La dimensione storico-filosofica: il valore aggiunto dei cattolici

Corso di Formazione politica
Centro di Formazione Socio-Politica
“Mons. Torello Pierazzi”
Modulo III – Lezione 3/3
Dott. Fabio Calugi
3. La dimensione storico-filosofica
del fare politica nella prospettiva
dell’impegno cattolico
San Miniato, 23 marzo 2015
Premessa:
Si affronta il tema dei contenuti storici e filosofici legati al cattolicesimo politico non
per coltivare una sterile autoreferenzialità, né – tantomeno – per lanciarsi in ardite
argomentazioni interpretative sulle delicate scelte politiche dell’area cattolica.
Semplicemente si vuol ribadire che l’organizzazione politica non è materia che possa
essere discussa prescindendo dai contenuti profondi che caratterizzano le azioni di
un determinato impegno politico. Vi sono dei tratti “tecnici”e pratici che sono
universalmente validi, ma non esiste una prospettiva di organizzazione dell’attività
politica buona per tutte le stagioni (e per tutte le realtà politico-sociali): bisogna
sempre basarci su una storia inevitabilmente peculiare e su una altrettanto peculiare
sensibilità culturale di riferimento, nei cui confronti vengono calibrate prese di
posizione, stili comunicativi e iniziative logistico-organizzative.
Noi, ovviamente, partiamo dalla complessa peculiarità dei cattolici in politica!
3.1 Cattolicesimo e istituzioni politiche: breve
storia di un rapporto complesso
 Come nasce e come si configura l’interesse dei cattolici per la cosa pubblica?
 Le tappe di un lungo percorso storico che continua a segnare il “fare
politica” dei cattolici (e dei loro avversari)
“Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.
Il Vangelo suggerisce l’equilibrio e la distinzione tra la sfera religiosa e quella del
potere politico. D’altra parte, prima dell’avvento del Cristianesimo, la precedente
religione pagana altro non era che un “instrumentum regni”: quella sentenza in
qualche modo apriva la strada al concetto di separazione tra religione e
amministrazione della cosa pubblica, quindi tra Chiesa e Stato.
Ma distinzione ed equilibrio non sono sinonimi di distacco. Anzi! Attorno a questo
equivoco ruota la parte più consistente della storia dei rapporti tra Statualità e
Chiesa, tra Politica e Fede.
D’altra parte la politicità del Cristianesimo (e ancor più del Cattolicesimo) è data da
tre suoi fattori costitutivi fondamentali:
 Il carattere comunitario
 La dimensione normativa
 La presenza capillare e gerarchicamente organizzata sul
territorio
Nei secoli, il Cristianesimo si sviluppa e si espande proprio a stretto contatto con le
dinamiche storiche della più grande realtà politica del tempo: l’Impero Romano
(prima le persecuzioni poi l’apertura – con l’Editto di Milano 313 – e, infine con
l’affermazione come religione di Stato - Editto di Costantinopoli 381).
E pure in seguito, nel periodo medioevale, la religione cristiana continuerà ad essere
punto di riferimento nella filosofia politica e nei diatribe del potere europeo.
Si afferma in questa fase il grande tema dei possedimenti patrimoniali e del dominio
territoriale della Chiesa:
 potere temporale come presupposto basilare per l’attività spirituale
Sarà questo aspetto a condizionare la storia del cattolicesimo politico in Italia sin
dalle origini, ovvero a partire dallo stesso processo di unificazione nazionale.
 La presenza del Papato e dello Stato della Chiesa vista prima come
un punto di riferimento per l’unità confederale degli stati italiani
(teoria di Gioberti), poi come un ostacolo pratico e anche
fortemente simbolico (Pio IX, la Breccia di Porta Pia).
Questa frattura originaria, ridimensiona a lungo il ruolo politico dei cattolici nella
nuova Italia unita (dottrina del “non expedit” - 1874) ritardando – rispetto ad altri
contesti europei coevi – lo sviluppo di un partito popolare, di massa, di matrice
confessionale.
Bisognerà attendere il Patto Gentiloni nell’Italia giolittiana di inizio ‘900 e,
soprattutto, i Patti Lateranensi del 1928 per sbloccare definitivamente il fronte
politico cattolico, che subito deve confrontarsi con la drammatica realtà della
dittatura
 antifascismo legale seppur contrastato dell’Azione Cattolica e la
formazione della classe dirigente repubblicana.
La stagione democristiana, nel secondo dopoguerra, segna la definitiva affermazione
del cattolicesimo politico che diviene perno insostituibile degli equilibri istituzionali
e socio-culturali!
3.2 Cattolicesimo liberale e dottrina sociale
della Chiesa
•
Matrici culturali e direttrici operative dell’impegno politico dei cattolici
• Le ragioni di un complesso e instabile posizionamento
La diaspora del monolite Democristiano, all’inizio degli anni ’90, segna lo spartiacque
di un’intera stagione politica e porta alla luce nuove riflessioni sulle priorità culturali
e sulle scelte strategiche all’interno del variegato mondo cattolico.
Pur in un quadro estremamente complesso e costantemente mutevole, emergono,
in modo piuttosto nitido, due ben distinte ragioni prioritarie dell’azione politica
cattolica:
 Cattolicesimo Liberale
 La sua dottrina si articola attorno ad un cardine ben definito: la
necessità di conciliare il pensiero cristiano con i principi liberali di
libertà civili e sociali.
 A differenza dei cattolici intransigenti, ostili al liberalismo, i cattolici
liberali furono favorevoli a una affermazione della libertà di
coscienza, di stampa e di associazione, della separazione fra Stato e
Chiesa.
 Nel campo politico-istituzionale videro per primi la compatibilità tra
democrazia parlamentare e cristianesimo: per questo si può parlare
di un primo stadio evolutivo dell’impegno politico cattolico
 si usa il termine cattolico liberale per definire quei politici
democristiani o d'ispirazione cristiana che sostengono idee liberali
in economia, pur senza disconoscere del tutto i principi
dell'economia sociale di mercato
 Cattolicesimo Sociale
 Corpus teorico che ruota attorno ai principi della dottrina sociale
della Chiesa
 assertori di politiche sociali e di un maggiore intervento dello Stato
in economia, in modo non dissimile alla socialdemocrazia
 aperta alle istanze di riforme sociali e mirante a sottolineare alcuni
aspetti della dottrina cristiana, in modo particolare per quanto
riguarda la tutela del lavoro e dei ceti popolari
Nonostante queste diverse prospettive, frutto di diverse contaminazioni storiche
con movimenti culturali e forme di pensiero, sussistono temi di convergenza e di
condivisione, maggiormente legati alla diretta influenza del messaggio religioso:
 La centralità della famiglia nella società (e delle politiche di sviluppo
e di sostegno)
 Il principio di sussidiarietà (espressione sul piano pratico-politico del
valore cristiano della solidarietà e della misericordia)
 La lettura non materialista del tema della vita e degli altri “principi”
intoccabili
(temi che rappresentano l’humus comune del cattolicesimo politico, ma che,
ovviamente, hanno una spendibilità e un peso specifico diversi a seconda del
contesto politico di riferimento e dell’effettivo posizionamento strategico degli
attori politico-istituzionali di ispirazione cattolica)
3.3 La solidarietà al centro dell’agire politico
• La caratteristica fondamentale della presenza pubblica dei cattolici
• Il senso più autentico e concreto dell’impegno politico di chi si richiama
al cattolicesimo
Solidarietà come stimolo alla partecipazione e all’impegno civico
 Esprime, sostanzialmente e prioritariamente la motivazione
all’azione politica cattolica degli individui
Solidarietà come canale di formazione alla dimensione pubblica
 Attraverso la rete di associazioni e di contatti che condividono
determinate finalità culturali e sociali, essa rappresenta
essenzialmente un grande banco di prova formativo
Solidarietà come parametro valoriale nelle scelte contenutistiche della politica
 Pone un principio dirimente basilare nelle scelte concrete della
quotidianità politica: nelle associazioni-gruppi di pressione, nei
partiti e nelle istituzioni
Il linguaggio della solidarietà e della sussidiarietà (I Care di Don Milani) plasma
l’immagine dell’azione politica cattolica identificando una precisa missione civica
che va ben oltre la difesa di un corpus valoriale ripreso dal messaggio religioso
3.4 Associazionismo cattolico, enti religiosi e
istituzioni civili.
• I luoghi della politica per i cattolici
• Partecipazione, formazione ed effettiva influenza sulla società
dell’impegno cattolico
Consigli Pastorali e altri organismi periferici dell’organizzazione ecclesiastica
 Dove si impara a coniugare l’istanza privata del mondo cattolico
con le esigenze pubbliche, valorizzando l’aspirazione comunitaria
dell’attivismo cristiano (si prendono contatti con la PA, con altri
soggetti presenti e attivi sul territorio e con i rispettivi bisogni e
finalità, si impara a mediare tra prospettive religiose e laiche)
Associazionismo cattolico
 Dove ci si specializza sui grandi temi della politica cattolica:
o Prospettiva Etica (Movimento per la vita)
o Famiglia (Consultori)
o La mutua assistenza sociale (Misericordie)
o Cooperazione tra popoli e la solidarietà internazionale
(Shalom)
Partiti confessionali / aree culturali (o correnti) all’interno dei moderni partiti liquidi
 Dove lo stimolo ideale si fa politica e si relaziona (anche
strategicamente) ad un dato contesto politico, alle istituzioni e ai
centri decisionali, adeguandosi alle rispettive norme
comportamentali
3.5 Uno stile veramente “moderato” per i
cattolici in politica
• La facilitazione: essere portatori di dialogo e di mediazione
• La difficoltà: essere incisivi senza urlare
L’equivoco del “moderatismo”.
Non esiste un pensiero politico, una filosofia, né tantomeno un’ideologia
“moderata”! Esiste l’equilibrio nel portare avanti un impegno pubblico; esiste il
rispetto delle regole e degli avversari; esiste un modo di proporsi che non è mai
sopra le righe e che si concretizza in prese di posizione inevitabilmente estranee
dagli eccessi e dalle estremizzazioni (che, però, tanto successo riscuotono nei
moderni scenari politici “dopati” dalla comunicazione virale!)
L’equivoco della “scelta di campo”
Per la sua stessa natura e per la sua stessa evoluzione storica, il campo politico
cattolico vive di contaminazioni culturali e di osmosi con altre sensibilità politiche
più o meno complementari (ma anche più o meno intimamente contrastanti).
Per i cattolici, perciò, scegliere in “quale” contenitore stare appare decisamente un
falso problema rispetto al ben più probante interrogativo relativo al “come” stare in
quel contenitore (cioè, sono più importanti le modalità attraverso le quali è possibile
portare avanti con coerenza e responsabilità un percorso politico consapevole della
propria storia e dei propri obiettivi)
Una naturale tendenza al dialogo e alla mediazione
La storia d’Italia è ricca di esempi concreti di questa attitudine civica e istituzionale
dei cattolici: si pensi all’attività dell’Azione Cattolica sotto la dittatura fascista, al
ruolo delle leadership democristiane nei drammatici “anni di piombo” o dei partiti
cattolici nella seconda repubblica nata proprio dalla diaspora DC.
Si tratta di un atteggiamento e di uno stile politico da valorizzare e, casomai, da
reinterpretare nei nuovi scenari partitici e nei nuovi ambienti della discussione
pubblica e del potere.
L’arma a doppio taglio dell’approccio dialogante e distensivo
Fondamentale per esprimere il valore aggiunto della politica cattolica, lo stile
moderato rischia di apparire penalizzante nei moderni palcoscenici politici. L’unica
contromisura è rappresentata dall’autorevolezza e dalla costruzione di un seguito
diretto (personale o di partito) solido e strutturato.