Distribuzione gratuita a domicilio
e presso tutte le strutture sanitarie
dell’Azienda Ulss 18 di Rovigo.
Periodico a carattere divulgativo
e sociale esente da imposte.
pianeta
cuore
All’interno
Sede Ulss 18 Rovigo - viale Tre Martiri 89
tel 0425 393969 - Direttore responsabile
Annalisa Boschini - iscr. trib. di Rovigo
n° 23 del 1/12/2004 - Edizione e
distribuzione Azienda Ulss 18 Rovigo © 2006
6
Numero
Anno 3
Dicembre 2007
Il trapianto di cuore
L’arresto cardiaco
L’infarto nella donna
Prevenzione e agonismo
pag. 3
pag. 4
pag. 6
pag. 7
EDITORIALE
di Gaetano Thiene e Cristina Basso
Le radici della
medicina
cardiovascolare
Vi è unanime consenso fra gli storici
che la Medicina Cardiovascolare
Moderna poggi le sue fondamenta sugli
studi di anatomia, funzione e storia
naturale del corpo umano condotti
all’Università di Padova nei secoli
XVI-XVII. L’evoluzione del pensiero
è ben delineabile fin dagli stessi titoli
delle grandi opere che hanno segnato
il cammino dello sviluppo di queste
conoscenze. Alessandro Benedetti
(Anatomicae, sive Historia Corporis
Humani, 1493), Vesalio (De Humani
Corporis Fabrica, 1543),
Realdo Colombo (De Re Anatomica,
1559) e Gabriele Falloppio
(Observationes Anatomicae, 1561)
“smontano” il corpo umano attraverso
la dissezione anatomica per scoprire i
segreti della sua impalcatura e rompere
le tradizioni che si richiamano a Galeno.
Segue a pagina 2
Vi abbiamo
a cuore
di Annalisa Boschini
Queste brevissime righe per
salutare tutta la comunità di cui si
occupano i servizi sociali e sanitari
della nostra Ulss, i nostri lettori,
i nostri operatori con un gioco di
parole: ci state a cuore. E scusate se
questa affermazione viene pubblicata proprio sul nostro giornale,
che ha dedicato questa edizione a
questo organo vitale, alle malattie
che lo colpiscono, alle cure che lo
guariscono, alle attenzione che lo
fanno funzionare meglio.
Come per il cuore, l’esperienza
editoriale che ha portato a casa
vostra questo periodico monografico
dal 2005 al 2007 ha voluto occuparsi di temi (l’emergenze, le liste
d’attesa, l’ospedale di Trecenta, la
prevenzione, gli anziani) che vi
stavano, e ci stavano a cuore.
Segue a pagina 8
Angiografia foto E. Bossan
Nuove frontiere nuove speranze
L’utilizzo delle cellule staminali nelle patologie cardiovascolari
di Elena Dusi
Dalle cellule staminali nascerà un cuore umano. La prima
tappa della scalata verso il traguardo si deve a sir Magdi
Yacoub, il veterano dei cardiochirurghi inglesi nato al Cairo
e insignito del titolo di baronetto nel 1991. Nel laboratorio
dell’ospedale britannico di Harefield, Yacoub e i colleghi
hanno creato per la prima volta delle valvole cardiache
partendo dalle staminali. Entro la fine dell’anno i chirurghi
tenteranno il trapianto in via sperimentale sugli animali.
«Penso che arriveremo alle applicazioni sull’uomo entro un
decennio» prevede Yacoub.
Il trapianto delle valvole è l’intervento di cardiochirurgia
più comune. In Italia se ne effettua circa uno al giorno e per
supplire alla mancanza di donatori in alcuni casi si utilizzano
valvole metalliche, di maiale o di mucca (rivestite con materiale
sintetico). Diversi gruppi di scienziati nel mondo stanno
cercando da anni valvole resistenti, adattabili al cuore umano
e scevre da rischi di infezione o rigetto. L’atout che permette
di raggiungere il triplice obiettivo è proprio l’uso delle
staminali, cellule capaci di replicarsi su una superficie sterile
assumendone la forma. Con un’opportuna impalcatura e fattori
di crescita adeguati, Yacoub e colleghi hanno realizzato delle
valvole complete. Verso il traguardo di un cuore nuovo fatto di
staminali stanno lavorando in realtà molte équipe nel mondo.
L’approccio più studiato consiste nell’iniettare le cellule rigeneratrici nel muscolo colpito da infarto per fargli recuperare parte
della capacità contrattile. In caso di danni alle arterie coronarie,
invece, le staminali promettono di rigenerare le pareti dei
vasi sanguigni. E pezzo dopo pezzo, gli scienziati sognano di
assemblare in laboratorio un organo completamente nuovo
sfruttando i segreti della biologia. Uno studio dell’università
del Michigan pubblicato su Regenerative Medicine sosteneva
che l’obiettivo non è irraggiungibile: «L’ingegneria dei tessuti
vede nella rigenerazione del cuore una delle sue punte di
diamante». scriveva Ravi Birla, direttore del Laboratorio
per il cuore artificiale dell’ateneo, in cui nel dicembre scorso
venne realizzato un frammento di tessuto muscolare capace di
contrarsi e rilassarsi al ritmo di un battito umano.
Elena Dusi
giornalista professionista
di Repubblica
Allenare
la salute
di Marco Bottoni
I risultati degli studi clinici
accumulati negli anni
dimostrano che un’attività
fisica da leggera a moderata
in adulti sani riduce, sia
negli uomini che nelle
donne, il rischio di mortalità
complessiva e l’insorgenza
di malattie cardiovascolari.
L’allenamento fisico, se
correttamente eseguito, si
è dimostrato efficace nel
ridurre i sintomi anginosi
nei pazienti con patologia
coronarica e i sintomi di
insufficienza cardiaca nei
pazienti con disfunzione del
ventricolo sinistro.
Segue a pagina 7
La dieta
del cuore
di Fiorella Costa
L’alimentazione ha una forte
influenza sulla salute del tuo
cuore. Mangiare troppo e
in maniera non corretta può
causare soprappeso, ipercolesterolemia, ipertensione
arteriosa, diabete e quindi
aumentare il rischio di
malattie cardiovascolari.
Curare le conseguenze di tali
malattie una volta che esse
si sono manifestate, può non
essere facile. E’ importante
quindi cercare di prevenirle,
ma come?
Segue a pagina 6
Salute Ulss18
EDITORIALE
(segue dalla prima pagina)
Nel 1594 Fabrici
d’Acquapendente edifica
il Teatro Anatomico, primo
laboratorio nella storia della
Medicina, e abbozza successivamente le prime intuizioni
anatomo-funzionali nel
De Venarum Ostiolis (1603)
e nel De Formatu Foetu
(1613). Nello stesso periodo
Galileo, professore di
Matematica all’Università
di Padova, introduce il
metodo sperimentale secondo
il quale “scienza è misura”.
Grazie a questo metodo e
alle lezioni di Anatomia del
Maestro Fabrici, William
Harvey, alunno del Ginnasio
Patavino, è in grado di
concepire la corretta teoria
della circolazione (Exercitatio
Anatomica De Motu Cordis
et Sanguinis in Animalibus,
1628), così fondando la
Fisiologia e aprendo la
via all’interpretazione del
funzionamento dell’intero
corpo umano. Un secolo
dopo, Giovanni Battista
Morgagni, professore
prima di Medicina e poi di
Anatomia, sposta l’attenzione
alle malattie e alle alterazioni
morbose del cuore, per
l’interpretazione dei sintomi
e delle cause di morte
cardiovascolari, attraverso il
metodo della correlazione
anatomo-clinica (De Sedibus
et Causis Morborum per
Anatomen Indagatis, 1761).
Questo primato storico
dell’Università di Padova
nell’Anatomia, Fisiologia e
Patologia Cardiovascolare
è continuato nei secoli e
mantiene tutta la sua attualità. La Scuola medica patavina
è attualmente leader in Italia
con una visibilità scientifica
internazionale di altissimo
livello nel campo della
Medicina cardiovascolare.
I suoi successi sono culminati
il 14 Novembre 1985 con il
primo trapianto cardiaco in
Italia effettuato da Vincenzo
Gallucci che ha aperto la via
anche nel nostro paese alla
cura delle malattie cardiache
terminali con la sostituzione
dell’organo. Attualmente
Padova è l’unica sede italiana
dove vengono effettuati di
routine tutti i tipi di trapianto
d’organo (cuore, fegato,
rene, polmone) mediante
il coordinamento di un
gruppo interdisciplinare
comprendente chirurghi,
clinici, patologi, immunologi,
neurologi, anestesisti, medici
legali, microbiologi. Il
progetto di un Academic
Medical Center, dove
Medicina clinica e scienze di
base opereranno finalmente
insieme in maniera sinergica,
fa sognare i giovani dottori
di ricerca ed è foriero di
interessanti, ancorché
imprevedibili sviluppi per le
Scienze cardiovascolari.
Gaetano Thiene
Professore Ordinario,
Università degli studi di Padova
Cristina Basso
Professore Associato
Patologia Cardiovascolare,
Università degli Studi di Padova
Mappatura del cuore foto L. Belletti
Un pianeta chiamato cuore
Storia e simbologia fra scienza ed esoterismo
di Lorenzo Belletti
L’uomo non ha mai considerato il cuore come un organo qualunque
insignendolo, fin dall’antichità, di valori che andavano ben al di là
della sua funzione. Circa 3000 anni fa un ignoto artista tracciò in una
grotta del nord della Spagna la sagoma di un mammut con un’ampia
immagine a forma di cuore posizionata nel punto dove doveva
effettivamente collocarsi il cuore dell’animale. Il cacciatore preistorico
sapeva di dover puntare a questo particolare organo per aver ragione
dell’animale e tale affresco rappresenta la più antica illustrazione del
cuore di cui si abbia notizia e, al tempo stesso, la prima dimostrazione
della consapevolezza da parte dell’uomo della funzione vitale che
esso svolge. Parallelamente, al cuore fu presto attribuita una funzione
sovrannaturale con implicazioni di tipo magico. Tra gli antichissimi
trattati medici egizi che ci sono pervenuti ve ne sono alcuni che
riguardano specificamente il cuore. Da essi si desume che il cuore era
considerato organo essenziale per la vita, nonché sede dello spirito,
dell’anima e della ragione. Dopo le operazioni d’imbalsamazione del
corpo solo il cuore rimaneva al suo posto; gli Egizi, infatti, credevano
che dopo la morte l’anima giungesse dinanzi ad Osiride, il quale ne
pesava il cuore su una bilancia: se durante la vita l’individuo non
aveva commesso colpe, il cuore era leggero come una piuma e l’anima
entrava nel regno degli dei; altrimenti, se il cuore era pesante, l’anima
veniva divorata da un mostro.
Nel libro Nei Tsing, opera dall’imperatore Hunag Ti (2698-2598
a.C.), vi sono passi da cui si desume che nell’antica Cina il concetto
di circolazione del sangue era già presente e che nella medicina antica
cinese l’esame del polso era già considerato tra gli aspetti più utili alla
diagnosi. I Cinesi credevano che il cuore fosse l’organo principale
del corpo: l’organismo umano veniva considerato come una copia
in miniatura dell’universo di cui il cuore era l’imperatore, racchiuso
all’interno del suo palazzo fortificato, rappresentato dalla gabbia
toracica.
Per secoli le conoscenze sul sistema cardiocircolatorio, sul cuore, sulle
vie arteriose e venose, sul sangue e sulle loro funzioni furono vaghe e
fortemente condizionate da implicazioni di tipo magico-religiose. Fu
solo con la medicina del periodo greco classico, e in particolare con
Ippocrate (460-370 a.C.) e la sua scuola, che l’approccio nei confronti
del funzionamento del cuore e dell’organismo in generale si avvalse di
visioni maggiormente empirico-razionali. Con il passare dei secoli le
varie branche della scienza cominciarono a strutturarsi servendosi di
una metodologia scientifica riconosciuta e condivisa. Lo sviluppo della
neurologia e della psicologia consentirono finalmente di trasferire
la ragione, le emozioni e i sentimenti dal cuore alla mente. Ma,
sebbene la medicina del XIX e del XX sec. abbia descritto nei dettagli
la fisiologia dell’apparato cardiovascolare, nella coscienza comune
dell’uomo contemporaneo il cuore continua a rivestire una funzione
che va al di là di quella di semplice “pompa del sangue” rimanendo
luogo più intimo e misterioso dell’uomo dove sentimenti ed emozioni
trovano la loro sede di formazione e di sviluppo.
La circolazione sanguigna
Risale solo al 1616, un’epoca relativamente recente, la scoperta
della circolazione sanguigna. Autore ne fu un medico inglese,
William Harvey, che condusse parte dei suoi studi presso
l’Università di Padova, in collaborazione con Girolamo Fabrici
d’Acquapendente. Fino ad allora era prevalsa la teoria galenica
secondo cui il cuore non rivestiva un ruolo centrale nella
circolazione. Galeno, filosofo e scienziato greco del II sec. d.c.,
aveva sostenuto infatti che fosse il fegato a produrre il sangue
a partire dal cibo e che il sangue servisse a portare così il
nutrimento ai vari organi del corpo. Harvey, invece, capì che il
cuore è un muscolo e che il suo funzionamento è simile a quello
di una pompa. Capì anche che le valvole cardiache lasciano fluire
il sangue dagli atri ai ventricoli e non al contrario e che anche le
valvole delle vene lasciano passare il sangue in un’unica direzione,
cioè dai distretti periferici al cuore. Harvey intuì che c’era una
comunicazione tra arterie e vene e che questa comunicazione,
alla lunga, portava il sangue continuamente in circolo, facendolo
passare per il muscolo cardiaco.
SALUTE Ulss 18
dell’Azienda Ulss 18 di Rovigo
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Progetto e cura
Progetto grafico
Direttore responsabile
Impaginazione
Enrico Bossan
Annalisa Boschini
Redazione
Elena Azzalin
Lorenzo Belletti
Marta Boscardin
Giovanna Durì
Carlo Rossolini
Vignette
Daniel Cuello
Stampa
Mediagraf S.p.A.
Noventa Padovana
Hanno collaborato:
Enrico Albertini, Cristina Basso, Cristiano Bendin, Annalisa
Boschini, Marco Bottoni, Federica Broglio, Carlo Cavriani,
Fiorella Costa, Elena Dusi, Alberto Garbellini, Francesca
Rosati, Gaetano Thiene. Si ringrazia la collaborazione di
Republica per la concessione del testo di Elena Dusi.
Finito di stampare
nel mese di Dicembre 2007
Registrazione Tribunale di Rovigo
n° 23 del 1/12/2004
Salu t e Ulss18
Il trapianto di cuore
L’importanza
di non sentirsi soli,
gli Amici del cuore
un sostegno
psicologico e umano
Intervista al professor Pietro Zonzin
di Cristiano Bendin
di Cristiano Bendin
Quali sono le difficoltà che si riscontrano quando si
decide di optare per un trapianto? Il primo problema è la
sproporzione tra il numero di persone bisognose di trapianto
e la scarsa disponibilità di cuori. Per questo vengono messi
in atto degli interventi farmacologici e terapeutici, rivelatisi
molto efficaci, per guadagnare tempo in attesa dell’organo
disponibile: pacemaker biventricolari, pacemaker con funzioni
di defibrillatore e vari strumenti cosiddetti bridge, che fanno
cioè da ponte tra la fine della terapia e l’arrivo del nuovo cuore.
Cristiano Bendin
giornalista professionista
Il resto del Carlino
Abruzzo/Molise
2007
2006
2005
2004
2003
2002
Trapianti di cuore in Italia
2001
Quando si ricorre al trapianto del cuore? Al trapianto si
ricorre solamente quando la terapia medica ottimizzata non
è più in grado di mettere il paziente nelle condizioni di far
fronte alle proprie semplici e normali attività quotidiane,
come vestirsi, spogliarsi, muoversi.
A quali centri si affida l’Ulss 18 per trapiantare i suoi
pazienti? Generalmente ci affidiamo a Verona, Padova e
Udine.
2000
Quali sono i campanelli d’allarme che inducono un
paziente a rivolgersi al cardiologo? I sintomi più diffusi
sono una ridotta tolleranza allo sforzo con disapnea, cioè
difficoltà a respirare, e presenza di dolori a livello del torace.
Spesso a questi sintomi si associano cardiopalmo, vertigini,
svenimento oppure il riscontro occasionale di valori pressori
superiori alla norma.
Quali i benefici e quali i rischi di un trapianto? I benefici
immediati sono la sopravvivenza e una migliore qualità di vita:
il 35 per cento dei trapiantati, infatti, viene reinserito nella
vita produttiva. I rischi sono quello operatorio, anche se col
tempo si è ridotto, quello infettivo e l’immuno-depressione
determinata dai farmaci anti-rigetto.
Regione
Quali sono i primi sintomi di una patologia cardiaca?
Quando si deve ricorrere a un trapianto di cuore?
Quali i benefici e i rischi di un intervento tanto delicato
quanto efficace nel trattamento delle cardiopatie
terminali? Ne parliamo con il dottor Pietro Zonzin,
66 anni, fino a poche settimane fa primario della
divisione di Cardiologia dell’ospedale Santa Maria
della Misericordia di Rovigo.
0
2
1
2
3
1
4
1
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16
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Emilia Romagna
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Friuli Venezia Giulia
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Campania
Lazio
Lombardia
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Piemonte/Valle d’Aosta
17
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Puglia
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Toscana
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-
-
Veneto
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37
38
27
Preparazione alla mappatura del cuore foto L. Belletti
Angioplastica coronarica
Costituita nel giugno
del 1988, l’associazione
Amici del cuore di Rovigo
si occupa di promuovere
e organizzare attività
finalizzate all’informazione
e alla sensibilizzazione sulle
malattie che colpiscono il
sistema cardiocircolatorio. Lo
scorso anno è stata insignita
del premio San Francesco
– città di Rovigo per meriti
sociali, conta ben 450 soci e,
da circa un anno, è presieduta
da Carlo Piombo, un passato
da amministratore pubblico (è
stato sindaco del capoluogo
dal 1987 al 1990) e una vita
dedicata all’impegno sociale.
Al centro della propria
attività, l’associazione ha
posto il sostegno psicologico
al paziente trapiantato e alle
famiglie. «Il dialogo con questo
tipo di pazienti non è facile
– spiega il presidente Piombo –,
spesso inizia dopo che si sono
iscritti, per riconoscenza verso
i medici o per averne parlato
con familiari e amici. Abbiamo
notato che, una volta superato
lo shock iniziale, il paziente
trapiantato inizia a parlare
serenamente dell’operazione
e assume uno stile di vita più
sano ed equilibrato, evitando il
più possibile le fonti di stress».
A convincere il paziente a
iscriversi all’associazione
Amici del cuore sono spesso
i familiari che subiscono un
trauma non inferiore a quello
che subisce il loro caro. «Sì
– conferma Piombo – l’impatto
della malattia e dell’operazione
sulle famiglie è spesso forte,
traumatico, ma viene superato
non appena il paziente inizia a
stare meglio. Da parte nostra,
cerchiamo di alleviare questa
sofferenza e questo disagio
psicologico con il dialogo, la
compagnia, l’amicizia, una
grande sensibilità. «Spesso
basta poco – aggiunge il
presidente - una passeggiata,
un appuntamento in piazza
per un caffè, due chiacchiere.
In certi casi, usando molta
discrezione, fissiamo anche
appuntamenti a domicilio e
operiamo in stretto contatto
con la divisione di Cardiologia,
che cerchiamo di far
conoscere attraverso incontri
pubblici». Tra gli obiettivi
dell’associazione Amici del
cuore, che nel 2008 compirà
vent’anni, c’è il coinvolgimento
sempre maggiore dei giovani
affinché si facciano interpreti
di uno stile di vita che, in
prospettiva, può prevenire
alcune delle più diffuse
cardiopatie.
Una rivoluzione nella cura delle patologie cardiovascolari
di Alberto Garbellini
Un intervento per ripristinare il corretto
flusso sanguigno in una determinata
regione del cuore, evitando così infarto
miocardico, sindromi preinfartuali e
coronariche acute. È l’angioplastica
coronarica, un trattamento che permette
maggiore efficacia e minore invasività rispetto all’intervento di by-pass
aortocoronarico, evitando quegli eventi
clinici che caratterizzano l’ischemia
miocardica (angina pectoris, angina
instabile, infarto miocardico).
Tecnicamente l’angioplastica coronarica
è il trattamento delle occlusioni e dei
restringimenti delle arterie coronarie
ottenuto attraverso il dilatamento al
loro interno di speciali palloncini o con
l’applicazione degli stent, che sono delle
apposite protesi metalliche.
La procedura dell’intervento consiste
nell’inserimento di una canula
all’interno di un’arteria periferica
(femorale, radiale), attraverso la quale
sono introdotti dei dispositivi (i palloncini) sino alla coronaria da trattare. La
dilatazione crea una sorta di “danno
controllato” alla parete della coronaria
allargando di fatto il lume del vaso
sanguigno. Gli stent, invece, permettono
la formazione di una sorta di impalcatura alla parete dell’arteria con lo scopo
di ottimizzare la dilatazione della stessa
e ridurre così il rischio di occlusione.
Le complicanze di questo intervento
presentano una bassa frequenza e sono
legate alla gravità della malattia coronarica di base, dipendono inoltre anche
dalla capacità del ventricolo sinistro
del cuore di svolgere correttamente le
sue funzioni, dall’età, dalle condizioni
generali di salute del paziente e dalle
caratteristiche della placca arteriosclerotica che restringe il vaso sanguigno.
Un ulteriore fattore di fondamentale
importanza è che nel caso si presentasse
una recidiva del restringimento entro sei
mesi dall’intervento l’angioplastica può
essere ripetuta.
Alberto Garbellini
giornalista professionista
Il gazzettino
Cos’è l’angioplastica
coronarica
La possibilità di intervenire in
anestesia locale evitando ampie
esposizioni chirurgiche, senza
supporto anestesiologico, con
tempi di intervento in genere di
breve durata, senza la necessità
di lunghe riabilitazioni e spesso
con risultati più favorevoli, e
soprattutto la possibilità, in
caso di recidiva, di ripetere tali
interventi senza un aumento delle
complicanze e dei rischi procedurali,
ha progressivamente ristretto le
indicazioni alla chirurgia tradizionale
a favore dell’angioplastica.
Salute Ulss18
Come
riconoscere
un attacco
cardiaco
di Francesca Rosati
Un intenso dolore al centro del torace e al
braccio sinistro: è il classico campanello
d’allarme che fa sospettare l’insorgenza
di un attacco cardiaco. «è importante –
specifica il dott. Loris Roncon – che il paziente
sia in grado di valutare in quale categoria di
rischio si trova. Se una persona è obesa o
diabetica o ipertesa e il dolore al petto insorge
in concomitanza con sforzi fisici o stress
particolari, allora sicuramente è un sintomo
da non sottovalutare. In questi casi il tempo
trascorso tra l’inizio dell’attacco cardiaco e
il primo intervento medico svolge un ruolo
determinante, tanto che si usa dire che il
tempo è muscolo».
L’arresto cardiaco
Le cause di una frequente patologia cardiovascolare
di Enrico Albertini
L’arresto cardiaco, una delle cause di decesso più importanti.
Ogni giorno ne rimane vittima, in media, una persona ogni
nove minuti. Cifre importanti ma non sconvolgenti: in Italia
sono quasi 250 mila le persone a rischio di morte improvvisa
per problemi cardiaci. Il controllo di questa problematica
non è facile: nella maggior parte dei casi l’arresto si manifesta
senza sintomi preventivi e in soggetti che non soffrivano,
almeno apparentemente, di nessuna patologia di quel
tipo. Non basta, quindi, tenersi sotto costante controllo.
Analizzando le cause si scopre che circa l’85% degli arresti è
dovuto esclusivamente al cattivo funzionamento del cuore,
senza intervento di fattori esterni. Ma l’infarto, che nell’immaginario collettivo è una delle prime ragioni di morte, incide
solo in piccola parte. In particolar modo a scatenare l’arresto
del cuore sono aritmie - come la fibrillazione ventricolare cioè alterazioni della sequenza normale dei battiti cardiaci. Più
precisamente tachicardia o bradicardia, a seconda che i battiti
aumentino o diminuiscano in modo anomalo. La fibrillazione
ventricolare, molto diffusa, è dovuta ad una contrazione
non coordinata dei ventricoli con il cuore che, quindi, non
riesce a pompare sangue in maniera adeguata alle esigenze
del nostro organismo. Tutte queste aritmie sono a loro volta
provocate, nella maggior parte dei casi, da disfunzioni del
muscolo cardiaco. Altre cause di aritmia e scompenso, non
dovute direttamente a malfunzionamenti del cuore, possono
essere condizioni fisiologiche funzionali: sforzi fisici eccessivi,
abuso di sostanze eccitanti, difficoltà dei processi digestivi.
Per il restante 15% gli arresti cardiaci sono provocati da
avvelenamenti o intossicazioni, folgorazioni e disfunzioni
metaboliche. L’arresto cardiaco colpisce in grande prevalenza
persone adulte, ma anche i giovani sono a volte coinvolti: si
tratta di una patologia molto rara e di difficile previsione,
dovuta spesso ad affezioni congenite ed ereditarie.
Se si interviene entro 3 ore dall’insorgenza
del dolore, infatti, si riesce a salvare gran parte
del muscolo cardiaco; dopo 12 ore, invece, si
è già verificato un danno grave. Per questo
si consiglia di chiamare immediatamente il
118 nel caso si sospetti un attacco cardiaco,
perché l’operatore che risponde alla chiamata
è già in grado di valutare la gravità della
situazione ed eventualmente di mandare
un medico insieme all’ambulanza per iniziare
la terapia già a domicilio.
«Spesso – prosegue Roncon – a giocare a
sfavore del paziente è l’incertezza decisionale,
che fa perdere tempo prezioso, oppure la
scelta di recarsi da soli al Pronto soccorso
piuttosto che chiamare il 118». L’intervento
dell’ambulanza, infatti, permette una
diagnosi più tempestiva e il trasferimento
protetto e diretto del paziente nel reparto
di emodinamica, dove con l’angioplastica
coronarica si può riaprire la coronaria chiusa
con uno speciale palloncino.
Particolare attenzione devono avere le donne,
che presentano spesso una sintomatologia
atipica: il dolore toracico può non avere le
classiche caratteristiche di dolore al petto
irradiato al braccio sinistro.
Urgenza emergenza
Defibrillatore, uno strumento indispensabile
A volte ci sono pochi minuti a separare la vita dalla
morte. In caso di emergenza, incidente, malore
a risultare risolutivo è il primo intervento e dalla
tempestività con cui si adottano i primi soccorsi può
dipendere la salvezza di una persona. Ecco perché è
fondamentale sapere intervenire ed avere gli strumenti
per farlo. Fra questi il defibrillatore, il dispositivo in
grado di riattivare il battito cardiaco attraverso la
somministrazione di scariche elettriche direttamente
sul petto della vittima. In base al progetto Pad (che
regola l’accesso alla defibrillazione per il personale
non sanitario) anche le forze dell’ordine devono avere
a disposizione un defibrillatore per gli interventi di
soccorso alle persone. Spesso i primi soggetti ad intervenire sul luogo di un incidente sono i vigili del fuoco e
può capitare che siano proprio loro a dover prestare le
prime cure alle vittime in attesta dell’arrivo di medici
e infermieri. I defibrillatori in dotazione ai vigili del
Primo intervento
per aiutare
un infartato
di Enrico Albertini
di Alberto Garbellini
Gli strumenti a servizio
dell’emergenza.
Defibrillatore foto L. Belletti
fuoco di Rovigo sono a disposizione delle squadre di
“prima partenza”, chiamate a intervenire in situazioni a
rischio. Il personale è addestrato alle tecniche di primo
soccorso con appositi corsi di formazione (in collaborazione con l’Ulss 18). I defibrillatori in dotazione ai
vigili del fuoco sono del tipo semiautomatico: applicati
sul corpo della vittima sono in grado di leggere un
tracciato cardiografico e individuare eventuali aritmie.
Sarà poi l’operatore a decidere se erogare la scarica
elettrica per far ripartire il cuore. L’operatore deve
valutare le condizioni generali della vittima per fornire
una fotografia della situazione ai medici che dovranno
prendersi cura della stessa. In caso di estrema necessità
è lo stesso vigile che dovrà utilizzare il defibrillatore,
proprio per abbattere il fattore tempo e agire tempestivamente. In questo caso per prima cosa si accerterà delle
condizioni del paziente (polso, respiro, movimento), in
assenza di questi elementi il defibrillatore sarà attivato
per leggere in profondità la situazione cardiaca. In
presenza di un blocco potrà erogare scariche elettriche
per riattivare il cuore e salvare così la vittima.
5-10%
50%
3 minuti
Senza una terapia d’urgenza
solo il 5-10% dei colpiti
sopravvive all’arresto
cardiaco improvviso.
Tuttavia sono state
raggiunte percentuali di
sopravvivenza superiori al
50% laddove sono stati
implementati con successo
programmi sull’uso del
defibrillatore esterno
automatico.
Le percentuali possono
aumentare ulteriormente
se si interviene sul paziente
entro tre minuti dall’arresto
cardiaco.
Il tempo è salute. Soprattutto nel caso ci si
trovi di fronte a un arresto cardiaco. «Ogni
minuto che passa il paziente ha il 10% di
possibilità in meno di recupero» spiega il dott.
Federico Politi, responsabile della Centrale
operativa 118 dell’Ulss 18 di Rovigo. L’allarme
precoce è quindi fondamentale. Ma come si
riconosce una persona colpita da un arresto
cardiaco? «Gli indicatori sono due – continua
Politi – la perdita di conoscenza e l’arresto
respiratorio». Chiunque si trovi di fronte a
una persona con questi sintomi deve subito
chiamare il 118 e poi intervenire. «Bisogna
stendere il paziente a terra, o comunque su
una superficie rigida, in posizione supina.
Poi, dopo averne scoperto il torace, si deve
cominciare con il massaggio cardiaco»
spiega Politi. Un corretto massaggio cardiaco
prevede di mettersi lateralmente al soggetto
colpito da arresto e appoggiare il palmo
della mano sulla parte centrale del torace.
Poi, con il palmo dell’altra mano appoggiato
sul dorso della prima, a dita incrociate, si
deve premere decisamente, facendo forza
con le spalle, verso il basso in direzione
della colonna vertebrale in modo da far
scendere il torace di almeno 4-5 centimetri.
Il tutto ripetuto più volte, nel tentativo di far
ripartire il cuore in questione. Politi ricorda
come il massaggio vada sempre fatto: «al
contrario di quanto si credeva una volta, è
meglio fare un massaggio cardiaco in maniera
scorretta che non fare niente – afferma - gli
eventuali danni risulteranno sempre minori
ai benefici apportati». Diversa la situazione
per la respirazione artificiale, da evitare se
non si è in grado di farla bene: «al contrario
in questo caso i danni apportati al paziente
possono essere elevati – conclude Politi – ma
soprattutto la respirazione sottrae tempo al
massaggio cardiaco, che nelle situazioni di
emergenza è da ritenere più importante».
Salu t e Ulss18
Prevenzione
primaria
Giovani e anziani a confronto
Intervista al dott. Loris Roncon
Fattori associati
ad aumento del
rischio coronario
di Francesca Rosati
• Stili di Vita
• Dieta Ipercalorica o ricca
in Acidi grassi Saturi
e Colesterolo
• Fumo
• Consumo eccessivo di Alcol
• Sedentarietà
Fattori di rischio
modificabili
• Ipertensione Arteriosa
• Elevato LDL-Colesterolo
• Ridotto HDL-Colesterolo
• Elevati Trigliceridi
• Iperglicemia/Diabete
• Obesità
• Fattori Trombogenici
Fattori di rischio
non modificabili
• Età
• Sesso
•
Nonostante gli straordinari progressi degli ultimi
trent’anni le malattie cardiovascolari rimangono la
prima causa di morte in Italia.
Come interpretare questo dato?
«Con le nuove terapie, sia chirurgiche che farmacologiche
– spiega il dott. Loris Roncon, responsabile della SOC di
Cardiologia – molte persone oggi possono condurre una vita
normale pur avendo subito un grave evento cardiovascolare.
Secondo i dati più recenti, la mortalità complessiva nella
popolazione italiana è in diminuzione, soprattutto per chi
riesce a raggiungere una struttura ospedaliera entro poche
ore dall’insorgenza di un attacco cardiaco. Quello che sta
cambiando, è la diffusione e tipologia del paziente con malattie
cardiovascolari. Un’analisi più approfondita dei dati epidemiologici ha messo in evidenza che la tendenza è differente a
seconda delle fasce di popolazione che si considerano. Mentre
nella popolazione anziana c’è una marcata diminuzione delle
morti per infarto, nei giovani e nelle donne tra i 35 e i 44 anni
la mortalità è invece in aumento. Se negli anziani si evidenziano gli effetti positivi dei progressi della medicina e delle cure
mediche, nei giovani e nelle donne emergono i danni causati
dagli stili di vita che aumentano il rischio coronarico. La dieta
ipercalorica o ricca di acidi grassi saturi e di colesterolo, unita
ad una vita sedentaria, può causare obesità e diabete, due
condizioni che aumentano il rischio di un evento cardiovascolare. Anche il fumo di sigaretta, il consumo eccessivo di alcol e
la pressione alta sono fattori di rischio».
Cosa significa fattori di rischio?
«Significa che il verificarsi di una o più di queste condizioni in
un paziente, pur non causando direttamente la malattia cardiovascolare, aumenta la probabilità che nel corso della vita si vada
soggetti a uno o più eventi cardiovascolari e può aggravare la
malattia nel momento in cui essa si verifica. È stato dimostrato
inequivocabilmente che la correzione dei fattori di rischio
riduce la mortalità e la morbilità, specialmente dei soggetti
con malattia cardiovascolare già conclamata. Per le donne è
inoltre da porre in evidenza il rischio, spesso misconosciuto,
della possibilità di una grave trombosi venosa, che può portare
a rischio della vita per embolia polmonare, quando si associa
il fumo di sigaretta alla pillola anticoncezionale. Con l’aiuto
del medico di famiglia ogni persona può fare un’analisi del
proprio stile di vita e periodicamente valutare il colesterolo e la
pressione sanguigna. Questa prima analisi può già indirizzare
le persone potenzialmente a rischio verso una visita specialistica per fare ulteriori accertamenti e modificare, ove possibile,
i comportamenti dannosi. Un consiglio classico, ma spesso
sottovalutato, è quello di cercare di vincere lo stile di vita
sedentario, impegnandosi a compiere un percorso di almeno
10.000 passi ogni giorno. Questo comportamento virtuoso è
in grado, da solo, di diminuire la pressione sanguigna e il peso
corporeo, due importanti fattori di rischio cardiovascolare».
Francesca Rosati
giornalista scientifica
Storia familiare di malattia
coronarica o altra malattia
aterosclerotica precoce
(maschi<55 a, femmine<65 a)
• Anamnesi positiva per malattia
coronarica o altra malattia
aterosclerotica
Le malattie
principali
angina pectoris
è un dolore al torace di breve
durata, provocato dall’insufficiente
ossigenazione del muscolo cardiaco
attacco cardiaco
(infarto miocardico) viene causato
da un coagulo (trombo) che si forma
in una arteria del cuore, bloccando
il flusso sanguigno nell’area
sottostante: il muscolo cardiaco
coinvolto comincia a morire. Più
tempo passa senza cure, maggiore
sarà il danno riportato dal cuore
ictus
è un deficit neurologico dovuto
all’interruzione del flusso sanguigno
in un’area del cervello. Può essere
causato da un’ischemia, cioè dalla
chiusura improvvisa di un’arteria
che porta il sangue al cervello,
oppure da una emorragia dovuta
alla rottura di un’arteria cerebrale
cardiomiopatie
sono una famiglia di malattie del cuore
associate a un malfunzionamento del
muscolo cardiaco
Applicazione holter foto L. Belletti
Gli esami diagnostici
contemporaneamente si misurano
anche pressione arteriosa e ritmo
respiratorio
Esami di I livello
per inquadrare il livello di rischio
• Holter: è una piccola scatola
che contiene un registratore
e una batteria e va portato in
vita o su una spalla per 24 ore.
Alla scatola sono collegati 5-7
elettrodi, che si applicano sul
torace con l’aiuto di un cerotto,
e trasmettono ininterrottamente
al monitor gli impulsi elettrici
generati dal cuore. In pratica,
si ottiene un ECG di un giorno
intero, con il vantaggio che
l’attività cardiaca viene
registrata durante le normali
attività quotidiane (lavorare,
mangiare, dormire) svolte
dal paziente, e magari anche
nei momenti in cui si verifica
un’aritmia o si avverte un dolore
al petto
colesterolemia, pressione,
glicemia, analisi dei fattori
familiari e legati all’età, al sesso
e agli stili di vita
scompenso cardiaco
noto anche come “insufficienza
cardiaca”, è la condizione in cui il
cuore non riesce a pompare una
quantità sufficiente di sangue a tutti
gli organi del corpo. Nella maggior
parte dei casi è una condizione cronica
conseguente all’infarto o ad altra
malattia cardiaca, che si manifesta
con stanchezza, mancanza di respiro
dopo sforzo o a riposo, gonfiori alle
gambe e sensazione di palpitazioni
aritmie
sono alterazioni della frequenza del
battito cardiaco. Quelle a rischio per la
vita oggi possono essere trattate con
speciali dispositivi impiantabili, detti
ICD, che “fanno ripartire” il cuore nel
caso si verifichi un episodio aritmico
fibrillazione atriale
è la più comune forma di aritmia
cardiaca nelle persone anziane
Esami di II livello
di approfondimento per i pazienti
a rischio
• Elettrocardiogramma (ECG):
è la registrazione dell’attività
elettrica del cuore, cioè di come si
contrae e si rilascia. Dal tracciato
elettrocardiografico emergono
battiti cardiaci anomali (aritmie),
aree danneggiate, ingrossamento
del cuore o flusso sanguigno
inadeguato
• Elettrocardiogramma sotto
sforzo (test al cicloergometro):
serve a registrare il ritmo
cardiaco durante l’esercizio
fisico, perché alcune disfunzioni
emergono solo quando il cuore
è sotto “stress”. L’ECG viene
effettuato prima, durante e dopo,
un esercizio su una cyclette;
• Ecocardiogramma: è una
ecografia del cuore che permette
di studiare l’anatomia del cuore,
valutando lo spessore e la
funzionalità delle pareti muscolari
e il funzionamento delle valvole
Esami di III livello
necessari nel caso gli esami
precedenti abbiano individuato
o facciano sospettare delle
patologie più gravi
• Coronarografia: attraverso
l’introduzione di un catetere
(un tubicino in gomma) in
un’arteria del braccio o della
gamba e utilizzando un mezzo
di contrasto, permette di
visualizzare le coronarie, i
vasi che nutrono il cuore, e
le eventuali loro ostruzioni o
restringimenti
• Scintigrafia miocardica:
consente di valutare se il sangue
irrora tutte le parti del muscolo
cardiaco, attraverso l’impiego di
un “tracciante radioattivo”. Può
essere eseguita a riposo e dopo
uno sforzo
• Risonanza magnetica cardiaca:
permette di vedere il cuore
tridimensionalmente e di
studiarne la morfologia
• Tac Multistrato: è un esame
innovativo che permette di
valutare la morfologia del cuore,
le coronarie e lo stato dei bypass
di un paziente operato senza
interventi invasivi
Salute Ulss18
segue dalla prima pagina
La dieta del cuore
Ecco alcuni semplici accorgimenti che,
se protratti nel tempo, aiuteranno il tuo
cuore a mantenersi sano.
• Fai regolarmente colazione e a
metà mattina e pomeriggio spezza
la fame con una porzione di frutta o
verdura
• Consuma almeno 3 porzioni al
giorno di verdura/ortaggi (di cui
almeno 1 cruda) e due di frutta
• Limita il consumo di carne a due-tre
volte alla settimana. Preferisci le
carni magre (pollo, coniglio, vitello,
maiale magro)
• Limita il consumo di formaggi a
due volte alla settimana privilegiando quelli freschi meno grassi.
Ricorda che i formaggi sono
sostitutivi della carne o del pesce
• Aumenta il consumo del pesce,
almeno 2 volte a settimana
• Aumenta il consumo di legumi.
I legumi sono un’ottima fonte
di proteine alternativa alla carne.
Consumali con i carboidrati
• Privilegia gli alimenti ricchi di
amido come pane, pasta, riso, patate
assumendone 3 porzioni al giorno
• Preferisci modalità di cottura
semplici (in acqua, al vapore,in
teglie antiaderenti) con aggiunta
di olio extravergine di oliva crudo
a fine cottura
• Limita il consumo di sale, riducilo
gradualmente sostituendolo con
spezie ed erbe aromatiche
• Riduci a una volta la settimana il
consumo di dolci. Preferisci i dolci
fatti in casa purché preparati con
quantità moderate di grassi.
Fai attenzione ai dolci di produzione industriale, spesso contengono
oli tropicali come ad esempio l’olio
di cocco o di palma ricchi di acidi
grassi saturi che fanno aumentare
il livello di colesterolo “cattivo”
nel sangue
• Scegli l’acqua quando hai sete,
limita il consumo di bevande
zuccherate e bevi il vino in modo
moderato a pasto
Infine se condirai la tua dieta ogni
giorno con un “pizzico” (30 minuti) di
attività fisica moderata come camminare
velocemente o andare in bicicletta, il tuo
cuore ti ringrazierà.
dott. ssa Fiorella Costa
Direttrice SOC
Igiene Alimenti e Nutrizione
dell’Azienda Ulss 18
L’infarto nella donna
Una patologia spesso trascurata
di Elena Azzalin
Nei paesi industrializzati le malattie cardiovascolari sono la
principale causa di morte e, quando compaiono, sono più
gravi nella donna che nell’uomo. Assodato che una mirata
attività di prevenzione possa drasticamente diminuire
l’incidenza di queste patologie, non è difficile comprendere
come il requisito fondamentale per la prevenzione sia
anzitutto la consapevolezza del rischio. La percezione che le
donne hanno nei confronti dei pericoli causati dalle malattie
cardiovascolari è purtroppo molto bassa in quanto si ritiene, a
torto, che infarto e coronaropatie colpiscano principalmente
la popolazione maschile. Le donne in età fertile sono poco
soggette alle malattie cardiovascolari perché gli estrogeni, gli
ormoni sessuali femminili, proteggono le arterie dal rischio di
aterosclerosi. Durante la menopausa tuttavia la produzione di
questi ormoni cessa. Il calo estrogenico produce un aumento
di colesterolo, in particolare quello “cattivo” LDL, con la
conseguente formazione di placche aterosclerotiche, oltre a
causare una ridotta sensibilità all’insulina a cui consegue un
maggior rischio di sviluppare il diabete. Considerando che
la placca impiega dai 15 ai 25 anni per creare nell’arteria un
restringimento significativo, si spiega facilmente perché nel
sesso maschile le sindromi coronariche insorgano a partire
dai 50 anni, mentre nelle donne questo avvenga circa 20 anni
dopo, cioè attorno ai 70 anni.
Il presentarsi di un dolore al petto è uno dei segnali tipici
dell’angina e dell’infarto. Nelle donne tuttavia il dolore può
manifestarsi in modo particolare e meno intenso, con la
conseguente tendenza a trascurarne i sintomi. Il dolore può
essere inoltre di tipo puntuorio: una fitta improvvisa che non
si diffonde alle braccia e che può manifestarsi anche a riposo.
La prevenzione è quindi fondamentale per proteggere le
donne dalle malattie cardiovascolari: smettere di fumare,
tenere sotto controllo il peso corporeo e adottare una dieta
che non favorisca la formazione della placca di colesterolo
sulla parete delle arterie sono un modo efficace per salvaguardare la salute del cuore.
Degenza reparto Cardiologia foto L. Belletti
Gli abusi fanno male al cuore
Alcol, quando lo svago si trasforma in patologia
di Federica Broglio
Consumo medio annuo pro-capite di alcol
puro nell’ambito di tutta la popolazione
italiana (dati O.M.S.)
2003
2001
2000
1999
7.61 litri
7.83 litri
8.03 litri
8.04 litri
Livello di consumo raccomandato
dall’O.M.S. ai Paesi della Regione
europea per l’anno 2015
6 litri l’anno per popolazione
> 15 anni
0 litri l’anno per popolazione
di età inferiore
Persone di 14 anni e piu’ per consumo
di vino, birra, alcolici fuori pasto
qualche volta l’anno anni 1993-2003
Anni
1993
1994
1995
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
Vino
58.0
57.1
57.1
58.8
56.9
56.8
57.1
59.6
57.4
55.9
Birra
42.6
44.5
45.2
46.8
47.2
46.7
47.5
48.4
46.3
47.2
Alcolici
20.9
22.4
22.3
24.3
24.7
23.5
23.3
25.0
23.2
25.8
Fonte Istat: Indagine multiscopo sulla
famiglia. Nel 1996 le informazioni non
sono state rilevate.
Prevalenza dei consumatori di alcolici
fuori pasto
• Classe di età 14 – 17 anni
Anni 1993 – 2003
Anni
1993
1994
1995
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
Consumo di alcol in Italia
(per 100 persone di 14 anni e più)
Maschi
9.8
13.4
12.9
18.4
15.2
18.0
16.8
17.1
18.3
20.7
l’Ulss 18 ha attivato una serie di progetti,
in collaborazione con altri enti e
istituzioni, che si pongono l’obiettivo di
avvicinare le compagnie attraverso gli
operatori di strada e consapevolizzare i
ragazzi sulle conseguenze del consumo
di alcol e droga, tentando di modificare
alcune abitudini e di allontanarli dalle
situazioni di rischio. Un percorso che
necessariamente deve coinvolgere anche
i genitori informandoli e rendendoli
partecipi degli aspetti psicologici e sociali
del problema.
Femmine
7.1
8.0
6.0
10.8
9.7
12.8
12.2
13.8
11.5
16.2
In Italia si stima che gli
alcolisti siano circa un milione,
con approssimativamente
4000 morti causate
direttamente o indirettamente
dall’abuso di alcol. Uno
studio recente mostra che
negli ultimi vent’anni si è
riscontrato un aumento del
22% di alcolismo fra le donne.
Un dato particolare dimostra
che quelle che bevono tutti
i giorni hanno un rischio
sette volte maggiore di
malattie coronariche rispetto
a coloro che bevono solo
occasionalmente inoltre, a
parità di condizioni, si tratta
di un rischio molto più alto dei
loro “colleghi” uomini.
Diminuisce il consumo di alcol medio
pro capite ma cresce l’uso e talvolta
l’abuso nei giovani. Gli adolescenti
prediligono un alcol che crei una sorta
di effetto sballo. Sta diventando questo
il nuovo fenomeno sociale a cui esperti
e medici devono far riferimento per
prevenire eventuali dipendenze future.
Mentre oggi sembra limitato ai weekend e alla serata in compagnia, l’ebbrezza
provocata dall’alcol può lentamente
ed in modo subdolo trasformarsi in un
bisogno quotidiano. «Rispetto a una
decina di anni fa è cambiata radicalmente
la modalità di assunzione di alcol»
- conferma il dottor Marcello Mazzo -,
responsabile del Sert settore alcolismo.
«Mentre prima corrispondeva a una
mentalità legata alla vita in campagna in
cui si beveva un bicchiere a pranzo e a
cena, oggi si beve lontano dai pasti. Se da
un lato può avere un ruolo socializzante
perché assunto in occasioni di ritrovo,
dall’altro se ne abusa nella quantità.
Assistiamo a dei cambiamenti culturali
che, se trascurati, rischiano di sfuggire al
controllo». Le conseguenze si ripercuotono anche sul corretto funzionamento
di molti apparati del nostro corpo, tra
cui quello circolatorio. L’abuso di alcolici
provoca ipertensione, un indebolimento
del cuore e cambiamenti della velocità e
del ritmo cardiaco. Queste modificazioni
portano a vari disturbi cardiaci come
la cardiomiopatia alcolica, in cui il
cuore é affaticato e le sue funzioni sono
gravemente compromesse.
Per le fasce d’età tra i 14 e i 18 anni
Fonte Istat: Indagine multiscopo sulla
famiglia. Nel 1996 le informazioni non
sono state rilevate.
Federica Broglio
giornalista professionista
Il gazzettino
Salu t e Ulss18
segue dalla prima pagina
Piccoli sportivi a tavola
Regole da seguire
nutrienti di cui hai bisogno
per crescere sano e fare
dello sport
Le regole da seguire per i
giovani sportivi sono poche
e semplici ma, se osservate,
garantiranno una maggior
salute ai nostri bambini.
> Non si può uscire di casa,
al mattino senza aver
consumato una buona prima
colazione. La prima colazione
è importante per chiunque,
tanto più lo diventa per
chi vuole fare dello sport
poichè un digiuno prolungato
farà perdere attenzione
e rendimento a scuola e
nell’attività fisica
> Non si fa sport a pancia
piena ma tre ore dopo avere
consumato il pasto
> I 5 gruppi di alimenti (frutta
e verdura – cereali - carne,
pesce e uova - latte e latticini
- zuccheri e grassi)
ti forniscono la magica
miscela di energie e di
> Non è buona regola
introdurre molte proteine
pensando che migliorino la
potenza dei muscoli
> Il miglior rendimento è
dato dall’introduzione
nell’organismo di tutti i
nutrienti, quindi nessuno di
essi può essere sostituito.
Ricorda la miscela magica
> Non avrai bisogno di
integratori alimentari per
migliorare le tue prestazioni
se consumerai le 5 famose
porzioni di frutta e verdura
al giorno
sportivi devono bere
ancora prima di avere sete
e nel corso di un attività
fisica prolungata. Sono da
evitare invece, le bevande
con integratori vitaminici,
calibrate sull’organismo degli
adulti e sproporzionate per le
esigenze dei più piccoli.
> Ricorda che per vincere non
servono cibi speciali bastano
l’allenamento, l’impegno e
una corretta alimentazione
> Mangia un po’ di tutto e varia
l’alimentazione, in modo
che a turno anche le minime
quantità necessarie di un
minerale o di una vitamina
possano rientrare comunque
nella tua dieta
> Durante l’attività sportiva
è buona regola introdurre
zuccheri semplici e di rapido
assorbimento (zucchero,
miele, frutta)
> Essendo l’acqua l’elemento
essenziale della vita, gli
Cioccolato e cuore
Una buona notizia per i
golosi: il cacao aiuta il cuore
a mantenersi in buona
salute. Che facesse bene
e giovasse all’umore era
già noto, ma sembra anche
avere un ruolo importante
nel migliorare la circolazione
del sangue nelle arterie
riducendo le problematiche
associate alle malattie
cardiovascolari. Tutto
questo però è valido solo
se il cioccolato è fondente,
perché ricco di flavonoidi,
gli antiossidanti responsabili
di questi benefici. Inoltre
il cacao non deve essere
alterato con sostanze
aromatiche o sofisticato
con altri ingredienti. Da
peccato di gola a elisir di
lunga vita: ma per addolcire
il cuore evitate le abbuffate,
l’aumento di peso è uno dei
principali fattori di rischio
cardiovascolari.
Correndo dietro a un pallone
di Carlo Cavriani
Le sue squadre fanno venire il batticuore ai tifosi. Niente è
mai scritto. Emozioni a non finire, in campo e sugli spalti.
Attilio Bardi fa dello spettacolo e del bel gioco il suo credo
calcistico. Quest’anno siede sulla panchina del Rovigo. Lui il
calcio lo conosce bene, prima di fare l’allenatore è stato anche
un discreto calciatore. E afferma: «Il calcio giocato richiede
rapidità, implica scatti, dribbling, arresti e ripartenze brucianti.
Uno sport che necessita quindi di una seria preparazione
per resistere a lungo in ampi spazi di campo». L’imperativo
di questo sport è comunque avere un cuore sano. «Ricordo
— dice Bardi — un episodio che mi è capitato quando
giocavo a Terni. Stavamo facendo allenamento con i ragazzi
della Juniores. Ad un certo punto, durante la partitella, in un
normale contrasto di gioco un ragazzino è caduto a terra. Non
dava segni di vita. Per fortuna un mio compagno ha avuto la
prontezza di liberargli la lingua e di fare il massaggio cardiaco.
Non c’era un medico e del defibrillatore nemmeno l’ombra.
Prevenzione
e agonismo
Un programma di screening
contro le patologie cardiovascolari
di Marco Bottoni
L’attività sportiva è generalmente praticata, a livello
agonistico, da individui
giovani che godono di buona
salute e che non presentano
segni o sintomi di patologie
rilevanti. Tuttavia l’esercizio
dello sport, specie nelle
discipline che prevedono
una più intensa richiesta di
attività atletica, è gravato dal
verificarsi di casi di morte
improvvisa, la maggior parte
dei quali è dovuta a cause
cardiovascolari.
Alla base di questi tragici
eventi, fortunatamente rari,
stanno spesso anomalie
cardiovascolari che sono del
tutto asintomatiche, il cui
riconoscimento negli atleti
agonisti assume carattere
prioritario e indispensabile.
La legge italiana obbliga gli
atleti che intendono praticare
attività agonistica a sottoporsi
a una valutazione clinica e
strumentale approfondita,
dalla quale è condizionato
il rilascio dell’idoneità alla
pratica sportiva.
Dal 1982 è stato organizzato,
in accordo con tale normativa, un programma nazionale
di ricerca delle patologie
cardiovascolari “silenti”negli
atleti agonisti.
I partecipanti a tale screening
vengono sottoposti a controlli
che prevedono:
•ricerca nella storia patologica familiare di morte
improvvisa o patologie
cardiache in età giovanile
e in quella personale di
episodi di sincope, dolore
toracico o turbe del ritmo
cardiaco;
Per fortuna tutto si è risolto nel migliore dei modi. Ma è stato
un episodio che mi ha davvero scosso». Ora però tutti i calciatori vengono sottoposti ogni anno a visite mediche, proprio
per scongiurare eventuali problemi. Pensiamo ai giovani atleti
che si allenano per giocare 90 minuti in undici sul campo
regolamentare, ma anche ai meno giovani che, magari una
volta alla settimana, si sfidano cinque contro cinque sui campi
di calcetto per staccare dagli impegni lavorativi. È chiaro che
se una persona che gioca a calcio non è del tutto a posto dal
punto di vista cardiaco, può correre qualche rischio. Bardi
oltre al calcio ha anche un’altra passione: il tennis. E quando
può lo pratica nei campi di viale Tre Martiri. Quale differenza
con il calcio a livello di stress fisico? «In linea di massima no,
perché entrambi gli sport necessitano di espletare il gesto
atletico con coordinazione e rapidità, e quindi ci sono sempre
dei momenti in cui lo stress sui meccanismi di adattamento
del cuore risulta eccessivo. Certamente il tennis richiede tra
tutti uno sforzo ancora più anaerobico, perché si gioca in spazi
molto stretti e in tempi rapidissimi, si salta molto anche da
fermi, compiendo sforzi intensi».
•esame clinico per il rilievo
di segni quali anomalie
muscoloscheletriche,
rumori o soffi cardiaci,
alterazioni del ritmo
cardiaco o della pressione
arteriosa;
•esecuzione di tracciato
elettrocardiografico a
dodici derivazioni.
La presenza di una o
più anomalie considerate
come criterio positivo dal
programma di valutazione
comporta l’esclusione
dell’atleta dall’esercizio della
attività agonistica, in quanto
indizio di una possibile
cardiomiopatia.
Un recente studio condotto
da medici dell’Università
di Padova ha evidenziato
come la partecipazione di
giovani atleti a questo tipo
di screening ha permesso di
portare alla luce un grande
numero di casi di patologia
cardiaca “silente” portando,
nella sola Regione Veneto, a
una diminuzione dei casi di
morte improvvisa dell’89%
nel periodo dal 1982 al 2004.
Dott. Marco Bottoni
specialista in Medicina dello sport
Allenare la salute
Fare esercizio riduce il rischio
di sviluppare ipertensione
arteriosa e diabete e aiuta
il controllo del peso
corporeo, modificando in
senso positivo fattori di
rischio importanti per la
patologia cardiovascolare.
Da non trascurare sono
gli effetti che l’allenamento
determina in quanto a
benessere psicologico,
riducendo l’ansia e la
depressione e facilitando
l’integrazione sociale dei
soggetti che lo praticano.
Un’attività fisica completa
dovrebbe includere sia
esercizi per aumentare la
forza muscolare che esercizi
per migliorare la flessibilità
delle articolazioni e, per avere
effetti favorevoli sulla salute,
non deve essere stremante
o eccessiva. Tutte le recenti
raccomandazioni prevedono
l’esecuzione di un esercizio
regolare, preferibilmente
quotidiano, ad esempio
30-40 minuti di marcia
rapida, bicicletta, lavoro
in casa o in giardino.
Ovviamente i pazienti con
problemi di salute cronici,
come l’insufficienza cardiaca
o il diabete, prima di iniziare
un nuovo programma di
attività fisica dovrebbero
avere il via libera dal medico,
così come è consigliabile
che gli uomini sopra i 40
anni e le donne sopra i 50,
prima di iniziare una intensa
attività fisica si assicurassero,
per mezzo di opportuni
accertamenti, di non avere
già in atto una patologia
cardiaca non diagnosticata
o altri problemi di salute
che possano richiedere un
particolare monitoraggio
delle risposte ottenute
dall’esercizio.
Se adeguatamente somministrata e correttamente
eseguita, l’attività fisica fa
bene al cuore, dà più giorni
alla vita e più vita ai giorni.
Dott. Marco Bottoni
specialista in Medicina dello sport
Camminare fa bene
Per incrementare
il numero di passi
giornalieri è utile:
•dedicare uno spazio di
tempo della giornata al
camminare
•parcheggiare la
macchina più lontano e
percorrere un tratto di
strada a piedi
•quando è possibile
camminare invece di
prendere la macchina
scendere dai mezzi
publici una fermata
prima e proseguire a
piedi
•fare le scale invece
di prendere l’ascensore
•alzarsi e camminare
durante il lavoro
•ridurre le ore davanti
alla TV, computer e
videogiochi
1,9 milioni
Le malattie cardiovascolari sono la prima causa
di morte nella popolazione maschile e femminile
europea. Si stima che la mortalità per malattie
cardiovascolari sia circa la metà della mortalità
totale e che causi ogni anno nell’Unione Europea
più di 1,9 milioni di decessi.
50%
I principali fattori di rischio per le malattie
cardiovascolari dipendono significativamente
dallo stile di vita e l’Organizzazione Mondiale
della Sanità stima che una riduzione anche
modesta di tali fattori potrebbe ridurre di più
del 50% l’incidenza di queste patologie.
Salute Ulss18
Numeri utili
Vi abbiamo a cuore
Speriamo di avervi offerto
senza presunzione e con la massima
semplicità progetti, dati, numeri,
segnalazioni di luoghi e servizi
a cui fare riferimento in caso di
bisogno: per prevenire, per curare,
per esservi vicino nel momento
della malattia o della necessità di
appoggio e sostegno. Ma non sono
mancati i racconti, le storie, gli
aneddoti, che hanno alleggerito le
nostre, le vostre pagine per tratteggiare un profilo più caldo ed empatico delle politiche e delle strategie
per la salute. Il cuore pulsante della
salute, per conservarla, mantenerla,
migliorarla siete voi: con le vostre
segnalazioni, con l’attenzione che
ci avete regalato e che è stata per
noi fonte di autentica, travolgente
motivazione.
Dott.ssa Annalisa Boschini,
giornalista e capo ufficio stampa
dell’Azienda Ulss 18
Heart Care Foundation
Che cos’è HCF?
Heart Care Foundation
è la Fondazione italiana
per la lotta alle malattie
cardiovascolari. Nasce
nel 1998 su iniziativa
dell’Associazione Nazionale
Medici Cardiologi (ANMCO),
l’associazione scientifica nata
nel 1963, che attualmente
riunisce oltre 5000 cardiologi
italiani. Nel 2000 HCF è stata
riconosciuta con Decreto
Ministero della Salute del
25 settembre ed è iscritta al
registro ONLUS.
A chi si rivolge?
• a tutti
• dai più piccoli che vanno
a scuola, agli adulti
• dai soggetti che non
hanno mai avuto problemi
cardiovascolari al paziente
che ha già subito, ad
esempio, un infarto
miocardico
• al 98% degli italiani che
hanno almeno un fattore
di rischio cardiovascolare
(dato Eurisko su campione
di 10.000 persone)
Urgenza - emergenza Tel 118
• URP - Ufficio relazioni
con il pubblico
Tel 0425 394 151
Sedi ospedali
Azienda Ulss 18
Cardiologia
• SOC di Rovigo
• Rovigo
Ospedale “Santa Maria
della Misericordia”
Viale Tre Martiri 140
> Segreteria
Tel 0425 393 286
• SER.T. – Servizio
Tossicodipendenze
>
>
> Ambulatorio
Tel 0425 393 281
Fax 0425 393 597
(strada statale 443)
Tel 0425 3931
Fax 0425 725 079
•Dipartimento
di Prevenzione:
• Trecenta
Ospedale “San Luca”
Viale Prof. U. Grisetti 265
Tel 0425 393 757
Tel 0425 3931
Fax 0425 725 079
• Distretto socio sanitario
Tel 0425 393 744
• CUP - Centro Unico
di Prenotazione
Tel 0425 393 313
• Associazione
Amici del cuore
Via G. Marchi 10
• Numero Verde
per disdire le prenotazioni
800 061644
45100 Rovigo
Tel 0425 312 03
Rovigo
V.le Gramsci 27
Tel 0425 306 42
Fax 0425 313 43
e-mail:
[email protected]
Lendinara
Via Perolari 42
Tel 0425 605 282
Fax 0425 605 294
e-mail:
[email protected]
Polstrada
>
Rovigo
Corso del Popolo 192
Tel 0425 460 168
Fax 0425 202 777
Vigili del fuoco
> Rovigo
Via dell’Ippodromo 6
Tel 0425 361 921
&
segue dalla prima pagina
• AIDO
Associazione Italiana
per la Donazione
di Organi, Tessuti
e Cellule
num.verde 800 736 745
dal lunedi al sabato
ore 9.30-18.30
• Heart Care Foundation
Sito internet:
www.heartcarefound.org
e-mail:
heartcarefound@heartcare
found.org
Tecnologia a servizio del cuore
Il pacemaker come rimedio alla bradicardia
di Marta Boscardin
Il nostro battito cardiaco è regolato dal nodo senoatriale, localizzato
nell’atrio destro. In condizioni normali la frequenza cardiaca è di
60-80 battiti al minuto e il cuore pompa circa 5 litri di sangue al
minuto. Alcune malattie causano un eccessivo rallentamento del
battito cardiaco, condizione definita bradicardia, rendendo inadeguata
la quantità di sangue e di ossigeno pompata dal cuore per il nostro
organismo. Una persona affetta da bradicardia può sentirsi facilmente
affaticata, debole, avere le vertigini o svenire; anche le normali attività
quotidiane possono risultare faticose. La bradicardia può interessare
sia persone molto giovani sia anziane, tuttavia viene solitamente
diagnosticata in soggetti di età avanzata. Nella maggior parte dei casi
è trattata con l’impianto di un pacemaker, termine inglese che vuol
dire “segnapassi”: è un piccolo apparecchio elettronico costituito da
un astuccio di metallo liscio e leggero che contiene un minuscolo
computer e una batteria. Viene inserito, sotto pelle, nel corpo del
paziente mediante un’incisione di pochi centimetri. È collegato al
cuore tramite uno o due conduttori elettrici particolari (cateteri),
introdotti in una vena, che permettono al pacemaker di “ascoltare”
l’attività del cuore. Quando questo batte troppo lentamente, l’apparecchio interviene in suo aiuto trasmettendo degli impulsi elettrici di
bassissima intensità, che sono molto simili a quelli naturali e dunque
non vengono assolutamente avvertiti dal paziente. In questo modo
viene modificata la frequenza cardiaca in base alle esigenze del corpo.
Tuttavia il pacemaker non impedisce al cuore di funzionare autonomamente quando batte in modo regolare. Ci sono varie tipologie
di pacemaker, il medico sceglierà quella più idonea a risolvere il
problema clinico di ciascun paziente. Dopo l’impianto sono necessari
periodici controlli, che non si limitano ad una semplice valutazione
elettrica ma sono un momento di controllo approfondito delle
condizioni cliniche e dell’integrazione pacemaker-paziente.
Perchè è stata fondata?
• per affiancare l’opera
del medico e del cardiologo
contro le malattie
cardiache
Le iniziative dell’Ulss 18
Cardiologie aperte
• per dare al cittadino tutti
gli strumenti per evitare
o almeno ritardare le
malattie cardiovascolari
Sono più di 250 le Strutture
cardiologiche che ogni anno
sono coinvolte in tutta Italia
per spiegare l’importanza di
uno stile di vita salutare. Ogni
centro propone un programma
di iniziative, concentrandosi su
alcuni dei temi protagonisti della
Giornata Mondiale del Cuore:
dalla prevenzione degli attacchi
cardiaci al mangiar sano, dal
vantaggio di una sana attività
fisica ai rischi del fumo. La Heart
Care Foundation, la Fondazione
italiana per la lotta alle malattie
cardiovascolari, promuove ad
esempio la Giornata nazionale
delle Cardiologie aperte, iniziativa
• per realizzare gli obiettivi
di una reale prevenzione
cardiovascolare
Principali iniziative
HCF vuole ridurre l’impatto
sociale delle malattie
cardiovascolari, attraverso
la diffusione della cultura
della prevenzione e della
promozione della salute.
Questo significa programmi
integrati e coordinati per
dare maggiore incisività
alle azioni educazionali e di
sensibilizzazione, attraverso:
• campagne di
sensibilizzazione rivolte
ai cittadini
• corsi di formazione
nelle scuole
• promozione di uno stile
di vita sano “salvacuore”
a cui partecipa anche la Struttura
di Cardiologia di Rovigo, diretta
dal dott. Roncon. La Giornata
si tiene normalmente l’ultima
settimana del mese di settembre
e in questa occasione i cittadini
possono visitare il reparto di
Cardiologia, i vari laboratori
diagnostici e avere informazioni
e materiale informativo sugli
stili di vita e le misure di
prevenzione cardiovascolare.
Inoltre possono confrontarsi
con i medici dell’AMNCO
(Associazione Nazionale
Medici Cardiologi Ospedalieri),
coadiuvati dagli infermieri di
Cardiologia, a disposizione
per fornire informazioni sulle
malattie cardiache o sul rischio
cardiovascolare.
CONSERVANDO QUESTO GIORNALE POTRAI AVERE
l’informazione sempre a portata di mano
urgenzaemergenza
trecentaospedale
listediattesa
giovanianziani
agireprevenire
saluteterritorio
• servizi interattivi di
informazione e consulenza
via internet
Sono usciti
i primi 6 numeri
del giornale
dell’Ulss 18:
• ricerca scientifica clinica
e sperimentale
Le copie gratuite sono disponibili in tutte le strutture sanitarie dell’Azienda Ulss 18 di Rovigo
• eventi speciali a livello
locale, regionale, nazionale