L`ARCHITETTURA SI RACCONTA

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L’ARCHITETTURA SI RACCONTA
«Concepisci una cosa considerandola sempre nel suo CONTESTO più ampio – una sedia in una stanza, una stanza in una casa,
una casa in un quartiere, un quartiere nel piano di una città.»
Eero Saarinen
Fin dalle prime fasi progettuali, il nuovo Centro Servizi del Credito Valtellinese è stato pensato per radicarsi fortemente al quartiere Feltre; le stesse
condizioni al contorno sembravano “dettare” questo principio compositivo, richiedendo alla nuova costruzione di rispettare l’identità e il carattere
del contesto. L’edificio preesistente, originariamente un pensionato a carattere religioso risalente agli anni ’60, necessitava di un intervento
d’espansione capace di restituirgli la funzionalità persa nel corso del tempo e contemporaneamente di donargli una forza estetica mai realmente
avuta. Il quartiere residenziale, realizzato tra il 1957 e il 1963 sotto il coordinamento dell’architetto Gino Pollini, dal canto suo, pretendeva il
rispetto dovuto a questo pezzo di città, entrato ormai a far parte della storia dell’architettura italiana come esempio virtuoso di edilizia popolare.
E, infine, il grande Parco Lambro, con la sola presenza, sembrava indirizzare il disegno verso un edificio verde e sostenibile. Il team progettuale
coordinato dalla società Stelline ha, quindi, lavorato su un’architettura che potesse essere la sintesi di queste diverse istanze e l’espressione
coerente del luogo stesso.
«“La forma segue la funzione”: è un fraintendimento. FORMA e FUNZIONE dovrebbero essere una cosa sola, congiunte in
unione spirituale.»
Frank Lloyd Wright
«L’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei VOLUMI nella luce.»
Tale approccio è evidente già dalla lettura dello sviluppo planimetrico del Centro Servizi di via Feltre. La pianta del nuovo edificio e il modo con il
quale s’innesta nella costruzione preesistente sono il frutto di una lunga fase preliminare interlocutoria nella quale, oltre ai i vincoli del lotto, sono
state prese in considerazione le richieste del committente, il programma funzionale e le destinazioni d’uso dettate dalla normativa urbanistica. Il
Credito Valtellinese, infatti, aveva la necessità di rinnovare l’ex pensionato ormai obsoleto e di ampliarlo per renderlo più adatto alle esigenze del
Gruppo; tuttavia, la normativa prevedeva che solo una parte del lotto fosse adibita a terziario amministrativo, mentre la restante fosse destinata a
servizi privati. La sintesi di queste diverse necessità, trasformate in opportunità di disegno, ha portato a organizzare la doppia destinazione d’uso,
centro di formazione e nuovi uffici, in due corpi di fabbrica dalla morfologia chiara e distinta, appartenente però alla stessa matrice architettonica.
Il primo volume è, quindi, un parallelepipedo regolare connesso alla preesistenza, con la quale forma un’area per lo più continua dedicata agli
uffici amministrativi del gruppo e delle società a esso correlate; nel secondo volume, invece, caratterizzato da una forma planimetrica a trapezio
rettangolo, sono organizzati l’auditorium, la mensa e le aule della Creval Academy.
I due volumi così strutturati ruotano attorno a un cilindro trasparente che funge da ingresso e da raccordo tra le parti. L’ambiente circolare,
caratterizzato da una scala a rampa unica che sale a spirale per tutta l’altezza della hall, è lo spazio fondante di tutto il progetto: è l’elemento
riconoscibile e identitario nel quale le due anime funzionali dell’edificio si fondono in un gioco mutevole e variabile di luci. Muovendosi all’interno
di questo foyer, intorno al tavolo della reception che ne segna il centro fisico, è immediatamente riconoscibile la doppia caratteristica dell’ambiente,
spazio pubblico e privato insieme; le pareti vetrate, infatti, mettono in relazione la hall da un lato con la corte d’ingresso, pensata come una
piazza pedonale sulla quale il vecchio edificio e il nuovo si confrontano in un serrato dialogo di rimandi linguistici, e, dall’altro, con il giardino
retrostante, progettato per essere un angolo verde nascosto tutto da scoprire. La duplice dimensione intima e pubblica, che contraddistingue del
resto tutto il Centro Servizi, si rispecchia anche nel trattamento delle facciate. I fronti verso la strada sono chiusi e compatti, articolati dai lunghi
listoni di cotto, evocazione contemporanea dei mattoni faccia vista dell’adiacente Quartiere Feltre; dall’altro lato, verso il Parco Lambro, sono aperti
e trasparenti, con la chiara volontà di fare entrare il parco negli spazi di lavoro.
Le Corbusier
Alla pagina precedente foto
aerea del Quartiere Feltre
(1963). In basso si nota
l’ex pensionato religioso.
Accanto, vista dell’ex
pensionato, già Centro
servizi Creval prima dei
lavori di ampliamento.
Alcuni schizzi di progetto.
«La TECNOLOGIA da sola non può né liberare né rendere schiavi; essa deve essere capita, guidata, impiegata verso gli obiettivi
che c’interessano.»
Giorgio Ceragioli
Le scelte architettoniche che caratterizzano il Centro Servizi Creval sono strettamente collegate a quelle tecnologiche. Il principio, che Stelline ha
seguito, qui come in altri progetti, è che la tecnologia di un edificio non è un elemento da applicare a posteriore a un disegno preliminare ma è
fondante del processo che determina e orienta il risultato finale. L’idea basilare è pienamente espressa nella composizione dell’involucro della nuova
costruzione, il cui valore espressivo è affidato all’alternarsi delle grandi superfici vetrate e delle pareti in cotto. Il disegno delle parti trasparenti
e di quelle opache è stato supportato dal calcolo, tramite modellazione, dell’apporto energetico del sole per ogni singolo fronte; questo ha
determinato le dimensioni dei vuoti e dei pieni, la tipologia di vetri e di infissi da utilizzare, la struttura della parte ventilata – la cui realizzazione,
per altro, ha richiesto particolari tecnologie di allineamento e montaggio soprattutto nella parete sud – e il sistema di schermatura (tende esterne
per le facciate nord e nord-est e lamelle di cotto orizzontali fisse per quelle a sud ovest).
Se all’esterno la correlazione tra architettura e tecnologia, che ha indirizzato la progettazione del centro Servizi è, quindi, visibile immediatamente,
all’interno questo principio, pur maggiormente celato, è altrettanto presente: basti pensare alla scala elicoidale appesa, essa stessa componente
tecnologica, che movimenta la hall d’ingresso, catturando lo sguardo di operatori e visitatori, o all’auditorium: qui la continuità visiva
dell’ambiente, con l’eliminazione dei pilatri intermedi, ha determinato la progettazione di una grande trave reticolare in copertura alla quale sono
stati appesi gli impalcati orizzontali di tre piani.
«Si può progettare solo quello che si sa come COSTRUIRE».
Paulo Mendes da Rocha
A guidare, quindi, tutto il processo di realizzazione del nuovo Centro Servizi Creval di via Feltre è stato il modello della progettazione integrata,
che fonde, cioè, insieme competenze, scienze e saperi di natura diversi. Tale approccio è stato particolarmente utile anche nella fase costruttiva,
per superare una serie di complessità riscontrate, la principale delle quali è stata la contiguità dell’area di cantiere con l’edificio preesistenze, del
quale si è dovuta garantire la continuità lavorativa. Ciò ha comportato numerose difficoltà di carattere operativo, come, ad esempio, la mancanza
di spazi d’azione e di stoccaggio, gestionale e di sicurezza. Per risolvere le diverse problematiche, i tecnici di Stelline hanno sottoposto il cantiere a
progettazione continua, per trovare ogni volta soluzioni flessibili e innovative. Inoltre, l’intero processo è stato sottoposto a un controllo accurato
e millimetrico, per garantire l’efficienza di ogni fase, dagli scavi per la necessaria bonifica bellica alla realizzazione delle opere di sottofondazione,
dagli interventi di demolizione che hanno interessato l’edificio preesistente al montaggio della grande gru unica che ha permesso di realizzare gli
impalcati del volume della Creval Academy.
«Per fare una buona architettura ci vuole sempre un buon cliente, oltre a un architetto versato alla SOSTENIBILITÀ».
Renzo Piano
La stretta corrispondenza tra forma, funzione, costruzione, estetica e tecnica è ciò che permette al Centro Servizi Creval di essere prima di tutto
un’architettura di qualità e quindi, di conseguenza, sostenibile. Dove, per sostenibile non s’intende solo un edificio a basso impatto ambientale –
qual è, del resto, la struttura di via Feltre, come attestano le numerose certificazioni ottenute – ma una fabbrica complessa, sensibile nei confronti
della scala locale quanto rispettosa di quella paesaggistica, attenta al risparmio delle risorse energetiche e alla gestione dei costi di costruzione e di
manutenzione. È questo del resto l’approccio seguito dal Credito Valtellinese nelle sue operazioni immobiliari finanziarie, che da sempre coniugano
gli interessi economici con quelli sociali, culturali e ambientali di un territorio. Il nuovo Centro Servizi è, quindi, sostenibile a 360 gradi perché lo è
lo stesso Gruppo Creval.
Per la società Stelline realizzare un’architettura sostenibile ha significato soprattutto affrontare una grande sfida, vinta grazie alla presenza e
alla specializzazione di un team dedicato di tecnici e professionisti. Il metodo della progettazione integrata, il confronto e lo studio continuo,
l’esperienza di cantiere e soprattutto la passione hanno motivato il team nella ricerca di soluzioni in linea con le richieste delle certificazioni
ambientali, scegliendo i materiali più idonei, trovando le tecniche a basso impatto per lo smaltimento dei rifiuti di cantiere e unendo il tutto con la
gestione e il monitoraggio quotidiano di tutte le attività connesse alla costruzione del Centro Servizi, validate anche dalle procedure di qualità ISO
9001 e dalla certificazione ambientale ISO 14001.
«L’edificio totale è lo scopo ultimo delle ARTI VISIVE….architetti, pittori e scultori devono riconoscere ancora una volta la
natura degli edifici come entità composite»
Walter Gropius
Il rispetto per il territorio sociale e ambientale, che caratterizza il Credito Valtellinese, si traduce anche in sensibilità per i temi della cultura
e della formazione. Nel Centro Servizi di via Feltre, che nella formazione ha una delle sue funzioni portanti con la costituzione della Creval
Academy, tale attenzione è evidente nel progetto culturale che sottende la scelta delle opere che arredano i suoi ambienti. I quadri, le sculture
e gli oggetti di arte contemporanea, selezionati dalla Fondazione Creval all’interno del vasto patrimonio del Gruppo, rispecchiano non solo il
carattere dell’architettura ma anche la duplice identità dell’edificio, pubblico e privato insieme. Non a caso, infatti, le pitture di Diliberto, con
le loro pennellate colorate e decise, animano i toni neutri e rilassanti dell’auditorium; i faccioni di Ophra si confondono con i visi di chi in sala
mensa ha una pausa dal lavoro o da un corso di aggiornamento; i paesaggi urbani di Crippa sono lo sfondo perfetto delle chiacchiere animate delle
sale riunioni del piano terra, mentre le conversazioni intime di Ruggero Savinio fanno da eco alle decisioni aziendali quasi sussurrate ai piani alti
dell’edificio. Lo scopo, in ogni caso, è unico: educare al gusto, all’arte e alla bellezza chiunque passeggi distrattamente o meno nei corridoi, negli
uffici, negli ambienti riservati o negli spazi collettivi del Centro Servizi Creval, secondo quel principio che si può fare cultura ovunque e comunque.
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