Infarto Miocardico Acuto: proporzione di trattati con PTCA entro 48

Infarto Miocardico Acuto: proporzione di trattati con PTCA entro 48 ore
(media esiti Italia 30,67%)
La Ptca è una metodica mini-invasiva che ha lo scopo di ripristinare in una
determinata regione del muscolo cardiaco un adeguato flusso sanguigno evitando la
comparsa degli eventi clinici che caratterizzano l'ischemia miocardica (angina, infarto
miocardico). Un intervento coronarico percutaneo si definisce riuscito quando si
ottiene un successo angiografico in assenza di outcome avversi durante
l’ospedalizzazione (come morte o intervento di bypass aorto-coronarico postprocedurale in emergenza). Più alti volumi sono stati associati con migliori outcome,
soprattutto quando la Ptca è eseguita nella fase precoce di un Ima, in cui è richiesta
maggiore abilità ed esperienza rispetto ad un intervento di routine in un paziente
stabile (Ptca in elezione), ed in letteratura è dimostrato il rapporto inverso tra la
precocità di esecuzione della procedura nel paziente con Ima (tempo door-to-balloon)
e la mortalità a breve termine. Una recente analisi delle revisioni sistematiche presenti
in letteratura ha identificato come soglia di volume per la Ptca 200/400 casi/anno, al
di sotto della quale l’efficacia dell’assistenza erogata potrebbe essere compromessa.
Sono riportati i risultati delle strutture con un volume annuo di Ima superiore a 50.
Tutti gli esiti relativi a questo indicatore negli ospedali delle regioni del Nord
Ovest sono statisticamente certi: o sono in fascia blu oppure rossa. Unica
eccezione la struttura di Sarzana in Liguria, che si colloca in fascia grigia,
quindi con un rischio relativo di errore.
Per quanto riguarda il Piemonte, ben cinque strutture raggiungono
performance nettamente superiori al dato medio italiano. In particolare
all’Ospedale Infermi a Rivoli (67,4%) a all’Umberto I di Torino (66%) le
percentuali sono doppie rispetto alla media italiana. Esiti favorevoli anche
all’Ospedale S. Andrea di Vercelli (49,6%), a TO Nord Emergenza S. G. Bosco
(49,6%) e all’Ospedale Maggiore Carità di Novara (44,6%). Segno
decisamente rosso invece per l’Ospedale Civile di Aqui Terme (2%) per il SS
Pietro e Paolo a Borgosesia (2,5%) e al S. Biagio di Domodossola 2,9%. Esiti
non appropriati si segnalano inoltre all’Ospedale S. Giacomo di Novi Ligure
(3,2%) e all’Ospedale di Mondovì (3,6%.)
L’unica struttura della Valle d'Aosta, l’Ospedale U. Parini si presenta con
un segno positivo: 51,9%.
In Lombardia, la clinica S. Rocco di Franciacorta a Ome (Brescia) si aggiudica
un valore pari a 76,8%. Esiti favorevoli si registrano anche negli Istituti clinici
S. Ambrogio a Milano e all’Humanitas di Rozzano rispettivamente con il 69,5%
e il 69%. Le Cliniche Gavazzeni di Bergamo e il Policlinico di Monza mostrano
esiti rispettivamente pari a 66,4% e 60,6%. Segno decisamente negativo
invece per la Clinica Poliambulanza di Brescia (0,8%) seguita dall’Ospedale
Calcamonica a Esine (1,1%) e dal Policlinico S. Pietro a Ponte San Pietro 1,2%.
Esiti molto lontani dalla media si registrano poi all’Ospedale Civile Destra
Secchia a Pieve di Coriano (2,2%) e all’Ospedale di Desenzano del Garda
(3,8%).
Fiore all’occhiello della Liguria è il Galliera di Genova con una proporzione
aggiustata che si attesta all’82,3%. Performance più che soddisfacenti anche
all’Ospedale Felettino di La Spezia (67,1%) al Villa Scassi di Genova (61%)
all’ospedale di La Spezia (58,3%) e agli Ospedali Riuniti Leonardi di Lavagna
58,1%. È invece allarme rosso per l’Azienda ospedaliera di San Remo che
registra uno 0,5%. Ma si posizionano in fascia rossa anche l’azienda
ospedaliera di Imperia (1,8%), gli Ospedali Gallino e Micone di Genova
rispettivamente con il 2,7%. In quint’ultima posizione, in fascia grigia, ma con
una performance comunque positiva (il dato è superiore alla media italiana)
troviamo infine l’Ao S. Bartolomeo di Sarzana con un 32,8%.