Estratto dal libro di Enrico Pietrogrande relativo alla casa del fascio

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Pietrogrande
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La presenza del partito nazionale fascista nel territorio si concrerizza nella rete
di case del fascio la cui editicazioneè promossadalle federazioni provinciali.
Loperatodella federazione di Padova è approfondito in questo volume
nella specifica realtà dei centotré (al tempo centoquattro) paesi e cittadine
dell' area del Brenta, del Cittadellese, del territorio di Camposampiero,
della Saccisica, del Conselvano, del Monselicese, del territorio di Este
e di Montagnana, dell' area dei Colli Euganei, e nel contesto dei dodici
quartieri in cui dal 1936 è suddivisa la città di Padova. Ancora oggi
l'immagine degli abitati è spesso segnata dai manufatti edilizi che, tra gli anni
venti e trenta, i programmi dei federali e i progetti degli architetti
e degli ingegneri hanno contribuito a erigere nelle piazze dei borghi.
.
Trentaquattrosono
gli edifici già sedi del partitonaziqlla±efastistàancora
rintraccìabili nel territorio padovano. Il consolidamento delle strutture
del partito fascista nei singoli contesti viene, qui posto in relazione
con la presenza nelle piazze delle architetture dello Stato e della Chiesa,
mentre un successivo confronto tra l'assetto dei centri abitati negli anni
del r~}~i~~:oe lemodificazioni succedutesi nelperiodo postbellico introduce
aconsTdeEaz:f~J1iriguardanti la scala urbànaè'Ìùstatoàttuale,
Come i casi
superstiti tesdmoniaJ:1o, le case del fascio insistevano su .luoghicardine
della
trama
ed.ì.lìziaurbana.
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La ricerca è stata svolta per ambiti teriit0:t~9JLspecifì.cientro U,n quadro
ditifeJÌtnento unitario, raccogliendo memò'fi'edaitestimoni
del tempo
e individuandomaterialeiconogtafico
inmolticasi.inediro.
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EnticoPiéfrOgrande,:ingégnere€
architetto, èrìcetcatcte univér!~qtario di Composizione
archttettonica .eurbana presso ilDfpartìmentodi
IngegneriaCiYile;Eclile e Ambientate.
dell'Università diPadova. Su argomento analogo ha pUbbficato nel 2011 il volume Quirino
i» Gibrglo(1937~1940).ArChitettum e classicismo ()éH'ltalia:delrimpero (Franco Angeli;J:ditore).
Il rapporto-tra progetto e storia in architettura è uno dei suoi temid.i ricerc8[JrevalentL
VIGODARZERE
Annaceleste Bartoletto
A Vigodarzere il partito nazionale fascista vinse le votazioni politiche del 6 aprile 1924 con una maggioranza schiacciante e iniziò la
sua dittatura creando un «clima di persecuzione nei confronti degli
oppositori e dei parroci considerati facenti funzioni di segretari del
Partito Popolare Italiano»l, Dai quotidiani dell'epoca si apprende che
le prime assemblee del partito fascista si svolgevano in un locale delle
scuole della frazione di Saletto, Anche a Vigodarzere, come in altri
comuni, la situazione dell' edilizia scolastica, a causa della mancanza
di aule, non era ottimale. Questo probabilmente fu il motivo per cui il
partito nazionale fascista cercò una sede propria,
La casa del fascio, come autonoma sede del partito, è menzionata ne «TI
Veneto» del 3 febbraio 1940: «Vigodarzere Ispezione alla GIL. L'altra sera
l'ispettore federale Cento Albanese ha passato in rivista la fanfara dei giovani fascisti e quindi ha ispezionato minutamente l'amministrazione della
GIL e del Patronato scolastico, rilevando la perfetta regolarità, Alle ore 23 il
Gerarca lasciò la Casa del Fascioo". La casa del fascio di Vigodarzere altro
non era che un semplice capannone sito in via Roma, al lato est dell' edificio
che, nel periodo della guerra, era stato adibito a caserma dei carabinieri, La
sede fascista era posta nel centro del paese ma lontano dal municipio che, il
lO novembre 1929, venne inaugurato presso villa Zusto in via Ca' Pisani',
Giulio Cesaro riporta alcune testimonianze sulla casa del fascio di Vigodarzere' Radames Pasquetto, classe 1930, riferisce: «L'appuntamento
era fisso: ogni sabato pomeriggio alla casa del fascio e poi, incolonnati, ci
recavamo al campo sportivo a nord della chiesa di Vigodarzere, dove si
marciava, si riceveva informazioni sull'uso delle armi e si cantava Faccetta
nera», Zeno Vettore, classe 1926, ricorda: <d'obbligo di partecipare alle
riunioni che si tenevano ogni sabato pomeriggio presso la Casa del Fascio
di Vigodarzere, Tale obbligo interferiva con 1'orario di insegnamento della
dottrina cristiana ed era giudicato con preoccupazione dai genitori e dai
sacerdotis", Negli anni quaranta, dopo l'occupazione del nostro territorio
Vedi G, Cesaro, Vigodarzere sul filo della memoria, La sconfitta della violenza e il trionfo
della solidarietà nell'ultimo conflitto mondiale (1940-1945), Padova, Grafiche Gemma, 2006,
p,14,
2 Ibid.
3 In precedenza il municipio era collocato nell'edificio, ora in agibile, situato in via Leonardo da Vinci a Saletto.
4 G. Cesaro,YlgCiclarzere
sulfilo della memoria, cit. p, 22,
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VIGODARZERE
da parte dei tedeschi, molti soldati italiani vennero deportati e internati in
Germania; ad essi spesso veniva proposto l'arruolamento nell' esercito di
Mussolini, ma furono pochi quelli che accettarono.
Nel 1943 l'ingegnere tedesco Fritz Todt, ispettore generale delle strade
del governo di Hitler, istituì un' organizzazione, Organizzazione Todt, che,
per la realizzazione di grandi opere militari e di comunicazione, reclutava
uomini dai paesi occupati. Per quanto questa iniziativa fosse vista con diffidenza, molti abitanti di Vigodarzere vi aderirono per evitare sia l'arruolamento nella repubblica fascista di Salò sia l'internamento in Germania. Nel
1944 a Vigodarzere c'erano centinaia di lavoratori della Todt e le adesioni
venivano raccolte nella casa del fascio.
L'Il marzo 1945 un bombardamento colpì il centro di Vigodarzere e,
in particolare, l'edificio delle scuole elementari dove, dal 1944, era accasermato un gruppo di soldati tedeschi. Racconta Teresa Pascon Bernardello
che: «la bomba che colpì le scuole elementari causò gravi danni: tutto l'angolo nord-ovest dell' edificio era crollato e una grande buca era stata causata dall' esplosione. I soldati tedeschi lasciarono l'edificio perché in agibile
e si trasferirono presso la Casa del Fascio di Vigodarzere»>.
T erminata la guerra, sul finire degli anni quaranta l'ex casa del fascio
di Vigodarzere venne adibita ad officina, come testimonia il racconto di
Bruno (Mario) Dorio: «(. .. ) Rei (Giovanni Griggio) e suo cugino Guerrino
Griggio erano nati e cresciuti in via Italo Bordin a Mejaniga di Cadoneghe.
Ambedue erano bravi meccanici, abituati a vivere in mezzo ai motori. (... )
Costruivano macchinette per affilare le lame delle seghe a nastro impiegate
nella lavorazione del legno. Fui preso come bocia de botega, 111agià dopo
poco tempo lavoravo da solo in quella piccola officina; quasi sempre di
notte perché di giorno mancava la fornitura della corrente (... ). Al termine
della guerra l'officina fu trasferita nell'ex-Casa del fascio»>.
E probabile che l'officina sia stata successivamente venduta e trasformata in falegnameria. Consultando la documentazione
del comune di
Vigodarzere, si viene a sapere che nel 1971 il signor Bruno Gaetani, falegname, ha venduto l'immobile al signor Angelo Tobaldi, già proprietario del supermercato. Negli anni ottanta l'edificio è stato sostituito da
un fabbricato a due piani adibito ad uso commerciale e abitativo: il piano
terra viene oggi utilizzato come magazzino del contiguo supermercato e al
piano superiore trova spazio l'abitazione del proprietario del supermercato
stesso.
5
6
Ibzd.,p.160.
tu«, pp. ìl-7I
I
VIGODARZERE
Saluti da
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1. Vigodarzere, la casa del fascio consisteva in un capannone che sorgeva a fi~1nco
del!' edificio in alto a sinistra nella cartolina cf epoca.
2. Ilfabbricato di sinistra, ubicato in via Roma a Vigodarzere, nel periodo della guerra
era adibito a caserma dà carabinieri. Al lato est dello stesso, a destra nell'immagine,
inuncapunnone; c'era-la-casadelfascio:
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