dimensione Pro Fontanafredda

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settembre 2016
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Pro loco
Fontanafredda
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n. 49
Periodico d’informazione e cultura rivolto ai soci.
Associazione Pro Fontanafredda
Via Grigoletti, 11
33074 Fontanafredda (PN)
Tel. e Fax. 0434 998532
[email protected]
www.prolocofontanafredda.com
orario ufficio: lun. gio. 15:00/19:00
mar. mer. ven. 9:00/13:00
Direttore responsabile: Cristina Turchet
Direttore: Antonio Zilli
Comitato di redazione:
Nicoletta Talon, Lidia Sfreddo Cusin,
Edi Della Flora.
Registrazione Tribunale di
Pordenone n. 517 del 10.09.2004
Stampato presso la tipografia Rapini
di Pordenone
Affiliata a:
Consorzio Pro Loco
Meduna-Livenza
Gentili lettori, ritengo opportuno che la
prima pagina non debba essere
un’esclusiva dell’editoriale, ma condivisa
del pari con articolo di particolare interesse
e attualità.
Iniziamo con questo numero dando
spazio a quello di Nicoletta Talon.
Editoriale
L’anno in corso è caratterizzato da
importanti anniversari a livello nazionale e anche di più. Ricorrono i 50 anni
della fondazione del WWF, i 70 anni
del diritto di voto alle donne e i 40 del
terremoto in Friuli: c’è un filo conduttore che lega queste ricorrenze, è
quello della solidarietà, dello sforzo
comune per il bene dell’umanità,
dell’impegno gratuito e disinteressato
per un mondo migliore.
In un mondo squassato da violenze
inaudite e da situazioni di disagio e
sfruttamento che si pensava dovessero
ormai appartenere al passato, in un
momento in cui timori e incertezze
stanno aumentando e creando sgomento soprattutto da parte dei giovani
per il loro futuro, quando i punti fermi
stanno diventando sempre più aleatori, almeno vi sono delle certezze.
Quella più importante è che la
grande maggioranza della società delle
persone è convinta di fare la propria
parte per almeno arginare la dilagante
infiltrazione dell’egoismo, della cattiveria e della violenza. Spostando il
ragionamento in situazioni molto più
piccole ma diffusamente presenti nel
territorio, ci piace pensare che il volontariato rappresenti un punto fermo
dove la gente può e ha diritto di aspettarsi comportamenti improntati a
solidarietà, generosità e altruismo.
Sono valori che significano fede nel
Internet e la conoscenza
L'utilizzo di Internet e dei social
media ha cambiato profondamente il
modo con cui le informazioni e le
conoscenze si diffondono e le
modalità con cui le persone cercano,
studiano, interagiscono. Nella rete
digitale si trovano in abbondanza dati,
notizie, argomenti. Si sarebbe quindi
portati a pensare che a tale ampiezza
di
contenuti
corrispondesse
automaticamente un'ampia diffusione
della
conoscenza.
Tuttavia,
la
situazione non è così semplice.
La
straordinaria
libertà
di
informazione che gli strumenti del
web consentono si accompagna ad
un'ampia possibilità di pubblicazione:
chiunque può scrivere qualcosa nella
rete, soprattutto attraverso i social
media come facebook; non esiste però
alcun vaglio preventivo rispetto alla
veridicità di quanto viene pubblicato
in rete.
Come affermava Umberto Eco, “I
social media danno diritto di parola a
legioni di imbecilli”, che hanno in
effetti lo stesso diritto di parola e di
scrittura di un Premio Nobel.
L'espansione dei social contribuisce
quindi alla diffusione anche di
informazioni false o infondate.
Il problema è allora riuscire a
filtrare le informazioni per poter
selezionare quelle corrette.
Mentre nelle pubblicazioni su carta
(libri, riviste, etc.) l'editore garantisce
un filtro e si conoscono gli autori o le
istituzioni responsabili del contenuto,
e quindi è piuttosto agevole individuare le fonti più meritevoli della nostra
fiducia (ad esempio, le informazioni
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buon vivere.
Agli inizi di settembre, cominceranno le “Giornate dell’Acqua”. L’impostazione di questa manifestazione si è evoluta negli anni dandosi connotati sempre più culturali, proprio per focalizzare
l’attenzione sul tema “acqua”, sulla sua difesa
come bene indispensabile e prezioso. Vi sarà un
primo convegno sull’argomento acqua il 2 settembre in Ca’ Anselmi, il giorno seguente la
biciclettata sui luoghi d’acqua nel nostro territorio e la sera dello stesso giorno, un concerto rock.
E’ organizzato soprattutto per i giovani: 32
elementi tra percussioni, tastiere, chitarre e fiati,
quasi tutti maestri di musica, più il coro delle
SimpleVoices, davvero una compagine di alto
livello: sarà una finestra nel programma più
serioso dei convegni. Ingresso libero. In ottobre
effettueremo una visita guidata ad un impianto di
troticoltura. Ci giungono segnali di conferma circa
imminenti interventi di sistemazione e riqualificazione delle "Fontane" che danno il nome al paese.
E' una argomento che da sempre sosteniamo con
grande convinzione e che non può che trovare
unanime plauso e consenso.
Confidiamo in una vasta adesione della cittadinanza a questi incontri, perché il segnale specialmente in un comune che si chiama Fontanafredda – deve essere forte e chiaro.
La difesa dell’ambiente a livello regionale e
nazionale, deve coniugarsi con la parola elettorato e gli attori di questa causa siamo noi tutti.
In settembre avrà luogo il viaggio culturale in
Polonia, il richiamo di un territorio ricco di arte e
storia ha garantito all’iniziativa fin da subito
entusiastica adesione. Il 24 settembre avrà luogo
sempre in Ca’ Anselmi la premiazione per i concorsi di fotografia e poesia.
La violenza contro le donne.
Assistiamo ad una recrudescenza di episodi di
violenza contro le donne, che sempre di più
sfociano nell’assassinio di mogli, fidanzate, madri.
Scriveva anni fa Francesco Alberoni: "chi non ha
più a qualsiasi titolo l'oggetto del suo amore, vive
nella disperazione, ha paura della vita, diventata
tormento: un arido deserto dove tutto è triste e
banale".
Ma l'uomo deve trovare la chiave del rispetto
per ogni donna. Tutti noi veniamo da una donna.
La ProFontanafredda condanna con fermezza
ogni e qualsiasi comportamento che contempli
mancanza di rispetto verso la figura femminile, a
tutti i livelli, specialmente la violenza fisica portata alle estreme conseguenze.
Il Presidente
Anto Zilli
pubblicate nell'Enciclopedia Treccani hanno un
valore scientifico molto più alto di quelle
pubblicate in un settimanale di “pettegolezzi”),
per le informazioni che si trovano in rete non è
sempre facile conoscere la fonte responsabile
del messaggio e quindi valutarne l'attendibilità.
Non aiuta, infatti, sapere quanti “mi piace”
abbia ricevuto una pagina: si tende
generalmente
a
condividere
quasi
istintivamente quello che conferma le nostre
credenze ed opinioni o quello che ci colpisce,
senza prendersi la briga di valutare in maniera
rigorosa la fondatezza delle notizie su cui
clicchiamo. Non è detto poi che le informazioni
convalidate con autorevolezza dalla comunità
scientifica godano delle prime posizioni nei
motori di ricerca o nei social.
Inoltre, anche la maniera stessa di leggere i
contenuti digitali è molto diversa dalla lettura
delle pagine di carta: lo scorrere dei documenti
digitali è spesso più condotto dall'onda
dell'emozione che guidato dal pensiero critico e
la velocità di scorrimento non facilita la
riflessione e l'approfondimento che sono
essenziali per lo sviluppo della conoscenza.
Certamente, se uno ha volontà di conoscere
e curiosità di capire può dedicare un po' di
tempo a verificare in Internet se quanto vede
sullo schermo sia un'informazione valida o una
sciocchezza.
Se quindi apprezziamo la vastità di dati e la
ricchezza di contenuti disponibili, la rapidità di
diffusione delle notizie provenienti da tutto il
mondo, la facilità di utilizzo degli strumenti
digitali e la libertà di comunicazione che
consentono, sappiamo che la rete è un grande
spazio di incontro e volentieri la utilizziamo:
siamo però anche consapevoli di quello che in
Internet possiamo trovare.
Nicoletta Talon
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In questo numero
Cosa abbiamo fatto
Escursione in montagna .................................................................................................... 4
Programmi futuri
Le giornate dell’Acqua 2016 .............................................................................................. 5
Biciclettando a Fontanafredda…tra acqua e natura ......................................................... 6
Concerto di musica rock .................................................................................................... 7
Premiazioni ........................................................................................................................ 8
Concerto in Villa ................................................................................................................ 9
Sulle orme della Grande Guerra ...................................................................................... 10
Notizie Pro
Intitolazione della Biblioteca Civica................................................................................. 11
Attualità
Le parole delle donne ...................................................................................................... 12
Rain Man ......................................................................................................................... 13
La Grande Guerra
Dal diario di Oreste Agnelli Zampa ................................................................................. 14
Fontanafreddesi nel mondo
Migrazioni dal Triveneto verso il Brasile ......................................................................... 15
La mia Africa
Sottosopra ....................................................................................................................... 17
Poesia
Quello che vorrei ancora ................................................................................................. 19
Desidèri di evasiòn........................................................................................................... 20
Attimi di vita
Gente povera e povera gente .......................................................................................... 20
Cinematografo
Il fascino delle 7 note....................................................................................................... 22
Antonio Centa.................................................................................................................. 24
Dalle associazioni
La latteria di Ceolini......................................................................................................... 27
Un nuovo anno di musica con il Circolo Musicale "G. Verdi" .......................................... 28
45° gemellaggio Avis e non sentirli… .............................................................................. 29
Istituto Comprensivo di Fontanafredda
Si cambia ......................................................................................................................... 31
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Cosa abbiamo fatto
Escursione in montagna
Rimandata per avverse condizioni meteo dal
26 giugno a domenica 3 luglio, si è svolta la ormai
consolidata camminata in montagna: quest'anno
in zona dell’Alpago, Alta Via dei Silenzi.
36 gambe più o meno allenate hanno inforcato il sentiero che da Pian Canaje a quota 1.068
mt, ci ha portati al Sasso della Madonna a quota
1.657 mt, attraversando Cimon di Palantina.
Indugiando tra meravigliosi boschi di faggi e
balze erbose, si sono aperti ai nostri occhi scorci e
panorami sempre diversi che solo la montagna sa
dare.
tre ore di cammino sempre in costante pendenza hanno messo un po’ a dura prova i muscoli
induriti, ma il meteo perfetto e la impeccabile
organizzazione di Mario Ballarin e Augusto Tomietto hanno reso la giornata serena e piacevolissima.
Il bicchiere della staffa a Val Menera ha chiuso
una giornata “insieme”.
Anto Zilli
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Programmi futuri
Le giornate dell’Acqua 2016
Programma
VENERDÌ 2 SETTEMBRE
ore 20:00 in Ca’ Anselmi
Acquacoltura e sicurezza alimentare
Relatore: Pier Antonio Salvador, presidente nazionale API (associazione pescicoltori italiani).
SABATO 3 SETTEMBRE
ore 9:00
partenza dal piazzale Ca’ Anselmi
Biciclettando a Fontanafredda…tra acqua e natura Percorso cicloturistico di
circa 10km alla scoperta delle bellezze naturali del nostro comune.
Info e iscrizioni in Pro loco.
Concerto
ore 20:45 parcheggio Ca’ Anselmi
Rock progetto Jon Lord Forever un’opportunità per godere di buona
musica sotto il cielo di Fontanafredda, ingresso libero.
SABATO 24 SETTEMBRE
ore 18:00 in Ca’ Anselmi
Premiazioni:
- 2° Contest fotografico “Rifletti sull’acqua”
- 6° Concorso di poesia “La canzone dell’acqua”
MOSTRE IN SEDE PRO LOCO
Nel mese di ottobre:
“Rifletti sull’acqua” In mostra una selezione delle migliori foto partecipanti alla seconda
edizione del concorso fotografico.
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Biciclettando a Fontanafredda…
tra acqua e natura
Sabato 3 settembre 2016
In occasione delle Giornate dell’Acqua 2016 vi proponiamo un’uscita alla scoperta del territorio ed in particolare di alcuni corsi d’acqua di cui è ricca Fontanafredda.
Partiremo ognuno in sella alla propria bicicletta alla volta del fiume Livenza sulla cui sponda ascolteremo i
racconti della vita di un tempo dal Sig. Luigi Fedrigo, continuando poi verso la chiesetta di Sant’Antonio di
Nave, per poi giungere in via Brigata Osoppo ove ci sarà la possibilità di pranzare in compagnia.
PERCORSO di circa 10km (difficoltà minima)
- Via Brigata Osoppo: 1^ sosta
- fiume Livenza: 2^ sosta
- chiesetta Sant’Antonio di Nave: 3^ sosta
- Via Brigata Osoppo: pranzo in compagnia.
- Il rientro a Fontanafredda sarà in autonomia
IN CASO DI PIOGGIA
La biciclettata sarà annullata.
ISCRIZIONE E PRANZO
Iscrizione obbligatoria presso la sede Pro loco preferibilmente entro lunedì 29 agosto.
La partecipazione alla visita in bicicletta è gratuita.
Pranzo conclusivo con menù casereccio in via Brigata Osoppo in mezzo alla natura, il pranzo sarà organizzato dalla Pro Fontanafredda. Un dolcetto da parte di qualche persona particolarmente abile sarà gradito.
Quota pro capite € 10,00 da versare all’atto dell’iscrizione. Per motivi di spazio max 50 partecipanti.
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Concerto di musica rock
Piazzale Ca’ Anselmi
Sabato 3 settembre 2016
Ore 20:45
Ingresso libero
I brani proposti saranno tratti dal panorama della musica rock internazionale degli anni '70 e del
progressive Italiano in cui l'organo hammond è il protagonista indiscusso.
Si alterneranno sul palco vari musicisti del Pordenonese:
- I Caimani con Costantino Garbo, Giuliano Garbo, Piero Verardo, Enzo Bidinot.
- Jon Lord Forever Ensamble: Paolo Moretto, Giuseppe Capo, Fabio Boscarato, Gianni Moretto, Giovanni
Venier, Silvia Intelisano.
- Coro Simple Voice: diretto da Maria Laura Scomparcini (coro di 15 elementi).
- Fiati: sessione di quattro fiati (tromba, trombone, sax soprano e sax) tenore diretti dal maestro Didier
Ortolan.
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Premiazioni
Contest fotografico e Concorso di poesia
Sabato 24 settembre 2016
Sabato 24 settembre al secondo piano di Ca’ Anselmi si terranno le premiazioni di due concorsi organizzati dalla Pro loco: il secondo Contest fotografico di Fontanafredda e il Concorso di poesia “I sapori
dell’Acqua”, giunto quest’anno alla 6^ edizione.
Ricordiamo che il termine ultimo per la consegna delle opere legate al Contest Fotografico è venerdì 19
agosto 2016. Affrettatevi vi aspettiamo!
Alle ore 18:00
Cerimonia di premiazione dei vincitori del Concorso di poesia, sul tema “La canzone dell’acqua”, e del
Contest Fotografico “Riletti sull’acqua”. Saremo allietati da intermezzi musicali a cura del Circolo Culturale
Musicale “G. Verdi” di Fontanafredda con:
Daniela Polese – pianoforte
Monica Trevisan – pianoforte
Diego Alberto Biancolin – voce recitante
Giovanni Vettorello – voce recitante
Nicoletta Talon – voce recitante
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Concerto in Villa
“L’eredità di Jubal
temi ebraici nella musica europea”
Altolivenza Festival 2016
Fontanafredda, Villa Zilli
Domenica 25 settembre, ore 16:00
L'appuntamento settembrino con l'Altolivenza
Festival a Fontanafredda sarà caratterizzato da un
continuo rimando, speculare, tra la musica classica ed il jazz, riconfermando la peculiarità
dell’appuntamento, concentrata proprio nel
confronto tra generi musicali. La musica ebraica
sarà il tema oggetto di quest’anno: cinquecento
anni fa, nel 1516, veniva costituito il Ghetto di
Venezia e l’anniversario diventa occasione per
una panoramica sulla musica ebraica e la contaminazione tra questa e la più vasta civiltà musicale europea.
Verranno proposte musiche di compositori
ebrei, ma anche opere di musicisti semplicemente affascinati da temi della tradizione ebraica:
come Kol Nidrei, tra i più noti canti ebraici, usato
per il servizio serale dello Yom Kippur, ricorrenza
religiosa ebraica, e tema di una composizione per
violino e pianoforte di Max Bruch. Ebreo era
invece Marc Bloch, che utilizza il sinuoso tema di
Nigun, ispirandosi alle musiche melismatiche
diffuse nei riti dell’ebraismo chassidico. Sempre
di origini ebraiche, ma lituano e naturalizzato
americano, Joseph Achron, compositore attivo
nella prima metà del ‘900: dal suo ciclo di opere
dedicate alla musica ebraica (Hebrew Melody), il
violinista trevigiano Alberto Stiffoni e la pianista
austriaca Irina Vaterl proporranno due brani.
Tutti i temi proposti si rifletteranno
nell’interpretazione di brani popolari della tradizione ebraica europea tra canti e musiche che
caratterizzano i momenti quotidiani. Dai matrimoni, ai funerali, fino alle feste collegate alla
religione: la musica che accompagna i riti di
passaggio delle comunità è testimone di antiche e
radicate tradizioni che identificano gli ebrei
europei in una storia millenaria. Molti temi sono
stati ripresi da formazioni moderne attuali, che li
hanno portato a conoscenza del grande pubblico.
Il compito di interpretarle sarà affidato al
quintetto formato da Ermes Ghirardini alle percussioni, Lorenzo Marcolina al clarinetto, Romano
Todesco alla fisarmonica, Alessandro Turchet al
contrabbasso insieme alla cantante Laura Scomparcini.
L’appuntamento fontanafreddese di Altolivenza Festival è organizzato dall’Associazione Culturale Altoliventina XX Secolo e dal Circolo Culturale-Musicale “Giuseppe Verdi” di Fontanafredda,
in collaborazione con la Pro Fontanafredda e con
il patrocinio e contributo del Comune di Fontanafredda. In caso di maltempo, il concerto si svolgerà presso la sala di rappresentanza comunale al II
piano di Ca’ Anselmi.
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Sulle orme della Grande Guerra
Domenica 9 ottobre 2016
Domenica 9 ottobre avremo occasione di visitare uno dei più cruenti campi di battaglia dello
scacchiere italo-austriaco della Grande Guerra: il
Carso e, più precisamente, le zone attigue a
Redipuglia e al Monte San Michele. Si tratta dello
scenario in cui le fanterie del Regio Esercito,
durante le prime sei battaglie dell'Isonzo, attaccarono sanguinosamente le difese austroungariche nel periodo giugno 1915 - agosto 1916,
sino allo spostamento del fronte verso oriente
cagionato dall'operazione che portò alla conquista di Gorizia.
Il primo sito in cui ci inoltreremo sarà il comprensorio del Sacrario di Redipuglia, con il Museo
Casa Terza Armata, il Colle di Sant'Elia con le
vestigia del Cimitero degli Invitti e l'ossario vero e
proprio, risalente alla fine degli anni trenta. E' il
più grande camposanto militare italiano e uno dei
maggiori al mondo, custodendo le salme di oltre
100.000 caduti. Ai piedi della maestosa e commovente scalea, ci imbatteremo in un primo
trinceramento facente parte della linea pedecarsica dell'Armata del Duca d'Aosta, facilmente
osservabile anche nei suoi marziali vani interni.
Ripreso il mezzo, saliremo al Monte Sei Busi,
che invero è un altopiano collinoso non più elevato di 118 metri sul livello di mare. In un contesto
emblematicamente carsico, ci aggireremo per i
ben conservati complessi trincerati italiani, scenderemo nella Dolina dei 500 (nota anche come
Dolina dei Bersaglieri) e riconosceremo diverse
iscrizioni che ancora oggi testimoniano la voce di
quei ragazzi in armi costretti a vivere e morire in
un territorio rude, all'epoca quasi desertico.
Il pomeriggio lo dedicheremo all'area monumentale del Monte San Michele e ai dintorni di
San Martino del Carso, quello che durante il
conflitto fu forse il più temibile settore di tutto il
fronte. Celebre per la presenza, quale fante della
Brigata Brescia, di Giuseppe Ungaretti che ivi
scrisse alcune delle sue più rinomate poesie, il
San Michele è anche l'altura su cui per la prima
volta si utilizzò massicciamente l'arma chimica
(attacco degli imperiali coi gas asfissianti del 29
giugno 1916), nonché un sito sacro alla memoria
ungherese, visto che furono soprattutto reggimenti Honved e altri reparti magiari a sacrificarsi,
sul versante asburgico, per la sua strenua difesa.
Penetreremo quindi nell'articolata galleriacannoniera presente sotto cima 3, apprezzando le
vestigia delle trincee italiane (dove operò anche
Ungaretti), le fortificazioni austro-ungariche e
alcune interessantissime vestigia ungheresi.
Per percorrere nel migliore dei modi questo
non difficile itinerario "alla ricerca della nostra
storia", si consiglia un abbigliamento sportivo e
delle calzature da trekking o da ginnastica. Il
tracciato è adatto a tutti coloro che non soffrono
di disturbi che impediscono di camminare facilmente.
Durante la giornata saremo accompagnati
dall'esperto storico sulla Grande Guerra, Marco
Pascoli, fondatore del Museo della Grande Guerra di Ragogna.
PROGRAMMA VISITA GUIDATA:
-ore 7:30 partenza dal piazzale retrostante Ca’Anselmi con pullman granturismo
- ore 9:00 arrivo al Sacrario di Redipuglia
- pranzo presso la trattoria Al Chiosco
- ore 20:00 circa rientro a Fontanafredda
PROGRAMMA SERATA PROPEDEUTICA:
-venerdì 30 settembre ore 20:30, sala comunale Ca’Anselmi, serata aperta a tutti gli interessati, a cura del Dott. Marco Pascoli, storico esperto degli eventi della Grande Guerra.
CONSIGLI UTILI:
è consigliato un abbigliamento comodo, scarpe da ginnastica, giacca a vento, ombrellino.
QUOTA D’ISCRIZIONE: € 47,00 comprensivo di trasporto, guida e pranzo.
ISCRIZIONE in sede Pro Loco entro il 30 settembre 2016 (max 50 partecipanti).
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Notizie Pro
Intitolazione della Biblioteca Civica
Riportiamo la risposta del Sindaco Claudio Peruch in merito alla richiesta fatta.
Fontanafredda, 13 giugno 2016
Prot. N. 12232
Egregio Signor Presidente,
è davvero con grande piacere che accogliamo la proposta della pro Fontanafredda: in Consiglio Comunale e
in Giunta avevo già espresso ufficialmente l’intenzione di questa amministrazione di procedere in proposito, intitolando la Biblioteca Civica a Nilo Pes; questo pochi giorni dopo la sua scomparsa.
La procedura è stata comunque avviata al fine di ottenere la liberatoria dalla famiglia Pes e dalla Prefettura,
rimaniamo in attesa dell’esito certamente positivo.
Cordialmente,
Claudio Peruch
Sindaco di Fontanafredda
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Attualità
Le parole delle donne
Fatti e personaggi sono frutto di fantasia.
Francesco è un bambino vivace con i suoi riccioli biondi e gli occhi verdi che scrutano il mondo
cercando risposte ai mille perché. Un giorno,
tornando da scuola, dice: “Sara, la mia compagna
di banco, piange tutti i giorni. Cosa posso fare?”
La madre, orgogliosa per aver cresciuto un figlio
così sensibile, gli risponde sorridendo: “Siediti
accanto a lei, chiedile cosa la fa stare così male e,
soprattutto, ascolta bene ciò che ti racconta”. Il
giorno seguente Francesco vede Sara, seduta al
suo solito angolino, sola come sempre, con la
testa sulle ginocchia e il viso completamente
nascosto dai lunghi capelli corvini. Il bambino le
siede accanto, le sfiora la mano e aspetta che lei
alzi i suoi grandi occhi neri. “Perché piangi?” le
chiede con dolcezza. Sara risponde fra i singhiozzi: “Perché quei bambini laggiù mi prendono in
giro e mi tirano i capelli perché non so giocare a
calcetto”. Francesco le resta vicino finché non si
calma. A casa ripensa a cosa potrebbe fare per
farla sentire meno sola e si ricorda che a Sara
piacciono gli animali, così le porta a scuola le sue
figurine con tutti gli animali più strani, sperando
di strapparle un sorriso. Il gioco funziona, la
bambina cerca sempre la compagnia del suo
amico e i bulli della scuola non la infastidiscono
più. Gli anni passano. Sara si trasferisce in un'altra città, Francesco s'iscrive al liceo e, di fatto, i
due si perdono di vista per parecchio tempo.
Proprio nella nuova scuola Francesco conosce
Carlo e Filippo, persone dalle risate sguaiate e dai
modi volgari, che passano il loro tempo su Internet, a guardare foto osé. A ricreazione poi, le loro
conversazioni hanno un unico argomento, e
Francesco davvero non capisce quale divertimento si provi nel guardare così morbosamente i
corpi delle donne. Una sera però, si lascia convincere ad andare con loro in un locale notturno
dove le ragazze ballano sul cubo, quasi completamente nude. Il night è pieno di fumo e commenti pesanti; illuminato solo da alcuni fasci di
luce rossa che, girando su se stessi, colpiscono le
varie parti del corpo della ballerina di turno.
All'alba i tre ragazzi tornano a casa ma, mentre
Carlo e Filippo se ne vanno dritti a dormire,
Francesco trova sua madre ad aspettarlo in
salotto: “Dove siete stati?”, gli chiede con aria
preoccupata. “Ma dai, mamma! Ero con Carlo e
Filippo, li conosci da un pezzo...”. La donna ripete
la medesima domanda, ma questa volta con
maggiore fermezza. “E vabbé, siamo andati in
quel locale dove ci sono le ragazze..”, risponde
Francesco con tono indifferente ed evasivo.
“Vergognati!”, urla la madre, in un moto di rabbia; poi, senza quasi riprendere fiato: “Le donne
vanno ascoltate e comprese, non spogliate con gli
occhi! Non farlo mai più!”. Detto ciò, si ritira nella
sua stanza e lascia il figlio a riflettere sino a mattina inoltrata. Passano gli anni e Francesco s'iscrive all'università. Un giorno, in biblioteca, incontra
una ragazza dai lunghi capelli corvini; lo saluta,
ma lui sembra non riconoscerla. La mattina
seguente i loro sguardi s'incrociano nuovamente
e questa volta, notando la stessa espressione
smarrita del ragazzo, dice: “Ma come, non mi
riconosci? Sono Sara, la tua compagna di banco,
quella che veniva derisa perché non sapeva
giocare a pallone...” “...e io, per farti tornare il
sorriso, ti portavo le figurine”, completa Francesco, ricordando. Dagli scherzi all'amore il passo è
breve. Così i due ragazzi vivono un anno di autentica passione. Una domenica sera, durante l'abituale cena in pizzeria, Sara appare scura in volto,
taciturna, evita lo sguardo di Francesco. Preso dal
panico, lui le stringe convulsamente la mano,
quasi a volerla trattenere, ma in fondo già perfettamente consapevole di averla persa. Sara, con la
voce strozzata, gli dice: “Amore, fra noi è stato
tutto fantastico; però ora io amo un altro...”.
Francesco la guarda; afferra il bicchiere di birra
che ha di fronte e ne beve una lunga sorsata,
quasi a voler scacciare quel sapore troppo amaro
che gli ha improvvisamente invaso la bocca. La
cena si conclude in silenzio e, sempre senza dire
una parola, Francesco riaccompagna Sara a casa.
Nei giorni seguenti diserta le lezioni. È troppo
difficile vederla e non poter baciare le sue labbra.
Si chiude a riccio; non esce più. Ma ogni mattina
ed ogni sera le manda un SMS e fa squillare il suo
cellulare finché la linea non cade automaticamente. Tutto per farla tornare con lui; lei non risponde e lui, giorno dopo giorno sprofonda nel buio.
Sua madre, che fino ad allora è rimasta a guardare, lo convince a rivolgersi ad un medico. Francesco le dice di essere distrutto dalla fine della
storia con Sara, ma non trova il coraggio di confessarle degli SMS e delle telefonate quotidiane.
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Durante il suo primo incontro con la dottoressa
Francesco narra in tono asciutto la sua storia, ma
solo al quinto appuntamento racconta tutta la
verità. La psicologa gli prescrive questa cura:
prima di prendere in mano il cellulare, si sforzi di
pensare ai sentimenti di Sara. Solo tentando di
metterci nei panni, evitiamo di far loro violenza,
nonostante il male che possono averci provocato.
Ora Francesco è uscito dal suo dolore; lo ha fatto
senza scaricare la sua rabbia su Sara. Tutto grazie
alle donne che ha incontrato lungo il suo cammino e che gli hanno insegnato a rispettarle. Sempre e comunque.
Loretta Del Tedesco
Rain Man
“Ombrelli belli pochi schei, costa poco solo 12
euro…dai dammi 10…”
Nero come il carbone, sorriso smagliante,
questa è la storia di Rain Man, un “Vù Cumprà”,
residente a Treviso proveniente dal Senegal.
Arrivato nel Nord Est, non si sa come, trova
impiego presso un mobilificio dell’hinterland
trevigiano come operaio, ma, per colpa della crisi,
l’azienda dove lui lavora chiude e così si ritrova
assieme ad altri 30 operai senza lavoro.
Lui però non molla: “Ho bisogno di lavorare,
devo mandare i soldi alla mia famiglia in Senegal”.
Decide così di prendere la licenza di ambulante e di vendere ombrelli, solo ombrelli, ombrelli
colorati anti vento e mi spiega: “Sono anti vento,
perché, se viene un colo d’aria e l’ombrello si
gira, le stecche non si piegano perché sono tonde, come quelle di una volta, fatte per durare…”.
In Italia da molti anni, parla bene l’italiano: “In
spiaggia non potrei vendere, perché la licenza qui
non vale, c’è il pericolo che se mi ferma la Polizia
Municipale mentre giro in spiaggia, mi sequestra
tutta la merce…”.
Non riesco a dargli un età, certo non deve avere una vita facile, è in attesa di un lavoro più
remunerativo e intanto: “Sono qui con un amico,
di solito faccio i mercati, sono stato anche a
Pordenone e a Sacile ma con l’arrivo dell’estate in
città si vende meno, qui c’è più possibilità”.
Ha lasciato il suo paese per venire a lavorare
in Italia, per il momento non ha avuto fortuna,
ma ha avuto la forza di trovarsi un lavoro onesto
e dignitoso: “Domani ritorno e ti faccio un buon
prezzo a domani”.
“Non ho bisogno di un ombrello, se lo prendo
lo faccio solo per darti una mano”, rispondo io.
La mattina dopo, ritorna sempre con il suo
sorriso, non quei sorrisi stampati dei commessi
del centro, ma di quelli che affrontano la vita
giorno per giorno, e gli chiedo: “Dove vai a prendere questi ombrelli?”
E lui: “Tutta la merce che vendiamo andiamo a
prenderla a Padova, arriva dalla Cina!!!”
Non potevo fare a meno di comprare
l’ombrello, qualsiasi fosse il prezzo… e mentre lo
guardo che si allontana, penso: “Ma come fa a
sorridere sempre, vive alla giornata, chissà dove
dorme é costretto a spostarsi continuamente di
città in città, ma, soprattutto, chi glielo fa fare ad
andare su e giù sotto il sole, con questo caldo per
soli 5 euro? Buona fortuna Rain Man!”
Gianluca Da Pieve
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La Grande Guerra
Dal diario di Oreste Agnelli Zampa
Dedico ancora qualche riga ai diari dei soldati
e al libro “Avanti Savoia!” di Paolo Giacomel.
Nel libro, oltre ad alcune azioni di guerra (riportate nel precedente numero del nostro periodico), troviamo i racconti di come si viveva in
trincea e alcune fotografie che ci forniscono le
immagini di ciò che ci è stato raccontato.
1 luglio 1915
“Piove a dirotto. Sono di corvè. Al rancio mi
faccio come un pulcino e sono arrabbiato perché
ieri sera non ebbi corrispondenza”.
“Tutto il primo plotone si reca ad un torrente per
lavare la biancheria,
ma è più quella che
buttano essendo piena
di clausi (pidocchi),
che quella che lavano.
Che fortuna che mi
portai la biancheria da
me, non mi hanno
pagato nulla, porto più
peso, ma posso cambiarmi quando mi
pare, cioè quando
pare ai clausi che non
mi danno requie.
Faccio tutte le volte
che lavo bollire con il
sapone, ma non giova.
Siamo proprio tutti
impestati”.
3 luglio
“Ci viene distribuita la paglia, almeno staremo
un po’ più asciutti, tanto più che oggi è l’unica
giornata da quando sono qui che non ha piovuto
e c’è il sole. Sembra una festa”.
“… Se ci dassero tutto quello che ci aspetta la
vita sarebbe meno male, ma ci danno appena
quel poco di rancio che fa schifo e un pane che è
una creta. Tutti si soffre con i dolori di ventre ed
io tutti i momenti vado di corpo e non mi reggo
quasi più in piedi. Fortuna che or il servizio che
devo fare è molto leggero. Il caffè ci aspetterebbe
due volte al giorno e invece ce ne danno nemme-
no mezza tazza la mattina solamente, il vino pure
ci aspetterebbe 2 volte al giorno ed invece ancora
non sappiamo di qual colore sia. I sigari o le
sigarette gratis non l’abbiamo mai avuto, ed i
giornali invece descrivono che noi si sta ad una
vera festa da ballo, mentre la fame e il freddo
sono le uniche cose che abbiamo in abbondanza.
Eppure tutto sopporto e se qualche volta scrivo
qualche cosa, lo faccio dalla rabbia altrimenti mai
nulla farei sapere, ma ci tirano proprio per i
capelli, specialmente te, cara Rosa con i tuoi
scritti a doppio senso sapendo che li comprendo
bene”.
31 luglio 2015
“Riprendiamo il lavoro. Oggi è buon
tempo. Ricevo lettera
di Rosa arrabbiata
perché la rimproverai.
Rispondo e spero non
si rinnovi tal fatto.
Qui si sta sempre
sotto il fuoco delle
granate e degli sdraples (shrapnels), ma
ho scritto che sto al
sicuro, almeno non
staranno tanto in
pensiero per la mia
vita”.
Con queste parole si conclude il diario di Oreste Agnelli detto Zampa che fu vittima
dell’artiglieria nemica. Il suo ultimo pensiero è
stato per la sua famiglia e per la sua fidanzata
Rosa, le persone a lui più care che non voleva far
preoccupare. Per ironia della sorte l’ultima parola
scritta nel diario è “vita”.
Come scrive Giacomel nel suo libro: la conclusione del diario è bella se si guarda al significato
dell’ultima parola “vita”, è tragica e beffarda se si
constata l’accaduto.
Fernanda Vendrame
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Fontanafreddesi nel mondo
Migrazioni dal Triveneto verso il Brasile
Già nel numero 34 risalente al dicembre 2012
avevo raccontato di alcune famiglie Della Flora
che lasciarono Ronche per emigrare in Brasile
verso la fine del secolo XIX.
Da sempre attento ed in qualche modo affascinato dalle vicende umane, a dir poco dolorose,
che accompagnarono il fenomeno migratorio,
percependo come dovuto un grande rispetto nei
confronti di quegli intrepidi che, pur fra mille
difficoltà, seppero scrivere una pagina importante dell’identità nazionale, ritorno sull’argomento
proponendomi di parlare in generale delle grandi
migrazioni di quel tempo ed in particolare di
quelle dal Veneto e Friuli verso il Brasile.
Usufruendo dell’ampia letteratura, oggi disponibile, unitamente ad una serie di notizie che
ho potuto avere direttamente da cittadini italobrasiliani discendenti dei primi coloni, è mia
intenzione riportare una sintesi dei dati più
significativi intervallati da alcune curiosità.
A testimonianza che 150 anni fa l’Italia di allora, estremamente povera, era un Paese di emigranti ricordo che, tra il 1875 ed il 1914, poco
meno di 15 milioni di connazionali, da nord a sud,
lasciarono la penisola per approdare nei più
svariati Paesi del Pianeta. Fra questi, ben oltre un
milione scelse il grande Paese paulista credendo
nel sogno di una vita migliore.
L’abolizione definitiva della schiavitù avvenne
nel 1888 e, non a caso, il periodo di maggior
flusso migratorio verso il Brasile, favorito dal
governo carioca in cerca di nuova manodopera,
va dal 1887 al 1895, quando dai soli Veneto e
Friuli vi si trasferirono quasi 250.000 persone.
Anche il comune di Fontanafredda ed alcuni
paesi limitrofi come Polcenigo, Budoia, Roveredo
in Piano e Sacile contribuirono ad incrementare il
flusso migratorio. Decine furono i nuclei famigliari
– padre, madre e figli – che espatriarono. Si
calcola che in 9 anni, dal solo Friuli Occidentale, le
partenze assommano a non meno di 80.000.
Lusingati dai menzogneri racconti delle Compagnie di navigazione e delle Agenzie di emigrazione che raccontavano il Paese sudamericano
come la valle dell’Eden, dopo aver venduto tutto
quello che possedevano per far fronte alle spese
di viaggio, con il dolore nell’anima, consapevoli
che si trattava di viaggio di sola andata senza
nulla sapere di ciò che li attendeva, molti decisero di partire.
A questo proposito significative sono le parole
di Lidia Sfreddo che ancora ricorda ciò che raccontava sua nonna Luigia Del Col Sfreddo rigorosamente in dialetto: “quant che all’imbruni se
sentiva sunà le ciampane da mort voleva dì che
l’era na fameia che partiva”.
Il viaggio incominciava in treno, dalla stazione
ferroviaria più vicina sino a Genova. Poi in nave,
spesso ammassati in spazi ristretti, in condizioni
igieniche disumane, in totale promiscuità. Condizioni che favorivano la diffusione di ogni tipo di
malattia. La traversata atlantica durava non meno
di un mese e mezzo, sino ai principali porti di
approdo in Brasile.
Il percorso successivo prevedeva il passaggio
per i cosiddetti “uffici di immigrazione” che
avevano il compito di destinare le famiglie nelle
località programmate. In maggioranza queste
distavano centinaia di chilometri dai porti di
approdo. I trasferimenti, che duravano settimane, avvenivano in parte in nave sino ai porti
minori più vicini, in parte su battelli fluviali che
risalivano i fiumi verso l’interno e, da ultimo, con
mezzi di fortuna o anche a piedi.
Finalmente, dopo altra attesa trascorsa in
grandi strutture di accoglienza comune, l’odissea
del viaggio terminava con la distribuzione delle
terre. Ad ogni famiglia veniva assegnato gratuitamente un lotto di terreno, di norma pari a 25
ettari che, in realtà, era un pezzo di foresta vergine con alberi spesso altissimi ed arbusti intricati,
abitato da ogni sorta di animali, all’interno di un
contesto forestale ben più ampio.
Improbo, lungo e pericoloso fu il lavoro di disboscamento necessario per trasformare quei
terreni in aree agricole coltivabili. A ciò si aggiunse l’onere di costruzione delle strade per
l’accesso al podere.
L’emigrazione italiana fu per lo più destinata a
colonizzare l’estremo sud del Paese corrispondente agli Stati “Espirito Santo”, “Paranà”, “Santa
Caterina” e soprattutto “Rio Grande do Sul”. Le
destinazioni avvenivano rispettando la logica di
collocare in un’unica area i nuclei familiari, in
genere molto numerosi, provenienti dagli stessi
luoghi di origine.
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Nacquero così comunità omogenee con lo
stesso sentire, accomunate dalle difficoltà e da
un forte attaccamento alla medesima identità
culturale. Avvalersi della stessa parlata dialettale,
mantenere usi e costumi, salvaguardare le tradizioni e cibarsi di pietanze tipiche del Paese natio
era un immenso conforto, un modo per lenire la
nostalgia e sentirsi meno lontani da casa.
Nei sopraddetti Stati del Sud ove maggiore fu
la concentrazione di emigranti originari del Triveneto la lingua di riferimento, chiamata talian, era
una sorta di dialetto veneto che risentiva delle
varie tendenze provinciali e delle parlate dei
coloni provenienti dal Trentino Alto Adige e dal
Friuli Venezia Giulia. Per forza di cose con qualche
influenza derivante dal portoghese della popolazione locale.
Un nuovo idioma, il talian, frutto della storia
di progresso e della cultura dell’emigrazione
italiana in Brasile, si è affermato negli anni sino
ad essere riconosciuto ufficialmente dalle Istitu-
zioni. Ultimo in ordine di tempo, nel novembre
2014 il Ministro della Cultura carioca dichiara che
il talian è patrimonio culturale immateriale del
Brasile e prima lingua minoritaria dello Stato.
Il talian è divenuto lingua di uso comune con
tanto di dizionari e regole grammaticali definite.
Si insegna nelle scuole ed è utilizzato nei luoghi di
lavoro ed in televisione. Sono stati scritti libri e
vengono pubblicati giornali locali e nazionali.
Come prima lingua è attualmente parlato e
scritto da circa 500.000 persone, soprattutto
nelle aree vinicole del Rio Grande do Sul.
Una bella soddisfazione che va a merito dei
tanti nostri emigranti.
Mi rimane da raccontare di “Fontana Freda”
nel comune di Jaguari, fondata dai nostri compaesani. Per ragioni di spazio ne parlerò nel
prossimo numero.
Edi Della Flora
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La mia Africa
Sottosopra
Succede così, quando meno te lo aspetti,
che la vita prende pieghe inaspettate. Magari
hai cercato le tue risposte per mesi, a volte per
anni, finché, senza preavviso, una mattina la
vita ti sorprende, vira, devia, ti propone orizzonti che ti porteranno verso confini sconosciuti. Io le considero opportunità. Sono strade che
aprono porte inimmaginabili, che faranno di te
qualcosa di inaspettato, su cui non hai il controllo, eppure, talvolta, si presentano lì davanti,
chiare, facili, come se non ci potesse essere
una scelta più semplice che intraprenderle.
Ed eccomi lì anche io, di fronte all'opportunità di rimanere in Tanzania, assumere l'incarico di gestire il centro per sieropositivi del
villaggio di Nyololo ed entrare a far parte della
cooperazione internazionale. Dopo una rapida
attività di scouting per verificare che partire
per un post-dottorato negli USA non fosse
possibile, l'unico pensiero che si affacciava alla
mia mente era “Perché no!”. Ed accettai. Un SI
pronunciato in una calda giornata di giugno,
che non poteva far altro che stravolgere il mio
futuro. Un incarico piccolo, che iniziava con un
semplice rimborso spese e che mi avrebbe poi
portato a gestire quell'intero ospedale tanzaniano nel corso dei tre anni successivi, al servizio dell'ONG COPE (Cooperazione Paesi Emergenti).
Erano già quattro mesi che mi svegliavo tra
quelle terre desolate, quando mi proposero di
restare, e il ritmo del sole e della persone
iniziava a divenirmi familiare. Finalmente
cominciavo ad abbandonare i miei occhi da
occidentale per riuscire a vedere ciò che mi
circondava. Inizialmente, le nostre radici, i
nostri riferimenti sono troppo forti e la realtà
davanti ai nostri occhi viene continuamente
filtrata dai nostri schemi mentali, dal metro
della nostra civiltà. È solo quando questi cominciano a sbiadire, o quando ci rassegniamo
ad abbandonare le nostre certezze, che si
comincia a vedere davvero. Liberarsi dei pensieri, della morale, dei valori che per anni
hanno spartito il nostro giusto e sbagliato, non
è facile. Eppure è proprio quello il momento in
cui si smette di sconvolgersi della realtà, di
scandalizzarsi, di lasciarsi travolgere da
quell'infrenabile senso di ingiustizia. È necessa-
rio cambiare occhi per guardare ed ecco che le
capanne di fango si trasformano in case, le
carcasse di lamiera in autobus, i bambini ai
bordi delle strade in bimbi che giocano divertiti. Le facce scure si colorano di nomi esotici, gli
sguardi di sorrisi, le stranezze di quotidianità.
Un mondo fiorisce davanti ai nostri occhi e si
comincia a sentirsi a casa. Per entrare in una
realtà nuova è necessario lasciar andare un po'
di sé stessi... è forse per questo che il diverso fa
tanta paura.
Nyololo è un villaggio alla deriva sugli altopiani centrali, separato dalla strada asfaltata da
sette chilometri di sterrato, che durante la
stagione delle piogge divengono un'Odissea. La
sua storia affonda le proprie radici negli anni e
il suo nome sembra derivare del termine “catena” ad ricordare un luogo di passaggio e
raccolta nelle tristi rotte commerciali della
tratta degli schiavi. Non è raggiunto dalla luce
elettrica e vive secondo i ritmi dal sole, che,
puntuale, alle sette della sera accompagna la
sua gente nelle proprie case e nei propri giacigli. Sorge su terre aride e spazzate dal vento,
dove le scarse coltivazioni costringono la popolazione ad un'alimentazione semplice e monotona. I commerci con le città più vicine, a più di
50 km, divengono, pertanto, la maggiore fonte
di materie di scambio, cibo e denaro, portando
malauguratamente con sé le inevitabili frange
della corruzione e del contrabbando. Gli abitanti del villaggio vivono per lo più di agricoltura, coltivano quello che gli è necessario per
sfamarsi, chiacchierano del mais e della pioggia. Qualcuno alleva qualche gallina o addirittura, per chi è più intraprendente, un maiale e, se
riescono, commerciano il resto. Attività lavorative, quali il nostro ospedale e il nostro centro
per bambini orfani, offrono la possibilità di uno
stipendio a chi ha avuto la fortuna di studiare,
richiamano gente da fuori, permettono di
sviluppare piccole iniziative imprenditoriali.
Secondo i calcoli dell'OMS, la maggior parte
di queste persone vive con meno di un dollaro
al giorno, considerata globalmente la soglia
ufficiale della povertà. La soglia.. mi rendo
conto come povertà e ricchezza siano spesso
concepite come uno spartiacque tra miseria e
felicità. Non avere determinati servizi e como-
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dità ad oggi è diventato sinonimo di malessere,
di vita triste e deprivata, di negazione del
benessere. I tre anni di Tanzania mi hanno
mostrato come la povertà sia, invece, un concetto relativo, ovvero basato su uno standard
di vita che abbiamo fissato nella nostra testa.
Se venisse da noi un uomo del futuro, penserebbe sicuramente che noi siamo poveri e
viviamo in una condizione difficile, tanto quanto noi lo possiamo pensare della vita che facevano i nostri nonni e bisnonni. Eppure noi non
ci sentiamo così miserabili, così come non se lo
sentivano i nostri nonni. Certamente non
possiamo paragonare il nostro stile di vita a
quello della gente di Nyololo, ma un uomo e
una donna, oggi, in Tanzania possono coltivarsi
il proprio cibo, far studiare i propri figli, sognare una vita felice. Le condizioni di miseria ci
sono, ma non sono diverse da quelle che
possiamo trovare nei nostri paesi e città. In
Tanzania oggi c'è la pace e finché questa regnerà porterà con sé crescita e sviluppo. Un giorno
chiacchierando di questi temi con Nelson,
l'autista dell'ospedale, mi raccontava dei propri
desideri e della propria famiglia e mi faceva
molte domande su di noi e sull'Italia. Per lui
risultò quasi inconcepibile sapere che io nel
mio paese non possiedo i soldi per comprare o
costruire una casa, se non lavorando tutta la
vita. Per Nelson la casa è un bene essenziale,
fondamentale per poter dirsi uomo e prendersi
cura della propria famiglia. Oppure Daniela, la
governante, rideva divertita quando le spiegavo che non so coltivare un orto o del mais...
“Come farai a mangiare, il giorno in cui non
avrai i soldi?” mi chiedeva non credendo alle
mie parole.
E così anche noi espatriati, ci inserivamo in
questi ritmi. Per lavoro ci venivano affidate la
responsabilità sul progetto, sulle strutture,
sulla vita delle persone, sul territorio e la
quotidianità scandiva la nostra giornata con il
sole, le piogge, il ciclo delle stagioni, la semplicità di una vita ormai dimenticata. Il primo
grande ostacolo che si incontrava laggiù era
proprio stare con te stesso. Affrontare quei
lunghi silenzi solitari, l'immobilità, stare di
fronte al tuo io più profondo, era la prima
grande prova che ognuno di noi doveva imparare a gestire. La pena ne era l'abbandono
dell'incarico. Molto più il tuo equilibrio interiore, che non le tue conoscenze e competenze
erano determinanti per affrontare le sfide di
ogni giorno. Se ripenso a quel contesto mi
accorgo di come nella nostra civiltà, l'uomo,
sempre più, ricerca il controllo della realtà,
come un bambino vuole il possesso dei propri
giochi. Anacronisticamente, oggi sembriamo
correre verso una civiltà sottosopra, di eterni
bambini, ossessivamente alla ricerca del controllo per fuggire da se stessi. Quando un
bambino cresce, il suo mondo si espande,
abbandona i suoi giochi e affronta la realtà,
una realtà che da adulto sa di non poter possedere, ma con la quale può entrare in equilibrio.
Daniela Vendrame
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Poesia
Quello che vorrei ancora
Un pentagramma di rondini sui fili della luce
quasi silenziose, consapevoli del loro poco melodico garrito
disobbediente al linguaggio delle note,
ma uniche a dire tutto l’incanto della primavera.
Il gracidio delle rane
che si arrampicava fino ai bordi dei fossati,
rilucenti di ranuncoli discreti,
come minuscoli soli appisolati.
Il profumo inconfondibile delle viole
avvolgente come un abbraccio innamorato
ed il loro colore così cupo e rilucente.
Ci sono ancora, ma pallide come malate,
amareggiate che qualcuno o qualcosa,
le abbia così depauperate.
Le lucine intermittenti delle lucciole,
che si accostavano al tuo serale riposo,
per augurarti la buona notte.
E le stelle, così tante, così luminose, così ammiccanti
nella luce pallida che precede il buio,
il cielo sembrava abbassarsi,
ad accoglierle e farti incantare del loro splendore,
nel buio che nessuna altra luce
pretendeva di turbare.
Lidia Sfreddo
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Desidèri di evasiòn
Quànt che la lùne cèle
e la àjar i ciàmps viàrz
sfiore di vèrde àrbe
còri, còri,
discòlz, lìbar,
fra estràneis stràdis,
tra i pûi dal flum,
fra li cisis da culinis;
dai pins
fra i cjavèj gli gusèlis
di mil stràdis
el fum sui vùi su la front.
Còri, còri,
viàrs spiagie sconòssude
dulà che di cujète
un sens ti avuluz,
dulà che el ajàr ti zircunde fresc
e quant che còrin infìn
insieme al ajàr i tui ciavèj
une vûs di òmp
in chèl che tu crodèvis
dismenteàt mont
ti ripuarte.
Quando la luna cela
ed il vento i campi aperti
sfiora di verde erba
correre, correre,
scalzo, libero,
fra estranee strade,
tra i pioppi del fiume,
fra le ginestre dei colli;
delle conifere
tra i capelli gli aghi,
di mille strade
la polvere negli occhi sulla fronte.
Correre, correre,
verso spiaggia sconosciuta
dove di tranquillità
un senso t’avvolge,
dove l’aria ti circonda fresca
e quando corrono infine
assieme al vento i tuoi capelli
di voce un uomo
in quello che tu credevi
dimenticato mondo
ti riporta.
Da Ciànz di Frut, di Vanni Minen.
Attimi di vita
Gente povera e povera gente
Mio marito era amico di famiglia dei proprietari di una macelleria di un paese qui
vicino.
Era logico che anch’io, appena sposata, continuassi a prendere la carne nella suddetta
macelleria.
Così ho continuato per una quindicina di
anni: mi trattavano bene e la carne era di
buona qualità.
Un sabato santo, vigilia di Pasqua quindi,
aspettavo il mio turno proprio davanti alla
bilancia.
Mi precedeva una donna povera con il
grembiule allacciato in vita, in quegli anni
qualche anziana lo usava ancora, in tasca uno
sdrucito portamonete a scatto.
Dopo aver preso un po’ di carne da brodo,
ha aggiunto, più rivolta a se stessa che al macellaio: per domani sarei tentata da un pezzetto di arrosto.
Questi ha afferrato con le dita unte e grassocce un pezzetto di arrotolato e con un gesto
plateale che voleva essere di ostentata generosità, l’ha quasi lanciato sul piatto della bilancia.
La lancetta non raggiungeva i 4 etti e lui con
voce compiacente: - Ecco Catina, mezzo chilo
esatto- aggiungendo il costo. La signora nascondendo il suo imbarazzo, evidentemente
non era preparata a questa cifra, ha vuotato
completamente il suo portamonete e senza
proferir parola ha pagato.
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In quella macelleria non ho più messo piede.
Ho cominciato invece a frequentare quella
di un paese un po’ lontano che mi raccomandava un tecnico veterinario, amico di mio
marito. Mi diceva che gli allevamenti da cui
codesta macelleria si forniva erano irreprensibili sull’uso e la tempistica di farmaci ed integratori. In effetti la carne era ottima. Da quella
volta ho cominciato a far uso del congelatore.
A quei tempi la carne rossa non era stata
demonizzata, anzi se ne raccomandava un
certo uso per affrontare una vita a dir poco
dinamica e per la crescita dei ragazzi.
I miei già grandi spesso studiavano con
compagni che spesso trattenevano a pranzo o
a cena.
Noi genitori avevamo un giro di amici con i
quali ci scambiavamo con regolarità inviti a
cena.
Questo per dire che ero una cliente di tutto
rispetto.
Passando gli anni la macelleria si è ingrandita ed ha cominciato a preparare arrosti elaborati che bastava mettere in forno: facevo dei
figuroni.
Il tempo è passato ancora e la macelleria si
è adeguata anche alla nuova clientela composta da persone la cui disponibilità finanziaria è
più che limitata. Quindi volatili specialmente,
ma anche altri tipi di carne congelata.
Non molto tempo fa davanti al bancone al
quale servivano quattro persone più la proprietaria alla cassa, un panciuto ed enorme congelatore era pieno di gallinelle così scarne e senza
colore che ti facevano venir voglia di diventare
vegetariano per sempre. Mio marito mi ha
spiegato che sicuramente erano ovaiole in
gabbia che avevano completato il loro ciclo di
produzione.
Il prezzo naturalmente era molto basso. Un
cartello scritto in italiano e in inglese avvertiva
che la gallina, su richiesta, al momento
dell’acquisto poteva essere tagliata a pezzi.
Quel pomeriggio un giovane uomo di colore
ha chiesto quattro di quelle gallinelle, aggiungendo che le voleva tagliate. A questo punto il
macellaio si è inferocito: -Ma che pretese, a
questo prezzo poi!Il cliente ha risposto in italiano corretto che
solo le persone istruite riescono ad imparare: Ma è scritto sul cartello, anche in inglese per
giunta.
Il macellaio ha alzato sui clienti i suoi occhi
acquosi ed innervositi, come a cercare comprensione.
Così facendo ha visto me, cliente ragguardevole, naturalmente solo per i soldi che gli
lasciavo ed un anziano distintissimo signore,
che ho capito essere accompagnato dalla
persona di colore.
Ne ho avuto conferma quando alla cassiera
ha detto: - Aggiunga al mio conto anche le
galline.Nessuno ha proferito parola. Il vecchio e il
giovane sono usciti. Fatta la spesa sono uscita
anch’io ed è stata l’ultima volta.
Il macellaio era riuscito a “perdere” due
clienti con una fava.
Lidia Sfreddo
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Cinematografo
Il fascino delle 7 note
G. Gershwin
E. Morricone
N. Rota
Quando intorno all’anno mille il monaco Guido D’Arezzo, nell’Abbazia di Pomposa, inventò le
note e il pentagramma, non crediamo pensasse
certamente alla rivoluzione culturale che ne
sarebbe derivata sino al punto da far affermare a
Friedrich Nietzsche: “Senza musica la vita sarebbe
un errore”.
Preambolo a parte, nel lasso di tempo intercorso dal nostro ultimo pezzo a questi giorni,
diremmo finalmente, ci sono giunte alcune critiche, precisazioni e osservazioni che abbiamo di
buon grado accolto in un insieme comunque
costruttivo e piacevole. Crediamo sia un segno
che l’argomento a qualcuno possa interessare e,
pertanto, essere suscettibile di miglioramento e
magari di confronto dialettico. Nei limiti consentiti cerchiamo ora di citare altri grandi musicisti che
con il cinema hanno espresso melodie non meno
importanti di quelle già precedentemente menzionate, spaziando a tutto tondo in quest’ universo meraviglioso e affascinante. Gli inarrivabili
pezzi classici di: Mozart, Beethoven, Verdi, Wagner, Cajkovskij, Bach, Shopin, Litz, Schumann,
Schubert, Puccini, Brahms, Albinoni, Strauss,
Mendelsshon, Mahler, Vivaldi, Yden, Marcello,
Ravel e altri, sia pur di continuo inseriti nella
filmografia di ogni tempo, non appartengono a
colonne sonore vere e proprie e, pertanto, non
possiamo ricomprenderli nel nostro argomento.
E’ evidente che fanno parte di un mondo diverso
e d’altronde molto più grande e impegnativo. Se
ne avremo l’opportunità, lo faremo “forse” in
altro momento.
Continuiamo, quindi, a restare nel più modesto ma significativo ambito dei sonori cinematografici-teatrali.
A. Trovajoli
M. Ròzsa
J. Kosma
Miklòs Ròzsa. Compositore ungherese di
spessore, direttore di orchestre e solista di violino
in Parigi e Londra, passa dall’ estrazione classica a
quella sinfonica da film approdando a Hollywood
dove scrive per una filmografia notevole. Vince 3
Oscar con: Io ti Salverò, con Ingrid Bergman e
Gregory Peck, Doppia vita del regista G. Cukor e
con il colossal Ben-Hur, con Charlont Heston
(Oscar). Attore quest’ultimo importante per aver
interpretato Mosè nei 10 Comandamenti, Michelangelo nel Tormento e l’Estasi ed El Cid. Ròzsa
scrisse anche i sonori de: Il libro della Giungla, Le
4 Piume, Quo Vadis, Giulio Cesare, El Cid, Lord
Brummel, Il Ladro di Bagdad, Il Re dei Re, La
Regina Vergine, I Cavalieri della Tavola Rotonda e
via dicendo. Tornò infine al suo primo amore
della musica sinfonica classica.
Josefh Kosma. Anche lui ungherese, naturalizzato francese. Allievo di Bela Bartok, insieme a
Jaques Prèvert (il poeta dell’amore) scrisse il
celebre Le foglie Morte, attore Iv Montand,
italiano naturalizzato francese (Questo pezzo
meritava senza dubbio l’Oscar), Les Enfants du
Pardis ovvero Quelli del Loggione (Oscar alla
sceneggiatura), La grande Illusione, capolavoro
del regista J. Renoir, con il più grande attore
francese di sempre Jean Gabin (quello dei Miserabili, Il Porto delle Nebbie, Crisbi – Oscar incredibilmente mai assegnato). Le Regole del gioco e
molti altri sonori filmografici
Georg Gershwin. Figlio di due ebrei russi emigrati da San Pietroburgo in America, è considerato l’iniziatore del Musical moderno americano.
Crediamo in ogni caso riduttivo ritenerlo semplicemente un compositore di musiche Broadwayane, ma, a dir poco, un mostro sacro a livello dei
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maestri classici del passato a cui, peraltro, la sua
letteratura musicale s’ispirava. Scrisse circa 700
pezzi tra i quali: Voglio danzar con te, Manhattan,
Una Magnifica avventura, Il Re del Jazz, Girl Cray
e altri i cui attori ballerini erano principalmente
Ginger Rogers e Fred Astaire. L’apice lo raggiunse
con la stupenda Rapsodia in Blu il cui film rappresenta la sua biografia. Nell’opera melodrammatica Porgy and Bess, dove è dipinta la vita degli
afroamericani, spicca l’aria Summertime (Un
sogno passa davanti alla finestra) divenuta nel
tempo il pezzo forte dei più grandi interpreti,
quali la Ella Fitzgerald, Nate King Cool, Frank
Sinatra, L. Amstrong (Satchmo), R. Charles. In Un
americano a Parigi fa ballare per 22 minuti consecutivi Gene Kelly e Leslie Caron.
Muore giovane a soli 38 anni, non gli è attribuito alcun oscar, ma gli è conferita la medaglia
d’oro del Congresso americano (un solo premio di
consolazione? Inconcepibile!).
Musicisti Italiani
Armando Trovajoli: Le musiche, la regia di Garinei e Giovannini e gli attori Fabrizi, Manfredi e
Lea Massari, fanno di Rugantino (Tema principe:
Roma non fa la stupida stasera) un capolavoro
musical internazionale. Dal Sistina di Roma raggiunge anche Broadway. Tra opere teatrali e
cinematografiche ne sono state proposte 14
diverse edizioni. Nell’anno del Signore con la
bellissima Claudia Cardinale, In nome del Papa Re
(l’interpretazione di Nino Manfredi nel suo genere è unica, come di livello è la regia di L. Magni.)
P. Piccioni: Fumo di Londra con l’Albertone
nazionale.
P. Umiliani: I soliti ignoti con l’indimenticabile
cast di Gassman, Mastroianni, Totò, Cardinale,
Salvatori, con la regia di Monicelli.
Riz Ortolani: Fratello Sole e Sorella Luna è diventato un classico di musica sacra famoso in
ogni dove. La qualità del film e la regia del maestro Franco Zeffirelli sono perfetti
Alberto Sordi: oltre ad inarrivabile attore era
anche regista e musicista. Citiamo la sola E và e
và (bella, amara e significativa a 360 gradi).
C. Rustichelli: L’uomo di paglia, “Amici miei”,
“L’Armata Brancaleone”.
N. Piovani: con La vita è bella vinse l’Oscar
(Benigni poi ne ottenne 3 in un colpo solo per il
film).
S. Cipriani: il tema di Anonimo Veneziano in
quel periodo superò Love Story. Ci sia concessa la
licenza d’affermare che l’attrice Florinda Bolkan
era decisamente sexy. Nel film è suonato anche il
concerto in Re minore di A. Marcello (Il famoso
adagio prima era ben poco conosciuto ed erroneamente attribuito a Benedetto Marcello).
L. Bacalov: Oscar con Il Postino, dopo una
querelle durata 11 anni.
Nino Rota ed Ennio Morricone. Sono considerati dalla critica mondiale i più grandi compositori
italiani di sempre per colonne sonore. Valutazione riduttiva poiché, se proprio vogliamo con un
pizzico d’italianità, noi li riteniamo tra i più alti
musicisti a livello universale. Una classifica è
impossibile stilarla, ma la azzardiamo senza
esagerazioni o presunzioni: tra i primi 4/5 posti,
con tutto il rispetto di chi, già citati, ha fatto man
bassa di Oscar. Sarà corretto? Il tempo e posteri
lo diranno.
Rota è stato il compositore primis di Fellini
con il quale strinse una collaborazione
d’eccellenza costante.
Lavorò anche con L. Visconti, Soldati, Eduardo,
S. Kubrik, Zeffirelli, K. Vidor. Tra gli altri firmò
spartiti classici, da camera, per orchestra, pianoforte, oboe. Poi le colonne de: La Grande Guerra,
Guerra e Pace, Un cappello di paglia di Firenze,
Giulietta e Romeo, Rocco e i suoi fratelli, Waterloo, Il Gattopardo.
Di F. Fellini: La Strada con l’indimenticabile tema
“Tu che amar non sai”, con la Masina e Anthony
Quinn, quest’ultimo nella parte di Zampanò (nelle
terre emiliane molti portano ancora quel soprannome), I Vitelloni, Giulietta degli spiriti, Lo sceicco
bianco, I Clowns, 8 ½, La dolce vita (indimenticabile l’Anitona d’allora). Il tema di Amarcord, così
come il film, rappresenta una sorta di sogno ad
occhi aperti, dove trovano spazio un insieme
fantastico di: ricordi dentro e fuori dal tempo,
goliardie nostalgiche, realtà e illusioni che ti
prendono dentro. Tonino Guerra, poeta e paroliere disse, “Ha regalato l’infanzia al mondo”
Dedichiamo, infine, alcuni aneddoti alla trilogia
del Padrino per il quale Nino vinse l’Oscar (la
statuetta era già prevista per il primo e più im-
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portante sonoro (The Godfather), ma poi la giuria
lo squalificò poiché già inserito anni prima in un
film secondario e inosservato. Glielo assegnarono
solo per il Padrino 2°.
Le mirabili musiche che accompagnano i 3
film, il cast stellare di livello professionale assoluto (M. Brando, Al Pacino, R. De Niro), l’autore del
best seller M. Puzo (24 milioni di copie), la regia
di F.F. Coppola, nello straordinario ventaglio
“cineart”, gli esperti l’hanno classificato tra le
prime 3-4 opere cinematografiche di ogni tempo.
L’italianità artistica del mix appare evidente pur
trattandosi di una produzione USA.
Moricone ha firmato più di 500 colonne sonore, direttore d’orchestra, ha lavorato con grandi
registi italiani e stranieri, ha avuto riconoscimenti
da ogni parte del mondo, da 10 David di Donatello, Golden Globe, premi a Venezia a Cannes,
Berlino, 5 nastri d’argento, Grolle d’Oro, Medaglia d’oro all’arte e alla cultura del Presidente
della Repubblica, Cavaliere della Legion d’Onore
francese. Gli è stato assegnato il premio Oscar
alla Carriera nel 2007 e un secondo nel 2015 per
un pezzo decisamente minore (se ne sono accorti
in ritardo).
Tra gli altri ha scritto i temi de: Gli occhiali
d’oro, Metti una sera a cena, Sacco e Vanzetti
(sulla sedia elettrica da innocenti), Per un pugno
di dollari, Giù la testa, Il Buono il brutto e il cattivo, Cera una volta il West (4 film del nostro
regista S. Leone che cambiarono l’epopea del
Western classico), Cera una volta in America (uno
spaccato della malavita americana con tema
bellissimo e romantico), Gli intoccabili (la parte di
Scarface – Al Capone - di De Niro da cineteca),
The Mission (gli spagnoli e gesuiti in Sud America) , La leggenda del pianista sull’oceano
(l’interprete di nome Novecento da poesia), I
giorni del cielo, Malena, Stanno tutti bene,
L’uomo delle stelle, La miglior offerta, La tenda
rossa (la tragedia del dirigibile Italia e del Generale Nobile, con un Peter Finch da Oscar), La califfa,
Nuovo cinema paradiso (una favola vera da
serbare nell’angolo dei ricordi - immortale.)
Luigi Pandini
Antonio Centa
Parlando di cinema, vorrei ricordare Antonio
Centa, un maniaghese a Cinecittà come ricorda il
libro realizzato nel 2000 dall’assessorato alla
cultura del Comune di Maniago e dal Cineforum
Maniaghese.
Antonio Centa era cugino di mio padre in
quanto figli di due sorelle Lucia e Maria Alberti,
quest'ultima mia nonna paterna. Il padre Giuseppe Centa apparteneva alla stirpe maniaghese che
gestiva negozi e commercio di ferramenta e
successivamente rivenditore delle cucine economiche Zanussi Rex.
Antonio nasce nel 1907 a Maniago e nel 1930
convince il padre a lasciarlo partire per l’America.
A Detroit sposa Elena Tramontin di Cavasso
Nuovo figlia dell’imprenditore edile presso cui
aveva iniziato a lavorare.
Conosce un dirigente della casa cinematogra-
fica Paramount che colpito dal suo perfetto
inglese e dalla innata simpatia, lo invita a Hollywood a lavorare agli Studios. Centa resta in
California dal 1931 al ’33 e si sente a suo agio nel
mondo della spettacolo. Contatta Primo Carnera
di un anno più giovane e praticamente compaesano, diventandone segretario in loco, sfruttando
anche la sua proverbiale abilità di guida.
Ritorna in Italia nel 1935 e progetta di fondare
una ditta di autotrasporti in Africa Orientale, ma
a Roma dove si era recato per i permessi del caso,
conosce una signora maniaghese Yadi Rosa
Ambrosio che lo convince a fare un provino a
Cinecittà. A questo provino assiste anche Galeazzo Ciano che lo convince ad abbandonare il
progetto africano e lo presenta al produttore
Roberto Dandi. Il provino col regista cecoslovacco
Gustav Machaty ha successo e la parte di prota-
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gonista nel film "Ballerine" è sua. Negli anni d'oro
dal 1936 al 1943 risiede stabilmente a Roma e
successivamente, dopo l'armistizio, tra Maniago e
Cortina dove sposa nel 1944 la triestina Bruna
Ghersiach, dichiarando la presunta morte della
prima moglie sposata in America.
Finita la guerra torna a Roma con ritmi di lavoro meno intensi, curando le amicizie con i Marzotto, Gianni Agnelli, i Furstenberg e diventa
interprete e assistente di produzione e anche
amico di Orson Welles durante il suo soggiorno
romano. Nel 1948 torna negli Stati Uniti per una
parte nell' Otello di Welles, ma la faccenda non va
in porto. Nel '50 rientra a Maniago mantenendo
contatti col mondo del cinema, gestisce un ristorante di alto livello a Ferrara, disegna e produce
una linea di camicie e cravatte e cura le pubbliche
relazioni per una primaria ditta italiana di liquori.
Negli anni sessanta vive tra Maniago e Ferrara.
Il 19 aprile del 1979 muore in un incidente
stradale nei pressi di Rovigo.
Quando veniva su da Ferrara, Tony, così era
chiamato da noi e da tutti gli amici, non mancava
mai di passare a Fontanafredda a salutare la zia
Maria. Sempre elegantissimo, brillante, con
quella sua voce stentorea e un po' acuta. Guidava
macchine potenti con grande maestrìa. Me lo
ricordo una volta: si presentò con una Lancia
Aurelia B20 nera.
Mia nonna mi raccontava di un pranzo con i
Centa al ristorante Vittoria a Maniago, c'era
anche Primo Carnera, di lui si ricordava un vocione profondo, due mani come due pale e un
appetito formidabile.
Una volta Tony portò a Maniago a salutare sua
mamma, Alberto Sordi. Lei diceva sempre che per
tutta l'ora che Sordi fu a casa sua non smise
neanche per un secondo di ridere.
La sera del 19 aprile del 1979, mio padre mi
telefonò. Piangeva: Tony pare avesse saltato uno
stop. Il violento urto con un'altra macchina non
gli aveva dato scampo.
Filmografia
• Ma non è una cosa seria
di Mario Camerini (1936)
• Ballerine
di Gustav Machaty (1936)
• Squadrone bianco
di Augusto Genina (1936).
• I due sergenti
di Enrico Guazzoni (1936).
• La Contessa di Parma
di Alessandro Blasetti (1937).
• Marcella.
di Guido Brignone (1937).
• I tre desideri
di Kurt Gerron e Giorgio Ferroni (1937).
• La Principessa Tarakanova
di Mario Soldati e Fedor Ozep (1938).
• Sotto la Croce del Sud
di Guido Brignone (1938).
• Lotte nell'ombra
di Domenico M. Gambino (1939).
• Chi sei tu?
di Gino Valori (1939).
• Ballo al castello
di Max Neufeld (1939).
• Una moglie in pericolo
di Max Neufeld (1939).
• Validità giorni dieci
di Camillo Mastrocinque (1940).
• Tutto per la donna
di Mario Soldati (1940).
• Il cavaliere di Kruja
di Carlo Campogalliani (1940).
• Il ponte sull'infinito
di Alberto Doria (1941).
• Il pozzo dei miracoli
di Gennaro Righelli (1941).
• Manovre d'amore
di Gennaro Righelli (1940).
• Cercasi bionda bella presenza
di Pina Renzi (1942).
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• Fari nella nebbia
di Gianni Franciolini (1942).
• Un colpo di pistola
di Renato Castellani (1942).
• Zazà
di Renato Castellani (1942).
• La principessa del sogno
di Roberto Savarese e Maria Teresa Ricci
(1942).
• Solitudine
di Livio Piavanelli (1942).
• T'amerò sempre
di Mario Camerini (1943).
• Gente dell'aria
di Esodo Pratelli (1943).
• Pian delle stelle
di Giorgio Ferroni (1946).
• Assunta Spina
di Mario Mattoli (1948).
• Il cavaliere misterioso
di Riccardo Freda (1948).
• L'uomo dal guanto grigio
di Camillo Mastrocinque (1948).
• La montagna di cristallo (The glass mountain).
di Henry Cass e Edoardo Anton (1950).
• La strada buia
di Marino Girolami e Sidney Salkow (1950).
• La rivale dell'Imperatrice
di Jacopo Comin e Sidney Salkow (1950).
• Ombre sul Canal Grande
di Glauco Pellegrini (1951).
• Gli uomini non guardano il cielo - Pio X
di Umberto Scarpelli (1952).
• Vite Vendute - Il salario della paura (Le salaire de la peur) di Henry-George Clouzot (1953).
• Mizar - Sabotaggio in mare.
di Francesco de Robertis (1954).
• Laura nuda
di Nicolò Ferrari (1961).
• Una vita difficile
di Dino Risi (1961).
• La pecora nera
di Luciano Salce (1968).
• L'amore breve (Lo stato d'assedio)
di Romano Scavolini (1969).
• Giovinezza giovinezza
di Franco Rossi (1969).
Oltre che come interprete Antonio Centa ha
partecipato alla realizzazione dei seguenti film:
- Addio alle armi di Charles Vidor (1957). Come
assistente alla produzione.
- Il Federale di Luciano Salce (1961). Come
produttore esecutivo (non accreditato).
- La ragazza di mille mesi (Tognazzi e la minorenne) di Stefano Vanzina (1961). Come prduttore esecutivo (non accreditato).
- Il Diavolo di Gian Luigi Polidoro (1963). Come
segretario di produzione.
Fonte: Antonio Centa un maniaghese a Cinecittà, Comune di Maniago assessorato alla cultura, Cineforum Maniaghese, anno 2000.
Anto Zilli
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Dalle associazioni
La latteria di Ceolini
Il 30 maggio 2016 in occasione della Cena Paesana del 45°
Pic Nic di Ceolini è stato brevemente presentato a tutti i
partecipanti il lavoro di “ricerca”
sulla Latteria di Ceolini.
Il volume è stato patrocinato
dal Comune di Fontanafredda e
inserito nella collana “I Quaderni della Memoria”, che raccoglie
ormai otto libri riguardanti
persone, fatti e testimonianze
del nostro territorio.
Ringraziamo il Sindaco del
Comune di Fontanafredda, il
signor Claudio Peruch, per aver
voluto introdurre con un suo
pensiero il volume e aver premiato, durante la cena paesana,
il Presidente dell’ASD Ceolini,
Fortunato Filippetto, con una medaglia di riconoscimento per l’attività sportiva, sociale e di valorizzazione del fabbricato della “latteria” di Ceolini
svolta da tutta la società sportiva dilettantistica
Ceolini.
Il volume è un progetto dell’ASD Ceolini, che
ha visto partecipare molte “penne” e persone,
capaci e attente alla storia locale. Sono tutte
menzionate nelle pagine del volume, che speriamo possiate leggere appassionandovi a questa
storia e magari ricordando anche episodi della
vostra memoria.
Hanno in particolare collaborato alla stesura la
prof.ssa Gabriella Del Duca, presidente
dell’Associazione culturale La Fucina e il signor
Giorgio Rossetti, appassionato ricercatore di ciò
che riguarda la frazione di Ceolini.
Un particolare grazie per la loro generosità a
Teresa e Pina Rossetti, Anna e Lino Rossetti, Ada e
Dovillo Rossetti, Lidia Moro, Rina Moro, Bertina
Zulianello, Maria Viol. Abbiamo raccolto le loro
testimonianze dirette e memorie riguardanti la
Latteria di Ceolini, trascrivendo i loro racconti che
trasmettono l’affetto per il paese e i sacrifici fatti
per un futuro migliore.
Ringraziamo per le fotografie presenti nel testo in particolare Elena Valentini ed Eleonora
Pasut e per la grafica la dott.ssa Federica Forner.
L’ASD Ceolini ringrazia inoltre Don Leo Collin
per aver contribuito con un suo
scritto ad arricchire il volume.
Lo scopo di questo lavoro è
stato quello di ricordare la
storia e l’importanza della
Latteria di Ceolini, sia quando
era in attività, sia oggi. Crediamo che questo sia un
bell’esempio di operosità e
collaborazione.
Un tempo questo edificio ha
rappresentato l’opportunità per
gli abitanti del paese per incontrarsi, confrontarsi e migliorare
le condizioni di vita delle proprie
famiglie. Come ha ribadito il
maestro Alessandro Fadelli, nel
suo gradito e familiare intervento durante la presentazione del
volume, la gestione “assembleare” dell’attività del piccolo caseificio ha rappresentato l’occasione per instaurare pratiche di vita
democratica fin dai primi decenni del novecento.
Oggi il nuovo edificio, costruito sulla pianta del
vecchio, ha la grandissima funzione di aggregare
persone, idee, giovani e gente di buona volontà.
La storia della Latteria ha inizio ufficialmente
nel 1927 e la sua attività casearia è proseguita
fino al 1974… e poi?
Cari lettori non vi resta che scoprire questa
piccola, ma preziosa storia leggendo il nostro
volumetto.
Ringraziamo la Pro Fontanafredda per questo
spazio e perché ci aiuta a diffondere questa piccola opera presso la sua sede.
Il volume è a disposizione anche presso:
 Emporio Baradel Claudio, Ceolini
 Snack Bar “Da Sabrina”, Ceolini
 Tabacchino “Da Pieve”, Fontanafredda
 Giornali e Tabacchi di Ranzano
 Giornali e Tabacchi di Via Ceolini a
Sant’Antonio di Porcia
 Vivai Filippetto Fortunato, Ceolini
Per informazioni [email protected]
Chiara Filippetto
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Un nuovo anno di musica con il
Circolo Musicale “G. Verdi”
Il Circolo Musicale “G. Verdi” di Fontanafredda
prepara un nuovo anno di attività all’insegna
dell’approfondimento e della formazione musicale con nuove attività dedicate a bambini e ragazzi
del territorio.
Tutto il mese di settembre sarà dedicato a far
conoscere le attività e le opportunità che il Circolo propone per l’educazione e la diffusione della
cultura musicale, dalla collaborazione con il
Grest, alla giornata “ScuolAperta” per promuovere la proposta didattica, dedicando il pomeriggio
di sabato 17 settembre 2016, dalle 16.00 alle
18.00, alla prova di strumenti classici e moderni.
Durante la giornata, presso la sede delle attività del Circolo Verdi a Ca’ Anselmi (viale Grigoletti,
Fontanafredda) le aule e gli strumenti della
scuola di musica saranno a disposizione di tutti gli
interessati. Insieme ai soci e agli insegnanti sarà
possibile assistere a dimostrazioni gratuite di tutti
gli strumenti, dal flauto al violino, dal basso
elettrico al clarinetto.
Non mancherà l’occasione di vedere all’opera
con gli strumenti docenti e allievi: brani classici
canzoni moderne e arrangiamenti totalmente
inediti animeranno il concerto di apertura del
nuovo anno sociale in programma al termine
della giornata di “ScuolAperta” sabato 17 settembre alle ore 18.30 presso la sala di “Ca’ Anselmi”.
La Scuola di Musica nello scorso anno sociale
ha attivato corsi per 129 allievi, fra lezioni individuali di strumento e collettive di teoria e armonia, a cui hanno partecipato bambini, ragazzi e
adulti: è stata Intensa anche l’attività di approfondimento e ascolto attraverso il percorso “Una
Nota Poco Nota”.
Con l’anno nuovo, l’offerta formativa del Circolo si rinnoverà con l’attivazione di diversi laboratori di musica d’insieme che consentiranno agli
allievi di maturare le competenze necessarie a
suonare in gruppo; particolare attenzione sarà
dedicata alla promozione degli strumenti a fiato,
flauto traverso e clarinetto su tutti.
Da lunedì 19 a mercoledì 21 settembre 2016,
dalle 17.00 alle 19.00, sarà possibile iscriversi alla
scuola di musica presso la sede del Circolo Verdi
per i corsi individuali di strumento e corsi collettivi 2016/2017. Per informazioni, [email protected] e www.circoloverdi.it.
Luca Ros
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45° gemellaggio Avis e non sentirli…
Il 3 luglio scorso abbiamo rinnovato l’amicizia e
la fratellanza tra la sezione dell’Avis Comunale di
Fontanafredda e i gemelli dell’Avis di Vigonovo di
Venezia. Rapporti confermati da una stima sincera
e da uno scambio proficuo negli anni di esperienze
sul tema della donazione.
Iniziare un gemellaggio, un amicizia, un amore è
molto facile ci si stringe una mano e via... ma
quanti rimangono con sentimento immutato e vivo
dopo quasi mezzo secolo?
Il nostro è un vero patto di sangue. Come molti
ricorderanno negli anni 70 i servizi trasfusionali del
Veneto e del Friuli non erano efficienti come
adesso e ogni volta che un concittadino si recava a
Padova per operarsi cuori solidali di Vigonovo (Ve)
si recavano per donare in modo da accorciare le
distanze. La stessa cosa accadeva con i nostri
donatori quando un fratello veneziano veniva a
Udine.
I festeggiamenti hanno avuto luogo nella chiesa
di Vigonovo con la celebrazione della Santa Messa
per poi proseguire con un pranzo nei locali
parrocchiali di Nave. I sodalizi avisini con i
presidenti in carica Sabrina Squin e Nicola
Tombolato nel corso della cerimonia hanno
ribadito l’importanza del dono solidale e altruistico
ma soprattutto l’impegno nel mantenere un
amicizia per ben 45 anni. Ad assistere alla
cerimonia anche i presidenti fondatori del
gemellaggio Carlo Mescalchin e Edi Sfreddo.
Numerosa invece è la lista dei premiati con ben 78
rame ,35 argento ,30 argento dorato, 9 oro, 2 oro
con rubino,1 oro con smeraldo:
Ecco l’elenco:
Benemerenza in rame: AMATO GIUSEPPE
ANDREA, AMORESE MICHELE, BARRA ELENA,
BEDUZ FRANCO, BORTOLIN TANIA, BUFFO ELENA,
BUFFOLO
LUCA,
CACCIAPUOTI
GIOVANNI,
CANDELA
NICOLO’,
CANTILE
FRANCESCO,
CARDINALE GIUSEPPE, CARETTO ANTONIO,
CARNIEL OSCAR, CIBELLI GIOVANNI, COLONNA
DOMENICO, DA PIEVE MARIA ROSA, DI NATALE
ALESSIO ALFONSO, DI POMPA GIUSEPPE, DOCI
ARNIDO,FADELLI ALBERTO, FERRARA SALVATORE,
FILIPETTO CRISTINA, FURLAN LUCA, GANGI
GIOVANNI, GAVRILA CHIRICA CRISTIAN, GEREMIA
DAVIDE, GIORGIANI SILVANO, GOBBO FEDERICA,
IACENTE CIRO, IURLARO COSIMO, LOMASTO
CRISTINA, MALUSA MATTIA, MANCO DOMENICO,
MANFE’ DONATELLA, MANZILLO SALVATORE,
MARTINI ANTONELLO, MARUCCIA VINCENZO,
MARVASO DANIELE, MASSAR FRANCESCA, MINIERI
DIEGO, MONACO’ SALVATORE, MONTANINO
SALVATORE, MORASSUTTO ANDREA, MORO
DEBORAH, MORSANUTO MONICA, NADALET
ALESSANDRO, NADIN FABIO, NADIN SANDRA,
NESPOLI
SALVATORE,
NIGRO
GABRIELE,
PAGLIALUNGA GIANLUCA, PARON CLARISSA,
PAVAN MASSIMO, PELLEGRIN MASSIMO,PIGNAT
SILVANA,
PINNA
MASSIMILIANO,
PIVETTA
PALMIRA,POLETTO
FIRMINO,
PONGAN
ALESSANDRO, PROIA LUCA,PULEO FRANCESCO
PAOLO, RADALLI FIORELLA, RIGO SILVIA, ROLLO
ALESSIO, RUSSO PASQUALE,SBRUGNERA ROBERTO,
SFREDDO PAOLO, STELLA LORETTA, TESSARO
MICHELE,
TIZIANEL
CRISTIAN
ALEJANDRO,
TOMASELLA FRANCESCO, TOMIETTO DENIS,
TUSSET LAURA,VALENTI EZIO, VARONE GENNARO,
VELLONE LUIGI BRUNO, VENDRAMIN ANDREA,
VICCIA ALAN, VIGNOLA MARIO, VITULANO
CORRADO.
Benemerenza in argento: BLASONI ALBERTO,
CASAGRANDE ALESSANDRO, COVER LUCIANO,
CRESCENTINI MANUEL, CUTRONEO MARIA, DE
CAPRIO MICHELE, DE FILIPPI RENZO, DEL TEDESCO
FELICE, DELLA BRUNA VALENTINO, DELLA SCHIAVA
FABIO, DI TOMASO ANDREA, GERNONE MICHELE,
GIACOMIN DANIELE, GOBBO FRANCESCA, GRILLO
GIUSEPPE,
LASORSA
MASSIMO,
LASORSA
MAURIZIO, LONGO ANGELO, LUISE DONATO,
MAIOLA GIROLAMO, MARTINEL UGO, MAZZARIOL
ANDREA, MORAS WALTER, NADIN LORENZO,
ODINOTTE ROBERTO, PALELLA NICOLA, PESSOT
PALMINA, PIZZOLATO PAOLA, PROSPERO LUIGI,
REZZIN VALERIO, SANDRE STEFANIA, SCORZATO
VALENTINA, STIVAL SABINA, TOFFOLO LUCA, TRIPI
ALESSANDRO.
Benemerenza in argento-dorato: BARES
ROBERTO, BORIN ANTONIO, BOTTACIN ERVINO,
CAVALLI ALBERTO,CERON ANNALISA, COOS
LUCIANA, DE MAIO RENATO, DEL TEDESCO
GIUSEPPE,
DINGILLO
ANTONIO,
DORETTO
ANTONIO, FABBRO MARCO, FRANCO ROBERTO,
FRASCATI AMEDEO, GAGNO LORIS, GALLO
MAURIZIO, GIANNONE MODESTINO, GIUST LORIS,
GREATTI ADRIANA, LADERCHI FABIO, LAZZER
PAOLA, MURADOR EROS, PALMIERI VINCENZO,
PUTZOLU CRISTIANO, ROSSETTI ANNA, SACCON
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VIRGINIO, SANGOI GIULIANO, SANTELLANI
CLAUDIO, SIDDI ROBERTO, SQUIN SABRINA,
STEFANI PATRIZIA, VERARDO ROBERTO.
Benemerenza in oro: BRUNETTA SANDRA,
CESCHIAT PIERINA, COSTANTE MARIO, DORIGO
EDI, FADELLI EDI, IAPPELLI RENATO, ORLANDI
ALESSANDRO, ROSOLEN GIACOMO, SCIARRETTA
ROBERTO.
Benemerenza in oro con rubino: AGARINIS
LUCA, TOMIETTO GIUSEPPE.
Benemerenza in oro con smeraldo: BERTI
RODOLFO.
Menzione speciale per due donatori a cui il
consiglio ha consegnato una pergamena per la
costanza donazionale e l’impegno per l’aiuto al
prossimo: Della Bruna Angelo e Pittarella Gilberto.
L’Avis di Fontanafredda ha presentato inoltre in
maniera ufficiale la fondazione del gruppo
“Marciatori Avisini Fontanafredda” con il battesimo
della Maglia Ufficiale e consegna della prima
tessera Fiasp. I “Marciatori Avisini Fontanafredda”
non hanno ambizioni competitive e mirano a
creare aggregazione alle marce sul territorio
pordenonese ma soprattutto a veicolare il
messaggio solidale con la scritta “corri a donare”.
Non è impegnativo nè vincolante, al sabato o la
domenica mattina chi ha il piacere di partecipare
alla marce, o si unisce al gruppo, oppure può
raggiungere la località della manifestazione
autonomamente.
Per informazioni e adesioni tel. 345/2601739 –
3452601740
Una sezione sempre in movimento e il 31 Luglio
L’Avis di Fontanafredda è stata in gita per la
cicloturistica San Candido-Lienz. Siamo giunti alla
7^ edizione e quest’anno con la partecipazione di
oltre 150 persone. L’organizzazione e la firma Avis
Comunale di Fontanafredda sono sinonimo di
aggregazione, sorprese e divertimento.
Sabrina Squin
dimensione Pro loco Fontanafredda – 49 – settembre 2016
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Istituto Comprensivo di Fontanafredda
Si cambia
Agosto, momento di stacco, di riposo e di ricarica, poi il mondo della scuola riparte con nuovi
impegni.
Quest’anno, il 1° settembre, per l’Istituto Comprensivo “Rita Levi Montalcini” di Fontanafredda
sarà un inizio diverso. Oltre al fisiologico ricambio
di alcuni insegnanti, cambieranno le due importanti figure dirigenziali: la dirigente scolastica e la
dirigente amministrativa.
La seconda, Adriana De Biase, forse meno conosciuta, che ha ancora l’aspetto e l’atteggiamento
molto giovanili, ha curato l’amministrazione delle
nostre scuole da quando era veramente una ragazza, crescendo non solo in età, ma anche in professionalità e competenza e in questi anni sappiamo
quanto sia importante “far quadrare i conti”.
Anche la dirigente scolastica Vita Maria Leonardi, più conosciuta ed apprezzata per i suoi 10 anni
di insegnamento e 5 anni di dirigenza nella realtà
sociale di Fontanafredda, sta concludendo la sua
attività lavorativa.
In questi ultimi 5 anni la nostra scuola, anche
grazie al suo impegno, ha continuato il percorso già
avviato di miglioramento e d’incremento delle
utenze passando da 1100 alunni a 1279 e da 44
classi a 57, aderendo a numerosi progetti ed innovazioni.
Anche la nostra PROLOCO, come associazione
culturale, vuole porgerle un sentito ringraziamento
per il lavoro svolto, consapevole che la cultura
degli individui si semina a scuola.
Il nostro impegno sta nel cercare di mantenerla
e farla crescere negli adulti e nel territorio.
È ormai noto che a settembre l’Istituto Comprensivo “Rita Levi Montalcini” di Fontanafredda
avrà un nuovo preside.
La professoressa Vita Maria Leonardi che lo ha
guidato negli ultimi anni è infatti giunta al traguardo della pensione ed è doveroso spendere qualche
parola in merito.
Lo faccio volentieri, in semplicità, cercando di
esprimere al meglio quello che di lei è rimasto ad
un’ex allieva.
Prima di ricoprire l’incarico di Preside, infatti, è
stata per diversi anni docente di materie scientifiche alla scuola media che, ai miei tempi, pur fa-
cendo parte dell’Istituto Comprensivo, era semplicemente la “Italo Svevo”.
Il mio ricordo di lei è un po’ datato, ma non per
questo meno piacevole o offuscato.
Per tre anni mi ha accompagnata giorno per
giorno in quella fase della vita in cui non si è piccoli, ma nemmeno grandi e si ha tanto bisogno di una
guida per scoprire e valorizzare i punti di forza e
lavorare sulle debolezze. Lei l’ha saputo fare, anche
se all’epoca non avevo ancora la capacità per
apprezzare pienamente il suo operato.
Oggi invece mi rendo conto di quanto
l’insegnamento non sia un semplice mestiere, ma
piuttosto una missione.
È qualcosa di estremamente delicato e complesso che non è per tutti, soprattutto se si tiene
conto delle enormi responsabilità che sono insite
nel ruolo del docente.
Ad un certo punto della sua carriera ha compiuto il salto.
Io ormai ero fuori dall’Istituto Comprensivo da
un po’ e, per come l’ho conosciuta, penso si sia
trattato di una decisione impegnativa, ma azzeccata.
Ha cercato sempre di dare il massimo come insegnante e sicuramente ha continuato a farlo
anche nel ruolo di preside.
Ha accettato un’ardua sfida con se stessa facendosi carico di impegni ancora più gravosi che,
evidentemente, sentiva di poter affrontare.
Ciò che le sarà mancato in seguito a questo
cambiamento è il contatto diretto con gli allievi con
i quali riusciva ad instaurare generalmente un buon
rapporto.
Assumendo la guida dell’intero istituto ne ha
però certamente garantito la continua innovazione,
aspetto fondamentale in ogni ambito e soprattutto
in quello scolastico, culla del futuro.
Sono certa che, ripensando alle esperienze condivise, chi più chi meno, tutti coloro che a vario
titolo hanno avuto a che fare con la professoressa
porteranno con sé un bel ricordo di lei e spero che,
facendo un bilancio della sua lunga carriera, anche
lei possa ritenersi soddisfatta.
Una Ex Allieva
dimensione Pro loco Fontanafredda – 49 – settembre 2016
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LE GIORNATE DELL’ACQUA
CULTURA: 2 settembre ore 20:00
“Acquacoltura e Sicurezza Alimentare”
Conferenza a cura di Pier Antonio Salvador
NATURA: 3 settembre ore 9:00
“Biciclettando a Fontanafredda…tra acqua e natura”
Iscrizioni presso sede Pro Loco
MUSICA: 3 settembre ore 20:45
Concerto rock a Fontanafredda
Piazzale Ca’Anselmi, ingresso libero
FOTO & POESIA: 24 settembre ore 18:00
Premiazioni vincitori
2° Contest Fotografico
6° Concorso di Poesia
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