Federazione Italiana Gruppi Coltivatori Sviluppo
FEDERSVILUPPO
ASSOCIAZIONE REGIONALE DEL PIEMONTE
FEASR
Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale
L’Europa investe nelle zone rurali
Programma di sviluppo rurale 2007-2013
Misura 111.1 - Sottoazione B
Informazione nel settore agricolo
L’arte
della potatura
Programma di sviluppo rurale 2007-2013
Misura 111.1 – Sottoazione B
Informazione nel settore agricolo
Provincia di Torino - anno 2014
4
L’arte
della potatura
Testi di Marco Bottazzi e Sergio Bunino
Foto e disegni di Marco Bottazzi
Con la insostituibile collaborazione di Monica Brugiafreddo
In memoria di Piero Latino:
senza i suoi insegnamenti
questo opuscolo non ci sarebbe
Illustrazione di copertina: Il tempo e le cose, olio su tavola, Vittorio Emanuele
Supplemento al n. 9 de Il coltivatore piemontese, 1-30 settembre 2014
In distribuzione gratuita presso le sedi coldiretti
Videoimpaginazione e stampa: la fotocomposizione - Torino
INTRODUZIONE
Il professor Piero Romisondo, per anni direttore dell’Istituto di frutticoltura
industriale della facoltà di Agraria di Torino, affermava spesso che la potatura, a differenza di ogni altra attività agricola, è un’arte.
Questa sintetica definizione ci dà un’idea di come la potatura, nel ciclo
produttivo di un frutteto, sia un momento importante di fusione tra teoria e
pratica e anche di creatività.
È il momento in cui il produttore deve aver chiare tutte le sue scelte teoriche: perché ha scelto un determinato portainnesto, che forma di allevamento intende adottare, che finalità produttive persegue ecc. Nello stesso
tempo deve fare appello a tutte le sue conoscenze pratiche, nate dall’attenta e poliennale osservazione dell’ambito in cui lavora: ad esempio le
diverse risposte delle piante ai tagli di potatura.
Risulta chiaro quindi quanto sia difficile, come per qualsiasi forma d’arte,
insegnare a potare; e se ciò è difficile a tavolino, ancor più arduo è tentare di farlo in un breve manuale.
La pubblicazione che si propone intende fornire al moderno operatore
frutticolo, ma anche all’hobbista, uno strumento agile, di rapida consultazione, che completi le sue conoscenze teoriche e sia in grado di orientarlo nelle sue scelte pratiche.
Gli autori, forti di una più che ventennale esperienza come tecnici frutticoli, hanno pensato di riversare su un opuscolo alcune delle risposte date
alle innumerevoli domande scaturite dalle discussioni nate in frutteto e
nei corsi di potatura.
Con la speranza di poter offrire un quaderno di appunti, da portare in tasca insieme alle forbici, che non fanno il potatore, ma servono.
Michele Mellano
Direttore Coldiretti Torino
Torino, settembre 2014
III
INDICE
Perché si potano le piante
1
Riconoscimento degli organi delle piante
7
Fisiologia e potatura
17
I diversi interventi della potatura
23
Influenza dell’epoca di potatura
33
Influenza dell’età della pianta
37
Sequenza del calendario delle operazioni di potatura su
piante adulte
43
Struttura della pianta e controllo della vigoria
49
La potatura di formazione
56
La potatura di produzione
69
Attrezzatura e modalità di taglio
83
L’impianto del frutteto
87
IV
PERCHÉ SI POTANO LE PIANTE
Iniziando una discussione sulla potatura immancabilmente, prima o poi,
viene posta una domanda, soprattutto da chi vede ogni intervento
dell’uomo sulle piante come una violenza sulla natura: perché potare le
piante quando la natura per millenni ha creato alberi possenti e belli
che vivono e fruttificano senza l’aiuto dell’uomo?
Per poter rispondere è necessario capire come le piante si sviluppano in
natura, cioè come si sviluppano i rami e i frutti negli anni.
La conoscenza dello sviluppo naturale di una pianta è anche la chiave
per comprendere al meglio le modalità della potatura.
Sviluppo delle piante in natura
Ipotizziamo di seguire lo sviluppo naturale di una giovane
ideale piantina da frutto costituita da un tronco di due anni su cui sono inseriti tre rami
di un anno rivestiti di gemme
(fig. 1).
fig. 1
Alla fine dell’inverno, al risveglio vegetativo, le gemme di
rivestimento dei rami di un
anno germogliano:
Alcune gemme svilupperanno
nuovi germogli (fig. 2).
fig. 2) le gemme evolvono
in germogli e fiori
Altre gemme daranno origine a fiori, che diverranno frutti, maturando in
diverse stagioni dell’anno, a seconda della specie e della varietà (fig.
2-3).
1
Durante lo sviluppo ogni germoglio si riveste di foglie e, all’inserzione di ogni foglia, si origina una nuova gemma (fig. 3).
Le foglie e quindi le gemme
sono posizionate in modo da
non ostacolare l’illuminazione
e lo spazio di quelle posizionate più in basso sul germoglio (fig. 1 a pag. 7).
fig. 3) evoluzione dei germogli
e dei frutti - notare le gemme presenti
all’inserzione delle foglie
In estate inizia la lignificazione dei germogli che si completerà
nell’autunno, con la maturazione completa del ramo rivestito di gemme
(fig. 4).
fig. 4) nuovi rami di 1 anno (rivestiti di
gemme) inseriti sul ramo di due anni
- notare le gemme presenti unicamente
su rami di 1 anno
1: un anno
2: due anni
C: cicatrice di passaggio tra legno di un anno e
legno di due anni
Quindi, dopo un anno la pianta ideale sarà formata dal tronco, che ha ora
3 anni, dai tre rami che hanno due anni e da nuovi rami di un anno.
È da notare come unicamente i rami di un anno siano provvisti di
gemme di rivestimento: sia il tronco, sia i rami di due anni, le cui gemme hanno generato la nuova vegetazione (e la produzione) non presentano più gemme visibili (fig. 4).
2
Negli anni successivi il ciclo si
ripete, la chioma si sviluppa e
la vegetazione attiva, quella
cioè in grado di produrre nuovi
rami e frutti, si allontana sempre più dal tronco (fig. 5).
fig. 5
Si può allora dire che ogni ramo originato da una gemma:
1) il primo anno si sviluppa contornandosi di gemme;
2) il secondo anno produce frutti e nuovi germogli dallo sviluppo delle gemme originatesi l’anno precedente;
3) esaurisce così la sua capacità produttiva e diventa unicamente
un sostegno per la nuova vegetazione.
Le piante devono allora produrre ogni anno nuova vegetazione in grado di sostituire i rami
non più produttivi. Questo continuo sviluppo di vegetazione
crea una chioma imponente,
ma anche molto fitta, che non
lascia penetrare la luce nelle
parti più interne (fig. 6).
fig. 6) chioma molto fitta
Le foglie dei rami più bassi e interni della chioma, non ricevendo un’adeguata illuminazione, possono effettuare in maniera limitata l’importante
processo della fotosintesi clorofilliana, cioè la sintesi di nuovi tessuti:
frutti e rami, che avviene esclusivamente in presenza di luce.
Questa vegetazione interna è quindi incapace di generare nuova chioma
di vigore adeguato in grado di dare una produzione di qualità, nei casi
più estremi essa vive a spese delle foglie attive, situate nella parte più
esterna della chioma.
3
Potatura naturale
Per limitare la presenza di vegetazione inattiva, in natura la
pianta autoregola la propria
chioma lasciando seccare i
rami non attivi, i quali cadono
poi al suolo. Si può quindi parlare di una “potatura naturale”
(fig. 7).
fig. 7) notare alcuni rami secchi all’interno della chioma
L’esempio più eclatante è dato
dal Pino domestico, il pino da
pinoli: su questi alberi il disseccamento e la conseguente
perdita della vegetazione in
ombra è così spinto che rimangono sulla pianta unicamente i rami apicali (fig. 8).
fig. 8) pino domestico
Questa forma di autopotatura è però presente, in maniera più o meno
evidente, in tutte le piante da frutto (fig. 9 e 10).
fig. 9) pesco
notare la vegetazione attiva
(evidenziata dalla presenza
dei fiori) unicamente nella parte
distale della chioma
4
Riassumendo
Ogni ramo produce frutti e nuova vegetazione una sola volta, nel secondo anno di vita, per poi diventare sostegno per la nuova vegetazione.
La pianta deve quindi continuamente rinnovare i rami non più produttivi
sviluppando nuova vegetazione produttiva.
La vegetazione giovane negli anni si mantiene costantemente sulla parte
esterna e soleggiata della chioma.
Parte dei rami interni della chioma vengono eliminati attraverso una sorta
di potatura naturale.
Una pianta adulta non potata sarà perciò costituita dalla giovane vegetazione produttiva posta all’esterno di un’imponente impalcatura formata da
legno sempre più vecchio dagli apici verso il tronco principale (fig. 9 e 10).
Sviluppo e potatura
Analizzato il comportamento delle piante in natura, possiamo ora provare
a rispondere alla domanda iniziale: perché potare le piante?
– in natura le piante producono frutti e semi non per far piacere all’uomo
ma per riprodurre la specie: fatta questa considerazione si può dedurre
che:
1) l’allontanamento progressivo della chioma dal suolo è una caratteristica positiva perché permette alla pianta di sfuggire alla competizione
per la luce data dalle altre piante, mantenendo la vegetazione attiva
costantemente illuminata.
2) Una chioma molto espansa produrrà molti frutti, non importa se di
scarsa qualità per i nostri gusti, garantendo una buona propagazione
della specie (i frutti sono il contenitore dei semi).
– Il frutticoltore elimina la competizione di altri vegetali e coltiva le piante per ottenere:
1) piante da gestire con facilità, con una chioma facilmente raggiungibile in tutte le sue parti.
2) Una ottimale densità di vegetazione attiva ben esposta alla luce,
condizione necessaria per ottenere tutti gli anni frutti di qualità.
IN CONCLUSIONE: la potatura si effettua per:
– CONTENERE LE DIMENSIONI delle piante per poter gestire agevolmente le operazioni necessarie
– RINNOVARE LA VEGETAZIONE, in natura la vegetazione si rinnova
mediante lo sviluppo di nuovi rami sempre più lontani dal tronco. Nelle
piante coltivate, volendo contenere le dimensioni, è necessario sostituire
continuamente i rami che hanno prodotto con nuova vegetazione produttiva
– DIRADARE la chioma mantenendo la giusta fittezza della vegetazione.
5
Si ammirano spesso, nei giardini, magnifici esemplari di alberi monumentali, con una struttura simile a un’opera d’arte (fig. 10), la cui produzione è tuttavia raggiungibile unicamente facendo ricorso a pericolosi
equilibrismi.
fig. 10) albero imponente: notare la vegetazione giovane
unicamente nella parte distale della chioma
All’impianto è allora necessario decidere se si desidera un albero che
possa essere ammirato dai nostri figli oppure
una pianta le cui dimensioni permettano di eseguire con facilità le
diverse operazioni (raccolta, potatura) e la vegetazione dia la possibilità a tutte le foglie di avere la massima quantità di luce possibile.
PER TUTTE QUESTE RAGIONI:
È NECESSARIO POTARE CON REGOLARITÀ LE PIANTE DA FRUTTO
6
RICONOSCIMENTO DEGLI ORGANI
DELLE PIANTE
Per effettuare una corretta potatura è necessario conoscere i principali organi delle piante e il loro comportamento.
Gemme
Le gemme sono gli organi che danno origine a nuovi germogli e fiori.
1) Le gemme si possono distinguere in base al periodo in cui germogliano.
Gemme dormienti: sono le classiche gemme di rivestimento del ramo di un anno viste nel 1° capitolo. Si formano durante lo sviluppo del germoglio alla base delle foglie; germoglieranno però solo durante la primavera successiva, avendo bisogno di un periodo di freddo, diverso da specie a specie, per superare la dormienza invernale (fig. 1).
fig. 1) gemme dormienti
notare la disposizione
ottimale delle gemme sul ramo
gemme dormienti
in germogliamento
Gemme pronte: soprattutto su rami molto vigorosi
alcune gemme dormienti si
sviluppano nello stesso anno
in cui si sono formate, dando
origine a rami detti “anticipati” o “femminelle”. Questa caratteristica è particolarmente evidente nel pesco
(fig. 2).
fig. 2) rami anticipati (pesco)
7
Gemme di sostituzione: si è
detto nel 1° capitolo che i rami
di più di un anno perdono la
capacità di produrre gemme
di rivestimento.
Sulla vegetazione di ogni età
sono però presenti gemme particolari, invisibili a occhio nudo e
disposte in modo casuale, che
rimangono dormienti per anni.
Sono le gemme di sostituzione,
o gemme latenti, germogliano
di norma a seguito di un taglio o
di una rottura del ramo cui sono
prossime per ripristinare la vegetazione perduta (fig. 3).
fig. 3) rami originati da gemme
di sostituzione su kaki,
dopo un drastico taglio del ceppo
2) Le gemme dormienti (gemme di rivestimento) sono le gemme che
producono ogni anno frutti e nuova vegetazione. Si possono distinguere in base al tipo di sviluppo in:
Gemme a legno e Gemme produttive
In alcune specie sono presenti gemme che producono unicamente germogli e, distinte, gemme che producono unicamente fiori (e quindi frutti).
Le prime sono dette gemme a legno, le seconde gemme a fiore o
gemme a frutto.
I due tipi di gemme sono facilmente distinguibili perché le prime sono più
affusolate, mentre le seconde appaiono più grosse e globose (fig. 4).
Nelle Drupacee (Pesco, Albicocco, Susino, Ciliegio ecc.) le gemme a fiore sono sempre accompagnate a una gemma a legno in una formazione
detta tripletta.
fig. 4a) pesco
sinistra: gemma a legno fra 2 gemme a fiore (tripletta)
destra: gemme a fiore e gemme a legno germogliate
8
fig. 4b) pesco
sinistra germoglio fiorito
destra frutti e germogli in accrescimento
Altre specie producono gemme a legno e gemme miste: queste ultime
danno origine contemporaneamente a un’infiorescenza e a un germoglio.
Non sono cioè presenti gemme unicamente a fiore (fig. 5).
fig. 5a) melo
gemme a legno laterali
e gemma mista apicale
(notare le differenti dimensioni)
5b) pero: germoglio prodotto da gemma a legno
schema e foto
9
5c) pero: gemma mista: germoglio e gruppo di frutti
schema e foto
Diversificazione delle gemme nelle diverse specie frutticole
più comuni
Gemme a legno
e gemme a frutto
Gemme a legno
e gemme miste
- Drupacee: piante che danno
frutti con il nòcciolo (parte interna
del frutto, di consistenza legnosa,
contenente il seme):
- Pomacee: piante che danno
pomi (falsi frutti contenenti 10
semi):
Albicocco
Ciliegio
Mandorlo
Pesco
Susino
Cotogno
Melo
Pero
- Altre specie
Agrumi
Kaki
Kiwi
Mirtillo
Nocciòlo
Vite
- Altre specie
Olivo
10
Germogli, Rami e Branche
È necessario porre attenzione ai diversi nomi dati ai getti vegetativi durante le fasi del loro sviluppo.
Germoglio: è il getto vegetativo dell’anno durante il suo sviluppo (fig. 3 a
pag. 2).
In estate il germoglio, fino a quel momento di consistenza erbacea, diventa legnoso (si parla di agostamento per evidenziare il periodo in cui
inizia la lignificazione).
Ramo: è il getto vegetativo lignificato di 1 o 2 anni (fig. 1-4 a pag. 1 e 2).
Branca: è il ramo di due o più anni, rivestito di un certo numero di rami
laterali (fig. 3-4 a pag. 2).
Rami dell’anno e vigoria
Come abbiamo visto, i rami di un anno, sviluppatisi dalle gemme di
rivestimento, sono gli organi deputati alla produzione di frutta e rinnovo della vegetazione. Sono quindi gli organi più importanti per il
frutticoltore.
Le piante arboree sviluppano ogni anno rami di diversa vigoria e
comportamento, caratteristiche che si ripercuotono sull’intera chioma e sulla produzione di frutti:
una corretta potatura ha come presupposto il riconoscimento dei
rami proprio in funzione di queste caratteristiche (questa distinzione
è particolarmente evidente in pomacee e drupacee).
Rami molto vigorosi o succhioni
Si tratta di rami di vigoria eccessiva; di norma sono inseriti sul dorso delle
branche che li portano ed hanno uno sviluppo verticale (fig. 6).
fig. 6) succhioni
all’apice di una pianta
11
Nelle drupacee i succhioni dell’anno possono superare i 2 m di lunghezza
e, soprattutto nel pesco, la parte terminale si può rivestire di rami anticipati (fig. 2 a pag. 7).
Come vedremo in seguito vi è una relazione inversa tra vigoria e produttività, allora rami molto vigorosi sono poco produttivi; inoltre questi rami, verticali e vigorosi, spingono velocemente verso l’alto la vegetazione produttiva.
Nelle pomacee in particolare i succhioni sono sempre sprovvisti di gemme miste, non sono quindi produttivi.
Per questi motivi i succhioni di norma devono essere eliminati, o,
come vedremo in seguito, frenati nel loro vigore con inclinazioni.
Rami di media vigoria o rami misti
Sono rami importanti per il frutticoltore perché concorrono alla formazione
di uno scheletro della pianta equilibrato e, di norma, hanno una buona
produzione, sia per quantità che per qualità dei frutti (fig. 7).
fig. 7) rami misti
a sinistra melo
in basso albicocco
Per media vigoria si intende una lunghezza indicativa di 60-80 cm; in
realtà il dato varia molto secondo la specie, la varietà e il portinnesto.
12
Rami ad accrescimento limitato: brindilli
Si tratta di rami molto esili che in alcune varietà forniscono ottime produzioni (fig. 8).
fig. 8) brindilli
su ramo di due anni
a lato albicocco
in basso melo
ramo con brindilli
e lamburde
Rami ad accrescimento molto limitato:
Lamburde (pomacee) e dardi (drupacee)
Le lamburde delle pomacee sono rami con uno sviluppo annuale di pochi millimetri, per questo sono spesso considerate delle gemme, anche
nel linguaggio tecnico. Come vedremo nei capitoli successivi è invece
importante saper distinguere le lamburde dalle gemme (fig. 9).
fig. 9) lamburde di pero
a sinistra lamburda in vegetazione
a destra lamburde in pre-fioritura
13
I dardi, presenti sulle drupacee, sono rami ad accrescimento annuale
di qualche centimetro, sono quindi più evidenti delle lamburde (fig. 10).
Su albicocco e ciliegio, sono chiamati mazzetti di maggio.
fig. 10) dardi
a sinistra ciliegio – a destra albicocco
Lamburde e dardi sono ottimi rami produttivi e possono produrre per diversi anni.
Questa affermazione sembra contrastare con quanto detto in precedenza,
secondo cui i rami producono una sola volta, nel secondo anno di vita:
Lamburde e dardi non fanno eccezione, il ramo produttivo è sempre quello dell’anno, cioè l’ultima porzione della lamburda, o del dardo, che diventa anch’essa una branca, anche se di minime dimensioni.
L’accrescimento estremamente limitato però non permette, se non dopo
molti anni, di apprezzarne lo sviluppo (fig. 11).
fig. 11a) ramo misto: è evidente lo sviluppo dell’anno successivo
e sono riconoscibili i nuovi rami di un anno della branca
fig. 11b) lamburda: lo sviluppo è così poco evidente
che non si apprezzano le diverse età della … branca
14
Ramo anticipato
È il germoglio che, sviluppandosi da una gemma pronta, si accresce
l’anno stesso in cui questa si è formata. Nel pesco lo sviluppo di rami anticipati su rami vigorosi rappresenta la norma (fig. 2 a pag. 7 ).
Polloni
Sono i germogli che si sviluppano dalla base della pianta. Devono essere sempre eliminati
(fig. 12).
La maggior parte delle piante da
frutto è propagata tramite innesto. I polloni perciò non appartengono alla varietà coltivata,
non servono quindi per una sostituzione della pianta in caso di
morte della stessa.
fig. 12) polloni alla base
della pianta
Riconoscimento dei rami dell’anno dai rami più vecchi
Se è importante il riconoscimento dei diversi rami di 1 anno, è necessario innanzitutto saper distinguere il ramo di 1 anno dai rami
più vecchi.
Osserviamo la branca in figura, quali sono i rami di 1 anno?
Sull’asse principale, partendo dall’apice, riconosciamo il passaggio dal ramo di un anno a quello di due anni dal diverso colore e
dalle cicatrici di divisione (fig. 13).
Lo stesso discorso vale per i rami laterali.
15
fig. 13 a sinistra) notare le cicatrici di discontinuità
fra il ramo di 1 e 2 anni
C p: cicatrice su ramo principale C s: cicatrice dei rami secondari
fig. 13 a destra) su rami anticipati non ci sono cicatrici
perché i laterali hanno la stessa età del
ramo su cui sono inseriti
TABELLA RIASSUNTIVA RAMI: MELO E PESCO
Melo: lamburda
brindillo
ramo misto
apice di succhione
(1/3 della lunghezza)
Pesco:
ramo misto
brindillo
dardo
16
FISIOLOGIA E POTATURA
Per capire come la pianta reagisce ai diversi interventi di potatura è
necessario prendere in considerazione alcuni elementi di fisiologia che
influenzano direttamente la potatura.
È bene non sottovalutare i concetti che troverete nelle prossime pagine,
anche se a prima vista sembrano troppo teorici e poco utilizzabili nella
realtà.
Al contrario vi preghiamo di rileggerli fino a farli vostri, memorizzando
ogni capitoletto, perché sono informazioni basilari per capire i capitoli
successivi. Conoscere almeno alcuni aspetti della fisiologia delle
piante è necessario per potare in modo intelligente e non tagliare
così, perché mi han detto di fare così.
Equilibrio Chioma Radici
Di una pianta si può osservare unicamente la chioma, cioè la parte aerea. Vi è però una parte molto importante che rimane nascosta sotto il
terreno, è l’apparato radicale, indispensabile per poter assorbire dal terreno l’acqua e le sostanze nutritive indispensabili per lo sviluppo (azoto,
fosforo, potassio, magnesio ecc.).
Le sue dimensioni sono simili a quelle della parte aerea.
Lo sviluppo delle radici è quindi in equilibrio con lo sviluppo della
chioma:
una drastica riduzione della chioma altera l’equilibrio tra chioma e radici,
si ha allora una spinta a legno, cioè una produzione di nuova vegetazione per ripristinare l’equilibrio (fig. 1).
fig. 1) a sinistra, equilibrio fra chioma e radici
a destra: equilibrio alterato in seguito a potatura
17
Flusso della linfa
La linfa è una miscela di acqua e sali minerali, elementi indispensabili per
la vita della pianta. L’acqua, insieme ai sali minerali, è assorbita dalle radici e portata alle foglie tramite i vasi linfatici.
La linfa scorre dalle radici verso le foglie, Il suo percorso termina nelle
gemme apicali dei rami (fig. 2).
Una rottura, o un taglio (è
bene ricordare che per la
pianta il taglio è una rottura
accidentale), determinano
l’interruzione del flusso della linfa verso la gemma apicale.
fig. 2) flusso della linfa (in blu) verso le gemme apicali
L’interruzione del flusso linfatico è per la pianta uno stimolo allo
sviluppo di nuovi germogli vigorosi per ovviare alla soppressione di
vegetazione (fig. 3).
fig. 3) influenza del taglio di un ramo sullo sviluppo dei futuri germogli
a) ramo intero: al risveglio vegetativo si sviluppano germogli
lungo tutto il ramo
(i germogli apicali sono più vigorosi e con un angolo più acuto)
b) ramo tagliato: al risveglio si sviluppano rami molto vigorosi
al disotto del taglio, con un angolo “molto chiuso”
Da quanto appena detto si capisce come i tagli stimolino lo sviluppo di
rami vigorosi.
18
Linfa, vigoria e direzione dei rami
Il flusso della linfa è favorito dalla spinta verticale verso l’alto, per questa
ragione:
un ramo è tanto più vigoroso quanto più è verticale
più l’asse vegetativo si allontana dalla verticale più diminuisce la spinta
vegetativa.
La diversa direzione di un ramo ha ripercussioni anche sull’emissione dei
germogli laterali: un ramo verticale produrrà rami molto vigorosi all’apice
e rami di vigoria sensibilmente decrescente verso la base; un ramo inclinato avrà un’emissione di germogli laterali più equilibrati.
L’inclinazione ideale è attorno ai 35-45 gradi, rami orizzontali andranno
incontro a una eccessiva produzione di germogli dalla parte superiore;
rami rivolti in basso sono ottimi per la produzione, ma non utilizzabili per
l’impalcatura della pianta (fig. 4).
fig. 4) direzione di un ramo, vigoria ed emissione dei nuovi germogli
a) ramo verticale b) ramo obliquo
c) ramo orizzontale
d) ramo obliquo verso il basso
Vigoria e produzione
Come abbiamo visto descrivendo i succhioni a pag. 12 vi è un rapporto
inverso tra vigoria e produttività in quanto i nutrienti sintetizzati dalle
foglie non possono nutrire un’abbondante produzione di legno (cioè di
rami) e contemporaneamente una buona fruttificazione.
Se uniamo i due concetti appena visti: vigoria/direzione dei rami e
vigoria/produzione possiamo capire come:
ogni intervento che favorisca la velocità di crescita di un ramo inibisce la
produzione; ogni intervento che riduca la velocità di crescita dei germogli
favorisce l’attività riproduttiva.
Allora: se allontanando un ramo dalla verticale diminuisce la spinta
vegetativa, di conseguenza, aumenta quella riproduttiva. Il massimo di
capacità produttiva, unita a un miglior equilibrio dei germogli laterali, si ha
per un’inclinazione tra i 30 e 45 gradi (fig. 5).
19
fig. 5) produzione di rami e frutti in funzione dell’inclinazione
a) ramo verticale sviluppa rami molto vigorosi e poca produzione
b) ramo obliquo produce buona produzione e rami equilibrati
c) ramo orizzontale ha buona produzione ma dà rami dorsali,
poco razionali
d) ramo inclinato in basso, produce rami poco vigorosi
e buona produzione (non utilizzabile per l’impalcatura della pianta)
Il rapporto Vigoria/Produttività può essere generalizzato all’intera
pianta. In generale:
x una pianta molto vigorosa sarà una pianta poco produttiva perché i
nutrienti sono utilizzati per costituire nuova vegetazione;
x una pianta con vigoria insufficiente produce una vegetazione
stentata costituita da corti ed esili rametti; non ha sufficiente forza
per sviluppare una chioma accettabile, in grado di portare a maturazione una buona produzione. Sarà quindi anch’essa poco produttiva.
Bisogna pensare che una pianta deve produrre frutta, ma anche
nuovi rami capaci di rinnovare continuamente la vegetazione.
Quindi le produzioni quantitativamente e qualitativamente migliori si
ottengono su piante di vigoria equilibrata.
Quantità e qualità dei frutti
Abbiamo visto come esista una diretta concorrenza fra spinta vegetativa
e spinta produttiva.
Esiste però anche un rapporto inverso tra quantità e qualità dei frutti,
infatti i nutrienti di una pianta sono sufficienti per portare a maturazione
solo un giusto numero di frutti di buona qualità.
20
Si può dire che la potatura non deve massimizzare la produzione, è invece importante contenere la produttività con un’adeguata potatura effettuata tutti gli anni, per avere un adeguato compromesso fra qualità e
quantità; inoltre gli eccessi di produzione, stressando la pianta possono
innescare fenomeni di alternanza di produzione. Cioè annate di eccessiva produzione seguite da annate di scarica produttiva.
Vigoria e avversità
La vigoria influenza anche la sensibilità alle avversità.
Pensando agli animali, uomo compreso, siamo abituati a considerare la
vigoria come un termine esclusivamente positivo; nelle piante il discorso
è più complicato.
Una pianta eccessivamente vigorosa produce una folta chioma, costituita
da rami vigorosi, che non lascia penetrare luce e aria, si forma perciò un
microclima poco luminoso e umido, favorevole all’insorgenza di patologie fungine (fig. 6).
fig. 7) Afidi su melo
fig. 6) monilia su pesco
Inoltre germogli vigorosi, durante l’accrescimento, hanno un flusso di linfa
più ricco, quindi più appetito dagli insetti fitomizi (succhiatori di piante)
quali afidi e cocciniglie (fig. 7).
Equilibrio
Per le ragioni appena viste è importante che vi sia un certo equilibrio tra
spinta vegetativa (la vigoria della pianta) e spinta produttiva (la capacità di produrre frutti).
L’eccessiva vigoria deprime la produzione, aumenta la sensibilità
alle avversità e crea una chioma fitta e difficile da gestire. La bassa
vigoria produce una chioma incapace di produrre contemporaneamente frutta di qualità e rinnovo vegetativo accettabile.
21
Vigoria e Gestione della pianta
La vigoria di una pianta è influenzata da molti fattori: la specie, la
varietà, il portinnesto, la fertilità del terreno e la disponibilità idrica.
A parità di ogni altra condizione però la potatura, insieme alla concimazione, è comunque la pratica colturale che più influenza la vigoria della pianta.
La quantità di fertilizzanti e la modalità di apporto, come gli interventi di
potatura, devono quindi essere attentamente valutati al fine di ottimizzare
l’equilibrio fra produzione di frutti e produzione di legno.
Ogni azione che aiuti a mantenere l’equilibrio favorisce la produttività, ogni azione che altera l’equilibrio porta a scompensi della produzione.
Come vedremo, i più comuni errori che si compiono durante le operazioni di potatura spostano l’equilibrio verso l’eccessiva vigoria con il
risultato di “allevare” piante poco produttive e difficili da gestire.
EQUILIBRIO TRA PRODUZIONE E VIGORIA
alta vigoria
equilibrio tra produzione
di frutti e rinnovo
del legno
bassa vigoria
forte produzione
di rami
bassa produzione
di frutta
buona produzione
buona qualità
scarso rinnovo
bassa produzione
scarsa qualità
fig. 8) alta vigoria
bassa vigoria
22
I DIVERSI INTERVENTI DELLA POTATURA
Riconosciuti i diversi tipi di rami e il loro comportamento vegetativo, impariamo a intervenire su di essi.
L’intervento classico della potatura è il taglio
Ogni taglio effettuato sulla pianta induce una reazione diversa in funzione:
1) del tipo di taglio: accorciamento o eliminazione del ramo;
2) dell’età del ramo su cui si effettua il taglio;
3) del periodo in cui si opera (pianta in riposo o in vegetazione);
4) dell’età della pianta.
È necessario di conseguenza porre grande attenzione alla scelta dei rami da potare, al tipo di taglio, alla scelta dell’epoca di intervento, considerando anche l’età della pianta.
Esamineremo in questo capitolo i primi due punti appena esposti.
1) Tipo di taglio
I tagli si possono suddividere in due grandi categorie:
– eliminazione completa di un ramo o di una branca (fig. 1);
– accorciamento più o meno spinto di un ramo (fig. 2).
a) ramo
a: ramo
di un
di anno
un anno
b) ramo di due anni
fig. 1) eliminazione completa di un ramo
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fig. 2) accorciamento più o meno
spinto di alcuni rami di un anno
2) Età del ramo
Parlando dei rami dell’anno si è accennato all’importanza del riconoscimento di questi rami da quelli più vecchi:
I rami di 1 anno infatti rispondono ai tagli di potatura in maniera
sensibilmente differente dai rami più vecchi.
È quindi indispensabile, potando una pianta, aver sempre presente se il
ramo da potare è di un anno oppure di più anni.
Ramo di 1 anno
In inverno il ramo di un anno è nel pieno della sua vigoria potenziale.
La sua funzione è infatti produrre frutti e nuova vegetazione attraverso lo
sviluppo delle gemme di rivestimento.
Il ramo, come gia visto, si può potare mediante asportazione parziale o
eliminazione.
a) asportazione parziale di un ramo:
si tratta di un accorciamento più o meno drastico del ramo (fig. 2).
Come già visto nel 3° capitolo questo tipo di taglio determina l’interruzione del flusso della linfa verso la gemma apicale (vedi pag. 18) e induce
un forte riscoppio vegetativo, soprattutto a carico delle gemme poste in prossimità del taglio (fig. 3); in generale determina un aumento
della vigoria della pianta con conseguente abbondante produzione di
rami: tagli di questo tipo vengono detti tagli a legno.
I tagli a legno tendono a indurre nella pianta un’eccessiva vigoria, con
una conseguente diminuzione della produttività.
Per questa ragione questo tipo di taglio deve essere considerato un intervento eccezionale, da effettuare con oculatezza e solo in momenti particolari.
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fig. 3) sviluppo di rami vigorosi
in seguito a un taglio a legno
b) asportazione completa del ramo:
L’eliminazione completa del ramo (fig. 1a) non crea un’interruzione del flusso della linfa perché con la gemma apicale vengono eliminate tutte le gemme di rivestimento: si eliminano quindi le condizioni per un forte riscoppio
vegetativo.
Il riscoppio vegetativo sarà dato dallo sviluppo delle gemme dei rami rimasti e sarà meno intenso e più equilibrato su tutta la pianta.
Questo tipo di taglio induce nella pianta un buon equilibrio fra spinta vegetativa e produttiva, è detto perciò taglio a frutto.
Riassumendo: sul ramo di 1 anno
Tipo di taglio
Reazione del ramo
Raccorciamento
del ramo
Taglio a legno
dalle gemme rimaste più
prossime al taglio si svilupperanno rami vigorosi
Eliminazione
dell’intero ramo
Taglio a frutto
crea un miglior equilibrio
tra i rami della chioma
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Per comprendere la differenza fra Taglio a Frutto e Taglio a Legno,
soprattutto per capire come l’eliminazione di un ramo possa … favorire la fruttificazione, si può considerare una branca di due anni con
quattro rami laterali di un anno (fig. 4).
Sulla branca si può intervenire:
x accorciando più o meno a metà i quattro rami (tagli a legno);
x eliminando due rami (tagli a frutto).
In entrambi i casi si sarà dimezzato il numero di gemme ma:
nel primo caso i tagli a legno favoriscono lo sviluppo di germogli vigorosi
e sfavoriscono la fruttificazione.
Nel secondo caso, sui rami rimasti si avrà uno sviluppo di germogli
equilibrati e una buona fruttificazione.
fig. 4 a) gestione della branca mediante quattro tagli a legno
fig. 4 b) gestione della branca mediante due tagli a frutto (diradamento)
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Ramo di 2 o più anni
Sul ramo di più anni si può intervenire come per il ramo di un anno mediante:
1) asportazione totale della branca: in questo caso la pianta reagisce come già visto per il ramo di 1 anno; si parla quindi di un taglio a
frutto (fig. 1b);
2) asportazione parziale della branca: in questo caso la reazione è
completamente diversa da quella vista per il ramo di un anno. Il ramo
(o branca) di 2 o più anni, non ha gemme di rivestimento (vedi pag. 2)
ma rami già sviluppati: in qualsiasi posizione si effettui il taglio, esso risulterà sempre al di sopra di un ramo laterale destinato a diventare il
nuovo prolungamento. Possiamo anche dire che si effettua una deviazione della vegetazione su un ramo laterale (fig. 5).
Taglio su ramo
di due anni
Taglio su ramo
di tre anni
fig. 5) deviazione (asportazione parziale)
Con un taglio di questo tipo la corrente linfatica diretta verso la gemma
apicale non viene interrotta, ma deviata verso altre gemme apicali che
sostituiscono quella asportata. Anche in questo caso si limita il riscoppio vegetativo della pianta.
Per queste ragioni un taglio su un ramo di due o più anni è sempre
assimilabile a un taglio a frutto.
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Il taglio di deviazione su un ramo o branca laterale è conosciuto come
taglio di ritorno (fig. 6).
Come vedremo in seguito il taglio di ritorno è il classico taglio utilizzato:
x sugli apici delle branche per contenere la forma della pianta entro le
dimensioni volute;
x per rinnovare la vegetazione.
fig. 6) taglio di ritorno su branca di albicocco
Riassumendo:
come visto nel 1° capitolo le piante si potano per contenere il volume
della pianta, diradare la chioma e rinnovare la vegetazione.
x Per contenere il volume di norma non si devono accorciare i rami di
un anno anche se molto lunghi, ma si ricorre ai tagli di ritorno su legno
di due o più anni per non stimolare un eccesso di vigoria.
x Il diradamento si effettua tramite asportazione completa di alcuni
rami e branche.
x Rinnovo della vegetazione: i tagli di ritorno e di diradamento svolgono anche la funzione di rinnovo della vegetazione favorendo lo sviluppo di una chioma equilibrata.
x I tagli a legno si effettuano, di norma, su piante poco vigorose per
creare un rinnovo di vegetazione con buona vigoria.
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Non solo tagli
Nella moderna potatura si utilizzano alcuni interventi alternativi ai tagli,
soprattutto per evitare l’eccesso di vigoria.
Inclinazione di un ramo
Si è visto a pag. 19 che un germoglio è tanto più vigoroso quanto più si
accresce verticalmente.
In alternativa all’eliminazione, l’accrescimento dei rami vigorosi può
essere rallentato mediante l’inclinazione con un cordino o un distanziatore (fig. 7). Come risultato si ottiene un generale freno della vigoria e
lo sviluppo di rami laterali più equilibrati.
A
B
fig. 7) inclinazione
A: con cordino, su ramo laterale
B: con distanziatori,
su branche principali
Se si effettua l’inclinazione in inverno su rami ormai lignificati, meno
elastici e a sviluppo ultimato, l’operazione risulta difficile e l’effetto sarà
unicamente una limitazione dell’accrescimento dei rami laterali l’anno
successivo.
Anticipando l’inclinazione in estate si può frenare la vigoria dei germogli durante lo sviluppo, si otterranno allora rami più equilibrati e con
una direzione più consona a una chioma armoniosa e aperta. L’anno
successivo anche i nuovi rami saranno più equilibrati.
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Nella moderna potatura, soprattutto su piante giovani e vigorose l’inclinazione è una pratica molto usata perchè permette di frenare la vegetazione limitando il numero dei tagli (fig. 8).
fig. 8) frutteto di melo
allevato a fusetto
notare i nastri
usati per inclinare le branche
Se non viene effettuata l’inclinazione estiva è comunque possibile intervenire in inverno. Se il ramo è troppo sviluppato e il legno poco elastico,
per evitare spaccature dei rami lignificati si possono effettuare alcuni tagli paralleli profondi circa 2 cm (al massimo un terzo del diametro del
ramo) utilizzando un segaccio (fig. 9).
Con il metodo dei tagli paralleli si possono inclinare anche branche di
due anni; deve però essere considerato un intervento straordinario che si
effettua unicamente per rimediare a un errore.
fig. 9) inclinazione tramite incisioni
a) durante il taglio
b) incisioni successive
c) branca inclinata
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Torsione
In alternativa all’inclinazione, i germogli vigorosi possono essere frenati
mediante torsione.
Le torsioni si effettuano nel mese di luglio, su germogli in accrescimento:
si impugna con due mani il germoglio nel tratto basale torcendolo mentre
lo si inclina.
La torsione deve continuare fino a sentire un leggero crac dovuto allo
scollamento dell’epidermide dal legno sottostante (niente paura, non è
facile spezzare un ramo con una semplice torsione).
Sono necessari alcuni giorni perchè il flusso della linfa riprenda il suo
corso normale, dopodiché il germoglio rimarrà inclinato, perdendo parte
della sua originaria vigoria (fig. 10).
La torsione risulta più semplice nelle drupacee che nelle pomacee.
fig. 10) fasi della torsione
Di norma l’operazione si effettua su germogli laterali. Sui germogli che
dovranno formare le branche principali si preferisce l’inclinazione (pag.
29) per mantenere una direzione obliqua, ma sempre verso l’alto.
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Cidiatura
Per frenare un germoglio vigoroso si può, durante la stagione vegetativa,
asportare l’apice pizzicandolo con le dita: la lieve ferita ne ritarda lo sviluppo.
La definizione di cidiatura deriva dall’analogia tra l’effetto di questa operazione e il danno provocato dall’insetto Cydia molesta sui germogli del
pesco.
Questo intervento, utilizzato soprattutto nei piccoli frutteti, si effettua
esclusivamente nei primi anni di allevamento di una pianta (fig. 11).
fig. 11) cidiatura di un germoglio
Taglio del Caporale
Si tratta di un’incisione della corteccia a V rovesciata, effettuata sopra
una gemma, prima del germogliamento (fig. 12).
L’incisione elimina l’inibizione ormonale data dalla gemma apicale dominante e permette alla gemma trattata di evolversi in germoglio. È comunque un intervento straordinario.
fig. 12) taglio del Caporale
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INFLUENZA DELL’EPOCA DI POTATURA
Nel capitolo precedente ci si è soffermati sui diversi interventi della
potatura e sulle relative risposte della pianta. Si è detto che il taglio
a frutto induce un riscoppio vegetativo inferiore a quello creato da
un taglio a legno.
A parità di taglio però, la stagione in cui si effettua la potatura ha un
ruolo molto importante nel determinare la risposta della pianta al taglio.
I tagli effettuati durante la stagione vegetativa provocano un’emissione di germogli più limitata e una vigoria della pianta meno accentuata e meglio distribuita tra i diversi rami rispetto agli stessi
tagli effettuati al bruno (in inverno).
Come abbiamo visto (pag. 24) in inverno la pianta è nel pieno della sua
vigoria potenziale.
In primavera, con il germogliamento, inizia lo sviluppo dei germogli.
In seguito l’innalzamento della temperatura e la disponibilità idrica, grazie
alle piogge primaverili, permettono un accrescimento vigoroso per tutta la
primavera e l’inizio dell’estate. Dal mese di luglio però, le temperature
molto elevate e la carenza d’acqua provocano un arresto della vegetazione, a cui segue la lignificazione dei germogli (agostamento). In seguito, con le piogge di fine agosto e l’abbassamento della temperatura si
ha un secondo sviluppo, più contenuto, dei germogli.
Intervenendo con dei tagli durante l’estate – potatura verde – la forte
spinta vegetativa tipica della primavera si è già esaurita, quindi la pianta
reagisce emettendo una vegetazione meno vigorosa, più contenuta.
Allora soprattutto su piante vigorose, effettuando alcuni tagli
durante la stagione vegetativa si opera un freno alla vigoria e si
aiuta la pianta a mantenere il delicato equilibrio fra fruttificazione e
vigoria.
La potatura verde non sostituisce la potatura invernale.
Durante la stagione vegetativa si interviene essenzialmente per diradare alcuni germogli dell’anno in fase di sviluppo. Si eliminano quelli
più vigorosi e verticali, i futuri succhioni (fig. 1), inseriti dorsalmente sul
ramo, che, per la loro posizione, si sviluppano in modo eccessivamente
vigoroso. Questi succhioni si sviluppano nella parte interna della chioma
creando una vegetazione troppo fitta.
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fig. 1) germogli dorsali vigorosi da eliminare
a sinistra: branca orizzontale
a destra: germogli vigorosi che si sviluppano all’interno della chioma
fig. 2) sfoltimento della parte interna della chioma
È importante eliminare i rami vigorosi interni alla chioma, sfoltendo
anche i rami di media vigoria, in caso contrario si forma una chioma fitta,
che non lascia penetrare la luce (fig. 2).
La mancata eliminazione dei succhioni porta alla formazione di una
chioma come in figura 3. In questo caso poi il frutticoltore ha peggiorato
la situazione tagliando a legno tutti i succhioni, ed effettuando due drastiche capitozzature (tagli energici a due-quattro gemme) visibili sulla
branca di sinistra.
È da notare come i prolungamenti dei succhioni hanno qualche foglia
all’apice, il resto è spoglio; quindi la vegetazione attiva e produttiva è
spinta molto in alto.
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Bastano uno-due anni di potature di questo tipo per allevare piante come
quella in fig. 1 a pag. 38; piante … difficilmente considerabili come
frutticole.
fig. 3
Nei primi anni di formazione delle branche principali è importante, in
potatura verde, diradare i germogli troppo fitti e quelli che possono fare
concorrenza alla cima (fig. 4).
fig. 4) potatura verde: germogli dorsali molto fitti, devono essere diradati
prima
dopo il diradamento
Alcuni futuri succhioni, soprattutto se inseriti lateralmente sul ramo si
possono mantenere, per non creare vuoti di vegetazione, a patto che si
freni la vigoria tramite inclinazione o torsione (fig. 5).
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fig. 5) potatura verde
a) germoglio vigoroso e inserito dorsalmente sulla branca,
è un possibile concorrente con l’apice: si elimina
b) germoglio inserito lateralmente con angolo di inserzione sulla branca
“aperto”; se necessario si frena la vigoria tramite inclinazione o torsione
La potatura verde ha un effetto positivo perché:
x elimina germogli vigorosi (i futuri succhioni) che succhiano elementi
nutritivi, consentendo alla pianta di indirizzare gli elementi su rami più
equilibrati e sui frutti in formazione;
x limita il vigore dei riscoppi dovuti al taglio;
x in estate la vegetazione non è ancora completamente sviluppata, si
asporta allora una quantità di legno inferiore a quella che andrebbe
comunque eliminata con la successiva potatura invernale;
x permette l’ingresso della luce all’interno della chioma favorendo la maturazione e la colorazione dei frutti in accrescimento;
x favorisce l’arieggiamento delle parti più interne della chioma, creando un ambiente più arieggiato, perciò sfavorevole allo sviluppo dei funghi
patogeni (indispensabile ad esempio per contrastare la monilia delle drupacee);
x eliminando i futuri succhioni riduce l’entità dei tagli da effettuare
in inverno, si può quindi considerare una preparazione alla potatura
invernale.
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INFLUENZA DELL’ETÀ DELLA PIANTA
A parità di ogni altra condizione le reazioni della pianta ai tagli sono
pesantemente influenzate dall’età della pianta.
EQUILIBRIO TRA ETÀ, PRODUZIONE E VIGORIA
Pianta giovane
Alta vigoria
Forte rinnovo
vegetativo
Bassa produzione
Pianta in piena
produzione
Equilibrio tra
produzione di frutti
e
rinnovo del legno
Pianta senescente
Bassa vigoria
Scarso rinnovo vegetativo
Bassa produzione
Scarsa qualità
La vita delle piante può essere schematizzata in tre fasi:
x fase giovanile la mancanza di produzione, e quindi di spinta produttiva, sposta l’equilibrio verso la spinta vegetativa, cioè verso la produzione di rami vigorosi;
x fase di equilibrio tipica delle piante in piena produzione;
la produzione di frutta frena la spinta vegetativa favorendo l’equilibrio
della pianta;
x fase di senescenza la pianta produce poca vegetazione nuova e di
bassa vigoria; la produzione è alternante e di scarsa qualità.
Piante giovani (fino al 3°-4° anno)
Nei primi anni dall’impianto le piante sono particolarmente vigorose.
Un eccessivo ricorso a tagli, soprattutto tagli a legno, può creare una
vegetazione eccessivamente vigorosa che, spostando l’equilibrio verso la
vigoria, ritarda l’entrata in produzione.
Allo stesso tempo non si permette una impostazione equilibrata della
chioma; una pianta mal impostata si svilupperà negli anni sicuramente in
modo irrazionale, con rami eccessivamente vigorosi e verticali che spostano velocemente in alto la vegetazione attiva, inoltre creano una
chioma eccessivamente fitta, difficile da gestire. Piante di questo tipo
necessitano di pesanti interventi di ridimensionamento che, se gestiti
scorrettamente, possono ulteriormente aggravare la situazione.
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La pianta in figura 1 avendo subito continui tagli a legno non è
più ridimensionabile. Potrà iniziare a produrre unicamente se
si smetteranno i tagli a legno;
comunque la produzione sarà
concentrata a diversi metri di
altezza.
fig. 1) pianta allevata
con continui tagli a legno
Su piante giovani si interviene ogni anno con pochi interventi:
x inclinazioni e tagli di diradamento, preferibilmente nel periodo
vegetativo;
x tagli di ritorno solo a raggiungimento delle dimensioni definitive.
Fino a qualche anno fa le piante
si formavano mediante continui
tagli a legno; piante così potate
entravano in produzione dopo
molti anni, oggi, intervenendo in
maniera più razionale, si ottengono piante più equilibrate che
iniziano a produrre dal 2°-3° anno (fig. 2).
fig. 2
Piante in produzione (dal 4°- 5° anno)
Quando la pianta entra in piena produzione i frutti, necessitando di energia per il loro sviluppo, frenano la vigoria della pianta favorendo l’equilibrio tra vigoria e produttività; si può allora intervenire con maggior tranquillità seguendo lo schema già visto:
x contenere le dimensioni della chioma;
x mantenere un numero adeguato di rami per avere una chioma folta, ma nello stesso tempo areata e luminosa;
x mantenere costante negli anni la produzione, sia dal punto di vista
quantitativo sia qualitativo, riducendo il fenomeno dell’alternanza.
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Si effettuano:
x tagli di diradamento e tagli di ritorno durante la potatura invernale;
x diradamento dei germogli troppo vigorosi con la potatura verde;
x si può ricorrere a qualche inclinazione o torsione se necessario.
Piante senescenti
La potatura deve seguire la vita della pianta, cercando di mantenere il più
a lungo possibile un buon rapporto fra lo sviluppo vegetativo e la
produzione.
Di norma nelle piante vecchie i
germogli si sviluppano in modo
stentato, si ha perciò un limitato
rinnovo vegetativo per gli anni
successivi.
Piante di questo tipo si riconoscono facilmente per la mancanza di rami di vigoria accettabile
(fig. 3).
In realtà anche piante giovani
possono apparire senescenti,
cioè prive della necessaria vigoria (il pero è una specie che, nei
frutteti famigliari spesso si trova
in queste condizioni).
fig. 3) pianta di pero senescente
pur se di giovane età
Su questa tipologia di piante è necessario stimolare la vigoria con una
potatura invernale severa: si effettuano tagli di ritorno energici e alcune
speronature, tagli che lasciano porzione di ramo della lunghezza di 1520 cm.
Le speronature si effettuano sui rami medio-bassi della pianta per creare,
o meglio, ricreare nuova vegetazione di vigoria accettabile nella parte
bassa della chioma, vicino al tronco. Non avrebbe senso esaltare la vigoria verso l’apice, facendo nuovamente scappare verso l’alto la vegetazione attiva e accelerando l’esaurimento dei rami basali.
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In realtà non serve conoscere l’età di una pianta per sapere come
operare.
È invece necessario valutare la vigoria della pianta a prescindere
dall’età.
Osservando una pianta di cui non si conosce l’età, si può parlare di:
x piante giovanili: quando si hanno rami di vigoria eccessiva, con
molti succhioni;
x piante in equilibrio: quando vi è un giusto equilibrio fra rami di
diversa vigoria;
x piante senescenti: quando si ha produzione di rami scarsamente
vigorosi.
Riassumendo:
Su piante vigorose, con chioma molto fitta e la presenza di un gran numero di rami vigorosi, spesso poco produttivi, non bisogna farsi prendere dalla voglia di sfoltire drasticamente la chioma perché, come si è già
visto, si avrebbe l’effetto contrario, con un aumento della vigoria.
I tagli drastici infatti favoriscono lo sviluppo di rami vigorosi; inoltre, con
l’eliminazione dei rami, si eliminano anche molte gemme a frutto, si diminuisce quindi la produzione favorendo ulteriormente la vigoria (vedi
pag. 19).
È necessario invece effettuare una potatura leggera per ridurre il riscoppio di nuovi germogli e mantenere una chioma più sporca, cioè ricca di vegetazione e quindi di gemme produttive per aumentare la produzione, aiutando quindi a contenere la vigoria. Si ricorre a inclinazioni e a
diradamenti, effettuati essenzialmente in estate, per ridurre al minimo i
tagli invernali.
Su piante poco vigorose, ricche di gemme a fiore ma con rami di bassa
vigoria: brindilli e lamburde (o mazzetti di maggio sulle drupacee), si interviene con una potatura severa; su queste piante è necessario esaltare la vigoria e, nello stesso tempo, limitare la produzione diradando severamente il numero di rami, quindi le gemme produttive.
Si possono effettuare alcuni tagli a legno energici e speronature per produrre nuova vegetazione di vigoria accettabile nella parte medio bassa
della chioma.
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fig. 4a) branca da potare
fig. 4b) potatura severa
fig. 4c) potatura leggera
si elimina circa il 20%
della vegetazione
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Ricapitolando: potatura e vigoria
Età della
pianta
Perché potare
Come potare
soprattutto
potatura verde
Per dare alla pianta forma
e vigoria equilibrata,
adatta agli interventi colturali
Piante
giovani
inclinazioni
Per mantenere nel tempo la forma
e la vigoria voluta
Piante in
produzione
Per mantenere luminosa la chioma
potatura invernale
potatura verde
inclinazioni
Per ottenere ogni anno una produzione
costante e un buon rinnovo del legno
Piante
senescenti
Per rallentare la senescenza della pianta
e ridare vigoria
potatura severa
tagli a legno
Interventi di potatura
Taglio parziale
Taglio
a legno
Intervento
straordinario
Asportazione completa
Taglio
a frutto
Diradamento
Asportazione completa
Taglio
a frutto
Diradamento
Deviazione
(taglio di ritorno)
Taglio
a frutto
Contenimento
e rinnovo
su rami di 1 anno
su rami di 2
o più anni
Inclinazione
su germoglio
rami di 1 anno
Intervento
a frutto
Cidiatura
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Riduzione
della vigoria
Apertura
della chioma
SEQUENZA DEL CALENDARIO DELLE
OPERAZIONI DI POTATURA SU PIANTE ADULTE
Presi in considerazione i fattori che influenzano la potatura:
1) tipo di intervento 2) età del legno su cui si interviene
3) epoca di intervento 4) età o vigoria della pianta
mettiamo in pratica le conoscenze acquisite e ipotizziamo di dover potare
una pianta in produzione (vedremo più avanti come si potano le piante in
allevamento).
Consideriamo come primo intervento la potatura verde in quanto si può
pensare come una preparazione per la potatura invernale.
Potatura verde
Consiste essenzialmente nell’eliminazione dei succhioni in formazione e
nel diradamento dei germogli troppo fitti; è finalizzata a un alleggerimento
della chioma; si ricorda che si interviene su germogli in accrescimento, non lignificati (fig. 1).
fig. 1) la branca presentava
due germogli vicini,
uno, il più verticale è stato
“strappato”,
l’altro, avendo l’inserzione
più “aperta, viene conservato
Attenzione a non eccedere nell’eliminazione dei germogli; prima di procedere è necessario esaminare il ramo su cui si interviene. Un’eliminazione troppo severa può lasciare una parte del ramo sguarnita di germogli. Allora alcuni futuri succhioni, soprattutto se inseriti lateralmente sul
ramo, possono essere mantenuti, frenando la vigoria tramite inclinazione
o torsione (fig. 1).
La potatura verde, su piante adulte, si effettua tradizionalmente in estate
dividendola, se possibile, in due interventi.
Il primo a maggio (in questo periodo i germogli si possono strappare con
le mani, senza l’ausilio di forbici, vedi fig. 1). Lo strappo, a differenza del
taglio, asporta il germoglio dalla base, eliminando le gemme latenti presenti sul ramo alla base del germoglio, in questo modo si frena l’emissione di nuovi getti in quella posizione (nonostante lo strappo le ferite si
cicatrizzano rapidamente).
43
Operando in questo periodo la pianta può formare nuovi germogli meno
vigorosi.
In estate si esegue un secondo intervento di rifinitura, in un periodo in
cui la pianta non emetterà nuovi germogli.
Si interviene a luglio sulle pomacee. Nelle drupacee, piante molto soggette ad attacchi di Monilia, conviene effettuare il secondo intervento un
mese prima della raccolta; questo intervento è assimilato a un vero e proprio trattamento fitosanitario (vedi pag. 21).
Diventa quindi indispensabile nei frutteti condotti seguendo la frutticoltura
biologica o dove non si effettuano trattamenti con fitofarmaci.
Durante gli interventi di potatura verde ricordarsi di non eccedere nell’eliminazione dei futuri succhioni per non lasciare vuoti di vegetazione.
Potatura invernale
La potatura invernale si effettua durante il riposo vegetativo, avendo cura
di non operare nei periodi più freddi.
È necessario osservare attentamente la chioma valutando la presenza e
il rapporto tra rami di diversa vigoria: succhioni, rami misti, brindilli, lamburde o dardi. L’osservazione serve per capire lo stato della pianta: giovanile, in equilibrio e, conseguentemente, stabilire e intervenire con maggior o minor severità.
Gli interventi iniziano con una pulitura della chioma.
Si eliminano i succhioni scappati alla potatura verde, in questo modo
si pulisce la chioma, si ha così una migliore visione della pianta e si riescono a valutare meglio gli interventi da fare successivamente (fig. 2).
fig. 2) succhioni da eliminare
Per l’eliminazione dei succhioni valgono le stesse avvertenze viste per la
potatura verde.
44
Ricordarsi che alcuni succhioni possono essere inclinati per evitare di lasciare scoperte porzioni di branche.
Si passa poi alla potatura vera e propria: per facilitare le operazioni e
comprendere meglio quali interventi effettuare conviene considerare
ogni branca, come un’entità a sé.
I tagli si effettuano sempre partendo dall’apice delle branche e spostandosi verso la base.
Una buona successione dei tagli può prevedere:
1) il contenimento dell’apice entro le dimensioni volute attraverso un taglio di ritorno;
2
2) l’eliminazione dei rami in concorrenza con i nuovi apici;
3) il ridimensionamento delle branche secondarie con tagli di ritorno
per contenere la chioma e per rinnovare la vegetazione;
4) infine si effettua il diradamento dei rami, che va fatto a partire
dall’apice di ogni branca.
Un buon diradamento prevede:
x eliminazione dei rami inseriti sullo stesso nodo, cioè alla stessa altezza, e quelli sulla verticale di un ramo vicino;
x diradamento di rifinitura: se la chioma risulta ancora troppo fitta.
fig. 3) due rami sullo stesso nodo,
uno deve essere eliminato
fig. 4) il ramo in basso è troppo vicino a quello superiore,
invece di eliminarlo lo si può allontanare
45
I diradamenti si effettuano su ogni singola branca lasciando più leggere
(cioè meno ricche di rami laterali) le parti verso l’apice e più cariche (più
ricche di rami laterali) le parti verso la base.
Su piante poco vigorose si possono effettuare dei tagli a legno su branche basali per stimolare la vegetazione.
La potatura invernale si può effettuare durante l’intero riposo vegetativo
delle piante, evitando i periodi più freddi. Se il frutteto consente di completare le operazioni in tempi brevi, conviene potare dopo le gelate invernali, indicativamente dalla seconda metà di febbraio.
SCHEMA DI POTATURA SU PIANTE IN PRODUZIONE
Potatura verde
Potatura invernale
eliminazione dei succhioni in fase di sviluppo
– su pomacee durante il mese di luglio
– su drupacee un mese prima della raccolta
1) eliminazione dei succhioni scappati con la
potatura verde
2) tagli di ritorno
3) tagli di diradamento
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fig. 4) successione dei tagli invernali
0) pianta da potare
2) eliminazione del ramo
concorrente con la nuova cima
1) taglio di ritorno sull’apice
3) tagli di ritorno
sugli apici secondari
(notare come il taglio è via via
meno drastico scendendo
verso la base della branca)
4) sfoltimento di rifinitura
(in questo caso si elimina
un solo ramo)
47
fig. 5) albicocco prima e dopo la potatura
fig. 6) intervento
di potatura
su pianta non potata
da molti anni
48
STRUTTURA DELLA PIANTA E CONTROLLO
DELLA VIGORIA
Nel capitolo precedente si è fatta la distinzione fra piante eccessivamente
vigorose, piante in equilibrio e piante senescenti, cioè poco vigorose.
Nella maggior parte dei frutteti il problema più riscontrato è comunque
l’eccesso di vigoria:
si verifica spesso nei frutteti lo sviluppo di molti rami verticali che:
x spostano velocemente la vegetazione in alto;
x formano una vegetazione eccessivamente fitta che non permette il
normale svolgimento delle attività quali la potatura e la raccolta;
x l’eccessiva fittezza di rami vigorosi nella parte apicale crea un cappello di vegetazione cioè un filtro che limita fortemente il passaggio
della luce nella vegetazione sottostante; si determina quindi un progressivo esaurimento delle branche più basse (vedi anche potatura naturale a
pag. 4).
Questo processo porta velocemente in alto la vegetazione produttiva
esaurendo la parte più importante della pianta, quella facilmente raggiungibile da terra.
Si ottengono così piante spoglie in basso e con una vegetazione eccessivamente vigorosa verso gli apici: si dice che la pianta scappa verso la
cima.
Il fenomeno è particolarmente evidente su alcune specie, ad esempio
pesco e susino. Il pesco tende a spogliarsi velocemente in basso; il
susino tende a formare rami eccessivamente verticale e vigorosi.
Alzi la mano chi, di fronte a una giovane pianta che emette rami verticali
vigorosi, non ha mai provato a fermarli con drastici tagli a legno. Questi
tagli portano a un unico risultato, la formazione di nuovi succhioni originatisi sotto ogni taglio.
È facile vedere, in alcuni giardini, piante di quattro o cinque
anni ormai trasformate in cespugli vigorosi che hanno perso le
caratteristiche di piante da frutto
(fig. 1).
fig. 1) albero gestito
con diversi tagli a legno
in successione
49
Per contrastare la naturale tendenza delle piante a scappare è necessario, fin dalle prime fasi dello sviluppo, operare in modo da formare una
chioma equilibrata, espansa in modo che ogni branca abbia un certo
spazio e una buona ricezione della luce fino alle parti basali della
chioma.
Formazione e gestione della chioma, in pratica: CHE
FARE?
Per ottenere una chioma equilibrata bisogna seguire alcune regole:
lungo l’asse del tronco le branche laterali devono essere gestite in modo
da avere un vigoria decrescente dalla base verso l’apice.
Una pianta così strutturata si dovrebbero idealmente inscrivere in un cono (fig. 3).
fig. 3) a sinistra alcune branche al limite della lunghezza accettabile
a destra come deve essere l’apice delle branche
In questo modo si contrasta la formazione del cappello di vegetazione
all’apice e si favorisce la penetrazione della luce in tutte le parti della
chioma.
Per le piante a tronco verticale
come il Fusetto (forma di allevamento assimilabile all’abete di
Natale) la pianta intera è idealmente inseribile nel cono.
Per altre forme (vedi le diverse
forme a pag. 57) come la “Y”,
pianta formata da due branche
oblique o il Vaso, formato da tre
branche, sono le singole branche oblique a essere inscrivibili
nel cono (fig. 4).
fig. 4
50
La regola del cono (regola ideale, da seguire … con molta libertà) è valida non solo per le branche principali, ma anche per ogni branca secondaria: in altre parole si può dire che ogni apice deve poter iscrivere in un
cono il suo asse e i suoi laterali.
Per mantenere questa impostazione è importante seguire la regola della
lunghezza e diametro decrescente dalla base all’apice della pianta.
È necessario eliminare germogli che sembrano troppo vigorosi rispetto
alla posizione sulla branca; come regola un ramo laterale deve avere:
x una lunghezza minore della distanza tra il punto di inserzione della
branca stessa sul tronco e l’apice della pianta (fig. 5);
fig. 5) la lunghezza della branca A-B
deve essere inferiore alla distanza A-B1
x un diametro sensibilmente inferiore a quello della branca su cui è inserito (fig. 6).
fig. 6) il ramo potato ha un diametro
inferiore alla branca principale,
ma è quasi verticale, può quindi
prendere il sopravvento
È importante valutare anche il diametro (la valutazione si effettua normalmente in inverno) perché un ramo con diametro superiore a quello
della branca su cui è inserito prenderà il sopravvento anche se sarà ridimensionato l’anno successivo con un taglio di ritorno, la sua vigoria gli
permetterebbe comunque di risvilupparsi in poco tempo.
Si possono paragonare i rami a tubi in cui scorre liquido in pressione.
In una biforcazione, se i due prolungamenti hanno lo stesso diametro
avranno la stessa capacità di trasporto del liquido (in questo caso la
linfa). Nelle piante è necessario avere la branca principale più vigorosa delle branche laterali, soprattutto nella parte apicale. Per questo le
future branche laterali devono essere scelte tra i germogli con diametro
51
minore dell’asse principale per non rischiare che prendano il sopravvento.
Rami inseriti dorsalmente (che si sviluppano verso l’interno della pianta)
o ventralmente (che si sviluppano verso l’esterno) devono essere gestiti
in maniera differente:
rami o branche ventrali hanno un basso potere competitivo con la branca su cui sono inseriti, possono quindi essere un po’ più sviluppati della
norma; al contrario, un ramo inserito dorsalmente, soprattutto se si sviluppa in verticale, può facilmente prendere il sopravvento sulla branca
principale; è necessario porre molta attenzione a questi rami, possono
essere lasciati unicamente se di bassa vigoria.
fig. 7) la branca A-B è dorsale, può prendere
il sopravvento sulla principale, deve essere
gestita con cura; le branche inferiori possono
essere gestite più liberamente
L’eliminazione dei rami troppo vigorosi rispetto alla branca su cui sono inseriti è uno degli interventi da effettuare in estate, su germogli in
accrescimento.
La mancata eliminazione di questi germogli in estate obbliga il potatore a
effettuare tagli energici in inverno che, pur essendo tagli a frutto, concorrono ad aumentare la vigoria della pianta.
Se è preferibile eliminare i futuri succhioni in estate è altrettanto vero che
i succhioni dimenticati in estate (e purtroppo ce ne sono sempre molti)
devono essere eliminati in inverno.
È comunque sempre valida la regola per cui, in mancanza di germogli sostitutivi, si può frenare la vigoria dei germogli vigorosi ricorrendo all’inclinazione, soprattutto se eseguita in estate.
Gestione della cima
Attenzione alla gestione della cima: è necessario ricordarsi SEMPRE che
i rami, soprattutto quelli apicali, non devono essere accorciati con tagli a
legno, per quanto possano essere lunghi e … fastidiosi. Pena la formazione di piante come in fig. 1 a pag. 49.
52
Piante scappate
Su piante scappate, piante cioè che presentano un eccessivo vigore
verso l’apice, con la cosiddetta testa di salice formata da innumerevoli succhioni, si altera l’equilibrio dato dalla regola del cono (vedi fig. 1 a
pag. 49).
Su chiome di questo tipo è necessario operare con molta attenzione riconducendo la pianta all’equilibrio in due-tre anni.
L’eliminazione in inverno di tutti i succhioni non ottiene altro risultato che
il ricrearsi della stessa situazione.
Su queste piante è necessario effettuare una Potatura invernale in due
tempi: in inverno si pota normalmente la pianta con una potatura poco
severa, senza però eliminare i succhioni apicali.
Questi si eliminano circa un mese dopo la fioritura, intervenendo in questo periodo si limita il riscoppio di nuovi succhioni; è comunque preferibile lasciare due o tre succhioni come sfogo per l’apice; a luglio è
indispensabile effettuare la potatura verde per eliminare o inclinare i
germogli troppo vigorosi che sicuramente si sviluppano numerosi dalle
gemme latenti poste in prossimità dei tagli effettuati in inverno (fig. 12 a
pag. 55).
L’anno successivo si eliminano, sempre dopo la fioritura, i succhioni rimanenti; alcuni di questi possono essere mantenuti, frenandoli mediante
tagli di ritorno (sono, ora, rami di due anni).
Se la tendenza delle piante a scappare è particolarmente evidente e comune a tutto il frutteto, può essere un problema di errata conduzione dell’impianto: è perciò necessario capire le ragioni dello squilibrio, dovuto
spesso a eccessi di concimazioni azotate o a potature errate che nei primi anni non hanno privilegiato la formazione di branche basali sufficientemente vigorose in grado cioè di frenare il naturale spostamento
della vegetazione verso l’alto.
Piante esaurite
Le piante senescenti ogni anno producono rami lunghi pochi centimetri; non sono più in grado di dare un rinnovo vegetativo accettabile
né di dare una produzione qualitativamente accettabile.
fig. 8) pianta esaurita
53
In questo caso è necessario intervenire con energiche speronature
per rinvigorire la vegetazione.
È bene effettuare i tagli a legno nella parte medio bassa della pianta, non
avrebbe senso esaltare la vigoria verso l’apice facendo scappare in alto
la pianta e accelerando l’esaurimento delle branche basali.
Problemi di stentato sviluppo si possono però avere anche su piante giovani, a causa di scarsa fertilità del terreno. In questo caso, oltre a effettuare una potatura severa, è necessario migliorare la fertilità con appropriate concimazioni e irrigazioni.
Altre cause, come disaffinità di innesto o malattie possono indurre sviluppo stentato, ma in questo caso si dice che più che con le forbici è necessario intervenire con … la motosega per eliminare la pianta.
Tagli di ringiovanimento
Sono i classici interventi che si effettuano su piante non potate per anni
per ridimensionare drasticamente la chioma e per rinnovare la vegetazione esaurita (fig. 9).
fig. 9) drastici tagli di ridimensionamento (notare il potatore imbragato)
Il ringiovanimento della pianta si effettua di norma in più anni, senza voler
strafare. Il primo anno si taglia in maniera oculata; è necessario mantenere, sotto il taglio, una adeguata porzione di vegetazione attiva, in grado di
richiamare linfa e rinnovare la chioma. Nella figura 9 (foto a destra) si nota come il ridimensionamento abbia mantenuto una buona porzione di rami giovani.
Gli anni successivi la vegetazione rimasta sarà rinfoltita con lo sviluppo di
nuovi rami, si potrà allora intervenire con nuovi ritorni di ridimensionamento (vedi anche fig. 6 a pag. 48). Si interviene quindi in anni successivi, senza fretta, permettendo la ricostituzione progressiva della chioma
sotto i tagli di ritorno.
54
fig. 10) albicocco che ha prodotto
abbondante vegetazione nuova
in seguito a tagli di ridimensionamento,
l’anno prossimo si potrà abbassare
ulteriormente la chioma di qualche metro
I tagli di ritorno drastici si effettuano mediante più tagli di ritorno in sequenza: si ritorna una branca primaria su una secondaria e si prosegue
fino al ramo di un anno (fig. 11).
fig. 11) tagli di ritorno in sequenza
Gli interventi drastici di ridimensionamento daranno origine a riscoppi
molto intensi in prossimità dei tagli, a opera delle gemme di sostituzione.
I nuovi germogli vigorosi dovranno essere diradati con la potatura verde;
in caso contrario si forma un cespuglio di rami vigorosi che vanificano il
nostro lavoro (fig. 12).
Si mantengono allora uno o due germogli con un’inserzione sul tronco
aperta e con una direzione verso l’esterno della pianta, che serviranno
per rinnovare e ringiovanire la vegetazione, e si eliminano tutti gli altri.
fig. 12) abbondante emissione
di succhioni in seguito
a un taglio drastico
55
Gli interventi di ringiovanimento non danno i risultati voluti su tutte le specie.
Il Pesco, è una delle specie più difficili da ridimensionare, la vegetazione
si sposta velocemente negli anni verso l’alto lasciando nude le parti basali delle branche (vedi pag. 4), inoltre questa è una specie in cui difficilmente si originano nuovi germogli dalle branche ormai nude.
È quindi difficile ridimensionare un vecchio pesco. Altre specie invece rispondono bene ai tagli di ridimensionamento sviluppando un certo numero di germogli sul legno sotto il taglio. Il pero e l’actinidia sono le specie
che reagiscono meglio a tale intervento.
Per questo sulle piante vecchie, in generale, è necessario salvaguardare
ogni singolo germoglio che si sviluppa nella parte medio-bassa della
chioma: in mancanza d’altro anche un succhione può essere gestito inclinandolo, se lo si prende in tempo, se al contrario è un ramo di bassa o
media vigoria lo si può rinforzare con un energico taglio a legno.
Mai e poi mai deve essere eliminato.
Purtroppo alcuni potatori hanno il brutto vizio di spogliare completamente
la parte bassa delle vecchie branche dai nuovi rami.
Si notano infatti nei giardini, dopo la potatura di grosse piante, vecchie
branche nude, con la vegetazione ormai lontana dalla base ... e cicatrici
lasciate dall’eliminazione di alcuni rami presenti proprio nella parte più
interessante della chioma.
56
LA POTATURA DI FORMAZIONE
Nella potatura di una pianta adulta, per quanti errori si possano fare, è
difficile rovinare irrimediabilmente una pianta perché la forma, la sua impalcatura, è ormai definita.
Al contrario è necessario prestare molta attenzione alla gestione dei primi
anni di allevamento in quanto gli errori effettuati durante la formazione della
chioma possono compromettere irrimediabilmente la formazione di una
chioma equilibrata.
Le diverse forme di allevamento
Nella moderna frutticoltura di tipo
industriale si utilizzano forme di
allevamento mirate a contenere
il volume della vegetazione, per
agevolare la meccanizzazione
delle operazioni colturali (potatura e raccolta). Con queste forme
si intende abbandonare l’individualità della singola pianta e ottenere una parete produttiva continua (fig. 1).
fig. 1
Le forme di allevamento utilizzate in frutticoltura sono molte, e la ricerca propone costantemente nuovi aggiornamenti; di seguito passiamo in rassegna
le forme tipiche della moderna frutticoltura, da cui derivano le innovazioni.
La forma di allevamento tipicamente usata per il melo è il fusetto, che con il
suo aspetto conico ricorda un albero di Natale (fig. 1 e fig. 15 a pag. 68).
fig. 2) forma a Y, pesco
pal-spindel, pero
Il pesco in Piemonte si alleva prevalentemente a “Y”, forma costituita da due
branche oblique che partono dal tronco a un’altezza di 50-60 cm (fig. 2 e fig.
15 a pag. 68).
57
Pero, albicocco e susino si coltivano di norma con una forma intermedia,
il pal-spindel (fig. 2), formato da un fusetto (spindel), inserito al centro di
due branche basali a Y (primo palco della vecchia forma a palmetta).
Il vaso è una forma d’allevamento tradizionale, usata ancora ai nostri
giorni in alcune aree frutticole e nei frutteti famigliari perché non necessita di tutori, è di facile gestione e presenta una buona produttività riferita
alla singola pianta (fig. 3).
fig. 3) filare a vaso, pesco, fioritura
VASO
Il vaso moderno è costituito da un tronco di 60-90 cm su cui si inseriscono tre branche oblique:
x distanziate sul tronco di almeno 10 cm sulla verticale;
x inclinate di 35-40° rispetto alla verticale;
x distanziate tra loro circa 120°.
I anno: Inverno
Sul tronco principale si scelgono i tre rami che formeranno l’impalcatura.
Tradizionalmente si è portati a intervenire per scegliere le future branche
nell’inverno successivo all’impianto.
Questo però è uno dei primi grandi errori che può compromettere lo sviluppo della pianta.
Come si è visto a pag. 18 i primi germogli originati sotto il taglio a legno
sono di norma i più vigorosi. Se lasciati fino all’inverno saremo obbligati a
sceglierli perché prenderanno il sopravvento su quelli sottostanti.
58
Ma questi rami hanno di norma
un angolo di inserzione sul tronco molto chiuso, piante impalcate
in questo modo sviluppano una
chioma vigorosa, molto fitta,
con branche quasi verticali e
troppo vicine tra loro (fig. 4).
Oggi si preferisce effettuare la
scelta delle future branche in primavera, quando i germogli originatisi sotto il taglio hanno raggiunto uno sviluppo medio di 2030 cm di lunghezza.
fig. 4
Si scelgono tra questi le future
tre branche del vaso tenendo
presente quanto segue:
x i primi due-tre germogli apicali si originano dal tronco di norma
con un angolo molto chiuso e
sono perciò eccessivamente vigorosi: per questo motivo devono essere eliminati (fig. 5).
fig. 5) si capitozza l’astone sopra
il primo germoglio scelto
x si scelgono tre fra i germogli sottostanti il taglio, che presentino le seguenti caratteristiche:
™ ampio angolo di inserimento sul tronco;
™ distanti tra loro lungo il tronco (almeno 10 cm) (fig. 6);
™ disposti in maniera il più possibile equidistante tra loro (l’ottimo sarebbe una distanza orizzontale di circa 120°) (fig. 7).
fig. 6) sfoltimento dei germogli
lasciando i tre prescelti
fig. 7) vista dall’alto:
situazione ideale con germogli
a circa 120°
59
Per capire l’importanza della scelta delle future branche si può osservare
la figura 8. I primi due germogli (ormai lignificati) originatisi sotto il taglio
effettuato alla fine dell’inverno sono particolarmente vigorosi, con un angolo di inserzione molto stretto.
L’inclinazione di questi germogli
porterebbe a una curvatura del
germoglio stesso, per cui la parte più prossima al tronco rimarrebbe invariata.
Sarebbe stato più opportuno, in
primavera, eliminare i primi due
germogli, con un taglio sull’astone, sotto di essi, e allevare i tre
restanti germogli; essi hanno un
buon angolo di inserzione, in questo caso probabilmente non serve inclinarli ulteriormente, avendo già naturalmente una buona
inclinazione.
fig. 8
Dove necessario, su piante con germogli che presentano un angolo di inserzione molto chiuso, per favorire una buona apertura delle future branche si può intervenire con stuzzicadenti, che allargano l’angolo di inserzione sul tronco. L’intervento si effettua quando i germogli hanno una lunghezza al massimo di 30-40 cm (fig. 8).
fig. 9) utilizzo degli stuzzicadenti
per aprire l’angolo di inserzione
Con lo sviluppo i germogli tendono a raddrizzarsi; quando hanno raggiunto un certo sviluppo (e ciò dipende dalla vigoria) si possono legare al cavalletto, insieme di tre canne disposte a 35-40° dalla verticale e a 120°
una dall’altra (fig. 10).
60
fig. 10) utilizzo del cavalletto per inclinare i germogli
Branche vigorose saranno immediatamente inclinate, branche deboli saranno lasciate libere di svilupparsi in verticale per rinvigorirsi, saranno inclinate in inverno. Branche troppo vigorose, oltre all’immediata inclinazione, possono essere frenate mediante cidiatura (vedi pag. 32).
Le canne tutrici possono servire anche l’anno successivo per continuare
a regimare le branche principali.
Oltre ai tre germogli prescelti per formare le branche, si possono mantenere altri 2-3 germogli con la funzione:
x di riserva in caso di rottura dei rami prescelti;
x di produzione di energia per lo sviluppo della pianta.
Questi germogli si possono fermare con una cidiatura dell’apice per evitare che entrino in competizione con i germogli principali.
I anno: Luglio
x si pulisce la cima da possibili germogli concorrenti (fig. 4 a pag. 35);
x si eliminano i rami che si originano sul dorso delle branche;
x è il momento di inclinare il prolungamento delle branche vigorose a
35-40° sulle canne del cavalletto.
Piante vigorose possono produrre rami anticipati, questi rami possono essere utilizzati per formare, fin dalla prima vegetazione, su ogni branca un
ramo di una certa vigoria che formerà la prima sottobranca permanente:
x si scelgono per questa funzione rami anticipati inseriti lateralmente
sulle branche primarie a 40-60 cm dall’inserzione di queste sul tronco;
x le sottobranche di ogni branca devono essere, se possibile, sullo stesso lato rispetto alle branche principali per evitare incroci di rami e competizioni per la luce (fig. 11).
61
fig. 11) notare che su ogni
branca la prima sottobranca
ha sempre la stessa direzione
rispetto alla principale,
la seconda è opposta alla prima,
e così la terza
L’inclinazione delle branche e delle sottobranche si effettua con legature
al cavalletto; in mancanza di questo si ricorre a divaricatori (fig. 12) e
legature al tronco o, meglio, a un tutore.
L’inclinazione delle branche serve a formare una chioma più espansa,
ma anche a controllare la vigoria, allora l’angolo di inclinazione, al primo
anno, può essere scelto in base alla vigoria del ramo:
più è alta la vigoria, maggiore sarà l’angolo di inclinazione
II anno: Inverno
In questa stagione è ancora possibile effettuare l’inclinazione delle branche se non si è provveduto in estate.
fig. 12
fig. 13
Per favorire l’emissione di rami laterali e di una nuova freccia (germoglio apicale) sufficientemente vigorosa si effettua un taglio a legno sulle
tre branche, a circa 60 cm dal punto di inserzione di queste sul tronco
(fig. 13).
62
Il taglio si effettua sopra una gemma a legno rivolta verso l’esterno per
favorire uno sviluppo obliquo della freccia e portare la vegetazione all’esterno del vaso.
Alcuni potatori preferiscono effettuare un primo taglio su una gemma interna, per poi ribattere, con un taglio successivo, sulla gemma esterna
quando i germogli hanno raggiunto un certo sviluppo. In questo modo lo
sviluppo del germoglio interno aiuta il germoglio esterno a svilupparsi in
maniera più aperta.
Su piante vigorose conviene evitare il taglio a legno in inverno, per non
favorire ulteriormente l’accrescimento vegetativo. Conviene rimandare il
taglio a legno un mese dopo il germogliamento.
II anno: Potatura verde
x Su ogni branca dell’impalcatura si scelgono due germogli fra quelli
che si sviluppano sotto il taglio invernale: il distale funge da prolungamento della branca principale, l’altro viene utilizzato per la formazione
della sottobranca.
Su branche vigorose questa operazione è già stata effettuata al primo anno su rami anticipati; in questo caso si sceglieranno le nuove sottobranche, a circa 80 cm di distanza dalle prime, ma sul lato opposto rispetto
alle branche principali, per evitare l’ombreggiamento della branca sottostante.
x si pulisce la cima eliminando o piegando i rami concorrenti;
x si eliminano i rami anticipati che si sono originati sul dorso delle branche;
x si elimina buona parte della produzione portata dai rami scelti per la
formazione dello scheletro.
III-IV anno
La potatura continua come al secondo anno.
Potatura di produzione
Al quarto anno la struttura della pianta si può considerare completata; inizia la vera e propria potatura di produzione, differente a seconda delle
specie e varietà.
63
FUSETTO
Il fusetto è una forma di allevamento conica costituita da un asse centrale
e da branche laterali il più possibile orizzontali, di lunghezza e vigore
minore dalla base verso l’alto. È coltivato in filari e necessita di tutori, pali e fili di sostegno per tronco e branche.
fig. 14) giovani fusetti
La gestione, nei primi anni, è data più dall’inclinazione di germogli e rami,
che dai tagli (fig. 14).
Per rispettare la forma a cono si segue la regola della lunghezza decrescente delle branche: devono essere più corte della distanza tra il punto
di inserzione della branca stessa sul tronco e l’apice della pianta. La
stessa cosa vale per le sottobranche rispetto alle branche principali.
I anno: Inverno
Raccorciamento dell’astone a 90-100 cm.
I anno: Maggio-Giugno
Il primo anno è importante ottenere un primo palco di branche (4-5) vigorose, le quali servono a tenere in basso la vegetazione. Se questo non
avviene il corso della linfa sarà indirizzato verso la parte apicale della
pianta, favorendo il precoce esaurimento delle branche basali e la formazione di rami vigorosi all’apice.
Per questa ragione, quando i germogli hanno raggiunto una lunghezza di
circa 20 cm:
si asportano il primo o i primi due getti sotto la freccia, questi sono in
concorrenza con l’apice e inoltre formano un angolo troppo stretto con la
64
verticale; questo li rende particolarmente vigorosi e una inclinazione (per
frenare la vigoria) sarebbe impossibile senza operare una dannosa piegatura;
si eliminano i getti male inseriti, in modo da ottenere una distribuzione
della vegetazione il più possibile uniforme nello spazio;
si asportano i getti sviluppatisi sotto i 50 cm di altezza.
I anno: Luglio
Getti squilibrati perché eccessivamente vigorosi possono essere
frenati inclinandoli (con divaricatori o legandoli ai fili orizzontali) o ricorrendo alla cidiatura.
Su piante vigorose possono essere presenti dei succhioni dorsali che
vanno eliminati.
II anno: Inverno
Se durante la stagione vegetativa si è effettuata una corretta potatura
verde, in inverno gli interventi sono limitati, ed eseguiti in funzione della
vigoria della pianta.
Pianta di vigoria media: raccorciamento della freccia a 60-80 cm dal
primo taglio (una pianta mediamente vigorosa dovrebbe avere una freccia di 80-100 cm.).
Pianta molto vigorosa: in questo caso conviene effettuare il raccorciamento circa 20 giorni dopo la fioritura.
Pianta poco vigorosa: se la freccia è lunga meno di 60 cm conviene
asportarne almeno un terzo per stimolare la vegetazione; la stessa operazione sarà fatta sui rami più deboli del primo palco.
Pianta molto debole: bisogna avere il coraggio di ricominciare da capo
speronando tutti i rami a una decina di cm.
Eseguita la potatura dell’apice si potano le branche laterali per pareggiare i rami squilibrati; i rami più deboli vanno accorciati di 1/3 per aumentare la vigoria mentre vanno inclinati i rami lasciati liberi durante la stagione vegetativa.
Attenzione: molti frutticoltori non eseguono (o non eseguono correttamente) la potatura verde; in questo caso è necessario intervenire ora: si
esegue l’inclinazione dei rami vigorosi, si eliminano i rami in concorrenza
con la freccia, quelli in concorrenza fra loro e i succhioni.
II anno: Giugno
Alleggerire la freccia dai primi due-tre germogli sotto l’apice per non
creare concorrenza con la freccia.
65
Inclinare i germogli laterali fino a renderli orizzontali o addirittura inclinati verso il basso.
Eliminare i succhioni e i dorsali vigorosi.
III anno: Inverno
Per quanto riguarda la freccia si opera come al secondo anno.
Sulle branche, invece, al 3° anno si inizia il passaggio graduale alla potatura di produzione anche se le piante non hanno ancora completato lo
sviluppo (deve essere ancora formato il terzo palco).
La priorità passa agli interventi invernali. I tagli classici diventano i diradamenti e i tagli di ritorno.
III anno: Potatura verde
Continua la potatura verde con l’eliminazione dei succhioni e l’alleggerimento della freccia come al II anno.
IV anno
Di norma, in tre anni si ha il completamento della struttura della pianta; si
passa quindi alla potatura di produzione che si attua tramite i seguenti
interventi:
rinnovo della cima con tagli di ritorno su un laterale ( si può abbassare la freccia anche di mezzo metro);
rinnovo delle branchette produttive. Questa è una classica operazione
di potatura invernale, fatta con tagli di ritorno più o meno severi, che servono anche come contenimento della chioma;
diradamenti di sfoltitura della chioma ed eliminazione di rami concorrenti
fra loro.
Bisogna comunque ricordare che rimangono importantissimi gli interventi di potatura verde per le ragioni già esposte.
Al quarto o al quinto anno la pianta raggiunge l’altezza voluta (circa 3,5
m). La cima deve essere contenuta rinnovandola ogni anno mediante
un taglio di ritorno.
PAL-SPINDEL
Il pal-spindel è il risultato dell’unione del fusetto, e della palmetta, forma
di allevamento costituita da tre palchi a V (fig. 2 a pag. 57).
In questo caso si ha un unico palco basale a V, con un’inclinazione di circa 40°, su cui è inserito un fusetto.
Questa forma è un compromesso che permette di allevare a fusetto piante vigorose; il primo palco infatti ha la funzione di contenimento del fusto
principale mantenendo il baricentro vegeto-produttivo in basso.
66
I anno
All’impianto: su piante ben formate in vivaio ci si limita a eliminare i rami
superflui e a spuntare la freccia e i laterali.
Su piante deboli o mal formate è opportuno cimare la pianta a circa 80-90
cm e speronare a 1-2 cm i rami.
I anno: Giugno-Luglio
L’impostazione generale non varia molto da quella del fusetto. L’importante, al primo anno, è la costituzione di un palco vigoroso che in questo
caso è formato dalla freccia e da due rami a V disposti il più possibile
paralleli al filare.
Quando i germogli hanno raggiunto una lunghezza di circa 20 cm si eliminano quelli in concorrenza con l’apice o quelli con angolo di inserzione
troppo chiuso rispetto alla verticale, e quelli sviluppatisi sotto i 50 cm.
Il primo anno si lasciano liberi i due germogli scelti per la costituzione del
primo palco, a meno di non dover correggere un eccesso di vigoria, nel
qual caso si procede alla inclinazione dei germogli stessi.
II anno
Se la potatura verde è stata effettuata correttamente, in inverno non dovrebbe essere necessario alcun taglio.
Nel caso uno o più rami siano di scarso vigore si può intervenire con tagli
a legno.
La parte superiore è allevata come un normale fusetto.
Nel pal-spindel le due branche oblique non devono entrare in concorrenza con il fusetto, devono essere mantenute più corte dell’astone centrale.
Al secondo anno, a fine maggio, si effettua un primo intervento per eliminare i germogli troppo vigorosi che entrano in concorrenza con le branche produttive e si piegano mediante torsione quelli inseriti lateralmente.
Alcuni germogli troppo vigorosi, se però ben inseriti, si possono accorciare con un taglio a legno (siamo comunque in potatura verde).
In luglio si effettua un secondo passaggio di rifinitura.
III-IV anno
Dal terzo-quarto anno, la potatura è simile a quella utilizzata per il fusetto.
Forma ad Y
Si può considerare un’esasperazione della palmetta o del pal-spindel (fig.
2 a pag. 57).
Su un tronco di circa 80 cm si aprono due branche oblique a V.
67
La potatura si effettua essenzialmente come un vaso … con una branca
in meno.
Il primo anno si dovranno aprire le due branche fissandole al primo filo a
100-120 cm. Eventuali sottobranche vigorose si eliminano.
Il secondo anno si legano le colonne al secondo filo allo scopo di dar loro
un andamento obliquo.
fig. 15) fusetto, melo
forma a Y, pesco
68
pal-spindel, pero
LA POTATURA DI PRODUZIONE
Come si è visto nel precedente capitolo, dal terzo-quarto anno la struttura
della pianta è completamente formata, inizia quindi la potatura di produzione.
Questa ha lo scopo di regolamentare la produzione per avere negli anni
un buon compromesso fra quantità e qualità dei frutti, limitando il più
possibile i rischi di alternanza delle produzioni.
Allo stesso tempo la potatura, come si è visto nei capitoli precedenti,
deve:
x contenere le dimensioni della pianta, mantenendo il più a lungo possibile la vegetazione produttiva nella parte medio bassa della pianta;
x mantenere una buona vigoria della pianta rallentando la sua senescenza.
Lo schema della potatura per le più importanti specie frutticole è molto
simile; vi sono però alcune differenze che caratterizzano le diverse specie e anche le diverse varietà all’interno della stessa specie, soprattutto a
causa del diverso numero di gemme fruttifere prodotte e del tipo di ramo
su cui si ha la produzione.
In questo capitolo si evidenzieranno le peculiarità delle diverse specie
frutticole.
Melo
Distanze d’impianto: fusetto
vaso
4,00 x 1,30-1,80 m
5,00 x 5,00 m
fig. 1
Gruppo Golden
Produce frutti di qualità su rami misti, brindilli e lamburde portate da
branchette di due anni.
La potatura segue lo schema visto nella parte generale (fig. 1 a destra).
Gruppo Delizie Rosse e Renette
Sono piante vigorose e fruttificano quasi esclusivamente su lamburde
portate da branche di 2 o più anni.
69
Le branche rivestite di lamburde devono essere accorciate tramite tagli di
ritorno asportando circa un terzo delle lamburde.
Oltre i 5-6 anni di vita della branca vi è un invecchiamento delle lamburde
con conseguente produzione di frutti di scarsa qualità; è necessario quindi speronare drasticamente a 15-20 cm dal punto di inserzione sul tronco
alcune branche per favorire il rinnovo.
Gruppo Spur
Il termine spur (sperone, lamburda) indica un tipo di fruttificazione caratterizzato in prevalenza da lamburde e corte formazioni fruttifere. Le attuali varietà spur hanno un portamento compatto, con internodi corti e quindi
con un minore sviluppo. Per questo oggi si parla di spur per identificare
varietà compatte con corte formazioni fruttifere.
Queste varietà, come le rosse e le renette, fruttificano su lamburde portate da banche di più anni; l’invecchiamento di queste è però più precoce;
per avere un buon rinnovo il ritorno a 15-20 cm sulle branchette si effettua dopo il quarto anno.
x Le varietà spur, meno vigorose delle standard, necessitano di un
portinnesto più vigoroso.
x Queste varietà posseggono un’accentuata basitonia, che si manifesta con la formazione di robuste branche basali; se durante la potatura di
formazione esse non vengono eliminate o frenate diventeranno concorrenti della freccia influendo negativamente sull’equilibrio della pianta.
x Per favorire la freccia, essa deve essere opportunamente alleggerita
e, in caso di eccessiva debolezza, stimolata con deviazioni.
x La spuntatura di impianto deve essere di modesta entità (20-30
cm dalla cima).
Diradamento. Il melo produce grappoli di fiori, i corimbi che portano fino
a cinque frutti. Affinché i frutti raggiungano buone caratteristiche qualitative è necessario effettuare il diradamento dei frutti: ogni corimbo dovrebbe portare a maturazione una, massimo due mele. Nei frutteti si interviene con prodotti diradanti, per poi effettuare un secondo diradamento
manuale. Nei frutteti famigliari il diradamento si può effettuare manualmente, operando il più precocemente possibile (fig. 2).
fig. 2) mele prima e dopo il diradamento
70
Pero
Distanze d’impianto: pal-spindel 4,00 x 1,80-2,00 m
vaso
5,00-6,00 x 5,00-6,00 m
Il pero è una specie assurgente; produce molti succhioni e rami verticali.
L’eliminazione drastica di questi porta a un aumento della spinta a legno
che sposta la vigoria sempre più verso la cima.
Per mantenere l’equilibrio della pianta i succhioni non devono essere
diradati in maniera eccessiva.
Nel pero conviene privilegiare il legno giovane: la produzione migliore si
ottiene infatti su lamburde portate da rami di 2 e 3 anni. Questi rami producono frutta di qualità migliore e permettono di mantenere il giusto
rapporto tra produzione e rinnovo dei rami. Questi rami, inoltre, non
vanno in alternanza, cosa che accade per le formazioni fruttifere sulle
zampe di gallo (lamburde di oltre 4-5 anni).
Per privilegiare legno giovane la potatura del pero segue uno schema
ben preciso (fig. 3).
Ramo di 1 anno: è necessario lasciarli integri, per quanto possano essere lunghi e verticali; l’anno successivo (legno al 2° anno) si rivestiranno
di lamburde fruttifere.
Se necessario, si può operare un leggero diradamento di questi rametti
privilegiando quelli più prossimi al tronco.
Ramo di 2 anni:
le lamburde di rivestimento sono, di norma, in eccesso; è necessario perciò accorciare il ramo (con un taglio di ritorno
su una lamburda) per avere una produzione di buona pezzatura.
In generale è necessario lasciare una certa lunghezza per la fruttificazione dell’anno e quella dell’anno venturo (si lasciano circa 40-50 cm su
buoni rami, rami deboli invece vanno ridimensionati a 2 gemme al massimo). Le lamburde più prossime al taglio daranno frutti mentre si differenzieranno a fiore quelle più prossime all’inserzione del ramo, queste
daranno frutti l’anno successivo.
Ramo di 3 anni:
come già visto, di norma su questi rami (meglio parlare di branchette) hanno prodotto le lamburde vicine al taglio effettuato
il secondo anno, mentre si sono differenziate lamburde a fiore nella parte più prossima all’inserzione; un ulteriore ritorno darà ancora produzione.
Ramo di 4 anni:
la produzione di qualità si sposta sui prolungamenti
più giovani, che si troveranno sempre più distanti dal tronco: è quindi necessaria l’asportazione del ramo lasciando uno sperone per il rinnovo.
71
fig. 3) ramo di 1 anno; branca di 2 anni; branca di 3 anni
Su piante invecchiate, che presentano molte zampe di gallo è necessario
procedere a un drastico diradamento delle stesse, eliminandone anche
l’80%.
Spesso su pero è necessario ricercare la vigoria piuttosto che contenerla.
Su piante ferme, senza legno nuovo, si speronano alcune brachette per
creare dei punti di rinnovo della chioma.
Le diverse varietà
Conference rinnovo deciso
Produce soprattutto su legno di 3 anni.
È fertilissima ma ha problemi di pezzatura, bisogna lasciare poche gemme facendo drastici ritorni
Abate
rinnovo medio
Produce una gran quantità di fiori che però hanno problemi di allegagione. È necessario perciò eliminare più del 50% delle gemme miste.
Si spuntano tutti i rami di 2-3 anni, con ritorni più o meno drastici, senza
diradarli. Si diradano drasticamente le zampe di gallo.
William
rinnovo basso
Non ha problemi di allegagione ma produce poche gemme a fiore: necessita di una potatura più lunga (si elimina una porzione più corta di ramo).
A differenza della maggior parte delle varietà, che producono essenzialmente su lamburde essa dà frutti anche su brindilli.
Kaiser
rinnovo basso
Potatura molto sporca: tagli di ritorno lunghi e diradamento delle branchette.
72
Pesco
Distanze d’impianto: forma a Y 4,00-4,30 x 2.00-2,20 m
vaso
5,00 x 4,00 m
La produttività potenziale del pesco è molto alta: se non si effettua un
energico e costante rinnovamento la vegetazione attiva si sposta velocemente verso l’alto lasciando spoglie le parti medio basse della pianta;
questo allontanamento è molto pericoloso nel pesco in quanto, in questa
specie, a differenza di melo o pero, difficilmente si riesce a riformare
nuovo legno tramite speronature.
Si interviene quindi con severi tagli di ritorno sulle branche produttive lasciando da 3 a massimo 5 rami produttivi (fig. 4 a sinistra). Su alcune varietà, come sulle nettarine, si scelgono rami di buona vigoria, diradando
quelli molto deboli (fig. 4 a destra).
fig. 4) potatura di produzione su branche di pesco
Per le ragioni appena viste nel pesco si asporta, con la potatura invernale, fino al 50-70% del legno
nuovo.
Nella foto di fig. 5 si nota l’entità di
legno a terra dopo la potatura (si
riconoscono i rami dell’anno di colore rosso).
fig. 5
Diradamento. Il pesco produce molti frutti sul ramo; per ottenere una
produzione di qualità è necessario diradare drasticamente le pesche.
Quando i frutti hanno le dimensioni di una noce si effettua il diradamento
manuale lasciando tra un frutto e l’altro una distanza di circa quattro dita
(fig. 6).
73
fig. 6) pesco prima e dopo il diradamento
Albicocco
Distanze d’impianto: pal-spindel 4,50 x 3,00-4,00 m
vaso
5,00 x 4,00 m
Si utilizza un pal-spindel molto libero. La specie è basitona, non dà grossi
problemi di lotta alla cima.
È una pianta che soffre i grossi tagli di potatura, la potatura invernale è
allora anticipata al periodo post-raccolta, da metà agosto a metà settembre. In inverno si può effettuare un intervento di correzione (se fatto
in prefioritura con le gemme a fiore ingrossate, si può correggere il carico
produttivo diradando i mazzetti di maggio).
L’albicocco fruttifica su rami misti brindilli e dardi. Con la potatura di produzione effettuare un
drastico ritorno delle branche,
bisogna infatti diradare severamente le gemme a fiore (un po’
come per il pesco); più le branche sono esili o vecchie più drasticamente saranno accorciate
(fig. 7).
fig. 7) la freccia verticale indica
il taglio di ritorno, la freccia orizzontale
indica un taglio di diradamento
Nell’albicocco diventa di estrema importanza, circa un mese prima della
raccolta, l’eliminazione dei succhioni più vigorosi e dare così più luce e
aria alla chioma e alla produzione, per combattere la monilia dei frutti.
74
Susino
Distanze d’impianto: pal-spindel 4,50 x 3,00-4,00 m
vaso
5,00 x 4,00 m
Il susino è una specie che facilmente scappa verso l’alto; si opera quindi in
maniera meno drastica che nel pesco e albicocco. Fruttifica sui dardi inseriti
sulle branche di due anni: si effettuano tagli di ritorno su dette branche (fig. 8).
Il susino cino-giapponese necessita di una potatura più severa.
fig. 8) fruttificazione del susino
Ciliegio
Distanze d’impianto: vaso 4,50-5,00 x 4,00-4,50 m
fusetto 4,50 x 2,00-2,50 m
Il ciliegio è tradizionalmente allevato a vaso (fig. 9 a sinistra). Alcuni frutticoltori propongono, oggi, ceraseti allevati a fusetto (fig. 9 a destra).
Il ciliegio fruttifica sui dardi inseriti sulle branche di due anni: si effettuano
tagli di ritorno su dette branche (fig. 10). I dardi di oltre 4 anni producono
frutti di minor qualità, è quindi necessario rinnovare le branche in modo
da mantenere dardi giovani.
Il ciliegio acido fruttifica sui rami misti oltre che sui dardi.
fig. 9
75
fig. 10
Agrumi
Le diverse specie appartenenti al gruppo degli agrumi si allevano con la
forma a Globo, una variante del vaso con vegetazione più folta nella parte interna della chioma.
Distanze d’impianto
5,00 x 5,00 m
La potatura è molto leggera, consiste nel contenimento della chioma tramite tagli di ritorno, e nel diradamento dei rami.
Nocciòlo
Distanze d’impianto:
cespuglio 5,00 x 4,50-5,00 m
Il nocciòlo è una pianta cespugliosa, si alleva tradizionalmente con un
cespuglio di 4-6 pertiche (fig. 11).
Alcuni frutticoltori prediligono il vaso cespugliato, cioè un vaso di 3-4 pertiche impalcate a circa 20 cm dal suolo. In questo modo è molto più agevole l’eliminazione dei succhioni, una delle attività più fastidiose per la
coltura del nocciòlo.
La potatura di produzione, molto leggera, soprattutto se effettuata regolarmente, si attua essenzialmente con tagli di ritorno per allargare e arieggiare
la chioma, e con tagli di diradamento ed eliminazione di legno vecchio o
secco. Si ricorda che potando tutti gli anni si effettuano un numero minore di
tagli e si opera su rami di minore diametro; potando ogni tre o quattro anni
bisogna ricorrere a tagli drastici e su branche di grande diametro.
fig. 11
76
Olivo
L’olivo è una specie allevata a vaso libero, spesso di grandi dimensioni.
Con distanze d’impianto fino a 5,00 x 5,00 m.
Questa specie produce molti succhioni nella parte centrale della chioma
per cui è molto importante eliminarli in potatura verde.
L’olivo produce rametti molto esili che, con la produzione tendono a piegarsi; dal dorso del ramo si sviluppano altri rametti che fruttificheranno gli
anni successivi. Quando il rametto superiore inizia a fruttificare si elimina
quello vecchio in basso, come in figura 12.
fig. 12
Altre specie arboree
Altre specie fruttifere: Fico (fig. 13), Kaki ecc. sono allevate in forma libera. La potatura si limita a sfoltire lievemente la chioma.
fig. 13) frutteti di fico a sinistra, noce a destra
Vi sono poi alcune specie arboree come il castagno e il noce (fig. 13), utilizzate anche come piante da frutta: queste specie di norma si lasciano
sviluppare naturalmente senza effettuare una vera e propria potatura. I
tagli si limitano a eliminare il secco o qualche branca in soprannumero.
Mirtillo
Il mirtillo è una specie con vegetazione a cespuglio, manca quindi un
tronco principale. La specie necessita di terreno acido, in cui non vi sia
presenza di calcare attivo.
77
Distanze d’impianto:
ca 20 cm (fig. 14).
3,00 m x 1,20-1,50 su baulatura (collinetta) di cir-
Il mirtillo necessita di somministrazioni annue di sostanza organica come
letame o torba, insieme o ad anni alterni.
Torba acida 300 l/pianta
Letame maturo 150-250 q/ha
Gestione: All’impianto è opportuno speronare le future pertiche a 15-20
cm per irrobustirle.
L’altezza della pianta dovrebbe rimanere entro 1,80 metri, per agevolare
la raccolta dei frutti di piccolissime dimensioni.
Mantenere circa 10-15 fusti, anche fino a una ventina; l’importante è che
non siano coetanei (fig. 14 a destra). Allevare 3-4 fusti per ogni anno di
età: 1-2-3-4-fino a un massimo di 5 anni (con calibri oltre 3 cm il fusto
perde la sua produttività).
I tronchi grossi vanno pertanto rinnovati lasciando uno sperone di circa
15-20 cm. Si devono eliminare anche i centrali che filano (anche questi
speronati a 20 cm). Il mirtillo deve essere rinnovato drasticamente avendo poche radici.
La chioma si gestisce con tagli di ritorno per allargare la vegetazione ed
eliminare i rami verticali.
Germogli vigorosi, a maggio possono essere cidiati (pizzicati) o frenati
con torsione (senza piegatura), non si devono eliminare, a meno di non
speronare la pertica completa.
Come per tutte le piante da frutto:
Su piante vigorose:
tagli contenuti
Su piante esili:
tagliare molto
fig. 14) impianto di mirtillo
con pacciamatura
a destra: particolare del ceppo
78
Lampone
Il lampone è una pianta cespugliosa, allevata a spalliera, cioè in un filare,
con le pertiche, alte circa 150-180 cm, poste in filare e sostenute da fili tutori (fig. 15). Si possono paragonare le pertiche ai rami produttivi delle piante più conosciute, quindi: il primo anno si sviluppano le pertiche, il secondo
anno fruttificano, dopo la raccolta le pertiche che hanno prodotto si eliminano, rimangono così i rami (pertiche) di un anno che continuano il ciclo.
Pali a 5-7 m
Fili: 1° filo a 80 cm 2° a 120-150 cm
Distanze d’impianto: 3,00 x 0,50
Dopo l’impianto, le piantine si potano a circa 20-30 cm.
L’anno successivo si scelgono i rami più vigorosi, si legano al primo filo e
si cimano 10-15 cm oltre il filo.
Dal terzo anno inizia la potatura di produzione:
x in primavera si eliminano i getti malati e secchi;
x dopo la raccolta si tagliano rasoterra i rami che hanno prodotto;
x in inverno si effettua il diradamento delle pertiche lasciandone 10-12
per metro;
x dopo i freddi invernali si cimano le pertiche a 150-160 cm e si legano
al secondo filo.
fig. 15
Actinidia (Kiwi)
Il kiwi è una pianta sarmentosa, simile alla vite; si alleva a pergoletta:
dal tronco si lasciano sviluppare due cordoni permanenti a un’altezza di
180 cm. Dai due cordoni si allevano un certo numero di rami laterali, i
tralci (fig. 16).
79
fig. 16) kiwi allevato a pergoletta
a destra: frecce rosse indicano i fili laterali
le frecce blu il filo di colmo, sul cordone permanente
Distanze d’impianto
5,00 x 4,50-5,00 m
Fili: l’altezza del filo che regge il cordone è di circa 1,80 cm. A lato del filo, a circa 80 cm, corrono due fili laterali (più bassi di circa 20 cm) deputati alla legatura dei tralci (fig. 16 a destra).
Pali: uno per pianta
Potatura di allevamento
Al momento dell’impianto è indispensabile predisporre un tutore, una
canna, per ogni pianta. L’astone si pianta sul filare tra i due pali. Si alleva
un solo tronco per pianta che diversamente tenderebbe ad assumere un
portamento cespuglioso.
Quando il germoglio raggiunge il filo di colmo (200 cm) deve essere cimato circa 20 cm sotto il filo stesso, all’altezza di una foglia ben sviluppata; in questo modo si facilita l’emissione di due germogli che costituiranno
i due cordoni permanenti, uno per lato che, a sviluppo ultimato, andranno
fermati in concomitanza del palo di sostegno.
x La curvatura tra il tronco e i cordoni orizzontali deve essere libera da
branche o rami; questi, molto vigorosi, toglierebbero linfa al cordone
stesso.
x I tralci o le branche devono essere … pettinati, devono cioè essere
paralleli fra loro, senza incroci o sovrapposizioni e soprattutto non devono
scavalcare il cordone permanente; tra un tralcio e l’altro si lascia uno
spazio di circa 30-40 cm.
La potatura del kiwi prevede la sostituzione annuale dei tralci che hanno
prodotto con nuovi tralci dell’anno.
Potatura verde
Si inizia con la … potatura verde, pratica molto importante per arieggiare
la pianta, e scegliere i nuovi rami per l’anno successivo.
Un primo passaggio si effettua quando i germogli dell’anno hanno raggiunto uno sviluppo di 30-40 cm si asporta tutta la nuova vegetazione
che si è sviluppata dal cordone.
80
In seguito, dopo la fioritura, si effettua un secondo passaggio, selezionando quelli meno vigorosi che, di norma, sono più interessanti per la
produzione.
Per frenare la crescita dei germogli molto lunghi si può effettuare la cidiatura dell’apice.
Potatura invernale: se le operazioni al verde sono state compiute regolarmente, gli interventi risultano limitati:
x Eliminazione di qualche ramo troppo vigoroso.
x Legatura dei rami sul filo esterno.
x Disposizione a pettine dei rami.
Alternanza
Le piante in natura, su terreni di fertilità accettabile, tendono a mantenere
un certo equilibrio tra vigoria e produttività.
Alcuni imprevisti però, come ad esempio una gelata primaverile che annulla la produzione, possono rompere l’equilibrio.
In mancanza di produzione non vi è competizione dei frutti sull’attività
vegetativa dell’anno, si avrà perciò un’esaltazione della vigoria con una
produzione eccessiva di rami.
L’anno successivo si avrà una chioma molto ricca, e quindi un alto numero di gemme produttive; si avrà allora un’abbondante produzione.
L’alto numero di frutti in accrescimento limita la costituzione delle riserve
nutritive, inibisce quindi lo sviluppo vegetativo e il differenziamento delle
gemme che devono produrre l’anno successivo, che sarà perciò un nuovo anno di scarica. La pianta entra così in un circolo vizioso con alternanza di anni di carica seguiti da anni di scarica.
L’alternanza ha comunque una base genetica: a parità di ogni altro fattore alcune specie, quali Pesco e Ciliegio, sono poco sensibili all’alternanza; Melo e Olivo sono invece più suscettibili. In generale le piante vecchie
sono più inclini all’alternanza.
Una potatura corretta, effettuata tutti gli anni limita il fenomeno dell’alternanza, mentre una potatura troppo severa può innescare o esaltare il fenomeno.
Età dei rami e produzione
Molti potatori e molti manuali dividono le specie frutticole in piante che
producono su rami giovani e piante che producono su rami vecchi.
Cerchiamo di chiarire questa contraddizione, ancorché apparente, partendo dal presupposto che: unicamente sul legno di un anno vi sono
gemme a fiore.
Alcune piante da frutto, ad esempio le varietà di susino europeo, il pesco,
81
molte varietà di melo ecc. producono essenzialmente su rami misti. Su
queste piante non vi sono dubbi sull’età dei rami produttivi.
Altre piante frutticole quali il pero, le varietà di susino cino-giapponese,
l’albicocco e il ciliegio producono preferibilmente su dardi o lamburde.
Questi rami sono di dimensioni così contenute che spesso sono considerate, per semplicità, anche dai tecnici, semplici gemme inserite su rami
di più anni.
Si è pertanto portati a credere, erroneamente, che il ramo produttivo sia
la branca su cui sono inserite le lamburde o i dardi.
82
ATTREZZATURA E MODALITÀ DI TAGLIO
Attrezzi
L’attrezzo classico della potatura è la forbice da potatura.
Le più utilizzate sono essenzialmente di due tipi: le forbici a lama e contro lama (in fig. 1 a sinistra modello con manico girevole antivesciche),
e le forbici a due lame combacianti, ottime ma difficili da molare (fig. 1
in centro).
La scelta tra i diversi modelli è molto soggettiva per cui sarebbe opportuno provare le forbici, se possibile, prima dell’acquisto; in caso contrario,
secondo gli autori, con le tradizionali forbici a lama e contro lama non si
rimane delusi.
Il corredo di base è completato da un segaccio (molto pratici quelli con
lama ripiegabile nel manico), indispensabile per tagliare i rami più grossi
(fig. 1 a destra).
Le forbici e il segaccio possono essere tenuti alla cintura, in apposite
fondine. Nella foto 2 un simpatico esempio di … riciclaggio.
Alle forbici si affiancano i forbicioni, o troncarami, forbici con manici di
80-100 cm per tagli su rami di grosse dimensioni o rami posti a una certa
distanza da terra (fig. 3 e fig. 6 a pag. 51).
fig. 1
fig. 2
fig. 3) uso alternativo
dei forbicioni
Nei frutteti in cui non si può operare con mezzi meccanici è necessario
utilizzare attrezzi montati su manici telescopici:
Nella foto 4 si notano un segaccio, uno svettatoio e una motosega. Questi attrezzi sono indispensabili per raggiungere le
parti alte della chioma senza ricorrere a scale.
fig. 4
83
Mai come per questi attrezzi vale il detto chi più spende meno spende;
l’attrezzatura di marca costa anche il doppio di qualche articolo economico ma dopo poche decine di tagli le mani e le braccia ringrazieranno per
la scelta.
Le forbici, oltre a essere di buona qualità, devono essere mantenute in
ottimo stato, soprattutto le lame devono essere perfettamente affilate: in
questo modo eseguono tagli netti e affaticano meno il potatore.
Importanti sono anche i guanti, comodi ma consistenti, per affaticare meno la mano e lavorare più desgenà (più a proprio agio) tra i rami senza
paura di farsi male.
I tagli
In seguito a un taglio o a una rottura accidentale, la pianta reagisce con
la produzione di una barriera di sughero che isola il taglio e ostacola
la penetrazione di agenti patogeni: a seguito di un taglio a legno la
barriera è prodotta appena sopra l’ultima gemma, nel caso dell’eliminazione di un ramo (taglio a frutto) il sughero è prodotto nella zona del
collare, un manicotto alla base del ramo, riconoscibile per una certa rugosità.
Effettuando il taglio troppo a ridosso del ramo si elimina il collare e si lascia il taglio sguarnito dalle naturali difese della pianta; allo stesso modo,
tagliando troppo distante dall’inserzione si lascia un moncherino del ramo
che può essere facilmente attaccato da funghi; quando questi si saranno
insediati potranno facilmente superare la barriera di sughero formatasi al
collare.
Si notano spesso alberi ornamentali con moncherini secchi distrutti da
funghi e insetti: per ovviare a questi inconvenienti basta effettuare tagli
assennati.
I tagli di raccorciamento su legno di un anno saranno effettuati appena
sopra una gemma, di norma si sceglie una gemma esterna che produce
germogli verso l’esterno della chioma. Il taglio deve essere obliquo con la
pendenza opposta alla gemma terminale (fig. 5).
fig. 5
84
Asportando un ramo di uno o due anni si taglia quasi a contatto con la
branca, lasciando pochi millimetri di collare (fig. 6). Nelle drupacee è necessario lasciare un moncherino maggiore, circa un centimetro, in caso
contrario si rischia di far seccare una porzione di branca.
fig. 6) a sinistra taglio errato; a destra taglio corretto
Su branche più grosse, quando si interviene con il segaccio è necessario
tagliare appena oltre il collare, ben visibile su branche di una certa età
(fig. 7).
fig. 7
Dovendo intervenire su branche di un certo peso, operando magari con
la motosega, conviene effettuare il taglio in più interventi per non rischiare di scosciare il ramo.
Nella serie di foto della fig. 8 si è effettuato il primo taglio del ramo distante dal taglio definitivo; si può notare il distacco di parte di corteccia sotto il
taglio. In seguito si elimina il moncherino con due tagli, una prima tacca
nella direzione di caduta del ramo, per ovviare ai distacchi di corteccia, in
seguito il taglio di abbattimento partendo dalla parte superiore. Un ultimo
taglio serve a pareggiare la ferita.
85
fig. 8) sequenza dei tagli
Rifinitura
Su tagli di diametro superiore ai 10-15 cm conviene disinfettare la ferita
con una miscela di acqua e rame (utilizzando un qualsiasi prodotto rameico in commercio), meglio ancora sarebbe, dopo la potatura invernale,
fare un trattamento con rame su tutta la chioma.
Alcuni tecnici consigliano di rifinire i grossi tagli con un coltello per rimuovere le slabbrature; questa pratica è però da riservare ai tagli eseguiti
con il segaccio o peggio con la motosega, se le slabbrature sono evidenti.
86
L’IMPIANTO DEL FRUTTETO
Acquisto
Una buona gestione della pianta inizia … dall’acquisto.
Il frutticoltore di professione, che acquista centinaia di piante alla volta, si
rivolge a vivaisti specializzati capaci di dare tutte le informazioni richieste,
e di offrire piante adeguate.
Chi invece acquista poche piante spesso è attratto da prodotti offerti in
negozi per hobbisti, non specializzati dove, di norma, vengono offerte
piantine già impalcate, di 2-4 anni. Sono belle da vedere alle volte già
con i frutti in maturazione, ma spesso sono piantine di scarto dei vivai.
Piante di questo tipo hanno avuto, all’estirpo, una drastica riduzione dell’apparato radicale:
x andrebbero probabilmente incontro a seri stress da trapianto;
x hanno la forma della chioma già impostata, quasi mai ottimale per la
buona gestione della pianta.
È necessario quindi rivolgersi sempre a un vivaista, privilegiando piantine:
x costituite dal portinnesto (o selvatico) alto 20-30 cm su cui è innestato un buon astone (ramo vigoroso di 1 anno della varietà voluta) lungo
circa 120-180 cm;
x ben lignificate;
x con un buon apparato radicale.
La presenza dell’astone di 1 anno è essenziale in quanto è il solo ramo
che presenta un eccellente rivestimento di gemme da cui si possono
facilmente ottenere delle buone branche per la formazione delle diverse
forme di allevamento (fig. 1).
fig. 1) astone di anno
particolare del punto d’innesto
87
Portinnesti
Le specie da frutto più comunemente usate non sono moltiplicabili per
talea in quanto i germogli, o i rami di queste piante non hanno la capacità
di emettere radici, quindi di ricreare un nuovo individuo (fanno eccezione
i susini Ramassin, il kiwi, il mirtillo e il lampone).
Per questa ragione è necessario ricorrere all’innesto di una porzione di
pianta, gemma o marza (rametto con una-due gemme) su un Piede, il
Portinnesto.
Le poche gemme innestate riformeranno la chioma dando un individuo
perfettamente identico alla pianta di partenza. Gli alberi da frutto sono
quindi costituite da due bionti: la base, cioè il portinnesto (o selvatico) e la
varietà coltivata (o gentile).
La necessità di innestare le specie da frutto è stata trasformata in virtù: la
ricerca ha infatti trovato, per ogni specie frutticola, soprattutto nell’ambito
di alcune specie (il melo in particolare) una vasta gamma di portinnesti,
che permettono di ampliare le scelte di coltivazione.
Fra le opportunità offerte dall’uso del portinnesto ricordiamo:
x la possibilità di diminuire la taglia delle piante,
x di adattare la specie coltivata a diversi terreni,
x di avere meno problemi nel ristoppio del pesco (il ristoppio è il ritorno,
su un terreno, di una specie dopo l’estirpo di un frutteto della stessa specie, operazione comunque da evitare, se possibile, per tutte le specie).
Ricordiamo inoltre che la vite è stata coltivata per millenni franca di
piede cioè senza l’uso di portinnesti in quanto si moltiplica facilmente
per talea.
Il drammatico problema della Fillossera della vite (un afide) che ha decimato le viti europee nella seconda metà dell’Ottocento è stato brillantemente risolto unicamente con l’utilizzo di un portinnesto di vite americana
(specie tollerante al parassita); primo esempio di lotta biologica in agricoltura.
Attenzione: l’innesto non ha nulla a che vedere con l’incrocio; il patrimonio genetico del gentile rimane esattamente lo stesso della pianta da
cui sono prelevate le gemme e non viene in alcun modo influenzato dal
portinnesto.
Proponiamo una veloce rassegna dei portinnesti più utilizzati per alcune
specie frutticole (l’elenco non è esaustivo, anche perché la ricerca immette sul mercato continuamente nuove selezioni).
Portinnesti del Melo
Serie degli M9 con soggetti di diversa vigoria
MM106 più vigoroso degli M9, utilizzato per varietà poco vigorose
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Portinnesti del Pero
Cotogno: Sydo, EMA, BA 29 (dal meno al più vigoroso)
Pero: diverse selezioni della serie OHF
Portinnesti del Pesco
Pesco: A5, B2, Montclar
Per reimpianto: Pesco X Mandorlo GF 677
Portinnesti dell’Albicocco
Montclar Mrabolano 29/C
Per reimpianto Ishtara
Operazioni preimpianto
Dovendo impiantare un frutteto è indispensabile effettuare una lavorazione del terreno; in zone di forte pendenza è possibile effettuare la lavorazione a file, per evitare pericoli di erosione.
La lavorazione classica d’impianto era l’aratura profonda, circa 50-70 cm.
Oggi però si tende a sostituire l’aratura profonda con la ripuntatura, operazione che lavora il terreno senza rivoltare la zolla. In questo modo si
evita di portare in superficie terreno inerte.
Alla ripuntatura segue, in tutti i terreni, un’aratura superficiale, effettuata a
una profondità di circa 30-40 cm, con lo scopo principale di interrare le
erbe infestanti.
Infine si effettua l’affinamento del terreno tramite erpicatura.
Attenzione a non ridurre il terreno a un … tavolo da biliardo, la superficie
deve mantenere una certa zollosità.
Prima dell’erpicatura si effettua, se necessaria, la concimazione di fondo.
Si apportano Fosforo e Potassio in base alle necessità evidenziate dall’analisi del terreno.
L’impianto del frutteto è anche il momento in cui si può migliorare la dotazione di sostanza organica presente nel terreno: indicativamente si ap2
portano circa 300-400 q ogni ettaro (10000 m ) di letame maturo, distribuito unicamente sulla fila.
Conviene non effettuare la concimazione prima dell’aratura per non interrare troppo in profondità gli elementi nutritivi, elementi che devono essere
mantenuti negli strati più superficiali del terreno.
Si ricorda che lo strato attivo di terreno, dove avvengono la maggior parte delle attività biologiche, si estende non oltre i 20-30 cm di profondità.
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Tracciatura e palificazione
Un importante problema che si presenta accingendosi a piantare un frutteto è il tracciamento dei filari: questi devono essere dritti e perfettamente
paralleli per aiutare il passaggio dei macchinari.
Tracciato l’impianto è necessario posizionare le strutture di sostegno
(fig. 2).
Si utilizzano pali distanti tra loro non più di 10 m per piante di bassa vigoria e non più di 15 m per le piante più vigorose.
Per pesco e albicocco, specie con un buon ancoraggio delle radici, è sufficiente un palo ogni 20 metri.
Il diametro dei pali varia dal materiale scelto, per i pali in legno si usano
diametri di 12-14 cm per le testate e 8-10 cm per i pali intermedi.
Effettuata la posa dei pali si effettua l’impianto e, solo successivamente,
si posizionano i fili tutori.
I filari di melo e pero necessitano di 4 fili posti rispettivamente a una distanza da terra di 90-100 cm, 160-180 cm, 240-250 cm e 310-330 cm.
Per Pesco e Albicocco sono sufficienti 3 fili, a circa 90-100 cm, 160-180
cm e 270-280 cm, in quanto dopo 4-5 anni non necessitano più di tutore.
I fili si possono posizionare alternativamente da una parte e dall’altra del
palo (se il primo filo passa a sinistra del palo, il secondo passa a destra);
in questo modo si crea una sorta di gabbia che aiuta a sostenere la pianta in caso di eventi atmosferici eccezionali.
fig. 2) meleto a fusetto: le frecce rosse indicano i quattro fili
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Il momento migliore per effettuare l’impianto è l’autunno; si diceva un
tempo che “chi pianta in inverno guadagna un anno”; questo perché durante l’inverno la pianta non è completamente ferma. In questo periodo
rimargina le ferite inevitabilmente subite durante il trapianto.
Le piogge invernali inoltre compattano il terreno attorno alle radici, condizione essenziale per un ottimale assorbimento degli elementi nutritivi.
Per queste ragioni le piantine, in primavera, avranno uno sviluppo più
pronto e veloce.
Effettuando l’impianto alla fine dell’inverno è indispensabile una maggior
attenzione all’irrigazione del frutteto nelle prime fasi dello sviluppo.
Evitare comunque di mettere a dimora le piantine nei periodi più freddi
dell’anno.
Impianto
Le piantine acquistate devono essere poste a dimora nel minor tempo
possibile e, soprattutto, non devono essere lasciate disidratare al sole.
Se necessario devono essere reidratate immergendole in acqua.
Al momento dell’impianto è opportuno eliminare con tagli netti le radici
rovinate durante l’estirpo.
Le piantine sono posizionate lungo i filari in un solco aperto con
l’aratro assolcatore.
Sono interrate rispettando il piano di campagna, devono cioè
mantenere la stessa profondità
che le piante avevano in vivaio.
Molta attenzione deve essere
posta al punto d’innesto che
deve essere 15-20 cm al di sopra del terreno (fig. 1 e 3).
fig. 3) meleto a fusetto,
particolare del punto d’innesto
Nei piccoli frutteti, le piante allevate a vaso, che non necessitano di tutori
permanenti, sono spesso coltivate singolarmente, è quindi sufficiente
scavare delle buche che abbiano lo spazio adeguato per contenere le radici (fig. 4). Anche in questo caso è opportuno fare molta attenzione a
non interrare il punto d’innesto (fig. 1).
Come per il frutteto, è importante non posizionare concime organico nel
fondo della buca, la diminuzione di volume della sostanza organica farebbe, col tempo, abbassare la pianta rispetto al piano di campagna.
Il letame va posizionato sopra la buca e leggermente interrato con la
zappa.
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fig. 4
Cure post impianto
Effettuato l’impianto è opportuno irrigare abbondantemente le piante perché queste hanno necessità di reidratarsi, ma anche perché è importante
favorire l’adesione della terra alle radici.
All’impianto, se effettuato in autunno, gli astoni sono lasciati interi, si interverrà con la capitozzatura alla fine dell’inverno con l’inizio della potatura di formazione.
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