Riproduzione di Tonni
Katia Violi – Moia Andrea
____________________________________________________________ Tecniche Modellistiche____
Come autoriprodursi dei Tonni
Quello che vi voglio presentare oggi è un vecchio articolo rivisitato di Katia Violi (tratto
da un antico forum degli Amici della “Locanda del Porto”) che tratta un argomento
sempre vivo ed interessante per chi fa modellismo navale come noi.
La cura dei particolari nel modellismo permette di arricchire l'effetto visivo
complessivo e di colpire l'osservatore e la sua immaginazione.
Prendiamo spunto dal meraviglioso lavoro fatto in gruppo dagli amici della Locanda del
Porto, per vedere come introdurre dei particolari, in questo caso dei tonni appena
pescati, possa effettivamente rendere ancora più realistico il modello di una barca da
pesca.
Nella ricca descrizione di Katy scopriamo l'amore e la cura anche nella preparazione di
questi piccoli particolari spesso trascurati. I tonni di Giordano hanno visto la luce in un
eccezionale pomeriggio di agosto, con temperatura mitissima, e un cielo pasquale colmo
di nuvole bianco e piombo, e sprazzi di azzurro limpidissimo.
Per prima cosa, già da qualche giorno ho spulciato tra i libri della biblioteca della ditta per
cui lavoro (capite bene che costruendo macchinari per la lavorazione del pesce abbiamo
una fornitissima biblioteca ‘ittica') alla ricerca di disegni di tonni.
I disegni sono spesso più utili delle foto per farsi un'idea generale dell'anatomia di un
animale, in quanto il disegno può evidenziare particolari che a volte una fotografia, vuoi
per le condizioni di ‘posa' disagiate, vuoi per mancanza di luce o tempismo, non può
riprodurre.
Tuttavia le fotografie consentono più dei disegni di capire (uso di proposito questo
verbo) il colore e la sostanza di un animale.
E' dunque importante, specialmente se non si ha modo di osservare dal vero il proprio
soggetto cercare tutta la documentazione possibile.
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E' bello inoltre leggere della biologia e della storia ‘sociale' per così dire di questo
animale che noi ‘cittadini', purtroppo, conosciamo solo sotto forma di scatoletta. Il tonno
vivo però è una creatura potente e magnifica, uno dei più grandi e voraci Teleostei dei
mari, con un areale di distribuzione che copre tutto il nord Atlantico, dai 20° ai 70° N, il
Mediterraneo e il Mar Nero.
Il tonno comune è lungo dagli ottanta cm ai due metri, e anche più, fino a tre metri, e può
pesare più di 400 kg. Il tonno vive in profondità e rifugge le acque torbide. Si nutre di
piccoli e medi pesci pelagici, e nonostante la taglia notevole ha numerosi nemici naturali,
come squali e orche. Nel periodo della riproduzione si spinge verso zone calde, meno
ricche di nutrimento. Infatti in questo periodo i tonni smettono di alimentarsi, impegnando
tutte le loro risorse nell'accoppiamento e nella deposizione delle uova. E' in questa
delicata fase della loro vita che cadono vittima della mattanza delle tonnare siciliane.
Il Thunnus thynnus dei biologi assume svariati nomi nei diversi dialetti d'italia. In liguria lo
si chiama Tonn, o Toun, o Tunno. In Veneto Tòn, Tonina, o Tonnina. In Friuli Pompilo,Ton,
Tonina, Tonnina, Tròmpia, Trompito. In Emilia, Toscana, Marche, Abruzzi, e Lazio è solo
Tonno, ma in Campania lo troviamo nominato Tunnariello o Tunno; nelle Puglie
Tunnariello, Tunne, Tunnacchiu, Tunnacchiòlu; in Calabria Tunnacchòlu o Tunnu; in
Silcilia Tunnu, Tonno, Tonnacchioli, Tunnachiuòlo, Tunnacchiu, Tunnareddi. In Sardegna
è Scampirru, o Tunina, Tununu, Tunninu, o Tunnu.
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I disegni mi hanno fornito una precisa idea della sagoma e delle proporzioni del pesce. Le
foto hanno aggiunto completezza all'immagine, mostrando la lucentezza della pelle
argentea, l'eccezionale volume insieme spesso e slanciato, incredibilmente liscio del
corpo del pesce, e l'occhio spiritato stranamente in contrasto con la grande bocca dalla
piega amara.
La sagoma approssimativa dell'animale, senza pinne, nelle misure fornitemi da Giordano
è stata disegnata su una tavola di noce stagionata spessa un centimetro e mezzo, in
cinque copie, e da qui è stata ritagliata, con l'aiuto di un seghetto alternativo(il legno,
molto stagionato, è decisamente duro). Poi con una grossa raspa da falegname le forme
principali sono state sbozzare nel legno, la forma arrotondata del ventre e quella poco più
acuta del dorso, la coda sottile, i fianchi torniti. La forma è stata poi affinata con una lima,
carta vetrata, e un rullino di carta abrasiva montato sul trapano.
Ora si poteva iniziare a intagliare i dettagli, prima di tutto la bocca. La bocca del tonno si
dice ‘terminale', ossia si trova all'estremità anteriore del corpo, in centro (mentre gli
squali per esempio hanno la bocca situata inferiormente).
La bocca ha una piega ‘triste' all'ingiù,
caratteristica di molti pesci, e la mandibola
superiore più larga e arrotondata di quella
inferiore è anche leggermente, ma solo
appena appena ,più corta.
Dopo aver disegnato la bocca sul legno ho
tagliato un ‘cuneo' di legno con una piccola
sega a dorso. Si può anche usare un
dischetto da taglio sul trapano. Ho poi
rifinito gli angoli delle labbra con una
piccolissima fresa a palla, ho affinato la
mandibola inferiore, facendo poi sfilare la
nuova linea sino al ventre, arrotondato
quella superiore, ritoccando nel contempo
la forma della fronte, ho svuotato l'interno
della bocca, e ho infine creato il lieve rilievo
del labbro superiore, sempre verificando la
simmetria dei due lati del muso.
Tutte queste operazioni si compiono facilmente con un rullino abrasivo e il trapano da
modellismo e una fresa a palla consente di rifinire i dettagli.
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Dopo la bocca, ho poi disegnato sul legno gli
altri dettagli della testa, le grandi branchie
da nuotatore possente, e l'occhio. La linea
principale che definisce la branchia, quella
posteriore, prosegue dal fianco del pesce
lungo la gola fin sotto al mento, dove si
congiunge alla sue simmetrica in una acuta
V.
Su questa linea ho inciso una profonda
fessura verticale con un cutter affilato. Poi,
posteriormente a questa linea ho scavato
leggermente il legno con tagli molto inclinati,
che si congiungono in una linea fluente coi
fianchi del pesce. Vi è poi una seconda linea, più vicina all'occhio del pesce simile alla
prima ma molto più lieve e breve, che ho intagliato allo stesso modo, ma più leggermente.
L'occhio è leggermente incavato e piuttosto piatto, e il contorno è stato evidenziato
ribassando leggermente l'intorno. Anche la linea della ‘tempia', alle spalle dell'occhio è
leggermente incavata. L'occhio e i lineamenti del muso sono stati intagliati con piccole
frese a palla.
Poi ho armonizzato tutti i tagli, ed eliminato
le sbavature con una piccola spazzola
metallica montata sul trapano. Al centro
della V formata dalle branchie sotto il
mento del pesce vi è una leggera
depressione, che è stata scavata con
piccole
frese,
e
poi
ricongiunta
armonicamente alla linea del ventre.
Dovete tenere sempre presente che la
principale caratteristica dei pesci è il modo
in cui tutte le linee si fondono in un perfetto
profilo idrodinamico, quindi non ci saranno
mai linee ‘monche', in qualche modo esse
fluiscono l'una dentro l'altra fino al vertice
sottile della coda, e da qui… nella scia armoniosa del pesce. Da ultimo, ho aggiunto le
narici, con una fresina a palla, ribassando appena i contorni del foro per evidenziarle.
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Finita la testa del pesce ho aggiunto la linea
laterale che corre dall'estremità superiore
della branchia alla coda, delimitando una
sorta di cresta sul dorso, e una seconda linea
più breve che circonda, per così dire le pinne
laterali.
Queste line sono appena accennate ed
evanescenti,
sul
pesce
come
sulla
riproduzione,e le ho appena segnate con una
sgorbia
semitonda.
Ho
poi
rifinito
completamente le superfici con pezzetti di
carta vetrata, dopo aver spennellato il legno
con Ducotone diluito per turare appena la fibra del legno.
Le pinne sono state ritagliate da lamierino di
alluminio, dopo aver disegnato la sagoma del
pesce, e studiato le giuste proporzioni. Per
alloggiare le pinne, che hanno un bordino di
1mm a questo scopo, ho inciso nel legno 7
fessure sottili. Una sul dorso, una sul ventre,
molto lunghe per consentire l'alloggio delle
pinne dorsali e anale, comprese le piccole
pinnule antistanti la coda. Una profonda per
alloggiare la coda. Due fessure a mezzaluna per le pettorali, e due piccole fessure per le
pinne ventrali. Le pinne, una volta incastrate sono state fissate con colla bicomponente.
Per prime ho messo le pinnule, che una volta incastrate sono state accorciate con le
forbici per creare un'unica linea armoniosa, poi tutte le altre.
Ora i tonni erano pronti per essere argentati e dipinti. Sono stati spennellati di Bolo
d'Armenia rosso, una fine argilla rosastra che serve da base per dorature a foglia e a
polvere, e poi con missione per doratura a olio da dodici ore, diluita con trementina per
accorciare i tempi di asciugatura.
La foglia d'argento è stata così posata dopo circa tre ore, con un sottile pennello di vitello
(i dettagli della doratura a foglia si trovano nel Manuale delle tecniche pittoriche, capitolo
‘Decorazioni' – che pubblicheremo in seguito). La brunitura è stata effettuata con un
pennello piatto in poliammide, dalle setole consistenti ma morbidissime. Le lacune più
minute non sono state corrette, in quanto il trasparire del bolo rossastro contribuisce
all'aspetto malconcio dei tonni (che devono essere reduci dalla mattanza, non vivi). Non
mi sono curata nemmeno di argentare le pinne,che dovevano essere dipinte, e l'interno
della bocca, che va bene in rosso.
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Dopo aver lasciato riposare la foglia per un'oretta ho dipinto di nero il dorso e le pinne dei
tonni, ad acrilico, schiarendo poi le pinne con una velatura rosea. Con lo stesso rosa ho
velato il ventre dei pesci,e il profilo delle branchie. Una linea trasparente, grigiastra,
attenua un po' il contrasto tra il nero del dorso e il colore argentato dei fianchi. Gli occhi
sono dipinti di bianco scaldato con giallo e ocra. Il tutto è stato verniciato con una
vernicetta a spirito da doratura, importantissima con la foglia d'argento che può
facilmente ossidare se messa in contatto con vernici acide o peggio con tracce di zolfo.
La vernicetta a spirito è lucidissima, il che conferisce al tonno il giusto effetto bagnato; se
ne danno due o tre mani.
A vernice asciutta ho colato sugli occhi dei tonni piccole gocce di colla bicomponente per
dare la giusta profondità all'iride. Il sangue è stato riprodotto mescolando bolo rosso,
acrilico carminio, nero e terra d'ombra e vernice a spirito. L'incompatibilità dei
componenti rende il composto gommoso e duro, prestando corpo e vischiosità al finto
sangue.
Il risultato lo potete notare nella fotografia seguente
Katy Sark
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