllister, Ph.D., P.E., Senior Structural Engineer, Greenhorne and O'Mara,
Greenbelt, Maryland (consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
28. James Milke, Ph. D., P.E., Professor, Department of Fire Protection Engineering
University of Maryland; esperto in analisi della resistenza agli incendi (consulente per il
rapporto ASCE sull'11/9).
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29. Harold E. "Bud" Nelson, Senior Research Engineer, Hughes Associates, Inc. (consulente
per il rapporto ASCE sull'11/9).
30. James A. Rossberg, P.E., Director, Structural Engineering Institute, American Society of
Civil Engineers (ASCE), Reston, Virginia (consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
31. Saw-Teen See, P.E., Managing Partner, Leslie E. Robertson Associates, New York, New
York; esperto in analisi strutturale e progettazione di grattacieli (consulente per il rapporto
ASCE sull'11/9).
32. Keith Seffen, Senior Lecturer nel Gruppo Strutture del Dipartimento di Ingegneria
dell'Università di Cambridge (Regno Unito): credenziali, articolo.
33. Robert Smilowitz, Principal, Weidlinger Associates, New York, New York; Esperto in
effetti delle detonazioni (consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
34. Shyam Sunder, ingegnere civile, Director del Building and Fire Research Laboratory
(BFRL) presso il National Institute of Standards and Technology (NIST); Indian Institute of
Technology, Delhi, B. Tech., (Honors), Civil Engineering, 1977; Massachusetts Institute of
Technology, S.M., Civil Engineering, 1979; Massachusetts Institute of Technology, Sc.D.,
Structural Engineering, 1981: altre credenziali.
35. Bruce Swiren, Hurricane Program Manager, Region II, Federal Emergency Management
Agency, New York, New York (consulente per il rapporto ASCE sull'11/9).
36. Paul Tertell, P.E., Program Manager, Building Performance Assessment Team
Federal Emergency Management Agency, Washington, D.C (consulente per il rapporto
ASCE sull'11/9).
37. Lu Xinzheng e Jjang Janjing, Dipartimento di Ingegneria Civile, Università Tsinghua di
Beijing (Cina) (autori di una ricostruzione del collasso del WTC, con una simulazione
computerizzata).
38. Tim Wilkinson, ingegnere civile, Dipartimento di Ingegneria Civile dell'Università di
Sydney (Australia); autore di studi sul WTC (uno; due) che rispondono esplicitamente alle
teorie cospirazioniste.
39. Cristina Zanini Barzaghi, ingegnere civile: credenziali, atti del convegno sull'11/9 a
Lugano (settembre 2008).
Vi sono inoltre numerosi istituti ed enti pubblici e privati specialistici che hanno pubblicato ricerche
ed articoli sugli attentati dell'11/9 e non hanno trovato alcuna delle anomalie rivendicate dai
cospirazionisti:
1. Il Council on Tall Buildings, un'organizzazione che riunisce i progettisti di grattacieli nel
mondo, che sottolineano l'effetto del calore sulla resistenza dell'acciaio (link).
2. Il National Council of Structural Engineering Associations, che individua la causa del
crollo delle Torri nell'indebolimento dell'acciaio per effetto del calore (link).
3. La McGraw Hill Construction, che commenta lo studio della Weidlinger sul collasso delle
Twin Towers, commissionato nell'ambito della battaglia legale contro le società assicuratrici
del WTC.
4. Il portale "I Civil Engineer", che dedica una sezione al WTC, alle cause del collasso, alle
problematiche ingegneristiche connesse e agli studi in corso in tutto il mondo ingegneristico.
5. Il MIT (Massachusetts Institute of Technology), il cui Dipartimento di Ingegneria Civile e
Ambientale ha analizzato i collassi.
6. L'Istituto per le Infrastrutture e l'Ambiente della Scuola di Ingegneria ed Elettronica
dell'Università di Edimburgo (ricerche).
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1.1.5. Ci sono errori, imprecisioni o lacune nella “versione ufficiale”?
Sì. In qualunque evento complesso come gli attentati dell'11 settembre 2001 ci sono inevitabilmente
dettagli irrisolti o scarsamente documentati (o la cui documentazione non viene resa pubblica per
ragioni giuridiche). Per esempio:
•
•
•
•
Ci sono dichiarazioni contrastanti sull'orario di arrivo del ministro Mineta nel bunker sotto
la Casa Bianca.
Alcuni rapporti preliminari degli inquirenti descrivono erroneamente le telefonate
provenienti dagli aerei dicendo che furono effettuate usando i telefoni cellulari (furono
invece usati i telefono di bordo).
Le verifiche di Undicisettembre hanno scoperto un errore tecnico significativo (l'inesatta
indicazione, nel rapporto NIST, di un gruppo di continuità che spiega la colata di materiale
incandescente che per alcuni cospirazionisti sarebbe prova di sabotaggio delle Torri
Gemelle).
Le indagini della Commissione 11/9 hanno appurato che i generali dell'aviazione Arnold e
Scott resero testimonianze errate e fuorvianti sulla possibilità di intercettare il Volo 93 e che
la FAA (Federal Aviation Administration) fu reticente nel fornire informazioni importanti
alla Commissione, tanto che fu emessa una subpoena (intimazione) nei suoi confronti.
Ma il quadro generale (dirottamenti, impatti, crolli) è coerente e sufficientemente documentato in
termini tecnici. Sicuramente lo è molto di più di quanto lo siano le tesi alternative.
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FAQ 1.2: Gli attentati in generale - Gli antefatti
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito degli aspetti generali degli
attentati dell'11 settembre 2001. Ai singoli attentati sono dedicate altre pagine specifiche di risposta
in sintesi. Per gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto, oppure si
può cercare in questo blog usando la casella di ricerca qui a destra.
1.2. Gli antefatti
1.2.1. Come mai furono fatte delle speculazioni in Borsa, delle “put option” (scommesse al
ribasso) anomale, prima dell'11/9?
Non furono particolarmente anomale: nell'arco dell'anno vi furono altre transazioni di valore anche
doppio (13 marzo, 6 aprile, 20 luglio). E c'era un motivo perfettamente logico per farle: le notizie di
ingenti perdite delle compagnie aeree, pubblicate poco prima dell'11/9. Le put option erano
raccomandate esplicitamente, per esempio, dalla nota newsletter finanziaria Options Hotline di
Steve Sarnoff.
Ma soprattutto, l'investitore che fece il 95% delle put option sulla United Airlines fu lo stesso che
acquistò un blocco molto grande di azioni della American Airlines: per cui l'operazione aveva
somma zero. Inoltre l'investitore fu identificato e non ha alcun legame possibile con il terrorismo.
La cifra in gioco, comunque, era ridicola: 2,5 milioni di dollari (dettagli; altri dettagli).
1.2.2. Perché i servizi segreti di almeno dodici paesi avvisarono gli Stati Uniti che terroristi
stranieri stavano preparando un attentato contro gli USA?
Perché ritenevano appunto che terroristi stranieri stessero preparando attentati. Questo fatto è una
conferma che l'11/9 non fu un autoattentato commesso da agenti interni: altrimenti i servizi segreti
stranieri non avrebbero avuto nessun piano terrorista straniero da segnalare.
1.2.3. È vero che ad agosto del 2001, un mese prima degli attentati, Bush e il suo staff
ricevettero da agenzie d'intelligence estere avvisi che bin Laden voleva colpire gli Stati Uniti?
Sì. Il 6 agosto 2001, il rapporto quotidiano a Bush, il President's Daily Brief, era intitolato “Bin
Laden deciso a colpire negli Stati Uniti”. Parlava di possibili dirottamenti di tipo tradizionale (con
richiesta di riscatto e negoziato) e faceva l'esempio dell'attentato del 1993 al World Trade Center,
ma non parlava di usare aerei dirottati come missili contro edifici, men che meno contro il World
Trade Center o il Pentagono. Niente date, niente luoghi, niente dettagli, insomma.
Certo, con l'aiuto del senno di poi sembra abbastanza preciso. Ma se si sostiene che il rapporto non
era vago e che Bush lo ha preso sottogamba ed è poi accaduto l'11 settembre, allora bisogna buttar
via tutte le teorie che parlano di missili, dirottatori ancora vivi e demolizioni controllate e quelle che
dicono che bin Laden non c'entra. Non possono essere vere tutte quante.
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1.2.4. Come mai al-Qaeda e Osama bin Laden erano sconosciuti prima dell'11 settembre?
In realtà erano ben conosciuti da tempo: basta
sfogliare i giornali dell'epoca. Osama bin Laden, con l'organizzazione al-Qaeda, era già indicato
nelle liste internazionali come terrorista sin dai tempi della presidenza Clinton nel 1998 (dettagli).
Clinton stesso ordinò attacchi contro le installazioni paramilitari di bin Laden nell'agosto del 1998
in risposta agli attentati contro le ambasciate USA in Tanzania e Kenya che causarono oltre 80
morti e furono attribuiti a bin Laden.
Nel giugno del 2001, il Corriere della Sera titolava “Bin Laden vuole colpire Bush a
Genova” citando fonti russe (dettagli).
Osama bin Laden era inoltre citato nel President's Daily Brief (v. sopra) del 6 agosto 2001 come
“deciso a colpire negli USA”.
1.2.5. Come è possibile che uno come Osama bin Laden, che viveva in una caverna, abbia fatto
una cosa così sofisticata?
La “caverna” è una fantasia basata su un luogo comune razzista che trova comodo dipingere gli
arabi come primitivi e ignoranti. Osama bin Laden proveniva da una famiglia ricchissima di
costruttori. Aveva sempre avuto a sua disposizione fondi ingenti e campi di addestramento. Per
molto tempo, negli anni di terrorismo prima degli attentati dell'11/9, mantenne contatti con i suoi
alleati tramite telefoni satellitari. Disponeva di basi come Tarnak Farms, vicino a Kandahar, per
esempio, almeno dalla metà degli anni Novanta, e prima ancora aveva basi e risorse tecniche in
Sudan.
A ulteriore riprova che i membri di al-Qaeda non sono cavernicoli privi di cultura o formazione
accademica, va notato che Osama bin Laden studiò ingegneria; Ayman al-Zawahiri è un medico; e
Mohamed Atta, uno degli attentatori dell'11/9, studiò architettura in Europa.
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1.2.6. È vero che Osama bin Laden era un servo della CIA?
Non ce ne sono prove. Però se fosse stato servo della CIA, non ci sarebbe stato bisogno di usare un
suo sosia nei video di rivendicazione, come sostengono alcune tesi complottiste. Non possono
essere vere entrambe le accuse.
1.2.7. È vero che Osama bin Laden fu addestrato e finanziato dagli USA nella guerra afghana
contro i russi?
È una credenza diffusa, ma ne mancano prove concrete. Finché qualcuno, oltre a presentare
illazioni, supposizioni, ipotesi e vaporose indiscrezioni, non porterà uno straccio di prova che
dimostri il contrario, siamo in presenza di un mito-leggenda creato dalla disinformazione e
alimentato sulla base del classico meccanismo per il quale nel momento in cui tutti parlano di una
cosa, dev'essere vera.
Chi ha fatto ricerca vera, come il premio Pulitzer Steve Coll e gli altri giornalisti che hanno
ripercorso la storia della guerra contro l'invasione sovietica dell'Afghanistan, sa che Stati Uniti e
Pakistan finanziarono i gruppi di ribelli locali in previsione di una loro futura ascesa al governo del
paese: ma Osama bin Laden era straniero (saudita) e ricco di suo. Non c'era motivo, né politico né
economico, per ottenerne la collaborazione (dettagli).
Il Dipartimento di Stato USA ha smentito la cosa, con una dichiarazione insolitamente precisa che
non lascia spazio a sfumature: “United States never had "any relationship whatsoever" with Osama
bin Laden” (dettagli).
1.2.8. Come mai un piano segreto americano, chiamato Northwoods, prevedeva una
messinscena analoga?
Il Piano Northwoods non era affatto analogo: non prevedeva né dirottamenti né lanci di aerei di
linea pieni di passeggeri contro edifici, con annessa strage di civili, ma una serie di finti attentati di
tutt'altro genere da attribuire a Cuba.
Si tratta inoltre di un piano di oltre quarant'anni fa, partorito in piena Guerra Fredda, e che già allora
fu ritenuto talmente insensato, complicato e rischioso da essere scartato.
Che i governi, in situazioni estreme, considerino l'ipotesi di inscenare attacchi per avere
giustificazioni per interventi militari non è certo una novità: ma non lo fanno mai usando le
tecnologie fantascientifiche ipotizzate dai cospirazionisti (dettagli). Usano invece piani semplici,
perché il rischio che qualcosa vada storto e riveli la messinscena è troppo alto.
1.2.9. Come mai i terroristi ottennero facilmente visti per l'ingresso negli Stati Uniti?
Perché furono scelti apposta in quanto cittadini di un paese alleato degli Stati Uniti, per il quale
valevano procedure meno rigorose per i visti d'ingresso. Quasi tutti i terroristi dell'11 settembre
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erano cittadini dell'Arabia Saudita. Non è un caso: nei confronti di quel paese, la legislazione
americana prevedeva un sistema di concessione di visti agevolato, denominato Visa Express, che
consentiva di ottenere il visto rapidamente e con poche formalità.
Chi sospetta che la facilità nell'ottenimento dei visti sia sintomo di complicità delle autorità
statunitensi, deve spiegare come mai Ramzi Binalshibh, yemenita, considerato un coordinatore
degli attacchi e che avrebbe dovuto far parte del gruppo dei dirottatori, non riuscì ad ottenere il
visto.
1.2.10. È vero che gli Stati Uniti avevano già pronti i piani per invadere l'Afghanistan prima
dell'11 settembre?
Sì, ma non perché sapevano che ci sarebbe stato l'11 settembre. La vera ragione è che dopo il ritiro
dei sovietici, Osama bin Laden avviò una campagna terroristica contro gli Stati Uniti e il regime
afghano dei Talebani gli diede asilo, protezione e appoggio logistico, per cui la CIA fu costretta a
riconsiderare l'opportunità di tornare in Afghanistan e di appoggiare i gruppi armati che si
opponevano ai Talebani, al fine di eliminare la nuova e inaspettata minaccia.
Furono quindi approntate strategie di intervento per operazioni segrete (peraltro approvate dal
Governo e dal Congresso americani) e furono preparati piani d'invasione dell'Afghanistan già prima
dell'11 settembre 2001, proprio per contrastare quella minaccia che aveva già messo a segno gravi
attentati contro gli Stati Uniti e si sarebbe poi drammaticamente concretizzata l'11 settembre
(dettagli).
1.2.11. È vero che prima dell'11/9 il NORAD aveva svolto esercitazioni che prevedevano aerei
lanciati contro edifici?
Sì, ma l'articolo di USA Today citato spesso a questo proposito sottolinea una differenza importante:
gli aerei di quelle esercitazioni provenivano dall'estero e quindi avrebbero dovuto fare i conti con le
ADIZ, le sorvegliatissime aree di difesa perimetrali statunitensi. Gli aerei dell'11/9 erano voli interni
nazionali di compagnie statunitensi.
1.2.12. Come mai il dominio Internet www.wtc2001.com era già stato registrato prima dell'11
settembre?
Perché era il sito dei campionati mondiali di bicicletta su pista del 2001, che si chiamano World
Track Championships, ossia WTC. La storia è stata lanciata dal noto autore complottista Thierry
Meyssan ma sbufalata da un semplice controllo via Internet dai giornalisti di Der Spiegel (dettagli).
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1.2.13. Come mai un documento del comitato politico conservatore PNAC (Project for a New
American Century), di cui facevano parte Cheney, Wolfowitz e Rumsfeld, scrisse nel 2000 che
“Il processo di trasformazione... sarà probabilmente lungo, a meno che vi sia un evento
catastrofico e catalizzante, come una nuova Pearl Harbor”?
Perché il documento parla di nuove tecnologie militari, non di strategie geopolitiche. Leggendo la
frase nel suo contesto, risulta chiaro che la “trasformazione” alla quale si riferisce è
l'ammodernamento delle risorse militari, soprattutto quelle informatiche.
Subito dopo la frase incriminata, infatti, si legge che “Decidere di sospendere o terminare la
produzione di portaerei, come consigliato da questo rapporto e giustificato dai chiari orientamenti
della tecnologia militare, causerà grandi sconvolgimenti. Parimenti, i sistemi che entrano oggi in
produzione (per esempio il caccia F-22) resteranno in inventario attivo per decenni... La spesa
collegata ad alcuni dei programmi può convertirli in ostacoli per il processo più ampio di
trasformazione: il programma per il Joint Strike Fighter, con un totale di circa 200 miliardi di
dollari, sembra un investimento poco accorto.”
E più avanti: “Senza un programma rigoroso di sperimentazione che indaghi sulla natura della
rivoluzione in materia militare per quanto riguarda la guerra navale, la Marina potrebbe rischiare
di affrontare una futura Pearl Harbor: trovarsi impreparata per la guerra nell'era post-portaerei
come lo fu agli albori dell'era delle portaerei.”
Nessuna rivoluzione o colpo di stato, ma un'innovazione radicale delle tecnologie militari. La
“nuova Pearl Harbor” è una situazione di inadeguatezza militare che, come la Pearl Harbor
originale, darebbe una giustificazione lampante per un aggiornamento tecnologico più spedito. Ma
gli attentati dell'11 settembre, essendo “a bassa tecnologia”, non comportarono alcun
ammodernamento tecnologico militare significativo (a parte dotare il controllo del traffico aereo e il
NORAD di radar e sistemi di coordinamento meno fatiscenti).
In altre parole, il documento del PNAC dice che le forze militari devono ammodernarsi, e se non
capita qualche evento drammatico che renda palese la loro inadeguatezza e induca i politici a darsi
una mossa, l'ammodernamento procederà a rilento, e questo non è un bene. Tutto qui (dettagli). Il
PNAC, dipinto dai cospirazionisti come una potentissima cricca, è talmente a corto di sostenitori e
di soldi che persino il suo sito è stato chiuso nel 2008 (dettagli).
1.2.14. Come mai nel 1999 i caccia riuscirono a intercettare in soli diciannove minuti l'aereo
impazzito del campione di golf Payne Stewart ma fallirono l'11 settembre?
Il dato di partenza è sbagliato: l'aereo di Stewart non fu intercettato
dopo 19 minuti, ma dopo un'ora e 19 minuti. L'errore deriva dal fatto che molti si dimenticano che
13
nei rapporti sull'incidente l'orario di perdita dei contatti radio (le 9:33) è espresso in EDT (Eastern
Daylight Time), ora legale della costa est, mentre l'orario di intercettazione (le 9:52) è espresso in
CDT (Central Daylight Time), ora legale della fascia centrale degli Stati Uniti, pari alle 10:52 EDT.
Inoltre l'aereo di Payne Stewart non aveva il transponder spento, come l'avevano invece gli aerei
dirottati l'11 settembre, e questo permise di localizzarlo tramite i radar (dettagli).
1.2.15. Come mai nei dodici mesi precedenti il NORAD aveva fatto alzare in volo i caccia ben
67 volte con successo per intercettare velivoli sospetti, ma fallì l'11 settembre?
Il dato è tratto da un articolo del Colorado Springs Gazette dell'11/9/2002, in cui si dice che il
NORAD fece alzare in volo i caccia 67 volte alla ricerca di velivoli con intenzioni apparentemente
perniciose tra il settembre 2000 e il giugno 2001. Di solito, però, i sostenitori delle tesi di complotto
omettono di precisare che la frase prosegue con “but not over the continental United States” (“ma
non sopra gli Stati Uniti continentali”) e che lo stesso articolo conferma anche che “before
September 11, the only time officials recall scrambling jets over the United States was when golfer
Payne Stewart's plane veered off course and crashed in South Dakota in 1999” (“prima dell'11
settembre, l'unica occasione che i funzionari ricordino in cui sono stati lanciati i jet sopra gli Stati
Uniti fu quando l'aereo del giocatore di golf Payne Stewart andò fuori rotta e si schiantò nel South
Dakota, nel 1999”) (dettagli).
1.2.16. Perché il ministro della giustizia John Ashcroft smise di prendere aerei di linea prima
dell'11 settembre?
Questa scelta può sembrare sospetta, ma una semplice riflessione di buon senso fa notare che
chiunque avesse fatto parte di un ipotetico complotto avrebbe saputo con precisione la data degli
attentati e i voli coinvolti: quindi Ashcroft non avrebbe avuto bisogno di evitare tutti i voli in
generale o cambiare i propri piani con largo anticipo (addirittura a luglio del 2001), attirando così
l'attenzione dei media sul proprio comportamento anomalo (l'uso di voli commerciali è infatti la
prassi per i funzionari governativi statunitensi) (dettagli; dettagli).
Inoltre Ashcroft non smise di prendere voli di linea, nonostante il parere contrario dell'FBI:
continuò a usare aerei commerciali per i propri viaggi personali, come confermato anche dal team di
verifica del regista Michael Moore, non certo incline a fare favori al governo Bush (dettagli;
dettagli).
1.2.17. Come mai al sindaco di San Francisco, Willie Brown, fu consigliato di non volare l'11
settembre?
Gli fu consigliato sulla base di un avviso generico del Dipartimento di Stato, reso pubblico il 7
settembre, che però riguardava possibili minacce terroristiche agli americani all'estero, non negli
Stati Uniti.
Brown ricevette l'avviso dal personale di sicurezza dell'aeroporto di San Francisco soltanto alcune
ore prima degli attentati, quando chiamò per conoscere la situazione del volo per New York che
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doveva prendere da lì alle otto del mattino dell'11 settembre. Inoltre ignorò comunque l'avviso e
prese l'aereo lo stesso.
Alcuni cospirazionisti hanno interpretato questo episodio come una prova che alcuni membri del
governo furono preavvisati degli attentati: ma se così fosse, sarebbe stato assurdo da parte di Brown
dichiarare pubblicamente di essere stato preavvisato. Inoltre se Brown avesse fatto parte del
complotto, avrebbe saputo quali voli sarebbero stati dirottati e quindi non avrebbe avuto alcun
motivo per non prendere un volo che non sarebbe stato dirottato e per ricevere un avviso che non gli
sarebbe servito (San Francisco Chronicle; San Francisco Chronicle; San Francisco Chronicle).
1.2.18. Come mai alcuni ufficiali del Pentagono annullarono improvvisamente i propri piani
di viaggio la sera prima dell'attacco?
La fonte originale di questa notizia (Newsweek) è molto vaga: non fa i nomi degli ufficiali, non dice
quanti erano, non specifica se si trattava di uno o più gruppi e non dice neanche se si trattava di
personale militare che si trovava negli Stati Uniti o all'estero. Inoltre la fonte originale dice che il
livello di allarme era stato alto per le due settimane precedenti e che forse fu ricevuto un allarme
particolarmente urgente la sera prima degli attacchi.
In questi termini così vaghi, la notizia è quindi spiegabile in molti modi anche senza ricorrere
all'ipotesi di un preavviso legato all'11/9. Se si trattava di militari statunitensi all'estero, può darsi
che rispondessero ad allarmi di sicurezza locali. Se invece si trattava di personale che risiedeva al
Pentagono, annullare un viaggio per allontanarsi dall'edificio sarebbe stato addirittura
controproducente. Se il viaggio non coinvolgeva aerei di linea (per esempio avveniva in auto o su
aerei militari), non c'era motivo di annullarlo.
Più in generale, va notato ancora una volta che i partecipanti all'ipotetica cospirazione avrebbero
presumibilmente saputo quali viaggi erano a rischio e quali no, per cui non avrebbero avuto bisogno
di annullare altri viaggi.
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FAQ 1.3: Gli attentati in generale - Gli attentati veri e propri
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito degli aspetti generali degli
attentati dell'11 settembre 2001. Ai singoli attentati sono dedicate altre pagine specifiche di risposta
in sintesi. Per gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto, oppure si
può cercare in questo blog usando la casella di ricerca qui a destra.
1.3. Gli attentati veri e propri
1.3.1. Come mai il giorno prima degli attentati due dirottatori andarono in gita fino a
Portland, nel Maine, e tornarono a Boston con un volo alle 6 di mattina dell'11 settembre,
rischiando di perdere la coincidenza con il volo che dovevano dirottare?
Probabilmente perché non si trattò affatto di una gita, ma di un test pianificato, anche perché il
biglietto fu prenotato con due settimane di anticipo. Due dei dirottatori, Mohammed Atta e
Abdulaziz Al-Omari, si separarono dal gruppo e presero un volo prima di tutti gli altri. Questo
avrebbe consentito loro di verificare se le autorità erano sulle loro tracce, cosa che in particolare
Atta aveva motivo di sospettare.
Se imbarcandosi a Portland Atta e al-Omari fossero stati arrestati o fermati per qualsiasi motivo, la
missione degli altri dirottatori non sarebbe stata compromessa. Non vedendosi arrestare a Portland,
Atta e al-Omari avrebbero avuto la conferma di non essere nelle liste dei sospettati e quindi di
potersi imbarcare impunemente a Boston (dettagli).
1.3.2. Se i dirottatori erano incapaci di pilotare, come poterono guidare gli aerei?
I quattro dirottatori che pilotarono gli aerei erano tutti piloti certificati negli Stati Uniti, alcuni anche
con licenza commerciale. Negli Stati Uniti avevano frequentato scuole di volo e si erano addestrati
con i simulatori di aerei di linea. Avevano esperienza pratica con aerei più piccoli, ma sapevano
destreggiarsi con la strumentazione degli aerei di linea, tanto da impostare il pilota automatico. I
loro istruttori li definirono “buoni” piloti (dettagli; dettagli).
I piloti di linea italiani e stranieri che abbiamo interpellato ci confermano che pilotare un aereo di
linea che è già in volo, in una giornata limpida e usando il pilota automatico, non è difficile e non lo
è neppure schiantarlo contro un edificio di grandi dimensioni. Le parti difficili sono decollo e
atterraggio, che infatti i dirottatori hanno evitato di dover fare (dettagli).
Inoltre sembra logico presumere che se si fosse trattato di una messinscena, i suoi organizzatori non
avrebbero scelto dei capri espiatori di poca esperienza, ma avrebbero additato dei piloti
espertissimi, in modo da evitare i dubbi che invece circolano oggi.
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1.3.3. Come fu possibile per dei piloti inesperti centrare con precisione bersagli lontani
centinaia di chilometri?
I dirottatori fecero quello che fanno regolarmente i piloti di linea per raggiungere gli aeroporti di
destinazione: usare gli strumenti di navigazione automatica dell'aereo.
I dirottatori impostarono appunto il pilota automatico di ciascun velivolo (dettagli), dandogli
l'ordine di dirigersi sull'aeroporto più vicino al rispettivo bersaglio. Una volta in vista del bersaglio,
ripresero il comando manuale dell'aereo. La procedura d'impostazione del pilota automatico si
impara nei corsi di certificazione frequentati dai dirottatori e a detta dei piloti interpellati da
Undicisettembre è estremamente semplice e alla portata di un dilettante.
1.3.4. Come fu possibile che i controllori di volo perdessero di vista quattro aerei dirottati
senza poterli localizzare?
Il sistema di gestione del traffico aereo statunitense non è affatto la meraviglia tecnologica che
molti immaginano: è composto da apparati fatiscenti. Basti pensare che ancora nel 2008, è stato
sufficiente il tilt di un singolo computer di gestione dei piani di volo per paralizzare 600 voli e
60.000 passeggeri. E quel computer era vecchio di vent'anni (dettagli).
1.3.5. Come fu possibile che quattro aerei dirottati volassero impunemente per due ore senza
essere intercettati dai caccia?
Furono due ore (più precisamente un'ora e 42 minuti) soltanto se si pensa erroneamente ai quattro
dirottamenti come a un unico evento da gestire. Occorre partire dalle 8:21 (ora della perdita di
contatti con il primo aereo, AA11) e finire alle 10:03 (ora d'impatto dell'ultimo aereo dirottato,
UA93). Ma in realtà i dirottamenti furono quattro eventi separati: sapere che uno degli aerei era
stato dirottato non significava sapere che lo erano stati anche gli altri. Sapere la rotta di uno degli
aerei dirottati non significava sapere la rotta degli altri. Oltretutto quel giorno ci furono molti falsi
allarmi.
Considerando correttamente i quattro dirottamenti come quattro eventi distinti, il tempo massimo
per il quale un singolo aereo dirottato rimase in mano ai dirottatori fu 46 minuti (AA77).
il tempo massimo che ebbero a disposizione i caccia, dalla segnalazione al NORAD del singolo
aereo dirottato allo schianto dell'aereo stesso, fu nove minuti (AA11).
Le intercettazioni di velivoli dispersi all'interno degli Stati Uniti richiesero tempi lunghi anche nelle
pochissime altre occasioni in cui si resero necessarie prima dell'11/9.
•
Il 25 ottobre 1999, il Learjet del campione di golf Payne Stewart subì una
depressurizzazione che fece perdere conoscenza a tutti gli occupanti, piloti compresi.
L'aereo continuò a volare con il pilota automatico. I controllori di volo persero i contatti alle
9:33 EDT (Eastern Daylight Time), ma i caccia riuscirono ad affiancare l'aereo soltanto alle
10:52 EDT, ossia un'ora e 19 minuti dopo la perdita di contatti (questo orario è riportato nei
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•
rapporti come 9:52 CDT, Central Daylight Time, causando facili equivoci sul tempo di
intercettazione) (dettagli).
Il 12 settembre 1994, Frank Eugene Corder pilotò un Cessna rubato fino a farlo schiantare
nel prato della Casa Bianca. Non fu intercettato (dettagli).
Va ricordato anche il caso di Mathias Rust, che il 28 maggio 1987 riuscì a beffare la vantata
impenetrabilità dello spazio aereo sovietico partendo da Helsinki e atterrando con il proprio aereo
da turismo Cessna accanto alla Piazza Rossa di Mosca (dettagli).
Anche dopo l'11/9, i tempi d'intercettazione sono rimasti ben più lunghi di quanto ci si potrebbe
aspettare se si conoscono soltanto i luoghi comuni hollywoodiani:
•
•
•
Il 5 gennaio 2002, uno studente quindicenne schiantò intenzionalmente un Cessna 172
contro la Bank of America Tower di Tampa, in Florida. I caccia decollarono soltanto 6
minuti dopo lo schianto e arrivarono sul posto dopo altri 7 minuti.
L'11 ottobre 2006, l'aereo privato del giocatore di baseball Corey Lidle si schiantò contro un
palazzo a Manhattan. I caccia si levarono in volo quando ormai l'impatto era già avvenuto.
Il 6 aprile 2009, un canadese rubò un Cessna in Ontario e varcò il confine fra Canada e Stati
Uniti, arrivando fino al Wisconsin. Fu intercettato dai caccia soltanto dopo un'ora. (dettagli)
1.3.6. Come mai la versione ufficiale dice che i dirottatori disattivarono i transponder degli
aerei per non farsi trovare? Questo non è possibile senza aiuto a terra: vuol dire che avevano
dei complici interni?
Non è affatto vero che i transponder (dispositivi radio installati sugli aerei, che emettono un segnale
d'identificazione) si possono disattivare solo con operazioni complicatissime: è una fandonia
inventata dai cospirazionisti. I piloti di linea che Undicisettembre ha interpellato hanno confermato
che c'è un interruttore apposito sulla plancia comandi (dettagli).
Del resto, se fosse davvero impossibile da spegnere, non si capisce perché gli organizzatori
dell'ipotetica cospirazione avrebbero falsificato un dettaglio del genere, sperando che nessun pilota
al mondo si accorgesse dell'impossibilità della cosa.
1.3.7. Come fecero i dirottatori a ottenere la straordinaria sincronizzazione dei voli?
In realtà la sincronizzazione è un'invenzione di chi ha preso i dati reali e li ha stiracchiati e alterati
fino a farli combaciare con la propria tesi preconcetta. Se si va a controllare gli orari degli eventi nei
rapporti tecnici, si scopre che quelli riportati dai cospirazionisti sono spesso falsi (dettagli; dettagli).
1.3.8. Perché i caccia non si alzarono in volo dalle basi vicine, invece di decollare da quelle
lontane?
Perché i caccia non sono automobili, nelle quali basta saltare a bordo e girare la chiave. Devono
essere riforniti, preparati e tenuti in allerta; deve esserci un pilota disponibile, attrezzato e pronto.
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Avere tanti caccia parcheggiati non significa averne altrettanti pronti al decollo istantaneo: questa è
la vita reale, non Hollywood. Chiedete a qualsiasi militare. È proprio per questo motivo che si tiene
un certo numero di caccia sempre in allerta.
Nel 2001, l'aviazione militare USA teneva ogni giorno in allerta quattordici caccia, scelti a turno
fra le varie basi: un numero esiguo, perché la Guerra Fredda era finita, ma sufficiente a difendere il
perimetro degli Stati Uniti, perché si pensava a un attacco convenzionale dall'esterno. Nessuno dei
caccia pronti al decollo l'11 settembre era presso le basi vicine al Pentagono o a New York.
1.3.9. Perché ci misero così tanto tempo a lanciare i caccia?
Prima dell'11/9, i caccia non avevano il compito di abbattere gli aerei dirottati (che ricordiamolo,
hanno civili a bordo e quindi non si possono abbattere a cuor leggero), ma solo di scortarli con
discrezione: quindi l'11 settembre 2001 fu naturale pensare che non ci fosse fretta, fino a quando si
capì che i dirottatori avevano preso il comando degli aerei (cosa mai avvenuta prima) e avevano
intenzioni suicide (cosa mai avvenuta prima).
Fra la perdita di contatto radio con il primo volo (8:13, AA11) e l'ordine di decollo dalla base Otis
(8:46) passarono 33 minuti.
Va considerato che persino dopo l'11/9, per l'aereo di linea della Helios caduto in Grecia nel 2005,
fra la perdita di contatto radio e l'ordine di decollo passarono tre quarti d'ora (dettagli).
1.3.10. Perché mai quel giorno il sistema di difesa aerea più rapido, efficace e avanzato del
mondo, qual è quello statunitense, rimase inerte?
Non rimase affatto inerte: fece quel poco che poteva in una situazione studiata appositamente per
sfruttarne le debolezze. Cosa ancora più importante, lo fece in barba ai regolamenti e alle procedure.
Gli aerei dirottati erano voli interni, mentre la difesa aerea era progettata per una difesa perimetrale
contro velivoli in arrivo da fuori dei confini: come l'antifurto di casa, che serve a tenere fuori i ladri
ma è inefficace se i ladri sono già dentro e prendono in ostaggio un familiare.
I dirottatori spensero i transponder di bordo che permettevano ai controllori di volo di localizzarli e
oltretutto invertirono la rotta, per cui la difesa USA non sapeva dove mandare i caccia.
Inizialmente la difesa seguì le normali procedure dell'epoca: in caso di dirottamento, lanciare un
paio di caccia che facessero soltanto da scorta a distanza per l'aereo dirottato, e nel frattempo
negoziare con i dirottatori. L'incolumità dei passeggeri aveva priorità su tutto.
Quando la difesa aerea capì che non si trattava di un dirottamento classico, scavalcò le regole e
lanciò quel poco che aveva di pronto (in tempo di pace, c'erano solo quattordici caccia pronti al
lancio), ma non poteva sapere dove dirigere i caccia.
Tutto questo contribuì a ritardare l'intervento della difesa. Ma anche se fosse stata più pronta e
avesse intercettato gli aerei, con quale coraggio avrebbe abbattuto aerei carichi di civili, propri
connazionali?
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Col senno di poi, e se non si conoscono gli aspetti tecnici della difesa aerea USA, sembra tutto
facile. Ma questa è la vita reale, non un film.
1.3.11. Come mai George Bush rimase tranquillamente nella scuola che stava visitando, invece
di essere portato subito al sicuro? Vuol dire che sapeva di non correre rischi?
No, anzi. Standosene inebetito in quella scuola, ha fatto una figuraccia memorabile. Se Bush sapeva
degli attacchi, perché invece non ha colto l'occasione per alzarsi subito, fare un discorso eroico alla
nazione, e atteggiarsi a uomo risoluto che prendeva in mano la situazione?
1.3.12. Perché gli attentati furono effettuati la mattina presto, prima che le Torri si
riempissero? Volendo fare quante più vittime possibile, non sarebbe stato più logico colpire il
bersaglio in un orario di punta?
Salvo rivelazioni da parte degli organizzatori ancora in vita, come Khalid Sheikh Mohammed, su
questo punto si possono fare soltanto congetture.
È possibile che più tardi nella mattinata non ci fosse la necessaria concentrazione di voli
transcontinentali (scelti dai terroristi per poter disporre di aerei pieni di carburante).
Un attentato effettuato più tardi sarebbe finito nei telegiornali arabi della notte invece che nel tardo
pomeriggio, quindi con un impatto mediatico meno drammatico (alle 10.03 EDT, ora dell'ultimo
schianto, a Riyadh erano le 18.03).
È possibile che agli organizzatori facesse poca differenza fare tremila vittime o trentamila:
l'importante era il simbolo, ferire gli Stati Uniti sul loro territorio (fatto già senza precedenti) e farlo
in modo visibile attraverso la distruzione memorabile di edifici-icona, più che attraverso la strage.
Per contro, può esserci stato invece l'intento di contenere il numero di vittime civili e/o musulmane,
dato che comunque Osama bin Laden aveva preso in considerazione alcuni precetti islamici che
condannano l'uccisione di civili inermi.
1.3.13. Come mai il registro dei voli del governo USA riporta che l'11 settembre i voli AA77 e
AA11 non ci furono?
Non indica affatto che non ci furono. Alcuni sostenitori delle teorie di complotto dicono che
siccome in questo registro i voli dirottati AA77 e AA11 hanno come orario di partenza "00:00" e
come identificativo del velivolo (tail number) "ignoto", vuol dire che non ci furono.
In realtà il "registro" è un archivio statistico (BTS.gov, dove la "S" sta per "statistics"), nel quale ci
sono moltissimi voli (anche di altre compagnie e in altri aeroporti) registrati nello stesso modo.
Vuol dire che tutti quei voli non ci furono? No, è la prassi normale di registrazione, come da
regolamento dell'archivio.
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1.3.14. Come mai i voli dirottati, solitamente strapieni, l'11/9 erano semivuoti?
In realtà il numero di passeggeri a bordo dei quattro voli non era insolitamente basso rispetto agli
stessi voli nei martedì dei mesi precedenti.
Il documento Staff Monograph on the Four Flights and Civil Aviation Security, redatto nel 2005
dalla commissione d'inchiesta, spiega che il volo AA11 aveva anzi più passeggeri della media (51%
rispetto al 39% di media) e il volo AA77 aveva poco più del numero medio di passeggeri (33%); i
voli UA175 e UA93, invece, avevano meno passeggeri della media (33% rispetto al 49% di media
per UA175; 20% rispetto al 52% di media per UA93).
C'è chi ipotizza che il numero di passeggeri fu ridotto appositamente per facilitare il compito dei
dirottatori. Ma occorre ricordare che prima dell'11/9 la regola era di collaborare con i dirottatori,
non di aggredirli. Altri dirottamenti storici tennero a bada centinaia di passeggeri senza alcun
problema.
Inoltre, dal punto di vista pratico, visti gli spazi stretti di un aereo di linea, avere venti o cinquanta
persone che assaltano non fa differenza: oltre un certo numero si ostacolano a vicenda.
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FAQ 1.4: Gli attentati in generale - Gli eventi successivi agli
attentati
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito degli aspetti generali degli
attentati dell'11 settembre 2001. Ai singoli attentati sono dedicate altre pagine specifiche di risposta
in sintesi. Per gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto, oppure si
può cercare in questo blog usando la casella di ricerca qui a destra.
1.4. Gli eventi successivi agli attentati
1.4.1. L'FBI dichiarò che Osama bin Laden non figurava fra i suoi Most Wanted (criminali
maggiormente ricercati) per l'11 settembre perché non aveva “prove incontrovertibili” per
ricercarlo: vuol dire che neanche l'FBI credeva alla sua colpevolezza?
No. L'FBI dichiarò esplicitamente che fin dall'11 settembre 2001
ritenne Osama bin Laden responsabile degli attacchi: “Come l'FBI ha detto sin dall'11
settembre, bin Laden fu responsabile dell'attacco [...] in quest'ultimo nastro ha riconosciuto ancora
una volta la propria responsabilità. Questo dovrebbe aiutare a chiarire, per tutti i complottisti,
ancora una volta, che l'attacco dell'11 settembre fu condotto da bin Laden e al-Qaeda”
(dichiarazione di Richard Kolko, portavoce dell'FBI, novembre 2007) (dettagli).
Osama bin Laden è ricercato specificamente per l'11 settembre dal programma Rewards for
Justice del governo statunitense (immagine qui accanto). La versione in italiano dell'avviso di
ricerca è qui.
La dichiarazione dell'FBI sulla mancanza di “prove incontrovertibili” (“hard evidence” in
originale) fu fatta dal portavoce Rex Tomb dell'FBI in un'intervista telefonica a Ed Haas del
Muckraker Report nel giugno del 2006, ma in quella stessa intervista il portavoce spiegò anche
che “Non c'è alcun mistero [...] potrebbero aggiungere l'11/9 [alle accuse dei Most Wanted] ma
non ne hanno bisogno al momento [...] La cosa ha una sua logica.” Un chiarimento che i
sostenitori delle tesi alternative spesso omettono di citare.
La “logica” in questione è puramente procedurale e burocratica: l'11 settembre fu considerato un
atto di guerra e l'FBI non ha giurisdizione sugli atti di guerra.
Inoltre Osama bin Laden era già ricercato dall'FBI, ed era già nei Most Wanted, per altri
attentati gravissimi (per esempio quelli alle ambasciate di Dar es Salaam in Tanzania e di Nairobi
in Kenya del 7 agosto 1998, che causarono 224 morti) e quindi l'FBI poteva già agire contro di lui;
pertanto non aveva bisogno di aggiungere l'11/9 ai suoi capi d'accusa. La stessa pagina dei Most
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Wanted dell'FBI specificava che “potranno essere assegnate nuove incriminazioni man mano che
procedono le varie indagini relative ad altri eventi terroristici, come per esempio gli attacchi
terroristici dell'11 settembre 2001”. Non sembrava proprio che l'FBI volesse negare il ruolo di bin
Laden.
1.4.2. Come fecero gli inquirenti a identificare subito i dirottatori con nome, cognome e foto?
In realtà la prima lista dei dirottatori, contenente soltanto i nomi (senza foto) e parzialmente errata,
fu pubblicata solo tre giorni dopo gli attentati, il 14 settembre 2001, e la lista definitiva, con foto e
nomi giusti, fu pubblicata ben 16 giorni dopo gli attentati, il 27 settembre 2001.
L'identificazione non fu particolarmente difficile: vista la modalità degli attentati, i nomi dei
dirottatori erano ovviamente nelle liste d'imbarco dei voli dirottati, che includevano in tutto 265
persone (equipaggi compresi). Gli inquirenti lavorarono semplicemente per esclusione, per esempio
contattando i familiari di tutte le persone a bordo e investigando sul conto di ciascuna persona a
bordo.
Inoltre alcune delle telefonate giunte l'11 settembre dagli aerei dirottati indicarono i posti occupati
da alcuni dei terroristi (per esempio per almeno tre di loro, sul volo AA11). Le compagnie aeree
poterono quindi usare le liste d'imbarco per risalire immediatamente ai nomi dei dirottatori
corrispondenti.
1.4.3. Come mai non c'erano nomi arabi nelle liste dei passeggeri?
In realtà le liste fornite dalle compagnie aeree includono tutti i nomi dei dirottatori e i relativi posti
assegnati. Questa fandonia è nata perché qualcuno ha letto maldestramente la pagina Web della
CNN che elenca le vittime, senza notare che c'è scritto che i dirottatori sono elencati separatamente
(dettagli; altri dettagli).
1.4.4. Come mai alcuni giornali hanno scritto che i dirottatori sono ancora vivi?
Non sono affatto ancora vivi: se lo fossero, i complottisti potrebbero andarli a prendere e
mostrarceli in TV, dimostrando così definitivamente che hanno ragione. Come mai non lo fanno?
La diceria è nata da un articolo della BBC in cui si diceva che persone con nomi identici o simili a
quelli dei dirottatori risultavano ancora vive. Ma l'articolo risale a prima che l'FBI mostrasse le foto
dei dirottatori. Infatti le foto dei "dirottatori ancora vivi" non corrispondono a quelle mostrate
dall'FBI. Gli "ancora vivi" sono semplicemente degli omonimi (dettagli).
È come dire che un dirottatore suicida si chiamava Mario Brambilla e poi salta fuori che c'è ancora
in giro qualcuno che si chiama Mario Brambilla. Ma guarda che strano. Tanto per fare un esempio,
solo negli Stati Uniti nel 2007 c'erano ben 140 Mohammed Atta (dettagli).
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1.4.5. Come mai i familiari di bin Laden furono fatti uscire dagli USA in tutta fretta, prima
che riaprissero i voli civili?
Non è vero. I voli civili commerciali ripresero alle 11 del 13 settembre. Alcuni sauditi furono fatti
uscire fra il 14 e il 24 settembre (dettagli) e 26 familiari di bin Laden furono fatti uscire il 20
settembre, dopo essere stati interrogati (dettagli). Nessun familiare di bin Laden risulta essere uscito
dagli USA prima della riapertura dei voli civili.
1.4.6. Non è strano che nessun familiare delle vittime si recò agli aeroporti?
Quest'insinuazione vorrebbe far credere che le vittime furono inventate, ma basta un controllo nei
giornali dell'epoca per verificare che dei familiari si recarono eccome agli aeroporti di destinazione
(Los Angeles Times, 12 settembre 2001).
Non furono molto numerosi, ma i voli dirottati (transcontinentali, con durate di circa 4 ore e 45
minuti) si schiantarono molto tempo prima del momento previsto per l'arrivo, in circostanze che
furono immediatamente evidenti a tutti e che portarono ben presto alla chiusura al pubblico degli
aeroporti. Quindi non avrebbe avuto molto senso per i familiari recarsi agli aeroporti: il destino dei
loro cari era già tragicamente chiaro su tutti i teleschermi del mondo.
1.4.7. Come mai nessuno fu punito?
Questo è vero. Ma chi si dovrebbe punire, di preciso? Le colpe appartengono all'intero sistema
legislativo, politico, militare e civile statunitense, non a qualche singolo individuo, e vanno
spalmate su almeno 10-15 anni di amministrazioni differenti. Incolpare una o più persone specifiche
significherebbe cercare capri espiatori.
Non solo: la paura di dire qualcosa di incriminante avrebbe reso reticenti molti testimoni, e questo
non avrebbe permesso di far luce correttamente sugli eventi e di arrivare a una drastica riforma della
sicurezza statunitense. L'importante non era scovare eventuali colpevoli, ma capire cosa non ha
funzionato, per evitare che succeda di nuovo.
1.4.8. Perché le azioni legali intentate da alcuni familiari delle vittime vengono respinte?
Perché sono concepite intenzionalmente in modo fallato, soltanto per fare clamore, senza alcuna
intenzione seria.
Per esempio, Phil Berg, avvocato di uno dei familiari (Ellen Mariani), ha depositato i documenti per
l'azione legale della sua assistita un giorno dopo la scadenza dei termini e ha commesso altre
omissioni procedurali, rendendo irricevibile l'azione. Questo permette di dire "Abbiamo fatto causa
a Bush, ma ci hanno respinto", dimostrando così un'apparente persecuzione, senza spendere grandi
cifre in procedimenti legali (dettagli).
24
1.4.9. Come mai non si indaga sul fatto che Benazir Bhutto disse in un'intervista che Osama
bin Laden era stato ucciso?
Perché guardando l'intervista intera si capisce molto chiaramente che si trattò un lapsus; lo disse
anche la BBC (dettagli). Una notizia così non si lascia scappare con disinvoltura come se niente
fosse, come fece invece la Bhutto. Tant'è che un mese prima dell'intervista in questione parlava di
dare la caccia a bin Laden (dettagli) e l'Unione Europea ha detto che la dichiarazione della Bhutto
non è affatto confermata (dettagli).
1.4.10. Come mai nei video delle rivendicazioni di bin Laden c'è un sosia che non gli
somigliava affatto?
Perché le immagini dei video presentate dai sostenitori delle tesi alternative sono tratte da copie
sgranate e deformate dalla conversione PAL-NTSC: i fotogrammi originali sono somiglianti
(dettagli). L'immagine qui sotto, per esempio, è tratta proprio dal video che i complottisti dichiarano
essere falso.
La tesi del sosia, inoltre, contraddice la tesi secondo la quale Osama bin Laden sarebbe stato un
fantoccio della CIA. Se lo fosse stato, che bisogno ci sarebbe stato di usare un sosia? C'è poi da
chiedersi se la CIA sarebbe stata così cretina da usare un sosia per nulla somigliante e così incapace
di trovarne o fabbricarne uno somigliante. Inoltre la tesi del sosia non spiega come mai i tanti
famigliari di bin Laden (molti dei quali vivono in Occidente) non dicono che i video sono falsi.
1.4.11. È vero che una rivendicazione di bin Laden è stata giudicata falsa da un istituto
specialistico svizzero?
Non proprio. L'istituto Dalle Molle di Losanna ha detto che un messaggio audio (non video) è falso
"al 95%", ma ha anche dichiarato che il giudizio è incerto, perché si basa su un campione di 20
registrazioni della voce di bin Laden, quando ne servirebbero circa 100.
Uno dei fratelli di Osama, Yeslam bin Laden, ha riconosciuto la voce nella rivendicazione e ha
detto che è quella di Osama, anche se non è sicuro al cento per cento.
Cosa più importante, il messaggio in questione, annunciato il 12 novembre 2002, non è una
rivendicazione degli attentati dell'11 settembre: ne parla soltanto una volta di sfuggita e non se
ne assume la responsabilità (dettagli).
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1.4.12. Come possiamo fidarci delle confessioni estorte con la tortura del waterboarding?
Non ce n'è bisogno, perché l'organizzatore principale degli attentati, Khalid Sheikh Mohammed,
catturato dagli americani, aveva già rivendicato le proprie responsabilità quando era ancora uomo
libero, nell'aprile del 2002, insieme a Ramzi Binalshibh. Lo fece al giornalista Yosri Fouda, a
Karachi, come raccontato nel libro Masterminds of Terror (in italiano Le menti criminali del
terrorismo, Newton e Compton Editori):
Fouda radunò tutta la propria esperienza, guardò Khalid negli occhi e chiese: "Siete stati voi?". Ma
Khalid non esitò. "Niente riprese oggi" disse "e non devi preoccuparti per la telecamera o per un
operatore per domani. Forniremo noi tutto." Ramzi [Binalshibh] aggiunse i propri dettagli
dell'organizzazione: "Andrai direttamente da qui [Karachi] al tuo volo quando avremo finito". Poi,
senza cerimonie, Khalid andò al sodo facendo una dichiarazione che colpì Fouda come il pugno di
un peso massimo: "Io sono il capo del comitato militare di al-Qaeda" disse "e Ramzi è il
coordinatore dell'operazione Martedì Sacro. E sì, siamo stati noi."
Osama bin Laden inoltre rivendicò più volte gli attentati quando era uomo libero.
1.4.13. Perché dovremmo fidarci della Commissione d'Inchiesta ufficiale?
Perché la Commissione si rivolse ai migliori tecnici civili dei settori interessati dalle indagini.
Perché fu la Commissione, non i complottisti, a smascherare le dichiarazioni false dei generali
Arnold e McKinley e del colonnello Alan Scott.
Perché fu la Commissione, non i complottisti, a rivelare che la FAA (Federal Aviation
Administration), l'ente americano che controlla lo spazio aereo civile e gestisce i centri di controllo
del traffico aereo, aveva nascosto le prove dei suoi ritardi ed errori durante gli attentati (dettagli).
Non sembrano comportamenti da "commissione farsa", come la definiscono spesso i
cospirazionisti.
1.4.14. Come mai Dan Rather, decano dei giornalisti USA, disse alla BBC: "Non abbiamo
indagato per paura di essere linciati"?
La frase è citata spesso dai cospirazionisti, ma nessuno ne sa dare la fonte precisa: dicono tutti che
proviene da una puntata del programma Newsnight della BBC, ma non dicono quale.
L'unica puntata del programma alla quale Rather ha rilasciato interviste, a quanto ci risulta, non
contiene questa frase: contiene qualcosa di vagamente simile, ma non è riferito all'11 settembre,
quanto alle critiche al governo USA, che dopo l'11 settembre sono diventate meno facili da fare
perché sommerse dal sentimento patriottico: chi critica è visto come disfattista. Le teorie alternative
sull'11/9 non c'entrano nulla (dettagli).
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1.4.15. Come mai gli attentati all'antrace poco dopo l'11/9 furono fatti con antrace di origine
militare?
Secondo le indagini svolte fin qui, si trattò del gesto squilibrato di un ricercatore di un laboratorio
militare, Bruce Edwards Ivins, che come molti altri aveva accesso all'antrace per lavoro.
Chi sospetta trame oscure deve considerare che furono gli inquirenti ufficiali a rivelare che l'antrace
era di origine militare statunitense: avrebbero potuto starsene zitti e dare la colpa ad al-Qaeda.
Inoltre il metodo (spedizione postale di buste contaminate) e le vittime (principalmente addetti al
recapito della posta) erano grossolani e inefficaci (dettagli).
1.4.16. Ma non è evidente che gli attentati erano la scusa perfetta per attaccare l'Iraq?
Un momento: attentati compiuti da quindici terroristi sauditi, due degli Emirati, un egiziano e un
libanese, finanziati da un saudita che stava in Afghanistan, sarebbero la scusa perfetta per
invadere... l'Iraq?
1.4.17. Quali sono gli eventi significativi dopo l'11/9?
Questa sezione è in lavorazione.
Nel marzo 2003 fu catturato in Pakistan Khalid Sheikh Mohammed, considerato l'organizzatore
materiale degli attentati.
Il 2 maggio 2011 le autorità statunitensi annunciarono di aver ucciso Osama bin Laden durante
un'incursione delle forze speciali statunitensi ad Abbottabad, in Pakistan, dopo un conflitto a fuoco
notturno, e di aver seppellito in mare il suo corpo dopo un rito funebre islamico.
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FAQ 2.1: L'attacco al Pentagono - La “versione ufficiale”
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del Volo 77, il Boeing 757
dirottato e lanciato contro il Pentagono alle 9:37 dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si
possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto oppure si può cercare in questo blog usando la
casella di ricerca qui a destra.
2.1. La “versione ufficiale”
2.1.1. Qual è la “versione ufficiale” dell'attentato al Pentagono?
È sbagliato e ingannevole parlare di “versione ufficiale”: fa sembrare che si tratti di una versione
dispensata a scatola chiusa dalle autorità. In realtà l'attacco al Pentagono è documentato da
testimoni civili, da perizie tecniche di enti civili, dalle telefonate dei passeggeri ai loro familiari, dai
vigili del fuoco e dai reperti.
Alle 9:37, il volo AA77, un Boeing 757 della American Airlines dirottato da cinque terroristi (di cui
uno, il saudita Hani Hanjour, era pilota certificato), si schiantò in volo radente orizzontale contro il
Pentagono, ad Arlington (vicino a Washington, a meno di quattro chilometri dalla Casa Bianca),
sotto gli occhi di almeno 55 testimoni che si trovavano sull'autostrada adiacente all'edificio e nelle
sue vicinanze. L'impatto appiccò un incendio e causò il crollo di una porzione del Pentagono.
Nei pochi secondi di volo radente, l'aereo colpì cinque lampioni, un generatore diesel da 20
tonnellate parcheggiato nel cantiere del Pentagono davanti alla facciata colpita e sfondò la facciata
per una larghezza complessiva di 35 metri. La corsa dei rottami dell'aereo proseguì dentro l'edificio,
che al piano terra e al primo piano è un volume unico senza pareti portanti, fino alla parete esterna
del corridoio A-E che divide i primi tre anelli concentrici del Pentagono dai due più interni.
L'attacco uccise i cinque dirottatori, gli altri 53 passeggeri, i sei membri dell'equipaggio dell'aereo e
125 persone che si trovavano nella zona colpita del Pentagono.
Dalle macerie e dal prato antistante il Pentagono furono recuperati i resti dell'aereo, dei passeggeri,
dei dirottatori (identificati tramite analisi del DNA nei frammenti non distrutti dall'incendio), gli
effetti personali dei passeggeri e le scatole nere del velivolo.
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FAQ 2.2: L'attacco al Pentagono - La mancata intercettazione
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del Volo 77, il Boeing 757
dirottato e lanciato contro il Pentagono alle 9:37 dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si
possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto oppure si può cercare in questo blog usando la
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2.2. La mancata intercettazione
2.2.1. Come mai le batterie antiaeree del Pentagono non intervennero?
Non esistono batterie antiaeree al Pentagono: sono un'invenzione dei complottisti, che in tutti
questi anni non sono ancora riusciti a indicare dove sarebbero di preciso o a documentarne in alcun
modo l'esistenza.
Alcuni di loro sostengono che non si possono indicare perché sono segrete, ma esistono perché
erano "previste dal trattato ABM del 1972" (Giulietto Chiesa). In realtà il trattato ABM riguarda il
piazzamento di missili progettati per abbattere i grandi missili balistici nemici, che non c'entrano
nulla con i missili antiaereo e non sono usabili per abbattere un aereo in avvicinamento a bassa
quota.
Non solo: il trattato ABM vide la costruzione di una sola batteria da entrambe le parti. Quella
sovietica fu messa a difesa di Mosca, e la sua ubicazione è stranota (dettagli); quella statunitense
non fu collocata a difesa del Pentagono, ma a protezione della base aerea di Grand Forks, nel Nord
Dakota.
Inoltre non ha mai avuto senso collocare batterie antiaeree a difesa del Pentagono, dato che si
sapeva che l'edificio era un bersaglio dei missili nucleari sovietici (dettagli).
2.2.2. Se nessun aereo può avvicinarsi al Pentagono senza essere intercettato e abbattuto,
come fu possibile farlo l'11 settembre?
Non è vero che gli aerei non possono avvicinarsi. Gli aerei civili passano in fianco al Pentagono
tutti i giorni, perché c'è un aeroporto civile, il Reagan, a 1200 metri dall'edificio. Ci sono fotografie
del Pentagono prese da aerei da turismo prima dell'11/9, da distanza ravvicinatissima. Questi aerei
da turismo non furono né intercettati né tanto meno abbattuti. Eccone un esempio qui sotto, datato
25 agosto 2001, pochi giorni prima degli attentati.
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2.2.3. La versione ufficiale dice che l'aereo scomparve dai radar per 36 minuti. Cosa accadde
in quel periodo? E se l'avessero fatto atterrare e sostituito con un aereo radiocomandato?
In realtà l'aereo non uscì mai dalla copertura radar. Se si legge bene il Rapporto della Commissione
11/9, si scopre che non dice affatto che l'aereo uscì dalla copertura: dice che i controllori non
riuscirono a identificarlo sui propri schermi per 36 minuti. Era sugli schermi, ma i controllori non
sapevano quale puntino, fra i tanti, fosse l'aereo che cercavano. L'esame a posteriori dei tracciati
dimostra che l'aereo rimase sempre nel raggio dei radar militari e/o civili, come mostrato dal grafico
qui sotto, che mostra tutto il tracciato rilevato dai radar militari: l'interruzione, durata 19 minuti
(non 36), è coperta dai radar civili (dettagli; altri dettagli).
30
Si possono fare tutte le congetture del mondo, compresa quella dell'aereo radiocomandato, ma mille
congetture non fanno una prova. E non c'è alcuna prova di quest'ipotetica sostituzione. I
cospirazionisti chiedono prove su prove della "versione ufficiale", ma non sono affatto così esigenti
a proposito delle proprie teorie.
E se l'aereo è stato sostituito, come ci sono arrivati al Pentagono i resti e gli effetti personali dei suoi
passeggeri, testimoniati dai pompieri civili che prestarono i soccorsi?
2.2.4. Il ministro dei trasporti Mineta riferì che un addetto disse a Cheney che l'aereo si stava
avvicinando al Pentagono e chiese conferma degli ordini; Cheney gli rispose nervoso che gli
ordini erano invariati. Quali erano questi ordini? Di non abbatterlo?
No. La conversazione udita da Mineta si riferisce al Volo 93, caduto in Pennsylvania, che si
pensava ancora in volo e diretto verso Washington. Non può essere altrimenti, vista l'ora alla quale
avvenne. L'addetto stava descrivendo la rotta e velocità stimate dell'aereo. Lo ha chiarito anche
Mineta stesso (dettagli).
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FAQ 2.3: L'attacco al Pentagono - La manovra
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del Volo 77, il Boeing 757
dirottato e lanciato contro il Pentagono alle 9:37 dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si
possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto oppure si può cercare in questo blog usando la
casella di ricerca qui a destra.
2.3. La manovra
2.3.1. Thierry Meyssan dice che negli aerei di linea, il carrello scende automaticamente sotto
una certa quota; come mai nessun testimone lo ha visto scendere e nel prato del Pentagono
non ci sono i solchi dei carrelli o i loro rottami?
Il carrello a discesa automatica è una delle tante stupidaggini tecniche inventate dai complottisti:
chiedetelo a qualunque pilota di linea (dettagli).
2.3.2. Secondo la versione ufficiale, l'aereo fece una virata strettissima ad alta velocità, in
pochi secondi, ma questo è impossibile per un aereo di linea: come la mettiamo?
In realtà la manovra durò oltre due minuti e fu larga dieci chilometri, come documentano i
tracciati radar, i controllori di volo e le scatole nere (dettagli; altri dettagli). I complottisti barano,
accelerando i filmati anche di dieci volte, per farla sembrare velocissima (dettagli).
Del resto, perché mai gli organizzatori dell'ipotetica messinscena sarebbero stati così stupidi da
includere nella versione ufficiale una manovra impossibile, che qualsiasi pilota avrebbe saputo
sbugiardare?
2.3.3. È impossibile per un aereo di linea volare rasoterra: come può essere successo al
Pentagono?
Non è affatto vero che è impossibile: i piloti volano rasoterra spessissimo durante le manifestazioni
aeree, usando aerei di linea, e non c'è nessun motivo tecnico per non poterlo fare (foto; dettagli;
esempi di voli radenti). E' ovvio che è una manovra pericolosa, e chi non la sa fare bene si schianta.
Che fine ha fatto, appunto, l'aereo al Pentagono?
2.3.4. Come è possibile che un pilota dilettante riesca a colpire con così tanta precisione un
edificio?
Non è detto che volesse colpire quel preciso punto del Pentagono. Il Pentagono ha lati di 281 metri
e ha una larghezza massima di quasi mezzo chilometro: ai dirottatori andava bene colpirlo in un
punto qualsiasi. Se sono riusciti a centrare le Torri Gemelle, ben più strette, perché non possono
essere riusciti a centrare una struttura enorme come il Pentagono?
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E a proposito di precisione, non bisogna dimenticare che l'aereo non ha colpito direttamente la
facciata: l'ha raggiunta dopo aver prima colpito cinque lampioni, un generatore, una recinzione, un
muretto, un ufficio mobile e un albero.
2.3.5. OK, i piloti esperti sanno volare rasoterra con un aereo di linea, ma come è possibile che
ci sia riuscito un pilota dilettante?
I piloti esperti volano rasoterra senza sfracellarsi. Il dirottatore del Volo 77, invece, si schiantò. Il
suo non fu un volo rasoterra, ma una discesa progressiva fino a schiantarsi. Il tratto radente del suo
volo durò circa 1,3 secondi. A 850 km/h ci vogliono infatti solo 1,3 secondi per coprire la distanza
di 311 metri fra il lampione abbattuto più lontano e la facciata colpita del Pentagono.
2.3.6. Allora come mai dei piloti di linea italiani hanno detto, in uno Speciale TG1 della Rai,
che la manovra al Pentagono era difficilissima?
Perché parlavano della difficoltà di colpire il Pentagono in un punto preciso: cosa che i dirottatori
non hanno fatto, colpendo un punto qualsiasi di una facciata larga 281 metri.
Lo Speciale TG1 in questione è quello del 19 febbraio 2006, nel quale i comandanti Claudio
Galavotti (Alitalia) e Giancarlo Tedeschi (Blue Panorama) hanno in realtà detto che "il fatto di
arrivare su un punto preciso e non avere nessun segno sul terreno prima dell'impatto è veramente
una cosa fortunosa" (Galavotti) e che "è stato abbastanza fortunoso colpire il Pentagono in quel
punto e che se non fosse per la fortuna, fra virgolette, è stata veramente una cosa difficilissima"
(Tedeschi).
Inoltre il comandante Tedeschi dice nella medesima trasmissione: "abbiamo simulato con un
tecnico di terra della nostra compagnia, al simulatore, la stessa manovra [...] con un pilota che
aveva l'esperienza, grosso modo, di uno degli attentatori; quindi esperienza di piccoli aeroplani
[...] Colpirlo lì, ripeto, è un compito veramente abbastanza difficile."
Entrambi, dunque, specificano che sarebbe stato difficile colpire in un punto preciso. Non solo:
nessuno dei due dice che sarebbe stato impossibile. Difficile e fortunoso, sì; ma non impossibile
(dettagli).
2.3.7. Come è possibile che l'aereo abbia volato rasoterra e scavalcato la collina che c'era
lungo il percorso, se era pilotato da un dilettante?
In realtà non c'è nessuna collina lungo la traiettoria seguita dall'aereo. L'intera questione della
collina è stata partorita da cospirazionisti che non si sono neanche presi la briga di andare sul posto
a vedere cosa c'è (dettagli).
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2.3.8. Ma Hani Hajour, il dirottatore pilota, a detta dei suoi istruttori, non era un incapace?
Niente affatto. L'istruttore Eddie G. Shalev, della Congressional Air Charters di Gaithersburg, nel
Maryland, ha testimoniato che era un buon pilota, forse con preparazione di tipo militare, per il
modo in cui usava i riferimenti a terra (dettagli).
L'istruttore Marcel Bernard, del Freeway Airport, lo definì un pilota nella media o sotto la media,
ma in ogni caso sicuramente in grado di puntare un aereo di linea contro un edificio e di colpirlo
dettagli).
Altri suoi istruttori lo giudicarono male, ma occorre tenere presente che i criteri di un istruttore (che
mira a creare piloti capaci di gestire decolli e atterraggi, comunicazioni radio, maltempo ed
emergenze) sono molto differenti dai criteri di un dirottatore (che deve saper uccidere a sangue
freddo i piloti dopo che l'aereo è decollato ed è arrivato in quota, impostare il pilota automatico
verso la destinazione e manovrare l'aereo manualmente solo per gli ultimi minuti senza alcuna cura
per la sorte dei passeggeri e la propria).
Inoltre Hanjour si addestrò al pilotaggio di aerei di linea presso il CRM Airline Training Center di
Scottsdale, la JetTech e la Pan Am International Flight Academy di Phoenix (dettagli).
Aveva iniziato a frequentare corsi di pilotaggio negli Stati Uniti nel 1996 (dettagli).
2.3.9. Ma non potrebbe essere stato un missile al posto di un aereo?
No. Nessun testimone ha detto di aver visto un missile. Alcuni hanno paragonato il rumore
dell'aereo a quello di un missile. Ma hanno tutti detto di aver visto un aereo (v. la sezione "I
testimoni" qui sotto).
Inoltre un missile Cruise, per esempio, è lungo sei metri, contro i 47 di un Boeing 757. Non si può
confondere un missile con un aereo di linea, perché la differenza è vistosissima, come si vede in
questo grafico in scala:
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Non solo: davanti alla breccia d'impatto ci sono un albero decapitato, un palo danneggiato di una
telecamera di sorveglianza del traffico e cinque lampioni abbattuti. Sono disposti lungo una fascia
larga 26 metri, lungo la traiettoria d'impatto. Come potrebbe un missile colpire lampioni così
spaziati?
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FAQ 2.4: L'attacco al Pentagono - I testimoni
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del Volo 77, il Boeing 757
dirottato e lanciato contro il Pentagono alle 9:37 dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si
possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto oppure si può cercare in questo blog usando la
casella di ricerca qui a destra.
2.4. I testimoni
2.4.1. Come mai non ci sono testimoni?
Non è vero. Ci sono almeno 55 testimoni oculari che hanno visto direttamente l'impatto e 86 che
hanno visto l'aereo dirigersi verso il Pentagono (dettagli).
2.4.2. OK, i testimoni ci sono, ma come mai alcuni di loro hanno detto di aver visto un missile
Cruise?
Non è vero. Andando a controllare le loro testimonianze originali, salta fuori che hanno paragonato
l'aereo a un missile per la velocità con cui si muoveva o per il rumore che faceva. Nessuno di loro
dice di aver visto un missile. Anzi, alcuni di loro, come per esempio Mike Walter, dicono
esplicitamente di aver visto un aereo che si muoveva veloce come un missile (video).
2.4.3. OK, i testimoni ci sono, ma non potrebbero aver detto di aver visto un aereo perché
sono tutti pedine del governo o della CIA?
Se così fosse, come avrebbe fatto il governo o la CIA a fare in modo che in tutta l'area circostante il
Pentagono, che sta nel centro abitato di Arlington, ci fossero soltanto testimoni compiacenti? Come
mai non c'è nemmeno un testimone, neanche il più scalcinato, che dica di aver visto un missile o un
caccia?
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FAQ 2.5: L'attacco al Pentagono - I danni
di Paolo Attivissimo, con il contributo di tutti gli autori di Undicisettembre. L'articolo è stato
aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. La data di pubblicazione è fittizia per esigenze di
riordino del blog.
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del Volo 77, il Boeing 757
dirottato e lanciato contro il Pentagono alle 9:37 dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si
possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto oppure si può cercare in questo blog usando la
casella di ricerca qui a destra.
2.5. I danni
2.5.1. Come mai il foro nella facciata del Pentagono misura cinque o sei metri e quindi è di
gran lunga troppo piccolo per un aereo di linea?
Cinque o sei metri? Guardate la foto qui sotto, cliccabile per ingrandirla. È una foto che i
complottisti non mostrano mai, tratta dal libro Pentagon 9/11. E' scattata prima del crollo della
porzione di facciata colpita (notate le finestre sopra la breccia). Guardate le dimensioni dei
soccorritori rispetto alla breccia, e dite se quella breccia è davvero larga cinque o sei metri. In realtà
ne misura 35. Un Boeing 757 è largo 38 metri (dettagli).
Assemblando le fotografie scattate prima del crollo parziale della porzione colpita si ottiene la
sagoma mostrata in questo collage realizzato da un sostenitore delle teorie alternative (dettagli)
E poi basta usare il buon senso: vi pare che gli ipotetici organizzatori della messinscena sarebbero
così stupidi da fare un foro ridicolmente piccolo e dire che c'è passato un aereo di linea, sperando
che nessuno noti l'assurdità della cosa?
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2.5.2. Va bene, la breccia è larga più di cinque metri; ma come mai nella breccia le colonne
sono ancora in piedi?
Perché questo è l'effetto logico dell'impatto meccanico di un oggetto molto più largo che alto, a
struttura cava, come un aereo di linea, contro un edificio in cemento armato. Chiedete a un
ingegnere edile o a un esperto d'incidenti aerei.
In realtà le colonne non sono tutte ancora in piedi: ne manca qualcuna in prossimità del centro della
breccia. Inoltre le colonne restanti sono fortemente piegate verso l'interno, come se qualcosa le
avesse urtate con violenza dall'esterno. Un'esplosione interna avrebbe piegato le colonne in fuori e
le macerie dell'edificio sarebbero state visibili all'esterno. Infine, i muri fra le colonne sono
completamente scomparsi, e le loro macerie non sono sul prato: quindi sono stati sfondati
dall'esterno verso l'interno.
Come farebbe un missile a piegare le colonne verso l'interno e asportare i muri che c'erano fra le
colonne lungo una fascia orizzontale larga 35 metri?
2.5.3. Perché lo squarcio nel Pentagono è così regolare da avere un lato che sembra tagliato
col coltello?
Il Pentagono è costruito in sezioni indipendenti, unite da giunti verticali: si chiamano giunti di
dilatazione e sono usati comunemente in edilizia per qualunque grande edificio. Circa mezz'ora
dopo l'impatto, si è verificato un crollo a ridosso di uno di questi giunti. La sezione di edificio non
colpita, al di là del giunto, è rimasta in piedi, mentre quella colpita è crollata, mettendo quindi a
nudo il giunto di dilatazione.
2.5.4. Nello squarcio si vede persino un libro intatto, ancora appoggiato su un leggio: com'è
possibile che l'impatto di un grande aereo di linea lo abbia lasciato intatto?
Invece un missile o un camion bomba avrebbero dovuto lasciarlo intatto?
Il libro era situato in un locale che non fu interessato dall'impatto ed era adiacente a uno dei grandi
giunti di dilatazione che dividono il Pentagono in sezioni. Il libro, quindi, non ha motivo di essere
danneggiato. Divenne visibile soltanto dopo il crollo della porzione di edificio colpita dall'aereo,
che mise a nudo il giunto di dilatazione.
2.5.5. Come è possibile che un aereo abbia sfondato i sei muri maestri dei tre anelli del
Pentagono che separano la facciata dal foro d'uscita?
Il Pentagono non ha muri maestri: è retto esclusivamente da colonne di cemento armato, fra le quali
ci sono semplici tramezze. Al piano terra e al primo piano, i tre anelli esterni del Pentagono
formano un volume unico: chiunque abbia studiato realmente i dati dovrebbe saperlo (foto;
dettagli). La storia dei sei muri maestri è una frottola inventata dai complottisti.
39
L'aereo quindi sfondò la facciata, attraversò il volume interno unico, frammentandosi contro le
colonne, e in parte sfondò la tramezza del terzo anello che dà sul corridoio all'aperto (l'A-E Drive).
Niente muri maestri.
2.5.6. Come mai le finestre vicino all'impatto rimasero incredibilmente intatte?
Perché non erano finestre normali: erano finestre blindate, antiscoppio, fatte di lastre spesse 5 cm e
pesanti circa una tonnellata l'una, realizzate dalla Viracon e dalla Masonry Arts (dettagli). Notate il
sollevatore necessario per maneggiarle.
2.5.7. Il Pentagono e le Torri Gemelle furono colpiti da velivoli di dimensioni simili. Come mai
i danni al Pentagono furono di gran lunga minori di quelli subìti dalle Torri?
Le strutture dei due edifici erano molto differenti e i rispettivi aerei erano differenti per massa; le
loro dimensioni contano ben poco.
Le Torri Gemelle avevano facciate portanti, composte da una singola fila di colonne in acciaio a
sezione cava quadrata, separate da normali finestre; dietro questa facciata c'era un vasto spazio
vuoto senza elementi portanti.
Al Pentagono, le facciate non sono portanti, ma sono rinforzate con un'armatura in acciaio e rete di
kevlar, hanno finestre antibomba infisse nell'armatura in acciaio, e le colonne sono in cemento
armato con armatura a spirale e sono disposte sia in facciata, sia all'interno della struttura ogni 3-6
metri.
Nel confrontare i due aerei non si devono considerare le dimensioni, ma la massa: 128 tonnellate al
WTC contro 82 al Pentagono.
40
FAQ 2.6: L'attacco al Pentagono - I rottami
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del Volo 77, il Boeing 757
dirottato e lanciato contro il Pentagono alle 9:37 dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si
possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto oppure si può cercare in questo blog usando la
casella di ricerca qui a destra.
2.6. I rottami
2.6.1. Perché al Pentagono non c'erano rottami d'aereo?
C'erano eccome. Ci sono decine di fotografie di rottami sminuzzati sul prato e dentro l'edificio
(dettagli). Non ci si deve aspettare grandi rottami sul prato, esattamente come al World Trade
Center non c'erano grandi rottami d'aereo fuori dalle Torri Gemelle.
2.6.2. Va bene, i rottami c'erano, ma perché erano troppo pochi?
Quanti rottami dovrebbe lasciare visibili fuori un aereo che entra in un edificio? Confrontate con gli
impatti alle Torri Gemelle: quanti rottami d'aereo avete visto a New York?
2.6.3. Va bene, i rottami c'erano e non erano troppo pochi, ma perché erano troppo piccoli?
L'aereo entrò nell'edificio ad altissima velocità, sfondando la facciata, e pertanto si sminuzzò. E'
ridicolo aspettarsi di trovare tronconi di fusoliera o altro, specialmente all'esterno: gli aerei non
rimbalzano, quando si schiantano.
2.6.4. I rottami c'erano, ma non potrebbero essere stati collocati da agenti della CIA?
Come avrebbero fatto, sotto gli occhi delle migliaia di automobilisti che passano sull'autostrada (il
Washington Boulevard) che confina con il Pentagono?
2.6.5. I rottami c'erano, ma perché erano lucidi invece di essere bruciacchiati dall'esplosione?
Perché sono stati proiettati lontano durante l'impatto dell'aereo, pochi istanti prima della
deflagrazione del carburante. Confrontate con i video degli impatti al World Trade Center: l'aereo
prima penetra e si disintegra, poi deflagra il carburante.
41
2.6.6. I rottami c'erano, ma come mai non corrispondono a pezzi di un Boeing 757?
Secondo chi fa questa domanda, gli organizzatori della
sofisticatissima messinscena sarebbero stati così idioti da fabbricare finti rottami e sbagliarli invece
di prenderli da un Boeing 757 da rottamare.
In realtà i rottami corrispondono e sono stati identificati come parti di un Boeing 757: cerchioni,
carrelli, poltrone, motori. E poi ci sono i pezzi dei passeggeri del Volo 77 e i loro effetti personali,
riconosciuti dai loro familiari. La "scatola nera" fu recuperata e corrisponde a quella del Volo 77. In
uno dei rottami c'è anche il numero di serie del pezzo e il marchio della American Airlines, che
secondo un tecnico della compagnia aerea lo identifica come un alimentatore per le luci
d'emergenza (foto qui sopra, cliccabile per ingrandirla) (dettagli).
2.6.7. Che fine fece la scatola nera?
Fu recuperata, gravemente danneggiata, all'interno della zona colpita
del Pentagono. La foto qui accanto ne mostra un frammento.
Dall'analisi di laboratorio emerse che la registrazione dell'audio in cabina era illeggibile, ma i dati di
volo furono invece recuperati e sono pubblicamente disponibili (dettagli). Dal loro studio emerge
che le manovre del velivolo furono effettuate da due dirottatori coordinati in cabina di pilotaggio
(dettagli).
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2.6.8. La scatola nera indica che la porta della cabina di pilotaggio non fu mai aperta durante
il volo: come fecero allora i dirottatori a prendere i comandi dell'aereo?
Sui Boeing 757 costruiti nel 1991, come quello che colpì il Pentagono, la
scatola nera era predisposta per registrare il segnale del sensore della porta della cabina, ma il
sensore non c'era (fu montato solo nei 757 costruiti dal 1997 in poi), per cui nella scatola nera
veniva registrato un valore fittizio.
Questo fatto è chiaramente indicato nel rapporto tecnico del National Transportation Safety Board.
Infatti la scatola nera dell'aereo dirottato indica che la porta rimase perennemente chiusa anche per
tutte le 40 ore di volo precedenti, eppure è improbabile che i piloti non abbiano mai fatto una
capatina alla toilette o si siano fatti portare almeno un caffè da un assistente di volo (dettagli).
2.6.9. Dove andarono a finire i motori?
Almeno uno dei motori fu trovato, sventrato, all'interno del Pentagono, incastrato in una colonna,
come descritto nel libro Firefight (dettagli).
2.6.10. Come è possibile che la versione ufficiale giustifichi l'assenza di rottami dell'aereo
dicendo che l'incendio lo ha "vaporizzato" o "gassificato"?
A quanto ci risulta, nessun documento tecnico e nessun rapporto ufficiale afferma una cosa del
genere. L'unica fonte che parla di "vaporizzazione" – e l'unica fonte finora presentata dai
complottisti – è un articolo giornalistico in cui un testimone, Frank Probst, dice che un motore (non
l'intero aereo) si "vaporizzò" all'impatto (non nell'incendio). Ma dal contesto è chiaro che non si
tratta di una descrizione letterale, tant'è vero che lo stesso testimone dice di aver visto pezzi del
motore schizzare in ogni direzione (dettagli).
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FAQ 2.7: L'attacco al Pentagono - I video
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del Volo 77, il Boeing 757
dirottato e lanciato contro il Pentagono alle 9:37 dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si
possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto oppure si può cercare in questo blog usando la
casella di ricerca qui a destra.
2.7. I video
2.7.1. Il Pentagono è l'edificio più sorvegliato del mondo, come è possibile che non ci siano
filmati dell'impatto?
Non è affatto l'edificio più sorvegliato del mondo: è un edificio in gran parte amministrativo, situato
in un centro abitato, e non ha neanche una recinzione perimetrale. Un inviato di Undicisettembre
s'è avvicinato a piedi fino agli ingressi dell'edificio e nessuno gli ha chiesto niente (dettagli). Il
Pentagono è paragonabile a un ministero più che a Fort Knox.
Non solo: nessuno, finora, ha detto esplicitamente che non esiste un video nitido dell'impatto: l'FBI
stessa, per ora, si rifiuta di confermare l'esistenza o meno di altri filmati (dettagli). Molto materiale
è stato segretato, secondo le norme processuali statunitensi, e può darsi che una registrazione video
dell'impatto faccia parte di quel materiale, che verrà desegretato al termine dei processi in corso
contro i fiancheggiatori e organizzatori degli attentati.
2.7.2. Come mai per l'attacco alle Torri Gemelle ci sono tantissimi video dell'impatto e al
Pentagono, invece, non c'è nulla di paragonabile?
Le numerose riprese video dell'attacco alle Torri Gemelle si riferiscono praticamente tutte al
secondo impatto, ossia quando le telecamere di tutte le emittenti televisive erano già in posizione
per riprendere l'altra torre in fiamme. Del primo impatto alle Torri Gemelle esistono soltanto tre
video poco chiari. Al Pentagono ci fu un unico attacco, senza preavviso pubblico, per cui nessuna
troupe televisiva stava riprendendo l'edificio al momento dell'impatto.
2.7.3. L'FBI ha detto di avere 85 video del Pentagono, tratti dalle telecamere di sorveglianza e
riguardanti l'11/9: come mai non li divulga?
In realtà i video del Pentagono dichiarati dall'FBI non sono 85, ma 13. Ottantacinque è il totale dei
video sequestrati nelle indagini; gli altri video riguardano altri luoghi, comprese le Torri Gemelle.
Di questi tredici video, soltanto uno mostra l'impatto al Pentagono, ed è quello che è stato
pubblicato: gli altri mostrano l'edificio dopo l'attentato. Tutto questo è scritto chiaramente nel
medesimo rapporto dell'FBI che i cospirazionisti citano come prova (dettagli). I video rimanenti
vengono man mano pubblicati sul sito Penttbom.com.
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2.7.4. Come mai nei video finora rilasciati non si vede l'aereo?
Non si vede nitidamente un aereo, ma si nota una macchia che potrebbe essere un aereo di linea. I
"video" sono in realtà fotogrammi scattati in sequenza, al ritmo di uno solo al secondo (contro i 25
al secondo di un video normale), da una telecamera di sorveglianza.
2.7.5. Senza il video, come possiamo credere che si sia davvero schiantato un aereo?
L'esistenza o meno del video è irrilevante in termini di prova dell'impatto di AA77. Di quello ci
sono prove in abbondanza:
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•
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•
•
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•
55 testimoni oculari dell'impatto
86 testimoni oculari dell'avvicinamento di un aereo di linea
zero testimoni di missili
zero resti di missili
DNA e resti umani dei passeggeri
effetti personali dei passeggeri
rottami compatibili con un Boeing 757 della American Airlines
scatole nere specificamente appartenenti al Volo 77
tracciati radar che seguono tutto il Volo 77 e terminano al Pentagono
una breccia larga e bassa, di forma compatibile con un Boeing 757
cinque lampioni abbattuti, lungo una fascia larga 26 metri, compatibile con un Boeing 757
(largo 38 metri)
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FAQ 2.8 - L'attacco al Pentagono - Altri presunti misteri
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del Volo 77, il Boeing 757
dirottato e lanciato contro il Pentagono alle 9:37 dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si
possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto oppure si può cercare in questo blog usando la
casella di ricerca qui a destra.
2.8. Altri presunti misteri
2.8.1. Cos'è quel misterioso aereo bianco che vola intorno al Pentagono in un filmato che la
CNN ha tenuto nascosto per sei anni?
Il filmato fu in realtà trasmesso già durante le dirette dell'11 settembre, e l'aereo non è affatto
misterioso: è identificato per esempio sin dal settembre 2002 nel documentario Clear the Skies della
BBC (dettagli) e nel libro Black Ice del 2003, disponibile anche in italiano (dettagli).
L'aereo è un E-4B, uno di quattro Boeing 747 appositamente attrezzati come centro di comando
volante per le emergenze, che era già in volo per una delle tante esercitazioni di routine (dettagli).
Ce n'è uno sempre in allarme. E non dite che l'11 settembre non fu un'emergenza.
2.8.2. Alle 9:42 dell'11/9, la rete televisiva ABC trasmise le immagini di un incendio nell'Old
Executive Office Building, un edificio che sorge vicino alla Casa Bianca: come mai nessuno ne
ha più parlato?
Perché non ci fu nessun incendio nell'Old Executive Office Building: il fumo che si vede è quello
che si stava levando dal Pentagono, che sta in linea d'aria dietro quest'edificio, a tre chilometri di
distanza. Lo dice persino la giornalista della ABC, Claire Shipman, che commenta le immagini: “è
una gigantesca nube di fumo che proviene da dietro l'Old Executive Office Building”.
Il presunto mistero, insomma, è un'invenzione dei complottisti (ne parla per esempio Thierry
Meyssan nel libro Le Pentagate), che hanno interpretato dilettantescamente le immagini televisive e
non ne hanno neppure ascoltato l'audio (dettagli).
2.8.3. Cosa c'era sotto il telo blu portato dai militari? Qualcosa che non dovevamo vedere?
Non è un telo: è una tenda da campo vuota. Una delle tante tende
con esterno blu e interno chiaro installate durante i soccorsi e visibili in tante altre fotografie del
prato del Pentagono. Si capisce che è vuota dalla facilità con la quale i militari la sollevano a
braccia piegate: se contenesse qualcosa, non riuscirebbero a sollevarla con così tanta disinvoltura.
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FAQ 3.1: Le Torri Gemelle - La “versione ufficiale"
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito degli attentati contro le Torri
Gemelle del World Trade Center (WTC) dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si possono
leggere gli articoli indicati nei link qui sotto o si può cercare in questo blog usando la casella di
ricerca qui a destra.
3.1. La "versione ufficiale"
3.1.1. Qual è la "versione ufficiale" del crollo delle Torri Gemelle?
È sbagliato parlare di "versione ufficiale": dà l'impressione che si tratti di una velina di governo.
Esiste invece una dettagliatissima ricostruzione tecnica dei fatti, svolta dagli esperti del National
Institute of Standards and Technology o NIST, firmata da ingegneri strutturisti ed esperti di
metallurgia ed accettata dai loro colleghi di tutto il mondo. Questa ricostruzione tecnica documenta
quanto segue.
L'impatto degli aerei di linea trapassò la struttura, interamente in acciaio (senza elementi strutturali
in cemento armato), e tranciò un numero significativo di colonne portanti, asportò il rivestimento
antincendio delle colonne d'acciaio nella zona trapassata e riversò dentro ciascuna delle torri oltre
30.000 litri di carburante.
Le Torri sopportarono l'urto, ma non il successivo incendio. Il carburante prese fuoco ed innescò
la combustione del contenuto delle torri su vari piani, colando anche lungo i vani degli ascensori per
innescare incendi anche più in basso. Il carburante in sé si esaurì in poco più di una decina di
minuti, ma gli incendi proseguirono perché alimentati dal materiale infiammabile all'interno delle
Torri Gemelle: arredi, rivestimenti, carta, persone.
Gli incendi (che normalmente, in edifici adibiti a residenza o uffici, raggiungono temperature di
1000°C, come da norma antincendio ISO 834) non fusero le colonne portanti: l'acciaio fonde a
temperature superiori (da 1300°C circa in su, a seconda del tipo). Le fecero ammorbidire, facendo
perdere loro gran parte della loro capacità di carico: l'acciaio non protetto, infatti, inizia a
indebolirsi a circa 400°C e perde circa il 50% della propria resistenza a 600°C. A 980°C ha meno
del 10% della resistenza iniziale. Temperature di 500°C sono considerate "critiche" per
l'acciaio strutturale dai Vigili del Fuoco italiani. Gli incendi poterono agire direttamente
sull'acciaio perché gli impatti degli aerei avevano asportato il suo rivestimento antincendio.
La struttura iniziò a cedere esattamente in corrispondenza degli incendi e degli impatti. Qui il
calore degli incendi deformò i solai, facendoli incurvare verso il basso, e i solai tirarono verso
l'interno le colonne strutturali delle facciate (fatti documentati fotograficamente). La
deformazione delle colonne di facciata superò abbondantemente il metro. Le colonne piegate e
surriscaldate non poterono più reggere il carico dei piani sovrastanti e cedettero, innescando il
crollo.
Le immagini dimostrano che i solai non si accatastarono prima del crollo, innescandolo, come
ipotizzato inizialmente, ma soltanto dopo e parzialmente.
La parte superiore delle torri precipitò su quella sottostante, agendo inizialmente come un maglio
ma disgregandosi progressivamente e trasformandosi in una valanga di macerie.
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I piani sottostanti opposero resistenza, allungando i tempi del crollo rispetto a quelli di caduta
libera (i filmati documentano una durata di almeno 16 secondi, rispetto ai circa 9 di una caduta
libera equivalente). Tuttavia la struttura, pensata per reggere un carico statico, non poteva reggere il
carico dinamico della massa di macerie in caduta (inizialmente 14 e 29 piani per il WTC1 e 2
rispettivamente), e il crollo proseguì fino a terra.
Le colonne centrali non crollarono subito insieme al resto dell'edificio: rimasero in piedi per
qualche decina di secondi dopo il crollo, formando le cosiddette "guglie", alte circa 200 metri.
Come mostra la distribuzione delle macerie, le Torri Gemelle crollarono aprendosi a petalo, non in
perfetta verticale, ma con una componente laterale prodotta dalla spinta in fuori della massa di
macerie in caduta, e proiettando pezzi fino a 170 metri di distanza.
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FAQ 3.2: Le Torri Gemelle - Gli antefatti
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito degli attentati contro le Torri
Gemelle del World Trade Center (WTC) dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si possono
leggere gli articoli indicati nei link qui sotto o si può cercare in questo blog usando la casella di
ricerca qui a destra.
3.2. Gli antefatti
3.2.1. Come mai l'Empire State Building fu colpito da un enorme B-52, eppure non crollò?
Non si trattò di un B-52 (che è un bombardiere strategico con otto motori a getto), ma di un B-25:
un bimotore a elica, del peso di una decina di tonnellate, ben più piccolo e lento.
All'epoca dell'incidente, il 1945, il B-52 non esisteva neanche.
Chi sostiene questa tesi commette un errore grossolano e dimostra di non aver fatto la benché
minima verifica e di non sapere nulla di aeronautica (dettagli; altri dettagli). Semplicemente non c'è
paragone fra un aereo da 10 tonnellate che vola a 400 km/h, come nel caso dell'impatto contro
l'Empire State Building, e un aereo da 120 tonnellate lanciato a oltre 700 km/h, come avvenne al
WTC.
3.2.2. È vero che c'era una ditta israeliana che stava al WTC e fu preavvisata degli attacchi?
No. Basta controllare i giornali dell'epoca per sapere che la ditta in questione, la Odigo, non
aveva sede al WTC: stava a quattro isolati di distanza. Inoltre il messaggio di "preavviso" era
talmente vago che fu capito soltanto dopo gli attacchi, e fu ricevuto alla sede della ditta in Israele,
non a New York (dettagli).
3.2.3. Come mai i cani antibomba furono ritirati dalle Torri poco prima dell'11 settembre?
Non furono affatto ritirati: erano in servizio anche l'11 settembre. Lo conferma proprio
l'articolo di Newsday del 12/9/2001 che i complottisti citano come prova di questo ritiro, tagliando
ad arte la frase che spiega che le unità cinofile erano state potenziate dopo una serie di minacce
telefoniche. Lo conferma uno dei sopravvissuti, Greg Trevor, che ricorda che uno di questi cani,
Sirius, perì nel crollo delle Torri Gemelle (dettagli; 11/9 La Cospirazione Impossibile, pagg. 74-75).
3.2.4. Come mai ci furono un blackout e un'evacuazione nelle Torri poco prima dell'11
settembre e vi entrarono dei tecnici per "fare manutenzione"?
Fino a prova contraria, non risulta che ci fu nulla del genere. Un addetto della Port Authority,
che avrebbe dovuto gestire e notificare questo genere di eventi, ha smentito esplicitamente che si sia
49
verificato un evento del genere (dettagli). L'unico che dice di aver assistito a questi eventi è un certo
Scott Forbes, ma non è in grado di portare un singolo documento che lo confermi. Eppure
un'operazione del genere avrebbe dovuto lasciare una traccia documentale notevole: notifiche,
circolari, piani, permessi; e chi lavorava nelle Torri se lo ricorderebbe.
Ci sarebbe stata anche una certa eco nei giornali, perché l'immagine delle Torri Gemelle
completamente vuote e spente sarebbe stata spettacolare. Ma nessuno finora ha portato articoli o
altri documenti che ne parlino.
Quand'anche fosse vero quello che afferma Scott Forbes, bisogna tenere presente che Forbes dice in
realtà che il blackout avrebbe interessato soltanto metà di una torre: l'altra metà, l'altra torre
e il WTC7 non ne furono coinvolti. Non lo si può quindi utilizzare come stratagemma per
collocare di nascosto esplosivi in questi altri edifici (11/9 La Cospirazione Impossibile, pagg. 7579).
3.2.5. L'isolamento antincendio delle Torri era pieno d'amianto costosissimo da bonificare; fu
per questo che si decise di demolirle?
Chi sostiene questa tesi vuole far credere che siccome rimuovere l'amianto dalle Torri sarebbe
costato uno sproposito, allora si preferì montare la più grande e complessa messinscena della storia
dell'umanità, uccidere tremila persone, demolire mezza Manhattan e far collassare l'economia
mondiale. Tutto per risparmiare i soldi per la bonifica?
A parte la sua palese assurdità, la tesi non è neanche supportata dai fatti: la Torre 2 fu costruita
senza usare amianto. La Torre 1 fu inizialmente costruita usando amianto nella pasta cementizia
Blaze-Shield Type D usata per il rivestimento a spruzzo antincendio delle colonne, ma soltanto
fino al 38° piano. Per i piani successivi si usò un prodotto senza amianto (dettagli).
3.2.6. È vero che la FEMA, l'ente governativo per la gestione delle emergenze, era già
stranamente in posizione a New York il giorno prima degli attacchi?
No. La diceria si basa esclusivamente su un'intervista televisiva a un singolo addetto della FEMA,
Tom Kenney, fatta il 13 settembre 2001. Kenney disse di essere arrivato lunedì sera (gli attacchi
avvennero di martedì), ma si trattò di un lapsus. Non c'è nessun'altra indicazione o documentazione
che la FEMA fosse già sul posto. Una richiesta di documenti ha poi confermato che l'ordine di
attivazione di Kenney è datato 12 settembre (dettagli).
3.2.7. È vero che 4000 ebrei che lavoravano al WTC non si presentarono al lavoro l'11
settembre?
No. A parte l'idea ridicola che la comunità ebraica sappia tenere perfettamente un segreto da
diffondere a migliaia di persone senza che nessuno lo spifferi anche a qualche amico non ebreo per
salvargli la vita, le ricerche giornalistiche dimostrano che almeno 119 ebrei morirono al WTC e
che altre 72 vittime erano probabilmente ebree; secondo la Jewish Anti-Defamation League di
New York, gli ebrei periti furono almeno 400. Non ci sono cifre ufficiali perché le autorità
statunitensi non documentano l'appartenenza religiosa.
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La genesi di questa diceria è che poche ore dopo gli attacchi, il giornale Jerusalem Post riferì che si
riteneva che circa 4000 israeliani (non "ebrei", ma "israeliani") vivessero o lavorassero a New
York e a Washington. Il giornale non scrisse che erano morti o dispersi o non s'erano presentati al
lavoro: scrisse semplicemente che erano persone che potevano essere nelle vicinanze degli attacchi.
Nel giro di pochi giorni, la storia fu ripresa a Beirut da al-Manar, un'emittente satellitare affiliata a
Hezbollah, e dal quotidiano siriano al-Thawra, che la cambiarono dicendo che 4000 israeliani che
lavoravano nel WTC erano assenti il giorno degli attacchi. La notizia alterata si diffuse in molti
paesi arabi anche tramite il passaparola dei siti antisemiti, modificandosi ancora: i 4000 israeliani
divennero 4000 ebrei che avevano ricevuto una soffiata dal Mossad.
La diceria approdò anche sulla Pravda (che poi ritirò l'articolo) e persino in Italia su La Stampa
(9/10/2001, in un'intervista a un imam) e Il Tempo (3/10/2001, intervista a un esperto del Pontificio
Istituto di studi arabi) e su Cuore (vignetta, ottobre 2001).
Fonti: BBC, The Conspiracy Files; Der Spiegel, 2003; La Cospirazione Impossibile, Piemme, 2007,
pag. 7; La leggenda dei 4000 ebrei, in 11 settembre leggende di guerra, Paolo Toselli, Avverbi,
2002, pag. 104.
3.2.8. Come mai il primo ministro israeliano Sharon annullò all'ultimo momento la propria
visita a New York, prevista per l'11 settembre?
Quest'affermazione è ricorrente fra i cospirazionisti (9/11 Research; Information Clearinghouse;
Rense; 9/11 Studies), ma in realtà la visita a New York di Ariel Sharon era prevista per il 23
settembre, non per l'11, e fu comprensibilmente annullata il 12 settembre (9/11 Myths; Jewish News
Weekly of Northern California; Jewishfederations.org).
3.2.9. È vero che le Torri Gemelle furono vendute una settimana prima degli attentati?
No. Le Torri non furono vendute, ma date in locazione per 99 anni dall'agenzia governativa Port
Authority of New York and New Jersey alla Silverstein Properties insieme ad altri edifici del
complesso (tranne il WTC 7, che era già di proprietà della Silverstein) nell'ambito della
privatizzazione del World Trade Center avviata dalla Port Authority nel settembre del 1998.
Inoltre non c'è una data unica per la cessione: un primo contratto fu firmato il 26 aprile 2001,
quattro mesi e mezzo prima dell'11 settembre (Real Estate Weekly), e la firma conclusiva della
locazione avvenne il 24 luglio 2001, sei settimane prima degli attentati (Washington Times).
La vicinanza temporale degli eventi potrebbe essere considerata un segno di cospirazione, ma
bisogna considerare che in un ipotetico complotto da tenere assolutamente segreto non avrebbe
avuto senso attirare l'attenzione facendo accadere la distruzione delle Torri Gemelle a così breve
distanza di tempo dal cambio di gestione.
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FAQ 3.3: Le Torri Gemelle - Le manovre e gli impatti degli
aerei
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito degli attentati contro le Torri
Gemelle del World Trade Center (WTC) dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si possono
leggere gli articoli indicati nei link qui sotto o si può cercare in questo blog usando la casella di
ricerca qui a destra.
3.3. Le manovre e gli impatti degli aerei
3.3.1. Come fecero dei dirottatori inesperti a trovare le Torri?
Per raggiungere New York usarono il sistema di navigazione automatico dei velivoli, come avevano
imparato a fare nelle lezioni di volo professionale che avevano seguito negli Stati Uniti per
conseguire la licenza di pilota commerciale. Basta impostare le coordinate geografiche della
destinazione e l'aereo fa tutto il resto.
Una volta giunti in vista delle Torri, manovrarono manualmente gli aerei. L'avvistamento degli
edifici fu estremamente semplice: erano gli unici due che svettavano a 400 metri d'altezza,
all'estremità di Manhattan, e dopo il primo impatto erano oltretutto contrassegnati da un pennacchio
di fumo talmente grande che era visibile dallo spazio (dettagli).
3.3.2. Un aereo di linea non può volare a 900 km/h a 200 m da terra: perché la versione
ufficiale dice invece che è successo?
Finora nessuno ha presentato documenti tecnici che confermino questa presunta impossibilità.
In realtà i piloti di linea interpellati in proposito confermano che un aereo di linea lo può fare
benissimo, ma di norma non lo fa perché il volo veloce a bassa quota consuma una quantità
spropositata di carburante e danneggia la struttura se dura a lungo.
Gli aerei di linea possono fare cose che molti non immaginano, compresi voli radenti a pochi metri
da terra, decolli in arrampicata quasi verticale e persino voli rovesciati (Tex Johnston, Boeing 707,
1955; video). Ovviamente di norma queste manovre non vengono fatte quando ci sono a bordo
passeggeri per evitare nausee da movimento e danni. Nel caso dell'11 settembre, i dirottatori non
ebbero questo scrupolo. Il volo a 900 km/h durò pochi secondi.
52
3.3.3. Cos'è quel dispositivo anomalo, un “pod”, che si vede nei filmati e nelle foto sotto uno
degli aerei?
Non è un dispositivo anomalo: è il normalissimo
rigonfiamento del vano del carrello, alla radice delle ali, presente in tutti gli aerei di linea
moderni. E il “tubo” che sembra esserci sotto la fusoliera è in realtà la banda argento che c'è nella
livrea della United Airlines.
Del resto, chi sarebbe stato così cretino da piazzare in bella vista sotto l'aereo un dispositivo che
non ci doveva essere, sperando che nessuno se ne accorgesse e nessuno lo fotografasse? (dettagli;
altri dettagli; ulteriori dettagli; altre informazioni)
3.3.4. Cos'è quel lampo misterioso che si vede in alcuni video dell'impatto degli aerei?
Di preciso, per ora, non si sa cosa sia. Alcuni sostenitori delle teorie alternative sostengono che si
tratti di un missile, ma non avrebbe alcun senso sparare un missile appena prima di colpire il
bersaglio con un maglio da 120 tonnellate. Sarebbe come mettere una lametta su una palla di
cannone perché così farà più male.
Potrebbe trattarsi, per esempio, dell'improvviso scaricamento a terra dell'elettricità statica
accumulata in volo, oppure della rapidissima combustione delle bombole d'ossigeno situate nel
muso. Sta di fatto che un lampo molto simile si vede in un celebre test d'impatto di un jet militare
contro un muro di cemento condotto dalla Sandia nel 1988, per cui non è un evento di per sé
impossibile o sintomo di mistero (dettagli).
3.3.5. Come mai gli aerei schiantatisi sulle torri non avevano né finestrini né scritte?
Questo lo disse una sola persona, Marc Birnbach, che si trovava a 4 km di distanza. Da lì, i
finestrini non si vedevano di certo, e nemmeno le scritte (11/9 La Cospirazione Impossibile, pagina
97). Le fotografie mostrano invece chiaramente la livrea del secondo aereo.
Inoltre fra le macerie delle Torri furono trovati vari frammenti degli aerei, alcuni dei quali erano
pezzi di fusoliera con i relativi finestrini.
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Un frammento di fusoliera del volo United Airlines 175 rinvenuto sul tetto del WTC5.
Dettaglio tratto dalla figura 2-29 del rapporto FEMA, capitolo 2.
3.3.6. Come mai ci sono testimonianze che dicono che il primo aereo non era della American
Airlines?
In realtà ce n'è una sola, quella di una donna (rimasta anonima) che dice una cosa di questo genere,
nel video "In Plane Site". La donna si trovava ad almeno un chilometro e mezzo dal punto
d'impatto: una distanza dalla quale la livrea sarebbe stata molto difficile da scorgere (fonte: 11/9 La
Cospirazione Impossibile, pagg. 96-97).
3.3.7. Come mai alcuni video su Internet, come September Clues, sostengono di avere prove
che le Torri Gemelle non furono colpite da nessun aereo e che le riprese TV degli impatti
furono falsificate?
Chi fa queste affermazioni dovrebbe spiegare che cosa videro allora le decine di migliaia di persone
che erano per strada, col naso all'insù, quella mattina a New York, e che furono testimoni oculari
degli impatti. E dovrebbe spiegare le fotografie del secondo aereo fatte dai passanti.
In realtà si tratta di interpretazioni dilettantesche di immagini video sgranate e di terza mano prese
da siti come Youtube. Nessun esperto di riprese video conferma queste interpretazioni, che
contengono numerosissimi errori grossolani e dimostrano ignoranza delle regole elementari
dell'ottica, della prospettiva e della fotografia. Chi fosse interessato a queste tesi può consultare per
esempio Debunking September Clues.
54
3.3.8. Un gruppo di israeliani fu colto a filmare e festeggiare gli attentati a New York: non è
sospetto? E come mai furono rilasciati?
I cosiddetti "israeliani danzanti" furono in realtà torchiati dall'FBI e dalla CIA per mesi prima di
essere rilasciati. Dalle indagini emerse che si trattava con tutta probabilità di agenti israeliani che
sorvegliavano le attività dei centri di propaganda islamica radicale a New York, e che non erano
connessi in alcun modo agli attentati e non ne avevano avuto notizia in anticipo. La testimonianza
della persona che li segnalò all'FBI dice chiaramente che arrivarono e si misero a riprendere gli
attentati dopo che erano già iniziati, quindi non erano già appostati prima in attesa.
3.3.9. Come è possibile che degli aerei d'alluminio abbiano tagliato come burro l'acciaio di un
grattacielo?
È una semplice questione di fisica elementare. La durezza dei materiali non c'entra: conta l'energia
di movimento impartita al materiale. Tant'è vero che esistono macchine che tagliano l'acciaio
usando un getto d'acqua spinto ad altissima velocità. È una tecnologia chiamata waterjet o taglio ad
acqua (dettagli; esempi). Del resto, nel 2002 un aereo da turismo riuscì a trapassare il Pirellone a
Milano, che è un grattacielo in cemento armato.
3.3.10. Come è possibile che gli aerei non abbiano lasciato rottami? Dove sono finiti i
robustissimi motori?
In realtà gli aerei lasciarono eccome dei rottami (dettagli e foto).
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Parte di un motore del volo UA175 fu trovato all'incrocio fra Church e Murray Street (foto
qui accanto).
Un frammento di fusoliera del volo UA175 fu trovato sul tetto del WTC5, come mostrato
sopra.
Una ruota del carrello del volo AA11 fu trovata al'incrocio fra West e Rector Street.
Vari frammenti di fusoliera furono trovati nelle strade adiacenti alle Torri Gemelle.
Una ruota di carrello fu trovata incastrata in un frammento della facciata caduto a West
Street.
Un cuscino di un sedile d'aereo fu trovato per strada.
Un giubbetto salvagente d'aereo fu rinvenuto su un edificio adiacente.
Vari frammenti di parti meccaniche d'aereo furono recuperati sui tetti degli edifici vicini al
WTC.
Un jump seat (strapuntino) fu ritrovato insieme al cadavere carbonizzato e legato di un
assistente di volo (dettagli).
55
FAQ 3.4: Le Torri Gemelle - Gli incendi
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito degli attentati contro le Torri
Gemelle del World Trade Center (WTC) dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si possono
leggere gli articoli indicati nei link qui sotto o si può cercare in questo blog usando la casella di
ricerca qui a destra.
3.4. Gli incendi
3.4.1. Come poté fondersi l'acciaio, se il cherosene quando brucia non raggiunge la
temperatura di fusione dell'acciaio?
La domanda parte da assunti sbagliati e fuorvianti. Prima di tutto, l'acciaio non si fuse prima dei
crolli: queste sono esagerazioni giornalistiche diffuse inizialmente, prima che fossero svolte le
perizie tecniche. La ricostruzione tecnica dice che l'acciaio si ammorbidì per il calore, diventando
incapace di reggere i carichi, e questo portò al collasso della struttura. In secondo luogo, il
cherosene appiccò l'incendio, che proseguì alimentato dal contenuto delle Torri (mobili, carta,
tappeti, eccetera): quindi la temperatura alla quale brucia il cherosene è irrilevante e conta quella
della combustione del contenuto degli edifici.
L'ammorbidimento e il cedimento dell'acciaio in
caso d'incendio non è un fenomeno insolito: è noto, perlomeno fra i tecnici, che l'acciaio si deforma
già a 350°C e si ammorbidisce già a 500°C. Lo confermano anche i Vigili del Fuoco italiani qui
(2008) e qui (2001). Queste temperature sono raggiunte normalmente negli incendi in ambiente
domestico o d'ufficio: lo conferma lo standard ISO 834, dal quale è tratto il grafico di temperature
mostrato qui accanto.
L'acciaio non protetto perde circa il 50% della propria resistenza a 600°C e a 980°C ha meno del
10% della resistenza iniziale, secondo i dati forniti da Farid Alfawakhiri, ingegnere capo addetto
alle norme edilizie dell'American Iron and Steel Institute (Debunking 9/11 Myths, pag. 39).
56
3.4.2. Come mai nessun edificio in acciaio era mai crollato per un incendio prima dell'11/9?
La domanda è scorretta in partenza perché non considera che le Torri furono colpite da due aerei di
linea oltre che incendiate. Ma in realtà molti edifici in acciaio sono crollati per puro incendio prima
dell'11/9, senza essere prima colpiti da 120 tonnellate d'aereo lanciate a oltre 700 km/h. Ecco alcuni
esempi (dettagli; altri dettagli):
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il McCormick Center di Chicago;
il Sight and Sound Theater in Pennsylvania;
la fabbrica della Kader in Thailandia;
la piattaforma petrolifera Mumbai High North;
la cartiera presso Malvern, nel Regno Unito.
Questi, però, sono esempi di strutture basse e relativamente piccole rispetto alle Torri Gemelle. È
vero che prima dell'11/9 nessun grattacielo in acciaio era mai crollato per incendio. Ma bisogna
considerare che i grattacieli con struttura interamente in acciaio sono pochissimi nel mondo e
soprattutto che prima dell'11/9, nessun edificio era mai stato:
a) prima colpito da 120 tonnellate d'aereo, lanciate a oltre 700 km/h
b) poi incendiato da circa 32.000 litri di kerosene
c) e infine lasciato a bruciare (gli impianti antincendio del WTC furono messi fuori uso dagli
impatti).
I Vigili del Fuoco di tutto il mondo conoscono benissimo la pericolosità degli incendi in edifici
d'acciaio e sanno che il fuoco può innescarne il crollo.
3.4.3. A Madrid un grattacielo bruciò per venti ore e non crollò. Come mai le Torri Gemelle,
invece, crollarono in meno di due ore?
Il grattacielo di Madrid (la Windsor Tower o Torre Windsor) in realtà crollò: cedette tutta la sua
parte in acciaio. Eppure non era stato colpito da nessun aereo e aveva una struttura completamente
differente da quella delle Torri (cemento armato, non acciaio puro).
Non ha senso paragonare un grattacielo interamente in acciaio, che fu prima trafitto da un grande
aereo, poi imbevuto di circa 32.000 litri di carburante e infine incendiato e lasciato a bruciare, con
un grattacielo in gran parte in cemento armato, nel quale presero fuoco soltanto i materiali da
cantiere e i pompieri poterono intervenire (dettagli; altri dettagli; ancora dettagli; ulteriori dettagli;
serie completa di articoli sul tema).
I cospirazionisti citano spesso quest'edificio, ma va ribadito che nella torre spagnola tutta la parte
in acciaio crollò, e senza neanche una goccia di carburante aggiunto: bastò l'incendio dei
materiali.
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3.4.4. Come mai l'acciaio delle Torri Gemelle era certificato dall'ente UL per resistere ad una
temperatura di oltre 1000°C per 6 ore, eppure cedette in meno di due ore?
Questa certificazione è una storiella inventata dai complottisti, che non sono mai riusciti a
documentarla. Infatti in USA non si certifica l'acciaio, ma si certificano gli assemblaggi strutturali,
secondo norme come la ASTM E 119 (dettagli; altri dettagli; ulteriori dettagli), e le strutture delle
Torri Gemelle erano talmente innovative, per la loro epoca, che non furono formalmente certificate
(dettagli).
3.4.5. Come mai le Torri crollarono, visto che gli incendi erano piccoli e non molto caldi?
La premessa è sbagliata: se davvero gli incendi fossero stati piccoli e non molto caldi, allora come
mai oltre duecento persone preferirono suicidarsi gettandosi dalle Torri Gemelle (dettagli)?
Osservando l'immagine qui sotto è davvero difficile definire piccolo l'incendio, considerato che
ciascuna delle facciate misurava 64 metri.
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3.4.6. Se gli incendi erano caldissimi, come è possibile che ci siano foto di una persona che si
affaccia dalla breccia d'impatto dell'aereo?
La zona della breccia non fu mai interessata da grandi incendi (lo si vede nelle foto scattate
pochi minuti dopo l'impatto): l'impatto aveva trascinato il carburante dell'aereo dentro la torre,
distribuendolo in avanti lungo la traiettoria di disgregazione del velivolo. Quindi la zona d'impatto
fu quella meno interessata dal carburante in fiamme.
Inoltre la persona in questione, spesso identificata come Edna Cintron, fu fotografata 45 minuti
dopo l'impatto contro la Torre Nord. La zona della breccia aveva quindi potuto raffreddarsi.
Non solo: lo squarcio fece da presa d'aria per gli incendi, per cui fu interessato da un intenso
afflusso d'aria fresca, richiamata dall'esterno per effetto camino dalle fiamme all'interno della torre.
Se ci fu un punto ventilato in tutta l'area devastata, fu proprio la breccia d'impatto. Usare
questa fotografia come “prova” di temperature basse nel resto del volume colpito dagli incendi
denota quindi grave incompetenza nella dinamica degli incendi in generale (dettagli).
3.4.7. Il cherosene non poteva generare, in quelle condizioni, incendi abbastanza caldi
nemmeno da raggiungere i 5-600 gradi, e poi si sarebbe esaurito in 15 minuti: come è possibile
che gli incendi abbiano causato il cedimento della struttura e siano durati molto più a lungo?
Negli incendi del WTC non bruciò soltanto il cherosene degli aerei. Bruciò il contenuto stesso degli
edifici. Le torri ospitavano uffici, con tutto quello di cui c'è bisogno in ambienti simili: computer,
carta, pannelli, scrivanie, plastiche, sedie, armadi. Tutta roba che brucia. Un incendio sviluppato in
un ambiente simile raggiunge senza problemi temperature attorno ai 1000°C, come confermano i
Vigili del Fuoco italiani, e brucia furiosamente, come si vede in questo video.
Il cherosene non alimentò l'incendio per oltre un'ora: l'incendio fu alimentato dai materiali presenti
all'interno delle torri. Il cherosene innescò l'incendio, spandendosi, già in fiamme, all'interno della
struttura.
3.4.8. Se alcune persone riuscirono ad attraversare la zona degli incendi, come è possibile che
gli incendi fossero violentissimi?
Quelle persone (Brian Clark, Stanley Praimnath e altri) non passarono attraverso
gli incendi: li aggirarono passando per l'angolo opposto a quello colpito dall'aereo (non
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dimentichiamo che il WTC misurava 64 per 64 metri su ogni piano), usando l'unica scala
antincendio rimasta intatta nella Torre Sud, la Stairway A. Si chiama "antincendio" proprio perché
protegge dagli incendi.
Quella scala, all'altezza dei piani colpiti, deviava dal centro della struttura per girare intorno ai
motori degli ascensori (dodici motori da 24 tonnellate l'uno), che fecero da scudo contro l'impatto
dell'aereo. Proprio per questo era ancora praticabile.
Non si può usare quest'episodio per dimostrare che gli incendi erano modesti, perché non si applica
alla Torre Nord: infatti da sopra i piani colpiti, nella Torre Nord non si salvò nessuno. Dalla Torre
Sud, oltretutto, grazie a quella scala si salvarono soltanto sedici persone (dettagli).
3.4.9. In una registrazione audio un pompiere disse “Abbiamo due focolai isolati, dovremmo
riuscire a domarli con due linee”? Non vuol dire che gli incendi erano modesti?
No. La frase fu detta dal comandante dei vigili del fuoco Oreo Palmer, morto nei crolli, mentre si
trovava al 78° piano della Torre Sud, pochi minuti prima del crollo dell'edificio. Palmer descrisse
semplicemente la situazione nel punto in cui si trovava, non l'incendio nel suo complesso. Il
78° piano della Torre Sud era il limite inferiore dei piani colpiti dall'impatto dell'aereo, avvenuto dal
78° all'84°, quindi era ai margini della zona danneggiata.
Del resto, se l'incendio fosse stato davvero costituito da “due focolai isolati”, non avrebbe potuto
produrre immagini come quella mostrata qui sopra.
3.4.10. Perché non si usarono gli elicotteri per soccorrere dal tetto le persone intrappolate ai
piani alti?
Per molte ragioni. Le porte d'accesso al tetto erano chiuse a chiave e nessuno sopra la zona colpita
aveva le chiavi. Uno solo dei tetti (quello della Torre Sud o WTC2, visitabile dal pubblico) era
avvicinabile con un elicottero, ma non aveva un'area attrezzata per potervi atterrare: l'altro era irto
di antenne (una grande in mezzo, più molte altre minori sparse), per cui non ci si poteva neanche
avvicinare. Sarebbe stato necessario tenere a mezz'aria l'elicottero sopra un edificio in fiamme,
nonostante il fumo e le correnti d'aria (già intensissime senza incendi, a 400 metri d'altezza), calare
qualcuno che aprisse le porte d'accesso, e poi portare a bordo una persona alla volta con il
verricello: un'operazione rischiosissima.
Il tentativo fu fatto comunque dalla polizia di New York, ma fu necessario rinunciare a causa del
fumo e del calore troppo intenso (rapporto NIST NCSTAR-1, pag. 26; Staff Statement n. 13, pagg.
20-21).
60
AQ 3.5: Le Torri Gemelle - I crolli
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito degli attentati contro le Torri
Gemelle del World Trade Center (WTC) dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si possono
leggere gli articoli indicati nei link qui sotto o si può cercare in questo blog usando la casella di
ricerca qui a destra.
3.5. I crolli
3.5.1. Il sindaco di New York, Rudy Giuliani, fu avvisato in anticipo del crollo della prima
Torre (lo dice lui stesso in un video), ma non fece nulla per salvare i pompieri che stavano al
suo interno. Come mai?
Giuliani ricevette il preavviso solo pochi minuti prima del crollo, quando ormai la voce si stava
spargendo. I pompieri e i soccorritori che stavano fuori dalle Torri sapevano già dell'imminenza del
crollo, ma non poterono fare nulla per avvisare i colleghi: le radio funzionavano notoriamente male.
Non solo: non spettava a Giuliani dare ordini di evacuazione ai pompieri.
Del pericolo di crollo imminente sapevano, per esempio, John Peruggia, capo divisione dei servizi
medici d'emergenza, che lo disse al tecnico medico d'emergenza (EMT) Richard Zarrillo, il fire
marshal Steve Mosiello e il Comandante Ganci. Ma lo vennero a sapere soltanto pochi istanti prima
del crollo stesso (dettagli).
3.5.2. Se le Torri erano progettate per sopportare l'impatto di un aereo di linea, come mai
crollarono?
La documentazione progettuale dimostra che le Torri Gemelle furono concepite per reggere lo
schianto di un aereo di linea in atterraggio, che volasse alla velocità ridotta di atterraggio, non alla
velocità massima, e che non avesse a bordo tutto il proprio carburante, ma l'avesse quasi esaurito:
una situazione ben diversa da quella dell'11 settembre.
Inoltre la capacità di reggere un impatto del genere era solo presunta, sulla base di calcoli
approssimativi, impossibili da verificare con gli strumenti di simulazione ingegneristica dell'epoca.
Va chiarito che le Torri Gemelle sopportarono l'impatto: fu l'incendio a farle collassare. Gli
elicotteristi della polizia, gli ingegneri, gli architetti e i pompieri sul posto che avevano sott'occhio il
quadro complessivo dei danni si resero conto del rischio di crollo (dettagli).
3.5.3. Il progettista dichiarò che le Torri erano in grado di resistere anche allo schianto di
aerei di linea multipli: come mai crollarono?
Questa dichiarazione non fu fatta da un progettista, ma da Frank DeMartini, che non fece parte della
progettazione strutturale delle Torri Gemelle. Fu inoltre pronunciata in un'intervista per un
documentario, non in un rapporto tecnico (dettagli).
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DeMartini fu invece manager delle costruzioni al World Trade Center e prese questo incarico solo
dopo l'attentato del 1993. Morì nel crollo delle Torri l'11 settembre 2001, dopo aver chiamato via
radio dicendo che gli ascensori rapidi della Torre Sud rischiavano di collassare: sintomo di gravi
problemi strutturali (102 Minutes, pag. 150).
A quanto risulta, nessuno dei progettisti effettivi ha mai affermato che le Torri potevano sopportare
impatti multipli.
3.5.4. Cosa dicono i progettisti a proposito della resistenza agli impatti di aerei?
Nel novembre del 2001 Leslie Robertson, principale responsabile della progettazione della struttura
del World Trade Center, dichiarò che le Torri Gemelle furono concepite per sopportare l'impatto di
un Boeing 707 in atterraggio, quindi a velocità ridotta e con poco carburante, e che non fu possibile
prendere in considerazione l'effetto del carburante. L'11 settembre 2001, le Torri Gemelle furono
colpite da Boeing 767, aerei di peso leggermente superiore al 707, lanciati ad altissima velocità (fra
700 e 900 km/h) e pieni di carburante. Gli impatti dell'11 settembre non sono quindi confrontabili
con quello di progetto.
Disse Robertson: “L'energia immessa nell'edificio è proporzionale al quadrato della velocità:
raddoppi la velocità e l'energia si quadruplica [...] Con il 767 il carico di carburante era enorme in
confronto a quello del 707; era un aereo con il pieno di carburante, rispetto al 707 che era un
aereo in atterraggio. Non c'è assolutamente paragone fra i due” (dettagli).
John Skilling, capo ingegnere strutturista del World Trade Center, dichiarò nel 1993, poco dopo il
primo attentato terroristico contro le Torri Gemelle e quindi in tempi chiaramente non sospetti, che
“La nostra analisi indicò che il problema maggiore sarebbe stato il fatto che tutto il carburante
(dall'aereo) si sarebbe riversato dentro l'edificio. Ci sarebbe stato un incendio terrificante.
Sarebbero morte molte persone.” Skilling aggiunse, forse ottimisticamente, che “la struttura
dell'edificio sarebbe rimasta al suo posto”. Cosa che in effetti accadde, almeno in parte: la Torre
Nord rimase in piedi per 102 minuti, quella Sud per 56 (dettagli).
3.5.5. Come mai il crollo delle Torri Gemelle somiglia a una demolizione controllata?
Perché deve somigliarvi, almeno a prima vista: una demolizione controllata non è altro che un crollo
che viene provocato intenzionalmente lesionando la struttura fino a renderla incapace di reggersi. Al
WTC, la struttura fu appunto lesionata intenzionalmente (dagli impatti e poi dagli incendi) finché
divenne incapace di reggersi. Le demolizioni controllate, infatti, si fanno usando l'esplosivo minimo
indispensabile per innescare il crollo spontaneo della struttura. Il grosso del lavoro, per così dire, lo
fa la gravità.
Guardando bene i filmati, però, emergono differenze importanti: una demolizione controllata
mediante esplosivi parte dal basso, mentre i crolli delle Torri iniziarono in alto, ai piani colpiti
e incendiati; una demolizione controllata con esplosivi produce botti fragorosissimi, assenti invece
durante i crolli delle Torri; le facciate delle Torri si incurvarono verso l'interno appena prima del
crollo, cosa che non avviene nelle demolizioni controllate.
62
3.5.6. Cosa sono quegli sbuffi che si vedono durante i crolli? Sono esplosioni?
No, non sono esplosioni: sono nuvole di polvere e
fumo, spinte in fuori dalla compressione del grande volume d'aria dentro le Torri Gemelle durante il
crollo.
Nei grattacieli come il World Trade Center, oltre il 90% del volume racchiuso dalla struttura è
spazio utile “vuoto”, ossia è pieno d'aria (dettagli). Pertanto, quando la struttura collassa, tutta l'aria
al suo interno si comprime e cerca vie di sfiato. Gli sbuffi sono appunto la manifestazione di questo
sfiato.
Oltretutto un'esplosione avrebbe prodotto un'onda d'urto ben visibile, che avrebbe sfondato i vetri
delle Torri e degli edifici adiacenti; avrebbe generato dei boati secchi e fortissimi, assenti nelle
registrazioni audio e video; e avrebbe causato una proiezione molto più rapida e violenta dei detriti.
Inoltre questi sbuffi si osservarono nelle Torri Gemelle soltanto dopo l'inizio del crollo; nelle
demolizioni controllate, invece, gli sbuffi compaiono prima dell'inizio del crollo, perché il crollo
inizia soltanto dopo che è stato attivato l'esplosivo.
È vero che vi sono alcune immagini che mostrano sbuffi lenti e piccoli diverso tempo prima del
crollo: ma sono comunque troppo lenti per essere prodotti da esplosivi, che causano sempre uno
spostamento d'aria estremamente rapido. Sono invece compatibili con lo spostamento d'aria
prodotto da un cedimento locale della struttura.
Infatti una demolizione senza esplosivi, come quella effettuata in
Francia a febbraio 2009, produce sbuffi estremamente simili a quelli visibili nel crollo delle Torri
Gemelle, come si può vedere qui accanto.
Nella tecnica usata, denominata verinage, i due edifici vengono completamente distrutti spezzando,
mediante l'azione meccanica di grandi martinetti idraulici, le colonne portanti di un singolo piano e
lasciando che il blocco soprastante cada su quello sottostante (dettagli).
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3.5.7. Come è possibile che vi sia stata una totale polverizzazione delle Torri Gemelle senza
esplosivi?
Non è possibile, e infatti non c'è stata. Persino uno dei guru del complottismo, Steven Jones, ha
detto che la "totale polverizzazione" è una balla (dettagli).
L'acciaio delle torri non si è affatto polverizzato: basta guardare la catasta di macerie. Il poco
cemento delle Torri si è sbriciolato in pezzi di tutte le dimensioni: "trovammo grandi pezzi di
calcestruzzo (di forma e dimensioni irregolari, uno misurava circa 5 x 3 x 3 cm) nonché frammenti
di medie dimensioni di cartongesso (con la carta legante ancora attaccata)", dice appunto Jones
(fonte).
3.5.8. Perché il crollo fu così verticale?
Perché la forza più grande che agiva sulle Torri Gemelle era la forza di gravità, e la forza di gravità
agisce verticalmente. Non c'era nessuna spinta laterale che potesse far crollare l'intera torre di lato:
quella prodotta dall'impatto degli aerei era largamente insufficiente.
Un grattacielo non è un albero: è fatto per reggersi soltanto quando è dritto. Appena s'inclina oltre
un certo limite, si spacca. Per esempio, la Torre di Pisa è a rischio proprio perché se supera una
certa pendenza si frantuma, non perché se s'inclina troppo cade in blocco.
Nelle Torri Gemelle, il blocco al di sopra dell'impatto iniziò a piegarsi di lato, ma poi si frantumò
sotto il proprio peso e per le sollecitazioni interne, e venne giù come valanga di macerie.
3.5.9. Perché le Torri Gemelle caddero così in fretta, in 8-10 secondi?
I rapporti NIST indicano circa 11 secondi per il WTC1 (Torre Nord) e circa 9 secondi per il WTC2
(Torre Sud) (rapporto NCSTAR 1-5A; FAQ NIST n. 6, agosto 2006). Questi, però, sono i tempi
impiegati dalle prime macerie per arrivare al suolo, precipitando in caduta libera ai lati della
struttura (“il tempo impiegato dai primi pannelli esterni a colpire il suolo dopo l'innesco del crollo
in ciascuna torre”, dice la FAQ del NIST). Non sono le durate complessive dei crolli, perché (come
si vede anche dai video) i crolli proseguirono anche dopo che le prime macerie erano arrivate al
suolo e iIl fronte di crollo rimase indietro rispetto a quelle macerie.
In realtà il crollo vero e proprio durò molto di più. Basta ascoltare l'audio dei filmati per rendersi
conto che il boato del crollo durò almeno 16 secondi, e alcuni filmati mostrano che dopo dieci
secondi la Torre Nord era ancora a metà del crollo.
Nei video, oltretutto, non si vede mai il crollo fino in fondo, perché la base delle torri è coperta
dagli altri grattacieli e dalla nube di polvere.
Inoltre nessuno dei sostenitori delle teorie alternative sa dimostrare, calcoli alla mano, quanto
sarebbe dovuto durare il crollo per non essere avvenuto troppo in fretta.
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3.5.10. È possibile che le Torri siano state demolite usando una sostanza chiamata "termite"?
No. La termite è una miscela incendiaria: agisce per colatura, non per esplosione. Per usarla per
tagliare le colonne delle Torri, sarebbe stato necessario predisporne quantità enormi (130 g per ogni
kg di acciaio da fondere) in ingombrantissimi contenitori, resistenti alle altissime temperature della
reazione chimica e dotati di inneschi e di scivoli per farla colare sulle colonne. Nessuno degli
inquilini delle Torri ha visto nulla del genere; nelle macerie non c'è nulla del genere.
Inoltre i tempi di reazione e taglio della termite non sono istantanei (varie decine di secondi per
tagliare una singola putrella) e quindi incompatibili con il crollo delle Torri, durato in tutto circa 30
secondi.
Ad agosto del 2009, National Geographic ha effettuato un esperimento pratico: 70 kg di termite non
sono riusciti a tranciare una colonna d'acciaio ben più piccola di quelle delle Torri Gemelle
(dettagli).
Del resto, basta riflettere un attimo: se la termite fosse utilizzabile per tagliare grandi colonne
verticali in pochi istanti, come mai i soccorritori usarono invece il lentissimo taglio a cannello per
abbattere i resti delle colonne delle Torri? Erano stupidi? (dettagli)
3.5.11. Come mai le torri caddero all'interno della propria base?
È un'impressione errata, comune in chi ha visto solo le riprese da lontano dei crolli. Durante i crolli,
il grosso della massa delle torri cadde in prossimità della base, ma numerosi detriti furono scagliati
contro o addirittura sopra agli edifici vicini, danneggiandoli in maniera vistosa e spesso abbastanza
grave, tanto da rendere necessario demolirli.
I quattro edifici più bassi del complesso del WTC e la chiesa di San Nicola furono distrutti proprio
perché investiti dal crollo delle torri, e il WTC7 ne fu tanto danneggiato da prendere fuoco e
crollare qualche ora dopo. Macerie molto grandi caddero fino a 170 metri di distanza.
3.5.12. Se un crollo spontaneo è così verticale, perché ci si prende la briga di demolire con le
cariche gli edifici pericolanti? Tanto cadono da soli in verticale, no?
No. Gli edifici pericolanti si fanno saltare con le cariche per decidere quando e come farli cadere,
non perché si teme che cadano di lato come un albero tagliato.
Lo scopo di una demolizione controllata è appunto di controllare il modo in cui cade un edificio,
per evitare che danneggi gli edifici adiacenti. Infatti il crollo incontrllato delle Torri Gemelle
devastò sei edifici adiacenti e danneggiò gravemente tutti quelli circostanti.
65
3.5.13. Come mai ci sono studi scientifici fatti da ingegneri che dimostrano che il crollo era
impossibile?
Questi “studi” sono scientifici solo di nome: contengono tutti errori tecnici grossolani, per la
semplice ragione che le persone che li hanno redatti sono sì ingegneri, ma non in campi attinenti
alla progettazione di grattacieli. Non sono ingegneri strutturisti: sono per esempio ingegneri
meccanici (Gordon Ross). Chiedereste a un elettrotecnico un parere sulla struttura di una diga?
In realtà gli studi scientifici dei veri addetti ai lavori confermano che il crollo era non solo possibile,
ma inevitabile. Si può consultare, per esempio, il lavoro di Zdenek Bazant, professore di ingegneria
civile e scienza dei materiali alla Northwestern University in Illinois (dettagli), oppure quello
dell'ingegner Keith Seffen, Senior Lecturer nel Gruppo Strutture del Dipartimento di Ingegneria
dell'Università di Cambridge, nel Regno Unito (dettagli). In queste FAQ trovate inoltre un elenco di
articoli di specialisti dedicati all'analisi del disastro del World Trade Center.
3.5.14. Quante sono le probabilità che tre torri, di cui due colpite in livelli diversi e una (il
WTC7) che non aveva ricevuto danni strutturali significativi, siano cadute tutte e tre
perfettamente su se stesse?
Su qualunque struttura, la forza principale che agisce è la gravità. E la gravità agisce sempre verso il
basso. A prescindere dal punto e dal modo in cui viene colpito o danneggiato un edificio alto e
snello, cadrà quindi sempre in direzione prevalentemente verticale. Non è questione di
probabilità, ma di certezza. Inoltre il calcolo delle probabilità non è applicabile ad eventi
complessi di questo genere, e chi lo applica commette un errore dilettantesco.
3.5.15. Come è possibile che una struttura alta oltre 400 metri, che evidentemente regge senza
problemi il proprio peso, crolli come un castello di carte... sotto il proprio peso?
Ogni edificio è progettato per reggere il proprio peso, o più propriamente, il carico statico generato
dalla propria struttura, ma non per reggere il carico dinamico (di movimento) generato se la stessa
struttura si muove.
Alle Torri Gemelle, la parte di struttura al di sotto della zona d'impatto era in grado di reggere il
peso (carico statico) del blocco di piani soprastanti quando erano fermi. Non era in grado di reggere
la spinta dello stesso blocco in movimento, quando ha iniziato a cadere per via del cedimento nella
zona d'impatto.
Per capire la differenza enorme fra carico statico e carico dinamico, immaginate di appoggiare una
cassa di birre sopra la vostra testa. La reggete senza problemi, giusto? Questo è un carico statico.
Ora immaginate la stessa cassa di birre che all'improvviso vi cade addosso da 10 centimetri
d'altezza. Questo è un carico dinamico. Credete di poterla reggere senza farvi male alla testa? E'
perlomeno più difficile da reggere, giusto? Appunto.
Il fatto che basti il cedimento delle strutture portanti di un singolo piano per innescare un crollo
totale è dimostrato dalla demolizione di due edifici di 20 piani avvenuta a febbraio 2009 a Belfor, in
Francia, usando la tecnica del verinage: dei martinetti idraulici piegano e spezzano le colonne
66
portanti di un singolo piano, in modo che la caduta dei piani soprastanti demolisca l'edificio. La
distruzione è totale e il crollo prosegue fino a terra senza l'aiuto di esplosivi (dettagli).
3.5.16. In Francia c'è stata una demolizione di un grande edificio senza usare esplosivi,
potrebbe essere questa la tecnica usata al WTC?
No. La demolizione citata, avvenuta nel 2007 a Vitry-sur-Seine, è stata effettuata usando potenti
martinetti idraulici collocati contro le strutture portanti per sbilanciarle (verinage). Sarebbe stato
impossibile non notare lavori preparatori di questo genere in un edificio open space come le Torri
Gemelle (dettagli).
3.5.17. Come mai ci sono testimoni che parlano di esplosioni prima dei crolli?
Ci sarebbe da stupirsi del contrario. Quando si sente parlare di esplosioni, il pensiero corre subito
agli esplosivi, ma in un grande edificio adibito a uffici vi sono moltissime altre possibili fonti di
scoppi estremamente violenti. Qualche esempio:
•
•
•
•
•
gli scoppi dei serbatoi delle auto e dei camion nelle adiacenze e nei parcheggi sotterranei
delle Torri (testimonianza del pompiere Thomas Donato);
i grandi impianti antincendio dei centri di calcoli di banche e altre aziende situati ai vari
piani delle Torri Gemelle, che usano grandi bombole ad alta pressione che un incendio o un
urto avrebbero squarciato di colpo, producendo scoppi potentissimi;
i generatori d'emergenza degli stessi centri di calcolo, alimentati da serbatoi di carburante e
anch'essi a rischio di scoppio;
i corpi delle persone che si gettarono dalle Torri, impattando ad alta velocità sulle
automobili e sui veicoli di soccorso, produssero rumori violenti, terribilmente simili a scoppi
(lo si sente nel film 11/9 dei fratelli Naudet, a 39 minuti dall'inizio);
Nel WTC5 e nel WTC6 c'erano 1,2 milioni di munizioni, granate ed esplosivi, custoditi
dalla dogana statunitense, dal Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms e dal Secret
Service. Entrambi gli edifici furono devastati dalle fiamme. Il comandante di battaglione dei
pompieri Richard Picciotto ne riferisce gli scoppi nel libro Ultimo a uscire.
67
FAQ 3.6: Le Torri Gemelle - Gli eventi successivi
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito degli attentati contro le Torri
Gemelle del World Trade Center (WTC) dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si possono
leggere gli articoli indicati nei link qui sotto o si può cercare in questo blog usando la casella di
ricerca qui a destra.
3.6. Gli eventi successivi
3.6.1. Come è possibile che il passaporto di uno dei dirottatori sia stato trovato intatto nelle
macerie, sopravvivendo all'impatto e all'incendio?
Il passaporto di un dirottatore, Satam al-Suqami
(non di Mohammed Atta come asserito da alcuni; foto qui accanto), non fu trovato sotto le
macerie, ma per strada, e prima del crollo delle Torri.
Fu trovato da un passante, che lo diede al detective Yuk H. Chin, della polizia di New York, poco
prima del primo crollo; Chin lo consegnò all'FBI il giorno stesso.
Il ritrovamento non ha nulla di anomalo: infatti a New York non fu trovato soltanto il passaporto
di un dirottatore, ma furono recuperati anche molti effetti personali di comuni passeggeri:
•
•
•
•
•
•
•
•
una rivista di bordo
un passaporto di un passeggero
tessere di identificazione
tre lettere della posta trasportata dagli aerei
un cuscino di sedile
pezzi di fusoliera e di carrelli (foto più sopra)
un giubbetto salvagente
una cuffia da pilota.
Anche un altro tipo di oggetto fragile, più macabro, fu trovato dopo gli attentati: frammenti dei
corpi dei passeggeri (fonte: 11/9 La Cospirazione Impossibile, pagg. 188-193).
Gli oggetti fragili talvolta sopravvivono agli impatti violenti, come si può notare in molti altri
incidenti aerei non sospetti, e non si bruciano se vengono scagliati lontano dal luogo d'impatto e
d'incendio o se vengono protetti da altri oggetti più resistenti. Per esempio, lo schianto dell'aereo
68
che trasportava la squadra del Grande Torino contro la Basilica di Superga (4 maggio 1949) lasciò
intatti alcuni documenti delle vittime.
Nel disastro della navetta spaziale Columbia, una videocassetta girata dagli astronauti sopravvisse
addirittura alla disintegrazione della navetta e al rientro nell'atmosfera a oltre 29.000 km/h
(dettagli).
L'11 settembre, gli aerei dirottati trapassarono le Torri e alcuni loro pezzi uscirono dal lato opposto
degli edifici, prima che si innescasse il carburante presente nei serbatoi dei velivoli stessi. Il
passaporto del dirottatore, quindi, non ebbe bisogno di sopravvivere ad alcun incendio,
perché l'incendio non esisteva ancora. Come gli altri oggetti fragili rinvenuti, sopravvisse
all'impatto meccanico presumibilmente perché fu protetto da altri oggetti (parti d'aereo) più
resistenti.
3.6.2. Come mai furono trovate pozze di metallo fuso sotto le macerie? Non dimostrano forse
che c'era della termite?
La documentazione di questo metallo fuso è finora solo aneddotica: non ci sono immagini che lo
mostrano. Quelle presentate dai cospirazionisti si sono rivelate dei falsi dilettanteschi. Tuttavia è
possibile che si siano formate pozze di metallo fuso senza che questo dimostri l'uso di termite.
È infatti documentato che le temperature sotto le macerie del WTC rimasero alte per settimane a
causa degli incendi che covavano dopo il crollo, alimentati dal carburante dei serbatoi tecnici del
WTC e dal materiale infiammabile nei piani sotterranei. Se esisteva questo metallo fuso, non si sa
se era acciaio o invece alluminio, che fonde facilmente alle temperature di un incendio del genere.
Non può essersi trattato di termite, perché la termite brucia in pochi secondi e non può tenere fuso il
metallo per settimane. Per tenerlo fuso, deve esserci una fonte di calore continua. Non solo: nelle
termografie di Ground Zero si osserva che il calore si spostò nell'arco di vari giorni, cosa
impossibile per delle masse di metallo fuso (dettagli).
3.6.3. Come mai l'acciaio delle Torri fu venduto in Oriente in tutta fretta? Qualcuno voleva
far sparire le prove?
Non ci fu alcuna fretta e non tutto l'acciaio fu fatto sparire. La rimozione delle macerie richiese otto
mesi e mezzo: l'ultima colonna fu rimossa il 30 maggio 2002. L'acciaio fu portato a Fresh Kills, nel
New Jersey, dove rimase per mesi per essere passato al setaccio dall'FBI, recuperando circa 4200
resti umani (dettagli).
È vero che oltre 350.000 tonnellate d'acciaio del WTC furono vendute in Cina, Malesia, Corea e
India (dettagli). Ma ci sono tuttora 1350 pezzi conservati all'Hangar 17 dell'aeroporto JFK di New
York: alcuni pesano oltre 30 tonnellate (dettagli; foto).
Inoltre 7,5 tonnellate dell'acciaio del WTC sono state usate per la prua della nave da guerra USS
New York; facevano parte di un lotto di 24 tonnellate inviato in Louisiana (dettagli).
Ci sono grandi pezzi dell'acciaio delle Torri Gemelle anche a Padova, visibili al pubblico in un
monumento situato alle Porte Contarine (foto qui sopra).
69
Nel 2011 lo scultore Antonio Paradiso ha ricevuto circa 20 tonnellate dell'acciaio delle Torri
Gemelle per realizzare una scultura, Ultima Cena globalizzata, che è esposta a Matera (dettagli).
Sarebbe insomma stupido far sparire le prove ma lasciare in giro tutti questi campioni da esaminare.
3.6.4. Come mai l'acciaio delle Torri non fu mai esaminato?
Fu esaminato eccome. I rapporti tecnici del NIST lo esaminarono in dettaglio: per esempio nel
rapporto NCSTAR 1-3, che s'intitola proprio "Mechanical and Metallurgical Analysis of Structural
Steel", ossia "Analisi meccanica e metallurgica dell'acciaio strutturale" (184 pagine). Ci sono
anche i rapporti tecnici della FEMA intitolati "Structural Steel and Steel Connections", "Limited
Metallurgical Examination" e "Steel Data Collection" (altre 54 pagine). Questi rapporti descrivono
236 pezzi d'acciaio, per un peso complessivo di 500 tonnellate.
3.6.5. Come mai nelle macerie furono trovate delle colonne tagliate? Non è la prova che i
grattacieli furono demoliti?
No, quelle colonne furono tagliate dai soccorritori, perché dopo il crollo erano rimasti in piedi degli
altissimi monconi delle facciate. Le foto dei soccorsi mostrano chiaramente il lavoro di taglio al
cannello. (dettagli)
3.6.6. Se i crolli furono autentici, come mai nulla è cambiato nelle norme edilizie dei grattacieli
e gli ingegneri civili non ne parlano?
In realtà ne parlano, e anche diffusamente. Per esempio, la Local Law 26/2004, entrata in vigore nel
2004, cambiò le norme edilizie nella città di New York. I progetti in corso furono modificati (New
York Times, 2003; Boston Globe, 2006) e proprio il grattacielo che sostituisce l'Edificio 7 del WTC
segue nuove norme (New York Times, 2003).
L'International Building Code, la principale normativa statunitense per l'edilizia, è stata riveduta e
aggiornata proprio sulla base dei crolli del World Trade Center (dettagli) e sulla base delle
raccomandazioni del NIST.
Il NIST ha pubblicato le proprie raccomandazioni tecniche di aggiornamento delle norme sulla base
dei crolli del WTC e il rapporto del NIST sul collasso progressivo per incendio del WTC7 ha
introdotto ulteriori raccomandazioni per tenere conto dei pericoli comportati dalla dilatazione
termica delle travi lunghe.
Anche gli ingegneri strutturisti italiani si sono occupati del crollo senza riscontrarvi anomalie. Ecco
per esempio alcuni articoli specialistici scritti da nostri connazionali:
•
Robustness of core walls against deliberate aircraft impact: lessons from the WTC
collapse. V. De Rosa, R. Landolfo, F. M. Mazzolani, II Convegno Internazionale "Crolli e
70
•
•
•
Affidabilità delle Strutture Civili", Università degli Studi di Napoli "Federico II",
Dipartimento di Analisi e Progettazione Strutturale, Napoli, 15-16 maggio 2003.
Ballistic Limit-Based Design Criteria and Finite Element Simulations for the Core Walls
under impact of Fast-Flying Commercial Aircraft, Vincenzo De Rosa, European
Cooperation in the field of scientific and technical research - Cost Action 12 - Improving
Buildings’ Structural Quality By New Technologies - WG2 - Structural Integrity under
exceptional actions, 16 December, 2002.
The collapse of the WTC twin towers: preliminary analysis of the original design
approach, De Luca A., Di Fiore F., Mele E., Romano A., STESSA 2003, 4th International
Conference on “Behaviour of Steel Structures in Seismic Areas”, Napoli, Italy, 9-12 June
2003, pp. 81-87.
The collapse of WTC Twin Towers: general aspects and considerations on the stability
under exceptional loading of columns with partial-strength connections, De Luca, A.,
Mele, E., Giordano, A., Grande, E. (2004). COST C12 Final Conference, January 2005,
Innsbruck, Austria.
3.6.7. Come mai il numero di matricola (tail number) N612UA, quello del Volo 175, il secondo
a colpire le Torri, era ancora attivo nel 2005?
Alcuni cospirazionisti (per esempio Gerard Holmgren qui) sostengono che questo fatto dimostri che
quell'aereo non colpì il World Trade Center. In realtà è normale che un tail number rimanga
registrato a lungo dopo la distruzione dell'aereo. Ci sono molti esempi di aerei distrutti il cui tail
number resta registrato. Se ne parla per esempio qui (in inglese).
Inoltre riflettiamo un attimo: vi pare plausibile che gli organizzatori facciano tutta una messinscena
complicatissima e ultrasofisticata, e poi si dimentichino di cancellare il tail number dai registri
pubblici?
3.6.8. Perché nessuno dei progettisti delle Torri è stato incriminato?
Per incriminare i progettisti occorrerebbe dimostrare che avevano violato le norme edilizie o di
resistenza agli incendi. Ad oggi, nonostante le varie inchieste tecniche e i processi per i risarcimenti
assicurativi, non risulta nessuna violazione di questo tipo.
Risulta invece che le Torri Gemelle erano conformi alle norme antincendio dell'epoca in cui furono
costruite e che subirono un ammodernamento in questo senso dopo il primo attentato del 1993. Ma
nessuna normativa e nessun ammodernamento potevano contemplare la capacità di reggere
indefinitamente l'impatto ad alta velocità di un aereo di linea da più di cento tonnellate e
simultaneamente un incendio innescato da oltre 34.000 litri di carburante per ciascuna torre.
71
3.6.9. Una rivista scientifica ha pubblicato un articolo che dimostra la presenza di "materiale
termitico attivo" nelle macerie delle Torri. Come si spiega?
La vicenda risale all'aprile del 2009 e fu smentita anche da alcuni dei più noti sostenitori delle teorie
alternative, come Michael Ruppert e Jenna Orkin, che descrissero l'articolo come “junk science”,
ossia “scienza spazzatura”, e accusarono uno dei suoi autori di essere “un capro espiatorio oppure
un puro disinformatore” (dettagli)
L'articolo (Active Thermitic Material Discovered in Dust from the 9/11 World Trade Center
Catastrophe, di Niels H. Harrit, Jeffrey Farrer, Steven E. Jones, Kevin R. Ryan, Frank M. Legge,
Daniel Farnsworth, Gregg Roberts, James R. Gourley e Bradley R. Larsen) fu pubblicato dalla
rivista Open Chemical Physics Journal, che aveva una scarsissima reputazione nel mondo
scientifico (impact factor pari a zero) e accettava qualunque cosa le venisse inviata, purché gli
autori pagassero (dettagli). Il gruppo editoriale che pubblicava la rivista, la Bentham Science
Publishers, accettò per la pubblicazione nel 2009 sulla sua rivista Open Information Science Journal
un articolo di parole senza senso composto per burla, Deconstructing Access Points (dettagli;
dettagli) portando alle dimissioni l'editor in chief della Bentham, Bambang Parmanto dell'Università
di Pittsburgh (dettagli).
Il capo redattore (editor in chief) dell'Open Chemical Physics Journal all'epoca dei fatti, MariePaule Pileni dell'Università Pierre et Marie Curie, si dimise perché l'articolo pro-complotto era stato
pubblicato senza neanche farglielo leggere (dettagli; dettagli). Il processo di verifica degli articoli
(peer review) dell'editore era da tempo una farsa, con economisti che venivano invitati a far parte
del comitato di redazione di riviste sull'educazione scolastica (dettagli).
La rivista ha poi sostanzialmente cessato le pubblicazioni, uscendo con quattro soli numeri in
quattro anni e saltando del tutto la pubblicazione nel 2010 (dettagli).
L'articolo, firmato da un gruppo di sostenitori delle teorie di complotto, contiene una contraddizione
di fondo: afferma che il “materiale termitico” scoperto rivestiva la struttura delle Torri e brucia
violentemente non appena raggiunge i 430°C, ossia una temperatura raggiunta da qualunque
incendio in ambiente domestico o d'ufficio (persino un semplice foglio di carta incendiato
raggiunge questi valori). Ma allora le Torri Gemelle si sarebbero dovute accendere da cima a fondo
come immensi fiammiferi non appena incendiate dal carburante degli aerei (dettagli).
Le analisi citate nell'articolo sono sorprendentemente compatibili con lo specifico tipo di vernice
antiruggine a base di ossido di ferro che rivestiva la struttura in acciaio delle Torri Gemelle
(dettagli).
72
A sinistra, la vernice antiruggine si sfalda da
un pezzo d'acciaio delle Torri Gemelle esposto a oltre 650°C (immagine tratta dal rapporto NIST). A destra, la
"termite esplosiva" trovata dagli autori dell'articolo sull'Open Chemical Physics Journal.
3.6.10. Non è strano che gli incendi continuarono a bruciare per mesi?
No. Gli incendi sotterranei, in carenza d'ossigeno, bruciano frequentemente a lungo (dettagli), e al
WTC era molto difficile raggiungere i focolai situati nei piani interrati (fino a tre piani al di sotto
del livello stradale), coperti oltretutto dalla catasta di macerie. I vigili del fuoco non trovarono
sospetta la persistenza degli incendi al WTC, che furono dichiarati spenti il 19 dicembre 2001, dopo
99 giorni (dettagli; dettagli; dettagli). Gli incendi furono alimentati dai materiali combustibili
presenti nei piani sotterranei: automobili (plastica e benzina), mobili (legno, plastica), computer
(PVC), moquette (propilene) (dettagli).
73
FAQ 4.1: WTC7 - La “versione ufficiale”
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del crollo dell'Edificio 7 del
World Trade Center (WTC) di New York, un grattacielo di 47 piani alto 174 metri, avvenuto alle
17.20 dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei
link qui sotto o si può cercare in questo blog usando la casella di ricerca qui a destra.
4.1. La “versione ufficiale”
4.1.1. Qual è la versione ufficiale del crollo dell'Edificio 7?
Premessa importante: non è una “versione ufficiale”. Quest'espressione è impropria, perché sembra
indicare una velina di governo da accettare senza prove. Invece esiste una ricostruzione tecnica del
crollo del WTC7, intitolata NIST NCSTAR 1A - Final Report on the Collapse of World Trade
Center Building 7 e disponibile qui, che è stata effettuata da specialisti indipendenti, sulla base di
testimonianze e rilevamenti dei pompieri, di immagini fotografiche e video, e di sofisticate
simulazioni computerizzate della fisica di un edificio in fiamme. Nessun esperto di settore, di
nessun paese al mondo, la contesta in modo documentato.
La modalità di crollo del WTC7 è definita collasso progressivo ed è ben nota agli addetti ai lavori:
appare anomala agli occhi dei profani perché il WTC7 fu il primo edificio di grandi dimensioni a
subire un collasso progressivo dovuto a incendi. C'è sempre una prima volta.
In sintesi, il WTC7 fu colpito dalle macerie del crollo della Torre Nord, che innescarono incendi
che bruciarono per ore senza poter essere domati (non c'era acqua). Il calore indebolì la struttura,
realizzata interamente in acciaio, e ruppe alcuni giunti che legavano i solai al fascio centrale di
colonne portanti. Alcuni solai caddero internamente, per cui una colonna in particolare, quella dello
spigolo interno di nord-est, la numero 79, che reggeva un carico strutturale molto elevato, si trovò
senza contenimento laterale lungo vari piani e si piegò, trascinandosi dietro i solai. Le altre colonne
cercarono di reggere il carico straordinario, ma essendo indebolite si piegarono anch'esse e la
struttura iniziò a crollare.
In dettaglio, il WTC7 fu colpito dalle macerie della Torre Nord, alta 410 m e situata a circa 110
metri di distanza. Le macerie in fiamme innescarono incendi su almeno dieci piani, presso i lati sud
e ovest del WTC7. Gli incendi furono alimentati dal contenuto dell'edificio (arredi, carta,
moquette), come avviene in qualsiasi incendio in ambiente domestico o d'ufficio.
Ai piani dal 7 al 9 e dall'11 al 13, questi incendi bruciarono incontrollati, perché il sistema
antincendio era privo d'acqua: le condotte di alimentazione erano state danneggiate dal crollo delle
Torri Gemelle.
Gli incendi si diffusero verso il lato nord-est dell'edificio (quello dove iniziò il collasso). Le colonne
verticali non raggiunsero temperature superiori ai 300 °C, ma le lunghe travi orizzontali d'acciaio
del lato est del WTC7 raggiunsero su più piani i 600 °C: una temperatura insufficiente a causarne la
fusione, ma sufficiente a indebolirle e a causarne la forte dilatazione, che è uno dei fattori chiave del
collasso dell'edificio.
Al 13° piano, la dilatazione e il calore ruppero uno dei giunti che collegavano una di queste travi
orizzontali lunghe a una delle colonne primarie centrali, la numero 79, e a una della colonne di
74
facciata, la numero 44.
La caduta della trave fece crollare localmente il solaio del 13° piano, innescando crolli a catena dei
solai fino al quinto piano. La colonna 79 si trovò così priva di contenimento laterale in direzione
est-ovest per un'altezza di nove piani e quindi si piegò, togliendo il sostegno a tutti i solai
soprastanti, che crollarono.
La figura qui sotto mostra una sezione orizzontale di un piano tipico del WTC7, con la disposizione
degli elementi strutturali orizzontali. I numeri identificano le colonne. La trave innescante, la 79
dello spigolo interno di nord-est, è in basso a sinistra.
Il crollo si propagò quindi verso l'alto, fino al tetto, e poi coinvolse le altre due colonne (la 80 e 81).
Il crollo si estese poi da est verso ovest, sovraccaricando in cascata le altre colonne della struttura.
Poi crollò l'intera facciata.
75
FAQ 4.2: WTC7 - Prima del crollo
di Paolo Attivissimo, con il contributo di tutti gli autori di Undicisettembre. L'articolo è stato
aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. La data di pubblicazione è fittizia per esigenze di
riordino del blog.
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del crollo dell'Edificio 7 del
World Trade Center (WTC) di New York, un grattacielo di 47 piani alto 174 metri, avvenuto alle
17.20 dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei
link qui sotto o si può cercare in questo blog usando la casella di ricerca qui a destra.
4.2. Prima del crollo
4.2.1. Come mai un testimone, Barry Jennings, disse di aver udito delle forti esplosioni mentre
era dentro l'edificio?
Le udì la mattina, ma l'edificio crollò nel tardo pomeriggio: qualunque fosse la loro origine,
sicuramente non causarono il crollo dell'edificio.
Se anche ipotizzassimo che quelle esplosioni facessero parte di una strana demolizione a puntate
della struttura del WTC7, sarebbe poi stata necessaria un'altra grande serie di esplosioni appena
prima del crollo, per innescare appunto il crollo stesso, ma nessuna delle riprese del crollo riporta
nell'audio il rumore di queste esplosioni.
Un edificio in fiamme può produrre boati per molte altre ragioni: cedimenti locali della struttura,
deflagrazioni di materiali infiammabili, scoppi dei serbatoi delle auto e dei camion nei parcheggi,
persino lo scoppio dei monitor a tubo catodico dei tanti computer presenti in un edificio adibito a
uffici. Il WTC7 conteneva inoltre serbatoi di gasolio per i gruppi elettrogeni su vari piani.
4.2.2. Non è strano che quel testimone, Barry Jennings, sia morto in circostanze poco chiare
poco dopo aver rilasciato quelle dichiarazioni?
Non è affatto morto in circostanze poco chiare, come insinuano alcuni cospirazionisti. È morto per
ragioni normalissime che i suoi familiari, stanchi delle attenzioni ossessive dei sostenitori delle
teorie di complotto, non desiderano condividere pubblicamente.
Chi insinua che sia stato "eliminato" perché aveva detto troppo dovrebbe spiegare come mai la
persona che ha condiviso la sua esperienza nel WTC7 e l'ha raccontata anche alla BBC, Mike Hess,
è ancora viva.
4.2.3. Cos'è quella macchia che si vede sulla facciata del WTC7 in un video? E' uno sbuffo di
un'esplosione?
No, è la piattaforma mobile per la pulizia della facciata. Sembra una macchia perché il video è
sgranato, ma altre fotografie la mostrano chiaramente (dettagli).
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FAQ 4.3: WTC7 - L'incendio
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del crollo dell'Edificio 7 del
World Trade Center (WTC) di New York, un grattacielo di 47 piani alto 174 metri, avvenuto alle
17.20 dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei
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4.3. L'incendio
4.3.1. Il fumo che si vede nelle foto non proviene dal WTC7, ma dal WTC6 che gli sta accanto.
Non ci sono prove di grandi incendi nel WTC7.
È sufficiente guardare queste immagini per rendersi conto che non è vero che il fumo proviene dagli
edifici adiacenti. Il fumo sgorga inequivocabilmente dal WTC7, e le fiamme degli incendi ci sono
eccome. Lo confermano sia i pompieri, sia le riprese video del fotoreporter Steve Spak.
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78
4.3.2. Come è possibile che le macerie delle Torri Gemelle abbiano appiccato incendi al
WTC7?
Può sembrare strano a prima vista che le macerie di un crollo possano innescare incendi, ma va
notato che la stessa cosa accadde anche ad altri edifici sui quali i sostenitori delle tesi alternative
non hanno espresso sospetti.
Infatti anche il WTC 4, 5 e 6, gli edifici relativamente bassi (da 8 a 9 piani) che stavano ai piedi
delle Torri, dopo i crolli delle Torri stesse furono devastati dal fuoco anche se non erano stati colpiti
da aerei, proprio come il WTC7, e iniziarono a bruciare dopo che erano stati colpiti e lesionati dalle
macerie delle Torri Gemelle, proprio come il WTC7.
Il WTC5 in fiamme. Dal rapporto FEMA (2002), capitolo 4, pagina 13.
79
FAQ 4.4: WTC7 - Le avvisaglie di crollo
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del crollo dell'Edificio 7 del
World Trade Center (WTC) di New York, un grattacielo di 47 piani alto 174 metri, avvenuto alle
17.20 dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei
link qui sotto o si può cercare in questo blog usando la casella di ricerca qui a destra.
4.4. Le avvisaglie di crollo
4.4.1. Come mai la CNN annunciò il crollo prima che avvenisse?
Il giornalista della CNN Aaron Brown, da New York, disse alle 16:10 locali che gli arrivavano
segnalazioni che l'edificio "è in fiamme ed è crollato o sta crollando". Segnalazioni molto vaghe,
dunque, e prima dell'11 settembre l'edificio non era particolarmente famoso, per cui il giornalista
non lo sapeva identificare nel panorama di Manhattan che aveva alle spalle. Le segnalazioni sono
più che logiche: i pompieri sapevano che il crollo era inevitabile sin dalle prime ore del pomeriggio,
e la notizia arrivò ai giornalisti (dettagli).
4.4.2. Come mai la BBC annunciò il crollo prima che avvenisse, addirittura mentre
inquadrava il WTC7?
La BBC ha spiegato che la giornalista Jane Standley, che da New York diede l'annuncio in diretta
TV, stava semplicemente riferendo in buona fede una notizia sbagliata giuntale dalla Reuters. Le
segnalazioni dell'imminenza del crollo del WTC7 circolavano da ore: qualcuno fu troppo
precipitoso, tutto qui.
La Reuters annullò poco dopo la notizia errata, una delle tante che vengono spesso lanciate durante
eventi drammatici come l'11/9, ma ormai l'annuncio era stato dato. Jane Standley era appena
arrivata a New York e non sapeva che l'edificio sullo sfondo alle sue spalle era il WTC7; del resto,
prima dell'11/9 il WTC7 era uno dei tanti grattacieli poco conosciuti di New York (ed era noto
come Salomon Building, non come WTC7).
In alternativa, si potrebbe preferite pensare che la BBC facesse parte del complotto, perché fu
informata prima dai cospiratori su cosa doveva succedere e come doveva annunciarlo, ma sbagliò
leggendo troppo presto la battuta del copione (dettagli; dettagli).
4.4.3. Come mai si interruppe la comunicazione proprio dopo che la giornalista della BBC
aveva erroneamente annunciato il crollo del WTC7 prima che crollasse?
La BBC ha spiegato che il timer della trasmissione via satellite scattava alle 17.15 esatte, e scattò
come previsto, interrompendo la connessione (dettagli).
4.4.4. Come mai la registrazione dell'annuncio anticipato del crollo del WTC7 è sparita dagli
archivi della BBC?
Non è sparita: era stata archiviata nella sezione dedicata al 2002 invece che in quella del 2001. Gli
archivisti l'hanno recuperata da tempo (dettagli).
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FAQ 4.5: WTC7 - Il crollo
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del crollo dell'Edificio 7 del
World Trade Center (WTC) di New York, un grattacielo di 47 piani alto 174 metri, avvenuto alle
17.20 dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei
link qui sotto o si può cercare in questo blog usando la casella di ricerca qui a destra.
4.5. Il crollo
4.5.1. Come mai il WTC7 crollò senza motivo e senza essere stato colpito da un aereo?
Non fu colpito da un aereo, certo, ma non crollò affatto senza motivo:
•
•
•
•
•
•
fu colpito pesantemente dalle macerie della Torre Nord;
aveva uno squarcio alto venti piani nella facciata rivolta verso le torri, testimoniato dai
pompieri e dalle dirette TV (immagine qui sotto);
aveva un angolo lesionato lungo dieci piani;
aveva vasti incendi interni, visibili sulle facciate nord, est e sud;
dalla sua facciata sud usciva un'enorme quantità di fumo;
fu lasciato a bruciare per quasi sette ore senza che nessuno intervenisse.
In queste condizioni, è davvero così strano che sia crollato?
4.5.2. Come mai il WTC7 crollò a sorpresa?
Non crollò a sorpresa: il crollo era atteso da tempo. Se l'aspettavano i soccorritori, tant'è vero che
l'edificio era stato evacuato e nessuno morì nel suo crollo. I pompieri si accorsero varie ore prima,
poco dopo mezzogiorno, che il WTC7 pendeva e scricchiolava, e fecero allontanare tutti.
Per esempio, un vicecomandante dei pompieri di New York, Peter Hayden, ha spiegato che gli
specialisti collocarono dei dispositivi (dei transit o teodoliti) per monitorare eventuali spostamenti
dell'edificio: "Eravamo preoccupati della possibilità di crollo dell'edificio" dice "e abbiamo
discusso con un ingegnere, in particolare... gli abbiamo chiesto se, lasciandolo bruciare, era
prevedibile che crollasse, e quanto tempo ci avrebbe messo. Saltò fuori che ci aveva praticamente
azzeccato... dice 'Nello stato in cui è ora, avete circa cinque ore'".
Un video mostra il vigile del fuoco Miller che dichiara che il crollo è atteso e inevitabile.
Anche la BBC e la CNN ne preannunciarono il crollo (dettagli).
81
4.5.3. Perché il crollo del WTC7 somiglia molto a una demolizione controllata?
È vero, le somiglia. Ma qualsiasi crollo di un edificio somiglia a una demolizione controllata. Una
demolizione controllata è appunto un crollo, solo che è innescato a comando, mediante esplosivi,
anziché da un'altra causa. Ma bisogna dimostrare che c'erano esplosivi; e gli esplosivi lasciano
tracce.
Chi sostiene che si trattò di una demolizione controllata deve rispondere a queste domande: dove
sono finiti i detonatori e i chilometri di cavi? Dove sono le tracce chimiche e fisiche degli scoppi?
Come mai nessuna delle tantissime persone che lavoravano nel WTC7 ha notato qualcosa?
4.5.4. Come mai durante il crollo si vedono degli sbuffi fuoriuscire dall'edificio, proprio come
in una demolizione controllata?
Nelle vere demolizioni controllate, gli sbuffi si vedono prima che inizi il crollo, non durante.
Non solo: se l'edificio sta già crollando, a che serve fare altre esplosioni? E se si fosse trattato di una
cospirazione, perché gli organizzatori sarebbero stati così maldestri da produrre sbuffi rivelatori?
In realtà gli sbuffi furono prodotti dal fumo e dalla polvere spinti in fuori dalla compressione
dell'aria all'interno dell'edificio che collassava. Infatti, guarda caso, nelle immagini si nota che
provennero proprio dai punti nei quali le finestre erano state sfondate.
4.5.5. Perché il WTC7 crollò, se gli incendi erano piccoli?
I pompieri dicono che non erano affatto piccoli: per esempio, il loro comandante Daniel Nigro parlò
chiaramente di “incendi molto intensi su molti piani”. Volete accusare i pompieri di mentire?
Gli incendi furono principalmente interni, proprio come alle Torri Gemelle, e sul lato sud, quello
rivolto verso le Torri stesse: un lato quasi inaccessibile ai fotoreporter. Le foto che i complottisti
mostrano solitamente presentano il lato opposto, quello lontano dalle Torri, e lì gli incendi interni si
vedono poco. Ma ci sono immagini e video di incendi ben più importanti sul lato sud, con enormi
volute di fumo. E dove c'è fumo c'è incendio.
4.5.6. Ma come è possibile che un grande grattacielo crolli per un semplice incendio? Non era
mai successo prima.
C'è una prima volta per tutto, ma a parte questo, il fatto che un grattacielo possa crollare in caso di
grande incendio incontrollato è ben noto ai progettisti e ai vigili del fuoco: fa parte del cosiddetto
rischio accettato. Proprio per questo si installano sistemi e protezioni antincendio.
In realtà ci sono precedenti di altri grattacieli in fiamme che hanno rischiato di crollare per puro
incendio. Non sono crollati perché sono stati salvati dal lavoro dei pompieri. Al WTC7, invece, i
pompieri non poterono fare nulla: dovettero lasciarlo bruciare.
82
Non solo: mentre i progettisti realizzano gli edifici proteggendoli contro le situazioni che possono
generare incendi di origine interna, le fiamme al WTC7 arrivarono in una maniera assolutamente
anomala, ossia dall'esterno: dalle macerie infuocate della Torre Nord.
In altre parole: l'incendio del WTC7 ebbe risultati straordinari perché fu un incendio straordinario,
ma non fu affatto anomalo per gli addetti ai lavori.
4.5.7. Perché il crollo fu così verticale e simmetrico?
In realtà non fu poi così verticale come sembra. Si ha quest'impressione perché i filmati solitamente
presentati mostrano il crollo inquadrando di piatto la facciata nord: così non si può notare che il
WTC7 si inclina diagonalmente verso sud.
Alcuni filmati poco conosciuti e la distribuzione delle macerie documentano che il crollo non fu
affatto verticale e simmetrico: le macerie della facciata nord furono trovate coricate sopra il resto
dell'edificio, cosa possibile solo con un crollo inclinato. E le macerie danneggiarono gli edifici
adiacenti (Fiterman Hall e Verizon Building).
Queste sono alcune immagini che mostrano che durante il crollo il WTC7 si inclina e si sposta
lateralmente.
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Le immagini seguenti documentano la distribuzione asimmetrica delle sue macerie e la presenza di
grandi sezioni intatte delle facciate, che suggeriscono una caduta non verticale e non simmetrica ma
laterale.
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A sinistra, la Fiterman Hall; la facciata del WTC7 solitamente visibile nelle immagini del crollo
stava a destra.
Grandi frammenti di facciata coprono la catasta di macerie del WTC7.
4.5.8. Perché il crollo fu troppo veloce?
Bisognerebbe definire cosa si intende per “troppo veloce”, ma in realtà nessuna ripresa del crollo è
completa, perché la base del WTC7 è mascherata dalla nube di polvere del crollo e dagli edifici
circostanti, quindi non si può fare una cronometrazione totale.
Inoltre i complottisti tagliano sempre la lunga fase iniziale, nella quale cedono le strutture sul tetto,
poi c'è una pausa, e poi si corica il resto dell'edificio. Avete mai visto una demolizione controllata
fare pausa a metà? La durata complessiva è pari ad almeno 13 secondi, come confermano anche i
dati dei sismografi.
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Secondo l'analisi del NIST (NCSTAR 1A, pag. 45), il WTC7 precipitò per 18 piani, ossia 73,8
metri, in circa 5,4 secondi. Se fosse crollato in caduta libera, ci avrebbe messo 3,9 secondi: quindi
questa fase del crollo durò il 40% in più rispetto a una caduta libera.
4.5.9. Come mai il crollo fu così preciso, senza lesioni agli edifici circostanti, proprio come in
una demolizione controllata?
Non fu affatto così. Le macerie del WTC7 si riversarono addosso all'adiacente edificio Fiterman
Hall (l'edificio bianco nella foto qui sotto), danneggiandolo tanto da richiederne la demolizione, e
nel Verizon Building si formarono ampi squarci la cui riparazione costò oltre un miliardo di dollari
(dettagli; altri dettagli).
In alto, la Fiterman Hall colpita dalle macerie del WTC7 (al centro dell'immagine).
86
4.5.10. Il NIST dice che i primi 30 metri del crollo avvennero con un'accelerazione pari alla
caduta libera. Come fa un incendio a causare un crollo così veloce? Un crollo in caduta libera
non è segno di cedimento improvviso di tutti i supporti, quindi di demolizione controllata?
Innanzi tutto, il rapporto NCSTAR 1A del NIST di novembre 2008, a pagina 45, non parla di caduta
libera per i primi 30 metri, ma durante una seconda fase del crollo. Dice inoltre che nella prima fase
il crollo fu molto più lento rispetto alla caduta libera: circa 2,2 m in 1,75 secondi, contro circa 15 m
di una caduta libera di durata equivalente. Se si fosse trattato di una demolizione controllata, questa
prima fase lenta non ci sarebbe stata: un cedimento istantaneo di tutti i supporti avrebbe prodotto
subito il crollo in caduta libera.
La seconda fase di crollo, secondo il NIST, avvenne a velocità di caduta libera, ma soltanto per 2,25
secondi, durante i quali furono coperti in verticale 32 metri. Questa fase viene spiegata dal NIST
con il fatto che le colonne che avevano ceduto fornivano un sostegno trascurabile.
Nella terza fase del crollo la caduta tornò a essere più lenta di una caduta libera perché la parte
superiore della facciata nord (usata come riferimento per queste stime) incontrò maggiore resistenza
da parte della struttura già crollata sottostante.
Questa dinamica del crollo, insomma, non implica necessariamente l'uso di tecniche di demolizione
controllata. La fase lenta iniziale è invece compatibile con un rapido collasso progressivo, in cui un
elemento portante principale, ammorbidito dagli incendi, cede e quindi tocca agli elementi portanti
vicini reggere il carico che spettava all'elemento che ha ceduto. Se anche gli elementi portanti vicini
sono indeboliti dal calore, cedono a loro volta, innescando una sequenza di cedimenti a catena che
può essere molto rapida come propagazione e produce un crollo relativamente lento. Dopo che tutti
i supporti hanno ceduto, inizia una caduta sostanzialmente libera.
In altre parole, il breve periodo di caduta libera della struttura non dimostra affatto l'uso di esplosivi
ma può avere una spiegazione non cospirazionista e conforme agli altri fatti noti (per esempio le
testimonianze dei vigili del fuoco). (dettagli)
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FAQ 4.6: WTC7 - Gli eventi successivi
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del crollo dell'Edificio 7 del
World Trade Center (WTC) di New York, un grattacielo di 47 piani alto 174 metri, avvenuto alle
17.20 dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei
link qui sotto o si può cercare in questo blog usando la casella di ricerca qui a destra.
4.6. Gli eventi successivi
4.6.1. Come mai Larry Silverstein, proprietario del WTC7, ammise in diretta TV di aver
ordinato di demolire l'edificio? Disse "pull it", che nel gergo significa "demolire con esplosivi".
È una domanda molto frequente, ma contiene un bel minestrone di errori:
1. Silverstein non era proprietario, ma locatario;
2. la frase incriminata non fu detta in diretta TV, ma in un documentario preregistrato, America
Rebuilds, per cui Silverstein avrebbe potuto farla tagliare, se fosse stata una gaffe;
3. Silverstein disse "pull it" nel senso di "ritirarlo", riferito al contingente dei pompieri di cui
stava parlando, e ha chiarito questo concetto anni fa;
4. non è vero che nel gergo dei demolitori "pull" significa "demolire con esplosivi". Significa
"far crollare tirando con dei cavi", cosa ridicolmente impossibile per un grattacielo di 174
metri, per cui il significato deve essere un altro: quello spiegato appunto da Silverstein, di
ritirarsi;
5. Silverstein, nella frase in questione, disse che la decisione non la prese lui, ma la presero i
pompieri ("they made that decision to pull"). Quindi secondo l'interpretazione
cospirazionista, sarebbero stati i pompieri ad eseguire la demolizione segreta: in altre
parole, i cospirazionisti accusano i pompieri di essere complici attivi del complotto.
Inoltre, perché mai Silverstein avrebbe dovuto confessare disinvoltamente in TV la demolizione che
doveva restare supersegreta?
La citazione esatta è questa: "I remember getting a call from the fire department commander, telling
me that they were not sure they were gonna be able to contain the fire, and I said, 'We've had such
terrible loss of life, maybe the smartest thing to do is pull it.' And they made that decision to pull
and then we watched the building collapse." Notate il "they" che attribuisce la decisione ai pompieri
(dettagli).
4.6.2. Il WTC7 ospitava una base della CIA: fu distrutto per far sparire documenti scottanti?
Sembra improbabile che il modo migliore per far sparire dei documenti sia far saltare in aria l'intero
edificio, col rischio che i fogli svolazzino fuori, quando basterebbe usare con discrezione un
normale distruggidocumenti.
In realtà la CIA aveva sì una sede nel WTC7, come l'avevano tante società, ma dovette mandare una
squadra speciale per cercare fra le rovine i documenti segreti e i rapporti di spionaggio, per evitare
che finissero nelle mani sbagliate. Proprio il contrario di quello che asseriscono i complottisti.
88
4.6.3. Perché il rapporto della Commissione 11/9 non cita affatto il WTC7?
In realtà lo cita più volte. Il WTC7 è citato a pagina 284, 293, 302, 305 (come "7 WTC"). Il rapporto
della Commissione non cita il crollo del WTC7, ma se è per quello non cita neppure quello della
Cattedrale di San Nicola e neppure la distruzione del WTC3 (il grande hotel Marriott, alto ben 22
piani, che sorgeva in fianco alle Torri Gemelle) (dettagli).
4.6.4. Perché nessuno dei progettisti del WTC7 è stato incriminato?
Per incriminarli bisognerebbe dimostrare che hanno violato le norme edilizie antincendio. In dieci
anni di indagini e di processi per i rimborsi assicurativi non è emersa alcuna violazione di questo
tipo.
Va ricordato che l'incendio del WTC7 fu comunque atipico: non fu contrastato in alcun modo (non
c'era acqua per domarlo, perché le condotte erano state distrutte dal crollo delle Torri Gemelle) e fu
lasciato ad ardere incontrollato per circa sette ore.
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FAQ 5.1: Il Volo 93 - La “versione ufficiale”
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del Volo 93, il Boeing 757
dirottato e precipitato vicino a Shanksville, in Pennsylvania, alle 10:03 dell'11 settembre 2001. Per
gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto, cercare in questo blog
usando la casella di ricerca qui a destra, oppure consultare tutti gli articoli riguardanti questo aspetto
degli attentati.
5.1. La "versione ufficiale"
5.1.1. Qual è la versione ufficiale dello schianto del Volo 93?
Non è corretto chiamarla "versione ufficiale", come se fosse una velina dispensata dal governo e
non ci fossero riscontri. Sono state svolte perizie tecniche da parte degli enti indipendenti preposti;
sono state ascoltate le testimonianze oculari; sono state svolte indagini da giornalisti. Ci sono fonti
multiple e indipendenti fra loro che confermano la seguente ricostruzione precisa degli eventi.
Il volo United Airlines 93, con 44 persone a bordo (37 passeggeri, inclusi i 4 dirottatori) decollò con
40 minuti di ritardo dall'aeroporto Liberty di Newark. Alle 9:28 i controllori di volo udirono rumori
di lotta in cabina. Alle 9:39 una voce che non apparteneva ai piloti annunciò via radio che c'era una
bomba a bordo, come se volesse in realtà rivolgersi ai passeggeri.
I passeggeri usarono i telefoni di bordo e anche (brevemente) i telefoni cellulari per contattare i
propri cari e i servizi d'emergenza e avvisare del dirottamento. Uno dei passeggeri annunciò
telefonicamente che era in preparazione un assalto per fermare i dirottatori.
Alle 10:03, il Volo 93 precipitò quasi verticalmente in un campo vicino a Shanksville, in
Pennsylvania, a circa 930 km/h. L'audio recuperato dalle "scatole nere" indica che vi fu un assalto
alla cabina di pilotaggio da parte dei passeggeri e che i dirottatori decisero quindi di far precipitare
l'aereo.
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FAQ 5.2: Il Volo 93 - Il dirottamento
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del Volo 93, il Boeing 757
dirottato e precipitato vicino a Shanksville, in Pennsylvania, alle 10:03 dell'11 settembre 2001. Per
gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto, cercare in questo blog
usando la casella di ricerca qui a destra, oppure consultare tutti gli articoli riguardanti questo aspetto
degli attentati.
5.2. Il dirottamento
5.2.1. Le telefonate cellulari sono impossibili dagli aerei: ma allora come fecero i passeggeri a
telefonare?
In realtà dal Volo 93 (e soltanto dal Volo 93, non dagli altri aerei dirottati) partirono soltanto due
brevi telefonate cellulari: quella del passeggero Edward Felt e quella dell'assistente di volo CeeCee
Lyles, entrambe intorno alle 9:58 (pochi minuti prima dello schianto alle 10:03) (dettagli). Tutte le
altre furono fatte con gli appositi telefoni installati a bordo, gli Airfone o Airphone, concepiti
proprio per telefonare in volo.
Queste uniche due chiamate cellulari furono fatte quando l'altimetro dell'aereo segnava meno di
2000 metri di quota sul livello del mare, sopra un altopiano che si eleva a circa 700 metri (dettagli):
una quota ben più bassa di quella normale di crociera (9000 metri o più) e alla quale è molto
plausibile che vi sia il segnale della rete cellulare (che si diffonde prevalentemente in orizzontale),
così come c'è spesso segnale di rete quando ci si reca in montagna a circa 2000 metri.
Del resto, se fossero state davvero impossibili, gli ipotetici realizzatori della messinscena sarebbero
stati dei veri stupidi a includerle, col rischio di farsi smascherare, quando avrebbero potuto dire
semplicemente che tutte le chiamate erano partite dai telefoni di bordo.
5.2.2. Un passeggero telefonò dicendo che vedeva "fumo bianco" e che aveva udito
un'esplosione di qualche genere. Questo indica che l'aereo fu abbattuto?
No. La storia del fumo bianco circolò per qualche tempo ma è stata smentita dai fatti. Il passeggero
era Edward Felt (chiamato erroneamente David dal dispaccio della Associated Press che diede
origine a questa storia). Era chiuso in un bagno dell'aereo al momento della chiamata, quindi non
avrebbe potuto vedere del fumo bianco, perché i bagni degli aerei non hanno finestrini.
In realtà la registrazione della chiamata, disponibile perché diretta al 911 (numero d'emergenza
simile al 113 italiano), è stata ascoltata dai familiari di Felt e non contiene affatto questi accenni a
fumo ed esplosioni. La persona che ne riferì inizialmente alla Associated Press, John Cramer, non
aveva preso personalmente la chiamata: ne aveva leggiucchiato una trascrizione. Chi prese
direttamente la chiamata, John Shaw, ha confermato che quelle parole non furono affatto
pronunciate.
Da una parte abbiamo quindi il passeggero Edward Felt, che era in una situazione nella quale non
poteva vedere fumo, e i suoi familiari che hanno ascoltato la chiamata e la persona che ricevette la
chiamata, che confermano che Felt non menzionò fumo o esplosioni; dall'altra abbiamo una persona
91
che non sentì direttamente la chiamata ma ne sbirciò una trascrizione. Quale ricostruzione è più
affidabile?
Ma supponiamo che le parole di Felt siano state cancellate perfidamente dalla registrazione (la cui
trascrizione ufficiale è stata pubblicata dall'FBI). La chiamata in questione risale alle 9:58, quindi
circa 4 minuti prima dello schianto alle 10:03. A 800 km/h (222 m/s), 4 minuti di volo sono 54 km,
quindi i pezzi staccatisi dall'aereo in seguito alla presunta esplosione sarebbero stati trovati decine
di chilometri più indietro lungo la rotta dell'aereo. Non ne furono trovati.
Non solo: i testimoni oculari confermano che l'aereo precipitò intero.
Per saperne di più: Explosions and Smoke; Edward Felt's Phone Call; United 93: le telefonate
"incongruenti"; Esplosioni e fumo su United93?
5.2.3. Non è sospetto che uno dei passeggeri telefonò alla mamma presentandosi con nome e
cognome?
No. Alice Hoglan, la madre del passeggero in questione, Mark Bingham, ha confermato che era
abitudine di Mark presentarsi in questo modo (dettagli).
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FAQ 5.3: Il Volo 93 - Lo schianto
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del Volo 93, il Boeing 757
dirottato e precipitato vicino a Shanksville, in Pennsylvania, alle 10:03 dell'11 settembre 2001. Per
gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto, cercare in questo blog
usando la casella di ricerca qui a destra, oppure consultare tutti gli articoli riguardanti questo aspetto
degli attentati.
5.3. Lo schianto
5.3.1. Non ci sono testimoni oculari della caduta. Allora potrebbe essere stato abbattuto di
nascosto?
I testimoni ci sono eccome: Karl Landis, Eric Peterson e Terry Butler hanno dichiarato ai giornalisti
di aver visto cadere l'aereo, e di averlo notato precipitare intero e senza parti in fiamme (La
Cospirazione Impossibile, pagina 256-257). Lo stesso dice il testimone Lee Purbaugh (Der Spiegel).
5.3.2. Come mai la forma dell'esplosione che si vede nelle foto è a fungo, tipica di una bomba,
non di uno schianto aereo?
Non è affatto tipica di una bomba: gli schianti aerei producono lo stesso tipo di nube. Quando
precipitò un aereo vicino a Piacenza, nel 2006, fece appunto una nube di forma a fungo, che fu
fotografata (dettagli).
A sinistra, la nube prodotta dallo schianto di un aereo a Piacenza; a destra, quella prodotta dal Volo 93.
Del resto, basta usare ancora una volta il buon senso: sarebbero stati ben stupidi, questi
organizzatori dell'ipotetica messinscena, se avessero sbagliato la forma dell'esplosione.
5.3.3. Un'indagine sismografica ha collocato lo schianto del Volo 93 alle 10:06, non alle 10:03
come dice la versione ufficiale. Che fine hanno fatto quei tre minuti mancanti?
Nell'analisi sismografica, quello che è stato identificato come segnale dell'impatto dell'aereo è una
lievissima differenza rispetto al segnale di fondo: così lieve che non è possibile dire con certezza
che quella differenza rappresenta l'impatto. Questo è stato confermato dagli stessi autori dell'analisi.
Le scatole nere e i dati radar civili e militari concordano che l'impatto è avvenuto alle 10:03:11.
Falsificare perfettamente sia le scatole nere, sia i dati radar civili, sia quelli militari, raccolti da un
gran numero di stazioni, senza che nessuno se ne accorga o spifferi, sembra piuttosto improbabile.
La questione è discussa in dettaglio nel libro La Cospirazione Impossibile, pagine 274-276.
93
FAQ 5.4: Il Volo 93 - Dopo lo schianto
di Paolo Attivissimo, con il contributo di tutti gli autori di Undicisettembre. L'articolo è stato
aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. La data è fittizia per esigenze di riordino del blog.
Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito del Volo 93, il Boeing 757
dirottato e precipitato vicino a Shanksville, in Pennsylvania, alle 10:03 dell'11 settembre 2001. Per
gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto, cercare in questo blog
usando la casella di ricerca qui a destra, oppure consultare tutti gli articoli riguardanti questo aspetto
degli attentati.
5.4. Dopo lo schianto
5.4.1. Come mai il cratere del Volo 93 misura soltanto 6-7 metri ed è quindi troppo piccolo?
Quelle dimensioni sono un mito, alimentato per esempio dal video complottista Inganno Globale,
che le cita a 00:33:34.
In realtà basta esaminare le foto scattate dall'aria (per esempio quella mostrata qui sotto): dal
rapporto fra le dimensioni delle persone e quelle del cratere si vede subito che il cratere è ben più
ampio di 6-7 metri.
Il cratere d'impatto del Volo 93. La
freccia indica l'estensione del segno lasciato dalle ali.
Il cerchio indica una persona in piedi.
Inoltre con Google Earth si può anche misurare quant'è grande realmente il cratere: 18 x 48 metri
(dettagli). Un Boeing 757 è largo 38 metri.
E poi scusate, ma chi sarebbe così cretino da organizzare una complicatissima messinscena e
sbagliare le dimensioni del cratere?
94
5.4.2. Come mai non ci sono abbastanza rottami? Gli altri incidenti aerei ne lasciano molti di
più.
Non si capisce perché gli ipotetici autori della messinscena avrebbero giocato al risparmio sui
rottami, secondo questa tesi.
La realtà è che è sbagliato confrontare gli incidenti aerei comuni con la caduta del Volo 93. Gli
incidenti aerei comuni sono di norma impatti radenti a bassa velocità, per cui i rottami si
distribuiscono in superficie. Il Volo 93 fu un impatto quasi verticale e ad altissima velocità.
Bisogna invece confrontare il Volo 93 con altri schianti quasi verticali, come i voli United 585
(1991) e PSA1771 (1987), e allora si scopre che sono molto simili.
In ogni caso, l'area circostante era disseminata di rottami, come si può vedere in questo video che
raccoglie alcune fotografie della zona e dei resti conservati oggi nei musei.
Indirizzo per vedere il video: http://youtu.be/9_Czf2VDfwg
5.4.3. Quando un aereo si schianta contro una montagna, i rottami restano visibili; a
Shanksville no. Perché?
Perché la montagna è rocciosa e non consente la penetrazione, mentre il terreno a Shanksville era
poco consistente: era il riempimento di un'ex miniera a cielo aperto. L'aereo è penetrato nel terreno
per circa dieci metri, accartocciandosi e sminuzzandosi, proprio come hanno fatto gli aerei alle
Torri Gemelle e al Pentagono.
5.4.4. Un motore fu trovato lontano: questo vuol dire che l'aereo fu abbattuto?
Non necessariamente. Anche dopo lo schianto verticale del Volo United Airlines 585 (1991), un
pezzo di motore fu trovato a ben 170 metri dal resto dell'aereo (dettagli): a Shanksville, un pezzo di
motore (una porzione delle ventole interne, non un motore intero) fu trovato a circa 270 metri dal
cratere, non a più di un chilometro e mezzo come molti riferiscono erroneamente (Debunking 9/11
Myths, pagina 88). Se l'aereo fosse stato abbattuto, i rottami più grandi sarebbero stati sparsi su
un'area enormemente più vasta.
5.4.5. Se l'aereo si è schiantato intero al suolo, come è possibile che dei suoi frammenti siano
finiti a chilometri di distanza?
Tutti i frammenti trovati a distanze significative dal cratere d'impatto erano molto leggeri e piccoli:
pezzi in fibra di carbonio, brandelli di stoffa, fogli di carta e simili. Materiali che un impatto quasi
verticale avrebbe scagliato in alto per contraccolpo e che il vento avrebbe trasportato con facilità.
Infatti questi frammenti sono stati trovati in una zona situata lungo la direzione del vento dominante
di quel giorno, che grosso modo coincide con la direzione in cui stava volando l'aereo.
95
I rapporti tecnici sugli incidenti aerei documentano che quando un velivolo di linea si spezza in
volo, disperde grandi pezzi pesanti su un raggio molto ampio. Nel caso del Volo 93 questo non è
avvenuto. Questo indica che l'aereo era sostanzialmente intatto quando colpì il suolo.
5.4.6. Come mai il sindaco di Shanksville disse che "l'aereo non c'era"?
Il sindaco Ernest Stull (spesso indicato erroneamente come Ernie Stuhl) pronunciò effettivamente,
ma subito dopo aggiunse: "...Hanno trovato soltanto le due turbine, perché ovviamente sono più
pesanti e massicce di tutto il resto. Ma non era rimasto quasi nulla dell'aereo vero e proprio" e
descrisse dove aveva visto con i suoi occhi i rottami dell'aereo (dettagli).
La sua testimonianza è stata tagliata ad arte dai complottisti. Lo ha scoperto Der Spiegel. Quando il
sindaco arrivò sul posto, si aspettava di trovare un aereo incidentato, ma non c'era nessun aereo:
soltanto rottami abbastanza piccoli, sparsi sul terreno, e i due motori. Stava esprimendo il suo
stupore per gli effetti inattesi del violentissimo impatto. Tutto qui. Come mai i complottisti hanno
manipolato le sue parole?
5.4.7. Quanta parte dell'aereo fu recuperata?
Il 95% circa dei resti dell'aereo fu ritrovato. Il pezzo più grande fu una porzione del rivestimento
esterno della fusoliera che misurava 1,8 per 2,1 metri. Il pezzo più pesante fu una ventola di motore,
del peso di circa 500 kg (fonte).
5.4.8. Perché mai il medico legale di Shanksville ha detto che "non c'erano cadaveri"? Non è
una prova della messinscena?
Sarebbe da veri imbecilli organizzare una gigantesca cospirazione, con tanto di finto aereo
precipitato, e poi dimenticarsi di piazzare i cadaveri dei passeggeri, no?
La dichiarazione del medico, Wallace Miller, è stata tagliata dai cospirazionisti che la citano, perché
prima di quelle parole elenca minuziosamente i circa 1.500 resti umani (circa 270 kg su 3100 kg di
peso complessivo dei passeggeri) che furono ritrovati, e dice che appena arrivato sul luogo dello
schianto, smise di comportarsi da medico legale perché non c'erano cadaveri da esaminare, ma solo
tanti, tanti frammenti (Debunking 9/11 Myths, pagina 90; Washington Post).
5.4.9. Come è possibile trovare tra i resti dello schianto una bandana intatta di un dirottatore?
Non è che qualcuno l'ha piazzata come falsa prova?
Non è detto. Negli incidenti aerei capita comunemente che alcuni oggetti fragili rimangano intatti. E
i complottisti dimenticano di dire che la bandana non è l'unico oggetto recuperato dallo schianto del
Volo 93: c'erano ben sei scatole di effetti personali dei passeggeri, come gioielli, carte di credito,
fotografie, documenti, portafogli, passaporti, patenti, carte d'identità (Pittsburgh Post-Gazette).
96
5.4.10. Come è possibile che il terreno abbia inghiottito l'aereo?
A parte il fatto che dei frammenti non indifferenti del Volo 93 non sono stati affatto inghiottiti e
sono stati trovati nelle vicinanze, in superficie, non fu certo la prima volta che un aereo precipitato
quasi in verticale penetrò nel terreno: accadde per esempio al Volo United 585 nel 1991, i cui
rottami furono trovati fino a tre metri di profondità (dettagli). Il Volo 585 si schiantò a meno della
metà della velocità del Volo 93.
5.4.11. Perché alcuni testimoni parlano di un misterioso "jet bianco" passato di lì a bassa
quota dopo lo schianto?
Non è affatto misterioso. Era un jet privato, un Dassault Falcon 20, di proprietà dell'azienda di
moda VF Corporation, che era in volo nella zona: i controllori di volo lo inviarono a cercare dove
era caduto il Volo 93. Sorvolò ripetutamente la zona d'impatto per rilevare le coordinate
geografiche esatte e mandare ai controllori di volo (11 settembre - I miti da smontare, pag. 90-91).
5.4.12. Perché una testimone dice di aver visto un aereo bianco con "due pinne verticali ai
lati"? Il Falcon 20 della versione ufficiale non ha due pinne verticali; l'aereo militare A-10 sì.
Allora il Volo 93 è stato abbattuto da un aereo militare?
No. La testimone, Susan McElwaine, ha negato di aver dato una descrizione di questo genere;
quando le è stata mostrata una foto dell'A-10, ha detto che quello non è l'aereo che ha visto.
Tuttavia non ha riconosciuto neppure il Falcon 20. Tutta la sua descrizione è piuttosto confusa:
parla di aerei che passano sotto i fili elettrici dei pali al lato della strada dove si trovava (dettagli).
5.4.13. Perché non ci sono abbastanza prove della versione ufficiale degli eventi?
Ragioniamo in termini opposti: di prove di abbattimento, invece, quante ce ne sono? Perché per le
teorie alternative basta l'assenza di dati per sostenerle, mentre per la ricostruzione comunemente
accettata vengono chieste infinite prove?
Comunque per il Volo 93 abbiamo: tracciati radar, resti e DNA dei passeggeri, testimoni oculari,
scatole nere, registrazioni dell'audio in cabina, e soccorritori civili arrivati sul posto pochi minuti
dopo lo schianto. Non basta?
5.4.14. Come mai il numero di matricola (tail number) N591UA, quello del Volo 93, era ancora
attivo nel 2005?
Alcuni cospirazionisti (per esempio Gerard Holmgren qui) sostengono che questo fatto dimostri che
quell'aereo non precipitò in Pennsylvania. Ma riflettiamo un attimo: vi pare plausibile che gli
organizzatori facciano tutta una messinscena complicatissima e ultrasofisticata, e poi si
dimentichino di cancellare il tail number dai registri pubblici?
In realtà è normale che un tail number rimanga registrato a lungo dopo la distruzione dell'aereo. Ci
sono molti esempi di aerei distrutti il cui tail number resta registrato. Se ne parla per esempio qui
(in inglese).
97
FAQ 6.1: Le obiezioni ai “debunker” - Domande e accuse
Queste sono le risposte sintetiche alle critiche e alle obiezioni più ricorrenti rivolte ai cosiddetti
debunker, ossia a coloro che scelgono di non fidarsi delle affermazioni fatte dai guru cospirazionisti
e vanno a verificarne la corrispondenza ai fatti e la coerenza tecnica. Per gli approfondimenti si
possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto oppure si può cercare in questo blog usando la
casella di ricerca qui a destra.
6.1.1. Perché state difendendo la versione ufficiale del governo USA, che sappiamo aver
mentito su tante altre cose?
Non difendiamo nessuna “versione ufficiale” e nessun governo. Difendiamo soltanto il buon senso
e i fatti tecnici e controlliamo la solidità delle teorie alternative.
Gli aerei non volano, e i grattacieli non crollano, in base al colore politico del governo, ma in base
alle leggi della fisica. Noi ci basiamo sui dati tecnici e vediamo cosa salta fuori. Salta fuori che la
maggior parte delle teorie cospirazioniste non regge neppure una verifica di buon senso; le altre
crollano appena si fa una verifica tecnica dei fatti su cui poggiano.
Abbiamo pescato più volte i cospirazionisti a distorcere i fatti e a mentire: un comportamento
strano, per chi afferma di voler cercare la verità. Controllate voi stessi, per vedere chi è che conta
frottole.
6.1.2. Perché vi basate soltanto su fonti governative?
Non è vero. Quasi tutto il materiale documentale che usiamo è di provenienza tecnica, non
governativa, ed è redatto dai migliori esperti di settore di tutto il mondo: piloti, ingegneri civili,
chimici, controllori di volo. Alcuni degli autori e consulenti di Undicisettembre sono essi stessi
piloti, istruttori di volo, esperti di antiterrorismo, chimici, ingegneri strutturisti.
Non solo: ci siamo basati in gran parte sulla letteratura tecnica edilizia e aeronautica pubblicata
prima e dopo l'11 settembre. Abbiamo attinto anche alle grandi indagini fatte dai giornalisti
indipendenti statunitensi e di altri paesi. Le veline governative non ci interessano.
6.1.3. Perché citate il libro “Debunking 9/11 Myths” di Popular Mechanics (11 settembre: i miti
da smontare in italiano)? È stato scritto dal nipote del capo della sicurezza nazionale, quindi è
inaffidabile.
Benjamin Chertoff è soltanto uno dei tanti autori del libro, e comunque non è nipote di Michael
Chertoff, capo del Dipartimento della Sicurezza Nazionale USA: ne è forse un lontano cugino.
Neppure i cospirazionisti sono riusciti a dimostrarne la parentela (dettagli).
Quand'anche fossero lontani cugini, che cosa cambierebbe? Il libro è stato redatto da un ampio pool
di giornalisti, intervistando oltre 300 esperti specialisti e testimoni. Non sono tutti parenti del capo
della sicurezza nazionale.
98
6.1.4. Ma non avete dubbi su niente?
Certo che li abbiamo: ne avevamo molti, abbiamo studiato e ce li siamo tolti praticamente tutti.
Non abbiamo dubbi sul fatto che l'11 settembre del 2001 quattro aerei di linea, con il loro carico di
passeggeri, furono dirottati da 19 terroristi di al-Qaeda e fatti schiantare contro le Torri Gemelle,
determinando la distruzione del World Trade Center, contro il Pentagono e in un campo vicino
Shanksville.
Attorno a questo dato di fatto esistono migliaia di fatti ed eventi connessi, alcuni dei quali non sono
stati completamente chiariti e approfonditi e pertanto lasciano margini di dubbio e incertezza. Ma
questi dubbi e incertezze non hanno nulla a che vedere con quelli sollevati dai cospirazionisti, che
invece seminano interrogativi proprio là dove esistono esaurienti risposte fattuali.
6.1.5. Ma chi credete di essere?
Premesso che per smontare quasi tutte le teorie basta un po' di ricerca che chiunque può fare, fra i
debunker ci sono piloti civili e militari in servizio, periti balistici, esperti di antiterrorismo, chimici,
fisici, ricercatori aerospaziali e molti altri specialisti di settore. Gente abituata a usare il metodo
scientifico nelle indagini. E le affermazioni dei debunker sono supportate dai dati di fatto e da tutti i
tecnici di settore, in tutti i paesi del mondo, e sono incluse nella letteratura scientifica più
autorevole. Scusate se è poco.
Confrontate questa situazione con quella dei cospirazionisti, che non sono
esperti di settore e spesso sono teologi (David Ray Griffin), filosofi (James Fetzer), mistici (Nila
Sagadevan, David Shayler) o parapsicologi (Barbara Honegger, Albert Stubblebine): gente che non
ha una preparazione tecnica significativa e che ha un approccio molto disinvolto nei confronti della
realtà. Forse dovreste chiedere anche a loro chi credono di essere.
Quei pochi che hanno qualche credenziale scientifica o tecnica, come il fisico Steven Jones o
l'associazione di architetti e ingegneri AE911, sono stati colti a falsificare le loro “prove” (dettagli;
altri dettagli) o a “dimostrare” le proprie tesi con metodi decisamente poco scientifici, come delle
scatole di cartone (Richard Gage, nella foto qui accanto; dettagli).
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6.1.6. Non vi vergognate di essere al soldo della CIA?
Assolutamente no. Del resto, secondo i cospirazionisti, siamo in buona compagnia: al soldo della
CIA ci devono essere anche tutti gli esperti di settore del mondo, compresi quelli cubani e
nordcoreani, altrimenti non si spiegherebbe come mai tacciano. Chissà come fa la CIA a garantire
che nessuno spifferi, neppure in punto di morte o per errore. Ce lo spieghereste, per favore?
6.1.7. Come mai avete agganci potenti nei giornali e in TV?
Davvero? Non ce ne siamo accorti. Allora come mai in TV e sui giornali ci sono continuamente i
vari cospirazionisti invece di noi?
6.1.8. Perché non ammettete che lo fate per diventare ricchi e famosi?
Certo. Scrivere indagini tecniche, controllando ogni dato al limite della pedanteria, è un modo
garantito per fare soldi e conquistare fama mondiale. Guardatevi intorno: qui non trovate banner
pubblicitari. Noi non vendiamo DVD, magliette, spillette, cappellini e paccottiglia assortita come
fanno i cospirazionisti. Non giriamo per il mondo a fare conferenze a pagamento. Tutto il nostro
materiale è offerto gratuitamente. Non sembra un modo molto efficace per diventare ricchi e
famosi.
6.1.9. Qual è il vostro orientamento politico?
È irrilevante. I fatti non sono né di destra né di sinistra. Gli aerei volano e si schiantano, i corpi
vengono dilaniati, gli edifici bruciano e crollano in base a leggi fisiche che non si curano della
politica. E lo stesso facciamo noi.
6.1.10. Ma allora perché lo fate?
Perché ci inquieta la marea montante di stupidaggini e dicerie che sta circolando intorno a un
episodio storicamente centrale come l'11 settembre, ci preoccupa il clima di paranoia e di caccia
alle streghe che aleggia fra i cospirazionisti, e ci sentiamo in dovere di rispondere con i fatti.
Non vogliamo né fare proseliti né annientare le idee o le opinioni di altri, qualunque esse siano.
Vogliamo mettere a disposizione informazioni altrimenti difficili da reperire, che chiunque possa
usare per farsi la propria opinione documentata.
Lo facciamo per i nostri figli, affinché sia chiaro come andarono le cose e affinché queste follie non
si ripetano (dettagli).
100
6.1.11. Perché non vi confrontate con i cospirazionisti?
Ci abbiamo provato più volte, ma sono loro che rifuggono il confronto in un dibattito pubblico o in
televisione (dettagli). Le discussioni che abbiamo tentato di intavolare nei loro forum sono sempre
finite ancor prima di cominciare, sommergendoci di insulti (esempio; esempio). In quasi dodici
anni, a parte qualche schermaglia televisiva sbilanciata, ci sono stati tre soli faccia a faccia alla pari
fra debunker e cospirazionisti: quello fra Paolo Attivissimo di Undicisettembre e Tom Bosco di
Nexus a settembre del 2010, quello fra Attivissimo (coadiuvato dall'esperto di demolizioni Danilo
Coppe) e Riccardo Pizzirani a luglio 2011, e quello fra Attivissimo e Massimo Mazzucco a luglio
2013.
6.1.12. Massimo Mazzucco, però, dice che vi ha invitato al pubblico confronto e che voi non
avete accettato, perché?
Il confronto c'è stato: a luglio 2013 (video). Ed è stato organizzato con un semplice invito da parte
di una persona interessata all'argomento. Siamo sempre stati a disposizione, e restiamo a
disposizione, per un pubblico confronto (di persona o in videoconferenza) che sia alla pari, con
moderatori non schierati, con pari opportunità di tempo per tutti, e con toni civili.
6.1.13. Perché non collaborate con i cospirazionisti, visto che avete a cuore la verità?
Perché i cospirazionisti non hanno un metodo d'indagine razionale: hanno già deciso chi è colpevole
e quindi selezionano gli elementi che possono essere interpretati a favore della loro tesi, scartando
tutti gli altri. Per fare questo, negano anche i fatti più banali (le dimensioni del foro d'impatto al
Pentagono, per esempio) e si perdono in mille rivoli, evitando di rispondere alle nostre obiezioni.
Così non si può lavorare. Ci siamo anche offerti di fare una revisione puramente tecnica dei loro
testi e video prima della pubblicazione, ma hanno rifiutato.
Non solo: basta andare a vedere le discussioni che talvolta abbiamo intavolato con loro, presso i
loro siti, per capire che non si può dialogare con chi non risponde alle domande e insulta chiunque
non accetti le tesi cospirazioniste oppure osi chiedere prove concrete.
6.1.14. Perché non dite chi siete?
In realtà alcuni di noi l'hanno fatto e si qualificano con nome e cognome. Altri preferiscono evitare
di essere bombardati di insulti e lavorare serenamente. Forse non avete idea di quanto siano
assillanti e maleducati i cospirazionisti. Alcuni di noi hanno ricevuto a casa lettere minatorie.
101
6.1.15. Perché non fate anche voi dei video, come hanno fatto i cospirazionisti?
Perché produrre un video in cui si affermano stupidaggini inventate di sana pianta richiede
pochissima fatica, mentre realizzare un filmato che illustri fatti tecnici precisi e concreti richiede
tanto tempo e un bel po' di denaro. Richiede visite sui luoghi degli attentati, interviste a tecnici,
controlli rigorosi. Non ce lo possiamo permettere. Ma ci stiamo lavorando, e qualche breve filmato
è già disponibile nella colonna di destra di questo blog.
6.1.16. Perché usate il termine “complottista”? “Complottista” è chi il complotto lo fa, non chi
cerca di smascherarlo
Non è esatto. Vari esponenti di spicco del cospirazionismo undicisettembrino, come per esempio
Franco Fracassi (coautore del video Zero), sostengono che esista soltanto quest'accezione (a Rebus,
marzo 2008: "I complottisti sono quelli che gli attentati li progettano. Cioè, chi ha fatto l'11
settembre è il complottista"; a Imolaoggi, settembre 2008: "i complottisti sono quelli che li attentati
li organizzano"). Ma secondo i dizionari il termine ha due accezioni e quella più diffusa non è
quella citata da Fracassi, bensì l'altra.
Il Devoto-Oli definisce “complottismo” come la “tendenza a interpretare ogni evento come un
complotto o parte di un complotto” oppure come “l'attività di chi organizza complotti”.
Anche il DeMauro-Paravia contempla le due accezioni di “complottismo”: “tendenza a scorgere o,
talvolta, anche a progettare, complotti nello svolgersi della vita politica, anche senza fondamento”.
Per indicare chi fa complotti esiste un termine non ambiguo, che è“cospiratore” (“chi prende parte
a una cospirazione”, DeMauro-Paravia).
L'equivoco è risolvibile molto semplicemente usando il termine “cospirazionista” per indicare chi
sostiene tesi di complotto.
6.1.17. Perché usate il termine “complottista” o “cospirazionista”, che è offensivo?
Perché scrivere o dire ogni volta “sostenitore delle tesi alternative” è troppo prolisso e pedante. È
anche scorretto, perché parlare di “sostenitore delle tesi alternative” sembra indicare un approccio
d'indagine scientifico, sistematico, pacato e coerente, nel quale tutti i fatti vengono presentati e le
varie ipotesi vengono soppesate e valutate con obiettività.
Ma non è così: il cospirazionista è colui che parte dalla propria tesi preconcetta e seleziona i fatti,
tenendo e manipolando soltanto quelli che possono favorire la sua tesi e scartando o nascondendo
tutti gli altri; è colui che proclama senza alcun dubbio di avere già la verità in tasca e accusa chi gli
segnala i suoi errori di essere un disinformatore prezzolato invece di controbattere con
argomentazioni tecniche; è colui che rifiuta il dialogo e insulta chiunque non accetti ciecamente la
sua tesi, compresi gli altri cospirazionisti; è colui che non fa ricerca, ma si limita a ripetere a
pappagallo le stupidaggini sparate dai suoi guru, senza mai verificarle.
Soprattutto, il termine “complottista” o “cospirazionista” indica efficacemente una forma mentis
102
ben precisa che rasenta la paranoia. Invece di ragionare, dubitare e ricercare, invece di proporre
ipotesi, il cospirazionista vede complotti e trame oscure in ogni cosa, anche la più banale.
Chiamarlo “dubbioso” o “scettico” o “ricercatore” sarebbe un'offesa ai veri dubbiosi onesti e ai
veri scettici che lavorano per conoscere l'11 settembre e arrivare alla verità, qualunque essa sia, e
che per questo si meritano la definizione di ricercatore (dettagli; altri dettagli).
Comunque, se avete un termine migliore e altrettanto conciso da proporre, segnalatelo.
6.1.18. Voi smentite tutte le teorie alternative, ma non è che invece la verità sta nel mezzo,
come dice il proverbio?
No, perché quest'idea porta a conclusioni prive di senso. Per esempio, alcune tesi cospirazioniste
sostengono che i dirottatori non erano a bordo degli aerei e sono ancora vivi (lo sostiene il video
Zero di Giulietto Chiesa, per esempio). La “versione ufficiale” dice che i dirottatori sono morti a
bordo degli aerei negli schianti. Se la verità sta nel mezzo, allora dovremmo pensare che i dirottatori
sono mezzi morti. O che i dirottatori un po' c'erano e un po' no. Oppure che metà sono vivi e metà
sono morti. Non sembrano conclusioni sensate.
Più in generale, basta riflettere un attimo per capire che parlare di verità che sta nel mezzo fra due
tesi è assurdo: se Tizio dice "2+2 = 8" e Caio dice "2+2=4", vuol dire che la verità è "2+2=6"?
Infatti il proverbio originale non dice "la verità sta nel mezzo"; recita "la virtù sta nel mezzo" (in
medio stat virtus, in latino). È un invito alla misura e alla moderazione nella vita: la verità non
c'entra nulla.
6.1.19. Ma fra i cospirazionisti non si salva proprio nessuno, secondo voi? Sono tutti
incompetenti, cialtroni o imbroglioni?
No, anzi. Alcuni di loro hanno usato un metodo rigoroso e si sono impegnati attivamente e per
questo meritano rispetto. Anzi, con alcuni di loro abbiamo il piacere di collaborare. Paul Thompson
ha realizzato CooperativeResearch, che raccoglie migliaia di notizie e dati sull'11/9, fornendo per
ciascuno la relativa fonte; Scott Bingham, di Flight77.info e Penttbom.com, ha ottenuto il rilascio
dei filmati integrali dell'impatto al Pentagono ed ha avviato azioni legali per ottenere la
pubblicazione di altri video; Russell Pickering ha creato PentagonResearch.com, successivamente
oscurato per sua scelta, con una raccolta meticolosa di foto, filmati e documenti; il sito
911review.com ha esaminato e rivelato le falle di varie tesi cospirazioniste.
Ciò che contestiamo agli altri cospirazionisti non è la tesi: è il metodo d'indagine, superficiale e
dilettantesco oltre che arbitrariamente selettivo nel presentare i documenti e i dati. Non è corretto
presentare soltanto le informazioni che sostengono la propria tesi e nascondere le altre: occorre
mostrarle tutte, in modo che il lettore possa farsi correttamente una propria opinione.
103
FAQ 6.2: Le obiezioni ai “debunker” - Associazioni e persone
che sostengono le tesi alternative
Queste sono le risposte sintetiche alle critiche e alle obiezioni più ricorrenti rivolte ai cosiddetti
debunker, ossia a coloro che scelgono di non fidarsi delle affermazioni fatte dai guru complottisti e
vanno a verificarne la corrispondenza ai fatti e la coerenza tecnica. Per gli approfondimenti si
possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto oppure si può cercare in questo blog usando la
casella di ricerca qui a destra.
6.2.1. Se ci sono altrettanti esperti che sostengono le tesi alternative, a quali esperti c'è da
credere?
In realtà non sono affatto altrettanti. Il numero degli esperti che appoggiano o non contestano la
ricostruzione tecnica comunemente accettata è enorme rispetto a quello dei sostenitori delle tesi
alternative.
Basti pensare che i piloti d'aereo iscritti all'associazione Pilots for 9/11 Truth e dichiaratisi
favorevoli alle tesi alternative sono circa 200 in tutto il mondo rispetto ai 116.000 piloti attivi nei
soli Stati Uniti. Inoltre i piloti della Airline Pilots Association, che aveva offerto una taglia da 2
milioni di dollari per la cattura di Osama bin Laden, sono circa 53.000 fra Canada e Stati Uniti.
Un altro esempio: i membri dell'associazione Architects and Engineers for 9/11 Truth, sostenitrice
delle tesi alternative, sono circa 2000 (dati di agosto 2013), cioé meno dello 0,1% del totale degli
architetti e ingegneri statunitensi.
È vero che le scoperte scientifiche partono a volte da un numero ristretto di pionieri che propongono
una tesi non condivisa dal resto della comunità, per cui il fatto che siano in pochi a sostenere le tesi
alternative sull'11 settembre non implica in sé che queste tesi siano sbagliate, ma questi numeri
rendono chiaro che i dubbi non sono affatto ampiamente diffusi fra gli addetti ai lavori.
In ogni caso, qualunque tesi va dimostrata con prove che superino il vaglio e la verifica degli
esperti: finora i cospirazionisti non sono riusciti a farlo, ed è questo il vero motivo per il quale le
loro tesi non sono ritenute credibili, mentre la ricostruzione “ufficiale” ha superato l'esame degli
esperti e le sue conclusioni fanno ormai parte della letteratura tecnica specializzata.
6.2.2. C'è un'associazione di oltre 2000 architetti e ingegneri che sostiene che la versione
ufficiale non regge: si chiama Architects and Engineers for 9/11 Truth (AE911truth.org). Come
lo spiegate?
L'associazione Architects and Engineers for 9/11 Truth raduna qualunque persona dica di avere un
titolo attinente all'edilizia e sostenga qualunque tesi di complotto, anche la più strampalata.
Inoltre, nonostante dichiari di avere 2000 esperti a disposizione, finora non ha pubblicato
nessuna perizia tecnica a supporto delle proprie asserzioni, preferendo vendere DVD su
Internet.
104
Se si va a controllare quello che dicono alcuni dei suoi membri, si scopre che c'è chi parla di bombe
atomiche nelle Torri Gemelle che fanno evaporare 100.000 tonnellate d'acciaio e chi parla di raggi
laser usati per demolire i grattacieli (dettagli).
Richard Gage di AE911.
Il loro capo, Richard Gage, ha "dimostrato" in TV le sue tesi sul crollo delle Torri usando uno
strumento altamente scientifico: due scatole di cartone. Lo vedete qui accanto all'opera (dettagli).
Un altro loro membro, Tom Sullivan, dice che furono minate le colonne centrali, ma le fotografie
dimostrano che le colonne centrali furono le ultime a cedere. È poi emerso che Sullivan non è un
esperto di esplosivi o demolizioni, ma un fotografo che aveva maneggiato esplosivi come
apprendista per qualche mese all'epoca degli attentati dell'11 settembre. Le sue dichiarazioni sono
state descritte da altri sostenitori delle tesi di complotto come "menzogne intenzionali" (dettagli).
La serietà con la quale quest'associazione seleziona i propri aderenti fu dimostrata da un
esperimento eloquente: nel 2007 uno degli autori del gruppo Undicisettembre si candidò come
membro e fu subito incluso negli elenchi dei sostenitori autorevoli di AE911truth, nonostante le sue
credenziali fossero di fantasia e il suo nome fosse Massimo Dell'Affidabilità (dettagli).
6.2.3. Come mai c'è un'associazione, Patriots Question 9/11, che elenca oltre 500 ingegneri che
dubitano della versione ufficiale?
Lo spiega direttamente l'estensore dell'elenco, Alan Miller: Patriots Question 9/11 non è
un'associazione alla quale si aderisce, non è un elenco di complottisti autorevoli, ma è
semplicemente una compilation di dichiarazioni di persone che secondo Miller sostengono le
teorie cospirazioniste.
Tant'è vero che fra i suoi “membri” c'è addirittura Frank DeMartini, che era talmente complottista
da essere morto nel crollo delle Torri Gemelle, di cui era manager progettuale, dopo aver avvisato
via radio che le strutture degli ascensori rapidi, che attraversavano verticalmente il nucleo centrale
dell'edificio, minacciavano di collassare (dettagli).
105
6.2.4. Come mai c'è un'associazione, Pilots for 9/11 Truth, che raggruppa piloti che sostengono
che la versione ufficiale è falsa?
Andando a vedere cosa affermano i membri di Pilots for 9/11 Truth, si scopre per
esempio che Glen Stanish, cofondatore dell'associazione, ha dichiarato che sotto uno dei Boeing
767 dirottati c'era un "pod", un dispositivo appeso. Ma il presunto "pod" corrisponde esattamente al
rigonfiamento che fa da vano del carrello nel 767. Non è chiaro come mai un pilota non sappia
riconoscere il vano del carrello di un aereo di linea.
A dicembre 2009, Pilots for 9/11 Truth annunciò di aver scoperto che dai dati della "scatola nera"
del Volo 77 (schiantatosi contro il Pentagono) risultava che la porta della cabina di pilotaggio non
era mai stata aperta durante il volo dell'11 settembre, per cui i terroristi non potevano esservi entrati
e quindi la "versione ufficiale" era falsa. Ma una verifica tecnica – stranamente omessa da Pilots for
9/11 Truth – ha dimostrato che la "scatola nera" su quel velivolo in realtà non registrava l'apertura e
la chiusura di quella porta, perché non c'era l'apposito sensore (il velivolo era del 1991, ma i sensori
furono montati solo sugli esemplari fabbricati dal 1997 in poi). Infatti la "scatola nera" del Volo 77
indica il parametro “porta chiusa” anche per tutti i voli precedenti registrati dallo strumento (per le
precedenti 40 ore). Se il valore fosse reale, come sostiene Pilots for 9/11 Truth, vorrebbe dire che i
piloti accedevano al cockpit attraverso i finestrini, non si recavano mai alla toilette e non ricevevano
i pasti o almeno un caffè dagli assistenti di volo (dettagli).
Un altro esempio della serietà dell'associazione è dimostrata da quanto è facile diventarne membri
senza avere in realtà alcuna competenza, come dimostrato a settembre 2010 da un utente che è stato
iscritto fra i "piloti" pur non essendo affatto pilota e avendo presentato credenziali di fantasia
(dettagli).
6.2.5. Come mai c'è un'associazione di vigili del fuoco, Firefighters for 9/11 Truth, che sostiene
la falsità della versione ufficiale?
L'associazione Firefighters for 9/11 Truth è stata fondata da un ex vigile del fuoco, Anton
Vodvarka, che non era in servizio l'11 settembre (era già in pensione). Nessuno dei suoi membri ha
esperienza diretta degli attentati. Le "prove" presentate dall'associazione sono le solite, alcune
oltretutto già smentite dagli stessi cospirazionisti. Una dichiarazione di uno degli aderenti la dice
lunga sulla serietà e obiettività dell'associazione: "Sono stati gli ebrei", dichiara sicuro Alex
Montraeus (dettagli).
106
6.2.6. Come mai Steven Jones, professore di fisica alla Brigham Young University, è stato
sospeso dalla docenza per aver affermato che le Torri Gemelle furono minate?
Il professor Jones fu sospeso nel 2006 per aver pubblicato le proprie tesi pro-complotto sul sito
della Brigham Young University, abusando del nome dell'università e coinvolgendola nel
conseguente imbarazzo pubblico, invece di pubblicarle autonomamente come sarebbe stato corretto
fare (dettagli).
Va ricordato che Steven Jones fu colto a spacciare per metallo fuso (quindi prova di demolizione
per via termica delle Torri Gemelle) un blocco in realtà fatto di cemento compresso e a presentare
come pozza di metallo incandescente una zona illuminata dalle lampade dei soccorritori (dettagli).
6.2.7. Come mai Christopher Bollyn, giornalista dell'American Free Press e sostenitore di
alcune tesi di complotto, è stato malmenato davanti a casa da agenti dell'FBI?
L'episodio è avvenuto nel 2006 ed è andato un po' diversamente (aveva chiamato lui gli agenti, che
erano della polizia locale, non dell'FBI), tanto che una giuria popolare ha ritenuto Bollyn colpevole
di aggressione aggravata, resistenza all'arresto e minacce nei confronti della polizia locale. Bollyn
era già pregiudicato per furto. Il giornale per cui scriveva Bollyn, l'American Free Press, ha legami
neonazisti ed è stato fondato dall'ideologo dell'estrema destra americana Willis Carto, notoriamente
e documentatamente negazionista dell'Olocausto. Bollyn è stato ripetutamente ospite radiofonico di
David Duke, ex leader del Ku Klux Klan (dettagli).
A parte questo, le tesi di Christopher Bollyn sono state smentite addirittura da altri cospirazionisti:
l'asserita assenza di rottami del Volo 93 (dettagli), la presunta parentela e connivenza fra il capo
della sicurezza nazionale USA Michael Chertoff e Benjamin Chertoff, uno dei redattori di un
articolo di Popular Mechanics che smonta le tesi di complotto sull'11/9 (dettagli), e l'errata
interpretazione dei rapporti sismografici delle Torri Gemelle, che secondo Bollyn rivelerebbero
esplosioni (dettagli).
6.2.8. Come mai non rispondete alle dodici domande di Massimo Mazzucco?
Le dodici domande in questione, come tutte le altre fatte in questi dieci anni dai cospirazionisti,
hanno già avuto ampia e dettagliata risposta da parte degli esperti statunitensi nei loro
rapporti tecnici, che sono stati accettati dai loro colleghi nel resto del mondo. Noi siamo solo
giornalisti e ricercatori che riferiscono e divulgano quello che gli esperti hanno concluso in merito
agli aspetti tecnici dell'11/9. Per gli esperti, le infinite tesi alternative non sono plausibili e molto
spesso sono semplicemente ridicole. Da parte nostra non c'è altro da aggiungere.
La comunità degli addetti ai lavori è soddisfatta delle risposte tecniche avute dalle indagini, tanto
che gli eventi dell'11/9 sono parte integrante della letteratura tecnica e delle norme edilizie. Se
Massimo Mazzucco o altri hanno tuttora domande insoddisfatte sull'argomento, sono liberissimi di
farle ai tecnici qualificati del settore e di chiedere loro una perizia tecnica.
Rivolgere l'ennesima serie di domande a noi, anziché direttamente ai vigili del fuoco di New York e
Arlington, agli ingegneri strutturisti, ai piloti, ai controllori di volo, ai periti di esplosivistica che
107
hanno le competenze di indagare su questi temi, è pura polemica e desiderio d'attenzione e denota
paura di affrontare il loro giudizio, senz'altro meno tollerante del nostro.
Per chi comunque volesse delle risposte divulgative a queste domande, sono disponibili grazie a
Crono911 e a Perle Complottiste.
6.2.9. Se è tutto così chiaro, perché ci sono 100 domande che l'associazione dei familiari delle
vittime dell'11/9 ha posto all'amministrazione Bush e che ancora aspettano una risposta?
In realtà le 100 domande hanno già avuto in gran parte risposta: che poi la risposta data venga
ignorata o non piaccia è un altro paio di maniche. Ma è stata data.
Molte di queste domande in realtà sbugiardano le teorie cospirazioniste: per esempio, parlano di
voli di aerei di linea (quindi addio teorie di ologrammi) e parlano di Osama bin Laden (quindi addio
autoattentato, addio demolizioni controllate). Alcune riguardano addirittura bufale spiegate da
tempo (per esempio il caso Odigo).
Altre dimostrano ignoranza dei fatti: per esempio, chiedono come fece un passaporto di dirottatore,
trovato al WTC, a sopravvivere agli incendi, quando fu trovato da un passante e consegnato alla
polizia di New York prima del crollo e fa parte degli oggetti scagliati fuori dalle torri al momento
dell'impatto, dunque prima dei roghi. Oltretutto il passaporto è soltanto uno dei tanti oggetti fragili
provenienti dagli aerei che sono stati recuperati: ci sono anche giubbetti di salvataggio, cuscini di
sedili e brandelli di passeggeri.
6.2.10. Se è tutto così chiaro, perché le teorie alternative sono così popolari secondo i
sondaggi?
In realtà le teorie di demolizioni controllate e di aerei fantasma non sono affatto popolari. Leggendo
con attenzione i sondaggi spesso sbandierati dai complottisti per dimostrare che un terzo degli
americani è con loro, si scopre che nel 2007 soltanto il 4,5% degli intervistati sosteneva le teorie
di autoattentato causato attivamente dal governo USA (dunque piazzando esplosivi o altro nelle
Torri Gemelle, colpendo il Pentagono con un missile o simili, abbattendo il Volo 93, facendo
trovare un passaporto di dirottatore intatto, eccetera).
Tutti gli altri di quel terzo credevano che il governo statunitense avesse invece lasciato fare ad alQaeda, e che appunto al-Qaeda avesse realmente dirottato gli aerei e li avesse fatti schiantare contro
il Pentagono e le Torri (dettagli). Un sondaggio del 2009 indica che quel terzo si è ridotto al 14%
(dettagli).
108
FAQ 6.3: Le obiezioni ai “debunker” - I media pro-complotto
Queste sono le risposte sintetiche alle critiche e alle obiezioni più ricorrenti rivolte ai cosiddetti
debunker, ossia a coloro che scelgono di non fidarsi delle affermazioni fatte dai guru complottisti e
vanno a verificarne la corrispondenza ai fatti e la coerenza tecnica. Per gli approfondimenti si
possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto oppure si può cercare in questo blog usando la
casella di ricerca qui a destra.
6.3.1. Dite di avere trovato ben 118 errori in “Zero”, il film di Giulietto Chiesa: ma Chiesa lo
sa? Vi ha mai replicato?
L'elenco dei 118 errori fondamentali che invalidano le tesi di Zero è pubblicato nel libro
Zerobubbole, scaricabile gratuitamente come documento PDF. A quanto ci risulta, Giulietto Chiesa
è al corrente di Zerobubbole (a giudicare da quello che scrive qui), ma l'unica sua risposta alle
obiezioni tecniche presentate dalla nostra ricerca è questa.
6.3.2. Come spiegate la montagna di prove della falsità della versione ufficiale, presentata dal
video "Inganno globale” di Massimo Mazzucco?
Ognuna delle presunte prove di quel video è stata esaminata e smontata, risultando tecnicamente
sbagliata in modo spesso dilettantesco. Inganno globale contiene inoltre tagli e manipolazioni delle
dichiarazioni dei testimoni, realizzate ad arte per far sembrare che le loro parole sostengano le tesi
alternative. L'analisi dettagliata di Inganno globale è pubblicata qui e qui.
6.3.3. Come spiegate i video della serie "Loose Change”?
Le analisi dettagliate degli errori tecnici e logici di questi video sono pubblicate qui.
6.3.4. Come spiegate il video “Confronting the Evidence”, presentato da Raitre a Report?
Le analisi dettagliate degli errori tecnici e logici di questo video sono pubblicate qui.
6.3.5. Come spiegate il video “In Plane Site” di Dave VonKleist?
Le analisi dettagliate degli errori tecnici e logici di questo video sono pubblicate qui.
6.3.6. A settembre 2010, Le Monde ha pubblicato un articolo che ammette che “la storia
ufficiale puzza di marcio”, secondo Giulietto Chiesa. Come lo spiegate?
L'articolo non dice nulla del genere. Si limita a segnalare l'esistenza delle teorie cospirazioniste,
senza sostenerle. L'autrice, Hélène Bekmezian, lo ha scritto chiaramente: “il n’est évidemment pas
question de faire ici l’apologie des thèses conspirationnistes. En revanche, il était impossible de ne
pas en parler : elles ne cessent de se diffuser sur Internet” (dettagli).
109
FAQ 7: Quattordici domande per i complottisti dell'11/9
Uno dei tormentoni del complottismo undicisettembrino è la frase "Ma noi stiamo soltanto facendo
domande, non si può?", detta dai vari sostenitori delle teorie alternative con quel tono da vittima
che li fa sembrare perseguitati da una furibonda mandria di inquisitori antidemocratici e intolleranti.
Certo che si può fare domande: anzi, si deve. Ma bisogna anche ascoltare le risposte. Specialmente
se provengono dagli esperti anziché dai dilettanti.
È forse ora di smettere di rincorrere le infinite domande di chi è già stato colto mille volte a contar
frottole (sulle dimensioni del buco nel Pentagono, sull'impossibilità di spegnere un transponder, sul
carrello a discesa automatica, e così via). Così stavolta le domande le facciamo noi: vediamo se i
guru del complottismo sono capaci di rispondere.
Premessa importante: è opportuno non dare risposte del tipo “Non lo so, sono loro che devono
spiegarlo” oppure ”a noi basta dimostrare che la versione ufficiale è falsa”: significherebbe
ammettere che dopo ben dieci anni d'indagini del “movimento per la verità” non esiste ancora una
versione alternativa coerente e che il cospirazionismo non ha in mano neanche una singola prova
positiva, ma solo congetture e ipotesi. Per accusare qualcuno (il governo USA, la CIA, il Mossad,
gli Illuminati o chissà chi altro) di aver commesso gli attentati dell'11 settembre non basta
dimostrare che la ricostruzione dei fatti comunemente accettata è sbagliata: quello sarebbe soltanto
il primo passo. Bisogna dimostrare che quel qualcuno è colpevole.
7.1. Sapete descrivere in dettaglio come sarebbe stato realizzato il complotto
secondo la vostra teoria?
Parlate sempre di “versione ufficiale” che non sta in piedi: vediamo se sta in piedi la vostra
“versione non ufficiale”. Diteci come sono andate le cose secondo voi. Ecco alcuni spunti:
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Descrivete dettagliatamente in quale modo sarebbero stati demoliti i due grattacieli di 400
metri delle Torri Gemelle e il grattacielo WTC7 (esplosivo, termite, nanotermite, microonde
o altro ancora).
Dite come e dove sarebbe stato piazzato l’esplosivo/termite/nanotermite nelle Torri Gemelle
e nel WTC7 senza che nessuna delle 70.000 persone che transitavano ogni giorno nelle Torri
se ne accorgesse e spiegate quanti specialisti e quanto tempo sarebbero stati necessari per
farlo.
Specificate quale tipo di esplosivo non avrebbe prodotto un’onda di pressione tale da
spingere in fuori tutti i vetri dell’edificio e generare il botto secco, potente e inconfondibile
di un’esplosione, come fanno necessariamente tutti gli esplosivi per il fatto stesso di
esplodere.
Dite se un aereo di linea ha colpito il Pentagono o no.
Spiegate come sarebbe stato possibile far credere ai testimoni oculari al Pentagono di aver
visto colpire l’edificio da un aereo di linea lungo 40 metri e largo 38 se, come dite voi, al
posto dell'aereo c'era un missile.
Dite come e quando sarebbero stati collocati dentro il Pentagono i resti dei passeggeri
dell’aereo e come gli organizzatori della messinscena si sarebbero procurati i loro effetti
personali.
Ripetete la spiegazione dei resti e degli effetti personali per l’aereo caduto in Pennsylvania.
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7.2. Perché gli organizzatori del complotto avrebbero dovuto concepire una
messinscena così incredibilmente rischiosa, complicata e incoerente?
Date una buona ragione per usare aerei più esplosivi per distruggere le Torri Gemelle ma nessun
aereo per abbattere il WTC7 (il terzo grattacielo che crollò a New York); per spacciare missili per
aerei di linea al Pentagono invece di usare aerei più esplosivi come alle Torri Gemelle; per
inventare telefonate asseritamente impossibili dai voli dirottati. Spiegate perché sarebbero state
necessarie tutte queste complicazioni ad altissimo rischio di fallire e di lasciare tracce rivelatrici.
Se si voleva fare un autoattentato per incolpare i terroristi islamici, non sarebbe stato più semplice
mettere direttamente una bomba incendiaria nelle Torri Gemelle?
7.3. Quante persone sarebbero coinvolte nel complotto, secondo la vostra teoria?
Elencate soltanto quelle che si sarebbero dovute occupare di attività chiaramente sospette, come per
esempio la falsificazione in tempo reale delle 66 telefonate fatte dagli aerei, il piazzamento degli
esplosivi nelle Torri Gemelle e nel WTC7, la sparizione dell’aereo di linea diretto contro il
Pentagono e dei suoi passeggeri, la preparazione e il lancio del missile al posto di quell’aereo, la
disseminazione dei resti dei passeggeri e dei finti rottami al Pentagono e a Shanksville, la
falsificazione dei messaggi di rivendicazione di Osama bin Laden e la sorveglianza e minaccia di
tutti i vigili del fuoco di New York e di tutti gli ingegneri strutturisti del mondo affinché non
rivelino mai nulla ma anzi confermino la “versione ufficiale”.
7.4. Secondo le vostre teorie, il NORAD, l’ente militare incaricato della difesa aerea
statunitense, avrebbe ricevuto ordini di non intervenire, ma il NORAD è un
comando congiunto USA-Canada; allora anche i militari canadesi fanno parte del
complotto?
Seriamente: i canadesi?
7.5. Se dite che le Torri Gemelle furono distrutte tagliando istantaneamente tutte le
sue colonne usando una sostanza chiamata “termite” o “supertermite”, perché non
ci dimostrate che questa sostanza è in grado di tagliare nello stesso modo almeno
una singola colonna d’acciaio?
Prendete una trave d’acciaio, anche più piccola di quelle che componevano le colonne delle Torri,
mettetela verticale e fateci vedere che riuscite a tagliarla di colpo con la vostra sostanza. Usatene
quanta ne volete. I documentaristi del National Geographic ci hanno provato e non ha funzionato.
111
7.6. Come spiegate che gli ingegneri strutturisti e gli esperti di demolizioni
controllate di tutto il mondo e i vigili del fuoco di New York negano le vostre
teorie?
Spiegate se fanno tutti parte del complotto, se sono corrotti o se sono minacciati. Spiegate come mai
nessuno di loro, sopraffatto dal senso di colpa, in tutti questi anni ha mai confessato o s’è suicidato
lasciando una lettera che rivelasse tutto. Spiegate come funzionerebbe di preciso il sistema
dell’omertà ermetica che teorizzate: per esempio, se si viene informati del grande segreto e
minacciati o corrotti prima o dopo aver conseguito la laurea in ingegneria strutturale o essere stati
assunti come pompieri. Spiegate come sarebbe possibile gestire coloro che rifiutano di partecipare a
quest’omertà.
Se citate l'associazione di architetti e ingegneri guidata da Richard Gage, che sostiene le tesi di
complotto, allora spiegate come mai questi architetti e ingegneri non vengono costretti al silenzio
come tutti gli altri loro colleghi. Anzi, spiegate come mai sono ancora vivi e liberi di parlare.
7.7. Dove sono le vostre prove? Voi chiedete prove su prove della “versione
ufficiale”, ma dove sono quelle della vostra versione?
Dove sono i rottami di missile al Pentagono? Dove sono i testimoni che dicono di aver visto un
missile anziché un aereo o confessano di aver piazzato per finta i resti dei passeggeri? Dove sono,
per esempio, i detonatori e i cavi elettrici usati per comandare la demolizione delle Torri Gemelle,
che sarebbero rimasti a centinaia nelle macerie, come succede regolarmente nelle demolizioni vere?
7.8. In quasi dieci anni, non avete prodotto neanche una prova schiacciante e non
siete neppure riusciti a formulare una teoria alternativa unificata e coerente:
perché dovremmo ascoltarvi ancora?
Vi abbiamo pescato ripetutamente a dire stupidaggini e falsità, dal carrello degli aerei che
scenderebbe automaticamente quando l'aereo vola basso al transponder che non si può spegnere, dal
"pod" sotto uno degli aerei dirottati al blocco che spacciate per metallo fuso e in realtà è cemento
pressato. Avete dimostrato di essere incapaci di un'indagine seria. Seriamente: perché dovremmo
perdere tempo con la vostra prossima "scoperta"?
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7.9. Se lo scopo dell’11/9 era fornire una giustificazione per l’intervento in Iraq e
Afghanistan, perché gli organizzatori del complotto avrebbero attribuito a tutti i 19
dirottatori identità di paesi amici, come l’Arabia Saudita, l’Egitto, il Libano e gli
Emirati Arabi?
Perché non inventarsi che erano iracheni, siriani o iraniani? Perché non dare loro legami espliciti a
gruppi terroristici come quello di Abu Nidal, Hezbollah, Fatah, Hamas? Non vorrete farci credere
che i servizi segreti USA dovessero dare in subappalto ai sauditi la falsificazione dei passaporti dei
dirottatori e non fossero capaci di fabbricarne diciannove iracheni, afghani o siriani.
7.10. Se dite che i dirottatori indicati dalle indagini dell'FBI sono ancora vivi e che
addirittura sapete dove si trovano, perché non chiedete loro di mandarvi una
semplicissima videocassetta in cui si presentano mostrando il giornale di oggi?
Se Osama bin Laden e Al-Zawahiri sono riusciti a diffondere i propri video senza farsi prendere,
non si capisce perché a voi servano “due o tre milioni di euro in più”, come dice Giulietto Chiesa,
per farvi mandare una cassettina e ottenere così quella che sarebbe la prova schiacciante che avete
ragione.
7.11. Perché i cospirazionisti sono ancora vivi e liberi di parlare in TV?
Se i mandanti di questo complotto sono così spietati da aver massacrato migliaia di persone,
addirittura di propri concittadini, e da indurre al silenzio in tutto il mondo vigili del fuoco, ingegneri
strutturisti, architetti, controllori di volo e piloti, pare strano che i cospirazionisti siano ancora vivi e
vegeti nonostante minaccino di rivelare tutti i dettagli dell’orrendo crimine.
Non rispondete dicendo che i cospirazionisti sono troppo in vista nei media per essere eliminati
senza destare sospetti: chi si è avvicinato davvero a verità scottanti, come Anna Politkovskaya, è
stato ucciso infischiandosene dei sospetti. Lo stesso è successo a tanti giornalisti italiani uccisi dalla
mafia. Sarebbe banale eliminare i cospirazionisti prima che si mettano in vista oppure organizzare
un incidente d’auto. Eppure ai cospirazionisti dell'11 settembre non succede: spiegate perché.
7.12. C’è qualcosa, qualche prova, che potrebbe mettere in dubbio la vostra tesi che
l’11/9 fu un autoattentato?
Se rispondete “No”, avete appena dimostrato che la vostra non è un’indagine basata su prove e fatti,
ma è una posizione preconcetta, perché non c'è nulla che possa farvi cambiare idea. Chi sostiene la
“versione ufficiale”, invece, può indicare molti elementi che non solo la metterebbero in dubbio, ma
l'affosserebbero definitivamente: il ritrovamento in vita di uno dei dirottatori, per esempio.
113
7.13. Perché nessuno è mai andato in tribunale a denunciare il complotto con le sue
prove in mano?
Voi complottisti sull'attentato alle torri gemelli dell'11/9/2001 avete hanno prodotto centinaia di
milioni di pagine internet, milioni di video, centinaia tra libri, DVD e convegni, oltre ai passaggi in
televisione ed alle manifestazioni: sono tesi a dimostrare che la ricostruzione degli eventi
comunemente accettata sull'attentato sia falsa e che è stato il governo USA a farlo.
In 12 anni di complottismo, nessuno è andato in tribunale a dimostrare che le proprie prove
complottistiche fossero vere, nessuno è andato a denunciare il governo USA per aver ucciso o
contribuito ad uccidere migliaia di cittadini. Nessuno. Il che dimostra quanto i complottisti ci
credono in quello che dicono.
Negli USA il rumore fatto dai complottisti è stato abnorme, ma alla fine non hanno cambiato di una
virgola la ricostruzione degli eventi comunemente accettata, non sono riusciti a dimostrare nulla e
non hanno avuto una prova veritiera in mano da portare in tribunale, e questo in 12 lunghi anni. Se
voi complottisti non siete d'accordo, perché non andate in tribunale a denunciare il complotto con le
vostre "prove" in mano, invece di limitarvi a speculare sulla tragedia dell'11 settembre?
7.14. Avete davvero letto per bene la "versione ufficiale" e le spiegazioni ai dubbi
sull'11/9?
Come mai voi complottisti continuate a porvi dubbi che hanno già avuto ampia spiegazioni da anni
o addirittura dimostrate di non conoscere la "versione ufficiale" che criticate? Perché criticare
qualcosa che non si conosce? Perché non spendere il tempo necessario a leggere la "versione
ufficiale" e le risposte ai dubbi prima di giocare a fare il complottista? Basterebbe leggere solo 332
per essere a conoscenza dei fatti basilari e delle risposte ai dubbi principali, eppure per voi
complottisti queste 332 pagine sono una barriera insormontabile.
Fateci e fatevi un favore, prima di giocare a fare il complottista abbiate la decenza di informarvi su
quello che criticate. Ecco, è semplice:
- qui potete scaricare e leggere un piccolo libro in PDF con la ricostruzione degli eventi sull'11/9
fatta dai massimi esperti del settore: http://www.crono911.net/Crono911.pdf
- leggete le risposte ai principali dubbi sull’11/9, cioè il documento di cui fanno parte queste
domande!
114
8.1 WTC, Il NIST risponde alle domande complottiste più
frequenti
Il NIST (National Institute of Standards and Technology, ente statunitense per la normazione e la
tecnologia) ha prodotto 43 volumi di documentazione e di ricerca sugli attentati dell'11 settembre
2001 al World Trade Center. I volumi, pubblicati a ottobre 2005 e noti collettivamente come NIST
NCSTAR, sono tutti scaricabili da wtc.nist.gov.
Una mole di documentazione di questo genere può risultare indigesta. Così ad agosto 2006 il NIST
ha pubblicato una pagina Web nella quale fornisce risposte ufficiali esaurienti su molte ipotesi di
complotto. La traduco qui integralmente per renderla maggiormente accessibile al pubblico
italofono.
È materiale redatto con la collaborazione di tutti i principali esperti di settore e quindi estremamente
difficile da impugnare da parte dei complottisti, che si basano principalmente sulle argomentazioni
a senso unico di teologi (David Ray Griffin) e filosofi (James Fetzer) e di fisici (Steven Jones) che
hanno smarrito le basi di chimica e ingegneria strutturale durante la ricerca delle prove delle visite
di Gesù in America. Sembra molto improbabile che tutti gli esperti statunitensi del settore siano
stati comprati o zittiti.
Ho tradotto le risposte del NIST in italiano qui sotto. Ringrazio tutti coloro che hanno snidato errori
e refusi nella prima bozza di questa traduzione fatta di getto. Se ne sono rimasti, la colpa è mia, non
certo loro.
Ecco in sintesi i punti salienti delle risposte del NIST:
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Il WTC era progettato per sopportare un impatto, ma è crollato per colpa di incendi
combinati con danni da impatto violentissimo; negli anni Sessanta non c'erano i
supercomputer di adesso per le simulazioni di resistenza e quindi si andava un po' a spanne:
non è affatto certo che il WTC fosse realmente in grado di reggere un Boeing 707.
Si vede chiaramente dai filmati che il cedimento inizia solo ed esclusivamente in
corrispondenza delle brecce, con un incurvamento verso l'interno delle colonne esterne.
Nessun altro cedimento simultaneo da "demolizione controllata".
Nessun altro grattacielo è mai stato sottoposto simultaneamente a incendi e impatti di questa
portata, per cui i paragoni con altri eventi sono inutili.
Le tracce sismografiche registrano l'impatto delle macerie al suolo, non la discesa del fronte
del crollo.
C'è un'ottima ragione per il crollo a velocità prossime alla caduta libera: la struttura non
poteva opporsi minimamente alla massa in caduta. Tanto vale chiedersi perché una parete di
carta non ferma un TIR.
Niente acciaio fuso dagli incendi, ma semplicemente indebolito: temperature di 1000°C
raggiunte dall'aria, e a queste temperature l'acciaio non fonde ma ha soltanto il 10% della
normale capacità di carico.
La certificazione dell'acciaio dichiarata dai complottisti è semplicemente falsa: in USA non
si certifica l'acciaio per la sua resistenza antincendio: si certifica la struttura.
Spiegato il fumo nero: non è sintomo di bassa temperatura all'interno dell'edificio, ma di
carenza d'ossigeno.
Chiarito anche il mistero della persona che si scorge nella breccia d'impatto di uno degli
aerei.
Spiegata la colata di liquido fuso visibile in foto e filmati: alluminio dell'aereo.
115
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•
Fatta a pezzi la teoria della termite: ce ne vuole troppa, brucia troppo piano, e le tracce di
zolfo trovate nelle macerie possono essere dovute a mille altre fonti presenti quel giorno
(non esclusi i corpi delle vittime).
Acciaio fuso nella pila di macerie? Plausibile, ma irrilevante: non è certo quella la causa del
crollo.
L'indagine definitiva sul WTC7 sarà pronta a luglio 2008 (la prima stesura di queste risposte
del NIST la preannunciava per i primi mesi del 2007). Ci vuole tempo perché le risorse
umane ed economiche non sono infinite e le Torri Gemelle avevano la priorità.
Ecco, di seguito, la traduzione.
1. Se le torri del World Trade Center (WTC) erano progettate per sopportare
impatti multipli di aerei Boeing 707, perché gli impatti di singoli Boeing 767
causarono così tanti danni?
Come dichiarato nella Sezione 5.3.2 del NIST NCSTAR 1, un documento proveniente dalla Port
Authority of New York and New Jersey (PANYNJ) indicava che l'impatto di un Boeing 707 (uno
solo, non più d'uno) fu analizzato durante la fase di progettazione delle torri del WTC. Tuttavia gli
investigatori del NIST non sono stati in grado di reperire alcuna documentazione dei criteri e del
metodo usati nell'analisi d'impatto, e pertanto non hanno potuto verificare l'affermazione secondo la
quale "...una collisione di questo genere produrrebbe soltanto danni localizzati che non dovrebbero
causare crolli o danni consistenti all'edificio..."
La capacità di svolgere simulazioni rigorose dell'impatto di un aereo e dello sviluppo e diffusione
degli incendi che ne conseguono, nonché dell'effetto degli incendi sulla struttura, è uno sviluppo
recente. Poiché l'approccio alla modellazione strutturale fu sviluppato per l'indagine sul WTC del
NIST, le capacità tecniche disponibili alla PANYNJ e ai suoi consulenti e subfornitori per svolgere
tali analisi negli anni Sessanta sarebbero state molto limitate rispetto alle capacità messe in campo
per l'indagine del NIST.
Il danno causato dall'impatto di un Boeing 767 (all'incirca il 20% più grande di un Boeing 707)
contro ciascuna torre è ben documentato in NCSTAR 1-2. I danni ingenti sono stati prodotti dalla
grande massa, velocità ed energia cinetica dei velivoli, che hanno tranciato l'acciaio relativamente
meno robusto delle colonne esterne in corrispondenza dei piani ai quali è avvenuto l'impatto. I
risultati delle analisi d'impatto del NIST sono ben sovrapponibili alle osservazioni (tratte da foto e
filmati e dall'analisi dell'acciaio recuperato del WTC) di danni esterni e della quantità e posizione
delle macerie uscenti dagli edifici. Questa sovrapponibilità fornisce supporto alla premessa che il
danno strutturale alle torri fu dovuto all'impatto degli aerei e non ad ipotetiche forze alternative.
116
2. Perché il NIST non ha preso in considerazione l'ipotesi della "demolizione
controllata", con una modellazione digitale e una spiegazione corrispondenti, come
ha fatto per l'ipotesi della "teoria del pancake"? Una delle critiche fondamentali al
lavoro del NIST è la totale mancanza di analisi a supporto di un "crollo
progressivo" dopo il punto di inizio del crollo e la mancanza di considerazione data
all'ipotesi della demolizione controllata.
Il NIST ha condotto un'indagine estremamente rigorosa, durata tre anni, sulle cause dei crolli delle
torri del WTC, come spiegato nel sito Web apposito del NIST, http://wtc.nist.gov. Quest'indagine
ha incluso la valutazione di varie ipotesi per il crollo delle torri.
Circa 200 esperti tecnici, fra i quali vi erano circa 85 esperti di lungo corso del NIST e 125 esperti
di spicco del settore privato e del mondo accademico, hanno esaminato decine di migliaia di
documenti, intervistato oltre 1000 persone, esaminato 7000 filmati e 7000 fotografie, analizzato 236
pezzi d'acciaio provenienti dalle macerie, eseguito prove di laboratorio e sofisticate simulazioni al
computer della sequenza di eventi che si è verificata dal momento dell'impatto degli aerei contro le
torri fino al momento in cui è iniziato il loro crollo.
Sulla base di quest'indagine esauriente, il NIST ha concluso che le torri del WTC sono crollate
perché: (1) l'impatto dei velivoli ha tranciato e danneggiato le colonne di sostegno, asportato
l'isolamento antincendio che rivestiva le travature reticolari (truss) dei solai in acciaio e le colonne
in acciaio, e ha disperso estesamente il carburante avio su più piani; (2) i successivi incendi su più
piani, innescati dal carburante avio, di estensione eccezionalmente ampia (che hanno raggiunto
temperature fino a 1000°C), hanno indebolito significativamente i solai e le colonne alle quali era
stato strappato l'isolamento antincendio, tanto che i solai si sono insellati e hanno applicato alle
colonne perimetrali una trazione verso l'interno dell'edificio. Questo ha portato all'incurvamento
verso l'interno delle colonne perimetrali e al cedimento della facciata sud del WTC1 e della facciata
est del WTC2, innescando il crollo di ciascuna delle torri. Sia le testimonianze fotografiche e
filmate, sia i resoconti dell'unità aerea del Dipartimento di Polizia di New York durante la mezz'ora
precedente i crolli confermano questa sequenza per ciascuna torre.
I risultati del NIST non avvalorano la "teoria del pancake" [accatastamento verticale dei solai,
NdT] del crollo, che si basa sul presupposto di un cedimento progressivo dei solai nelle torri del
WTC (i solai compositi, che collegavano le colonne centrali e quelle perimetrali, erano composti da
una griglia di travature reticolari integrate con una soletta in calcestruzzo, come mostrato nel
disegno qui sotto). L'indagine del NIST ha invece dimostrato in modo definitivo che il cedimento
delle colonne perimetrali, incurvate verso l'interno, ha innescato il crollo e che il verificarsi di
quest'incurvamento esigeva che i solai insellati restassero connessi alle colonne e applicassero una
trazione alle colonne verso l'interno dell'edificio. Pertanto, i solai non hanno ceduto
progressivamente per produrre un fenomeno di pancaking.
117
Schema dei solai compositi del WTC [concrete = calcestruzzo; metal deck = lastra in metallo; bridging truss = travatura
reticolare di connessione; main truss = travatura reticolare principale (NdT)]
I risultati del NIST, inoltre, non avvalorano la teoria della "demolizione controllata", poiché vi sono
prove decisive che:
•
il crollo è stato innescato in corrispondenza dei piani delle torri del WTC affetti da impatti e
incendi e in nessun altro punto; e
•
il tempo necessario per l'innesco del crollo (56 minuti per il WTC2 e 102 minuti per il
WTC1) fu dettato (1) dall'estensione dei danni causati dall'impatto degli aerei e (2) dal
tempo impiegato dagli incendi per raggiungere zone critiche ed indebolire la struttura fino al
punto in cui le torri non potevano opporre resistenza all'enorme energia liberata dal
movimento verso il basso della massiccia porzione superiore dell'edificio in corrispondenza,
e al di sopra, dei piani affetti da impatti e incendi.
Le testimonianze video hanno inoltre dimostrato in modo inequivocabile che il crollo è progredito
dall'alto verso il basso, e che non vi sono prove (raccolte dal NIST, dal Dipartimento di Polizia di
New York, dal Dipartimento di Polizia della Port Authority o dal Dipartimento dei Vigili del Fuoco
di New York) di detonazioni o esplosioni nella zona al di sotto dei piani affetti da impatti e incendi
nel momento in cui le porzioni superiori degli edifici (dal 98° piano incluso in su nel WTC1 e
dall'82° piano incluso in su nel WTC2) iniziavano il loro movimento discendente al momento
dell'innesco del crollo.
In sintesi, il NIST non ha trovato prove a supporto delle ipotesi alternative che propongono che le
torri del WTC siano state abbattute da una demolizione controllata mediante esplosivi collocati
prima dell'11 settembre 2001. Il NIST, inoltre, non ha trovato prove di lancio di missili o di impatto
di missili contro le torri. Le fotografie e i video da varie angolazioni mostrano invece chiaramente
che il crollo è iniziato in corrispondenza dei piani affetti da incendi e impatti e che il crollo è
progredito verso il basso, a partire dai piani ove si è innescato, fino a che le nubi di polvere hanno
impedito la visuale.
118
3. Come è possibile che le torri del WTC siano crollate senza una demolizione
controllata, dato che nessun grattacielo con struttura in acciaio è mai crollato, né
prima né dopo, a causa di un incendio? Le temperature degli incendi non diventano
alte abbastanza da far crollare gli edifici.
Il crollo delle torri del WTC non fu causato soltanto da un incendio convenzionale e neppure
soltanto dagli incendi estesisi contemporaneamente su più piani quel giorno. Il NIST ha concluso,
invece, che le torri del WTC crollarono perché (1) l'impatto dei velivoli tranciò e danneggiò le
colonne di sostegno, asportò l'isolamento antincendio che rivestiva le travature reticolari (truss) dei
solai in acciaio e le colonne in acciaio, e disperse estesamente il carburante avio su più piani; (2) i
successivi incendi su più piani, innescati dal carburante avio e di estensione eccezionalmente ampia,
indebolirono l'acciaio della struttura, che al quel punto fu vulnerabile. Nessun edificio negli Stati
Uniti è mai stato sottoposto contemporaneamente al massiccio danno strutturale e agli incendi su
più piani che le torri subirono l'11 settembre 2001.
4. Ma gli sbuffi di fumo che si videro all'inizio del crollo di ciascuna torre del WTC
non sono prova di esplosioni di una demolizione controllata?
No. Come dichiarato nella Sezione 6.14.4 del documento NIST NCSTAR 1, la massa in caduta
dell'edificio compresse l'aria sottostante, in modo analogo all'azione di un pistone, facendo
fuoriuscire fumo e detriti dalle finestre man mano che i piani sottostanti cedevano in modo
sequenziale.
Questi sbuffi furono osservati in vari punti durante il crollo delle torri. In ciascun caso avevano
l'aspetto di getti di gas che venivano espulsi dall'edificio attraverso le finestre o fra le colonne nei
piani riservati agli impianti tecnici. Getti di questo genere sono da prevedere, dato che l'aria
all'interno dell'edificio viene compressa man mano che crolla la torre e deve fluire da qualche parte
man mano che si accumula la pressione. È significativo che "sbuffi" analoghi furono osservati più
volte in corrispondenza dei piani colpiti da incendi in entrambe le torri prima del loro crollo,
prodotti forse dal cedimento di pareti o porzioni di solaio. Furono visti sbuffi provenienti dal WTC1
persino quando il WTC2 fu colpito dall'aereo. Queste osservazioni confermano che anche le
sovrapressioni di entità modesta furono propagate all'interno delle torri e costrinsero fumo e detriti a
fuoriuscire dall'edificio.
5. Perché vi sono due picchi distinti, uno per ciascuna torre, nei tracciati
sismografici prima che avvenga il crollo delle torri? Questa non è un'indicazione di
un'esplosione dentro ciascuna torre?
I picchi sismografici per il crollo delle torri del WTC sono il risultato dell'impatto al suolo delle
macerie delle torri che stavano crollando. I picchi iniziarono circa 10 secondi dopo l'istante iniziale
del crollo di ciascun edificio e continuarono per circa 15 secondi. Non vi furono segnali
sismografici prima dell'innesco del crollo di ciascuna torre. Il tracciato sismografico non contiene
indizi che possano indicare il verificarsi di esplosioni prima del crollo delle torri.
119
6. Come fu possibile che le torri crollassero in soli 11 secondi (WTC1) e 9 secondi
(WTC2), ossia a velocità prossime a quelle di una sfera lasciata cadere da pari
altezza nel vuoto (senza alcuna resistenza dell'aria)?
Il NIST ha stimato il tempo impiegato dai primi pannelli esterni a colpire il suolo dopo l'innesco del
crollo in ciascuna torre: circa 11 secondi per il WTC1 e circa 9 secondi per il WTC2. Questi tempi
si basano su: (1) cronometrazione precisa dell'innesco del crollo sulla base delle testimonianze
filmate; (2) segnali di moto del terreno (segnali sismici) registrati presso Palisades, N.Y.,
sincronizzati con precisione per tenere conto dei tempi di propagazione delle onde dalla zona sud di
Manhattan (v. NCSTAR 1-5A).
Come documentato nella Sezione 6.14.4 del documento NIST NCSTAR 1, questi crolli mostrano
che:
“… la struttura al di sotto del livello al quale si è innescato il crollo ha offerto una resistenza
minima alla massa dell'edificio in caduta in corrispondenza e al di sopra della zona d'impatto.
L'energia potenziale liberata dal movimento discendente della grande massa dell'edificio ha di
gran lunga superato la capacità della struttura integra di assorbire tale energia tramite energia di
deformazione.
Poiché i piani sottostanti il livello dell'innesco del crollo hanno opposto poca resistenza all'enorme
energia liberata dalla massa in caduta dell'edificio, la sezione di edificio è discesa sostanzialmente
in caduta libera, come si vede nei filmati. Man mano che cedevano i piani sottostanti, la massa in
caduta aumentava, incrementando ulteriormente la sollecitazione applicata ai piani sottostanti, che
non sono stati in grado di arrestare la massa in movimento."
In altre parole, la quantità di moto (pari a massa per velocità) dei 12 o 28 piani (rispettivamente del
WTC1 e del WTC2) che cadevano sulla struttura portante sottostante (progettata per reggere
soltanto il peso statico dei piani soprastanti, non gli effetti dinamici dovuti alla quantità di moto
discendente) superò così massicciamente la capacità di resistenza della struttura sottostante che essa
(la struttura sottostante) non è stata in grado di fermare e neppure rallentare la massa in caduta. La
quantità di moto discendente subìta da ciascun piano sottostante successivo fu ancora più grande a
causa della massa crescente.
Sulla base delle testimonianze video, è noto che parti significative delle zone centrali (core) di
entrambi gli edifici (circa 60 piani del WTC1 e 40 piani del WTC2) rimasero in piedi per 15-25
secondi dopo l'innesco del crollo prima di iniziare anch'esse a crollare. Né la durata dei tracciati
sismografici, né le testimonianze video (per via dell'ostacolo alla visuale prodotto dalle nubi di
detriti) sono indicatori affidabili del tempo complessivo impiegato da ciascun edificio per crollare
completamente.
120
7a. Come è possibile che si sia fuso l'acciaio, se gli incendi nelle torri del WTC non
erano caldi abbastanza da fonderlo?
OPPURE
7b. Dato che il punto di fusione dell'acciaio è circa 2700°F [1400°C], che la
temperatura degli incendi di carburante avio non supera i 1800°F [980°C], e che
l'[ente certificatore statunitense] Underwriters Laboratories (UL) ha certificato
l'acciaio delle torri del WTC per sei ore a 2000°F [1100°C], come è possibile che gli
incendi abbiano avuto effetto sull'acciaio tanto da far crollare le torri del WTC?
Il NIST non ha mai dichiarato che l'acciaio nelle torri del WTC si fuse a causa degli incendi. Il
punto di fusione dell'acciaio è circa 1500°C (2800°F). I normali incendi di edifici e gli incendi di
idrocarburi (per esempio il carburante avio) generano temperature di circa 1100°C (2000°F). Il
NIST ha riferito di temperature massime dello strato superiore d'aria di circa 1000°C (1800°F) nelle
torri del WTC (per esempio, v. NCSTAR 1, Figura 6-36).
Tuttavia, quando l'acciaio non protetto raggiunge temperature intorno ai 1000°C, si ammorbidisce e
la sua resistenza si riduce a circa il 10% del suo valore a temperatura ambiente. L'acciaio non
protetto (il cui isolamento anticendio è per esempio stato rimosso) può raggiungere la temperatura
dell'aria circostante nel lasso di tempo per il quale gli incendi sono rimasti attivi dentro le torri.
Pertanto, lo snervamento e lo svergolamento degli elementi in acciaio (travature reticolari dei solai,
travi e colonne esterne e centrali) privati del proprio rivestimento antincendio erano prevedibili in
considerazione dell'intensità e della durata degli incendi determinate dal NIST per le torri del WTC.
L'ente UL non ha certificato alcun acciaio come allude la domanda. In realtà, nella prassi
statunitense, l'acciaio non viene certificato affatto; sono semmai gli assemblaggi strutturali che
vengono collaudati per la loro classificazione (rating) di resistenza agli incendi, secondo una
procedura standard come per esempio l'ASTM E 119 (v. NCSTAR 1-6B). È semplicemente falso
che l'acciaio fosse "certificato per sei ore a 2000°F [1100°C]".
8. Sappiamo che gli impianti antincendio a pioggia furono attivati, perché i
sopravvissuti riferirono la presenza d'acqua nelle trombe delle scale. Se
funzionavano gli impianti anticendio, come poteva esserci un "inferno furioso"
nelle torri del WTC?
Sia i calcoli del NIST, sia le interviste con i sopravvissuti e i vigili del fuoco hanno indicato che gli
impatti degli aerei tranciarono le condotte idriche che alimentavano gli impianti antincendio a
pioggia. Gli irroratori non funzionavano ai piani maggiormente colpiti dagli incendi.
Vi erano tuttavia molte fonti d'acqua nelle trombe delle scale. Le condotte idriche correvano
verticalmente all'interno delle trombe stesse. Inoltre ci sarebbe stata acqua in abbondanza
proveniente dalle linee di alimentazione tranciate dei servizi igienici e dai serbatoi che fornivano
l'acqua iniziale per gli irroratori. Pertanto non è sorprendente che le persone presenti nell'edificio
che stavano fuggendo abbiano incontrato molta acqua.
Anche se gli impianti automatici antincendio a pioggia fossero stati funzionanti, tali impianti
(installati secondo le norme antincendio in vigore) erano concepiti per estinguere un incendio che
coprisse fino a 1500 piedi quadrati [140 metri quadri] su un qualsiasi piano. Questo livello di
copertura è in grado di tenere sotto controllo quasi tutti gli incendi che hanno probabilità di
121
verificarsi in un edificio adibito a uffici. L'11 settembre 2001, gli incendi innescati dal carburante
avio si diffusero sulla maggior parte dei 40.000 piedi quadrati [3700 metri quadri] su vari piani di
ciascuna torre. Questo generò dei roghi che neppure un sistema antincendio intatto (men che meno
uno che era stato significativamente danneggiato) avrebbe potuto estinguere.
9. Se il fumo nero e denso è caratteristico di un incendio meno intenso, a
temperatura inferiore, in carenza di ossigeno, perché dalle torri del WTC usciva
fumo nero e denso mentre gli incendi all'interno erano teoricamente molto caldi?
Quasi tutti i grandi incendi al chiuso, compresi quelli dei principali materiali combustibili presenti
nelle torri del WTC, producono grandi quantità di fumo scuro e visivamente denso. Questo avviene
perché nelle zone dove si verifica la combustione vera e propria c'è forte carenza di ossigeno e i
materiali combustibili non vengono ossidati completamente fino a diventare anidride carbonica e
acqua incolori.
La parte visibile del fumo di un incendio è costituita da piccole particelle di fuliggine, la cui
formazione è favorita dalla combustione incompleta associata a un incendio in carenza d'ossigeno.
Una volta formatasi, la fuliggine proveniente dagli incendi delle torri veniva sospinta rapidamente
via dagli incendi verso zone meno calde dell'edificio o direttamente verso finestre rotte e brecce
nell'esterno dell'edificio. A queste temperature inferiori, la fuliggine non poteva più bruciare e
dissolversi. Pertanto la gente video il fumo scuro e denso tipico degli incendi in carenza d'ossigeno.
10. Perché si videro delle persone nelle brecce prodotte dagli impatti degli aerei, se
il calore degli incendi dietro di loro era così eccessivo?
Il NIST ritiene che le persone che furono viste fossero lontane da qualsiasi fonte di calore intenso e
si trovassero probabilmente in una zona dalla quale, in quel momento, veniva risucchiata aria
dall'esterno per alimentare gli incendi. Va notato che furono osservate persone soltanto nelle brecce
del WTC1.
Secondo la norma internazionale ISO/TS 13571, le persone subiscono dolore intenso entro pochi
secondi se sono in prossimità del livello di calore radiante generato da un grande incendio. Pertanto
non sorprende che nessuna delle foto mostri una persona che sta in quelle brecce mentre è presente
un incendio di dimensioni significative.
Il comportamento degli incendi successivamente agli impatti degli aerei è descritto nel documento
NCSTAR 1-5A. In generale, vi furono pochi incendi prolungati in prossimità della zona colpita
dagli aerei. Subito dopo l'impatto degli aerei, delle grandi palle di fuoco prodotte dal carburante
avio nebulizzato consumarono tutto l'ossigeno presente localmente (questo di per sé avrebbe reso
rapidamente impossibile sopravvivere in quelle zone). Le palle di fuoco si ridussero rapidamente e
furono seguite dagli incendi che si svilupparono all'interno della torre, dove si trovava una
combinazione di materiale combustibile, aria e una fonte d'innesco. In prossimità delle brecce di
penetrazione degli aerei rimase poco materiale combustibile, perché gli aerei "spazzarono" (come
un bulldozer) gran parte di questo materiale, sospingendolo verso l'interno dell'edificio. Inoltre,
parte del contenuto cadde ai piani sottostanti attraverso le brecce prodottesi nel pavimento.
Pertanto, le persone osservate in quelle brecce devono essere sopravvissute all'impatto dell'aereo ed
essersi spostate (dopo che si erano dissipate le palle di fuoco) per raggiungere le brecce, dove le
temperature erano più basse e l'aria era più respirabile che all'interno dell'edificio.
122
11. Perché alcune foto mostrano un flusso giallo di metallo fuso che cola lungo la
facciata del WTC2, che il NIST afferma essere alluminio proveniente dall'aereo
schiantato, anche se l'alluminio brucia con una luce bianca?
Il NIST ha riferito (NCSTAR 1-5A) che poco prima delle 9:52 comparve una macchia luminosa
nella zona superiore di una finestra all'80° piano del WTC2, a quattro finestre di distanza dallo
spigolo est, sulla facciata nord; a questa comparsa fece seguito il flusso di un liquido luminoso.
Questo flusso durò circa quattro secondi prima di cessare. Molti flussi liquidi di questo genere
furono osservati in prossimità di questo punto nei sette minuti precedenti il crollo della torre. Non vi
sono indicazioni di analoghe colate di liquidi fusi in altri punti del WTC2 e in nessun punto del
WTC1.
Le fotografie e le simulazioni NIST dell'impatto dell'aereo mostrano grandi cataste di macerie
all'80° e all'81° piano del WTC2, in prossimità del punto nel quale si presentò poi il liquido
luminoso. Molte di queste macerie provenivano dall'aereo stesso e dall'arredo degli uffici, che
l'aereo sospinse in avanti mentre si scavava un varco fino a quest'estremo opposto dell'edificio. In
queste cataste si svilupparono grandi incendi poco dopo l'impatto dell'aereo. Questi incendi
continuarono ad ardere nella zona fino al crollo della torre.
Il NIST ha concluso che la fonte del materiale fuso era costituita dalle leghe d'alluminio del
velivolo, dato che è noto che queste leghe fondono fra 475 e 640°C (a seconda della lega specifica),
ben al di sotto delle temperature previste (circa 1000°C) in prossimità degli incendi. Non è previsto
che l'alluminio bruci alle temperature normali degli incendi e non vi sono indicazioni visive che il
materiale che fluiva dalla torre stesse bruciando.
Ci si potrebbe attendere che l'alluminio liquido puro abbia un aspetto argenteo. Tuttavia, il metallo
fuso era molto probabilmente mescolato con grandi quantità di materiali organici solidi, caldi e
parzialmente combusti (per esempio mobilio, tappeti, divisori interni e computer) che possono
manifestare una luminosità arancione, in modo molto simile ai tizzoni che ardono in un caminetto.
Il colore apparente sarebbe stato inoltre influenzato dalla formazione di scorie in superficie.
12. L'indagine del NIST ha cercato prove di abbattimento delle torri del WTC
tramite demolizione controllata? L'acciaio è stato analizzato alla ricerca di residui
di esplosivi o di termite? La combinazione di termite e zolfo (nota come thermate)
taglia l'acciaio come un coltello caldo taglia il burro.
Il NIST non ha effettuato analisi alla ricerca di residui di questi composti nell'acciaio.
Le risposte alle domande 2, 4, 5 e 11 dimostrano le ragioni per cui il NIST ha concluso che nel
crollo delle torri del WTC non erano coinvolti esplosivi o demolizioni controllate.
Inoltre, per far crollare una torre sarebbe stato necessario collocare una grandissima quantità di
termite (miscela di alluminio in polvere o granulare e di ossido di ferro in polvere, che brucia ad
altissime temperature una volta innescata) o di un altro composto incendiario perlomeno su un
numero di colonne equivalente a quelle danneggiate dall'impatto dell'aereo e indebolite dagli
incendi successivi. La termite brucia lentamente, rispetto ai materiali esplosivi, e può richiedere vari
minuti di contatto con un profilato di acciaio di grandi dimensioni per scaldarlo fino a una
temperatura che possa produrre un indebolimento significativo. In sede separata rispetto all'indagine
123
sulle torri del WTC, i ricercatori del NIST hanno stimato che sarebbero state necessarie almeno
0.13 libbre [circa 58 grammi] di termite per scaldare ogni libbra [453 grammi] di profilato d'acciaio
fino a circa 700°C (la temperatura alla quale l'acciaio s'indebolisce significativamente). Pertanto,
anche se una reazione di termite è in grado di tagliare grandi colonne d'acciaio, per indebolire
l'edificio sarebbe stato necessario collocare anticipatamente molte migliaia di libbre [migliaia di
chilogrammi] di termite, in modo che passassero inosservate, innescarle da lontano, e in qualche
modo tenerle in contatto diretto con la superficie di centinaia di componenti strutturali massicci.
Questo ne fa una sostanza altamente improbabile da usare per ottenere una demolizione controllata.
Un'analisi dell'acciaio del WTC alla ricerca degli elementi presenti nella termite/thermate non
sarebbe stata necessariamente risolutiva. I composti metallici sarebbero stati presenti nei materiali
di costruzione usati per le torri del WTC, e lo zolfo è presente nei pannelli di rivestimento a base di
gesso che erano prevalenti nei divisori interni.
13. Perché l'indagine del NIST non ha considerato le testimonianze della presenza
di acciaio fuso nelle macerie provenienti dalle torri del WTC?
Gli investigatori del NIST e gli esperti della American Society of Civil Engineers (ASCE) e della
Structural Engineers Association of New York (SEONY), che ispezionarono l'acciaio del WTC in
loco e nei depositi di recupero, non trovarono prove a sostegno della fusione di acciaio in un
incendio innescato da carburante avio nelle torri prima del crollo. La condizione dell'acciaio nei
resti delle torri del WTC (cioè la sua condizione fusa o meno) non era pertinente per l'indagine sul
crollo, dato che non fornisce alcuna informazione decisiva sulle condizioni dell'acciaio mentre le
torri erano in piedi.
Il NIST ha preso in considerazione i danni alla struttura in acciaio e al suo rivestimento antincendio
causati dall'impatto degli aerei e dai successivi incendi quando gli edifici erano ancora in piedi, dato
che quelli sono i danni responsabili per l'innesco del crollo delle torri del WTC.
In determinate circostanze è possibile che parte dell'acciaio delle macerie si sia fuso dopo che gli
edifici sono crollati. L'eventuale acciaio fuso presente nelle macerie era dovuto più probabilmente
alle alte temperature prodotte da un'esposizione prolungata alla combustione all'interno della pila di
macerie che alla breve esposizione agli incendi o alle esplosioni mentre gli edifici erano ancora in
piedi.
14. Perché l'indagine del NIST sul crollo del WTC7 (l'edificio adibito ad uffici alto
47 piani, crollato l'11 settembre 2001, ore dopo le torri) ci sta mettendo così tanto
tempo? Viene presa in considerazione l'ipotesi di una demolizione controllata per
spiegare il crollo?
Quando il NIST ha iniziato l'indagine sul WTC, ha deciso di non assumere personale nuovo per
fornire assistenza all'indagine. Dopo la pubblicazione del progress report [rapporto sullo stato
d'avanzamento] dell'indagine sul WTC di giugno 2004, la squadra d'indagine del NIST ha smesso
di lavorare al WTC7 ed è stata assegnata a tempo pieno per tutto l'autunno del 2005 per completare
l'indagine sulle torri del WTC. L'indagine sul crollo del WTC7 è ripresa dopo la pubblicazione e
diffusione del rapporto sulle torri del WTC a ottobre 2005. Da allora sono stati compiuti progressi
notevoli, fra cui l'esame di quasi 80 scatole di nuovi documenti relativi al WTC7, lo sviluppo di
approcci tecnici dettagliati per la modellazione e l'analisi di varie ipotesi di crollo, e la scelta di una
124
ditta appaltatrice per assistere il personale del NIST nello svolgimento delle analisi. È previsto che
una bozza del rapporto venga messa a disposizione per i commenti da parte del pubblico entro
luglio 2008 e che il rapporto finale sia pubblicato poco dopo [la pagina Web del NIST riportava
inizialmente che la bozza sarebbe stata pubblicata "nei primi mesi del 2007", ma è stata modificata
successivamente, N.d.T.].
L'attuale ipotesi di lavoro del NIST riguardante il crollo del WTC7 è descritta nel documento June
2004 Progress Report on the Federal Building and Fire Safety Investigation of the World Trade
Center Disaster (Volume 1, pag. 17, e Appendice L) nel modo seguente:
•
Si verificò un cedimento localizzato iniziale nei piani inferiori (al di sotto del 13° piano)
dell'edificio, a causa di danni strutturali, prodotti dagli incendi e/o dalle macerie, a una
colonna vitale che reggeva un solaio a campata molto ampia avente un'area di circa 2000
piedi quadrati [185 metri quadri] (evento scatenante);
•
La progressione verticale del cedimento localizzato iniziale raggiunse i locali per servizi
tecnici sul tetto ad est, e man mano che le campate ampie dei solai diventavano incapaci di
redistribuire i carichi, la progressione causò il crollo della struttura interna al di sotto dei
locali per servizi tecnici ad est; e
•
Innescata dai danni prodotti dal cedimento verticale, la progressione orizzontale del
cedimento lungo i piani inferiori (nella zona del quinto e settimo piano, che erano molto più
spessi e maggiormente rinforzati rispetto agli altri piani) provocò un crollo sproporzionato
dell'intera struttura.
Quest'ipotesi potrà essere avvalorata o modificata, oppure potranno svilupparsi nuove ipotesi,
durante l'indagine in corso. Il NIST sta inoltre valutando se degli ipotetici eventi detonanti possono
aver avuto un ruolo nell'innesco del crollo. Anche se il NIST non ha trovato prove di detonazioni o
di demolizioni controllate, il NIST vorrebbe determinare l'ordine di grandezza degli scenari ipotetici
di detonazione che avrebbero potuto portare al cedimento strutturale di uno o più componenti
critici.
125
8.2 WTC, nuovi chiarimenti dal NIST
Il National Institute of Standards and Technology (NIST) ha pubblicato il 14 dicembre scorso una
nuova serie di risposte divulgative alle domande più frequenti riguardanti il suo lavoro d'indagine
sul crollo degli edifici del World Trade Center. Si tratta di un supplemento alla prima serie di
risposte pubblicate ad agosto 2006 e tradotte da Undicisettembre in italiano qui.
Ecco la prima parte della traduzione in italiano delle nuove risposte del NIST. Nel tradurre, le
misure espresse in originale nel sistema anglosassone sono state convertite al sistema metrico
decimale per chiarezza. Le evidenziazioni in grassetto sono aggiunte. Ringrazio i lettori che hanno
segnalato refusi ed errori.
1. Nelle torri del World Trade Center vi era energia potenziale gravitazionale
sufficiente a causare il collasso dei solai intatti al di sotto dei piani interessati dagli
impatti? Perché il crollo del WTC1 e 2 non fu arrestato dalla struttura intatta al di
sotto dei piani ai quali iniziarono a cedere le colonne?
Sì, in entrambe le torri del WTC vi era un carico gravitazionale più che sufficiente a causare il
collasso dei piani situati al di sotto del livello d'inizio del collasso. La resistenza verticale dei
collegamenti che reggevano un piano intatto al di sotto del livello di crollo era adeguata a
sopportare il carico di 11 piani aggiuntivi se il carico fosse stato applicato gradualmente e di 6
piani aggiuntivi se il carico fosse stato applicato improvvisamente (come avvenne).
Poiché il numero di piani al di sopra del piano approssimativo d'inizio del crollo era superiore a sei
in ciascuna torre del WTC (rispettivamente 12 e 29 piani), i piani al di sotto del livello di inizio del
crollo non furono in grado di resistere al carico gravitazionale applicato improvvisamente dai piani
superiori degli edifici. Ecco alcuni dettagli di questi dati:
Si consideri un piano tipico, situato direttamente al di sotto del livello di inizio del crollo, e si
supponga prudenzialmente che il piano sia ancora sorretto su tutte le colonne (ossia che le colonne
al di sotto del piano intatto non si siano inflesse o strappate a causa del cedimento delle colonne
126
soprastanti). Si considerino inoltre i collegamenti delle sedi delle travature fra le travature primarie
dei solai e le colonne delle pareti esterne o le colonne del nucleo centrale. Le resistenze dei singoli
collegamenti variavano da 42.600 a 179.000 kg, con una capacità di carico verticale complessiva,
per i collegamenti, su un piano tipico, pari a 13.154.000 kg (si faccia riferimento alla Sezione 5.2.4
del documento NIST NCSTAR 1-6C). L'area complessiva di un solaio, al di fuori del nucleo
centrale, era pari a circa 2880 metri quadrati, e il carico medio su un solaio, in condizioni di
servizio, l'11 settembre 2001, era 390 kg per metro quadrato.
Pertanto il carico verticale complessivo gravante su un solaio, al di fuori del nucleo centrale, è
stimabile moltiplicando l'area del solaio (2880 mq) per il carico gravitazionale (390 kg/mq): si
ottiene 1.133.981 kg (questa è una stima prudente, perché ignora il contributo di peso dei piani
tecnici più pesanti alla sommità di ciascuna Torre del WTC).
Dividendo la capacità di carico verticale complessiva (13.154.000 kg) di un solaio per il carico
verticale totale applicato ai collegamenti, (1.133.981 kg), si ha che il numero di piani che può essere
retto da un piano intatto è calcolato pari a 12 o 11 in tutto.
Quest'analisi semplificata e prudente indica che i collegamenti dei piani avrebbero potuto reggere
soltanto un massimo di circa 11 piani aggiuntivi, se il carico di questi piani fosse stato applicato in
modo statico. Anche questo numero è (prudenzialmente) alto, perché il carico proveniente da sopra
il piano che sta collassando viene applicato improvvisamente. Poiché il fattore di amplificazione
dinamica per un carico applicato improvvisamente è 2, un piano intatto al di sotto del livello di
inizio del crollo non avrebbe potuto sopportare più di sei piani.
Dato che il numero di piani al di sopra del livello di inizio collasso era maggiore di 6 per entrambe
le torri (12 per il WTC1, 29 per il WTC2), nessuna delle due torri avrebbe potuto fermare
l'avanzamento del collasso, una volta iniziato questo collasso. In realtà, il piano intatto più alto era
all'incirca tre (WTC 2) o sei (WTC1) piani al di sotto del livello di inizio del collasso. Pertanto, il
solaio intatto fu gravato in realtà improvvisamente da un carico proveniente da più dei 12 o 29 piani
citati sopra.
2. I principi di base della conservazione della quantità di moto e della
conservazione dell'energia sono stati rispettati nelle analisi svolte dal NIST in
merito alla risposta strutturale delle torri all'impatto dell'aereo e agli incendi?
Sì. I principi di base della conservazione della quantità di moto e della conservazione dell'energia
sono stati rispettati in queste analisi.
Nel caso delle analisi degli impatti degli aerei, che riguardavano un aereo in moto (velocità) e un
edificio inizialmente stazionario, l'analisi ha tenuto conto della conservazione della quantità di moto
e dell'energia (energia cinetica, energia di deformazione).
Dopo che ciascuna torre ebbe finito di oscillare a causa dell'impatto dell'aereo, il successivo
deterioramento della struttura comportò soltanto velocità minime (sostanzialmente zero). Pertanto è
risultata adeguata un'analisi statica della risposta strutturale e del crollo. Poiché le velocità erano
zero, e poiché la quantità di moto e pari alla massa moltiplicata per la velocità, anche i termini di
quantità di moto risultarono pari a zero e quindi furono eliminati dalle equazioni di gestione. Le
analisi tennero conto della conservazione dell'energia.
127
3. Come spiega il NIST la mancanza di una cronologia per le torri del WTC?
Il NIST ha sviluppato e descritto cronologie dettagliate per vari aspetti del disastro del WTC, a
partire dall'impatto degli aerei. Queste cronologie includono la progressione degli incendi attraverso
gli edifici, la risposta della struttura ai danni e agli incendi, l'uscita degli occupanti dalle torri, e la
risposta d'emergenza. Le cronologie furono sviluppate sulla base di ampie analisi dei reperti
fotografici e video, analisi di modelli al computer, interviste a testimoni diretti, trasmissioni radio e
altri dati che documentano gli eventi dell'11 settembre 2001.
Una cronologia generale per ciascuna delle torri è riportata nel documento NIST NCSTAR 1. Le
cronologie dettagliate per gli aspetti specifici del disastro del WTC sono riportate nei documenti
NIST NCSTAR 1-2, 1-5, 1-6, 1-7, and 1-8.
4. Perché non furono raccolti elementi fisici di prova subito dopo il crollo delle
Torri del WTC?
Il crollo completo delle Torri del WTC ha distrutto praticamente tutti gli elementi fisici di prova,
eccetto le parti in acciaio più grandi e alcuni dispositivi meccanici. Nei primi giorni e nelle prime
settimane successive al disastro del WTC, è stata data priorità al soccorso e poi al recupero, e
questo ha reso necessario rimuovere l'acciaio e intervenire sul sito del crollo.
La FEMA, che aveva avviato il proprio Building Performance Study [Studio sul comportamento
dell'edificio] ai primi di ottobre 2001, inviò una squadra di esperti per esaminare l'acciaio al sito del
WTC e presso i depositi di recupero. Questi esperti, che includevano un esperto del NIST,
identificarono dei pezzi d'acciaio potenzialmente interessanti per un'eventuale indagine successiva.
A partire dal febbraio del 2002, il NIST, di propria iniziativa, iniziò a identificare ulteriori pezzi
d'acciaio potenzialmente interessanti presso i depositi di recupero e iniziò a trasportarli presso il
NIST per conservarli e mettere al sicuro gli elementi di prova in previsione del lancio della propria
indagine, che avvenne nell'agosto del 2002.
Al NIST non fu conferita l'autorità legale di raccogliere e conservare elementi fisici di prova da un
sito di un disastro/cedimento fino a quando entrò in vigore il National Construction Safety Team
Act, nell'ottobre del 2002. Il documento NIST NCSTAR 1-3 documenta integralmente l'acciaio
recuperato dal sito.
5. Come ha fatto il NIST a derivare le temperature nelle Torri del WTC, e quanto
sono valide?
Utilizzando tutte le risultanze visive e fisiche disponibili, il NIST ha svolto delle simulazioni degli
incendi in ciascuna delle torri, dal momento dell'impatto degli aerei fino ai collassi. Il modello
computazionale utilizzato per simulare gli incendi è stato il Fire Dynamics Simulator. Questo
modello è stato validato nel corso di numerosi esperimenti e ricostruzioni di incendi prima
dell'Indagine sul World Trade Center.
Altri esperimenti su vasta scala svolti durante l'Indagine (NIST NCSTAR 1-5) hanno fornito
ulteriori conferme della validità del risultato del modello. Questo risultato aveva la forma di mappe
della temperatura dell'aria in ciascuno dei piani per tutta la durata degli incendi (presentate nel
documento NIST NCSTAR 1-5F).
128
In una successiva serie di calcoli che usavano la Fire Structure Interface, le temperature in
evoluzione dei componenti strutturali in acciaio e calcestruzzo delle torri furono calcolate
esponendo questi componenti alle temperature dell'aria ottenute nelle mappe (come mostrato nel
rapporto NIST NCSTAR 1-5G).
Entrambe le serie di calcoli si basano sulle leggi fondamentali della combustione, del trasferimento
di calore e del flusso dell'aria. Questi metodi sono stati ampiamente documentati, sono stati
sottoposti con successo alla verifica tecnica di esperti e sono stati pubblicati nelle riviste dei
professionisti di settore.
6. Almeno una fonte del settore privato ha chiesto (1) se la struttura legale del
Dipartimento per il Commercio ha ostacolato la capacità del NIST di ottenere
informazioni e quindi ha impedito al NIST di scoprire i fatti; e (2) Perché il NIST
non ha fatto uso della propria autorità di emettere mandati di comparizione?
No. La struttura legale del Dipartimento per il Commercio ha facilitato la capacità del NIST di
ottenere informazioni preziose ed elementi di prova preziosi per l'indagine.
Il NIST è obbligato a conformarsi alle leggi riguardanti il trattamento di soggetti umani, al
Paperwork Reduction Act [legge sulla semplificazione burocratica, N.d.T.], il diritto d'autore e le
altre leggi applicabili. Il NIST è inoltre obbligato a conformarsi alle prescrizioni del National
Construction Safety Team Act [legge sulla sicurezza nei cantieri, N.d.T.]. Pertanto, il personale del
NIST seguì tutte le procedure prescritte nel chiedere di acquisire documenti pertinenti, intervistare
gli occupanti dell'edificio e il personale di pronto soccorso, e nell'acquisire prove visive.
Il NIST ha dichiarato pubblicamente che benché nel crollo delle Torri del WTC siano andate
perdute delle informazioni documentali, le informazioni ottenute da altre fonti sono risultate
sufficienti a condurre l'indagine.
Conformemente al National Construction Safety Team Act, al NIST fu conferita l'autorità di
emettere mandati di comparizione (subpoena). Il NIST ha rilevato che durante l'indagine è stato in
grado di ottenere tutte le prove documentali e visive essenziali senza dover invocare l'autorità di
emettere mandati. L'esistenza dell'autorità di emettere mandati di comparizione è stata utile al NIST
nell'ottenere accesso ai dati.
7. Perché il NIST non ha svolto esperimenti su grande o piccola scala per valutare
la riposta delle strutture delle Torri del WTC all'impatto degli aerei e agli incendi
negli edifici?
Per studiare l'impatto di un aereo Boeing 767 vero e proprio su un edificio di 110 piani non era
fattibile un esperimento in scala 1:1. Per consentire a un esperimento di catturare la risposta delle
torri intese come sistema, sarebbe stato necessario costruire una struttura di prova che includesse le
colonne del nucleo centrale, le colonne esterne, i solai e la travatura sommitale (hat truss).
Anche duplicare sperimentalmente la risposta dei solai vicino o al di sopra delle zone d'impatto
avrebbe richiesto strutture di prova di circa 20 piani per il WTC1 e 30 piani per il WTC2.
129
Non esiste alcun impianto in grado di svolgere un esperimento del genere, con o senza incendi; e
infatti tali esperimenti non vengono svolti nella prassi ingegneristica corrente.
Di conseguenza, il NIST si è affidato alla modellazione altamente fedele, basata sul metodo degli
elementi finiti, dell'evento d'impatto degli aerei e dei successivi incendi. Le analisi sono state
calibrate rispetto alla risposta strutturale osservata delle torri al momento dell'impatto (video,
fotografie e reperti fisici) e all'evoluzione dei successivi incendi.
Il NIST non ha svolto prove in scala ridotta a livello di sistema perché non ci sono norme di
riproduzione in scala generalmente accettate che valgano per la propagazione degli incendi, per
l'evoluzione delle temperature e per la risposta strutturale.
Inoltre, all'epoca delle indagini negli Stati Uniti non esistevano laboratori di sperimentazione
d'incendi in grado di applicare esposizioni al fuoco arbitrarie (diversamente dall'esposizione
standard tempo-temperatura) e carichi arbitrari ai componenti strutturale.
Anche se fosse esistito un laboratorio del genere, ogni singolo test d'incendio strutturale su grande
scala avrebbe valutato un solo insieme di condizioni, per esempio il sistema strutturale,
l'esposizione al fuoco, la quantità di protezione antincendio, eccetera. Anche una piccola serie
parametrica di questi esperimenti avrebbe avuto un costo proibitivo.
Il NIST ha svolto test d'incendio in scala 1:1 di postazioni di lavoro singole e multiple. Questi test
erano di dimensioni sufficienti a catturare correttamente la fisica della combustione, e hanno
definito delle cronologie di combustione, dei tassi di combustione delle masse, e delle velocità di
rilascio di calore. I risultati sono stati utilizzati per validare i calcoli della dinamica degli incendi per
quanto riguarda lo sviluppo e la diffusione degli incendi. Si veda il documento NIST NCSTAR 15E.
Il NIST ha inoltre svolto dei test d'incendio in scala 1:1 nei quali elementi strutturali isolati e privi
d'isolamento sono stati esposti a incendi veri per validare gli approcci di modellazione del calore e
degli incendi. Si veda il documento NIST NCSTAR 1-5B.
8. Perché il NIST ha condotto sui sistemi dei solai test secondo la norma ASTM
E119 che non erano rappresentativi delle condizioni della protezione antincendio
all'11 settembre 2001? Perché il NIST ha ignorato i risultati di questi test, che
hanno dimostrato che il sistema dei solai non collassò, nella sua analisi della
risposta termica e strutturale delle torri?
L'esame da parte del NIST dei documenti disponibili riguardanti la progettazione e la costruzione
delle Torri del WTC ha indicato che i proprietari e i progettisti si preoccuparono del comportamento
antincendio del sistema di solai compositi fin dalla progettazione originale e per tutto l'arco della
vita operativa degli edifici (NIST NCSTAR 1-6A).
Il NIST non ha trovato prove documentali che determinino le basi tecniche della scelta dei materiali
di protezione antincendio delle travature dei solai del WTC e dello spessore della protezione atto a
ottenere una certificazione di due ore. Inoltre il NIST non ha trovato prove che siano mai stati svolti
test di resistenza agli incendi sul sistema di solai delle Torri del WTC.
130
La protezione antincendio applicata a spruzzo
(SFRM) sui solai del WTC. Si notano le travature reticolari che reggono le lastre d'acciaio dei solai e legano le
colonne del nucleo centrale alle colonne perimetrali.
Pertanto il NIST ha svolto una serie di quattro test d'incendio standard (Standard Fire Tests)
(ASTM E 119) per i seguenti scopi, come dichiarato chiaramente nel documento NIST NCSTAR 16B:
•
•
•
stabilire il comportamento di riferimento di base del sistema di solai delle Torri del WTC,
così come erano state costruite in origine
distinguere i fattori (contenimento termico, spessore dell'isolamento antincendio e scala del
test) che hanno avuto il maggior influsso sul collasso delle Torri del WTC, nella misura in
cui si possono applicare alle normali considerazioni di edilizia e di sicurezza antincendio e
alle considerazioni straordinarie riferibili soltanto agli attacchi terroristici dell'11 settembre
2001
studiare le procedure e le prassi adottate per accettare quello che a suo tempo fu un sistema
strutturale e antincendio innovativo.
Lo spessore del materiale di protezione antincendio utilizzato in questa serie di quattro test variava
da 12 mm a 18 mm. Questa gamma di spessori è risultata infatti coerente con lo spessore
dell'isolamento antincendio applicato in origine all'acciaio dei solai delle Torri del WTC.
Il NIST ha concluso, a partire dalle proprie analisi degli impatti degli aerei (NIST NCSTAR 1-2),
che l'isolamento antincendio fu asportato a causa del passaggio dei rottami dei velivoli e del
carburante disperso a velocità iniziali di oltre 800 km/h (210 m/s) (NIST NCSTAR 1-6D). Poiché le
strutture di prova per tutti e quattro gli Standard Fire Test erano state protette con materiale ignifugo
applicato a spruzzo (sprayed fire-resistant material, SFRM), non è stato possibile trarre delle
conclusioni in merito alla risposta delle Torri del WTC agli incendi dell'11 settembre 2001, perché
l'impatto degli aerei causò la presenza di acciaio privo di protezione nella zona colpita dagli
incendi.
Nel WTC2, i solai colpiti dagli incendi erano dotati dell'isolamento antincendio applicato in origine,
le cui specifiche prevedevano uno spessore di 12 mm e il cui spessore effettivo era in media circa
18 mm. Nel WTC1, i solai interessati dagli incendi erano dotati di un isolamento antincendio
migliorato, dell'ordine di 63 mm. Tuttavia lo spessore dell'isolamento antincendio non ebbe
importanza, dato che l'isolamento fu in gran parte asportato dai rottami dei velivoli e dal carburante
disperso.
131
9. Il NIST ha svolto una prova d'incendio di una singola postazione di lavoro e di
postazioni multiple nell'ambito delle proprie indagini. Perché il NIST ha fornito
dati di temperatura soltanto per uno di questi test? La ventilazione utilizzata in
questi test era rappresentativa della ventilazione presente nelle torri del WTC l'11
settembre 2001?
Come documentato nel rapporto NIST NCSTAR 1-5C, è stata condotta una serie di prove su
postazioni di lavoro singole, allo scopo di comprendere il comportamento d'incendio libero e
l'effetto generale del carburante degli aerei. La quantità principale misurata fu il tasso di
emanazione di calore. Questa quantità, combinata con la ventilazione, la dispersione termica verso
le pareti, eccetera, determina le temperature che verrebbero raggiunte se la postazione di lavoro
bruciasse in un incendio vero.
Il documento NIST NCSTAR 1-5C contiene le curve dei tassi di emanazione di calore per tutti gli
incendi di postazioni di lavoro singole. La serie di test d'incendio di postazioni multiple, svolta in
una ricostruzione di parte di un piano del WTC, è documentata integralmente nel documento NIST
NCSTAR 1-5E.
In questi test, le luci delle finestre erano simili, per dimensioni e disposizione, a quelle dei piani in
fiamme delle torri. Non c'era vetro alle finestre, allo scopo di replicare le fineste infrante visibili
nelle immagini fotografiche dell'area adiacente agli incendi nelle torri. Il rapporto include, per tutti i
test, i grafici dei tassi di emanazione di calore e le cronologie delle temperature in più punti.
10. Perché il NIST non ha modellato per intero l'inizio e la propagazione del crollo
delle Torri del WTC?
Il primo obiettivo dell'indagine del NIST includeva la determinazione delle ragioni e delle modalità
del crollo del WTC1 e del WTC2 in seguito agli impatti iniziali degli aerei (documento NIST
NCSTAR 1). Determinare la sequenza di eventi che portà all'innesco del crollo è stato essenziale
per soddisfare quest'obiettivo. Una volta iniziato il crollo, la sua propagazione è risultata
agevolmente spiegabile senza la stessa complessità di modellazione, come indicato dalla risposta
alla domanda numero 1.
11. Perché il NIST non ha considerato i casi "base" e "meno grave" nell'arco di
tutta la propria analisi delle Torri del WTC? Su quali basi tecniche si è deciso di
selezionare solo il caso "più grave" per le analisi?
Tutti e tre i casi (quello base, quello meno grave e quello più grave) sono rappresentazioni
ragionevoli e realistiche, nei limiti della gamma d'indeterminazione, delle condizioni esistenti nelle
Torri del WTC l'11 settembre 2001. Di questi tre casi, quello più grave ha prodotto la compatibilità
maggiore con le osservazioni e le evidenze fisiche (v. rapporto NIST NCSTAR 1-2, Sezione 7.1, e
rapporto NIST NCSTAR 1-6, Sezione 9.2.4).
132
12. Qual è la fonte delle proprietà dei materiali utilizzati nelle analisi
termiche/strutturali delle Torri del WTC svolte dal NIST? Queste proprietà sono
state determinate tramite test fisici sull'acciaio recuperato dalle Torri del WTC?
Il NIST ha svolto estese prove di misurazione delle proprietà sull'acciaio del WTC recuperato;
queste prove hanno incluso tutti i vari tipi di acciaio strutturale utilizzati nelle Torri del WTC. Per
tenere conto della variazione naturale delle proprietà di lotti differenti di acciaio, il NIST ha
integrato i dati sperimentali con dati pubblicati per gli acciai risalenti al medesimo periodo di
costruzione. Questi dati hanno incluso le proprietà meccaniche a temperatura ambiente, ad alta
temperatura e ad elevate velocità di sollecitazione, insieme alle proprietà fisiche.
13. Il NIST dichiara che gli incendi nel WTC 1 furono generalmente limitati dalla
ventilazione. Se così fosse, gli incendi non avrebbero dovuto estinguersi in circa 2
minuti? Perché i modelli del NIST indicano incendi di durata maggiore?
Quasi tutti gli incendi sono limitati dal tasso di combustione del combustibile (incendi limitati dal
combustibile) o dalla disponibilità d'aria (incendi limitati dalla ventilazione). Molti incendi limitati
dalla ventilazione continuano ad ardere, e il tasso di combustione viene determinato dalla chimica
della combustione e dal tasso di alimentazione d'ossigeno.
Questo è il caso generalmente applicabile agli incendi delle Torri del WTC. Naturalmente, se il
tasso di alimentazione d'ossigeno fosse stato troppo lento (per esempio a causa di un numero ridotto
di finestre infrante), la combustione limitata non avrebbe generato un calore sufficiente a far
proseguire la pirolisi del combustibile e l'incendio si sarebbe spento. Questo non avvenne ai piani
delle Torri del WTC interessati dagli incendi.
Il Fire Dynamics Simulator utilizzato per ricostruire gli incendi nelle Torri del WTC ha incluso le
caratteristiche di combustione dei materiali combustibili degli edifici e la ventilazione fornita
attraverso le finestre infrante e la facciata danneggiata degli edifici. La simulazione ha dimostrato
che vi erano nella facciata degli edifici varchi ampiamente sufficienti a mantenere la combustione
limitata dalla ventilazione fino all'esaurimento dei materiali combustibili disponibili.
14. La sequenza di crollo per il WTC1 proposta dal NIST include l'impatto
dell'aereo, l'indebolimento del nucleo centrale, l'imbarcamento e il distacco dei
solai, l'incurvamento verso l'interno della parete sud e l'inizio del crollo. Se i solai si
stavano staccando dalla parete sud, come hanno potuto applicare sollecitazioni alle
pareti esterne per produrre l'incurvamento verso l'interno?
Le analisi del sistema di solai compositi esposti a incendi determinati dalle simulazioni della
dinamica d'incendio e dalle analisi termiche hanno previsto un imbarcamento successivo
all'inflessione diagonale della struttura reticolare delle travature e al cedimento di alcuni
collegamenti dotati di sedi di connessione (v. NIST NCSTAR 1-6C).
Tuttavia la stragrande maggioranza dei collegamenti è rimasta intatta. Inoltre, anche i perni di taglio
che legavano il solaio alla lastra di tamponamento orizzontale della facciata (spandrel) e le barre
diagonali in acciaio che collegavano il corrente superiore delle travature alle colonne intermedie
erano in grado di trasferire le forze di trazione verso l'interno. Pertanto i solai imbarcati erano in
133
grado di esercitare una trazione verso l'interno sulle colonne esterne e sulle lastre di tamponamento
orizzontali.
Le travature reticolari dei solai sono legate alla lastra di tamponamento orizzontale che unisce le colonne della
facciata. Si notano, nelle travature, le barre diagonali e i correnti superiori e inferiori, prima dell'applicazione
della protezione antincendio.
134
8.3 WTC7: Le FAQ del NIST
Questa è la traduzione delle risposte alle domande più frequenti riguardanti il WTC7, pubblicate in
inglese inizialmente qui (poi trasferite qui) dal National Institute of Standards and Technology
(NIST) il 21 agosto 2008, in occasione della presentazione al pubblico del rapporto definitivo del
NIST sulle cause del crollo del WTC7, e aggiornate successivamente. Le misure anglosassoni
dell'originale sono state convertite al sistema metrico decimale.
Domande e risposte a proposito dell'indagine del NIST sul WTC7 (aggiornate il
17/9/2010)
Cos'era il WTC7?
L'Edificio 7 del World Trade Center (WTC7) originale era un edificio di 47 piani adibito a uffici,
situato direttamente a nord del complesso principale del World Trade Center (WTC). Completato
nel 1987, fu costruito sopra una sottostazione elettrica esistente della Con Edison, su terreno di
proprietà della Port Authority of New York and New Jersey.
Quando crollò il WTC7?
L'11 settembre 2001, il WTC7 sopportò incendi per quasi sette ore, dal momento del crollo della
Torre Nord del WTC (WTC1) alle 10:28:22, fino alle 17:20:52, quando il WTC7 crollò.
Che cosa causò gli incendi nel WTC7?
Le macerie del crollo del WTC1, che sorgeva a circa 110 m di distanza verso sud, innescarono
incendi su almeno 10 piani dell'edificio, in corrispondenza delle sue facciate sud e ovest. Tuttavia
soltanto gli incendi su alcuni dei piani più bassi, dal 7° al 9° e dall'11° al 13°, bruciarono fuori
controllo. Questi incendi ai piani bassi (che si diffusero e s'ingrandirono perché l'alimentazione
d'acqua al sistema antincendio a pioggia automatico per questi piani aveva ceduto) furono simili
agli incendi avvenuti in altri edifici alti. L'alimentazione primaria e secondaria d'acqua ai sistemi
antincendio a pioggia per i piani inferiori dipendeva dagli impianti idrici cittadini, le cui linee erano
state danneggiate dai crolli del WTC1 e del WTC2. Questi incendi incontrollati ai piani bassi si
diffusero poi alla parte nord-est del WTC7, dove iniziò il collasso dell'edificio.
In che modo gli incendi causarono il crollo del WTC7?
Il calore degli incendi incontrollati causò la dilatazione termica delle travi e delle traverse dei solai
in acciaio, portando a una catena di eventi che provocò il cedimento di una colonna strutturale
fondamentale. Il cedimento di questa colonna strutturale innescò poi un collasso progressivo,
indotto da incendi, dell'intero edificio.
Secondo la sequenza di collasso probabile indicata dal rapporto, il calore proveniente dagli incendi
incontrollati causò la dilatazione termica delle travi d'acciaio ai piani bassi del lato est del WTC7,
danneggiando la struttura dei solai su più piani.
135
A un certo punto una trave al 13° piano perse il proprio collegamento con una colonna d'importanza
critica, la colonna 79, che reggeva le lunghe campate dei solai sul lato est dell'edificio (vedi Figura
1). La trave fuoriuscita dalla propria sede e altri danni locali indotti dagli incendi causarono il crollo
del 13° piano, dando inizio a una catena di cedimenti dei solai in progressione verso il basso, fino al
5° piano. Molti di questi solai erano già stati indeboliti almeno parzialmente dagli incendi in
prossimità della colonna 79. Questo collasso di solai lasciò la colonna 79 priva di sostegno
sufficiente in direzione est-ovest lungo nove piani.
La colonna 79, priva di sostegno, a questo punto si piegò e innescò una progressione verso l'alto di
cedimenti dei solai, che raggiunse il vano tecnico est sul tetto dell'edificio. Ciò che seguì, in rapida
successione, fu una serie di cedimenti strutturali. Il cedimento si verificò inizialmente fino al tetto e
interessò tutte e tre le colonne interne sul lato orientale dell'edificio (le colonne 79, 80, 81). Poi, con
una progressione da est verso ovest attraverso il WTC7, cedettero tutte le colonne nel nucleo
centrale dell'edificio (dalla 58 alla 78). Infine crollò l'intera facciata.
Figura 1 - Un piano tipico del WTC7, con le posizioni delle colonne (numerate). La flessione della colonna 79 fu
l'evento innescante che portò al crollo del WTC7. La flessione fu il risultato di danni indotti da incendi ai solai
intorno alla colonna 79, del cedimento della trave fra le colonne 79 e 44, e di cedimenti a catena dei solai.
Che cos'è un collasso progressivo?
Si definisce collasso progressivo la propagazione di un danno locale a partire da un singolo evento
innescante, da un elemento strutturale a un altro, che alla fine produce il crollo di un'intera struttura
o di una sua parte sproporzionatamente estesa. Il cedimento del WTC7 fu un esempio di collasso
progressivo indotto da incendi.
Nelle torri del WTC NON si verificò un collasso progressivo per due ragioni. Primo, il crollo di
ciascuna torre non fu innescato da un danno locale o da un singolo evento scatenante. Secondo, le
strutture furono in grado di redistribuire i carichi dai componenti strutturali e sottosistemi
danneggiati dagli impatti e dagli incendi verso componenti non lesionati e di tenere in piedi
l'edificio fino a quando avvenne un collasso generale improvviso. Se non fosse stata installata una
travatura sommitale (hat truss) che collegava le colonne del nucleo centrale al telaio esterno per
136
reggere un'antenna televisiva in cima a ciascuna delle torri del WTC dopo che la struttura era stata
interamente progettata, è probabile che il nucleo centrale delle torri del WTC sarebbe collassato
prima, innescando un collasso generale. Un collasso di questo genere avrebbe avuto alcuni aspetti
simili a quelli di un collasso progressivo.
In che modo il crollo del WTC7 fu differente dai crolli del WTC1 e WTC2?
Il WTC7 era differente dalle torri del WTC sotto molti aspetti. Il WTC7 era un edificio alto più
tipico per quanto riguarda la progettazione del suo sistema strutturale. Non fu colpito da un aereo. Il
crollo del WTC7 fu causato da un singolo evento innescante (il cedimento di una colonna
dell'edificio situata a nord-est, prodotto dai danni indotti dagli incendi ai solai e ai raccordi
adiacenti), mentre i cedimenti del WTC1 e WTC2 furono causati da fattori multiple, compresi i
danni strutturali causati dall'impatto dell'aereo, un'estesa asportazione dei materiali antincendio
applicati a spruzzo o delle protezioni antincendio nella zona d'impatto, e un indebolimento delle
strutture in acciaio causato dagli incendi.
Gli incendi nel WTC7 furono molto diversi dagli incendi nelle torri del WTC. Poiché il WTC7 non
fu irrorato da migliaia di litri di carburante d'aereo, non presero fuoco simultaneamente vaste aree
dei piani, come avvenne invece nelle torri del WTC. Nel WTC7, invece, si innescarono incendi
distinti su vari piani, in modo particolarmente significativo ai piani dal settimo al nono e
dall'undicesimo al tredicesimo. Gli incendi del WTC7 furono simili agli incendi del contenuto
dell'edificio che si sono verificati in numerosi grattacieli nei quali gli estintori automatici a pioggia
non funzionarono o non erano presenti.
Perché il WTC7 crollò, nonostante non ci sia notizia storica di nessun altro edificio crollato
soltanto per incendi?
Il crollo del WTC7 è il primo caso noto di un edificio alto crollato principalmente a causa di incendi
incontrollati. Gli incendi nel WTC7 furono simili a quelli che si verificarono in numerosi edifici alti
nei quali gli estintori automatici a pioggia non funzionarono o non erano presenti. Questi altri
edifici, compreso il One Meridian Plaza di Philadelphia, un grattacielo di 38 piani che bruciò per 18
ore nel 1991, non crollarono per via delle differenze di progettazione del loro sistema strutturale.
I fattori che contribuirono al collasso del WTC7 includono: la dilatazione termica dei componenti
dell'edificio, come le travi e le traverse dei solai, che si verificò a temperature centinaia di gradi al
di sotto di quelle solitamente prese in considerazione nella prassi corrente per la certificazione della
resistenza agli incendi; un'amplificazione significativa degli effetti della dilatazione termica a causa
dei solai a campata lunga presenti nell'edificio; le connessioni fra gli elementi strutturali, progettate
per reggere le forze gravitazionali verticali ma non i carichi orizzontali o laterali indotti dal calore; e
un sistema strutturale complessivo non progettato per prevenire collassi progressivi indotti da
incendi.
Quali sono le differenze principali fra i grandi incendi “tipici” di edifici alti che si sono
verificati negli Stati Uniti e l'incendio verificatosi nel WTC7 l'11 settembre 2001?
[Questa domanda è stata aggiunta dopo la pubblicazione iniziale del documento originale, N.d.T.]
Ci sono più analogie che differenze fra gli incendi incontrollati che bruciarono nel WTC7 e quelli
che si verificarono nei seguenti edifici: First Interstate Bank Building (1988), One Meridian Plaza
137
Building (1981), One New York Plaza (1970) e WTC51 (2001).
1 Il WTC5 fu un edificio alto nove piani, colpito da incendi incontrollati, che fu arso completamente su vari piani e subì
un crollo parziale su quattro piani.
I seguenti fattori descrivono gli incendi che si verificarono sia nel WTC7, sia negli edifici citati: 1)
il combustibile per gli incendi fu costituito dai normali materiali combustibili presenti negli uffici
con livelli di carico combustibile normale; 2) non furono utilizzati acceleranti; 3) la diffusione
dell'incendio da un elemento combustibile a un altro fu governata dalla normale fisica degli incendi;
4) la rottura delle finestre indotta dagli incendi fornì la ventilazione per il proseguimento della
diffusione ed espansione degli incendi; 5) si verificarono incendi simultanei su più piani; 6) gli
incendi su ciascun piano occuparono una parte significativa del piano stesso; 7) gli incendi su
ciascun piano avevano superato il punto di flashover [o incendio generalizzato, brusco aumento
della temperatura e della quantità di materiale partecipante alla combustione, N.d.T.]; 8) gli
estintori a pioggia non funzionarono o furono inefficaci; 9) gli incendi bruciarono per un tempo
sufficiente a causare deformazioni e/o cedimenti significativi nella struttura dell'edificio.
Ci sono delle differenze fra gli incendi nel WTC7 e quelli negli edifici citati, ma si tratta di
differenze secondarie rispetto ai fattori d'incendio che portarono al crollo del WTC7: 1) gli incendi
negli edifici alti hanno di norma un singolo punto d'inizio su un singolo piano, mentre gli incendi
nel WTC7 probabilmente ebbero singoli punti d'inizio su più piani (10); 2) gli incendi negli altri
edifici alti furono causati da eventi isolanti, mentre gli incendi nel WTC7 avvennero in seguito al
crollo del WTC1; 3) c'era acqua a disposizione per combattere gli incendi negli altri edifici alti,
mentre l'alimentazione d'acqua per combattere gli incendi nel WTC7 fu compromessa; e 4) mentre
gli incendi negli altri edifici furono contrastati attivamente dai vigili del fuoco nella misura del
possibile, al WTC7 non fu fatto alcuno sforzo di contrastare gli incendi.
Le differenze negli incendi non furono significative per i motivi seguenti. Quando crollò il WTC7,
gli incendi al suo interno erano progrediti ben oltre i loro probabili punti d'origine su più piani (cioè
le facciate sud e ovest) e i punti iniziali d'origine degli incendi non influirono sulle condizioni degli
incendi al momento del collasso dell'edificio (cioè nel quadrante nord-ovest). Inoltre in ciascuno
degli altri edifici citati gli incendi consumarono vari piani, nonostante la disponibilità d'acqua e le
attività antincendio (tranne il WTC5). Pertanto il fatto che i vigili del fuoco abbiano combattuto o
meno contro gli incendi al WTC7 non è un aspetto differenziante significativo rispetto agli altri
incendi citati.
C'è chi ha detto che un cedimento in corrispondenza di una singola colonna non avrebbe
dovuto produrre una caduta così simmetrica come questa. Come rispondete a queste
affermazioni?
Il crollo del WTC7, visto dall'esterno (la maggior parte dei video fu ripresa da nord), effettivamente
sembrò svolgersi quasi uniformemente, come un solo blocco. Questo avvenne perché i cedimenti
interni che si verificarono causarono il cedimento della struttura esterna soltanto nelle fasi
conclusive del crollo. All'interno, la struttura dei solai e delle colonne crollò verso il basso,
allontanandosi dalla struttura esterna. Ci furono sintomi del fatto che si stavano verificando dei
danni interni prima del moto discendente della struttura esterna: per esempio, quando il vano
tecnico est (east penthouse) cadde afflosciandosi dentro l'edificio e si ruppero delle finestre sulla
facciata nord, alle estremità del nucleo centrale dell'edificio. L'aspetto simmetrico della caduta del
WTC7 fu dovuto principalmente alla maggiore rigidità e resistenza della sua struttura esterna
rispetto a quella interna.
138
In un video sembra che il WTC7 precipiti in caduta libera, cosa che non accadrebbe nel
cedimento strutturale che descrivete. Come fate a ignorare le leggi fondamentali della fisica?
Nella bozza del rapporto sul WTC7 (pubblicata il 21 agosto 2008 e disponibile presso
http://wtc.nist.gov/media/NIST_NCSTAR_1A_for_public_comment.pdf), il NIST dichiarò che la
facciata nord dell'edificio scese di 18 piani (la porzione del crollo visibile nel video) in 5,4 secondi,
sulla base dell'analisi video del crollo dell'edificio. Questo periodo di tempo è maggiore del 40%
rispetto ai 3,9 secondi che questo processo avrebbe richiesto se la facciata nord dell'edificio fosse
precipitata esclusivamente in condizioni di caduta libera. Durante il periodo di commento pubblico
alla bozza del rapporto, al NIST fu chiesto di confermare questa differenza di tempi e di definirne
più dettagliatamente le ragioni.
Per chiarire ulteriormente la discesa della facciata nord, il NIST ha registrato lo spostamento verso
il basso di un punto situato vicino al centro del colmo del tetto, a partire dal primo movimento fino
a quando la facciata nord non è più visibile nel video. Sono state svolte analisi numeriche per
calcolare la velocità e l'accelerazione del punto sul colmo a partire dai dati di spostamento
dipendenti dal tempo. L'istante al quale si verificò il primo movimento verticale del colmo è stato
determinato tracciando il valore numerico della luminosità di un pixel (un singolo elemento
dell'immagine video) in corrispondenza del colmo. Questo pixel diventò più luminoso quando il
colmo iniziò a scendere, perché il colore del pixel iniziò a cambiare da quello della facciata
dell'edificio a quello più chiaro del cielo.
L'approccio adottato dal NIST è riassunto nella Sezione 3.6 del rapporto riepilogativo finale
NCSTAR 1A (pubblicato il 20 novembre 2008; disponibile presso
http://wtc.nist.gov/NCSTAR1/PDF/NCSTAR%201A.pdf) e descritto in dettaglio nella Sezione
12.5.3 del rapporto NIST NCSTAR 1-9 (disponibile presso
http://wtc.nist.gov/NCSTAR1/PDF/NCSTAR%201-9%20Vol%202.pdf).
Le analisi dei video (sia la stima dell'istante in cui iniziò la discesa del colmo, sia la velocità ed
accelerazione calcolate di un punto sul colmo) hanno rivelato tre fasi distinte che caratterizzano i
5,4 secondi del crollo:
•
•
•
Fase 1 (da 0 a 1,75 secondi): accelerazione inferiore a quella di gravità (ossia più lenta della
caduta libera).
Fase 2 (da 1,75 a 4,0 secondi): accelerazione gravitazionale (caduta libera)
Fase 3 (da 4,0 a 5,4 secondi): accelerazione ridotta, di nuovo inferiore a quella
gravitazionale
Quest'analisi ha dimostrato che il tempo di discesa maggiorato del 40% rispetto ai 3,9 secondi di
tempo di caduta libera fu causato principalmente dalla Fase 1, che corrispose alla flessione delle
colonne esterne ai piani inferiori della facciata nord. Durante la Fase 2, la facciata nord scese
sostanzialmente in caduta libera e questo indica che la struttura sottostante offrì un sostegno
trascurabile. Questo è coerente con il modello di analisi strutturale in cui le colonne esterne si
fletterono e persero la capacità di reggere i carichi provenienti dalla struttura sovrastante. Nella Fase
3, l'accelerazione diminuì man mano che la porzione superiore della facciata nord incontrava
maggiore resistenza da parte della struttura collassata e della catasta di macerie sottostante.
Questo vuol dire che ci sono centinaia o migliaia di edifici alti non sicuri, con supporti a
campate lunghe, che devono essere ristrutturati in qualche modo? Come si potrebbe
ristrutturare un edificio per prevenire questo problema?
139
Anche se il collasso parziale o totale di un edificio alto a causa di incendi è un evento raro, il NIST
consiglia vivamente ai proprietari, gestori e progettisti di edifici di valutare i propri edifici per
garantire un'adeguata prestazione dei sistemi strutturali in caso d'incendio. Sono fonte di particolare
preoccupazione gli effetti della dilatazione termica in edifici aventi una o più delle seguenti
caratteristiche: sistemi di solai a campate lunghe, collegamenti che non sono in grado di
compensare gli effetti termici, strutture di solai che inducono forze asimmetriche sulle travi, e
sistemi compositi di solai, le cui spine di tranciamento (shear studs) potrebbero cedere a causa della
dilatazione termica differenziale (cioè della dilatazione dei materiali indotta dal calore a tassi
differenti). Gli ingegneri dovrebbero essere in grado di progettare rimedi economicamente efficaci
per gestire qualsiasi elemento di preoccupazione identificato tramite queste valutazioni.
Vi sono numerose possibilità esistenti, emergenti o previste che avrebbero potuto contribuire a
prevenire il crollo del WTC7. La misura in cui queste possibilità migliorano le prestazioni è ancora
da valutare. Le opzioni possibili per lo sviluppo di rimedi economicamente efficaci includono:
•
•
•
•
•
Collegamenti e sistemi d'intelaiatura più robusti, per resistere meglio agli effetti della
dilatazione termica sul sistema strutturale.
Sistemi strutturali progettati espressamente per prevenire il collasso progressivo. Le attuali
norme edilizie non richiedono che gli edifici siano progettati in modo da resistere al collasso
progressivo.
Isolamento termico migliore (cioè conducibilità ridotta e/o spessore maggiore) per limitare il
riscaldamento dell'acciaio strutturale e ridurre al minimo sia gli effetti di dilatazione termica,
sia gli effetti di indebolimento. L'isolamento è stato utilizzato per proteggere la resistenza
dell'acciaio, ma potrebbe essere utilizzato per mantenere una temperatura inferiore
nell'intelaiatura in acciaio per limitare la dilatazione termica.
Migliorata suddivisione in scomparti nelle aree utilizzate dagli inquilini, in modo da limitare
la diffusione degli incendi.
Sistemi di finestratura resistenti al calore, per limitare la rottura, ridurre l'apporto d'aria e
ritardare l'espansione degli incendi.
Il NIST raccomanda che gli standard e le norme riguardanti l'edilizia siano resi più severi, andando
oltre il loro attuale intento di salvare vite, in modo da prevenire collassi strutturali anche nel caso di
incendi rari come quelli nel WTC7, nei quali gli estintori a pioggia non funzionano o non esistono o
vengono sopraffatti dall'incendio.
Gli investigatori hanno considerato la possibilità che un'esplosione abbia causato il crollo del
WTC7 o vi abbia contribuito?
Sì, questa possibilità è stata indagata con attenzione. Il NIST è arrivato alla conclusione che non si
verificarono eventi esplosivi (blast events) all'interno dell'edificio e non ha trovato prove a sostegno
dell'esistenza di un evento esplosivo.
Inoltre nessun rumore di esplosione è stato rilevato nel sonoro delle registrazioni video effettuate
durante il crollo del WTC7 o è stato segnalato da testimoni. Secondo i calcoli dell'équipe
investigativa, l'esplosione più piccola in grado di causare il cedimento della colonna critica
dell'edificio avrebbe prodotto un livello sonoro di 130-140 decibel a una distanza di almeno 800
metri senza l'ostacolo dagli edifici circostanti. Questo livello sonoro è compatibile con uno sparo
140
d'arma da fuoco o con il rumore che si percepisce stando accanto a un motore a reazione ed è oltre
10 volte più forte del rumore che si sente stando di fronte agli altoparlanti ad un concerto rock.
Per poter preparare l'edificio per una demolizione intenzionale, sarebbe stato necessario rimuovere
le pareti e/o l'isolamento antincendio e il rivestimento delle colonne e sostituire il tutto senza farsi
notare. La preparazione di una colonna include fasi come il taglio a cannello di alcune sue sezioni,
che produce fumi tossici e di odore intenso. Una demolizione intenzionale di norma richiede
l'applicazione di cariche esplosive alla maggior parte delle colonne interne o a tutte, non a una sola
o a un gruppo limitato di colonne di un edificio.
È possibile che la termite o la supertermite (thermate) abbia contribuito al crollo del WTC7?
Il NIST ha esaminato l'applicazione e l'uso della termite e ha determinato che il suo uso per
tranciare le colonne nel WTC7 l'11 settembre 2001 è improbabile.
La termite è una combinazione di polvere d'alluminio e di un ossido di metallo che libera una
quantità enorme di calore quando viene innescata. Viene utilizzata solitamente per saldare i binari
ferroviari, fondendo una piccola quantità d'acciaio e versando l'acciaio fuso dentro uno stampo fra i
due binari.
Per applicare la termite a una grande colonna in acciaio occorrono circa 130 grammi di termite per
fondere ogni chilogrammo d'acciaio [in originale, 0,13 libbre di termite per una libbra d'acciaio].
Per una colonna in acciaio che pesa circa 1500 kg al metro lineare [in originale, 1000 libbre per
piede lineare] sarebbero necessari almeno 45 chilogrammi di termite [in originale, 100 libbre] da
collocare intorno alla colonna, da innescare e da far restare in contatto con la superficie verticale
dell'acciaio mentre si svolge la reazione della termite. Questo per una singola colonna: si presume
che sarebbe stato necessario preparare con la termite più di una colonna se fosse stato utilizzato
quest'approccio.
È improbabile che 45 kg di termite o più possano essere stati introdotti nel WTC7 e collocati
intorno alle colonne senza essere notati, prima dell'11 settembre o durante quel giorno.
Considerati gli incendi osservati quel giorno e la risposta strutturale agli incendi dimostrata, il NIST
non ritiene che la termite sia stata usata per far cedere nessuna delle colonne del WTC7.
Un'analisi dell'acciaio del WTC alla ricerca degli elementi che costituiscono la termite/supertermite
non sarebbe stata necessariamente risolutiva. I composti metallici sarebbero stati presenti anche nei
materiali di costruzione degli edifici del WTC e lo zolfo è presente nel cartongesso utilizzato per le
tramezze interne.
Uno dei soccorritori, intrappolato nell'edificio fra il sesto e l'ottavo piano, dice di aver udito
due boati forti. Non sono prova che ci fu un'esplosione?
I livelli sonori descritti da tutti i testimoni non corrispondono al livello sonoro dell'esplosione che
sarebbe stata necessaria per causare il crollo dell'edificio. Se i due boati forti fossero stati dovuti ad
esplosioni causanti il crollo del WTC7, il soccorritore, che si trovava da qualche parte fra il sesto e
l'ottavo piano del WTC7, non sarebbe stato in grado di sopravvivere al crollo pressoché immediato
e di fornire il proprio resoconto.
141
Nel giugno del 2009 il NIST ha iniziato a rilasciare documenti in risposta a una domanda fatta
secondo il Freedom of Information Act (FOIA) da parte dell'International Center for 9/11
Studies, che chiedeva “tutte le fotografie e i video raccolti, esaminati, citati o altrimenti
utilizzati dal NIST durante la sua indagine sui crolli degli edifici del World Trade Center”.
Uno degli elementi audiovisivi rilasciati, un video ottenuto dalla NBC News, mostra l'edificio 7
del World Trade Center (WTC7) negli istanti prima del proprio crollo e poi salta al crollo già
in corso e il vano tecnico est dell'edificio “scompare” dalla scena (perché è già caduto nel
frattempo). Altri video del crollo del WTC7 mostrano che il vano tecnico cade per primo,
seguito dal resto dell'edificio. Il NIST ha tagliato il video di NBC News per togliere il crollo
del vano tecnico?
[Questa domanda e la relativa risposta sono state aggiunte all'originale dopo la sua pubblicazione
iniziale, N.d.T.] Le riprese video rilasciate in base alla domanda FOIA sono state copiate dal video
originale esattamente nella forma in cui furono ricevute dalla NBC News, con la documentazione
video del crollo del vano tecnico est del WTC7 mancante. Le riprese non sono state tagliate in alcun
modo dal NIST.
I sistemi che utilizzavano carburante nel WTC7 contribuirono al suo collasso?
No. L'edificio era dotato di tre gruppi elettrogeni d'emergenza separati, tutti alimentati da carburante
diesel. Gli scenari che considerano il caso peggiore, in cui gli incendi venivano alimentati dalle
linee di aimentazione del carburante tranciate o dal carburante immagazzinato nei serbatoi
secondari ai piani inferiori, non sarebbero stati sostenibili per un periodo di tempo sufficiente, non
avrebbero potuto generare calore sufficiente a indebolire le colonne interne critiche e/o avrebbero
prodotto grandi quantità di fumo visibile dai piani inferiori, che non furono osservate.
A titolo d'informazione supplementare, i tre gruppi elettrogeni contenevano due serbatoi di
carburante da 45.000 litri e due da 22.700 litri sotto gli accessi per carico merci dell'edificio, nonché
un singolo serbatoio da 22.700 litri al piano terra ["first floor" in originale, secondo l'uso
americano]. Inoltre uno dei gruppi utilizzava un serbatoio da 1040 litri al quinto piano, un serbatoio
da 1040 litri all'ottavo piano e un serbatoio da 190 litri al nono piano. Un altro gruppo utilizzava un
serbatoio secondario da 1040 litri al settimo piano.
Vari mesi dopo il crollo del WTC7, un'impresa recuperò circa 87.000 litri di carburante da questi
serbatoi. Il NIST ha stimato che il carburante mancante ammontava in totale a 3700 ±3700 litri (in
altre parole, da 0 a 7500 litri, con 3700 litri come valore più probabile). La sorte del carburante nei
serbatoi secondari è ignota, per cui il NIST ha considerato il caso peggiore, ossia che fossero pieni
l'11 settembre 2001. Anche la sorte del carburante dei due serbatoi da 22,700 litri è ignota. Pertanto,
il NIST ha considerato il caso peggiore anche per questi serbatoi, ossia che tutto il carburante fosse
disponibile per alimentare incendi al livello del suolo oppure al quinto piano.
Perché il NIST ha effettuato la modellazione del materiale ignifugo applicato a spruzzo
(sprayed fire-resistive material o SFRM, indicato anche come isolamento antincendio) alle travi
e alle colonne del WTC7 come se fosse un'installazione “perfetta” (cioè senza interruzioni o
danni al rivestimento SFRM), quando realisticamente la maggior parte degli edifici ha
interruzioni i danni nel rivestimento SFRM, causati da un'installazione inadeguata o dal
deterioramento nel corso del tempo?
142
[Questa domanda e la relativa risposta sono state aggiunte all'originale dopo la sua pubblicazione
iniziale, N.d.T.] Il NIST ha considerato con attenzione le condizioni d'installazione dell'SFRM nel
WTC7, includendo lo spessore applicato e le prove della presenza di interruzioni o danni
nell'SFRM. L'SFRM nel WTC7 è stato modellato considerandolo intatto, tranne nella zona sudovest dell'edificio, dove erano presenti danni da impatto di macerie2. Per le analisi termiche a
elementi finiti del WTC7 è stato usato uno spessore uniforme, pari allo spessore specificato di
SFRM, perché 1) la variabilità nello spessore dell'SFRM era modesta, 2) non furono trovate prove
evidenti di danni significativi all'SFRM e 3) piccole aree di danni all'SFRM non avrebbero influito
sulla risposta termica o strutturale del sistema d'intelaiatura strutturale.
Nel determinare le condizioni di applicazione dell'SFRM alle travi e alle colonne del WTC7 sono
stati considerati vari fattori:
•
•
•
•
•
Le misurazioni disponibili dello spessore dell'SFRM, tratte da ispezioni effettuate durante
l'applicazione dell'SFRM, hanno mostrato che l'SFRM, così come applicato, era coerente
con lo spessore richiesto e che la variabilità nello spessore dell'SFRM applicato era modesta
(NIST NCSTAR 1-9, Tabella 2-2)
L'esame delle fotografie delle travi e delle colonne del WTC7 scattate durante le
ristrutturazioni hanno mostrato che l'SFRM aveva un aspetto uniforme e che non c'erano
indicazioni di frammentazione o di discontinuità (NIST NCSTAR 1-9), Figure da 2-27 a 229)
L'ispezione dell'edificio al 130 di Liberty Street (noto in precedenza come edificio del
Bankers Trust o della Deutsche Bank) non rilevò danni all'SFRM dopo l'impatto delle
macerie provenienti dal crollo del WTC2 tranne nelle immediate vicinanze degli impatti
delle macerie (NIST NCSTAR 1-9, Sezione 2.5.3)
Un'analisi dello spessore dell'SFRM per le travi nelle torri del WTC ha mostrato che lo
spessore medio misurato superava lo spessore specificato e che l'uso dello spessore
uniforme specificato nelle analisi termiche teneva conto dell'effetto della variabilità nello
spessore dell'SFRM (NIST NCSTAR 1-6A, Capitolo 5)
Un'analisi termica di una lastra d'acciaio (per esempio, la modellazione di una flangia di una
trave) con discontinuità dell'SFRM ma mostrato che delle discontinuità occasionali
nell'SFRM non alteravano in modo significativo la risposta termica dell'elemento strutturale
(NIST NCSTAR 1-6, Capitolo 2)
2 – Una serie differente di analisi per il WTC1 e per il WTC2 ha portato a un approccio analogo per la modellazione
dell'SFRM, vale a dire, l'SFRM è stato modellato come se fosse stato privo di danni tranne nelle zone sottoposte a danni
diretti prodotti dalle macerie derivanti dall'impatto dell'aereo.
Come mai ci è voluto così tanto tempo per completare l'indagine?
L'indagine generale del NIST iniziò il 21 agosto 2002. Nelle sue prime fasi fu deciso di completare
gli studi dei crolli delle due torri (WTC1 e WTC2) prima di procedere a fondo con l'indagine sul
WTC7. Dal 13 al 15 settembre 2005 si tenne una conferenza tecnica di primaria importanza sulle
bozze dei rapporti riguardanti il WTC1 e il WTC2. Il tempo trascorso fra la conferenza tecnica
dedicata al rapporto sulle torri del WTC e la pubblicazione di questa bozza del rapporto sul WTC7 è
circa tre anni ed è paragonabile alla durata di una normale indagine su un incidente aereo.
L'indagine sul WTC7 è stata una ricostruzione molto ampia, allo stato dell'arte, degli eventi che
interessarono il WTC7 e portarono poi al suo crollo. Sono stati ottenuti numerosi fatti e dati, che
143
sono stati poi combinati con una modellazione computerizzata convalidata che si ritiene essere una
fedele approssimazione degli eventi reali. Una singola simulazione al computer della risposta
strutturale agli incendi ha richiesto otto mesi per essere completata su workstation e cluster di
calcolo ad alte prestazioni.
Le macerie provenienti dal crollo del WTC1 danneggiarono la struttura del WTC7 in un
modo che contribuì al suo collasso?
Le macerie causarono danni strutturali alla zona sud-ovest dell'edificio, tranciando sette colonne
esterne, ma questi danni strutturali non innescarono il collasso. Furono gli incendi innescati dalle
macerie, anziché i danni strutturali prodotti dagli impatti, a innescare il collasso dell'edificio, dopo
che gli incendi si erano accresciuti ed estesi alla zona nord-est dopo diverse ore. L'impatto delle
macerie non causò danni al materiale ignifugo applicato a spruzzo alle colonne, alle travi e alle
traverse d'acciaio, salvo che nelle dirette vicinanze delle colonne tranciate. I danni causati
dall'impatto delle macerie ebbero un ruolo secondario nelle ultime fasi della sequenza di crollo,
quando la facciata esterna cedette ai piani inferiori, dove erano situati i danni da impatto. Un'analisi
separata ha dimostrato che anche senza i danni strutturali dovuti all'impatto delle macerie, il WTC7
sarebbe crollato in incendi simili a quelli che si verificarono l'11 settembre 2001. Nessuno dei
grandi frammenti di macerie provenienti dal WTC2 (la torre sud) colpì il WTC7 a causa della
grande distanza fra i due edifici.
Il WTC7 sarebbe crollato anche se non ci fossero stati danni strutturali indotti dal crollo delle
torri del WTC?
Sì. Anche senza i danni strutturali, il WTC7 sarebbe crollato a causa degli incendi innescati dalle
macerie. La crescita e la diffusione degli incendi ai piani bassi, a causa della perdita di
alimentazione d'acqua agli estintori a pioggia proveniente dalle condotte municipali, furono
sufficienti a innescare il collasso dell'intero edificio a causa del cedimento di una colonna vitale
nella zona nord est dell'edificio.
Come mai gli estintori a pioggia del WTC7 fallirono nel loro compito durante gli incendi?
Gli estintori non fallirono. Il crollo del WTC1 e del WTC2 danneggiò la rete idrica municipale, che
fungeva da fonte primaria e anche di riserva per l'acqua del sistema antincendio a pioggia dei 20
piani inferiori. Pertanto gli estintori a pioggia non poterono funzionare. Per contro, gli estintori a
pioggia e le condotte verticali ai piani intermedi (dal 21° al 39°) e ai livelli superiori (dal 40° al 47°)
ricevevano acqua da due grandi serbatoi situati al 46° piano e utilizzavano le condotte municipali
come fonte di riserva.
Quanto si scaldarono le colonne d'acciaio e le travi dei solai del WTC7?
Per via dell'efficacia del materiale ignifugo applicato a spruzzo (spray-applied fire-resistive
material, SFRM), si stima che le temperature massime delle colonne d'acciaio nel WTC7
raggiunsero soltanto i 300°C e che le travi d'acciaio dei solai superarono i 600°C soltanto sul lato
est dell'edificio. Tuttavia, il cedimento delle travi dei solai e i danni ai collegamenti prodotti dagli
incendi (che causarono il cedimento di una colonna critica, innescando il crollo) si verificarono a
temperature inferiori a circa 400°C, alle quali prevale la dilatazione termica. Oltre i 600°C si ha una
144
perdita significativa di resistenza e rigidezza dell'acciaio. Nel collasso del WTC7, la perdita di
resistenza o rigidezza dell'acciaio non fu tanto importante quanto lo fu la dilatazione termica delle
strutture in acciaio causata dal calore.
La sottostazione elettrica situata accanto al WTC7 ebbe un ruolo negli incendi o nel crollo?
No. Non ci sono prove che la sottostazione elettrica contribuì agli incendi nel WTC7. La
sottostazione continuò a funzionare fino alle 16:33 dell'11 settembre 2001. Gli allarmi nella
sottostazione erano sotto monitoraggio, e non vi furono segnali a parte un singolo evento nelle
prime ore della giornata. Non fu osservato fumo proveniente dalla sottostazione.
Anche i componenti speciali della struttura dell'edificio – travi, traverse e sbalzi, utilizzati per
trasferire i carichi dalla sovrastruttura dell'edificio alle colonne della sottostazione elettrica (sopra la
quale sorgeva il WTC7) e alle fondazioni sottostanti – non ebbero un ruolo significativo nel
collasso.
Come mai il crollo del WTC7 non causò vittime?
Vari fattori contribuirono all'assenza di vittime o di feriti gravi nel WTC7. Al momento degli
impatti degli aerei contro le torri, l'edificio conteneva soltanto la metà degli occupanti di un giorno
tipico (circa 4000). Gli occupanti avevano partecipato di recente ad esercitazioni antincendio, e
iniziarono una rapida evacuazione quando furono allertati dagli attacchi al WTC1, WTC2 e al
Pentagono. L'evacuazione dell'edificio richiese poco più di un'ora e il processo fu completato prima
del crollo della prima torre del WTC (WTC2). I soccorritori fornirono assistenza all'evacuazione
degli occupanti. Nessun soccorritore fu ferito nel crollo del WTC7, perché la decisione di rinunciare
a ogni sforzo per salvare il WTC7 fu presa quasi tre ore prima che l'edificio cadesse.
Come mai gli investigatori non hanno esaminato campioni effettivi dell'acciaio del WTC7?
I campioni d'acciaio furono rimossi dal sito prima che iniziasse l'indagine del NIST. Subito dopo
l'11 settembre, le macerie furono rimosse rapidamente dal sito per agevolare le operazioni di
recupero e facilitare il lavoro dei soccorritori sul posto. Una volta rimosso dal sito, l'acciaio del
WTC7 non fu chiaramente identificabile. A differenza degli elementi d'acciaio del WTC1 e WTC2,
che erano verniciati di rosso e recavano contrassegni identificativi, l'acciaio del WTC7 non aveva
caratteristiche identificative di questo genere.
In tutta la vostra indagine non sono compresi reperti fisici probatori. Come fate ad essere così
sicuri di sapere cos'è successo?
In termini generali, c'erano molti meno elementi di prova disponibili per il WTC7 che per le due
torri del WTC. L'acciaio del WTC1 e WTC2 aveva caratteristiche distintive che permettevano di
identificarlo dopo che era stato rimosso dal sito durante le operazioni di recupero. Non era così per
l'acciaio del WTC7. Sicuramente vi sono molte meno prove audiovisive del crollo del WTC7 che
dei crolli delle torri del WTC1 e WTC2, che furono fotografate molto più estesamente.
Cionondimeno, l'indagine del WTC7 da parte del NIST si basa su un'enorme quantità di dati. Questi
dati provengono da studi, interviste e ricerche approfondite riguardanti l'edificio, comprese le
145
registrazioni audio e video del crollo. Sono stati progettati metodi informatici rigorosi e allo stato
dell'arte per studiare il crollo dell'edificio ed effettuarne la modellazione. Questi modelli
computerizzati convalidati hanno prodotto una sequenza di collasso che è stata confermata dalle
osservazioni di quanto effettivamente accadde. Oltre a far uso delle proprie competenze interne, il
NIST si è affidato ad esperti tecnici del settore privato; ha raccolto un'abbondanza di documenti,
fotografie e video di questo disastro; ha sentito in prima persona gli occupanti dell'edificio e i
soccorritori; ha analizzato le operazioni di evacuazione e di risposta all'emergenza nel WTC7 e
nelle sue adiacenze; ha effettuato simulazioni al computer del comportamento del WTC7 l'11
settembre 2001 e ha combinato le conoscenze acquisite in una sequenza di collasso probabile.
Il WTC 7 era conforme alle norme edilizie e antincendio?
L'équipe ha trovato che il progetto del WTC7 negli anni '80 era in generale coerente con le norme
edilizie della città di New York in vigore all'epoca.
I progettisti del WTC 7 previdero le sue scale per l'evacuazione di quasi 14.000 persone, che
all'epoca rappresentavano il numero massimo previsto di occupanti dell'edificio. Anche se la
capienza della scala fu sovrastimata, fu sufficiente per l'evacuazione dell'effettiva occupazione
massima dell'edificio, pari a 8000 persone, e più che sufficiente per evacuare le circa 4000 persone
presenti nell'edificio l'11 settembre 2001.
Quali migliorie alla sicurezza degli edifici sono state raccomandate come conseguenza
dell'indagine sul WTC7?
Il NIST ha fatto una raccomandazione nuova e ribadito 12 raccomandazioni tratte dall'indagine
sulle torri del WTC.
La nuova raccomandazione riguarda la valutazione esplicita degli edifici per assicurare prestazioni
di sicurezza antincendio adeguate del sistema strutturale. Sono fonte di particolare preoccupazione
gli effetti della dilatazione termica negli edifici aventi una o più delle seguenti caratteristiche:
•
•
•
•
solai a campate lunghe;
collegamenti non progettati per tenere conto degli effetti termici;
strutture dei solai che inducono forze asimmetriche sulle travi; e
solai compositi le cui spine di tranciamento potrebbero cedere a causa della dilatazione
termica differenziale (ossia della dilatazione del materiale prodotta dal calore a tassi
differenti in direzioni differenti).
Le lunghezze tipiche delle campate dei solai negli edifici alti adibiti a uffici sono fra 12 e 15 metri.
Si ritiene che questa gamma rappresenti sistemi di solai a campata lunga. Gli effetti termici (cioè la
dilatazione termica) che possono essere significativi negli edifici a campate lunghe possono essere
presenti anche negli edifici con campate più corte, a seconda della progettazione del sistema
strutturale.
Le raccomandazioni precedenti riguardano l'aumento dell'integrità strutturale degli edifici, il
miglioramento della resistenza delle strutture se esposte a incendi, la creazione di nuovi metodi per
aumentare la resistenza agli incendi nelle strutture, il miglioramento della protezione antincendio
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attiva, il miglioramento di alcuni aspetti della risposta alle emergenze, e una maggiore educazione e
formazione.
Quali sono alcuni dei primati di questa indagine?
Quest'indagine è la prima a dimostrare il modo in cui un incendio può causare un collasso
progressivo in un edificio. È anche la prima a dimostrare che in certe condizioni gli effetti della
dilatazione termica, anziché la perdita di resistenza e rigidezza dovuta all'incendio, possono portare
al collasso strutturale. È la prima ad analizzare il comportamento di risposta di un edificio e a
determinare la sua sequenza di collasso integrando modelli/simulazioni in dettaglio del danno
dovuto a impatti di macerie, l'accrescimento e la diffusione degli incendi, l'analisi termica, l'innesco
del collasso e la propagazione del collasso, fino al crollo generale. Questa è stata un'analisi di una
complessità senza precedenti: un'elaborazione al computer completa per le torri del WTC su
computer ad alte prestazioni ha richiesto circa due mesi, mentre un'elaborazione analoga per il
WTC7 ne ha richiesti circa otto, ossia circa quattro volte di più. Il NIST prevede che gli strumenti
sviluppati a partire da quest'indagine e le conoscenze acquisite saranno utili nello sviluppo di una
più robusta prassi di progettazione degli edifici e negli studi dei processi di collasso di edifici futuri.
Questi strumenti ampliati e questi approcci di analisi derivata, convalidata e semplificata possono
fungere da guida per gli addetti ai lavori e prevenire futuri disastri.
Perché il NIST ha studiato il crollo del WTC7?
L'indagine sul WTC7 da parte del NIST è stata svolta in base alla legge denominata National
Construction Safety Team (NCST) Act, nell'ambito della sua indagine generale sul disastro del
World Trade Center in merito alla sicurezza degli edifici e in materia d'incendi. Questa legge
conferisce al NIST la responsabilità dello svolgimento di indagini per determinare i fatti riguardanti
cedimenti di edifici che hanno provocato o potevano significativamente provocare importanti
perdite di vite umane. Il NIST non ha poteri normativi in base all'NCST Act.
[Questa parte delle FAQ era presente nella loro stesura originale e viene citata qui per
completezza, ma è stata tolta dalla stesura aggiornata - N.d.T.]
Come posso fornire commenti al rapporto?
Il NIST accoglie volentieri commenti sulla bozza di rapporto e sulle raccomandazioni, che sono
disponibili online presso http://wtc.nist.gov. I commenti dovranno essere ricevuti entro le ore 12
EDT del 15 settembre 2008. I commenti possono essere inviati nei modi seguenti:
•
•
•
e-mail a [email protected];
fax al numero (301) 869-6275; oppure
posta cartacea indirizzata a WTC Technical Information Repository, Attn: Stephen
Cauffman, NIST, 100 Bureau Dr., Stop 8611, Gaithersburg, Md. 20899-8610.
Le istruzioni per l'invio di commenti sono disponibili presso http://wtc.nist.gov/.
147
In che modo il rapporto finale sul WTC7, pubblicato il 23 novembre 2008, differisce dalla
bozza pubblicata per il commento pubblico il 21 agosto 2008?
[Domanda e risposta aggiunte dopo la pubblicazione iniziale della stesura finale del rapporto,
N.d.T.] Il rapporto finale è consolidato da alcuni chiarimenti e testi aggiuntivi suggeriti da
organizzazioni e individui di tutto il mondo in risposta alla bozza del rapporto sul WTC7, ma queste
modifiche non hanno cambiato le principali osservazioni e raccomandazioni della squadra
investigativa, che includono l'identificazione degli incendi come causa primaria del collasso
dell'edificio.
L'ampia indagine scientifica e tecnica sull'edificio e sulla sicurezza antincendio, durata tre anni, ha
constatato che gli incendi su più piani nel WTC7, che furono incontrollati ma altrimenti simili agli
incendi verificatisi in altri grattacieli, causarono un evento straordinario. Il riscaldamento delle travi
e delle travature causò il cedimento di una colonna di sostegno critica, innescando un collasso
progressivo indotto da incendi che portò alla caduta dell'edificio.
In risposta ai commenti provenienti dal settore edilizio, il NIST ha svolto un'ulteriore analisi al
computer. L'obiettivo è stato quello di vedere se la perdita della Colonna 79 del WTC (il
componente strutturale che è stato identificato come quello il cui cedimento l'11 settembre avviò il
collasso progressivo) avrebbe comunque portato alla perdita totale dell'edificio se gli incendi o i
danni prodotti dalle macerie in caduta della torre adiacente del WTC1 non fossero stati fattori in
gioco. Il team investigativo ha concluso che il cedimento della colonna, in qualunque circostanza,
avrebbe innescato la sequenza distruttiva degli eventi.
Fra le altre modifiche al rapporto finale sul WTC7 vi sono:
•
Un ampliamento della discussione dell'isolante ignifugo (firestopping) collocato fra i piani
per prevenire la propagazione degli incendi di piano in piano;
•
Un chiarimento della descrizione della dilatazione termica in riferimento alle spine di
tranciamento e alle travi dei solai del WTC7; e
•
Una spiegazione più dettagliata dell'approccio tramite modellazione al computer utilizzato
per definire il luogo e il momento d'inizio degli incendi nel WTC7 e l'entità della rottura
delle finestre dovuta al fuoco.
Le raccomandazioni derivanti dall'indagine del NIST sulle torri del WTC hanno portato a
qualche cambiamento nelle norme, negli standard e nella prassi del settore edilizio?
La prima serie completa di otto modifiche alle normative edilizie, basate sulle raccomandazioni
derivanti dall'indagine del NIST sulle torri del WTC, è stata adottata dall'International Building
Code [Codice internazionale delle costruzioni] nel 2007.
Una seconda serie di otto modifiche alle normative edilizie, basate sulle raccomandazioni del NIST
derivanti dalla sua indagine sulle torri del WTC, è stata approvata dai comitati tecnici e attende di
essere approvata, insieme a possibili ricorsi riguardanti numerose altre modifiche alle normative,
nel corso della Final Action Hearing [udienza definitiva] per l'edizione 2009 dell'International
148
Building Code.
Le raccomandazioni del NIST derivanti dalla sua indagine sulle torri del WTC hanno inoltre
ispirato azioni mirate a sviluppare nuovi provvedimenti/linee guida nell'ambito di altri standard,
codici e organizzazioni industriali, come la National Fire Protection Association, la American
Society of Mechanical Engineers, la ASTM International, la American Society of Civil Engineers,
ed il Council on Tall Buildings and Urban Habitat.
Quali modifiche normative specifiche, basate sulle raccomandazioni derivanti dall'indagine
del NIST sulle torri del WTC, sono state approvate per l'inclusione nell'International Building
Code?
Le otto modifiche specifiche alle normative adottate nell'International Building Code sulla base
dell'indagine del NIST sulle torri del WTC includono:
1. Una scala d'uscita supplementare per gli edifici alti più di 128 metri.
2. Almeno un ascensore per l'accesso ai servizi antincendio per gli edifici alti più di 36 metri.
3. Un aumento della forza di legame per l'isolamento antincendio (quasi tre volte superiore a quella
attualmente richiesta per gli edifici alti da 23 a 128 metri e sette volte superiore per gli edifici alti
oltre 128 metri).
4. Requisiti d'installazione sul campo dell'isolamento antincendio che garantiscano che:
•
•
•
•
l'installazione sia conforme alle istruzioni del fabbricante;
i substrati (le superfici alle quali viene applicata la protezione antincendio) siano puliti ed
esenti da qualunque condizione che impedisca l'adesione;
vengano effettuati dei collaudi per dimostrare che l'adesione richiesta viene mantenuta per le
superfici in acciaio rivestite con vernice di fondo, vernici di copertura o incapsulate; e
la condizione finale della protezione antincendio installata, una volta completata
l'essiccazione o l'indurimento, non mostri cricche, vuoti, distacco a scaglie, delaminazione o
qualsiasi esposizione del substrato.
5. Ispezioni sul campo speciali della protezione antincendio, per garantire che il suo effettivo
spessore, densità e forza di legame alla posa soddisfino i requisiti specificati e che venga applicato
un legante se la forza di legame è inferiore al valore richiesto a causa dell'effetto di una superficie
d'acciaio rivestita di vernice di fondo, di vernice di copertura o incapsulata. Le ispezioni devono
essere effettuate dopo l'installazione di base dei sistemi meccanici, elettrici, idraulici, antincendio a
pioggia e a soffitto.
6. Aumento di un'ora della certificazione di resistenza agli incendi dei componenti strutturali e degli
assemblaggi negli edifici alti 128 metri e oltre (questa modifica è stata approvata in un'edizione
precedente delle norme).
7. Adozione esplicita dell'approccio a "telaio strutturale" [“structural frame”] alle certificazioni di
resistenza agli incendi, che richieda a tutti i componenti del telaio strutturale primario di avere la
certificazione di resistenza agli incendi più alta, richiesta comunemente per le colonne. Il telaio
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strutturale primario include le colonne, altri elementi strutturali, comprese le traverse, le travi, le
capriate e gli impalcati connessi direttamente alle colonne, e gli elementi di controventatura
progettati per reggere carichi gravitazionali.
8. Indicazioni luminose che delineino il percorso di uscita (compresi i vani e i passaggi di uscita
verticale) negli edifici di altezza superiore a 23 metri, per facilitare l'uscita celere e l'evacuazione
completa dell'edificio.
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Tutto quanto esposto è stato scritto da Paolo Attivissimo e da altre persone che hanno
collaborato al progetto per chiarire i dubbi sull’11 settembre prendendo TUTTE le
informazioni da quanto ACCERTATO dagli esperti in una data materia che hanno lavorato
allo studio ed alla ricostruzione di ogni piccolo aspetto riguardanti le vicende relative
all’attentato.
Nulla di nuovo è stato quindi aggiunto a ciò che affermano i massimi esperti in materia.
Per ulteriori informazioni e per ulteriori chiarimenti di dubbi, visitare il sito
http://undicisettembre.blogspot.it/
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