L`Ascensore... come? Centralità del progetto The lift...how

L’Ascensore... come? Centralità del progetto
The lift...how? At the centre of the project
1. “Dopo il ‘700 non è più esistita nessuna architettura.
Un balordo miscuglio dei più vari elementi di stile,
usato a mascherare lo scheletro della casa moderna,
è chiamato architettura moderna. La bellezza nuova
del cemento e del ferro viene profanata
con la sovrapposizione di carnevalesche incrostazioni
decorative, che non sono giustificate né dalle necessità
costruttive, né dal nostro gusto…”
architetto Antonio Sant’Elia
dal Manifesto dell’architettura futurista (1914)
Nel suo ardore giovanile ed energico, nei suoi toni
che sfioravano il registro beffardo, si trovano non pochi
accenti profetici. L’ideologia ha portato Sant’Elia
a mettersi di fronte alla sfida del futuro assumendola
nella sua interezza, senza infingimenti e senza
mediazioni. E nella sua breve vita (è morto a 36 anni)
ha lasciato disegni che ancora stupiscono per la loro
notevole preveggenza.
LA CITTÀ FUTURISTA. - Stazione d’aeroplani e treni
ferroviari, con funicolari e ascensori, su 3 piani stradali
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2. LA LOGICA VERTICALE DI ANTONIO SANT’ELIA
LA CITTÀ FUTURISTA. - Via secondaria
per pedoni, con ascensore nel mezzo
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Un progettista visionario, che già agli inizi del ‘900 immaginava
la megalopoli globale come oggi va configurandosi.
Nei suoi disegni di palazzi e città, gli ascensori avevano un ruolo
di primo piano: esterni, evidenti, espressione della macchina
al servizio di un’architettura che nella proiezione verso il futuro
trovava un’anima totalmente diversa dalla tradizione, ma non
incoerente con essa. Egli aveva cominciato a concepire
la “città totale” e l’architettura intesa come un tutt’uno
con la pianificazione del territorio: qualcosa che soltanto oggi
si pone come quasi inevitabile, nelle aree più densamente abitate
del pianeta.
I suoi disegni della Città Nuova sono coevi al suo Manifesto
dell’architettura futurista (1914): erano intesi quali progetti
per una possibile trasformazione della Milano agli inizi del ‘900.
Vediamo facciate a gradoni, che consentono dai diversi livelli
una vista libera verso il cielo e lasciano spazio per possibili giardini
pensili. Soprattutto si vede come l’ascensore non sia più
un elemento secondario che si insinua nascosto tra i pilastri
degli edifici, quasi che fosse estraneo all’architettura.
Nei suoi disegni, l’ascensore è una strada verticale:
quel che fa della conquista dell’altezza nello sviluppo
delle costruzioni, non più un handicap, ma una virtù.
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3. NELLA PROSPETTIVA DI ANTONIO SANT’ELIA,
L’ASCENSORE E’ L’OCCASIONE CHE PERMETTE
L’ESISTENZA DELLE STRUTTURE ELEVATE
La Casa a gradinata con ascensori che salgono
dai 4 piani stradali: il traffico veicolare è ben distribuito
tra i mezzi di trasporto, ordinatamente disposti su livelli
differenti (così da ridurre incroci e rischi di incidenti)
ma tutti raccordati tra loro grazie a sovrappassi, ponti
e ascensori.
Il sistema di trasporti verticali ha pari dignità con quello
dei trasporti orizzontali, e trova la sua espressione
più compiuta nella torre che si contrappone alla facciata
inclinata dell’edificio, restando come l’elemento visibile
dello stesso.
Una torre indipendente, che dà carattere all’architettura
e ne disegna un profilo significativo, nella differenza
di materiali da costruzione e di tessitura di superficie.
LA CITTÀ FUTURISTA. - Casa a gradinata, con ascensori esterni
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4. L’IDEA DI VIALE VERTICALE E’ GIA’ PRESENTE
NEI DISEGNI DI ANTONIO SANT’ELIA
La conquista della dimensione verticale dev’essere
ancora completata, ma già si parla di giardini verticali,
per sopperire alla mancanza di verde nelle aree urbane
densamente popolate. Per dire: se da secoli
apprezziamo passeggiare nei viali alberati presenti nelle
città storiche, non potremmo supporre che un giorno
anche il muoversi in senso verticale tra un piano e un
altro diventi qualcosa di gradevole? Senz’altro l’idea di
viale verticale è già presente nei suoi disegni.
Nel Casamento con ascensori esterni i corpi
contenenti gli ascensori sono elaborati con particolare
cura: sono molti, con forme variate, aperti alla luce
e, pur relativi a facciate verticali, sono da queste
discosti: a dimostrazione che il pilone ascensori sale
indipendente come parte di una strategia di progetto
generale. Nel progetto si nota anche che i raccordi ai
diversi piani, tra corpo ascensori e palazzo, sono molto
LA CITTÀ FUTURISTA. - Casamento
con ascensori esterni, galleria, passaggio coperto, ampi: diventano vere e proprie piazze in quota, luoghi
dello “stare” non semplicemente momenti di passaggio.
su 3 piani stradali (linea tranviaria,
strada per automobili, passerella metallica)
fari e telegrafia senza fili
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5. I DISEGNI DI ANTONIO SANT’ELIA FANNO RIFLETTERE
Vi sono molte ragioni per apprezzare la sua idea futurista
di porre il corpo ascensori come staccato dall’edificio,
dalle considerazioni di carattere costruttivo: lo spazio interno
all’edificio è libero e ogni piano acquisisce maggiore
indipendenza, a quelle di sicurezza perché un corpo ascensori
esterno è più facilmente isolabile dai rischi di incendio; in ultimo,
a quelle di carattere estetico perché il disegno dell’edificio
ne guadagna in occasioni di articolazione formale.
Questi progetti indicano la via per integrare la macchina
all’architettura, assumendo quella come parte sostanziale
di questa. Un ragionamento da allargare oggi ad altre
strumentazioni quali momenti qualificanti del costruire: i pannelli
solari e gli altri accorgimenti tecnici che riguardano il controllo
del clima interno.
Insomma, il connubio macchina-architettura non si realizza
trasportando questa al livello di quella, ma trovando
il punto in cui le due si ottimizzano vicendevolmente, ai fini
del miglioramento della qualità del vivere.
LA CITTÀ FUTURISTA. - Ponte a 3 piani
comunicanti per mezzo d’ascensori
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