G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 7 Moneta e credito: la generazione dei mezzi di pagamento nel sistema economico Nel capitolo precedente abbiamo individuato nella funzione di mezzo di pagamento generalmente accettato la caratteristica essenziale della moneta ed abbiamo esaminato le determinanti essenziali della domanda di moneta. Nel presente capitolo esamineremo il processo di creazione dei mezzi di pagamento all’interno del sistema economico ad opera dell’azione congiunta delle due più importanti istituzioni finanziarie che creano moneta: la Banca Centrale e le banche. L’esame del processo di creazione di moneta ci consentirà non solo di esaminare le determinanti dell’offerta di moneta, ma anche di comprendere in modo più profondo la natura stessa della moneta e di ciò che nel capitolo 4 abbiamo chiamato una economia monetaria. In un capitolo successivo esamineremo con maggior dettaglio la politica monetaria della Banca Centrale Europea. 1. La definizione degli aggregati monetari Una volta accertato che la funzione peculiare della moneta è quella di essere un mezzo di pagamento generalmente accettato, possiamo definire su questa base gli aggregati monetari. Faremo qui riferimento alla definizione degli aggregati monetari attualmente in uso nei paesi, fra i quali l’Italia, che hanno aderito all’Unione monetaria europea (tav. 1). Il modo più semplice di procedere è quello di definire un primo aggregato monetario (M1) che comprende i due strumenti immediatamente utilizzabili quali mezzi di pagamento di cui abbiamo già detto nel cap. 4: il circolante e i depositi a vista. La moneta nella sua definizione più ristretta (M1) gode della proprietà fondamentale di essere lo strumento finanziario con il più elevato grado di liquidità. La liquidità di una strumento finanziario, infatti, dipende dalla facilità con la quale esso può essere utilizzato come mezzo di pagamento al minor costo ed è evidente che nessun altro strumento finanziario possiede una liquidità superiore a quella della moneta nella sua definizione ristretta. Accanto a M1 135 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 vengono definiti altri due aggregati monetari: un “aggregato monetario intermedio” (M2) e un “aggregato monetario esteso” (M3). L’aggregato M2 contiene oltre al circolante e ai depositi a vista, cioè oltre a M1, anche quegli strumenti finanziari che pur non potendo essere utilizzati immediatamente e senza costo come mezzi di pagamento, possono tuttavia essere trasformati in mezzi di pagamento con relativa facilità e costo contenuto. Si tratta dei depositi con scadenza fissa fino a 2 anni e dei depositi rimborsabili con preavviso fino a 3 mesi che possono essere trasformati in mezzi di pagamento al costo di una penalizzazione o di una commissione o con un certo preavviso. Infine, l’aggregato monetario esteso (M3) si ottiene aggiungendo a M2 alcuni strumenti finanziari i quali per le loro caratteristiche di liquidità e di certezza di prezzo sono considerati stretti sostituti dei depositi. Tali strumenti finanziari sono rappresentati dalle quote dei fondi comuni monetari1, dalle obbligazioni con scadenza inferiore a 2 anni e dalle operazioni pronti contro termine2. M1 Circolante M2 Circolante Depositi a vista Depositi a vista Depositi con durata prestabilita fino a 2 anni M3 Circolante Depositi a vista Depositi con durata prestabilita fino a 2 anni Depositi rimborsabili con preavviso fino a Depositi rimborsabili con preavviso fino a 3 mesi 3 mesi Pronti contro termine Quote e partecipazioni in fondi comuni monetari Obbligazioni con scadenza fino a 2 anni Tav. 1 Definizione degli aggregati monetari nell’area dell’euro Possiamo ora quantificare gli aggregati monetari nell’area dell’euro. A questo scopo occorre tener presente che la quantità di moneta è uno stock e che, di 1 I fondi comuni monetari investono in strumenti finanziari a breve termine, solitamente con scadenza pari o inferiore a un anno, e a basso rischio. 2 I fondi comuni monetari investono in titoli di stato a basso rischio e a breve termine. Essi pertanto sono facilmente convertibili in moneta e per questo rientrano nella definizione estesa di moneta. 136 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 conseguenza, quando parliamo di quantità di moneta ci riferiamo alle consistenze di ciascuno degli aggregati monetari presenti nell’economia a certa data. Ad esempio, a metà del 2012 lo stock di moneta nella sua definizione allargata (M3) risultava pari a 9.640,7 miliardi di euro. La fig. 1 illustra la composizione di M3. Come si vede, i depositi a vista rappresentano, da soli, il 42% dello stock di M3. Se ad essi aggiungiamo anche i depositi rimborsabili con preavviso (21%) e i depositi vincolati fino a 2 anni (20%), la quota dei depositi su M3 raggiunge l’83%, mentre il circolante rappresenta solo il 9% di M3. Fig. 1 Composizione dello stock di moneta nell’area dell’euro 2. Chi crea moneta: le istituzioni finanziarie monetarie Ci occuperemo ora di definire i soggetti economici capaci di creare moneta. Una volta definiti gli aggregati monetari, è facile rendersi conto che nella definizione più estesa (M3), la moneta viene creata da tutte le istituzioni finanziarie capaci di creare circolante, depositi e strumenti finanziari sostituti stretti dei depositi. Tali istituzioni sono definite Istituzioni finanziarie monetarie e 137 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 comprendono la Banca Centrale, gli Istituti di credito (o banche ordinarie) e altre istituzioni finanziare quali, essenzialmente, i fondi di investimento monetario. Ai nostri fini definiremo la moneta come somma di circolante e depositi, comprendendo fra questi ultimi sia i depositi a vista sia i depositi soggetti a restrizioni. Così definita, la moneta si identifica con l’aggregato M2 e le istituzioni finanziarie che creano moneta, e a cui faremo riferimento, sono la Banca Centrale e le banche. Banca Centrale e banche costituiscono insieme il sistema bancario. Il primo passo per esaminare in che modo tali istituzioni creano moneta è quello di analizzarne brevemente le funzioni e descriverne il bilancio. 2.1 Funzioni e bilancio della Banca Centrale La Banca Centrale svolge le seguenti funzioni istituzionali di fondamentale importanza: (a) è l’istituito di emissione: è l’unico ente autorizzato a creare e immettere in circolazione moneta di corso legale (banconote e monete); (b) nei suoi rapporti con gli Istituti di credito la Banca Centrale svolge la funzione di prestatore di ultima istanza, è l’istituzione cioè a cui le banche possono rivolgersi in ultima istanza per richiedere i prestiti necessari al finanziamento della propria attività sia nel brevissimo sia nel più lungo termine; (c) decide e attua la politica monetaria: esercita cioè il controllo della moneta e del credito attraverso i rapporti istituzionali che intrattiene con gli Istituti di credito, con le Amministrazioni pubbliche e con l’estero; (d) è l’istituto di vigilanza: è l’organo preposto alla tutela del risparmio attraverso i controlli sia sulla stabilità degli intermediari finanziari facenti parte del sistema creditizio sia sul rispetto delle regole di funzionamento del mercato del credito e di comportamento degli operatori . Nel febbraio 1992 quindici paesi europei hanno sottoscritto il Trattato di Maastricht dando vita all’Unione europea3. Il trattato prevedeva l’adozione di una moneta unica, l’euro. Secondo le tappe previste dal Trattato, dal 1° gennaio 1999 l’euro sarebbe divenuto unità di conto e dal 1° gennaio 2002 moneta unica di 3 L’Unione europea è stata fondata nel 1952 da sei paesi: Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgoe e Paesi Bassi. Nei cinquanta anni successivi si aggiunsero: Austria, Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Svezia. Il 1° maggio 2004 hanno aderito: Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Il 1° gennaio 2007 hanno aderito Bulgaria e Romania e il 1 luglio 2013 la Croazia. Da questa data i paesi aderenti all’Unione Europea sono 28. 138 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 corso legale. Con l’adozione della moneta unica, il Trattato prevedeva il passaggio delle decisioni di politica monetaria dalle singole Banche centrali dei paesi aderenti a una nuova istituzione sovranazionale, la Banca Centrale europea (Bce). In tutti i paesi, dunque, che, come l’Italia, hanno aderito all’Unione monetaria europea adottando l’euro come moneta unica4, la più importante funzione tipica di una Banca Centrale è stata sottratta alle decisioni autonome delle Banche Centrali nazionali. Oggi la Banca d’Italia ha il compito di attuare la politica monetaria europea alla cui formulazione contribuisce attraverso la partecipazione del governatore al Comitato direttivo della Bce. Alla Banca d’Italia restano anche affidate le altre due funzioni di istituto di vigilanza e di emissione in ottemperanza ai principi e alle regole fissati dall’Eurosistema. Le decisioni di politica monetaria della Banca Centrale europea sono prese da un Comitato direttivo e attuate da una Comitato esecutivo di cui fanno parte il Presidente e il vicepresidente della Bce e quattro membri designati. Il Comitato direttivo, che ha il compito di decidere le linee guida della politica monetaria dell’Unione europea, comprende il Comitato esecutivo e tutti i governatori delle Banche centrali nazionali dei paesi aderenti all’Unione monetaria europea. Un terzo organo consultivo è il Consiglio generale che comprende il Presidente, il vicepresidente della Bce e tutti i governatori delle Banche centrali dei paesi aderenti all’Unione europea, quindi anche quelli delle Banche centrali dei paesi che non hanno adottato l’euro come moneta unica. Gli organi decisionali della Bce dirigono anche il Sistema europeo delle banche centrali (Sebc), composto dalla Banca Centrale europea e dalle Banche centrali dei paesi dell’Unione europea. ATTIVITA' Attività sull'estero Prestiti agli istituti di credito Titoli Totale milioni di euro comp. % PASSIVITA' 592.661 25,3 Circolante 767.304 32,8 Riserve bancarie 600.114 25,7 2.338.044 milioni di euro comp. % 917.734 39,3 502.175 21,5 2.338.044 Fonte: Banca centrale europea, Bollettino mensile, ottobre 2013 Tab. 1 Bilancio consolidato semplificato dell'Eurosistema Consistenze al 27 settembre 2013 L’attività istituzionale della Banca Centrale dà luogo alle poste dell’attivo e del passivo del suo bilancio. In una versione semplificata il bilancio consolidato dell’insieme delle Banche centrali dei paesi aderenti all’area dell’euro, che prende il nome di Eurosistema, è presentato nella tab. 1. Tale bilancio è rappresentativo 4 I paesi attualmente aderenti all’Unione monetaria europea sono 18: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Cipro, Malta, Slovenia, Slovacchia, Estonia e Lettonia (quest’ultima dal 1 gennaio 2014). 139 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 dell’istituzione che oggi decide e attua la politica monetaria nell’Unione monetaria europea. Nei suoi rapporti con il settore estero, la Banca Centrale acquista o vende attività sull’estero, cioè mezzi di pagamento internazionali universalmente accettati. I mezzi di pagamento internazionali detenuti dalla Banca Centrale rappresentano le Riserve ufficiali, costituite da oro e valute diverse dall’euro − come dollari, yen e sterline. Le Riserve ufficiali sono il risultato della differenza fra le attività in oro e valuta estera, che figurano nell’attivo del bilancio, e le passività in valuta estera. L’altra voce dell’attivo è costituita dai prestiti che la Banca Centrale concede alle istituzioni creditizie, essenzialmente gli Istituti di credito, dell’area dell’euro. Tali prestiti vengono concessi con decisione discrezionale in virtù della funzione di prestatore di ultima istanza che la Banca Centrale svolge nei confronti degli istituti di credito. Un’altra voce dell’attivo del bilancio della Banca Centrale è rappresentata dai titoli (titoli di stato, obbligazioni e azioni) emessi da soggetti residenti nell’area dell’euro e detenuti dalla Banca Centrale Nel passivo del bilancio della Banca centrale troviamo due voci importanti. Il circolante, ovvero i biglietti e le monete emesse dalla Banca Centrale Europea e in mano al pubblico, e le passività verso le istituzioni creditizie. Nel caso della banca centrale europea, quest’ultima voce è costituita essenzialmente dei depositi a vista che le banche detengono presso le Banche centrali dell’Eurosistema. Tali depositi, che rappresentano le riserve bancarie e su cui torneremo fra un momento, possono essere immediatamente utilizzati dalle banche stesse. 2.2 Funzioni e bilancio delle banche La legge comunitaria definisce un istituto di credito come “un ente la cui attività consiste nel ricevere dal pubblico depositi o altri fondi rimborsabili (inclusi i proventi della vendita di obbligazioni bancarie al pubblico) e nel concedere crediti per conto proprio”. Questa definizione esprime la funzione principale che le banche svolgono nell’economia, quella di raccolta di depositi a breve termine e di erogazioni di prestiti che i prenditori utilizzano nello svolgimento della propria attività economica. Accanto a questa funzione, le banche forniscono servizi connessi con la loro funzione di intermediazione nel sistema dei pagamenti e di gestione delle attività reali e finanziarie. Nel sistema dei pagamenti, esse trasferiscono moneta da un operatore ad un altro. Come gestori di attività reali e finanziarie, custodiscono e amministrano tali attività e negoziano (comprano e vendono sui mercati) titoli e valute per conto dei clienti. Infine essi svolgono altri servizi come quelli di esattoria e ricevitoria di enti pubblici. 140 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 L’attività economica delle banche si riflette nelle voci di bilancio. Senza entrare nei dettagli, possiamo mettere in evidenza che l’espletamento delle funzioni principali, quelle di raccolta e concessione di prestiti, dà luogo alle due voci, una del passivo e una dell’attivo, di gran lunga più importanti. Non bisogna tuttavia trascurare il fatto che le banche agiscono nel sistema economico come imprese, con proprie strategie di espansione delle attività e delle passività e con propri obiettivi di redditività. Strategie e obiettivi che condizionano, nei differenti contesti istituzionali che si sono storicamente succeduti, le scelte delle banche sia nel campo dell’espansione del credito − in quanto soggetti, come vedremo, capaci di creare credito − sia nelle scelte relative all’acquisto e alla vendita di attività finanziarie e alla composizione del proprio portafoglio. ATTIVITA' Cassa e disponibilità liquide (1) Attività finanziarie (2) Crediti verso la clientela (3) Totale milioni di euro comp. % PASSIVITA' milioni di euro comp. % 23.283 0,8 Debiti verso le banche (4) 480.519 16,3 605.470 20,6 Debiti verso la clientela (5) 1.221.705 41,5 1.843.540 62,7 Titoli in circolazione (6) 603.895 20,5 2.941.395 2.941.395 Fonte: Banca d'Italia, Relazione annuale 2012 (1) include anche i depositi presso le banche centrali (4) include tutti i debiti verso le banche (quali depositi, conti correnti, finanzialmenti) (2) include tutte le attività finanziarie detenute per cassa, per la negoziazione e per la vedita (5) include tutti i debiti verso la clientela (quali depositi, conti correnti, finanzialmenti) (3) include crediti verso la clientela quali mutui, operazioni di locazione finanziara, operazioni di factoring, titoli di debito (6) include tutti i titoli emessi (quali buoni fruttiferi, certificati di deposito, obbligazioni) Tab. 2 Bilancio dello stato patrimoniale dei gruppi bancari residenti in Italia – dicembre 2012 La tab. 2 contiene, in forma semplificata, le principali voci del bilancio dello stato patrimoniale dei gruppi bancari residenti in Italia. Come si vede, nell’attivo oltre il 60 per cento è costituito dai prestiti alla clientela e ben il 20 per cento da attività finanziarie detenute dalle banche. Le disponibilità liquide (comprese i depositi presso le Banche centrali dell’eurosistema) rappresentano lo 0,8 per cento delle attività. Tra le passività, oltre il 40 per cento è costituito dai depositi della clientela e il 16,3 per cento da depositi di altre banche. I titoli emessi dalle banche rappresentano 20,5 per cento delle passività. Nel presente capitolo ci occuperemo unicamente nel processo di creazione della moneta e del credito all’interno del sistema bancario che comprende la Banca Centrale e le banche. 141 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 3. I mezzi di pagamento in una economia monetaria Abbiamo visto come una economia monetaria sia caratterizzata dalla presenza di mezzi di pagamento generalmente accettati. La moneta è stata definita in base a questa sua funzione e abbiamo visto come essa venga domandata sia come mezzo di pagamento sia come forma nella quale detenere la ricchezza. Esamineremo ora in che modo la moneta viene crea e da chi. Questo esame ci consentirà di comprendere più a fondo la natura stessa della moneta e dell’economia monetaria. È bene avvertire che, essendo interessati alla creazione e distruzione di moneta all’interno del sistema economico, nel presente capitolo esamineremo la moneta dal punto di vista del flusso di nuova moneta creata o distrutta nel sistema economico. 3.1 Creazione e distruzione di mezzi di pagamento in una economia di puro credito con una sola banca In tutte le economie nelle quali l’attività economica di produzione e distribuzione di beni e servizi dà luogo a estesi e complessi rapporti di debito e di credito, si rendono necessari, e sono storicamente sorti, strumenti capaci di finanziare la produzione e istituzioni capaci di fornire mezzi di pagamento generalmente accettati. Le banche sono l’istituzione che, ancor prima che fosse creata la Banca Centrale, fornisce credito all’economia: concedendo prestiti le banche generano mezzi di pagamento generalmente accettati, i depositi bancari. Esamineremo innanzitutto la creazione e la distruzione di mezzi di pagamento supponendo che nell’economia l’unico mezzo di pagamento generalmente accettato, cioè l’unica forma di moneta, siano i depositi creati nel sistema bancario costituito da sole banche. Per questo motivo parliamo di una economia di puro credito. Per semplificare inizialmente l’esposizione, supponiamo, inoltre, che in questa economia sia presente una sola banca i cui prestiti e depositi sono denominati in una unità di conto che per comodità chiamiamo euro. Si tratta naturalmente di un caso irrealistico che, tuttavia, nella sua semplicità consente di mettere in luce alcuni elementi essenziali del processo di creazione e distruzione di mezzi di pagamento in una economia monetaria. Consideriamo, ad esempio, il caso in cui in questa economia l’impresa A acquisti beni necessari alla produzione dall’impresa B per 1.000 euro. In questo momento sorge un rapporto di debito dell’impresa A nei confronti dell’impresa B e con esso la necessità di disporre di un mezzo di pagamento, di disporre cioè di uno strumento che consenta all’impresa A di trasferire all’impresa B un potere di acquisto che quest’ultima possa utilizzare per acquistare a sua volta beni e servizi di qualsiasi genere. Se l’impresa A non dispone di mezzi di pagamento, come avviene quando la 142 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 produzione per la quale l’impresa effettua gli acquisti di merci e servizi non è ancora stata realizzata, si rende necessario disporre di mezzi di finanziamento della produzione. L’impresa potrebbe, ad esempio, indebitarsi sul mercato delle obbligazioni emettendo obbligazioni, oppure potrebbe finanziare la produzione sul mercato dei capitali vendendo azioni. In entrambi i casi, l’impresa vendendo obbligazioni o azioni ottiene mezzi di pagamento. Una alternativa è quella di rivolgersi al sistema bancario per ottenere credito, nel nostro caso dall’unica banca presente nell’economia. Supponiamo che per finanziare la produzione l’impresa A si rivolga alla banca per ottenere un prestito di 1.000 euro. Nel momento in cui la banca riscontra che ci sono le condizioni per concedere il prestito, essa crea un deposito a favore dell’impresa A. Tale deposito fino a che non viene utilizzato per acquistare merci dall’impresa B è un deposito puramente fittizio che deriva dalla decisione della banca di concedere un prestito di 1.000 euro all’impresa A. Quando l’impresa A utilizza il potere d’acquisto derivante dalla concessione del prestito per acquistare merci dall’impresa B, il deposito creato a fronte del prestito diviene un mezzo di pagamento e viene traferito a favore dell’impresa B. Nel bilancio della banca avremo le seguenti registrazioni (tab. 3): nell’attivo troviamo il prestito di 1.000 euro concesso all’impresa A e al passivo il deposito di 1.000 euro dell’impresa B. Bilancio delle Banca Variazione delle attività Variazione delle passività Prestito all'impresa A: 1.000 Deposito dell'impresa B: 1.000 Tab. 3 Come si vede, con la concessione del prestito la banca ha creato un mezzo di pagamento, il deposito da 1.000 euro, che ha risolto il rapporto di debito e di credito tra l’impresa A e l’impresa B. I rapporti di debito e di credito all’interno dell’economia non sono stati, tuttavia, eliminati. Poiché per la banca il prestito rappresenta una attività e il deposito una passività, è evidente che dopo la concessione del prestito e l’utilizzo del deposito, l’impresa A è indebitata nei confronti della banca, la quale è creditrice nei confronti dell’impresa A e debitrice di uguale importo nei confronti dell’impresa B. Supponiamo ora che l’impresa B utilizzi il suo deposito per acquistare a sua volta merci e servizi sul mercato per 500 euro dall’impresa C e per 500 euro dall’impresa A. Per effetto di queste transazioni, il deposito dell’impresa B viene traferito per 500 a favore dell’impresa C e per 500 a favore dell’impresa A. Il bilancio della banca verrà così modificato come segue (tab. 4): 143 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 Bilancio delle Banca Variazione delle attività Variazione delle passività Prestito all'impresa A: 1.000 Deposito dell'impresa C: 500 Deposito dell'impresa A: 500 Tab. 4 Come si vede, queste transazioni non modificano l’ammontare dei mezzi di pagamento presenti nell’economia ma solo la loro distribuzione. Né tali transazioni hanno modificato i rapporti aggregati di debito e credito. L’impresa A è ancora debitrice per 1.000 euro nei confronti della banca, la quale è debitrice per 500 nei confronti dell’impresa C e per 500 nei confronti dell’impresa A. I mezzi di pagamento presenti in questa economia e i rapporti aggregati di debito e di credito vengono modificati quando il prestito concesso dalla banca all’impresa A venga, in tutto o in parte, restituito. Supponiamo, ad esempio, che l’impresa A utilizzi il suo deposito per restituire parte del suo debito nei confronti della banca. In questo caso nell’attivo della banca i prestiti si riducono a 500 mentre nel passivo i depositi si riducono di altrettanto (tab. 5): Bilancio delle Banca Variazione delle attività Variazione delle passività Prestito all'impresa A: 500 Deposito dell'impresa C: 500 Tab. 5 L’esempio appena illustrato può essere facilmente riformulato per descrivere la generazione di mezzi di pagamento connessi al pagamento di salari ai lavoratori. Così come mezzi di pagamento verrebbero generati se la banca acquistasse attività reali, per esempio immobili, o attività finanziarie, per esempio obbligazioni, dai soggetti economici presenti nell’economia pagandoli con la creazione di depositi. Supponiamo, ad esempio, che l’impresa A, invece che rivolgersi alla banca per ottenere un prestito emetta una promessa di pagamento, cioè un titolo di credito come per esempio una cambiale, che sia accettata dall’impresa B. Sappiamo che ciò non risolve il rapporto di debito e di credito tra le due imprese fino a che l’impresa A non estingue il debito. D’altra parte l’impresa B non può usare il titolo di credito per acquistare a sua volta merci e servizi. L’impresa B può però rivolgersi alla banca e vendere il titolo di credito a determinate condizioni in cambio di mezzi di pagamento – un deposito immediatamente utilizzabile. In questo caso, con la creazione del deposito è avvenuta una operazione di triangolazione attraverso la quale la banca ha monetizzato il credito dell’impresa B nei confronti dell’impresa A, ha cioè trasformato una promessa di pagamento in un mezzo di pagamento generalmente accettato (un deposito). 144 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 Pur nella sua semplicità il caso di una economia chiusa con una sola banca consente di mettere a fuoco alcuni aspetti importanti del processo di generazione di mezzi di pagamento. In ogni momento, i mezzi di pagamenti creati sono pari alla differenza tra i depositi generati a fronte della concessione di nuovi prestiti da parte della banca e la distruzione di depositi conseguente alla restituzione di prestiti già concessi dalla banca. Un tale sistema di generazione di mezzi di pagamento si fonda in ultima analisi su due condizioni: (a) sulla fiducia che i depositi siano accettati come mezzo di pagamento definitivo, il cui utilizzo risolve i rapporti di debito e di credito; (b) sulla fiducia che la banca preservi integralmente nel tempo il valore nominale dei depositi. Se i depositi non fossero un mezzo di pagamento definitivo, chi vende merci in cambio di depositi otterrebbe non un mezzo di pagamento generalmente accettato ma una promessa di pagamento che potrebbe non essere onorata da parte della banca. In questo caso occorrerebbe una parte terza che garantisca che i depositi possano essere trasformati in un mezzo di pagamento definitivo. Un mezzo di pagamento definitivo deve necessariamente mantenere il suo valore nominale nel tempo. 3.2 Creazione e distruzione di mezzi di pagamento in un sistema economico chiuso con una sola banca e la presenza della Banca Centrale Nell’economia descritta nel paragrafo precedente i mezzi di pagamento consistono solo di depositi, non esiste, per ipotesi, alcuna moneta di corso legale. Abbiamo visto come in una tale economia i mezzi di pagamento vengono generati ogni volta che se ne manifesti la necessità. L’offerta di mezzi di pagamento si manifesta a fronte della domanda di mezzi di pagamento connessa alla creazione di potere d’acquisto generato, ma non ancora realizzato, nell’attività economica. In questo senso possiamo affermare che l’offerta di mezzi di pagamento dipende dalla domanda di mezzi di pagamento. Nelle pagine seguenti vedremo in che senso, e entro quali limiti, ciò rimanga vero anche in sistemi monetari più complessi nei quali, come in quello attuale, convivono e interagiscono una Banca Centrale e un insieme di banche ordinarie. Esaminiamo dapprima il caso di una economia chiusa con una sola banca e la presenza di una Banca Centrale. In questa economia abbiamo ora due forme di moneta: i depositi creati dalla banca ordinaria e la moneta di corso legale creata dalla Banca Centrale. La differenza fondamentale rispetto al caso precedente è che ora i depositi sono convertibili in moneta della Banca Centrale, che assume il significato di mezzo di pagamento definitivo. In altri termini, in questa economia i depositi continuano a essere un mezzo di pagamento generalmente accettato, e continuano dunque a essere moneta a tutti gli effetti, ma esiste la possibilità che essi siano convertiti in moneta 145 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 della banca centrale. Questo sistema monetario si fonda non solo sulla fiducia che la banca preservi integralmente nel tempo il valore nominale dei depositi ma anche sulla garanzia che i depositi possano essere convertiti, su richiesta, in moneta della Banca Centrale. Si tratta di una possibilità che concorre a garantire la fiducia nel sistema monetario a prescindere dall’effettivo ricorso alla conversione dei depositi in moneta della Banca Centrale. La moneta della banca centrale viene domandata dal pubblico sotto forma di circolante e dalle banche sotto forma di riserve che le banche detengono in parte presso le banche stesse (la cosiddetta cassa contante) e in parte presso la Banca Centrale in appositi conti a vista immediatamente utilizzabili. La moneta della Banca Centrale, o base monetaria, è dunque costituita di circolante e riserve bancarie. Come sappiamo sia il circolante sia le riserve rappresentano passività della Banca Centrale. La quantità di circolante detenuta dal pubblico dipende dalle abitudini di pagamento e in particolare dalla facilità e dal costo con cui è possibile utilizzare i depositi come forma di pagamento attraverso appositi strumenti come gli assegni, le carte di credito o il sistema pago bancomat. In ogni data situazione, possiamo considerare noto il rapporto tra circolante e depositi. Dato questo rapporto, la domanda di circolante aumenta in proporzione ai depositi. In un sistema con una sola banca, le ragioni per cui la banca desidera detenere moneta della Banca Centrale sotto forma di riserve bancarie sono essenzialmente due. La prima è che la banca deve essere in grado di soddisfare le richieste di circolante da parte del pubblico. L’ammontare di moneta della Banca Centrale che la banca decide di detenere a tale scopo – e che rappresenta le riserve precauzionali – dipende dunque dalle stesse abitudini di pagamento e dalla conseguente preferenza del pubblico per il circolante rispetto ai depositi. Quanto più stabili sono tali preferenze tanto meno riserve occorre detenere per far fronte a richieste impreviste di circolante da parte del pubblico. La seconda ragione per cui la banca detiene riserve è che la Banca Centrale, nell’espletare la sua funzione di controllo della moneta, impone un obbligo di riserva. Le riserve detenute presso la Banca Centrale per ottemperare all’obbligo di riserva sono definite riserve obbligatorie. Il rapporto tra le riserve, precauzionali e obbligatorie, e i depositi è il rapporto minimo riserve-depositi. Prenderemo in considerazione ora due casi. Il primo in cui un aumento dei prestiti concessi dalla banca dà luogo alla creazione di depositi e di riserve bancarie. Il secondo in cui esamineremo i possibili effetti della creazione di base monetaria su iniziativa della Banca Centrale. In entrambi i casi, supporremo per semplicità che il pubblico non faccia uso di circolante e che il rapporto minimo riserve/depositi sia pari a 0,10. Supponiamo ad esempio che la banca conceda un prestito di 1.000 euro all’impresa A, la quale necessita di mezzi di pagamento per 146 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 il pagamento di salari e stipendi. Come sappiamo, ciò dà luogo a un aumento delle attività della banca alla voce prestiti e a un pari aumento delle passività rappresentate dei depositi delle famiglie che hanno fornito all’impresa servizi del lavoro. A differenza del caso del paragrafo 3.1, ora la banca necessita di moneta della banca centrale allo scopo di costituite il livello minimo di riserve bancarie. Nel nostro esempio la banca necessita di 100 euro di moneta della Banca Centrale, di cui la banca non dispone, per costituire il livello minimo di riserva a fronte di un aumento dei depositi di 1.000 euro. A tale scopo la banca ha due possibilità: chiedere un prestito alla Banca Centrale o cedere alla Banca Centrale proprie attività per un valore di 100 euro. Nel primo caso il bilancio della banca e il bilancio della Banca Centrale registrano le seguenti variazioni (tab. 6). Nel bilancio della banca le attività variano di 1.000 per effetto del prestito concesso all’impresa A e di 100 per effetto delle riserve costituite presso la Banca Centrale; le passività aumentano di 1.000 per effetto dei depositi delle famiglie e per 100 a fronte del prestito che la banca ha ricevuto dalla Banca Centrale. Nel Bilancio della Banca Centrale le attività sono aumentate di 100 per effetto del prestito concesso alla banca e le passività sono aumentate di altrettanto per effetto dell’aumento delle riserve che la banca detiene nel conto a vista a suo nome presso la Banca Centrale. Si noti che concedendo il prestito alla banca, la Banca Centrale ha creato base monetaria, ha cioè aumentato l’offerta di riserve su richiesta della banca. Bilancio della Banca Variazione delle attività Variazione delle passività Prestito all'impresa A: 1.000 Deposito delle famiglie: 1.000 Attività liquide (riserve) presso Passività verso la Banca la Banca Centrale: 100 Centrale: 100 Bilancio delle Banca Centrale Variazione delle attività Variazione delle passività Prestito alla banca: 100 Riserve della banca: 100 Tab. 6 Consideriamo la seconda possibilità: la banca acquista moneta della Banca Centrale vendendo proprie attività per un valore di 100. Supponiamo, ad esempio, che la banca emetta propri titoli di credito per un valore di 100 che vende alla Banca Centrale in cambio in una disponibilità di riserve bancarie per un valore di 100. In questo caso, nel bilancio della Banca Centrale le attività aumenteranno di 100 a fronte dell’acquisto di titoli dalla banca e le passività aumenteranno di altrettanto per effetto dell’aumento delle riserve bancarie di 100 (tab. 7). Bilancio della Banca Variazione delle attività Variazione delle passività Prestito all'impresa A: 1.000 Deposito delle famiglie: 1.000 Attività liquide (riserve) presso Titoli di credito emessi dalla la Banca Centrale: 100 banca e detenuti dalla Banca Centrale: 100 Bilancio delle Banca Centrale Variazione delle attività Variazione delle passività Acquisto di titoli di credito emessi Riserve della banca: 100 dalla banca: 100 Tab. 7 147 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 Nel bilancio della banca l’aumento delle riserve presso la Banca Centrale fanno aumentare le attività di 100 mentre la vendita di titoli alla Banca Centrale fa aumentare di altrettanto le passività (tab. 7). Anche in questo caso, la Banca Centrale ha creato base monetaria acquistando una attività (i titoli emessi dalla banca) in cambio di una propria passività (la creazione di una disponibilità di riserve a favore della banca). In altri termini, possiamo concludere che, in generale, la Banca Centrale crea base monetaria ogni volta che essa acquista attività pagandole con proprie passività. Quest’ultima considerazione conduce a chiederci quali sarebbero gli effetti sulla creazione di mezzi di pagamento qualora la Banca Centrale creasse base monetaria non su richiesta dalla banca come nei casi appena esaminati, ma di propria iniziativa. Supponiamo ad esempio che la Banca Centrale crei base monetaria attraverso un acquisto di titoli dal pubblico sul mercato dei titoli già esistenti. Questo mercato prende il nome di mercato secondario dei titoli, e gli acquisti (o le vendite) di titoli da parte della Banca Centrale sul mercato secondario prendono il nome di operazioni di mercato aperto. Consideriamo ad esempio il caso in cui la Banca Centrale acquisti titoli sul mercato aperto per 1.000 euro pagandoli con l’emissione di nuova moneta per un pari importo. Il pubblico (famiglie e imprese) è venuto in possesso di moneta della banca centrale che, nell’ipotesi che il pubblico stesso non faccia uso di circolante, verrà interamente depositato presso la banca. I depositi presso la banca sono aumentati di 1.000 euro per un motivo indipendente dalla creazione di mezzi di pagamento (depositi) da parte della banca. Quest’ultima dispone ora di moneta della Banca Centrale che, da un punto di vista contabile, fa aumentare di altrettanto le riserve della banca. Per effetto di queste registrazioni nel bilancio della Banca Centrale le attività variano di 1.000 per effetto dell’acquisto di titoli e le passività aumentano di 1.000 per effetto dell’aumento delle riserve bancarie. Nel bilancio della banca, le passività aumentano di 1.000 per effetto dell’aumento dei depositi e le attività aumentano di 1.000 per effetto dell’aumento delle riserve (tab. 8). Bilancio della Banca Centrale Variazione delle attività Variazione delle passività Acquisto di titoli: 1.000 Riserve della banca: 1.000 Bilancio delle Banca Variazione delle attività Variazione delle passività Attività liquide (riserve) presso Depositi : 1.000 la Banca Centrale: 1.000 Tab. 8 Come si vede, il rapporto tra riserve e depositi risulta pari a 1 ed è dunque molto al di sopra del suo livello minimo (0,10). Il punto su cui dobbiamo ora concentrare l’attenzione è che non vi è alcuna ragione per cui il rapporto riserve/depositi scenda automaticamente al suo livello minimo. Tutto dipende dalla domanda di prestiti nell’economia e dalle decisioni della banca di 148 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 concederli. Se ad esempio la domanda di prestiti fosse tale che la banca concede prestiti per 4.000 euro, i depositi aumenterebbero di 4.000 (tab. 9). Bilancio della Banca Centrale Variazione delle attività Variazione delle passività Acquisto di titoli: 1.000 Riserve della banca: 1.000 Bilancio delle Banca Variazione delle attività Variazione delle passività Attività liquide (riserve) presso Depositi : 1.000 + 4.000 la Banca Centrale: 1.000 Prestiti: 4.000 Tab. 9 La banca in questo caso non ha bisogno di procurarsi moneta della Banca Centrale per far fronte al livello minimo di riserve. Il risultato è che il rapporto tra riserve di cui la banca dispone e depositi passa da 1 a 0,20 (1.000 di riserve su 5.000 di depositi) . Con ragionamento analogo, se i prestiti concessi dalla banca salissero di 9.000 euro, il rapporto effettivo riserve/depositi scenderebbe al suo livello minimo (1.000 di riserve su 10.000 di depositi). Cosa accadrebbe se la banca concedesse prestiti per 10.000 euro? In questo caso i depostiti della banca aumenterebbero di 10.000 euro e il rapporto riserve/depositi scenderebbe a 0,09 (1.000 di riserve su 11.000 di depositi), scenderebbe cioè al di sotto del minimo. In questo caso, come in quello che abbiamo esaminato precedentemente, la banca deve aumentare le proprie riserve a 1.100 euro chiedendo un prestito alla Banca Centrale (o vendendo alla Banca Centrale proprie attività) per un valore di 100 euro. Le attività e le passività della Banca Centrale e della banca varierebbero come indicato nella tab. 10. Bilancio della Banca Centrale Variazione delle attività Variazione delle passività Acquisto di titoli: 1.000 Riserve della banca: 1.100 Prestiti alla banca: 100 Bilancio delle Banca Variazione delle attività Variazione delle passività Attività liquide (riserve) presso Depositi : 1.000 + 10.000 la Banca Centrale: 1.100 Passività verso la Banca Prestiti: 10.000 Centrale: 100 Tab. 10 Solo se la Banca Centrale non concedesse prestiti alla banca e non accettasse di acquistare attività emesse dalla banca, quest’ultima si vedrebbe costretta, se il coefficiente minimo riserve/depositi fosse considerato vincolante, a rinunciare all’espansione dei prestiti al di sopra del tetto di 9.000 euro in corrispondenza del quale, nel nostro esempio numerico, il rapporto riserve/depositi risulta pari al suo livello minimo. Come si vede, a meno che la Banca Centrale non persegua una esplicita politica di contenimento dell’espansione del credito bancario, la presenza della moneta legale non modifica la conclusione generale secondo cui la domanda di prestiti determina l’offerta di mezzi di pagamento sotto forma di depositi. 149 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 3.3 Creazione e distruzione di mezzi di pagamento nel caso generale Sulla scorta dei due paragrafi precedenti possiamo ora esaminare il caso generale di un sistema monetario in economia aperta nel quale le banche ordinarie e la Banca Centrale interagiscono. Il quadro che abbiamo delineato finora deve essere modificato in due aspetti rilevanti, ma come vedremo le conclusioni generali che abbiamo raggiunto rimangono sostanzialmente valide. Il primo aspetto che dobbiamo considerare è che in una economia aperta un sistema economico fa uso per i pagamenti internazionali di una moneta, la valuta estera, che esso non può creare. La Banca Centrale può acquistare (o vendere) valute estere creando (o distruggendo) base monetaria ma non può per definizione creare moneta estera. Il secondo aspetto di cui dobbiamo tener conto è che ora nel sistema bancario le banche sono in relazione reciproca. Ai nostri fini ciò ha due conseguenze importanti. La prima è che tutti i pagamenti effettuati utilizzando i depositi danno luogo ora a trasferimenti di depositi tra banche. Ne segue che i pagamenti effettuati attraverso trasferimenti di depositi possono dar luogo, per le singole banche, a sbilanciamenti tra i trasferimenti effettuati a favore dei propri clienti e i trasferimenti dei propri clienti a favore di clienti di altre banche. Per effetto di tali sbilanciamenti, ci saranno banche con un saldo positivo e banche con un saldo negativo tra accreditamenti e addebitamenti, con la conseguenza che queste ultime dovranno utilizzare moneta della banca centrale (cioè riserve) per sanare il proprio disavanzo. Nella compensazione fra banche, avremo perciò banche in avanzo, che accumulano riserve al di sopra del minimo, e banche in disavanzo, che possono trovarsi nella necessità di reperire riserve, cioè moneta della Banca Centrale. La seconda conseguenza dell’interazione tra le banche in un sistema bancario articolato è che le singole banche che si trovino nella necessità di procurarsi moneta della Banca Centrale, ora possono rivolgersi, oltre che alla Banca Centrale, anche ad altre banche del sistema. Il mercato su cui le banche intrattengono rapporti di credito e di debito concedendo e ottenendo prestiti in moneta della Banca Centrale prende il nome di mercato monetario interbancario. Fatte queste precisazioni, nel sistema bancario nel suo complesso la creazione e la distruzione di mezzi di pagamento avviene secondo lo schema che possiamo desumere dall’analisi della creazione e distruzione di mezzi di pagamento condotta nei paragrafi 3.1 e 3.2. Per il sistema bancario nel suo complesso, i prestiti concessi dalle banche generano depositi, che rappresentano i mezzi di pagamento creati dal sistema bancario. Poiché la restituzione dei prestiti implica una distruzione di depositi, la creazione netta di mezzi di pagamento è pari alla concessione di nuovi prestiti al netto dei prestiti rimborsati. Se guardiamo ai prestiti, come stiamo facendo, dal punto di vista del finanziamento di attività 150 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 che generano potere d’acquisto, i mezzi di pagamento creati dal sistema bancario, cioè i depositi, vengono generati nel sistema bancario a fronte della domanda di strumenti di trasferimento del potere d’acquisto generato a sua volta nell’attività di produzione. Con l’espansione dei depositi sorge una domanda di riserve (cioè di moneta della Banca Centrale) da parte delle banche che, come abbiamo già detto, necessitano di mantenere un certo ammontare minimo di riserve a fronte dell’incremento dei depositi, sia come riserve precauzionali sia come riserve obbligatorie. La Banca Centrale può creare riserve su richiesta delle banche in uno dei modi di seguito illustrati con un esempio numerico (o da una loro combinazione). Supporremo che il sistema bancario conceda prestiti, al netto dei rimborsi, a famiglie, imprese e settore pubblico per un valore di 100 milioni di euro, e che i depositi nell’intero sistema bancario aumentino di altrettanto. Se il rapporto minimo riserve/deposito fosse di 0,10, nel nostro esempio la domanda di riserve minime da parte delle banche sarebbe di 10 milioni di euro. La Banca Centrale concede prestiti alle banche. In questo caso, nel bilancio delle banche nel loro complesso (bilancio consolidato delle banche) le attività aumenterebbero di 10 alla voce attività liquide presso la Banca Centrale e le passività aumenterebbero di altrettanto. Nel bilancio della Banca Centrale le attività aumenterebbero di 10 alla voce prestiti alle banche e le passività aumenterebbero di altrettanto alla voce riserve bancarie detenute dalle banche nei depositi a vista presso la Banca Centrale (tab. 11). Bilancio del sistema bancario Variazione delle attività Variazione delle passività Prestiti al netto dei rimborsi 100 Depositi 100 Attività liquide (riserve) presso Passività verso la Banca la Banca Centrale 10 Centrale 10 Bilancio delle Banca Centrale Variazione delle attività Variazione delle passività Prestiti alle banche 10 Riserve bancarie 10 Tab. 11 La Banca Centrale acquista titoli di credito emessi dalle banche. Nel bilancio della Banca Centrale le attività aumentano alla voce acquisto di titoli emessi dalle banche e le passività aumentano di altrettanto alla voce riserve. Il bilancio consolidato delle banche si modificherebbe come nel caso precedente (tab. 12). Bilancio del sistema bancario Variazione delle attività Variazione delle passività Prestiti al netto dei rimborsi 100 Depositi 100 Attività liquide (riserve) presso Passività verso la Banca la Banca Centrale: 10 Centrale 10 Bilancio delle Banca Centrale Variazione delle attività Variazione delle passività Acquisto di titoli emessi Riserve bancarie 10 dalle banche 10 Tab. 12 La Banca Centrale effettua operazioni di risconto. Con questa modalità la Banca Centrale acquista dalle banche titoli di credito (come, tipicamente, cambiali) già 151 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 scontati dalle banche, pagandoli con moneta della Banca Centrale. Si tratta di titoli di credito che le banche hanno acquistato dal settore privato per una somma inferiore al valore nominale del titoli di credito stessi (è per questo che tale operazione si chiama di sconto). Acquistandoli dalle banche a un prezzo inferiore a quello già scontato dalle banche, la Banca Centrale li sconta nuovamente: li risconta appunto. Bilancio del sistema bancario Variazione delle attività Variazione delle passività Prestiti al netto dei rimborsi 100 Depositi 100 Titoli di credito scontati -10 Attività liquide (riserve) presso la Banca Centrale 10 Bilancio delle Banca Centrale Variazione delle attività Variazione delle passività Operazioni di risconto 10 Riserve bancarie 10 Tab. 13 In questo caso, le attività del sistema bancario diminuiscono di 10 per effetto della vendita alla Banca Centrale di titoli di credito ottenuti in sconto, mentre aumentano di pari importo alla voce riserve ottenute dalla Banca Centrale con l’operazione di risconto (tab. 13). Nel bilancio della Banca Centrale le operazione di acquisto dei titoli in risconto fa aumentare le attività di 10 a fronte di un aumento di pari importo delle passività alla voce riserve (tab. 13). 3.4 Conclusioni: la natura dei mezzi di pagamento creati in una economia monetaria La discussione condotta finora conduce alla conclusione generale che l’offerta di mezzi di pagamento sotto forma di depositi dipende dalla domanda di prestiti che il sistema bancario decide di soddisfare. Nell’ottica nella quale stiamo esaminando la generazione dei mezzi di pagamento, la domanda di prestiti, e quindi di mezzi di pagamento, deriva essenzialmente dalle necessità di finanziare oggi una attività economica in vista di un reddito futuro. Quando le imprese acquistano merci (materie prime, semilavorati, mezzi di produzione) e servizi del lavoro di vario tipo da altre imprese e dalle famiglie, si genera nel sistema economico potere d’acquisto. Chi vende merci e servizi acquisisce un potere di acquistare altre merci e servizi di qualsiasi genere. Contemporaneamente vengono a generarsi rapporti di credito e di debito. Chi acquista merci e servizi per realizzare una produzione che dovrà essere venduta, si indebita nei confronti dei soggetti economici che li vendono. Se la produzione e la vendita di merci e servizi fosse simultanea, il potere d’acquisto sarebbe immediatamente realizzato e i rapporti di credito e di debito sarebbero immediatamente risolti. Se, come avviene, la produzione messa in cantiere oggi sarà realizzata e venduta in futuro, l’attività produttiva richiede che i soggetti che acquistano merci e servizi per 152 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 produrre oggi e vendere domani, dispongano di strumenti di finanziamento concessi a fronte di promesse di restituzione in futuro. La stessa cosa possiamo dire nel caso in cui siano le famiglie a chiedere prestiti per effettuare acquisti a fronte di promesse di pagamento che si impegnano ad onorare con il loro reddito futuro. Questa dimensione temporale introduce un elemento di incertezza connaturato all’attività produttiva: diviene semplicemente impossibile accertare in anticipo tutte le condizioni necessarie a stabilire se le promesse di pagamento generate nella produzione e distribuzione di merci e servizi potranno essere onorate. Abbiamo visto come, in tali condizioni, il sistema monetario formato dalle banche e dalla Banca Centrale trasformi in moneta promesse di pagamento generate dai rapporti di debito e di credito connessi all’attività produttiva. La moneta trova così la sua ragion d’essere nella necessità di trasferire integralmente nel tempo un potere d’acquisto nominale generato nell’attività economica in condizioni di incertezza. Se la domanda di prestiti oggi dipende, essenzialmente, dal livello dell’attività economica che ci si attende in futuro, i prestiti effettivamente concessi dipendono da una sorta di negoziazione tra le banche e i soggetti economici che domandano prestiti (imprese ma anche famiglie). Infatti, è importante sottolineare che nel processo di creazione dei mezzi di pagamento la banca non svolge un ruolo passivo. Le banche operano come imprese che devono valutare rischi e rendimenti della propria attività. La concessione di prestiti è, dunque, subordinata a una valutazione della banca sulle condizioni di solvibilità dei richiedenti. La domanda di prestiti da parte di un soggetto economico, sia esso una impresa o una famiglia, giudicato non idoneo a ottenere il prestito non darebbe luogo ad alcuna creazione di mezzi di pagamento. Le condizioni a cui i prestiti vengono concessi, cioè i tassi di interesse praticati dalle banche, riflettono pertanto non solo i rischi dei debitori ma anche i rapporti di forza tra chi offre prestiti (le banche) e chi domanda prestiti (le imprese e le famiglie). La presenza della moneta di corso legale emessa dalla Banca Centrale non modifica tale conclusione nei limiti in cui la necessità di disporre di moneta della Banca Centrale da parte delle banche è assecondata dalla Banca Centrale stessa come avviene nei casi esaminati sopra. Tuttavia, l’azione della Banca Centrale non è puramente passiva a fronte della domanda di riserve da parte delle banche, come d’altra parte non lo è la condotta delle banche a fronte della domanda di prestiti. Bisogna considerare inoltre, come abbiamo visto nel paragrafo 3.2, che la Banca Centrale può di sua iniziativa creare base monetaria attraverso le operazioni di mercato aperto. Dobbiamo allora considerare più attentamente se la presenza e la condotta della Banca Centrale modifichi la conclusione generale secondo cui la quantità di moneta viene generata endogenamente al sistema 153 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 economico. All’esame del ruolo della Banca Centrale nel processo di creazione di mezzi di pagamento è dedicato il paragrafo successivo. 4. La Banca Centrale, la base monetaria e l’offerta di moneta Come sappiamo dal paragrafo 2, una delle funzioni più importanti della Banca Centrale è quella di essere l’istituto di emissione della moneta di corso legale. Nel paragrafo precedente abbiamo definito la base monetaria come la somma di circolante e riserve bancarie e abbiamo visto come la Banca Centrale crei base monetaria quando concede prestiti alle banche o acquista titoli di credito da esse. Nel presente paragrafo esamineremo il processo di creazione (o distruzione) di base monetaria e i suoi effetti sulla creazione di depositi in termini più generali. I canali attraverso cui la Banca Centrale può creare (o distruggere) base monetaria sono tutti quelli attraverso cui essa acquista (o vende) attività creando (o distruggendo) proprie passività. Tali canali possono essere classificati come segue: (a) i canali attraverso cui la Banca Centrale crea (o distrugge) base monetaria su richiesta delle banche, e precisamente: 1. il finanziamento delle aziende di credito attraverso la concessione di prestiti alle banche 2. gli acquisti di attività emesse o detenute dalle banche 3. le operazioni di risconto (b) i canali attraverso cui la Banca Centrale crea (o distrugge) base monetaria su propria iniziativa attraverso: 1. le operazioni di mercato aperto 2. gli acquisti di titoli pubblici emessi dal settore pubblico a copertura del disavanzo (c) l’acquisto (o la vendita) di attività sull’estero attraverso cui la Banca Centrale interviene sui mercati dei cambi. Della creazione di base monetaria attraverso i rapporti con il sistema bancario, abbiamo già detto nel paragrafo 3.3. Quando crea (o distrugge) base monetaria (riserve) su iniziativa delle banche, la Banca Centrale non fa che adeguare l’offerta di riserve alla domanda proveniente dalle banche. Esaminiamo più da vicino questo tipo di interazione. Se indichiamo con rb* il rapporto minimo riserve/depositi, possiamo facilmente stabilire una relazione lineare tra il D livello minimo di riserve domandato dalle banche ( RIS min ) e il livello dei depositi (DEP): 154 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 D RIS min rb* DEP dove 0 rb* 1 . La domanda di riserve minime da parte delle banche aumenta all’aumentare dei depositi in proporzione al coefficiente minimo di riserva ( rb* ) come indicato dal graf. 1. Se la Banca Centrale soddisfa la domanda di riserve minime delle banche, l’offerta di riserve ( RIS S ) aumenta all’aumentare dei depositi secondo la stessa relazione in cui aumenta la domanda di riserve minime. Perciò avremo che: D RIS S RISmin rb* DEP . In questo caso, il rapporto riserve/depositi che effettivamente si registra rimane necessariamente immutato al suo livello minimo. ∗ ∗ Graf. 1 La domanda di riserve minime in funzione dei depositi Consideriamo ora gli effetti della creazione di base monetaria su iniziativa della Banca Centrale. Delle operazioni di mercato aperto abbiamo fornito un esempio nel paragrafo 3.2. La Banca Centrale acquista titoli sul mercato secondario pagandoli con proprie passività cioè con nuova moneta. Continuando a supporre che il pubblico non faccia uso di circolante, i depositi presso il sistema bancario aumentano di altrettanto. In questo caso, l’aumento dei depositi è avvento come conseguenza di un aumento della moneta della Banca Centrale che rappresenta riserve per le banche. Le riserve del sistema bancario nel suo complesso aumentano perciò di un ammontare pari all’aumento dei depositi. Un processo analogo, anche se indiretto, avviene quando la Banca Centrale finanzia un disavanzo corrente del settore pubblico acquistando titoli emessi a copertura del disavanzo. In quest’ultimo caso, la Banca Centrale acquista titoli del debito pubblico con nuova moneta, accreditando il corrispettivo sul conto corrente del settore pubblico. I depositi nel settore bancario aumentano nel momento in cui il settore pubblico effettua pagamenti al settore privato (famiglie e imprese) attingendo da tali conti. Il punto su cui occorre riflettere è che, diversamente dal caso in cui i depositi delle banche aumentano per effetto dell’aumento dei prestiti delle banche stesse, quando è la Banca Centrale ad acquistare attività di sua iniziativa l’aumento dei depositi nel settore bancario comporta per le banche un pari aumento di disponibilità di riserve bancarie. Come sappiamo dal paragrafo 155 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 3.2, che a questo aumento di riserve segua un aumento dei depositi dipende unicamente dall’aumento della domanda di prestiti a cui è legato l’aumento dei depositi. Per illustrare questa affermazione in termini più generali, possiamo ora utilizzare il graf. 2. Nella situazione iniziale supponiamo che il livello dei depositi sia pari a DEP1 e che la Banca Centrale, attraverso i canali di cui abbiamo discusso, abbia creato riserve in modo da soddisfare la domanda di riserve minime delle banche. Ne segue che nella situazione iniziale, illustrata nel graf. 2 dal punto A, l’offerta di riserve è uguale alla domanda minima di riserve bancarie in corrispondenza di DEP1 , avremo: RIS1S rb* DEP1 . ∗ ∆ ∗ ∆ ∗ Graf. 2 L’aumento dei depositi che sarebbe necessario a far sì che il rapporto riserve/depositi rimanga pari al minimo a fronte di un aumento dell’offerta di riserve Supponiamo ora che la Banca Centrale crei nuova base monetaria con una operazione di mercato aperto in modo che l’offerta di riserve aumenti a RIS 2S . È evidente che la nuova offerta di base monetaria ( RIS 2S ) risulterà uguale alla domanda minima di riserve solo se i depositi aumentano a DEP2 . In altri termini, affinché il rapporto riserve/depositi rimanga al suo livello minimo dopo l’iniziativa della Banca Centrale di aumentare l’offerta di riserve, i depositi dovrebbero aumentare da DEP1 a DEP2 . Nel graf. 2 dovremmo passare dal punto A al punto B. L’aumento dei depositi da DEP1 a DEP2 è il massimo aumento possibile dei depositi senza che il sistema bancario necessiti di ulteriori riserve rispetto a quelle create dalla Banca Centrale. Tale aumento dei depositi, tuttavia, non è il risultato automatico dell’aumento dell’offerta base monetaria (cioè di riserve) su iniziativa della Banca Centrale. Come abbiamo sottolineato più volte, l’espansione dei depositi dipende dalla domanda di prestiti. Se, ad esempio, dopo l’aumento dell’offerta di riserve la domanda di prestiti non aumentasse, i depositi nel sistema bancario aumenterebbero solo di quanto è aumentata la base monetaria. Infatti, la Banca Centrale compie una operazione di mercato aperto acquistando titoli pagati con nuova moneta della Banca Centrale che viene interamente depositata presso il sistema bancario: l’aumento dei depositi da DEP1 a DEP1 ' è pari all’aumento 156 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 dell’offerta di riserve da RIS1S a RIS 2S . Se, come stiamo supponendo, i prestiti non aumentano, l’aumento dei depositi non va oltre DEP1 ' . In questo caso avremmo RIS DEP , con la conseguenza che il rapporto effettivo tra aumento delle riserve e aumento dei depositi risulterebbe pari a 1, che rappresenta il rapporto massimo tra variazione delle riserve e variazione dei depositi. Abbiamo già esaminato questo caso con un esempio numerico nel paragrafo 3.2; graficamente possiamo rappresentarlo come un movimento su una retta a 45°, lungo la quale RIS DEP e rb 1 come rappresentato nel grafico 3. ∗ 1 ∆ ∗ 1 ∆ ′ Graf. 3 Il caso in cui l’aumento dei depositi fosse limitato al solo aumento iniziale conseguente all’aumento iniziale dell’offerta di riserve ( RIS DEP e rb 1 ) Il confronto tra il graf. 3 e il graf. 2, mostra che solo un aumento autonomo dei prestiti, e quindi dei depositi, fa sì che il rapporto riserve/depositi tenda verso il suo livello minimo ( rb* ). Infatti, in assenza di un aumento della domanda di prestiti, o se le banche decidessero autonomamente di non concedere prestiti, tutto quello che accadrebbe è che banche si trovano con più riserve rispetto al livello minimo. Il punto essenziale è che l’aumento dei depositi dipende unicamente dall’aumento della domanda di prestiti che le banche decidono di soddisfare. E tale aumento non è in relazione diretta con l’espansione della riserve attuata dalla Banca Centrale. Ne segue che non vi è alcuna ragione di ritenere che se la Banca Centrale aumenta di sua iniziativa la base monetaria da RIS1S a RIS 2S i depositi aumentino automaticamente da DEP1 a DEP2 . In conclusione, se la Banca Centrale prende misure espansive della base monetaria creando moneta sotto forma di riserve disponibili per le banche, da ciò non consegue che l’aumento delle riserve offerte alle banche sia necessariamente uguale all’aumento della domanda minima di riserve da parte delle banche. Ciò accadrebbe solo nell’ipotesi che i depositi si espandano in modo che la domanda minima di riserve da parte delle banche sia sempre uguale l’offerta di riserve disponibile. Sotto questa ipotesi, possiamo calcolare quale sarebbe l’espansione massima dei prestiti e dei depositi se la Banca Centrale espandesse la base monetaria (le 157 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 D riserve) di RIS S . Infatti, supponendo che RIS S RISmin , dalla relazione D * S * RIS min rb DEP otteniamo RIS rb DEP da cui possiamo facilmente ricavare che: 1 RIS S rb* dove 1 / rb* (con 0 rb* 1 ) è il moltiplicatore potenziale dei depositi. DEP L’aumento potenziale dei depositi è dunque un multiplo dell’aumento delle riserve offerte dalla Banca Centrale. Se la domanda di prestiti aumenta in modo adeguato, e le banche decidono di soddisfare tale domanda di prestiti, l’aumento dei depositi risulterà necessariamente un multiplo delle riserve. Dal momento che il rapporto riserve/depositi non è di uno ad uno, le riserve sono una frazione dei depositi e pertanto i depositi sono un multiplo delle riserve. La frazione 1 / rb* è pertanto il moltiplicatore dei depositi potenzialmente ottenibili, data una certa espansione delle riserve. Se, ad esempio, il rapporto riserve/depositi minimo ( rb* ) fosse di 0,10 e l’espansione delle riserve offerte dalla Banca Centrale fosse di 100, in presenza di una domanda di prestiti sufficiente, il sistema bancario potrebbe espandere i prestiti e i depositi di: DEP (1 / rb* )RIS S (1 / 0,10) 100 1000 . In questo caso il rapporto tra riserve e depositi è di 1 a 10, e il moltiplicatore dei depositi potenzialmente ottenibili è pari a 10. 5. Moneta esogena e moneta endogena Da quanto abbiamo esaminato nei paragrafi precedenti, il flusso di moneta generato nel sistema economico è la risultante del comportamento dei due attori interagenti che compongono insieme il sistema bancario: le banche che creano depositi concedendo prestiti in risposta alla domanda di prestiti e la Banca Centrale che offre base monetaria, la quale viene domandata dal pubblico sotto forma di circolante e dalle banche sotto forma di riserve. Nella creazione di moneta, sia la Banca Centrale sia le banche hanno a disposizione due tipi di regole di comportamento: (a) fissare le condizioni, cioè i tassi di interesse, a cui concedere prestiti: la Banca Centrale alle banche e queste ultime alla clientela; (b) attuare politiche di regolazione quantitativa: la Banca Centrale nella creazione di base monetaria e le banche nell’erogazione del credito. Nel primo caso il sistema bancario fissa i tassi di interesse e crea tanta moneta quanta ne viene domandata nel sistema economico. È per questo motivo che quando la Banca Centrale e le banche seguono lo stesso tipo di politica fissando i tassi e creando tutta la moneta che viene domandata, l’offerta di moneta viene 158 G. Bonifati, Dispensa di Istituzioni di economia, capitolo 7 Corso di Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2013-2014 considerata endogena. Nel secondo caso, se le politiche di fissazione della quantità di moneta congiuntamente seguite dalla Banca Centrale e dalle banche hanno successo, data l’offerta di moneta, saranno i tassi di interesse a essere determinati all’interno del sistema economico dall’interazione tra domanda e offerta di moneta. In questo secondo caso, l’offerta di moneta viene considerata esogena. Un modo con il quale viene spesso rappresentata in termini semplificati questa contrapposizione è quello di far riferimento alla diversa risposta della Banca Centrale a uno spostamento della funzione di domanda di moneta. Consideriamo, ad esempio, uno spostamento della funzione di domanda di moneta dovuta ad un aumento del livello del reddito monetario. Un primo caso preso in esame è quello in cui la Banca Centrale fissa come obbiettivo un certo livello del tasso di interesse ( i ), per mantenere costante il quale l’offerta di moneta viene aumentata mediante la creazione di base monetaria tanto quanto basta a soddisfare l’aumento della domanda di moneta a quel tasso di interesse. In questo caso la moneta dovrebbe essere considerata endogena, come risultato di una politica accomodante della Banca Centrale, e la sua funzione di offerta risulterebbe orizzontale (graf. 4). ̅ , , Graf. 4 La funzione di offerta di moneta orizzontale Graf. 5 La funzione di offerta di moneta verticale Il secondo caso esaminato rappresenta invece il comportamento della Banca Centrale volto a mantenere costante l’offerta di moneta. Ne seguirebbe che, a fronte di uno spostamento della domanda di moneta, deve essere necessariamente il tasso di interesse ad aumentare per garantire l’equilibrio tra una offerta di moneta immutata e una domanda aumentata. In questo caso la moneta sarebbe esogena e la sua funzione di offerta risulterebbe verticale (graf. 5). 159