Diocesi di Avellino
Veglia di preghiera per il Papa Benedetto XVI
al termine del suo ministero petrino
Chiesa Cattedrale
GIOVEDÌ 28 FEBBRAIO 2013
Veglia di preghiera presieduta da
S.E. Rev.ma Mons. Francesco Marino
Vescovo di Avellino
per il Papa Benedetto XVI
al termine del suo ministero petrino
Chiesa Cattedrale
GIOVEDÌ 28 FEBBRAIO 2013
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INTRODUZIONE
G. Siamo qui riuniti stasera, per metterci in preghiera dinanzi
all’Eucarestia, e ringraziare il Signore del ministero petrino di
Papa Benedetto XVI. Ringraziamo insieme il Signore per averci
donato questo Papa e per il suo prezioso e profondo Magistero
che continuerà certamente ad illuminare il cammino della
Chiesa. Una Chiesa, che si prepara a ricevere dallo Spirito Santo
un nuovo Successore di Pietro, chiamato a continuare la missione
stessa affidatagli da Cristo, quella cioè di confermare nella fede,
nell’amore e nella speranza tutto il popolo cristiano.
Disponiamoci alla preghiera in spirito di silenzio e devoto
raccoglimento. Ascolteremo insieme la Parola di Dio e alcuni
passaggi significativi del Magistero di Benedetto XVI. Vivremo
momenti di preghiera e adorazione personale per fare spazio alla
voce di Dio nei nostri cuori. Parteciperemo con la lode e il canto.
Vogliamo fare l’esperienza di una Chiesa, amata e benedetta dal
Signore, che nelle vicende e nei mutamenti del tempo, sa trovare
la forza e la speranza nel Mistero stesso che annuncia.
ESPOSIZIONE DEL SS.MO SACRAMENTO
Durante l’esposizione si esegue il canto:
PANE DI VITA NUOVA
Pane di vita nuova
vero cibo dato agli uomini,
nutrimento che sostiene il mondo
dono splendido di grazia.
Tu sei sublime frutto
di quell'albero di vita
che Adamo non poté toccare:
ora è in Cristo a noi donato.
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PANE DELLA VITA
SANGUE DI SALVEZZA,
VERO CORPO, VERA BEVANDA
CIBO DI GRAZIA PER IL MONDO.
Sei l'Agnello immolato
nel cui Sangue è la salvezza
memoriale della vera Pasqua
della nuova Alleanza.
Manna che nel deserto
nutri il popolo in cammino,
sei sostegno e forza nella prova
per la Chiesa in mezzo al mondo.
Vino che ci da gioia,
che riscalda il nostro cuore,
sei per noi il prezioso frutto
della vigna del Signore.
Dalla vite ai tralci
scorre la vitale linfa
che ci dona la vita divina,
scorre il sangue dell'amore.
Tutti: Signore Gesù, siamo qui davanti a Te per adorarti e per
affidarti la nostra preghiera di lode e di ringraziamento. Tu che
hai fondato la tua Chiesa sugli apostoli, colonna e fondamento
della verità, ti rendiamo grazie oggi per il dono inestimabile del
pontificato di Benedetto XVI. Concedi a questo tuo servo di
godere il premio del suo zelo pastorale e arricchiscilo di ogni
sorta di favori e di grazie spirituali.
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Il tuo Santo Spirito ci conceda di accogliere quanto Tu hai voluto
insegnarci per mezzo dei suoi moniti e dei suoi insegnamenti e
di far tesoro di ogni sforzo da lui messo in atto per il bene e per
la crescita spirituale della tua Chiesa.
Dona alla tua Chiesa un nuovo Successore di Pietro che con la
stessa premura e sollecitudine si prodighi per il tuo gregge. Aiuta
la tua Chiesa a rimanere fedele al tuo amore e mantienici saldi e
radicati nella fede, nella piena adesione alla tua volontà.
Pausa di silenzio
L. Annuncio di Papa Benedetto XVI ai Signori Cardinali riuniti
in Concistoro lo scorso 11 febbraio.
Carissimi Fratelli,
vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre
canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di
grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver
ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono
pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non
sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero
petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua
essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e
con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel
mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da
questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per
governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è
necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore
che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover
riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a
me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo
atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di
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Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per
mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio
2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà
vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il
Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.
Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il
lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e
chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa
Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù
Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista
con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo
Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò
servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la
Santa Chiesa di Dio.
Nel silenzio del cuore affidiamo al Signore quest’ ”umile lavoratore
nella sua vigna”, come egli stesso si definì il giorno della sua elezione,
perché il Signore continui a vegliare su di lui e a mostrargli il suo
amore misericordioso.
Dal Salmo 88 (89)
L. Rit. Canterò in eterno la bontà del Signore.
«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli. Rit.
Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l’ho consacrato.
La mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza. Rit.
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La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
E nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza».Rit.
Adorazione silenziosa
CANTO: Chi ci separerà
Chi ci separerà dal suo amore
la tribolazione, forse la spada?
Né morte o vita ci separerà,
dall’amore in Cristo Signore.
Chi ci separerà dalla sua pace
la persecuzione, forse il dolore?
Nessun potere ci separerà
da Colui che è morto per noi.
Chi ci separerà dalla sua gioia
chi potrà strapparci il suo perdono?
Nessuno al mondo ci allontanerà
dalla vita in Cristo Signore.
L. Dal Vangelo di Giovanni (21, 15 – 18)
“Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di
Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo,
Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli
disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose:
«Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie
pecorelle».
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Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?».
Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi
ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli
rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico:
quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove
volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti
cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi».
Dall’ omelia di Papa Benedetto XVI nella Messa per l’inizio del
Ministero Petrino (24 aprile 2005)
Una delle caratteristiche fondamentali del pastore deve essere
quella di amare gli uomini che gli sono stati affidati, così come
ama Cristo, al cui servizio si trova. “Pasci le mie pecore”, dice
Cristo a Pietro, ed a me, in questo momento. Pascere vuol dire
amare, e amare vuol dire anche essere pronti a soffrire. Amare
significa: dare alle pecore il vero bene, il nutrimento della verità
di Dio, della parola di Dio, il nutrimento della sua presenza, che
egli ci dona nel Santissimo Sacramento. Cari amici – in questo
momento io posso dire soltanto: pregate per me, perché io impari
sempre più ad amare il Signore. Pregate per me, perché io impari
ad amare sempre più il suo gregge – voi, la Santa Chiesa,
ciascuno di voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me,
perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi. Preghiamo gli
uni per gli altri, perché il Signore ci porti e noi impariamo a
portarci gli uni gli altri.
Pausa di silenzio
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L. Dal Vangelo di Giovanni (6, 48 – 58)
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna
nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo,
perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso
dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane
che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può
costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in
verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e
non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la
mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò
nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio
sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha
mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di
me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come
quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia
questo pane vivrà in eterno».
L. Dal discorso di Papa Benedetto XVI al XXIV Congresso
Eucaristico Nazionale di Bari (29 maggio 2005)
Nel Vangelo di oggi Gesù ci ha spiegato a quale pane Dio,
mediante il dono della manna, voleva preparare il popolo della
Nuova Alleanza. Alludendo all'Eucaristia ha detto: "Questo è il
Pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e
morirono. Chi mangia di questo Pane vivrà in eterno"(Gv 6,58). Il
Figlio di Dio, essendosi fatto carne, poteva diventare Pane, ed
essere così nutrimento del suo popolo, di noi che siamo in
cammino in questo mondo, verso la terra promessa del Cielo.
Abbiamo bisogno di questo Pane per affrontare le fatiche e le
stanchezze del viaggio. La Domenica, Giorno del Signore, è
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l'occasione propizia per attingere forza da Lui, che è il Signore
della vita. Il precetto festivo non è quindi un dovere imposto
dall'esterno, un peso sulle nostre spalle. Al contrario, partecipare
alla Celebrazione domenicale, cibarsi del Pane eucaristico e
sperimentare la comunione dei fratelli e delle sorelle in Cristo è
un bisogno per il cristiano, è una gioia, così il cristiano può
trovare l’energia necessaria per il cammino che dobbiamo
percorrere ogni settimana.
Pausa di silenzio
L. Il Signore non ci lascia soli in questo cammino. Egli è con noi;
anzi, Egli desidera condividere la nostra sorte fino ad
immedesimarsi con noi. Nel colloquio che ci ha riferito poc'anzi il
Vangelo Egli dice: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
dimora in me e io in lui" (Gv 6,56). Come non gioire di una tale
promessa? Abbiamo sentito però che, a quel primo annuncio, la
gente, invece di gioire, cominciò a discutere e a protestare: "Come
può costui darci la sua carne da mangiare?" (Gv 6,52). Si direbbe che,
in fondo, la gente non voglia avere Dio così vicino, così alla
mano, così partecipe delle sue vicende. La gente lo vuole grande
e, in definitiva anche noi spesso lo vogliamo un po’ lontano da
noi. Si sollevano allora questioni che vogliono dimostrare, alla
fine, che una simile vicinanza sarebbe impossibile. Ma restano in
tutta la loro chiarezza le parole che Cristo pronunciò in quella
circostanza: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del
Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la
vita" (Gv 6,53)… In verità abbiamo bisogno di un Dio vicino., di
un Dio che si dà nelle nostre mani e che ci ama.
Pausa di silenzio
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L. Nell'Eucaristia Cristo è realmente presente tra noi. La sua non
è una presenza statica. E' una presenza dinamica, che ci afferra
per farci suoi, per assimilarci a sé. Cristo ci attira a sé, ci fa uscire
da noi stessi per fare di noi tutti una cosa sola con Lui. In questo
modo Egli ci inserisce anche nella comunità dei fratelli e la
comunione con il Signore è sempre anche comunione con le
sorelle e con i fratelli. E allora vediamo la bellezza di questa
comunione che la Santa Eucaristia ci dona.
Adorazione silenziosa
CANTO: Gustate e vedete
Rit. GUSTATE E VEDETE COME È BUONO IL SIGNORE
BEATO L’UOMO CHE TROVA IL SUO RIFUGIO IN LUI,
TEMETE IL SIGNORE SUOI SANTI,
NULLA MANCA A COLORO CHE LO TEMONO.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino. Rit.
Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore
e m’ha risposto, m’ha liberato. Rit.
Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
Il Signore ascolta il povero,
egli lo libera da ogni angoscia. Rit.
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Adorazione silenziosa
L. Dal vangelo di Luca (9, 23-25)
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me,
rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la
propria vita per me, la salverà. Che giova all'uomo guadagnare il
mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
L. Dal discorso di Papa Benedetto XVI ai giovani a Colonia (18
agosto 2005)
Cari giovani, la felicità che cercate, la felicità che avete diritto di
gustare ha un nome, un volto: quello di Gesù di Nazareth,
nascosto nell'Eucaristia. Solo lui dà pienezza di vita all'umanità!
Con Maria, dite il vostro "sì" a quel Dio che intende donarsi a voi.
Vi ripeto oggi quanto ho detto all'inizio del mio pontificato: "Chi
fa entrare Cristo [nella propria vita] non perde nulla, nulla assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande.
No, solo in questa amicizia si spalancano le porte della vita. Solo
in questa amicizia si dischiudono realmente le grandi
potenzialità della condizione umana. Solo in questa amicizia noi
sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera" Siatene
pienamente convinti: Cristo nulla toglie di quanto avete in voi di
bello e di grande, ma porta tutto a perfezione per la gloria di Dio,
la felicità degli uomini, la salvezza del mondo.
Pausa di silenzio
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L. Dalla Prima lettera di San Giovanni Apostolo (4,7-10)
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio:
chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non
ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato
l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel
mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore:
non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha
mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri
peccati.
L. Dall’Enciclica Deus Caritas est di Papa Benedetto XVI (25
dicembre 2005)
Dio ci ha amati per primo, dice la Lettera di Giovanni citata (cfr 4,
10) e questo amore di Dio è apparso in mezzo a noi, si è fatto
visibile in quanto Egli « ha mandato il suo Figlio unigenito nel
mondo, perché noi avessimo la vita per lui » (1 Gv 4, 9). Dio si è
fatto visibile: in Gesù noi possiamo vedere il Padre (cfr Gv 14,
9)… Egli ci viene incontro, cerca di conquistarci — fino all'Ultima
Cena, fino al Cuore trafitto sulla croce, fino alle apparizioni del
Risorto e alle grandi opere mediante le quali Egli, attraverso
l'azione degli Apostoli, ha guidato il cammino della Chiesa
nascente. Egli traspare; attraverso la sua Parola, nei Sacramenti,
specialmente nell'Eucaristia. Nella liturgia della Chiesa, nella sua
preghiera, nella comunità viva dei credenti, noi sperimentiamo
l'amore di Dio, percepiamo la sua presenza e impariamo in
questo modo anche a riconoscerla nel nostro quotidiano. Egli per
primo ci ha amati e continua ad amarci per primo; per questo
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anche noi possiamo rispondere con l'amore. Dio non ci ordina un
sentimento che non possiamo suscitare in noi stessi. Egli ci ama,
ci fa vedere e sperimentare il suo amore e, da questo « prima » di
Dio, può come risposta spuntare l'amore anche in noi.
CANONE: Ubi caritas et amor, ubi caritas Deus ibi est.
L. Dall’Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis di Papa
Benedetto XVI (22 febbraio 2007)
Sacramento della carità , la Santissima Eucaristia è il dono che
Gesù Cristo fa di se stesso, rivelandoci l'amore infinito di Dio per
ogni uomo. In questo mirabile Sacramento si manifesta l'amore «
più grande », quello che spinge a « dare la vita per i propri amici
» (Gv 15,13). Gesù, infatti, «li amò fino alla fine » (Gv 13,1). Con
questa espressione, l'Evangelista introduce il gesto di infinita
umiltà da Lui compiuto: prima di morire sulla croce per noi,
messosi un asciugatoio attorno ai fianchi, Egli lava i piedi ai suoi
discepoli. Allo stesso modo, Gesù nel Sacramento eucaristico
continua ad amarci « fino alla fine », fino al dono del suo corpo e
del suo sangue. Quale stupore deve aver preso il cuore degli
Apostoli di fronte ai gesti e alle parole del Signore durante quella
Cena! Quale meraviglia deve suscitare anche nel nostro cuore il
Mistero eucaristico!
CANONE: Ubi caritas et amor, ubi caritas Deus ibi est.
L. Dall’Enciclica Caritas in veritate di Papa Benedetto XVI (29
giugno 2009)
La carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa. Ogni
responsabilità e impegno delineati da tale dottrina sono attinti
alla carità che, secondo l'insegnamento di Gesù, è la sintesi di
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tutta la Legge (cfr Mt 22,36-40). Essa dà vera sostanza alla
relazione personale con Dio e con il prossimo;
è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali,
familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni:
rapporti sociali, economici, politici. Per la Chiesa — ammaestrata
dal Vangelo — la carità è tutto perché, come insegna san
Giovanni e come ho ricordato nella mia prima Lettera enciclica, «
Dio è carità » (Deus caritas est): dalla carità di Dio tutto proviene, per
essa tutto prende forma, ad essa tutto tende. La carità è il dono più
grande che Dio abbia dato agli uomini, è sua promessa e nostra
speranza.
CANONE: Ubi caritas et amor, ubi caritas Deus ibi est.
Adorazione silenziosa
L. Dall’Enciclica Spe Salvi di Papa Benedetto XVI
(30 novembre 2007)
Noi abbiamo bisogno delle speranze – più piccole o più grandi –
che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la
grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non
bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio, che
abbraccia l'universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli,
non possiamo raggiungere. Proprio l'essere gratificato di un
dono fa parte della speranza. Dio è il fondamento della speranza
– non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano
e che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l'umanità nel suo
insieme. Il suo regno non è un aldilà immaginario, posto in un
futuro che non arriva mai; il suo regno è presente là dove Egli è
amato e dove il suo amore ci raggiunge. Solo il suo amore ci dà la
possibilità di perseverare con ogni sobrietà giorno per giorno,
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senza perdere lo slancio della speranza, in un mondo che, per
sua natura, è imperfetto.
Pausa di silenzio
L. Dall’ Esortazione Apostolica Verbum Domini di Papa
Benedetto XVI (30 settembre 2010)
Dio ascolta l’uomo e risponde alle sue domande
In questo dialogo con Dio comprendiamo noi stessi e troviamo
risposta alle domande più profonde che albergano nel nostro
cuore. La Parola di Dio, infatti, non si contrappone all’uomo, non
mortifica i suoi desideri autentici, anzi li illumina, purificandoli e
portandoli a compimento. Come è importante per il nostro
tempo scoprire che solo Dio risponde alla sete che sta nel cuore di
ogni uomo! Nella nostra epoca purtroppo si è diffusa, soprattutto
in Occidente, l’idea che Dio sia estraneo alla vita ed ai problemi
dell’uomo e che, anzi, la sua presenza possa essere una minaccia
alla sua autonomia. In realtà, tutta l’economia della salvezza ci
mostra che Dio parla ed interviene nella storia a favore
dell’uomo e della sua salvezza integrale. Quindi è decisivo, dal
punto di vista pastorale, presentare la Parola di Dio nella sua
capacità di dialogare con i problemi che l’uomo deve affrontare
nella vita quotidiana. Proprio Gesù si presenta a noi come colui
che è venuto perché possiamo avere la vita in abbondanza (cfr
Gv10,10). Per questo, dobbiamo impiegare ogni sforzo per
mostrare la Parola di Dio come apertura ai propri problemi,
come risposta alle proprie domande, un allargamento dei propri
valori ed insieme come una soddisfazione alle proprie
aspirazioni.
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CANTO: Eccomi
RIT. ECCOMI, ECCOMI!
SIGNORE IO VENGO .
ECCOMI, ECCOMI!
SI COMPIA IN ME LA TUA VOLONTÀ.
Nel mio Signore ho sperato
e su di me s’è chinato.
ha dato ascolto al mio grido
mi ha liberato dalla morte. Rit.
I miei piedi ha reso saldi,
sicuri ha reso i miei passi.
Ha messo sulla mia bocca
un nuovo canto di lode. Rit.
Il sacrificio non gradisci,
ma m’hai aperto l’orecchio.
non hai voluto olocausti
allora ho detto: “Io vengo!”. Rit.
Dall’ omelia di Papa Benedetto XVI alla Messa di apertura
dell’anno della Fede (11 ottobre 2012)
Durante il Concilio vi era una tensione commovente nei confronti
del comune compito di far risplendere la verità e la bellezza
della fede nell’oggi del nostro tempo, senza sacrificarla alle
esigenze del presente né tenerla legata al passato: nella fede
risuona l’eterno presente di Dio, che trascende il tempo e tuttavia
può essere accolto da noi solamente nel nostro irripetibile oggi.
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Perciò ritengo che la cosa più importante, specialmente in una
ricorrenza significativa come l’attuale, sia ravvivare in tutta la
Chiesa quella positiva tensione, quell’anelito a riannunciare
Cristo all’uomo contemporaneo. Ma affinché questa spinta
interiore alla nuova evangelizzazione non rimanga soltanto
ideale e non pecchi di confusione, occorre che essa si appoggi ad
una base concreta e precisa, e questa base sono i documenti
del Concilio Vaticano II, nei quali essa ha trovato espressione.
Per questo ho più volte insistito sulla necessità di ritornare, per
così dire, alla «lettera» del Concilio – cioè ai suoi testi – per
trovarne l’autentico spirito, e ho ripetuto che la vera eredità del
Vaticano II si trova in essi. Il riferimento ai documenti mette al
riparo dagli estremi di nostalgie anacronistiche e di corse in
avanti, e consente di cogliere la novità nella continuità. Il
Concilio non ha escogitato nulla di nuovo come materia di fede,
né ha voluto sostituire quanto è antico. Piuttosto si è preoccupato
di far sì che la medesima fede continui ad essere vissuta
nell’oggi, continui ad essere una fede viva in un mondo in
cambiamento.
Riflessione conclusiva del Vescovo
PREGHIERA FINALE
V. Fratelli e sorelle carissimi invochiamo ora il Signore perché ci
aiuti a testimoniare ciò che abbiamo ricevuto, dicendo:
Venga il tuo regno, Signore.
Per il Papa Benedetto XVI, perché, specialmente in quest’ora,
sperimenti la forza della grazia di Dio e l’affetto filiale di tutti i
credenti. Preghiamo
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Per i Padri Cardinali che si riuniranno in Conclàve, perché il
Signore illumini i loro animi, li renda concordi nel loro compito e
presto annuncino la loro unanime e fruttuosa elezione, per la
salvezza delle anime e il bene di tutto il popolo di Dio;
preghiamo.
Per la Chiesa, nata dall’offerta di Cristo al Padre, perché cresca
nella testimonianza della fede e il nuovo Papa, che sarà eletto dai
Cardinali Elettori, la confermi sulla via dell’amore e della pace;
preghiamo.
Per i nostri governanti perché il Signore li illumini e li guidi
secondo la sua volontà, nella promozione del bene comune,
preghiamo.
Per la nostra comunità diocesana: perché illuminata dallo Spirito
Santo e sostenuta dalla protezione della Beata Vergine Maria e
dei santi Patroni, dia con grande fiducia testimonianza di Cristo,
preghiamo.
Padre Nostro…
BENEDIZIONE EUCARISTICA
Tantum ergo Sacramentum
Veneremur cernui
Et antiquum documentum
Novo cedat ritui
Praestet fides supplementum
sensum defectui.
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Genitori genitoque
Laus et iubilatio
Salus honor virtus quoque
Sit et benedictio
Procedenti ab utroque
Compar sit laudatio. Amen.
V. Preghiamo: Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento
dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa’
che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del
tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della Redenzione.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
T – Amen.
Acclamazioni
Dio sia benedetto.
Benedetto il Suo Santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù
Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell'altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.
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A cura dell’Ufficio Liturgico Diocesano
Animazione:
Associazione Polifonica "Corale Duomo" - Avellino
Corale Polifonica “Redemptoris Mater”- Avellino
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