Rivista - Osservatorio del Celado.

Editoriale
IL CiELADO
Anno 15, numero 1-2 gennaio - giugno 2015
Organo Ufficiale della
Unione Astrofili Tesino e Valsugana
c/o Biblioteca Comunale di Castello Tesino
Via Venezia 16/b
38053 Castello Tesino
Coordinate bancarie:
IBAN:
IT 62 V 0810234580 000020042214
Direttore:
Redazione:
Giancarlo Favero
Maria Rita Baldi
Marina Campestrin
Michele Miconi
Gastone Tacchetto
ANNO SOCIALE 2015
ORGANI SOCIALI
CONSIGLIO DIRETTIVO 2013-2015
Presidente:
Vice-Presidente:
Segretario:
Tesoriere:
Consiglieri:
Revisori Effettivi:
Revisori Supplenti:
Giancarlo Favero
Claudio Costa
Maria Rita Baldi
Renzo Müller
Michele Miconi
Roberto Broccato
Gastone Tacchetto
Michele Alberti
Marina Aru
Marina Campestrin
Ermanno Dorigato
Sergio Menguzzato
Direttore dell’Osservatorio:
Roberto Broccato
Parte formativa e uso strumenti
Michele Miconi
Gastone Tacchetto
Contatti con le scuole
Claudio Costa
Informatica e attrezzature elettriche, edilizia e
meccanica
Roberto Broccato
SOMMARIO
Editoriale
News ultimissime
Il cielo d’estate 2015
Il cieli d’autunno 2015
Verbali
Programma estate 2015
Ingrandimenti
Manuale The Sky6
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In copertina: immagini di Giove realizzate da Michel
Jacquesson col telescopio dell’Osservatorio del Celado
in maggio 2015.
Cari soci,
mentre non ci sono novità circa l’asservimento
della cupola dell’Osservatorio del Celado al moto
del telescopio da 80 cm, si deve lamentare la
caduta delle prime piastre del rivestimento
esterno dello stabile, con grave pericolo per utenti
e passanti. Il Comune ha provveduto a recintare
la zona interessata alla caduta quindi ha
proceduto alla verifica della diffusione del
fenomeno.
È
risultato
che
l’instabilità
dell’incollaggio delle piastre è limitata al lato est
dello stabile, lo stesso soggetto a infiltrazione di
acqua nelle relative pareti interne. L’attuale
amministrazione, in scadenza, non è in grado di
effettuare lavori di qualche importanza, per cui la
questione sarà rinviata alle scelte dei prossimi
consiglieri.
Le ricerche sugli asteroidi condotte in
collaborazione col socio Riccardo Furgoni sono
proseguite fino ad aprile, in seguito sono state
ostacolate dal ritardato tramonto del Sole, che
rende il cielo chiaro anche oltre le ore 22 almeno
fino a tutto luglio.
L’attività pubblica dell’Osservatorio è stata molto
ridotta in questo primo semestre, sia per la
meteorologia sfavorevole che per lo scarso
interesse da parte delle scuole. La sera del 20
giugno sarà dedicata all’osservazione di Saturno,
come negli ultimi anni, e anche questa volta
avremo la collaborazione della Banda Folkloristica
di Castello Tesino che terrà un suo concerto nelle
prime ore della sera, finché verso le 22 sarà
abbastanza scuro da permettere l’osservazione di
Venere, Giove e Saturno.
Le conferenze estive saranno tenute dai consueti
relatori su argomenti di grande attualità. Il 28
luglio il prof. Ortolani parlerà del sorvolo di
Plutone da parte della sonda New Horizon
appena avvenuto, ricordando anche l’incontro di
un’altra sonda della NASA, Dawn, con altri due
pianeti nani: Vesta e Cerere, i più grandi asteroidi
della fascia principale. Il 21 agosto il prof. Barbieri
ci aggiornerà sulla Missione Rosetta che avrà da
pochi giorni raggiunto il suo obiettivo di seguire la
cometa Chiuriamov-Gerasimienko fino al perielio,
cioè al punto della sua orbita più vicino al Sole,
dove svilupperà il massimo della sua attività. Il 4
agosto io parlerò dei primi 5 anni di attività
dell’Osservatorio astronomico del Celado.
Spero di vedervi numerosi a questi appuntamenti,
insieme con i vostri familiari ed amici.
Giancarlo Favero
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News
ULTIME SCOPERTE DI ROSETTA
attuale posizione dall’azione dei ghiacciai. In
altri casi, il vento e l’acqua hanno eroso il
Ci sono novità interessanti dalla missione
Rosetta, la prima missione nella storia ad aver
sorvolato da vicino una cometa (67P/
Churyumov- Gerasimenko) ed aver rilasciato
un lander sulla sua superficie. Parliamo in
seguito di due importanti scoperte diffuse
recentemente.
Rocce in equilibrio sulla cometa 67P
Gli scienziati del team OSIRIS (Optical,
Spectroscopic, and Infrared Remote Imaging
System), il sistema per la realizzazione delle
immagini di Rosetta, hanno scoperto una
singolare formazione sul lobo più esteso della
cometa, nella regione denominata Aker.
Le immagini sono state scattate lo scorso 16
settembre da una distanza di 29 chilometri e
mostrano un gruppo di tre rocce quasi in
bilico sulla superficie della cometa. Sembra
infatti che ci sia solamente una piccola area di
contatto tra le rocce e il nucleo. La più grande
delle tre rocce si staglia sulle altre ed ha un
diametro di circa 30 metri.
Formazioni simili sono state trovate anche
anche sulla Terra. Quelle che vengono
chiamate “balancing rocks” (rocce in
equilibrio) toccano il suolo solo con una
piccola frazione della loro superfice e spesso
sembra che stiano per inclinarsi o ribaltarsi da
un momento all’altro. Alcune di esse possono
in effetti dondolare avanti e indietro e
vengono chiamate “rocking stones” (pietre a
dondolo). Esempi straordinari di “balancing
rocks” si possono trovare in Australia e nel
sud-ovest degli Stati Uniti. Queste particolari
rocce sono spesso state portate nella loro
La cometa 67P fotografata dalla sonda
Rosetta. Il riquadro bianco indica la zona
con le tre rocce in bilico osservate (Credit:
ESA/Rosetta/MPS).
Le tre rocce in bilico osservate sulla
superficie della cometa 67P. (Credit:
ESA/Rosetta/MPS).
materiale più morbido che circonda la roccia.
“Non è chiaro come una roccia in equilibrio si
sia formata sulla superficie della cometa 67P”
ha commentato Holger Sierks del Max Planck
2
Institute per la Ricerca sul Sistema Solare
(MPS) in Germania, il principal investigator
di OSIRIS. “Un’ipotesi è che anche su 67P i
processi di trasporto abbiano fatto la loro
parte: l’attività cometaria potrebbe causare lo
spostamento e il riposizionamento di tali
rocce”.
“Avevamo notato questa formazione già nelle
precedenti immagini scattate da OSIRIS” ha
aggiunto Sebastien Besse dell’ESA, autore
della scoperta. “Tuttavia, a prima vista i massi
non ci sembrava molto diversi da altri che
avevamo visto”. In effetti, massi sparsi
possono essere trovati in molti posti sulla
superficie della cometa. Uno dei più grandi
misura all’incira 45 metri. Gli scienziati lo
hanno chiamato Cheope, in riferimento alle
piramidi egiziane. Altre regioni su 67P
sembrano un cumulo di macerie e sono
praticamente coperte di massi.
Sierks sottolinea come l’interpretazione delle
immagini della superficie cometaria possa
essere difficile. A seconda dell’angolo di
ripresa, dell’illuminazione, e della risoluzione
spaziale molto diversa, si possono creare delle
impressioni molto diverse e talvolta
fuorvianti. Ad esempio, in un’immagine
scattata il 16 agosto 2014 da una distanza
maggiore (105 km) uno dei massi più piccoli
della formazione sembrava essere sporgente
come una colonna. Le immagini della stessa
regione scattate il 16 settembre 2014 tuttavia
non sembrano confermare questa versione.
Il team di OSIRIS continuerà a monitorare
attentamente le formazioni rocciose sulla
superficie della cometa, nel tentativo di
riuscire a spiegarne la vera natura e forse
anche la sua origine.
Atmosfera cometaria
I dati raccolti dallo strumento Alice della
NASA a bordo della sonda Rosetta
dell’Agenzia Spaziale Europea rivelano che
gli elettroni vicini alla superficie della cometa
67P/Churyumov-Gerasimenko – e non i
fotoni provenienti dal Sole, come si pensava –
provocano la rapida rottura delle molecole di
acqua e anidride carbonica che vengono
espulse dalla superficie della cometa. Un
resoconto di queste scoperte è stato accettato
per la pubblicazione sulla rivista Astronomy
and Astrophysics.
Questa immagine è un mosaico composto da
quattro fotografie singole scattate da 31
chilometri di distanza dal centro della
cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko il 20
novembre 2014. La risoluzione delle
immagini è di 3 metri per pixel (Credit:
ESA/Rosetta/NAVCAM).
Lo strumento Alice è uno dei due spettrometri
ultravioletti chiamati Alice che attualmente si
trovano nello spazio. L’altro è a bordo della
sonda della NASA New Horizons, che
effettuerà un sorvolo ravvicinato di Plutone
nel mese di luglio. Lo strumento Alice a bordo
di Rosetta sta ottenendo prove sull’origine, la
composizione e il funzionamento della
cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko per
fornire informazioni sensibili e ad alta
risoluzione che non possono essere ottenute
3
nè con osservazioni da Terra nè con
osservatori in orbita terrestre. Lo strumento ha
più di mille volte la capacità di raccolta dati
rispetto agli strumenti lanciati una
generazione fa, pesando solamente quattro
chilogrammi ed utilizzando appena quattro
Watt di potenza.
Dallo scorso agosto, Rosetta ha orbitato entro
160 chilometri di distanza dalla cometa 67P.
Lo spettrografo Alice a bordo di Rosetta, è
specializzato nel rilevare la banda di
lunghezze d’onda nel lontano ultravioletto.
Alice esamina la luce che la cometa sta
emettendo
per
capire
la
chimica
dell’atmosfera cometaria, chiamata “coma”.
Uno spettrografo è uno strumento che gli
astronomi utilizzano per separare la luce nei
suoi vari colori. I ricercatori possono
identificare la composizione chimica dei gas
esaminando il loro spettro. Alice è il primo
spettrografo per il lontano ultravioletto ad
operare su una cometa.
La regione dello spettro nel lontano
ultravioletto consente agli scienziati di
rilevare gli elementi più abbondanti
nell’universo: idrogeno, ossigeno, carbonio e
azoto. Tuttavia, tali misure devono essere
effettuate dall’esterno dell’atmosfera terrestre,
o da osservatori in orbita come il telescopio
spaziale Hubble, o da missioni planetarie
come Rosetta. Dall’orbita terrestre, i
costituenti atomici possono essere visti solo
dopo che le loro molecole genitrici, come
acqua e anidride carbonica, sono state
spezzate dalla luce del sole, da centinaia a
migliaia di chilometri di distanza dal nucleo
della cometa.
Osservando l’emissione degli atomi di
idrogeno e ossigeno provenienti dalle
molecole di acqua spezzate, i ricercatori di
Alice possono risalire alla posizione e alla
struttura dei pennacchi di acqua dalla
superficie della cometa.
I dati di Alice indicano che la maggiorn parte
dell’acqua e dell’anidride carbonica nel coma
della cometa ha origine dai getti eruttati dalla
sua superificie.
L’analisi delle intensità relative delle
emissioni atomiche osservate ha consentito al
team scientifico di Alice di determinare che lo
strumento stava direttamente osservando le
molecole “genitrici” di acqua e anidride
carbonica che venivano spezzate dagli
elettroni nelle immediate vicinanze, a circa un
chilometro dal nucleo della cometa.
L’anidride carbonica e l’acqua vengono
rilasciate dal nucleo cometario e influenzate
dagli elettroni vicino al nucleo.
“La scoperta che stiamo per riportare è
piuttosto inattesa” commenta Alan Stern,
principal investigator per lo strumento Alice
presso il Southwest Research Institute
(Boulder, Colorado). “Il risultato ci mostra il
valore di una missione sulle comete e
l’importanza di osservarle da vicino, dato che
questa scoperta semplicemente non potrebbe
essere realizzata dalla Terra o con un
osservatiorio orbitante attorno alla Terra,
esistente o in fase di progettazione. Inoltre, sta
in sostanza trasformando la nostra conoscenza
delle comete.”
“I risultati sono simili a quelli che il
telescopio spaziale Hubble ha scoperto sulla
luna di Giove Europa, con l’eccezione che gli
elettroni sulla cometa vengono prodotti dalla
radiazione solare, mentre gli elettroni su
Euoropa provengono dalla magnetosfera di
Giove” ha commentato Paul Feldman,
ricercatore di Alice dalla Johns Hopkins
University (Baltimora, Maryland).
Lo spettrografo Alice ha anche studiato la
superficie della cometa 67P/ChuryumovGerasimenko e verrà utilizzato per ulteriori
studi della sua atmosfera quando la cometa si
avvicinerà al Sole e i suoi getti diverranno più
attivi a causa del riscaldamento solare.
Le osservazioni cometarie aiuteranno gli
scienziati a saperne di più riguardo all’origine
e all’evoluzione del Sistema Solare e al ruolo
4
che le comete potrebbero aver giocato nel
fornire alla Terra acqua, e forse anche la vita.
IL COMPLOTTO DELLA MATERIA
OSCURA
Un team internazionale di astronomi, guidato
da Michele Cappellari dell’Università di
Oxford, ha utilizzato i dati raccolti
dall’Osservatorio W. M. Keck nelle Hawaii
per analizzare i moti di stelle nelle parti
esterne delle galassie ellittiche. Si tratta della
prima indagine di questo tipo a racchiudere un
grande numero di queste galassie. Il team ha
scoperto
somiglianze
gravitazionali
sorprendenti tra le galassie a spirale e quelle
ellittiche, cosa che implica l’influenza di forze
nascoste. Lo studio verrà pubblicato sulla
rivista The Astrophysical Journal Letters.
Gli scienziati, provenienti da Stati Uniti,
Australia ed Europa hanno utilizzato il
potente spettrografo DEIMOS installato sul
più grande telescopio ottico del mondo,
presso l’Osservatorio Keck, per condurre un
importante studio sulle galassie vicine
chiamato SLUGGS, che ha mappato le
velocità delle loro stelle. Il team ha poi
applicato la legge della gravitazione di
Newton per “tradurre” queste misure di
velocità in quantità di materia distribuita
all’interno delle galassie.
“Lo
spettrografo
DEIMOS
è
stato
fondamentale per questa scoperta, dato che
esso può prendere dati da un’intera galassia
gigante in un colpo solo, e nello stesso tempo
campiona le velocità delle sue stelle in
centinaia di locazioni separate con
un’accuratezza notevole” commenta Aaron
Romanowsky, della San Jose State
University.
Una delle più importanti scoperte scientifiche
del XX secolo è stata che le spettacolari
galassie a spirale, come la nostra Via Lattea,
ruotano molto più velocemente di quanto
atteso, mosse da una forza gravitazionale
aggiuntiva d’invisibile “materia oscura”. Da
questa scoperta, avvenuta 40 anni fa, abbiamo
imparato che questa misteriosa sostanza, che è
probabilmente una particella elementare
esotica, compone all’incirca l’85% della
massa dell’universo, lasciando solo un 15%
alla materia ordinaria che incontriamo nella
nostra vita di tutti i giorni. La materia oscura
gioca un ruolo centrale nella nostra
comprensione di come le galassie si formano
ed evolvono – ed è in definitiva una delle
ragioni per l’esistenza della vita sulla Terra ma ancora non sappiamo quasi nulla su di
essa.
“La sorprendente scoperta del nostro studio è
che le galassie ellittiche mantengono una
velocità di rotazione notevolmente costante
fino a grandi distanze dal loro centro, allo
La velocità delle stelle in orbite circolari è
stata misurata sia attorno alle galassie a
spirale che a quelle ellittiche. Senza la
materia oscura, le velocità dovrebbero
diminuire con la distanza dalla galassia, a
tassi diversi per i due tipi di galassia. Invece,
la materia oscura sembra complottare per
mantere le velocità costanti (Credit: M.
Cappellari e il Sloan Digital Sky Survey).
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Simulazione di una galassia, con la materia oscura colorata per renderla visibile. La materia oscura
circonda e permea la galassia, tenendola insieme e permettendo alle stelle e ai pianeti di formarsi
(Credit: Virgo Consortium, Max-Planck-Institute).
stesso modo in cui – come già sappiamo –
avviene nelle galassie a spirale” ha spiegato
Cappellari. “Ciò significa che in questi tipi di
galassie molto diversi tra loro, le stelle e la
materia oscura complottano per ridistribuirsi e
produrre questo effetto, con le stelle che
dominano nelle regioni interne delle galassie,
e un graduale spostamento verso il dominio
della materia oscura nelle regioni esterne”.
Tuttavia, questo complotto non salta fuori
naturalmente dai modelli della materia oscura,
ed è necessario qualche aggiustamento per
spiegare le osservazioni. Per questo motivo, il
complotto ha anche spinto alcuni autori a
suggerire che, piuttosto che essere dovuto alla
materia oscura, potrebbe essere dovuto alla
legge della gravitazione di Newton, che
diventa sempre meno accurata a grandi
distanze. Sorprendentemente, decenni dopo
che questa teoria alternativa (senza la materia
oscura) è stata proposta, non può ancora
essere definitivamente esclusa.
Le galassie a spirale costituiscono solamente
meno della metà della massa stellare
nell’universo, che è dominata da galassie
ellittiche e lenticolari, e che hanno
configurazioni di stelle più gonfie e mancano
dei dischi piatti di gas che hanno le spirali. In
queste galassie è stato tecnicamente molto
difficile misurare le loro masse e trovare
quanta materia oscura hanno, e come questa è
distribuita... almeno fino ad ora.
Dato che le galassie ellittiche hanno diverse
forme e storie di formazione delle galassie a
spirale, il nuovo complotto scoperto è anche
più profondo e porterà gli esperti in materia
oscura e formazione galattica a riflettere
attentamente su cosa sia successo nel “settore
oscuro”dell’universo.
“Questa questione è particolarmente attuale in
questo periodo in cui i fisici del CERN, dopo
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un primo tentativo fallito, stanno per riavviare
il Large Hadron Collider per cercare di
rilevare direttamente la stessa sfuggente
particella di materia oscura, che fa sì che le
galassie ruotino velocemente. Sempre se
esiste davvero!” ha dichiarato il professore
Jean
Brodie,
principal
investigator
dell’indagine SLUGGS.
ACQUA ABBONDANTE AGLI INIZI
DELL’UNIVERSO
Gli astronomi hanno a lungo ritenuto che
l’acqua – due atomi di idrogeno e un atomo di
ossigeno – abbia fatto la sua comparsa
nell’universo relativamente tardi. Si credeva
che ogni elemento più pesante dell’elio
dovesse essersi formato nei nuclei delle stelle
e non dal Big Bang. Dato che le prime stelle
avrebbero impiegato un po’ di tempo per
formarsi, maturare e morire, si ipotizzava che
ci fossero voluti miliardi di anni perchè gli
atomi di ossigeno si disperdessero
nell’universo e si legassero all’idrogeno per
produrre la prima acqua interstellare.
Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista
Astrophysical Journal Letters da ricercatori
delle università di Tel Aviv e di Harvard
rivela che la prima riserva di acqua
dell’universo potrebbe essersi formata molto
prima di quanto si pensasse – meno di un
miliardo di anni dopo il Big Bang, quando
l’universo aveva solo il 5% della sua attuale
età. Secondo lo studio, condotto dallo
studente di dottorato Shmuel Bialy e dal suo
supervisore Prof. Amiel Sternberg del
Dipartimento di Astrofisica alla Scuola di
Fisica e Astronomia della Tel Aviv University,
in collaborazione con il Prof. Avi Loeb del
Dipartimento di Astronomia di Harvard, i
tempi per la formazione dell’acqua
nell’universo portano importanti implicazioni
riguardo la questione di quando la vita stessa
ha avuto origine.
“Il nostro modello teorico predice che
notevoli quantità di vapore d’acqua
potrebbero essersi formate nelle nubi
molecolari nelle giovani galassie, anche se
queste nuvole portano migliaia di volte meno
ossigeno che nella nostra galassia oggi”
spiega Bialy, l’autore principale dello studio.
“Questa è una cosa molto sorprendente e
solleva importanti questioni sull’abitabilità
dei primi pianeti, perchè l’acqua è l’elemento
Questa immagine del telescopio spaziale Hubble riprende alcuni agglomerati di gas e polveri noti
come “globuli di Bok”. Simili isole di materiale nell’universo primordiale potrebbero aver
trattenuto tanto vapore d’acqua quanto ne troviamo oggi nella nostra galassia, pur contenendo
mille volte meno ossigeno (Credit:NASA/ESA/Hubble Heritage Team).
7
chiave della vita come noi la conosciamo.”
Ai fini dello studio, i ricercatori hanno
esaminato reazioni chimiche che hanno
portato
alla
formazione
di
acqua
nell’ambiente povero di ossigeno delle prime
nubi molecolari. Hanno scoperto che a
temperature attorno ai 27 gradi centigradi, il
processo di formazione diventa molto
efficiente, e si può formare acqua in fase
gassosa in abbondanza, a dispetto della
relativa carenza di materie prime.
“L’universo era allora più caldo di oggi e le
nuvole di gas non erano in grado di
raffreddarsi in maniera efficace” spiega il
Prof. Sternberg. “In effetti il bagliore della
radiazione cosmica di fondo era più caldo, e
le densità del gas erano maggiori” aggiunge il
Prof. Loeb.
Dato che la luce ultravioletta dalle stelle
spezza le molecole d’acqua, un equilibrio tra
la formazione e la distruzione può essere
raggiunto solo dopo centinaia di milioni di
anni. Il team ha scoperto che l’equilibrio
nell’universo primordiale era simile a quello
misurato nell’universo oggi.
“Abbiamo scoperto che è possibile costruire
quantità significative di acqua in fase gassosa,
senza molto arricchimento di elementi
pesanti” afferma Bialy. “Nel presente lavoro,
abbiamo calcolato quanta acqua potrebbe
esistere in fase gassosa all’interno delle nubi
molecolari che avrebbero formato in seguito
generazioni di stelle e pianeti. In future
ricerche abbiamo intenzione di affrontare
questioni come la quantità di acqua che
sarebbe potuta esistere come ghiaccio
interstellare, come nella nostra stessa galassia,
e che frazione di tutta l’acqua potrebbe essere
stata effettivamente incorporata in un sistema
planetario di nuova formazione”.
UN
ALONE
ATTORNO
GALASSIA DI ANDROMEDA
ALLA
L’astrofisico Nicolas Lehner dell’Università
di Notre Dame ha guidato un team di
scienziati che hanno utilizzato il telescopio
spaziale Hubble della NASA per identificare
un immenso alone di gas che circonda la
Galassia di Andromeda, la più vicina alla
Terra tra le galassie maggiori. L’alone si
estende per circa un milione di anni luce da
Andromeda, fino a circa metà strada dalla Via
Lattea. La scoperta dirà agli astronomi di più
riguardo all’evoluzione e alla struttura di
galassie a spirale giganti come la Via Lattea e
Andromeda.
“Un alone è l’atmosfera gassosa di una
galassia” ha commentato Lehner. “Le
proprietà di questi aloni controllano il tasso di
formazione delle stelle all’interno delle
galassie”. Si stima che il gigantesco alone
contenga nel suo gas diffuso una massa
almeno pari a metà delle stelle nella Galassia
di Andromeda.
Rappresentazione dell’alone che circonda la
Galassia di Andromeda. Nel riquadro le
dimensioni angolari della galassia sono
paragonate a quelle della Luna piena
(Credit: A. Feild, STScI).
La Galassia di Andromeda, nota anche come
Messier 31 o M31, è la galassia più massiccia
8
nel Gruppo Locale di galassie, che comprende
anche la Via Lattea e circa 45 altre galassie
conosciute. M31 contiene mille miliardi di
stelle, circa il doppio del numero di stelle
nella Via Lattea. Si stima che essa sia circa il
25% più luminosa della Via Lattea e si trova a
2.5 milioni di anni luce di distanza.
Lo studio dimostra che l’alone è una
caratteristica saliente di Andromeda, avendo
una dimensione apparente di circa 100 volte il
diametro della Luna, anche se i gas nell’alone
sono “invisibili”. Per individuare e studiare
l’alone, il team ha esaminato i luminosi
oggetti di sfondo, la cui luce è influenzata dal
gas frapposto dell’alone. I quasar, oggetti
molto distanti simili alle stelle, sono i corpi
ideali per un tale studio dato che sono
estremamente luminosi. Essi brillano grazie
alla presenza di gas che cadono in buchi neri
supermassici presenti al loro centro.
J. Christopher Howk, professore associato di
fisica all’università di Notre Dame e coautore
dello studio, ha spiegato: “Mentre la luce dai
quasar viaggia verso Hubble, i gas dell’alone
assorbono parte di quella luce e fanno sì che il
quasar appaia un po’ più scuro solamente in
un range di lunghezze d’onda molto piccolo.
Misurando la caduta in luminosità, possiamo
dire quanto gas da M31 c’è tra noi e il quasar.
Utilizzando il telescopio spaziale Hubble, gli
scienziati hanno osservato gli aloni attorno ad
altre galassie, ma mai prima d’ora un alone
massivo era stato osservato così vicino alla
Terra. Questa vicinanza permette al team di
utilizzare 18 quasar che si trovano a diverse
distanze da Andromeda per determinare la
presenza e le dimensioni dell’alone. “Si tratta
di una nuova pietra miliare perchè tipicamente
viene utilizzato solo un quasar per dimostrare
la presenza degli aloni in galassie oltre il
Gruppo Locale” ha commentato Lehner. “Qui
abbiamo messo insieme un grande campione
di quasar che dimostra direttamente la reale
estensione dell’alone di una singola galassia
massiccia”.
Il team di scienziati ha utilizzato la capacità
unica di Hubble di studiare la luce
ultravioletta
con
elevata
precisione
spettroscopica dove le caratteristiche spettrali
possono
essere
viste
e
modellate
accuratamente,
rivelando
informazioni
fondamentali sulla natura e l’estensione
dell’alone di gas delle galassie. Il team ha
utilizzato una ricchezza di cinque anni di dati
dall’archivio di Hubble per condurre questa
ricerca e spera di accumulare un campione di
quasar osservati con Hubble più grande per
studiare in modo più approfondito la profonda
relazione tra la galassia e il suo alone.
Secondo i ricercatori, nel corso della vita di
Andromeda, circa la metà di tutti gli elementi
pesanti creati dalle sue stelle sono stati espulsi
lontano, oltre 200 mila anni luce il diametro
del disco stellare. Gli scienziati prevedono
che se la Via Lattea possiede un alone simile
ad Andromeda, i due aloni galattici
potrebbero unirsi molto prima che le due
galassie massive collidano per formare infine
una galassia gigante ellittica, cosa che
succederà fra circa quattro miliardi di anni.
UN NUOVO TELESCOPIO MISURERÀ
L’ESPANSIONE DELL’UNIVERSO
Da diversi anni gli scienziati del Lawrence
Berkeley National Lab (Berkeley Lab) del
Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti
hanno progettato la costruzione e lo sviluppo
di tecnologie per uno strumento molto
particolare che creerà la più estesa mappa
tridimensionale dell’universo. Chiamato
DESI (che sta per Dark Energy Spectroscopic
Instrument, ovvero Strumento Spettroscopico
per l’Energia Oscura), questo progetto
traccerà la storia della crescita dell’universo
pressapoco allo stesso modo in cui monitorate
l’altezza del vostro bambino con un segno di
matita sullo stipite di una porta. Ma DESI
inizierà dal presente e tornerà indietro nel
passato.
9
DESI costruirà una mappa 3D completa
segnando le posizioni delle galassie
nell’universo. La mappa, che non ha
precedenti per dimensione e obiettivo,
permetterà ai ricercatori di testare le teorie
sull’energia oscura, la misteriosa forza che
sembra
causare
l’accelerazione
dell’espansione dell’universo, scoperta per la
prima volta grazie alle osservazioni di
supernove condotte da alcuni gruppi guidati
da Saul Perlmutter del Berkeley Lab, da Brian
Schmidt, ora alla Australian National
University e da Adam Riess, ora alla Johns
Hopkins University.
Michael Levi e David Schlegel, fisici al
Berkeley Lab, hanno avuto un ruolo chiave
nel progetto DESI fin dall’inizio. Riportiamo
in seguito una loro intervista in cui viene
discusso il futuro del progetto e come questa
futura mappa aiuterà gli scienziati a capire
meglio l’energia oscura.
Cosa significa creare una mappa 3D del
cosmo e quanto grande sarà?
Michael Levi: Per iniziare, DESI utilizzerà
immagini 2D per raccogliere decine di milioni
di galassie da studiare. Poi lo strumento DESI
ci darà il redshift di circa 25 milioni di
galassie. I redshift sono ciò che ci può dare
l’informazione della profondità.
David Schlegel: La portata di questa indagine
sarà enorme. Nei primi cinque anni di attività,
misureremo la distanza di molte più galassie
di quante misurate in precedenza da tutti i
telescopi del mondo messi assieme.
Come fanno i redshift a fornirvi
l’informazione della profondità?
Michael Levi: Stiamo raccogliendo spettri, o
lunghezze d’onda di luce, dalle galassie. Dagli
spettri, otteniamo uno redshift della galassia,
ovvero il rapporto tra la lunghezza d’onda che
vediamo e la lunghezza d’onda che la luce
aveva quando ha lasciato la galassia. La luce
si stira esattamente come si stira l’universo.
Per alcune galassie noi cerchiamo la luce che
inizia con una lunghezza d’onda di 373
nanometri. Se poi la vediamo a 746
nanometri, sappiamo che l’universo si è
stirato di un fattore due mentre la luce stava
viaggiando verso di noi.
Che tipo di telescopi è in grado di
raccogliere questo tipo di spettri?
David Schlegel: In realtà stiamo sistemando
un telescopio di quattro metri di diametro al
Kitt Peak in Arizona, chiamato telescopio
Mayall. Stiamo aggiungendo lenti enormi che
danno un immenso campo visivo. Un insieme
di 5000 fibre ottiche, ciascuna come quelle
utilizzate per le connessioni Internet a lunga
distanza, è utilizzato per raccogliere la luce da
5000 galassie in un colpo solo.
Le fibre dirigono la luce alle 30 camere e
spettrografi che abbiamo connesso all’intero
anello. Noi osserveremo queste galassie per
circa 20 minuti, poi punteremo il telescopio in
una nuova direzione e 5000 piccoli robot
sistemeranno queste fibre per guardare ad un
nuovo insieme di 5000 galassie, una fibra per
galassia. In altre parole, le posizioni delle
fibre ottiche, riprendono le posizioni delle
galassie, cosicchè ciascuna fibra raccoglie la
luce da una galassia. puntando il telescopio in
una posizione diversa, le fibre devono
assumere una nuova configurazione.
Michael Levi: Il telescopio è stato costruito
come una corazzata negli anni Settanta del
Novecento, e uno dei vantaggi di questo
venerabile telescopio è che può sopportare il
peso di questi strumenti, che pesano quanto
uno
scuolabus.
Questa
pesante
apparecchiatura distruggerebbe un moderno
telescopio.
Quanto del cielo sarà in grado di vedere
DESI?
Michael Levi: Non possiamo vedere
attraverso la Via Lattea - circa un terzo del
cielo è tagliato fuori dalla polvere. Ne
consegue che da un punto sulla Terra si può
vedere circa un terzo del cielo.
David Schlegel: Se avessimo un altro
telescopio nell’emisfero sud, potremmo
10
Mappa bidimensionale del cielo che identificherà le galassie, bersaglio delle future misure
spettroscopice del Dark Energy Spectroscopic Instrument (Credit: http://legacysurvey.org/viewer)
catturare un altro terzo del cielo. Ma per come
siamo messi, ci aspettiamo di vedere da 20 a
30 milioni di galassie, guardando a distanze di
circa 10 miliardi di anni luce. L’universo ha
un’età di 13.7 miliardi di anni, e quindi, ad
una distanza di 10 miliardi di anni luce,
stiamo guardando indietro nel tempo per circa
il 70% dell’età dell’universo. La mappa di
DESI sarà sia molto più grande di ogni altra
mappa precedente che estesa molto di più nel
passato.
A parte i viaggi virtuali del nostro
universo, che obiettivi scientifici avrà una
mappa come questa? Come la useremo per
capire l’energia oscura?
Michael Levi: Ciò che sappiamo è che
l’energia oscura, scoperta nel 1998, sembra
essere responsabile dell’attuale accelerazione
dell’espansione del nostro universo. Ma
ancora non sappiamo cosa sia, e inoltre non
abbiamo fatto misure molto buone su di essa.
Un progetto chiamato BOSS ha iniziato a
scalfire la superficie di queste domande
utilizzando tecniche spettroscopiche simili a
quelle di DESI. Altre campagne di imaging
come la Dark Energy Survey e il Large
Synoptic Survey Telescope misurano l’energia
oscura in un modo diverso, osservando quanta
materia che si trova tra le galassie osservate e
noi distorce quella luce. Tutti questi progetti
stanno lavorando insieme per capire meglio
cosa sia davvero l’energia oscura.
Una volta che avremo la nostra mappa molto
grande e precisa da DESI, potremmo misurare
le distanze tra le coppie di galassie. Queste
distanze ci permettono di monitorare
l’espansione dell’universo.
Oltre a questo, il raggruppamento 3D delle
galassie ci permette di calcolare il campo
gravitazionale tra di esse, testando come la
struttura cosmica cresce nel tempo. Si può
anche verificare se la teoria della gravità di
11
Einstein funziona sia nell’universo primitivo
che in quello più tardo.
L’universo si è sempre espanso come sta
facendo oggi?
David Schlegel: Nell’universo primordiale
l’energia oscura non dominava come sta
facendo oggi e noi riteniamo che l’espansione
stesse dunque rallentando. Ma abbiamo solo
un dato da quel periodo di tempo. Tutti gli
altri dati che abbiamo si riferiscono a quando
l’espansione dell’universo stava accelerando,
grazie all’energia oscura.
Michael Levi: Forse la velocità di espansione
aumenta e diminuisce ma i nostri dati non
sono sufficienti per dircelo.
Dove arriverà DESI?
David Schlegel: DESI ci aiuterà a capire
l’universo in accelerazione attraverso la
struttura di questa mappa 3D perchè le
caratteristiche su questa mappa – le posizioni
e gli ammassi di galassie – potrebbero variare
in maniera significativa se guaridiamo più in
profondità nell’universo.
Ad esempio, la mappa vicino a noi si distende
di più di quello che dovrebbe fare a causa di
questa accelerazione dovuta all’energia
oscura. E poi nell’universo primordiale, dove
non c’era così tanta energia oscura, non
dovrebbe essere così stirata, ma qui è dove
non abbiamo ancora molti dati. A seconda di
quando l’energia spinge lontano l’universo,
essa spingerà lontane parti diverse della
mappa. Questi dati ci aiuteranno ad eliminare
un numero di teorie sul modo di funzionare
dell’energia oscura.
Qual’è il ruolo del Berkeley Lab in tutto
ciò?
David Schlegel: Stiamo conducendo il
progetto di costruzione. Abbiamo anche
trovato il finanziamento per le grande ottiche
di correzione, che stanno per essere costruite.
Stiamo progettando e costruendo due terzi
delle camere CCD utilizate negli spettrografi.
E stiamo progettando e costruendo
componenti
elettronici
ed
attuatori
miniaturizzati per gli elementi robotici che
automatizzano le posizioni delle fibre ottiche.
Inoltre, il nostro centro di super calcolo, il
NERSC, gestirà i centinatia di terabyte di dati
che DESI produrrà.
Quanti ricercatori e istituzioni sono
coinvolte in DESI e chi le sta finanziando?
Michael Levi: Il Dipartimento dell’Energia
degli Stati Uniti dovrebbe fornire la maggior
parte dei fondi per la costruzione del progetto,
con contributi aggiuntivi di Regno Unito,
Francia, Svizzera e Spagna. Abbiamo anche
180 collaboratori da 25 istituzioni. DESI è
molto fortunato ad avere donazioni dalla
Heising-Simons Foundation e dalla Gordon
and Betty Moore Foundation, ed essere
supportato dal Science and Technology
Facilities Council del Regno Unito. Siamo
anche sostenuti dal National Optical
Astronomy Observatory.
Quali sono i vostri prossimi passi?
David Schlegel: Stiamo rilasciando i primi
dati dalla mappa 2D iniziale del cielo che
identificherà le galassie, bersaglio delle nostre
future misure spettroscopiche da effettuare al
completamento della costruzione di DESI.
Questa indagine preliminare contiene una
quantità enorme di dati, e ci stiamo solo
riscaldando!
L’istallazione sul Kitt Peak inizierà nel 2017 e
punteremo alla prima luce per la fine del
2018.
LE MACCHIE LUMINOSE SU CERERE
Dawn è una missione della NASA, gestita dal
Jet Propulsion Laboratory (Pasadena,
California).
L’Italia
contribuisce
con
l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto
Nazionale
di
Astrofisica,
partner
internazionali della missione. Il 6 marzo la
sonda Dawn è diventata il primo veicolo
spaziale ad orbitare attorno ad un pianeta
nano, e il primo ad orbitare attorno a due
target distinti del Sistema Solare.
12
I ricercatori confronteranno Cerere con
l’asteroide gigante Vesta, che Dawn ha
studiato per 14 mesi dal 2011 al 2012, con
l’obiettivo di ottenere nuove informazioni
sulla formazione del nostro sistema solare. Sia
Vesta che Cerere, situati nella fascia
principale di asteroidi tra Marte e Giove,
erano sulla via per diventare dei pianeti, prima
che il loro sviluppo fosse interrotto.
Una delle osservazioni più curiose effettuate
da Dawn riguarda due macchie luminose sul
pianeta nano Cerere, che stanno affascinando
gli scienziati da mesi.
Le macchie sono ben visibili in immagini
diffuse dalla NASA, scattate dalla sonda il 14
e 15 aprile da un punto vantaggioso a circa 22
mila chilometri sopra il polo nord. La
macchia più luminosa e la sua compagna si
stagliano nitidamente contro lo sfondo più
scuro. Allora Marc Rayman, direttore ed
ingegnere capo della missione Dawn aveva
dichiarato: “La campagna di imaging in
avvicinamento è stata completata con
successo, dandoci una visione preliminare e
Cerere fotografato dalla sonda Dawn il 4
maggio scorso da una distanza di 13600
chilometri. La risoluzione dell’immagine è di
1.3 chilometri per pixel. Sono ben visibili le
macchie luminose all’interno di un cratere, la
cui natura esatta rimane sconosciuta (Credit:
NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA).
stuzzicante del mondo che Dawn sta per
esplorare in dettaglio. Ci ha permesso di
iniziare a porci alcune domande nuove ed
intriganti”.
Durante l’avvicinamento della sonda a Cerere,
le caratteristiche della superficie hanno
continuato ad emergere via via con migliore
risoluzione.
A partire dal 23 Aprile la sonda ha passato
due settimane in un’orbita quasi circolare
attorno a Cerere, effettuando osservazioni da
circa 13500 chilometri sopra la superficie.
Durante questo periodo sono state scattate
nuove immagini delle misteriose macchie
luminose, il 3 e il 4 maggio, con una
risoluzione di circa un chilometro per pixel.
Si è visto che le macchie sono composte di
molte macchie più piccole. La loro natura
esatta rimaneva tuttavia ancora sconosciuta.
Christofer Russel dell’Università della
California
(Los
Angeles),
principal
investigator per la missione Dawn ha
commentato: “Gli scienziati di Dawn possono
ora concludere che l’intensa luminosità di
queste due macchie è dovuta alla riflessione
della luce solare da parte di materiale
altamente riflettente presente in superficie,
forse del ghiaccio”.
Il 9 maggio Dawn ha terminato la sua prima
orbita di mappatura, compiendo un giro
completo attorno al pianeta nano. Il motore
ionico è stato nuovamente alimentato per
portare la sonda nella sua seconda orbita di
mappatura a 4400 chilometri di altezza, tre
volte più vicino alla superficie del pianeta
rispetto all’orbita precedente. Qui è giunta il 6
giugno e rimarrà in quest’orbita, denominata
survey, fino alla fine del mese prima di
riprendere la discesa. In questa fase il periodo
orbitale è di circa tre giorni e la sonda
mapperà completamente la superficie di
Cerere per iniziare a far luce sulla sua storia
geologica e valutare se il pianeta nano è attivo
oppure no.
13
Le nuove immagini riprese dalla seconda
orbita di mappatura rivelano dettagli di quel
mondo misterioso più nitidi che mai. La
regione con le macchie brillanti si trova in un
cratere di circa 90 chilometri ed è chiaro che
le macchie sono costituite da molti singoli
punti luminosi di varie dimensioni, con un
agglomerato nel centro. Finora i ricercatori
non hanno trovato alcuna ovvia spiegazione.
Le
macchie
luminose
in
questa
configurazione rendono Cerere unico nel suo
genere, rispetto a tutto quello che è stato visto
finora nel Sistema Solare. Il team scientifico è
al lavoro per capire la loro origine. “Il
principale candidato nella mia mente è la
riflessione da ghiaccio, ma il team continuerà
a prendere in considerazione possibilità
alternative, come il sale.” commenta Russel.
Nuove immagini che la sonda potrà ottenere
quando sarà più vicina alla superficie
permetteranno forse di risolvere questo
mistero.
o alla dinamica dei venti, ma nessuna spiega
bene la loro inclinazione verso est.
Le violente tempeste di metano nella zona alta
della densa atmosfera di Titano, dove i venti
soffiano verso est, potrebbero essere la
risposta, secondo una nuova ricerca condotta
dall’astronomo dell’Università di Washington
Benjamin Charnay e co-autori in un articolo
pubblicato sulla rivista Nature Geoscience.
Utilizzando delle simulazioni al computer,
Charnay, ricercatore post-dottorato, e coautori ipotizzano che l’inclinazione delle dune
di sabbia di Titano sia il risultato di rare
tempeste di metano che producono raffiche
verso est più forti dei soliti venti di superficie
verso ovest. “Queste veloci raffiche verso est
dominano il trasporto di sabbia, e le dune si
propagano verso est” ha spiegato Charnay.
I venti di tempesta raggiungono velocità di 10
metri al secondo, circa dieci volte più veloci
dei tranquilli venti vicini alla superficie di
Titano. E anche se le tempeste avvengono
IL MISTERO DELLE DUNE SU TITANO
Con la sua atmosfera, i fiumi superficiali, le
montagne, i laghi e le dune, Titano, la più
grande luna di Saturno, è uno dei posti più
simili alla Terra nel Sistema Solare.
La sonda Cassini-Huygens ha esaminato a
lungo Titano, e le sue scoperte hanno portato
nuovi misteri. Uno di questi riguarda le dune
di sabbia nella fascia equatoriale della luna,
apparentemente create dal vento.
Ed ecco il problema: le simulazioni
climatiche indicano che i venti vicini alla
superficie di Titano – come gli alisei terrestri
– soffiano verso ovest. Ma allora perchè le
dune della superficie, che raggiungono altezze
di centinaia di metri e si estendono per
parecchi chilometri, puntano verso est?
La direzione delle dune è stata attribuita in
passato all’effetto delle maree gravitazionali
di Saturno o a varie caratteristiche del terreno
Una veduta su Titano. La luna più grande di
Saturno, con il suo signore degli anelli sullo
sfondo. La nuova ricerca condotta
dall’Università di Washington potrebbe
risolvere l’enigma della direzione delle dune
di sabbia sulla superficie della luna (Credit:
Antoine Lucas).
14
solo quando Titano è all’equinozio e giorno e
notte anno la stessa durata (circa una volta
ogni 14.75 anni) hanno sufficiente potenza
per riallineare le dune di Titano. L’ultimo
equinozio di Titano è stato nell’agosto 2009.
Probabilmente aiuta il fatto che, in base alle
osservazioni di Cassini, l’atmosfera di Titano
si trovi in “super-rotazione” a partire da circa
5 chilometri dal suolo. Ciò significa che
l’atmosfera ruota molto più veloce della
superficie stessa. Il modello suggerisce che
queste tempeste di metano producano forti
correnti discendenti che scorrono verso est
quando
raggiungono
la
superficie,
rimodellando così le dune.
Charnay racconta che per prima cosa ha
provato, senza successo, a risolvere il
problema con un modello climatico globale
che non tiene conto delle nubi di metano. In
seguito si è reso conto che ciò era impossibile,
intuendo che il metano avrebbe potuto essere
parte della soluzione. “È stata una sorta di
gioco investigativo, come spesso accade nelle
scienze planetarie, dove abbiamo molti
misteri e pochi indizi per risolverli”.
Le dune in questione, che sono lineari e
corrono parallele all’equatore di Titano, non
sono probabilmente composte di silicati come
la sabbia terrestre, ma di polimeri di
idrocarburi, una sorta di fuliggine che risulta
dalla decomposizione del metano in
atmosfera.
Charnay ha notato uno studio di dicembre
pubblicato su Nature che mostra che
sarebbero necessari venti con una velocità di
almeno 5 chilometri all’ora per sollevare e
trasportare la sabbia, venti più forti di circa il
50% rispetto a quanto precedentemente
stimato.
La misura di tale soglia per la velocità del
vento è stata una piacevole sorpresa, come
racconta Charnay: “ciò significa che solo i
venti veloci trasportano la sabbia di Titano, in
accordo con la nostra ipotesi di forti raffiche
di tempesta che controllano l’orientamento e
la propagazione delle dune”.
Titano, scoperto da Christiaan Huygens nel
1655, ha da sempre intrigato gli astronomi. La
sua atmosfera è composta per il 98.4% da
azoto e per il resto soprattutto da metano, con
un po’ di idrogeno. La sua gravità è un sesto
di quella terrestre e la densità della sua aria è
circa quattro/cinque volte maggiore, di
conseguenza il volo sarebbe relativamente
facile per una sonda spaziale in visita. La
sonda Huygens dell’Agenzia Spaziale
Europea, che ha viaggiato a bordo di Cassini,
è atterrata con successo su Titano nel 2005 e
ha mandato sulla Terra la prima foto della
superficie disseminata di rocce della luna.
Charnay ritiene che un’osservazione diretta di
Cassini potrebbe essere il modo per
confermare la sua ipotesi. Purtroppo, la
missione Cassini si concluderà nel 2017 e il
prossimo equinozio di Titano sarà nel 2023.
“Tuttavia ci saranno altre missioni. Ci sono
ancora parecchi misteri su Titano. Non
sappiamo ancora come si possa formare una
spessa atmosfera di azoto, da dove provenga
il metano nè come si formi la sabbia di
Titano”.
“E non è del tutto escluso che ci possa essere
vita su Titano, forse nei suoi mari o laghi di
metano. Quindi questa luna è un mondo
davvero affascinante e in continua evoluzione,
che deve ancora essere capito nel profondo”.
A cura di
Marina Campestrin
15
Il cielo dell’estate 2015
La mappa presentata qui illustra il cielo a fine
luglio, quando è alto il triangolo estivo
formato dalle stelle principali di Lyra (Lyr),
Cygnus (Cyg) e Aquila (Aql). Queste
costellazioni sono distribuite lungo il
meridiano del luogo, una linea immaginaria
che si dirige dallo zenit (il punto più alto della
sfera celeste, che sta sopra la testa
dell’osservatore) verso nord (Stella Polare) da
una parte e verso sud (verso Grigno)
dall’altra.
A ovest (sopra la Forcella) tramontano l’Orsa
Maggiore (UMa), il Boote (Boo) con la rossa
Arturo e lo Scorpione (Sco) con la rossa
Antares. In questa costellazione brilla il
pianeta Saturno.
Il
cielo
dell’autunno
2015
Nel cielo illustrato qui sopra, che si riferisce
alla fine di ottobre, si vede il Triangolo estivo
tramontare verso ovest, cioè sopra la Forcella
di Pieve.
Al meridiano, alte nel cielo, si vedono le
costellazioni di Andromeda (And) e Pegaso
(Peg).
A est sorgono le costellazioni ricche di stelle
brillanti che caratterizzeranno il cielo
invernale: Auriga (Aur) con Capretta; il Toro
(Tau) con Aldebaran; Orione (Ori) con
Betelgeuse e Rigel; i Gemelli (Gem), con
Castore e Polluce.
Non ci sono pianeti in questo cielo autunnale.
A est sorgono le costellazioni di Andromeda
(And) e di Pegaso (Peg) e verso nord-est si
vede la W delle 5 stelle che formano
Cassiopea (Cas).
16
Il cielo dell’autunno 2015
Nel cielo illustrato qui sopra, che si
riferisce alla fine di ottobre, si vede il
Triangolo estivo tramontare verso
ovest, cioè sopra la Forcella di Pieve.
Al meridiano, alte nel cielo, si vedono
le costellazioni di Andromeda (And) e
Pegaso (Peg).
A est sorgono le costellazioni ricche di
stelle brillanti che caratterizzeranno il
cielo invernale: Auriga (Aur) con
Capretta; il Toro (Tau) con Aldebaran;
Orione (Ori) con Betelgeuse e Rigel; i
Gemelli (Gem), con Castore e Polluce.
Non ci sono pianeti in questo cielo
autunnale.
17
Verbali
ORDINE DEL GIORNO
VERBALE N. 16
ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEI
SOCI U.A.T.V.
Sono presenti n. 12 Soci. Si passa alla trattazione
dei punti all’odg:
Tenutasi in seconda convocazione il 21 marzo
2015, alle ore 20:00, presso il Ristorante “Al
Cacciatore” di Castello Tesino. Loc. Celado, con
il seguente
1.
Comunicazioni del Presidente: il Presidente,
prof. Giancarlo Favero, conduce la seduta e,
prima dell’inizio dei lavori assembleari, dà il
benvenuto ai Soci presenti.
ORDINE DEL GIORNO
2.
Nomina del Presidente, del Segretario
dell’Assemblea e del collegio elettorale:
Visto l’art. 9 dello Statuto dell’UATV,
l’Assemblea è presieduta dal prof. Giancarlo
Favero ed è nominata in qualità di Segretaria
la signora Maria Rita Baldi.
L’Assemblea approva.
3.
Bilancio consuntivo dell’UATV per l’anno
2014, relazione Revisore dei Conti: il
Presidente Giancarlo Favero, presente il
tesoriere Renzo Muller, lo invita ad illustrare
il bilancio consuntivo dell’UATV per l’anno
2014, come da seguente schema:
1. Comunicazioni del Presidente
2. Nomina del Presidente e del Segretario
dell’Assemblea
3. Bilancio consuntivo dell’UATV per l’anno
2014, relazione dei Revisori dei Conti
4. Relazione morale del Presidente
5. Relazione del Direttore dell’Osservatorio
6. Programma per il 2015
7. Bilancio preventivo 2015 e definizione
della quota sociale 2015
8. Varie ed eventuali.
BILANCIO UATV 31.12.2014
ENTRATE
Quote sociali 2014
Sistema Bibliotecario
Contributo ord.Comune C.T.
Rimborso IRPEG 2010
Oblazioni Osservatorio
Visite Osservatorio
Contr.straord Comune C.T.
Sostegno pubblicit.APT
Competenze da Cassa Rurale
TOTALE
Cassa al 01.01.2014
TOTALE a pareggio
870,00
400,00
1.898,97
191,90
15,09
2.940,14
379,42
610,00
0,48
7.306,00
1.253,63
8.559,63
L’Assemblea è invitata a discutere sulle voci a
bilancio e vengono date tutte le spiegazioni che
sono richieste.
USCITE
Missioni per UATV
Spese rappresentanza
Edizione giornalino UATV
Varie: tess.UAI Web Posta
Sito web
Tributi UATV Pentadati
Tributi Osservatorio IVA
Assicurazione Osservatorio
Convenzione con Comune C.T.
Spese Osservatorio:varie e utenze
Spese bancarie: bollo commiss.
TOTALE
Disponibilità al 31.12.2014
c/c Cassa Rurale
resto spese postali
contanti Osservatorio
TOTALE
770,00
236,00
46,20
345,00
30,09
231,80
343,37
384,00
264,00
4.371,69
110,73
7.132,88
1.210,19
6,56
210,00
8.559,63
Si procede quindi all’approvazione del punto 3
all’odg. Il Revisore dei Conti, Sig.Michele
Alberti, legge la seguente:
18
Relazione dei Sindaci al bilancio UATV al 31
dicembre 2014
Cari Soci,
abbiamo esaminato il bilancio al 31 dicembre
2014 che la Segretaria ci ha trasmesso con largo
anticipo, mettendo a nostra disposizione il
giornale di cassa, analiticamente compilato, e la
documentazione di supporto. La contabilità
sociale è risultata essere del tutto regolare.
L’anno sociale chiude con un avanzo di gestione
di euro 173,12 – con entrate pari a euro 7.306,-- e
uscite pari a euro 7.132,88, esposte tutte a bilancio
con adeguato dettaglio.
Le disponibilità di cassa e banca sono pertanto
passate da euro 1.253,63 di inizio anno a euro
1.426,75 del 31 dicembre.
Il bilancio di previsione per il 2015 è ispirato a
criteri di prudenza e ragionevolezza: non abbiamo
pertanto al riguardo alcuna osservazione.
Tutto ciò considerato, Vi invitiamo ad approvare il
bilancio al 31 dicembre 2014 e il bilancio di
previsione UATV 2015 così come predisposti e
oggi a voi presentati.
I Sindaci
Michele Alberti, Marina Aru, Marina Campestrin
L’Assemblea prende atto e approva il bilancio e la
relazione dei Revisori dei Conti, (astenuti i soci,
Michele Alberti e Marina Campestrin).
4.
Relazione morale del Presidente UATV
prof. Giancarlo Favero:
Unione Astrofili Tesino e Valsugana - Assemblea
del 21 marzo 2015
Relazione morale del Presidente per l’anno
sociale 2014
Anche in questo anno sociale il lavoro del
Consiglio Direttivo si è svolto nella consueta
armonia, col massimo contributo di tutti i
Consiglieri e l'ottimo lavoro della Segretaria
Maria Rita Baldi. La pratica più significativa ha
riguardato il rinnovo della Convenzione col
Comune di Castello Tesino per la gestione
dell'Osservatorio, alla scadenza del primo
quinquennio. Abbiamo ottenuto che le spese per
l'ascensore, e altre relative alla manutenzione
esterna dello stabile, recinzione del bombolone del
gas per messa a norma, catena e paletti per
delimitare strada accesso, venissero sostenute dal
Comune, con positive ricadute sul Bilancio
dell'associazione. Altre positive ricadute sul
bilancio
dell'UATV
sono
venute
dalla
contrattazione del canone Internet col provider
Tecnodata e la riduzione al minimo del
riscaldamento dei vari ambienti dello stabile. È
stato chiesto e ottenuto un sopralluogo dell’uff.
tecnico per la valutazione della parete esterna
dello stabile dell'Osservatorio rispetto a
infiltrazioni d’acqua e caduta delle prime pietre
della copertura. Denuncio qui per l'ennesima volta
la spesa enorme e ingiustificata affrontata per
realizzare questa tipo di copertura che ha portato
solo conseguenze negative.
Le serate osservative presso l’Osservatorio si sono
tenute venerdì, sabato e domenica nei mesi di
luglio e agosto e nelle settimane festive di fine
anno, il martedì nei mesi da gennaio ad aprile e il
sabato prossimo a ogni Primo Quarto di Luna nei
mesi restanti. Si ringrazia l’APT per la
collaborazione offerta nel perfezionamento delle
prenotazioni. Si è purtroppo registrata una
contenuta attività osservativa nell'intero 2014,
principalmente determinata dal cattivo tempo che
ha imperversato lungo tutto l'anno. Sul piano della
ricerca scientifica, è proseguito lo studio degli
asteroidi che rischiano di colpire la Terra, in
collaborazione col socio Riccardo Furgoni di
Mantova. Nel corso del 2014 sono state realizzate
18 pubblicazioni (MPEC) nelle quali sono
riportati i nostri risultati, che ci hanno visto
affiancare strumenti di altri osservatori del
diametro da 1 a 3,5 metri.
Si sottolinea la sistemazione da parte del
consigliere Gastone Tacchetto della sala comandi,
dotata ora di ulteriori attrezzature che rendono la
strumentazione scientifica di più razionale
utilizzo. Continuerà anche in seguito un accurato
monitoraggio dei vari accessori, al fine di
ottimizzare
il
rendimento
complessivo
dell'impianto.
Col miglioramento del bilancio è stato possibile
effettuare l’acquisto della telecamera a colori
mod. DFK 31 AU03.AS, con la quale si
riprenderanno i pianeti, cielo permettendo, e della
quale, non appena sarà possibile, verrà approntato
e pubblicato sul nostro giornalino il manuale
d’uso. In particolare in aprile dovrebbe tornare il
francese Michel Jacquesson per riprendere Giove
con questa nuova telecamera e con la sua consueta
abilità. È stato inoltre acquistato un obiettivo per
la telecamera Watec che sarà adibita a inquadrare
ampie zone di cielo nel corso di sedute osservative
19
realizzate mediante ricettori elettronici e proiettate
direttamente in aula, una iniziativa che intendo
sperimentare nei prossimi mesi soprattutto per le
persone inabili a salire fino agli oculari del
telescopio.
Il consigliere Gastone Tacchetto ha collaborato
con il socio Giorgio Ferrai, delegato da anni alla
gestione del nostro sito internet, per aggiornarne
l'aspetto che ora si presenta di notevole eleganza.
Grazie a un contributo straordinario del Comune
di Castello Tesino è stata realizzata la stampa del
nuovo depliant dell’Osservatorio.
Nel corso dei consueti periodi di presenza turistica
sono state proposte al pubblico quattro conferenze
tenute dai professori Cesare Barbieri e Sergio
Ortolani, dell'Università di Padova, e dall’astrofilo
Giuseppe de Donà, su argomenti scientifici di
attualità (arrivo della sonda Rosetta sulla cometa
Chiuriamov-Gerasimienko,
novità
sulla
meteorologia globale del pianeta, meridiane e
Keplero). La risposta del pubblico, sia di turisti sia
di residenti, è sempre stata più che soddisfacente.
Era stata chiesta una consulenza del sig. Marco
Fiaschi al fine di realizzare l’automatismo di
collegamento tra telescopio e cupola, ma il
preventivo di spesa si è dimostrato troppo elevato
per poterlo approvare: su questo si discuterà in
sede di bilancio preventivo per il 2015.
Il Direttore dell’Osservatorio Roberto Broccato vi
illustrerà altri aspetti della gestione e in particolare
un incontro organizzato dall’APT Lagorai e dagli
operatori turistici nell’ambito del progetto estate
2015 che verrà elaborato quanto prima dagli
interessati.
Giancarlo Favero
Il socio Michele Miconi chiede che tipo di
copertura prevede la nostra Assicurazione. Il
Presidente Favero precisa che la copertura
riguarda tutti coloro che operano o partecipano
alle attività
all’interno della struttura
Osservatorio.
L’Assemblea prende atto ed approva, (astenuto il
Socio Presidente Giancarlo Favero).
5.
Relazione del Direttore dell’Osservatorio,
sig. Roberto Broccato:
Osservatorio Astronomico del Celado
Relazione annuale 2014
Presenza visitatori in Osservatorio.
Nel corso dell’anno 2014 grazie all’attività dei
soci dell’UATV Maria Rita Baldi
Marina
Campestrin Giancarlo Favero Claudio Costa
Roberto Broccato Michele Miconi Gastone
Tacchetto Renzo Muller e alla collaborazione
dell’APT Valsugana, abbiamo ospitato in
Osservatorio 725 persone (302 nel primo
semestre, 423 nel secondo) durante un totale di 37
visite guidate (15 nel primo semestre, 22 nel
secondo). La maggior parte delle visite sono state
organizzate dall’APT, ma abbiamo anche ospitato
alcune scolaresche provenienti dalla provincia di
Belluno e dalla Valsugana, gruppi sportivi e un
gruppo religioso. Nel mese di dicembre
l’osservatorio è stato noleggiato per una decina di
giorni dal socio belga Andy Strappazzon.
La flessione di presenze rispetto al 2013 si ritiene
sia dovuta principalmente all’annullamento, causa
maltempo, di diverse visite programmate.
L’introito complessivo derivato dall’attività
dell’Osservatorio (ingressi; noleggio; oblazioni;
contributi
APT e Comune ) è stato di
4.024,65Euro a fronte di uscite pari a 5.624,95
Euro per spese di riscaldamento, energia elettrica,
collegamento Internet , gestione ascensore
,attrezzature e materiali di consumo come indicato
dettagliatamente nel documento di bilancio.
Attività varie in Osservatorio
Per tutto il 2014 è continuata l’attività di
astrometria, iniziata nel 2013, relativa al controllo
di alcuni asteroidi condotta dal prof. Favero e dal
prof Furgoni con la collaborazione saltuaria di
Michele Miconi e del sottoscritto. I risultati
dell’attività vengono pubblicati sul sito del Minor
Planet Center.
Il 10 Maggio abbiamo aderito all’evento “OCCHI
SU SATURNO” , serata dedicata all’osservazione
del pianeta Saturno proposta a livello nazionale
dall’associazione
“Stellaria”
di
Perinaldo
(Imperia) in onore dell’ Astronomo Gian
Domenico Cassini. Nel tardo pomeriggio, grazie
all’interessamento del vicepresidente Claudio
Costa si è esibita in concerto la Banda Folk di
Castello Tesino intrattenendo gli ospiti presenti.
Anche quest’anno l’Osservatorio ha aderito al
progetto “guest card” promosso da Trentino
Sviluppo che consiste nel poter pagare l’ingresso
presentando una tessera codificata.
In ottobre ,con la segretaria Maria Rita Baldi,
abbiamo partecipato alla riunione organizzata
presso la sede dell’APT dove, alla presenza degli
altri operatori turistici della zona (alberghi.
Ristoranti, campeggi, musei … ), sono state
20
dettagliatamente illustrate le modalità di
svolgimento della visita all’Osservatorio. Si è
rimarcata la nostra disponibilità a partecipare alle
manifestazioni organizzate dall’APT o dagli altri
operatori.
In novembre è stata interpellata la ditta MFC
elettronica per rendere la rotazione della cupola
asservita alla posizione del telescopio, ma il
preventivo proposto è stato ritenuto troppo elevato
per dar seguito alla realizzazione. Nel frattempo, il
nuovo socio Riccardo Sordo che per professione si
occupa di informatica e automazione in una
azienda della zona, si è reso disponibile alla
realizzazione di tale progetto. Dopo alcuni test
effettuati sul pc di controllo del telescopio e uno
scambio di informazioni con il costruttore Phlipp
Keller, crediamo di essere sulla buona strada per
portare a termine la realizzazione.
Lavori di manutenzione eseguiti a cura
dell’UATV.
Nel corso del 2014, con l’aiuto di alcuni soci,
sono state effettuate le seguenti attività :
-
Il lavoro più importante è consistito nella
sistemazione delle apparecchiature nella
sala controllo. Sono state montate le
canaline per la segregazione dei cavi di
collegamento con la cupola; Sono stati
installati altri due computer, uno per il
controllo della fotocamera Canon 350D,
l’altro per il controllo della nuova
telecamera DFK31. Questi PC provengono
dalla biblioteca comunale dove sono stati
dimessi, sono stati formattati e aggiornati
con nuova ram e scheda video con doppia
uscita .In cupola è stata installata una
nuova telecamera per il monitoraggio dei
movimenti del telescopio dalla sala
controllo
e
da
remoto.
Grazie
all’interessamento del consigliere Gastone
Tacchetto sono stati reperiti, presso
l’azienda in cui lavora, alcuni monitor
LCD con i quali abbiamo sostituito quelli
CRT finora in servizio.
Altri lavori meno impegnativi ma non meno
importanti sono stati eseguiti, quali:
- Manutenzione delle spazzole di messa a
terra del parafulmine della cupola.
- Sostituzione dell’hub USB che gestisce i
comandi dalla cupola il quale provocava
dei movimenti intempestivi del telescopio
che tanta preoccupazione hanno destato.
-
Riparazione del focheggiatore n° 1
(sostituzione di un cuscinetto).
- Sostituzione della scheda di rete del PC
controllo telescopio.
- Installazione di una telecamera nel locale
caldaia per il controllo di eventuali blocchi
da remoto ( verrà sostituito in futuro con
altro sistema di teleallarme).
- Sostituzione della telecamera Watec con la
nuova DFK31 acquistata recentemente.
Un particolare ringraziamento va a Gastone
Tacchetto per la collaborazione che ha dimostrato
nell’eseguire i lavori sopraccitati.
Lavori di manutenzione eseguiti a cura del
Comune.
Nel corso dell’anno sono stati effettuati due
sopralluoghi da parte dell’ufficio tecnico del
Comune per reperire elementi utili a predisporre
un progetto di recupero del rivestimento dello
stabile, il quale risulta molto danneggiato dalle
infiltrazioni d’acqua (già segnalate nelle relazioni
precedenti).
In base alla nuova convenzione le spese di
gestione dell’ascensore vengono trasferite al
Comune.
Il Comune ha inoltre provveduto a fare eseguire
alcuni lavori richiesti dall’ UATV.
- Riparazione e fissaggio di alcuni elementi
delle staccionate in legno.
- Riparazione delle spallette di due finestre
disgregate dalle infiltrazioni d’acqua.
- Completamento del pavimento della
cupola.
- Recinzione del bombolone del gas come
richiesto dalle norme.
- Installazione di un segnale stradale a
ridosso del bivio per l’Osservatorio con
l’indicazione”Osservatorio Astronomico” .
- Copertura con piastre di cemento dei
pozzetti dell’impianto di illuminazione.
- Installazione di due paletti per il fissaggio
della catena all’ingresso della strada di
accesso.
- Fornitura di due transenne per delimitare la
zona di marciapiede pericolosa in
corrispondenza della cupola.
- Incarico a una ditta locale per
l’installazione dei due lampioni del
parcheggio.
Nel ringraziare il Comune di Castello Tesino per il
puntuale sgombero neve , sfalcio erba e cura delle
aiuole, si auspica vengano prese valide decisioni
21
relative all’infiltrazioni d’acqua, attualmente è il
problema più grave per l’Osservatorio.
Roberto Broccato
L’Assemblea prende atto ed approva, (astenuto il
Socio Direttore, Roberto Broccato).
6.
Programma per il 2015: Il prof. Giancarlo
Favero,
sentito
anche
il
Direttore
dell’Osservatorio,
sig.
Roberto
Broccato,
comunica che già nei primi mesi del 2014 si sono
svolte attività presso l’Osservatorio secondo le
richieste raccolte e, in particolare, in
collaborazione con l’APT Lagorai, con
prenotazione il martedì e fino a giugno, il sabato
più prossimo al primo quarto di Luna. Si
ripresenta
inoltre
l’ipotesi
di
attività
dell’Osservatorio
come
già
sperimentato:
iniziative da effettuarsi, per l’estate, il venerdì,
sabato e domenica, con trattazione di argomenti
di astronomia, osservazioni telescopiche, utilizzo
dell’aula dell’Osservatorio anche per iniziative
diverse da astronomia cui potranno essere
coinvolte associazioni o altri.
Sempre nel periodo estivo e in base alla possibilità
finanziaria, si ipotizzano alcune conferenze (tre o
quattro) con le modalità dello scorso anno. I Soci ,
Marina Campestrin e Gastone Tacchetto
propongono inoltre una serata “Occhi su Saturno”
per il prossimo 20 giugno, il vicepresidente
Claudio Costa propone un concerto della Banda
Folk di Castello Tesino, di cui è Presidente, alla
presenza di pubblico si spera numeroso . In
ottobre si svolgerà la giornata contro
l’inquinamento luminoso.
Il Socio Gastone Tacchetto comunica che
l’impostazione dell’attività già discussa in un
incontro del CD riguardante la proposta formulata
dal Direttore del Planetario di Padova che aveva
dimostrato interesse per il nostro Osservatorio e
prevedeva un collegamento audio-video stabile,
mediante utilizzo di accessori tecnologici,
nell’ambito di una presentazione del Planetario
stesso, nonostante la nostra cura di promuovere
l’evento, niente è andato a buon fine.
L’Assemblea prende atto e approva all’unanimità.
7.
Bilancio preventivo 2015 e definizione
della quota sociale 2015: il bilancio preventivo
dell’UATV è stato approntato, ipotizzando
un’attività prudenziale sulla falsa riga di quanto
sperimentato lo scorso anno. Alcune spese
saranno sostenute con introiti occasionali, mentre
con l’introito delle quote sociali si può far fronte
alle spese di ordinaria gestione (cancelleria,
postali, stampa del giornalino, missioni per conto
dell’UATV). Viene invece deliberata la previsione
di spesa relativa a rendere possibile la rotazione
della cupola asservita alla posizione del
telescopio, secondo il progetto proposto dal socio
Riccardo Sordo, come illustrato dal Direttore
dell’Osservatorio Roberto Broccato nella sua
relazione
Viene letto e illustrato dal Tesoriere, il seguente
Bilancio Preventivo:
BILANCIO DI PREVISIONE UATV 2015
ENTRATE
Quote sociali
Contr.ord.Com. Castello T.
Noleggio Osservatorio a ricercatori
Contr.Sistema bibliotecario
Visite Osservatorio
Sostegno pubblicitario
APT
TOTALE
USCITE
€
850,00
€ 1.100,00
€
500,00
€
500,00
€ 4.000,00
€
650,00
€ 7.600,00
Manifestazioni 2015
Cancelleria e postali
Missioni per UATV
Ed. Giornalino
€
€
€
€
500,00
100,00
700,00
150,00
Utenze Osserv. (Luce Gas
Internet Ascensore)
Costi intervento cupola
Tributi e assicurazioni
€
4.500,00
TOTALE
€
550,00
€ 1.100,00
€
7.600,00
L’Assemblea approva all’unanimità.
22
Il Presidente Favero, riferendosi alla quota sociale
di 15 € fissata per il 2014, la giudica congrua alle
spese programmate e al numero di soci previsto,
ma chiede ugualmente ai presenti di alzare la
mano se intendono modificarla. Nessuno vota a
favore per quest’ultima indicazione e quindi la
decisione è di mantenerla invariata per il 2015.
Risulta quindi approvato l’importo di 15 € come
quota associativa per il 2015.
L’Assemblea approva.
Letto, approvato, sottoscritto
Castello Tesino, 21 marzo 2015
Il Segretario verbalizzante
Maria Rita Baldi
Il Presidente dell’Assemblea
Giancarlo Favero
8.
Varie ed eventuali: il Presidente Favero
comunica che rimane confermato di mantenere la
pubblicazione di due numeri annuali del
giornalino dell’Associazione, per contenere le
spese e per privilegiare nel contempo, la
comunicazione di attività particolari svolte presso
l’Osservatorio.
Esaurito l’Odg, il Presidente conclude la riunione
ringraziando i convenuti per la partecipazione
all’incontro e per l’attenzione dimostrata alla
trattazione dei singoli punti all’ordine del giorno.
L’Assemblea è sciolta alle ore 22:00.
VERBALE N. 1/2015
Del Consiglio Direttivo informale dell’UATV di
venerdì 20 febbraio 2015, mediante comunicato
intercorso attraverso SMS del gruppo Colleghi
Astrofili, per la trattazione del seguente Ordine
del Giorno:
2. Definizione data prossima Assemblea
generale Soci UATV:
dopo aver
motivato la scelta, secondo la consuetudine
di programmarla nel periodo più prossimo
all’equinozio di primavera, nulla ostando,
viene concordata la data del 21 marzo
2015.
1. Comunicazioni del Presidente
2. Definizione data prossima Assemblea generale
Soci UATV 21 marzo 2015
3. Varie ed eventuali
3. Varie ed eventuali: Altri argomenti non
sono stati trattati.
Trattazione dell’Odg:
1. Comunicazioni del Presidente: Sentiti
tutti i membri del Consiglio Direttivo
dell’UATV, Costa Claudio – Broccato
Roberto - Baldi Maria Rita - Miconi
Michele Muller Renzo e Gastone
Tacchetto, mediante comunicato attraverso
SMS del gruppo Colleghi Astrofili, il
Presidente Giancarlo Favero propone la
data della prossima Assemblea Ordinaria
dei Soci per il 21 marzo p.v., al fine di
poter inviare l’avviso a tutti i Soci nei
tempi previsti dallo Statuto.
Il Segretario
Maria Rita Baldi
Il Presidente
Giancarlo Favero
23
VERBALE N. 2/2015
Della seduta del Consiglio Direttivo UATV,
riunitosi sabato 21 marzo 2015 presso il
ristorante “Al Cacciatore” in loc. Celado di
Castello Tesino, alle ore 19.30, per la trattazione
del seguente Ordine del Giorno:
1. Comunicazioni del Presidente
2. Relazione di Cassa
3. Preparazione Assemblea Ordinaria dei
Soci UATV (bilanci, attività Osservatorio,)
4. Situazione Osservatorio circa la sicurezza
all’accesso
5. Varie ed eventuali
Presenti: Favero Giancarlo - Costa Claudio –
Broccato Roberto - Baldi Maria Rita –Miconi
Michele - Muller Renzo e Gastone Tacchetto.
1. Comunicazioni
del
Presidente
prof.
Giancarlo
Favero:
non
ci
sono
comunicazioni particolari pertanto si passa
alla trattazione dei punti successivi all’odg
2. Relazione di Cassa: presente la segretaria, si
comunica la situazione di Cassa alla data
odierna che vede un saldo a ns. credito di circa
1.400 euro. Il Consiglio prende atto..
3. Preparazione Assemblea Ordinaria dei Soci
UATV:
Prima
dello
svolgimento
dell’Assemblea il CD prepara il materiale
necessario: viene esaminato il bilancio
consuntivo 2014 e il movimento attivo e
passivo dell’attività svolta in Osservatorio. Il
Direttore dell’Osservatorio Roberto Broccato
spiega che già nel novembre scorso era stata
interpellata la ditta MFC elettronica per rendere
la rotazione della cupola asservita alla
posizione del telescopio, ma il preventivo
proposto era stato ritenuto troppo elevato per
dar seguito all’attuazione (circa 1.500 euro).
Nel frattempo, il nuovo socio Riccardo Sordo
che per professione si occupa di informatica e
automazione in un’azienda della zona, si è reso
disponibile alla realizzazione di tale progetto.
Dopo alcuni test effettuati sul pc di controllo
del telescopio e uno scambio di informazioni
con il costruttore Phlipp Keller, si ritiene di
essere sulla buona strada per portare a termine
il progetto. Si delibera pertanto di inserire nel
bilancio di previsione per il 2015, l’importo di
500 euro a fronte di tale spesa, ritenuta
necessaria. Il CD prende atto.
4. Situazione Osservatorio circa la sicurezza
all’accesso: si prende atto della situazione
precaria riguardo l’accesso all’Osservatorio,
per la pericolosità dovuta al distacco di piastre
di rivestimento esterno a causa di infiltrazioni
d’acqua. Il fatto è stato già segnalato al
Comune di Castello Tesino, quale proprietario
della struttura e per il quale il Sindaco stesso si
è attivato, provvedendo per una soluzione
provvisoria di messa in sicurezza, in attesa di
prendere una decisione di intervento risolutivo,
che possa garantire l’accesso all’Osservatorio
in tutta tranquillità.
5. Varie ed eventuali: Altri argomenti non sono
stati trattati, la riunione è conclusa alle ore
20 00.
Il Segretario
Maria Rita Baldi
Il Presidente
Giancarlo Favero
24
Estate 2015
Programma di conferenze
a Palazzo Gallo Ore 21
Ingresso libero
28 luglio
Pianeti nani
prof. Sergio Ortolani
Università di Padova
4 agosto
L’Osservatorio del Celado compie 5 anni
Prof. Giancarlo Favero
già all’Università di Padova
12 agosto
Le lacrime di S. Lorenzo
presso Ristorante “Al Cacciatore” ore 22
21 agosto
Rosetta: missione compiuta
prof. Cesare Barbieri
Università di Padova
Dall’Osservatorio
Durante i mesi di luglio e agosto l’Osservatorio
Astronomico del Celado sarà aperto nelle sere di
venerdì, sabato e domenica (anche in caso di
maltempo) con il seguente orario:
22:00 – 24:00
La visita all’Osservatorio durerà 2 ore, una dedicata
all’osservazione telescopica, una dedicata a
proiezioni di filmati, con discussione, domande e
risposte.
Di giorno si potranno osservare il Sole, la Luna e i
pianeti Mercurio e Venere. Di notte si osserveranno i
corpi celesti più spettacolari che si rendono visibili
(Luna e pianeti, ammassi stellari aperti e globulari,
nebulose, galassie.
I temi trattati potranno riguardare: i moti apparenti e
reali del Sole, della Terra e dei pianeti, il tempo e le
stagioni, il Sistema Solare, le stelle, la Via Lattea, le
altre Galassie e l’Universo.
Per le scuole ogni tema sarà trattato al livello
concordato con gli insegnanti o con gli stessi allievi.
Tariffe:
fino a 5 anni: gratis
6-17 anni: 3 euro
Adulti: 5 euro
25
Gli ingrandimenti dei telescopi del Celado
di Giancarlo Favero
L’immagine di una stella
Una stella è un corpo celeste così lontano che nessun
telescopio è in grado di mostrarne il disco; in altre
parole, le stelle ci dovrebbero apparire puntiformi.
Invece, la natura della luce, che è contemporaneamente
onda e corpuscolo, ne determina un’interazione
(chiamata diffrazione) con il bordo di un obiettivo
ottico (una lente o uno specchio) tale da generare
l’immagine di una stella della forma illustrata in Figura
1. Conosciuta col nome di figura di diffrazione di
Airy, l’immagine di una stella fornita da un obiettivo
ottico perfetto è composta da un disco luminoso
centrale, detto disco di Airy, circondato da una serie di
anelli luminosi concentrici separati da anelli scuri.
a 206 265) si ottiene il raggio del disco di Airy in
questa unità di misura:
0 = 13,8 / D (secondi d’arco)
Una formula simile si può trovare in altri trattati con al
posto della costante 13,8 il numero 12,0. In questo caso
vuol dire che è stata utilizzata nel calcolo la lunghezza
d’onda della luce di 500 nm.
Per gli strumenti dell’osservatorio del Celado, il
cannocchiale da 15 cm di diametro e il telescopio da 80
cm di diametro, si calcolano i seguenti valori:
0 (15 cm) = 13,8 / 15 = 0,92”
0 (80 cm) = 13,8 / 80 = 0,17”
Questi dati illustrano la regola secondo la quale più
grande è l’obiettivo di un telescopio più piccole sono le
immagini delle stelle che esso fornisce.
Il potere risolutivo di un telescopio
Il criterio di Rayleigh afferma che un obiettivo riesce
a mostrare separate due stelle di uguale magnitudine se
i centri dei loro dischi di Airy sono distanziati
dall’angolo 0, cosa che è mostrata in figura 2. In
queste condizioni le due stelle sono viste distinte o,
come si dice, “risolte, separate”.
Figura 1. Sopra, immagine di una stella, detta figura di
diffrazione di Airy, fornita da un obiettivo ottico perfetto.
Sotto, il diagramma illustra l’andamento dell’intensità
luminosa lungo un diametro della figura di Airy.
Il raggio del disco di Airy, segmento che va dal centro
del disco al primo anello scuro che lo circonda, è visto
sotto un angolo che è definito in radianti come:

0 = 1,22 /D (radianti)
dove è la lunghezza d’onda della luce che forma la
figura di Airy (solitamente 550 nm, dove l’occhio
umano ha la massima sensibilità) e D è il diametro in
centimetri dell’obiettivo che forma l’immagine.
Convertendo gli angoli da radianti a secondi d’arco
(cioè moltiplicando per la costante di conversione, pari
Figura 2. Figure di Airy di due stelle i cui centri sono
separati dall’angolo 0. In queste condizioni le due stelle
risultano distinguibili, ovvero risolte cioè separate.
Siccome la precisione ottica di un obiettivo a lente è
più facile da realizzare di quella di uno a specchio,
possiamo affermare - con buona pace di tutti - che il
rendimento ottico di un telescopio a lenti, detto anche
cannocchiale o rifrattore, è il massimo fra tutte le
tipologie di strumenti. In altre parole, mentre il potere
separatore del cannocchiale del Celado è quello
calcolato (0,92”), quello del telescopio di 80 cm
26
potrebbe essere peggiore di 0,17”, cioè il potere
separatore reale potrebbe assumere un valore maggiore.
Modifiche del disco di Airy
Nel disco di Airy di un rifrattore perfetto si concentra
l’84% della luce raccolta dall’obiettivo, nel primo
anello si distribuisce il 7 % di questa luce e negli altri
anelli, infiniti e di intensità decrescente, si distribuisce
in totale il restante 9%. È facile calcolare che il disco di
Airy raccoglie 5,25 volte più luce degli anelli (84/16 =
5,25), rapporto numerico che viene definito fattore di
contrasto e che quantifica il rendimento teorico di un
obiettivo a lente.
In un telescopio riflettore, per esempio di tipo
newtoniano, che utilizza come obiettivo uno specchio
(di diametro D), è necessario inserire nel fascio di luce
che si dirige verso l’obiettivo un altro specchio, di
diametro minore di quello obiettivo, detto specchio
secondario (di diametro d) (Figura 3).
0,1 implica già una diminuzione a 4,5 del fattore di
contrasto, pari alla perdita del 14%, che è un valore
modesto. È però evidente che, se il RO supera il valore
di 0,3 – cosa molto comune negli strumenti
commerciali - il rendimento di un riflettore è molto
inferiore a quello di un rifrattore di pari diametro. Il
riflettore del Celado ha un secondario di diametro 25
cm che porta a un RO pari a 0,31. Mediante
considerazioni al di fuori della presente trattazione si
calcola che la cosa lo rende equivalente a un rifrattore
di diametro D-d = 80-25 = 55 cm.
D’altra parte è evidente che la superficie ottica da
lavorare nel caso di un riflettore è praticamente una
sola, quella dello specchio principale (quella dello
specchio secondario è molto meno estesa). Invece, nel
caso di un obiettivo a lenti si devono lavorare 4
(obiettivo acromatico, fatto di 2 lenti) o 6 (obiettivo
apocromatico a 3 lenti) superfici, con un costo
proporzionalmente molto superiore. Ecco perché, al
crescere del diametro dell’obiettivo, si preferisce
costruire riflettori invece di rifrattori. Mentre il
cannocchiale più grande del mondo ha un obiettivo di 1
metro di diametro (Osservatorio di Yerkes), i telescopi
a specchio monolitico più grandi hanno 8,2 m di
diametro (VLT dell’ESO in Cile e Binoculare di Mount
Graham negli USA).
L’occhio umano
Figura 3. Schema ottico di un riflettore di tipo Newtoniano.
La presenza di un ostacolo nel cammino ottico
modifica la distribuzione della luce nella figura di Airy,
con diminuzione della quantità che cade nel disco
centrale e aumento di quella che cade complessivamente negli anelli. La conseguenza di questo fatto è
una diminuzione del fattore di contrasto, come
mostrato nella Figura 4, dove in ascisse è riportato il
rapporto di otturazione, cioè il rapporto fra diametro
dello specchio secondario e diametro dello specchio
principale: RO = d/D.
Figura 4. Andamento del fattore di contrasto (ordinate) in
funzione del rapporto di otturazione (ascisse) di un riflettore.
È evidente che l’aumento del rapporto di otturazione
rende un telescopio riflettore via via sempre peggiore
rispetto a un rifrattore di pari diametro. Un RO pari a
L’occhio è un strumento ottico basato sulla lente
chiamata cristallino che forma le immagini di quanto
vediamo sulla retina, superficie sensibile dove si
trovano due tipi di cellule sensibili alla luce, i coni e i
bastoncelli. I coni sono sensibili alla luce intensa
(visione fotopica) e producono la visione a colori. I
bastoncelli sono attivi solo a bassi livelli di luminosità
(visione scotopica) ma producono immagini in bianco
e nero (di notte tutti i gatti son bigi).
Per le loro caratteristiche i coni sono attivi nella visione
delle stelle, dei pianeti, della Luna e del Sole, che sono
quindi i corpi celesti che rivelano il proprio colore. Le
nebulose (salvo poche eccezioni) e le galassie sono
invece così deboli da non mostrare colori. Ecco perché
non bisognerebbe mostrare al pubblico immagini del
Telescopio Spaziale (o anche le immagini fatto col
telescopio del Celado da Andy Strapazzon) che
farebbero poi sorgere la domanda: come mai non vedo
quei colori al telescopio? Per lo stesso motivo non
bisognerebbe far osservare al pubblico nebulose o
galassie la cui visione è estremamente deludente
rispetto alle illustrazioni dei libri. In realtà, si spiega
sempre al pubblico che le immagini riprese coi CCD
(che hanno efficienza quantica 50-100 volte superiore a
quella dell’occhio) sono nettamente superiori a quelle
visibili a occhio. Inoltre, bisogna sempre sottolineare
che i colori delle immagini astronomiche sono in ogni
caso irreali, cioè fittizi.
Il potere separatore dell’occhio medio è di 120”,
sebbene si trovino in letteratura valori molto minori,
fino a un minimo di 60”. Se quest’ultimo valore fosse
vero, però, si dovrebbe vedere a occhio nudo la falce di
27
Venere quando è alla minima distanza dalla Terra, cosa
che non è mai stata verificata.
La lente dell’occhio (cristallino) è dotata di un
diaframma chiamato iride, il cui diametro varia a
seconda della luce che illumina la scena sotto
osservazione. Un’elevata illuminazione fa restringere la
pupilla fino a un minimo di 2 mm di diametro, mentre
una scarsa illuminazione determina l’aumento del
diametro dell’iride fino a 6-8 mm (i valori maggiori si
riscontrano negli individui più giovani).
Ingrandimento risolvente
Se si è compreso quanto detto fin qui, è intuitivo che
per ottenere una visione dettagliata dei soggetti in
esame si deve ingrandire l’immagine originale in modo
da portare il potere separatore dello strumento allo
stesso livello di quello dell’occhio (120”). Per i due
strumenti dell’Osservatorio del Celado che stiamo
considerando, l’ingrandimento risolvente è quindi:
Xris = potere separatore dell’occhio / potere separatore
dello strumento,
ovvero:
Xris(15 cm) = 120/0,92 = 130 volte
Xris(80 cm) = 120/0,17 = 705 volte.
È evidente che gli ingrandimenti risolventi sono,
numericamente, molto vicini al diametro dell’obiettivo
dei rispettivi telescopi espresso in millimetri,
rispettivamente 150 e 800 mm. La regola si riassume
quindi nella formula approssimata:
Xris = D (millimetri)
Nella pratica si noterà che per strumenti di piccolo
diametro (60-100 mm) la regola potrà essere superata
(ingrandimenti fino a 2D), mentre per strumenti di
grande diametro (400-800 mm) la regola andrà
dimezzata (ingrandimenti non superiori a D/2).
Nella scelta pratica degli ingrandimenti si dovrà tener
conto inoltre della turbolenza atmosferica al momento
dell’osservazione. Un’alta turbolenza consiglierà di
diminuire gli ingrandimenti rispetto alle considerazioni
appena fatte, mentre una scarsa turbolenza permetterà
di spingersi fino alla regola 2D (300 ingrandimenti per
il rifrattore e 1600 ingrandimenti per il riflettore),
questo soprattutto nei casi di osservazione della Luna,
di Marte e delle stelle doppie.
Ingrandimento minimo
La figura 5 mostra lo schema ottico di un cannocchiale
mentre osserva una stella posta a grande distanza. I
raggi di luce provenienti dalla stella viaggiano paralleli
tra loro e la lente obiettiva li rende convergenti, fino a
farli incontrare in un punto detto fuoco (F), dove si
forma la figura di Airy della stella. La distanza fra
l’obiettivo e il fuoco è detta distanza focale, o
semplicemente focale dell’obiettivo. Per inciso,
l’obiettivo a specchio di un telescopio riflettore ha lo
stesso scopo, cioè quello di formare sul fuoco
un’immagine reale (che quindi si può raccogliere su
uno schermo o fotografare) dell’oggetto osservato.
Figura 5. Schema ottico di un cannocchiale kepleriano, cioè
con un obiettivo A e con un oculare formato da una lente
positiva B.
Proseguendo oltre il fuoco, i raggi di luce divergono.
Se incontrano una lente positiva (lente da
ingrandimento o contafili) di lunghezza focale f, i raggi
possono fare tre cose:
1) Continuare a divergere, ma meno di prima, se
la lente è posta a una distanza dal fuoco
minore della propria distanza focale;
2) Convergere, se la lente positiva è posta a una
distanza dal fuoco maggiore della propria
distanza focale;
3) Diventare paralleli, come in figura 5, se la
lente positiva è posta a una distanza dal fuoco
esattamente uguale alla propria distanza
focale.
Nella disposizione 3) il telescopio è detto “focalizzato”
perché, ponendo l’occhio sul fascio di luce parallela, si
vede nitidamente l’immagine di Airy della stella. In
queste condizioni la lente positiva (oculare) funziona
da microscopio e ingrandisce l’immagine reale formata
al fuoco F dalla lente obiettiva.
Nella stessa disposizione, il diametro del fascio di luce
parallela che esce dalla lente oculare è chiamato
pupilla di uscita (Pu). Analogamente, il diametro del
fascio di luce parallela che entra nella lente obiettiva,
che è quindi pari al diametro della lente stessa, viene
chiamata pupilla di entrata (Pe). Il rapporto Pe / Pu è
uguale al rapporto F / f, per le proprietà dei triangoli
simili. Questo rapporto è chiamato ingrandimento del
telescopio:
Ingrandimento = X = Pe / Pu = F / f
Riassumendo gli ingrandimenti possibili (minimo,
risolvente e massimo) con i due strumenti del Celado,
si ha la tabella:
15 cm
80 cm
D/2
75X
400X
D
150X
800X
2D
300X
1600X
Note le distanze focali dei due strumenti,
rispettivamente 1200 e 3200 mm, si possono calcolare
le focali in millimetri degli oculari necessari per
operare i suddetti ingrandimenti:
15 cm
80 cm
D/2
16
8
D
8
4
2D
4 mm
2 mm
28
Tra gli oculari disponibili, i più vicini alle necessità
sono quelli da 15, 9 e 4 mm.
La lente di Barlow
Gli oculari commerciali non sono adatti a qualsiasi
obiettivo. I più economici sono adatti a obiettivi di
grande focale rispetto al diametro (rapporto F/D, detto
anche apertura): Huygens (H), Ramsden (R) lavorano
bene con strumenti aventi F/D > 10. Gli oculari di
medio costo sono adatti a strumenti di media apertura:
Plossl (Pl), Ortoscopici (O) lavorano bene con
strumenti aventi F/D = 8-10. I più costosi sono adatti a
strumenti aventi F/D = 6-8: Erfle (E).
I rapporti focali dei telescopi del Celado sono, per il 15
cm: 1200/150 = 8; per l’80 cm: 3200/800 = 4. Mentre
per il primo tutti gli oculari presenti in osservatorio
sono adatti, non esistono (in commercio) oculari adatti
al riflettore. Bisogna quindi accettare un compromesso
che di solito non viene notato, sebbene qualche
visitatore si accorga di colori o di mancanza di
nitidezza delle immagini. In tali casi bisogna
confessare sinceramente la cosa.
Esiste però una soluzione accettabile, e cioè l’uso di
una lente di Barlow. Questo dispositivo (in pratica una
lente negativa che allunga la focale dell’obiettivo, cioè
ne aumenta il rapporto F/D) raddoppia o triplica gli
ingrandimenti possibili con un dato oculare, a seconda
del simbolo che la contrassegna: 2X o 3X. In altre
parole, una Barlow allunga di due volte o di tre volte la
focale dell’obiettivo o, il che è equivalente, accorcia di
altrettanto la focale dell’oculare.
È perciò possibile usare delle combinazioni di oculare
+ Barlow che fornisca gli ingrandimenti desiderati per
il riflettore. Per esempio, la focale di 8 mm si ottiene
combinando un oculare di 16 mm con una Barlow 2X,
oppure un oculare di 24 mm con una Barlow 3X. La
focale di 4 mm si può ottenere combinando un oculare
di 8 mm con la Barlow 2X oppure uno di 12 mm con la
Barlow 3X.
Un altro dispositivo che si può combinare a oculari non
adatti al riflettore è un correttore di coma.
Ancora su ingrandimento minimo
Nella figura 5 è illustrato, in tratteggio, lo schema
ottico di un telescopio la cui pupilla di uscita abbia
diametro maggiore della pupilla dell’occhio. È evidente
che solo una parte dei raggi provenienti dall’obiettivo
viene utilizzata in questo caso, con il risultato che
l’obiettivo risulta diaframmato, cioè ridotto di
diametro, con riduzione della Pe. Mentre questo fatto è
senza conseguenze se si usa un rifrattore, nel caso di un
riflettore si avrà come conseguenza inevitabile
l’aumento del RO (diminuisce D mentre resta costante
d). Questo implica due altre conseguenze: il
peggioramento del fattore di contrasto diminuisce il
rendimento
dello
strumento
nell’osservazione
planetaria; nel caso di grave diaframmatura l’occhio
vedrà solo l’ombra del secondario, cioè una macchia
nera fluttuante a seconda dello spostamento della testa
dell’osservatore.
Pertanto si potranno definire due valori di
ingrandimento minimo con riferimento alla pupilla
dell’occhio, che sarà di 2 mm nel caso di oggetti
luminosi o di 8 mm (al massimo) nel caso di oggetti
poco luminosi. Pertanto, per il rifrattore si avranno i
due valori di ingrandimento minimo seguenti:
Xmin = 150 /2 = 75 (pari a ingrandimento D/2)
per oggetti luminosi come Luna, pianeti, stelle doppie,
e:
Xmin = 150 /8 = 19
per oggetti deboli ed estesi come comete, nebulose o
galassie.
Per il riflettore si avranno i seguenti due valori:
Xmin = 800/2 = 400 (ingrandimento D/2)
Xmin = 800/8 = 100
Si può quindi completare come segue la tabella degli
ingrandimenti da mettere in atto con i due strumenti del
Celado
Strum.\Ingrand. min
15 cm
19X
80 cm
100X
D/2
75X
400X
D
150X
800X
2D
300X
1600X
D
8
4
2D
4 mm
2 mm
E così la tabella degli oculari
Strum.\Ingrand. min
15 cm
63
80 cm
32
D/2
16
8
Conclusioni
In questa trattazione sono stati proposti quattro livelli
di ingrandimento da usare durante le osservazioni
visuali con ciascuno degli strumenti dell’Osservatorio
del Celado.
Un primo valore, rappresentato con min in tabella, è il
minimo consentito nel caso si osservino oggetti deboli
e l’occhio dell’osservatore abbia la pupilla tutta aperta.
Un valore medio (D/2) che offra un grande campo
insieme con una elevata luminosità del soggetto (nel
caso della Luna potrebbe essere necessario introdurre
un filtro neutro per ridurre l’abbagliamento).
Un ingrandimento ottimale, detto risolvente (D), che
offre le migliori condizioni per sfruttare la capacità
ottiche del telescopio.
Un ingrandimento massimo che si può operare senza
che le immagini degradino fino ad annullare i vantaggi
degli ingrandimenti.
La scelta di uno di questi ingrandimenti dipende in
maniera critica sia dal soggetto che si vuole osservare
sia dalla turbolenza e dalla trasparenza dell’atmosfera
al momento dell’osservazione. Evitare comunque di
preferire il rifrattore al riflettore, per non dare al
pubblico l’idea che i soldi spesi per lo strumento
maggiore siano stati sprecati.
29
The Sky6: come aggiungere oggetti (es. comete) non presenti sulla mappa.
di Gastone Tacchetto
Cercando un corpo celeste nella mappa di The Sky6 (per es. una cometa) ci si può trovare nell’impossibilità
di selezionare l’oggetto desiderato perché non presente.
Individuare sulla riga superiore della schermata principale di The Sky6, la dicitura DATA, posizionare il
puntatore del mouse sopra e cliccare. Apparirà un menu dal quale si selezionerà: Comet and Minor
Planet. La schermata successiva sarà la seguente.
Da questa schermata si effettua la ricerca della cometa all’interno dei file contenuti nel programma The
Sky6. Individuare l’icona Binocolo / Solar Sistem/Comets.
30
All’interno del catalogo DATA/Comet and Minor Planets/ Comets, far scorrere il cursore fino al
raggiungimento del nome desiderato, per es: 67P Churyumov-Gerasimenco , attivare la spunta nel riquadro
alla sinistra del nome dell’oggetto individuato, (virgoletta nera) poi a piè di schermata selezionare OK. La
schermata ora si chiuderà.
Dalla schermata principale di The Sky6, selezionare ancora l’icona Binocolo/Solar Sistem/Comets, effettuare
la ricerca fino al nome desiderato come da prassi. Vedi immagine.
31
Ora selezionare Find, ed il telescopio si attiverà posizionandosi sulle coordinate dell’oggetto selezionato.
Procedura per aggiungere un nuovo oggetto (per es. una nuova cometa) non presente sui file già
all’interno del database di The Sky6.
Avendo a disposizione in osservatorio una connessione internet, attivare la ricerca del sito
http://www.minorplanetcenter.net/iau/mpc.html , da cui si dovrà scaricare il file necessario a implementare il
nuovo oggetto.
Avuto accesso al sito (in lingua Inglese), posizionare il puntatore alla sezione OBSERVERS , dal quale
selezionare ORBITAL ELEMENTS , posizionare il puntatore sopra ed apparirà un ulteriore menu a tendina.
Sulla destra selezionare:
ORBITAL ELEMENTS FOR SOFTWARE. A questo punto la pagina cambierà ed apparirà una lista di
software, scorrere tale lista sino a: The Sky (Software Bisque) e selezionare. La pagina cambierà ed
apparirà una ulteriore lista, ricercare la voce:
Observable Comets e selezionare.
Ora nella schermata apparirà l’intera lista delle comete conosciute ed aggiornate alla più recente scoperta.
Per scaricare tale lista e per poi poterla inserire all’interno di The Sky6, per prima cosa aprire l’applicazione
contenuta all’interno del PC Blocco Note all’interno della quale con la procedura copia/incolla o altro
sistema da voi conosciuto, copierete l’intera lista.
Effettuato il copia/incolla, effettuare il salvataggio nella seguente modalità:
File/Salva con nome, la destinazione del file sarà: Archivio/Comete , vedi immagine:
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Sincerarsi che il formato di salvataggio sia : Documenti di testo txt.
A questo punto, selezionare su The Sky6 catalogo DATA/Comet and Minor Planets,
e come descritto in precedenza , si aprirà questa schermata:
Individuare la casella con il nome Import, ed apparirà la seguente schermata:
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In basso variare la dicitura COMET DATA (cmt) con ALL FILE posizionando il puntatore sul triangolino
nero (rivolto in basso) e la schermata cambierà cosi:
Individuare e selezionare il file da poco scaricato e attivare la voce Apri. La schermata ora cambierà e si
aprirà una cartella, individuare il nome della cometa prescelta, selezionarla (il nome cambierà colore in
bleu) e con il tasto OK confermare la scelta, vedi immagine:
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A questo punto, avrete aggiunto un nuovo oggetto alla lista contenuta all’interno di THE Sky6, la procedura
è valida per un singolo oggetto o per aggiornare l’intero database.
Per verificare l’esattezza della procedura, effettuare la ricerca come da prassi :
Binocolo/Solar Sistem/Comets, il nuovo oggetto comparirà nella lista degli oggetti spuntati.
ATTENZIONE al fine di evitare spiacevoli errori, si raccomanda che alla chiusura di The Sky6 venga
accettata confermando con YES la richiesta di salvataggio delle modifiche da parte di The Sky6.
Resto a disposizione di chiunque avesse dubbi e necessitasse di chiarimenti.
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