Editoriale IL CiELADO Anno 15, numero 1-2 gennaio - giugno 2015 Organo Ufficiale della Unione Astrofili Tesino e Valsugana c/o Biblioteca Comunale di Castello Tesino Via Venezia 16/b 38053 Castello Tesino Coordinate bancarie: IBAN: IT 62 V 0810234580 000020042214 Direttore: Redazione: Giancarlo Favero Maria Rita Baldi Marina Campestrin Michele Miconi Gastone Tacchetto ANNO SOCIALE 2015 ORGANI SOCIALI CONSIGLIO DIRETTIVO 2013-2015 Presidente: Vice-Presidente: Segretario: Tesoriere: Consiglieri: Revisori Effettivi: Revisori Supplenti: Giancarlo Favero Claudio Costa Maria Rita Baldi Renzo Müller Michele Miconi Roberto Broccato Gastone Tacchetto Michele Alberti Marina Aru Marina Campestrin Ermanno Dorigato Sergio Menguzzato Direttore dell’Osservatorio: Roberto Broccato Parte formativa e uso strumenti Michele Miconi Gastone Tacchetto Contatti con le scuole Claudio Costa Informatica e attrezzature elettriche, edilizia e meccanica Roberto Broccato SOMMARIO Editoriale News ultimissime Il cielo d’estate 2015 Il cieli d’autunno 2015 Verbali Programma estate 2015 Ingrandimenti Manuale The Sky6 pag “ “ “ “ “ “ “ 1 2 16 17 18 25 26 30 In copertina: immagini di Giove realizzate da Michel Jacquesson col telescopio dell’Osservatorio del Celado in maggio 2015. Cari soci, mentre non ci sono novità circa l’asservimento della cupola dell’Osservatorio del Celado al moto del telescopio da 80 cm, si deve lamentare la caduta delle prime piastre del rivestimento esterno dello stabile, con grave pericolo per utenti e passanti. Il Comune ha provveduto a recintare la zona interessata alla caduta quindi ha proceduto alla verifica della diffusione del fenomeno. È risultato che l’instabilità dell’incollaggio delle piastre è limitata al lato est dello stabile, lo stesso soggetto a infiltrazione di acqua nelle relative pareti interne. L’attuale amministrazione, in scadenza, non è in grado di effettuare lavori di qualche importanza, per cui la questione sarà rinviata alle scelte dei prossimi consiglieri. Le ricerche sugli asteroidi condotte in collaborazione col socio Riccardo Furgoni sono proseguite fino ad aprile, in seguito sono state ostacolate dal ritardato tramonto del Sole, che rende il cielo chiaro anche oltre le ore 22 almeno fino a tutto luglio. L’attività pubblica dell’Osservatorio è stata molto ridotta in questo primo semestre, sia per la meteorologia sfavorevole che per lo scarso interesse da parte delle scuole. La sera del 20 giugno sarà dedicata all’osservazione di Saturno, come negli ultimi anni, e anche questa volta avremo la collaborazione della Banda Folkloristica di Castello Tesino che terrà un suo concerto nelle prime ore della sera, finché verso le 22 sarà abbastanza scuro da permettere l’osservazione di Venere, Giove e Saturno. Le conferenze estive saranno tenute dai consueti relatori su argomenti di grande attualità. Il 28 luglio il prof. Ortolani parlerà del sorvolo di Plutone da parte della sonda New Horizon appena avvenuto, ricordando anche l’incontro di un’altra sonda della NASA, Dawn, con altri due pianeti nani: Vesta e Cerere, i più grandi asteroidi della fascia principale. Il 21 agosto il prof. Barbieri ci aggiornerà sulla Missione Rosetta che avrà da pochi giorni raggiunto il suo obiettivo di seguire la cometa Chiuriamov-Gerasimienko fino al perielio, cioè al punto della sua orbita più vicino al Sole, dove svilupperà il massimo della sua attività. Il 4 agosto io parlerò dei primi 5 anni di attività dell’Osservatorio astronomico del Celado. Spero di vedervi numerosi a questi appuntamenti, insieme con i vostri familiari ed amici. Giancarlo Favero 1 News ULTIME SCOPERTE DI ROSETTA attuale posizione dall’azione dei ghiacciai. In altri casi, il vento e l’acqua hanno eroso il Ci sono novità interessanti dalla missione Rosetta, la prima missione nella storia ad aver sorvolato da vicino una cometa (67P/ Churyumov- Gerasimenko) ed aver rilasciato un lander sulla sua superficie. Parliamo in seguito di due importanti scoperte diffuse recentemente. Rocce in equilibrio sulla cometa 67P Gli scienziati del team OSIRIS (Optical, Spectroscopic, and Infrared Remote Imaging System), il sistema per la realizzazione delle immagini di Rosetta, hanno scoperto una singolare formazione sul lobo più esteso della cometa, nella regione denominata Aker. Le immagini sono state scattate lo scorso 16 settembre da una distanza di 29 chilometri e mostrano un gruppo di tre rocce quasi in bilico sulla superficie della cometa. Sembra infatti che ci sia solamente una piccola area di contatto tra le rocce e il nucleo. La più grande delle tre rocce si staglia sulle altre ed ha un diametro di circa 30 metri. Formazioni simili sono state trovate anche anche sulla Terra. Quelle che vengono chiamate “balancing rocks” (rocce in equilibrio) toccano il suolo solo con una piccola frazione della loro superfice e spesso sembra che stiano per inclinarsi o ribaltarsi da un momento all’altro. Alcune di esse possono in effetti dondolare avanti e indietro e vengono chiamate “rocking stones” (pietre a dondolo). Esempi straordinari di “balancing rocks” si possono trovare in Australia e nel sud-ovest degli Stati Uniti. Queste particolari rocce sono spesso state portate nella loro La cometa 67P fotografata dalla sonda Rosetta. Il riquadro bianco indica la zona con le tre rocce in bilico osservate (Credit: ESA/Rosetta/MPS). Le tre rocce in bilico osservate sulla superficie della cometa 67P. (Credit: ESA/Rosetta/MPS). materiale più morbido che circonda la roccia. “Non è chiaro come una roccia in equilibrio si sia formata sulla superficie della cometa 67P” ha commentato Holger Sierks del Max Planck 2 Institute per la Ricerca sul Sistema Solare (MPS) in Germania, il principal investigator di OSIRIS. “Un’ipotesi è che anche su 67P i processi di trasporto abbiano fatto la loro parte: l’attività cometaria potrebbe causare lo spostamento e il riposizionamento di tali rocce”. “Avevamo notato questa formazione già nelle precedenti immagini scattate da OSIRIS” ha aggiunto Sebastien Besse dell’ESA, autore della scoperta. “Tuttavia, a prima vista i massi non ci sembrava molto diversi da altri che avevamo visto”. In effetti, massi sparsi possono essere trovati in molti posti sulla superficie della cometa. Uno dei più grandi misura all’incira 45 metri. Gli scienziati lo hanno chiamato Cheope, in riferimento alle piramidi egiziane. Altre regioni su 67P sembrano un cumulo di macerie e sono praticamente coperte di massi. Sierks sottolinea come l’interpretazione delle immagini della superficie cometaria possa essere difficile. A seconda dell’angolo di ripresa, dell’illuminazione, e della risoluzione spaziale molto diversa, si possono creare delle impressioni molto diverse e talvolta fuorvianti. Ad esempio, in un’immagine scattata il 16 agosto 2014 da una distanza maggiore (105 km) uno dei massi più piccoli della formazione sembrava essere sporgente come una colonna. Le immagini della stessa regione scattate il 16 settembre 2014 tuttavia non sembrano confermare questa versione. Il team di OSIRIS continuerà a monitorare attentamente le formazioni rocciose sulla superficie della cometa, nel tentativo di riuscire a spiegarne la vera natura e forse anche la sua origine. Atmosfera cometaria I dati raccolti dallo strumento Alice della NASA a bordo della sonda Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea rivelano che gli elettroni vicini alla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko – e non i fotoni provenienti dal Sole, come si pensava – provocano la rapida rottura delle molecole di acqua e anidride carbonica che vengono espulse dalla superficie della cometa. Un resoconto di queste scoperte è stato accettato per la pubblicazione sulla rivista Astronomy and Astrophysics. Questa immagine è un mosaico composto da quattro fotografie singole scattate da 31 chilometri di distanza dal centro della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko il 20 novembre 2014. La risoluzione delle immagini è di 3 metri per pixel (Credit: ESA/Rosetta/NAVCAM). Lo strumento Alice è uno dei due spettrometri ultravioletti chiamati Alice che attualmente si trovano nello spazio. L’altro è a bordo della sonda della NASA New Horizons, che effettuerà un sorvolo ravvicinato di Plutone nel mese di luglio. Lo strumento Alice a bordo di Rosetta sta ottenendo prove sull’origine, la composizione e il funzionamento della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko per fornire informazioni sensibili e ad alta risoluzione che non possono essere ottenute 3 nè con osservazioni da Terra nè con osservatori in orbita terrestre. Lo strumento ha più di mille volte la capacità di raccolta dati rispetto agli strumenti lanciati una generazione fa, pesando solamente quattro chilogrammi ed utilizzando appena quattro Watt di potenza. Dallo scorso agosto, Rosetta ha orbitato entro 160 chilometri di distanza dalla cometa 67P. Lo spettrografo Alice a bordo di Rosetta, è specializzato nel rilevare la banda di lunghezze d’onda nel lontano ultravioletto. Alice esamina la luce che la cometa sta emettendo per capire la chimica dell’atmosfera cometaria, chiamata “coma”. Uno spettrografo è uno strumento che gli astronomi utilizzano per separare la luce nei suoi vari colori. I ricercatori possono identificare la composizione chimica dei gas esaminando il loro spettro. Alice è il primo spettrografo per il lontano ultravioletto ad operare su una cometa. La regione dello spettro nel lontano ultravioletto consente agli scienziati di rilevare gli elementi più abbondanti nell’universo: idrogeno, ossigeno, carbonio e azoto. Tuttavia, tali misure devono essere effettuate dall’esterno dell’atmosfera terrestre, o da osservatori in orbita come il telescopio spaziale Hubble, o da missioni planetarie come Rosetta. Dall’orbita terrestre, i costituenti atomici possono essere visti solo dopo che le loro molecole genitrici, come acqua e anidride carbonica, sono state spezzate dalla luce del sole, da centinaia a migliaia di chilometri di distanza dal nucleo della cometa. Osservando l’emissione degli atomi di idrogeno e ossigeno provenienti dalle molecole di acqua spezzate, i ricercatori di Alice possono risalire alla posizione e alla struttura dei pennacchi di acqua dalla superficie della cometa. I dati di Alice indicano che la maggiorn parte dell’acqua e dell’anidride carbonica nel coma della cometa ha origine dai getti eruttati dalla sua superificie. L’analisi delle intensità relative delle emissioni atomiche osservate ha consentito al team scientifico di Alice di determinare che lo strumento stava direttamente osservando le molecole “genitrici” di acqua e anidride carbonica che venivano spezzate dagli elettroni nelle immediate vicinanze, a circa un chilometro dal nucleo della cometa. L’anidride carbonica e l’acqua vengono rilasciate dal nucleo cometario e influenzate dagli elettroni vicino al nucleo. “La scoperta che stiamo per riportare è piuttosto inattesa” commenta Alan Stern, principal investigator per lo strumento Alice presso il Southwest Research Institute (Boulder, Colorado). “Il risultato ci mostra il valore di una missione sulle comete e l’importanza di osservarle da vicino, dato che questa scoperta semplicemente non potrebbe essere realizzata dalla Terra o con un osservatiorio orbitante attorno alla Terra, esistente o in fase di progettazione. Inoltre, sta in sostanza trasformando la nostra conoscenza delle comete.” “I risultati sono simili a quelli che il telescopio spaziale Hubble ha scoperto sulla luna di Giove Europa, con l’eccezione che gli elettroni sulla cometa vengono prodotti dalla radiazione solare, mentre gli elettroni su Euoropa provengono dalla magnetosfera di Giove” ha commentato Paul Feldman, ricercatore di Alice dalla Johns Hopkins University (Baltimora, Maryland). Lo spettrografo Alice ha anche studiato la superficie della cometa 67P/ChuryumovGerasimenko e verrà utilizzato per ulteriori studi della sua atmosfera quando la cometa si avvicinerà al Sole e i suoi getti diverranno più attivi a causa del riscaldamento solare. Le osservazioni cometarie aiuteranno gli scienziati a saperne di più riguardo all’origine e all’evoluzione del Sistema Solare e al ruolo 4 che le comete potrebbero aver giocato nel fornire alla Terra acqua, e forse anche la vita. IL COMPLOTTO DELLA MATERIA OSCURA Un team internazionale di astronomi, guidato da Michele Cappellari dell’Università di Oxford, ha utilizzato i dati raccolti dall’Osservatorio W. M. Keck nelle Hawaii per analizzare i moti di stelle nelle parti esterne delle galassie ellittiche. Si tratta della prima indagine di questo tipo a racchiudere un grande numero di queste galassie. Il team ha scoperto somiglianze gravitazionali sorprendenti tra le galassie a spirale e quelle ellittiche, cosa che implica l’influenza di forze nascoste. Lo studio verrà pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal Letters. Gli scienziati, provenienti da Stati Uniti, Australia ed Europa hanno utilizzato il potente spettrografo DEIMOS installato sul più grande telescopio ottico del mondo, presso l’Osservatorio Keck, per condurre un importante studio sulle galassie vicine chiamato SLUGGS, che ha mappato le velocità delle loro stelle. Il team ha poi applicato la legge della gravitazione di Newton per “tradurre” queste misure di velocità in quantità di materia distribuita all’interno delle galassie. “Lo spettrografo DEIMOS è stato fondamentale per questa scoperta, dato che esso può prendere dati da un’intera galassia gigante in un colpo solo, e nello stesso tempo campiona le velocità delle sue stelle in centinaia di locazioni separate con un’accuratezza notevole” commenta Aaron Romanowsky, della San Jose State University. Una delle più importanti scoperte scientifiche del XX secolo è stata che le spettacolari galassie a spirale, come la nostra Via Lattea, ruotano molto più velocemente di quanto atteso, mosse da una forza gravitazionale aggiuntiva d’invisibile “materia oscura”. Da questa scoperta, avvenuta 40 anni fa, abbiamo imparato che questa misteriosa sostanza, che è probabilmente una particella elementare esotica, compone all’incirca l’85% della massa dell’universo, lasciando solo un 15% alla materia ordinaria che incontriamo nella nostra vita di tutti i giorni. La materia oscura gioca un ruolo centrale nella nostra comprensione di come le galassie si formano ed evolvono – ed è in definitiva una delle ragioni per l’esistenza della vita sulla Terra ma ancora non sappiamo quasi nulla su di essa. “La sorprendente scoperta del nostro studio è che le galassie ellittiche mantengono una velocità di rotazione notevolmente costante fino a grandi distanze dal loro centro, allo La velocità delle stelle in orbite circolari è stata misurata sia attorno alle galassie a spirale che a quelle ellittiche. Senza la materia oscura, le velocità dovrebbero diminuire con la distanza dalla galassia, a tassi diversi per i due tipi di galassia. Invece, la materia oscura sembra complottare per mantere le velocità costanti (Credit: M. Cappellari e il Sloan Digital Sky Survey). 5 Simulazione di una galassia, con la materia oscura colorata per renderla visibile. La materia oscura circonda e permea la galassia, tenendola insieme e permettendo alle stelle e ai pianeti di formarsi (Credit: Virgo Consortium, Max-Planck-Institute). stesso modo in cui – come già sappiamo – avviene nelle galassie a spirale” ha spiegato Cappellari. “Ciò significa che in questi tipi di galassie molto diversi tra loro, le stelle e la materia oscura complottano per ridistribuirsi e produrre questo effetto, con le stelle che dominano nelle regioni interne delle galassie, e un graduale spostamento verso il dominio della materia oscura nelle regioni esterne”. Tuttavia, questo complotto non salta fuori naturalmente dai modelli della materia oscura, ed è necessario qualche aggiustamento per spiegare le osservazioni. Per questo motivo, il complotto ha anche spinto alcuni autori a suggerire che, piuttosto che essere dovuto alla materia oscura, potrebbe essere dovuto alla legge della gravitazione di Newton, che diventa sempre meno accurata a grandi distanze. Sorprendentemente, decenni dopo che questa teoria alternativa (senza la materia oscura) è stata proposta, non può ancora essere definitivamente esclusa. Le galassie a spirale costituiscono solamente meno della metà della massa stellare nell’universo, che è dominata da galassie ellittiche e lenticolari, e che hanno configurazioni di stelle più gonfie e mancano dei dischi piatti di gas che hanno le spirali. In queste galassie è stato tecnicamente molto difficile misurare le loro masse e trovare quanta materia oscura hanno, e come questa è distribuita... almeno fino ad ora. Dato che le galassie ellittiche hanno diverse forme e storie di formazione delle galassie a spirale, il nuovo complotto scoperto è anche più profondo e porterà gli esperti in materia oscura e formazione galattica a riflettere attentamente su cosa sia successo nel “settore oscuro”dell’universo. “Questa questione è particolarmente attuale in questo periodo in cui i fisici del CERN, dopo 6 un primo tentativo fallito, stanno per riavviare il Large Hadron Collider per cercare di rilevare direttamente la stessa sfuggente particella di materia oscura, che fa sì che le galassie ruotino velocemente. Sempre se esiste davvero!” ha dichiarato il professore Jean Brodie, principal investigator dell’indagine SLUGGS. ACQUA ABBONDANTE AGLI INIZI DELL’UNIVERSO Gli astronomi hanno a lungo ritenuto che l’acqua – due atomi di idrogeno e un atomo di ossigeno – abbia fatto la sua comparsa nell’universo relativamente tardi. Si credeva che ogni elemento più pesante dell’elio dovesse essersi formato nei nuclei delle stelle e non dal Big Bang. Dato che le prime stelle avrebbero impiegato un po’ di tempo per formarsi, maturare e morire, si ipotizzava che ci fossero voluti miliardi di anni perchè gli atomi di ossigeno si disperdessero nell’universo e si legassero all’idrogeno per produrre la prima acqua interstellare. Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Astrophysical Journal Letters da ricercatori delle università di Tel Aviv e di Harvard rivela che la prima riserva di acqua dell’universo potrebbe essersi formata molto prima di quanto si pensasse – meno di un miliardo di anni dopo il Big Bang, quando l’universo aveva solo il 5% della sua attuale età. Secondo lo studio, condotto dallo studente di dottorato Shmuel Bialy e dal suo supervisore Prof. Amiel Sternberg del Dipartimento di Astrofisica alla Scuola di Fisica e Astronomia della Tel Aviv University, in collaborazione con il Prof. Avi Loeb del Dipartimento di Astronomia di Harvard, i tempi per la formazione dell’acqua nell’universo portano importanti implicazioni riguardo la questione di quando la vita stessa ha avuto origine. “Il nostro modello teorico predice che notevoli quantità di vapore d’acqua potrebbero essersi formate nelle nubi molecolari nelle giovani galassie, anche se queste nuvole portano migliaia di volte meno ossigeno che nella nostra galassia oggi” spiega Bialy, l’autore principale dello studio. “Questa è una cosa molto sorprendente e solleva importanti questioni sull’abitabilità dei primi pianeti, perchè l’acqua è l’elemento Questa immagine del telescopio spaziale Hubble riprende alcuni agglomerati di gas e polveri noti come “globuli di Bok”. Simili isole di materiale nell’universo primordiale potrebbero aver trattenuto tanto vapore d’acqua quanto ne troviamo oggi nella nostra galassia, pur contenendo mille volte meno ossigeno (Credit:NASA/ESA/Hubble Heritage Team). 7 chiave della vita come noi la conosciamo.” Ai fini dello studio, i ricercatori hanno esaminato reazioni chimiche che hanno portato alla formazione di acqua nell’ambiente povero di ossigeno delle prime nubi molecolari. Hanno scoperto che a temperature attorno ai 27 gradi centigradi, il processo di formazione diventa molto efficiente, e si può formare acqua in fase gassosa in abbondanza, a dispetto della relativa carenza di materie prime. “L’universo era allora più caldo di oggi e le nuvole di gas non erano in grado di raffreddarsi in maniera efficace” spiega il Prof. Sternberg. “In effetti il bagliore della radiazione cosmica di fondo era più caldo, e le densità del gas erano maggiori” aggiunge il Prof. Loeb. Dato che la luce ultravioletta dalle stelle spezza le molecole d’acqua, un equilibrio tra la formazione e la distruzione può essere raggiunto solo dopo centinaia di milioni di anni. Il team ha scoperto che l’equilibrio nell’universo primordiale era simile a quello misurato nell’universo oggi. “Abbiamo scoperto che è possibile costruire quantità significative di acqua in fase gassosa, senza molto arricchimento di elementi pesanti” afferma Bialy. “Nel presente lavoro, abbiamo calcolato quanta acqua potrebbe esistere in fase gassosa all’interno delle nubi molecolari che avrebbero formato in seguito generazioni di stelle e pianeti. In future ricerche abbiamo intenzione di affrontare questioni come la quantità di acqua che sarebbe potuta esistere come ghiaccio interstellare, come nella nostra stessa galassia, e che frazione di tutta l’acqua potrebbe essere stata effettivamente incorporata in un sistema planetario di nuova formazione”. UN ALONE ATTORNO GALASSIA DI ANDROMEDA ALLA L’astrofisico Nicolas Lehner dell’Università di Notre Dame ha guidato un team di scienziati che hanno utilizzato il telescopio spaziale Hubble della NASA per identificare un immenso alone di gas che circonda la Galassia di Andromeda, la più vicina alla Terra tra le galassie maggiori. L’alone si estende per circa un milione di anni luce da Andromeda, fino a circa metà strada dalla Via Lattea. La scoperta dirà agli astronomi di più riguardo all’evoluzione e alla struttura di galassie a spirale giganti come la Via Lattea e Andromeda. “Un alone è l’atmosfera gassosa di una galassia” ha commentato Lehner. “Le proprietà di questi aloni controllano il tasso di formazione delle stelle all’interno delle galassie”. Si stima che il gigantesco alone contenga nel suo gas diffuso una massa almeno pari a metà delle stelle nella Galassia di Andromeda. Rappresentazione dell’alone che circonda la Galassia di Andromeda. Nel riquadro le dimensioni angolari della galassia sono paragonate a quelle della Luna piena (Credit: A. Feild, STScI). La Galassia di Andromeda, nota anche come Messier 31 o M31, è la galassia più massiccia 8 nel Gruppo Locale di galassie, che comprende anche la Via Lattea e circa 45 altre galassie conosciute. M31 contiene mille miliardi di stelle, circa il doppio del numero di stelle nella Via Lattea. Si stima che essa sia circa il 25% più luminosa della Via Lattea e si trova a 2.5 milioni di anni luce di distanza. Lo studio dimostra che l’alone è una caratteristica saliente di Andromeda, avendo una dimensione apparente di circa 100 volte il diametro della Luna, anche se i gas nell’alone sono “invisibili”. Per individuare e studiare l’alone, il team ha esaminato i luminosi oggetti di sfondo, la cui luce è influenzata dal gas frapposto dell’alone. I quasar, oggetti molto distanti simili alle stelle, sono i corpi ideali per un tale studio dato che sono estremamente luminosi. Essi brillano grazie alla presenza di gas che cadono in buchi neri supermassici presenti al loro centro. J. Christopher Howk, professore associato di fisica all’università di Notre Dame e coautore dello studio, ha spiegato: “Mentre la luce dai quasar viaggia verso Hubble, i gas dell’alone assorbono parte di quella luce e fanno sì che il quasar appaia un po’ più scuro solamente in un range di lunghezze d’onda molto piccolo. Misurando la caduta in luminosità, possiamo dire quanto gas da M31 c’è tra noi e il quasar. Utilizzando il telescopio spaziale Hubble, gli scienziati hanno osservato gli aloni attorno ad altre galassie, ma mai prima d’ora un alone massivo era stato osservato così vicino alla Terra. Questa vicinanza permette al team di utilizzare 18 quasar che si trovano a diverse distanze da Andromeda per determinare la presenza e le dimensioni dell’alone. “Si tratta di una nuova pietra miliare perchè tipicamente viene utilizzato solo un quasar per dimostrare la presenza degli aloni in galassie oltre il Gruppo Locale” ha commentato Lehner. “Qui abbiamo messo insieme un grande campione di quasar che dimostra direttamente la reale estensione dell’alone di una singola galassia massiccia”. Il team di scienziati ha utilizzato la capacità unica di Hubble di studiare la luce ultravioletta con elevata precisione spettroscopica dove le caratteristiche spettrali possono essere viste e modellate accuratamente, rivelando informazioni fondamentali sulla natura e l’estensione dell’alone di gas delle galassie. Il team ha utilizzato una ricchezza di cinque anni di dati dall’archivio di Hubble per condurre questa ricerca e spera di accumulare un campione di quasar osservati con Hubble più grande per studiare in modo più approfondito la profonda relazione tra la galassia e il suo alone. Secondo i ricercatori, nel corso della vita di Andromeda, circa la metà di tutti gli elementi pesanti creati dalle sue stelle sono stati espulsi lontano, oltre 200 mila anni luce il diametro del disco stellare. Gli scienziati prevedono che se la Via Lattea possiede un alone simile ad Andromeda, i due aloni galattici potrebbero unirsi molto prima che le due galassie massive collidano per formare infine una galassia gigante ellittica, cosa che succederà fra circa quattro miliardi di anni. UN NUOVO TELESCOPIO MISURERÀ L’ESPANSIONE DELL’UNIVERSO Da diversi anni gli scienziati del Lawrence Berkeley National Lab (Berkeley Lab) del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti hanno progettato la costruzione e lo sviluppo di tecnologie per uno strumento molto particolare che creerà la più estesa mappa tridimensionale dell’universo. Chiamato DESI (che sta per Dark Energy Spectroscopic Instrument, ovvero Strumento Spettroscopico per l’Energia Oscura), questo progetto traccerà la storia della crescita dell’universo pressapoco allo stesso modo in cui monitorate l’altezza del vostro bambino con un segno di matita sullo stipite di una porta. Ma DESI inizierà dal presente e tornerà indietro nel passato. 9 DESI costruirà una mappa 3D completa segnando le posizioni delle galassie nell’universo. La mappa, che non ha precedenti per dimensione e obiettivo, permetterà ai ricercatori di testare le teorie sull’energia oscura, la misteriosa forza che sembra causare l’accelerazione dell’espansione dell’universo, scoperta per la prima volta grazie alle osservazioni di supernove condotte da alcuni gruppi guidati da Saul Perlmutter del Berkeley Lab, da Brian Schmidt, ora alla Australian National University e da Adam Riess, ora alla Johns Hopkins University. Michael Levi e David Schlegel, fisici al Berkeley Lab, hanno avuto un ruolo chiave nel progetto DESI fin dall’inizio. Riportiamo in seguito una loro intervista in cui viene discusso il futuro del progetto e come questa futura mappa aiuterà gli scienziati a capire meglio l’energia oscura. Cosa significa creare una mappa 3D del cosmo e quanto grande sarà? Michael Levi: Per iniziare, DESI utilizzerà immagini 2D per raccogliere decine di milioni di galassie da studiare. Poi lo strumento DESI ci darà il redshift di circa 25 milioni di galassie. I redshift sono ciò che ci può dare l’informazione della profondità. David Schlegel: La portata di questa indagine sarà enorme. Nei primi cinque anni di attività, misureremo la distanza di molte più galassie di quante misurate in precedenza da tutti i telescopi del mondo messi assieme. Come fanno i redshift a fornirvi l’informazione della profondità? Michael Levi: Stiamo raccogliendo spettri, o lunghezze d’onda di luce, dalle galassie. Dagli spettri, otteniamo uno redshift della galassia, ovvero il rapporto tra la lunghezza d’onda che vediamo e la lunghezza d’onda che la luce aveva quando ha lasciato la galassia. La luce si stira esattamente come si stira l’universo. Per alcune galassie noi cerchiamo la luce che inizia con una lunghezza d’onda di 373 nanometri. Se poi la vediamo a 746 nanometri, sappiamo che l’universo si è stirato di un fattore due mentre la luce stava viaggiando verso di noi. Che tipo di telescopi è in grado di raccogliere questo tipo di spettri? David Schlegel: In realtà stiamo sistemando un telescopio di quattro metri di diametro al Kitt Peak in Arizona, chiamato telescopio Mayall. Stiamo aggiungendo lenti enormi che danno un immenso campo visivo. Un insieme di 5000 fibre ottiche, ciascuna come quelle utilizzate per le connessioni Internet a lunga distanza, è utilizzato per raccogliere la luce da 5000 galassie in un colpo solo. Le fibre dirigono la luce alle 30 camere e spettrografi che abbiamo connesso all’intero anello. Noi osserveremo queste galassie per circa 20 minuti, poi punteremo il telescopio in una nuova direzione e 5000 piccoli robot sistemeranno queste fibre per guardare ad un nuovo insieme di 5000 galassie, una fibra per galassia. In altre parole, le posizioni delle fibre ottiche, riprendono le posizioni delle galassie, cosicchè ciascuna fibra raccoglie la luce da una galassia. puntando il telescopio in una posizione diversa, le fibre devono assumere una nuova configurazione. Michael Levi: Il telescopio è stato costruito come una corazzata negli anni Settanta del Novecento, e uno dei vantaggi di questo venerabile telescopio è che può sopportare il peso di questi strumenti, che pesano quanto uno scuolabus. Questa pesante apparecchiatura distruggerebbe un moderno telescopio. Quanto del cielo sarà in grado di vedere DESI? Michael Levi: Non possiamo vedere attraverso la Via Lattea - circa un terzo del cielo è tagliato fuori dalla polvere. Ne consegue che da un punto sulla Terra si può vedere circa un terzo del cielo. David Schlegel: Se avessimo un altro telescopio nell’emisfero sud, potremmo 10 Mappa bidimensionale del cielo che identificherà le galassie, bersaglio delle future misure spettroscopice del Dark Energy Spectroscopic Instrument (Credit: http://legacysurvey.org/viewer) catturare un altro terzo del cielo. Ma per come siamo messi, ci aspettiamo di vedere da 20 a 30 milioni di galassie, guardando a distanze di circa 10 miliardi di anni luce. L’universo ha un’età di 13.7 miliardi di anni, e quindi, ad una distanza di 10 miliardi di anni luce, stiamo guardando indietro nel tempo per circa il 70% dell’età dell’universo. La mappa di DESI sarà sia molto più grande di ogni altra mappa precedente che estesa molto di più nel passato. A parte i viaggi virtuali del nostro universo, che obiettivi scientifici avrà una mappa come questa? Come la useremo per capire l’energia oscura? Michael Levi: Ciò che sappiamo è che l’energia oscura, scoperta nel 1998, sembra essere responsabile dell’attuale accelerazione dell’espansione del nostro universo. Ma ancora non sappiamo cosa sia, e inoltre non abbiamo fatto misure molto buone su di essa. Un progetto chiamato BOSS ha iniziato a scalfire la superficie di queste domande utilizzando tecniche spettroscopiche simili a quelle di DESI. Altre campagne di imaging come la Dark Energy Survey e il Large Synoptic Survey Telescope misurano l’energia oscura in un modo diverso, osservando quanta materia che si trova tra le galassie osservate e noi distorce quella luce. Tutti questi progetti stanno lavorando insieme per capire meglio cosa sia davvero l’energia oscura. Una volta che avremo la nostra mappa molto grande e precisa da DESI, potremmo misurare le distanze tra le coppie di galassie. Queste distanze ci permettono di monitorare l’espansione dell’universo. Oltre a questo, il raggruppamento 3D delle galassie ci permette di calcolare il campo gravitazionale tra di esse, testando come la struttura cosmica cresce nel tempo. Si può anche verificare se la teoria della gravità di 11 Einstein funziona sia nell’universo primitivo che in quello più tardo. L’universo si è sempre espanso come sta facendo oggi? David Schlegel: Nell’universo primordiale l’energia oscura non dominava come sta facendo oggi e noi riteniamo che l’espansione stesse dunque rallentando. Ma abbiamo solo un dato da quel periodo di tempo. Tutti gli altri dati che abbiamo si riferiscono a quando l’espansione dell’universo stava accelerando, grazie all’energia oscura. Michael Levi: Forse la velocità di espansione aumenta e diminuisce ma i nostri dati non sono sufficienti per dircelo. Dove arriverà DESI? David Schlegel: DESI ci aiuterà a capire l’universo in accelerazione attraverso la struttura di questa mappa 3D perchè le caratteristiche su questa mappa – le posizioni e gli ammassi di galassie – potrebbero variare in maniera significativa se guaridiamo più in profondità nell’universo. Ad esempio, la mappa vicino a noi si distende di più di quello che dovrebbe fare a causa di questa accelerazione dovuta all’energia oscura. E poi nell’universo primordiale, dove non c’era così tanta energia oscura, non dovrebbe essere così stirata, ma qui è dove non abbiamo ancora molti dati. A seconda di quando l’energia spinge lontano l’universo, essa spingerà lontane parti diverse della mappa. Questi dati ci aiuteranno ad eliminare un numero di teorie sul modo di funzionare dell’energia oscura. Qual’è il ruolo del Berkeley Lab in tutto ciò? David Schlegel: Stiamo conducendo il progetto di costruzione. Abbiamo anche trovato il finanziamento per le grande ottiche di correzione, che stanno per essere costruite. Stiamo progettando e costruendo due terzi delle camere CCD utilizate negli spettrografi. E stiamo progettando e costruendo componenti elettronici ed attuatori miniaturizzati per gli elementi robotici che automatizzano le posizioni delle fibre ottiche. Inoltre, il nostro centro di super calcolo, il NERSC, gestirà i centinatia di terabyte di dati che DESI produrrà. Quanti ricercatori e istituzioni sono coinvolte in DESI e chi le sta finanziando? Michael Levi: Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti dovrebbe fornire la maggior parte dei fondi per la costruzione del progetto, con contributi aggiuntivi di Regno Unito, Francia, Svizzera e Spagna. Abbiamo anche 180 collaboratori da 25 istituzioni. DESI è molto fortunato ad avere donazioni dalla Heising-Simons Foundation e dalla Gordon and Betty Moore Foundation, ed essere supportato dal Science and Technology Facilities Council del Regno Unito. Siamo anche sostenuti dal National Optical Astronomy Observatory. Quali sono i vostri prossimi passi? David Schlegel: Stiamo rilasciando i primi dati dalla mappa 2D iniziale del cielo che identificherà le galassie, bersaglio delle nostre future misure spettroscopiche da effettuare al completamento della costruzione di DESI. Questa indagine preliminare contiene una quantità enorme di dati, e ci stiamo solo riscaldando! L’istallazione sul Kitt Peak inizierà nel 2017 e punteremo alla prima luce per la fine del 2018. LE MACCHIE LUMINOSE SU CERERE Dawn è una missione della NASA, gestita dal Jet Propulsion Laboratory (Pasadena, California). L’Italia contribuisce con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto Nazionale di Astrofisica, partner internazionali della missione. Il 6 marzo la sonda Dawn è diventata il primo veicolo spaziale ad orbitare attorno ad un pianeta nano, e il primo ad orbitare attorno a due target distinti del Sistema Solare. 12 I ricercatori confronteranno Cerere con l’asteroide gigante Vesta, che Dawn ha studiato per 14 mesi dal 2011 al 2012, con l’obiettivo di ottenere nuove informazioni sulla formazione del nostro sistema solare. Sia Vesta che Cerere, situati nella fascia principale di asteroidi tra Marte e Giove, erano sulla via per diventare dei pianeti, prima che il loro sviluppo fosse interrotto. Una delle osservazioni più curiose effettuate da Dawn riguarda due macchie luminose sul pianeta nano Cerere, che stanno affascinando gli scienziati da mesi. Le macchie sono ben visibili in immagini diffuse dalla NASA, scattate dalla sonda il 14 e 15 aprile da un punto vantaggioso a circa 22 mila chilometri sopra il polo nord. La macchia più luminosa e la sua compagna si stagliano nitidamente contro lo sfondo più scuro. Allora Marc Rayman, direttore ed ingegnere capo della missione Dawn aveva dichiarato: “La campagna di imaging in avvicinamento è stata completata con successo, dandoci una visione preliminare e Cerere fotografato dalla sonda Dawn il 4 maggio scorso da una distanza di 13600 chilometri. La risoluzione dell’immagine è di 1.3 chilometri per pixel. Sono ben visibili le macchie luminose all’interno di un cratere, la cui natura esatta rimane sconosciuta (Credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA). stuzzicante del mondo che Dawn sta per esplorare in dettaglio. Ci ha permesso di iniziare a porci alcune domande nuove ed intriganti”. Durante l’avvicinamento della sonda a Cerere, le caratteristiche della superficie hanno continuato ad emergere via via con migliore risoluzione. A partire dal 23 Aprile la sonda ha passato due settimane in un’orbita quasi circolare attorno a Cerere, effettuando osservazioni da circa 13500 chilometri sopra la superficie. Durante questo periodo sono state scattate nuove immagini delle misteriose macchie luminose, il 3 e il 4 maggio, con una risoluzione di circa un chilometro per pixel. Si è visto che le macchie sono composte di molte macchie più piccole. La loro natura esatta rimaneva tuttavia ancora sconosciuta. Christofer Russel dell’Università della California (Los Angeles), principal investigator per la missione Dawn ha commentato: “Gli scienziati di Dawn possono ora concludere che l’intensa luminosità di queste due macchie è dovuta alla riflessione della luce solare da parte di materiale altamente riflettente presente in superficie, forse del ghiaccio”. Il 9 maggio Dawn ha terminato la sua prima orbita di mappatura, compiendo un giro completo attorno al pianeta nano. Il motore ionico è stato nuovamente alimentato per portare la sonda nella sua seconda orbita di mappatura a 4400 chilometri di altezza, tre volte più vicino alla superficie del pianeta rispetto all’orbita precedente. Qui è giunta il 6 giugno e rimarrà in quest’orbita, denominata survey, fino alla fine del mese prima di riprendere la discesa. In questa fase il periodo orbitale è di circa tre giorni e la sonda mapperà completamente la superficie di Cerere per iniziare a far luce sulla sua storia geologica e valutare se il pianeta nano è attivo oppure no. 13 Le nuove immagini riprese dalla seconda orbita di mappatura rivelano dettagli di quel mondo misterioso più nitidi che mai. La regione con le macchie brillanti si trova in un cratere di circa 90 chilometri ed è chiaro che le macchie sono costituite da molti singoli punti luminosi di varie dimensioni, con un agglomerato nel centro. Finora i ricercatori non hanno trovato alcuna ovvia spiegazione. Le macchie luminose in questa configurazione rendono Cerere unico nel suo genere, rispetto a tutto quello che è stato visto finora nel Sistema Solare. Il team scientifico è al lavoro per capire la loro origine. “Il principale candidato nella mia mente è la riflessione da ghiaccio, ma il team continuerà a prendere in considerazione possibilità alternative, come il sale.” commenta Russel. Nuove immagini che la sonda potrà ottenere quando sarà più vicina alla superficie permetteranno forse di risolvere questo mistero. o alla dinamica dei venti, ma nessuna spiega bene la loro inclinazione verso est. Le violente tempeste di metano nella zona alta della densa atmosfera di Titano, dove i venti soffiano verso est, potrebbero essere la risposta, secondo una nuova ricerca condotta dall’astronomo dell’Università di Washington Benjamin Charnay e co-autori in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Geoscience. Utilizzando delle simulazioni al computer, Charnay, ricercatore post-dottorato, e coautori ipotizzano che l’inclinazione delle dune di sabbia di Titano sia il risultato di rare tempeste di metano che producono raffiche verso est più forti dei soliti venti di superficie verso ovest. “Queste veloci raffiche verso est dominano il trasporto di sabbia, e le dune si propagano verso est” ha spiegato Charnay. I venti di tempesta raggiungono velocità di 10 metri al secondo, circa dieci volte più veloci dei tranquilli venti vicini alla superficie di Titano. E anche se le tempeste avvengono IL MISTERO DELLE DUNE SU TITANO Con la sua atmosfera, i fiumi superficiali, le montagne, i laghi e le dune, Titano, la più grande luna di Saturno, è uno dei posti più simili alla Terra nel Sistema Solare. La sonda Cassini-Huygens ha esaminato a lungo Titano, e le sue scoperte hanno portato nuovi misteri. Uno di questi riguarda le dune di sabbia nella fascia equatoriale della luna, apparentemente create dal vento. Ed ecco il problema: le simulazioni climatiche indicano che i venti vicini alla superficie di Titano – come gli alisei terrestri – soffiano verso ovest. Ma allora perchè le dune della superficie, che raggiungono altezze di centinaia di metri e si estendono per parecchi chilometri, puntano verso est? La direzione delle dune è stata attribuita in passato all’effetto delle maree gravitazionali di Saturno o a varie caratteristiche del terreno Una veduta su Titano. La luna più grande di Saturno, con il suo signore degli anelli sullo sfondo. La nuova ricerca condotta dall’Università di Washington potrebbe risolvere l’enigma della direzione delle dune di sabbia sulla superficie della luna (Credit: Antoine Lucas). 14 solo quando Titano è all’equinozio e giorno e notte anno la stessa durata (circa una volta ogni 14.75 anni) hanno sufficiente potenza per riallineare le dune di Titano. L’ultimo equinozio di Titano è stato nell’agosto 2009. Probabilmente aiuta il fatto che, in base alle osservazioni di Cassini, l’atmosfera di Titano si trovi in “super-rotazione” a partire da circa 5 chilometri dal suolo. Ciò significa che l’atmosfera ruota molto più veloce della superficie stessa. Il modello suggerisce che queste tempeste di metano producano forti correnti discendenti che scorrono verso est quando raggiungono la superficie, rimodellando così le dune. Charnay racconta che per prima cosa ha provato, senza successo, a risolvere il problema con un modello climatico globale che non tiene conto delle nubi di metano. In seguito si è reso conto che ciò era impossibile, intuendo che il metano avrebbe potuto essere parte della soluzione. “È stata una sorta di gioco investigativo, come spesso accade nelle scienze planetarie, dove abbiamo molti misteri e pochi indizi per risolverli”. Le dune in questione, che sono lineari e corrono parallele all’equatore di Titano, non sono probabilmente composte di silicati come la sabbia terrestre, ma di polimeri di idrocarburi, una sorta di fuliggine che risulta dalla decomposizione del metano in atmosfera. Charnay ha notato uno studio di dicembre pubblicato su Nature che mostra che sarebbero necessari venti con una velocità di almeno 5 chilometri all’ora per sollevare e trasportare la sabbia, venti più forti di circa il 50% rispetto a quanto precedentemente stimato. La misura di tale soglia per la velocità del vento è stata una piacevole sorpresa, come racconta Charnay: “ciò significa che solo i venti veloci trasportano la sabbia di Titano, in accordo con la nostra ipotesi di forti raffiche di tempesta che controllano l’orientamento e la propagazione delle dune”. Titano, scoperto da Christiaan Huygens nel 1655, ha da sempre intrigato gli astronomi. La sua atmosfera è composta per il 98.4% da azoto e per il resto soprattutto da metano, con un po’ di idrogeno. La sua gravità è un sesto di quella terrestre e la densità della sua aria è circa quattro/cinque volte maggiore, di conseguenza il volo sarebbe relativamente facile per una sonda spaziale in visita. La sonda Huygens dell’Agenzia Spaziale Europea, che ha viaggiato a bordo di Cassini, è atterrata con successo su Titano nel 2005 e ha mandato sulla Terra la prima foto della superficie disseminata di rocce della luna. Charnay ritiene che un’osservazione diretta di Cassini potrebbe essere il modo per confermare la sua ipotesi. Purtroppo, la missione Cassini si concluderà nel 2017 e il prossimo equinozio di Titano sarà nel 2023. “Tuttavia ci saranno altre missioni. Ci sono ancora parecchi misteri su Titano. Non sappiamo ancora come si possa formare una spessa atmosfera di azoto, da dove provenga il metano nè come si formi la sabbia di Titano”. “E non è del tutto escluso che ci possa essere vita su Titano, forse nei suoi mari o laghi di metano. Quindi questa luna è un mondo davvero affascinante e in continua evoluzione, che deve ancora essere capito nel profondo”. A cura di Marina Campestrin 15 Il cielo dell’estate 2015 La mappa presentata qui illustra il cielo a fine luglio, quando è alto il triangolo estivo formato dalle stelle principali di Lyra (Lyr), Cygnus (Cyg) e Aquila (Aql). Queste costellazioni sono distribuite lungo il meridiano del luogo, una linea immaginaria che si dirige dallo zenit (il punto più alto della sfera celeste, che sta sopra la testa dell’osservatore) verso nord (Stella Polare) da una parte e verso sud (verso Grigno) dall’altra. A ovest (sopra la Forcella) tramontano l’Orsa Maggiore (UMa), il Boote (Boo) con la rossa Arturo e lo Scorpione (Sco) con la rossa Antares. In questa costellazione brilla il pianeta Saturno. Il cielo dell’autunno 2015 Nel cielo illustrato qui sopra, che si riferisce alla fine di ottobre, si vede il Triangolo estivo tramontare verso ovest, cioè sopra la Forcella di Pieve. Al meridiano, alte nel cielo, si vedono le costellazioni di Andromeda (And) e Pegaso (Peg). A est sorgono le costellazioni ricche di stelle brillanti che caratterizzeranno il cielo invernale: Auriga (Aur) con Capretta; il Toro (Tau) con Aldebaran; Orione (Ori) con Betelgeuse e Rigel; i Gemelli (Gem), con Castore e Polluce. Non ci sono pianeti in questo cielo autunnale. A est sorgono le costellazioni di Andromeda (And) e di Pegaso (Peg) e verso nord-est si vede la W delle 5 stelle che formano Cassiopea (Cas). 16 Il cielo dell’autunno 2015 Nel cielo illustrato qui sopra, che si riferisce alla fine di ottobre, si vede il Triangolo estivo tramontare verso ovest, cioè sopra la Forcella di Pieve. Al meridiano, alte nel cielo, si vedono le costellazioni di Andromeda (And) e Pegaso (Peg). A est sorgono le costellazioni ricche di stelle brillanti che caratterizzeranno il cielo invernale: Auriga (Aur) con Capretta; il Toro (Tau) con Aldebaran; Orione (Ori) con Betelgeuse e Rigel; i Gemelli (Gem), con Castore e Polluce. Non ci sono pianeti in questo cielo autunnale. 17 Verbali ORDINE DEL GIORNO VERBALE N. 16 ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEI SOCI U.A.T.V. Sono presenti n. 12 Soci. Si passa alla trattazione dei punti all’odg: Tenutasi in seconda convocazione il 21 marzo 2015, alle ore 20:00, presso il Ristorante “Al Cacciatore” di Castello Tesino. Loc. Celado, con il seguente 1. Comunicazioni del Presidente: il Presidente, prof. Giancarlo Favero, conduce la seduta e, prima dell’inizio dei lavori assembleari, dà il benvenuto ai Soci presenti. ORDINE DEL GIORNO 2. Nomina del Presidente, del Segretario dell’Assemblea e del collegio elettorale: Visto l’art. 9 dello Statuto dell’UATV, l’Assemblea è presieduta dal prof. Giancarlo Favero ed è nominata in qualità di Segretaria la signora Maria Rita Baldi. L’Assemblea approva. 3. Bilancio consuntivo dell’UATV per l’anno 2014, relazione Revisore dei Conti: il Presidente Giancarlo Favero, presente il tesoriere Renzo Muller, lo invita ad illustrare il bilancio consuntivo dell’UATV per l’anno 2014, come da seguente schema: 1. Comunicazioni del Presidente 2. Nomina del Presidente e del Segretario dell’Assemblea 3. Bilancio consuntivo dell’UATV per l’anno 2014, relazione dei Revisori dei Conti 4. Relazione morale del Presidente 5. Relazione del Direttore dell’Osservatorio 6. Programma per il 2015 7. Bilancio preventivo 2015 e definizione della quota sociale 2015 8. Varie ed eventuali. BILANCIO UATV 31.12.2014 ENTRATE Quote sociali 2014 Sistema Bibliotecario Contributo ord.Comune C.T. Rimborso IRPEG 2010 Oblazioni Osservatorio Visite Osservatorio Contr.straord Comune C.T. Sostegno pubblicit.APT Competenze da Cassa Rurale TOTALE Cassa al 01.01.2014 TOTALE a pareggio 870,00 400,00 1.898,97 191,90 15,09 2.940,14 379,42 610,00 0,48 7.306,00 1.253,63 8.559,63 L’Assemblea è invitata a discutere sulle voci a bilancio e vengono date tutte le spiegazioni che sono richieste. USCITE Missioni per UATV Spese rappresentanza Edizione giornalino UATV Varie: tess.UAI Web Posta Sito web Tributi UATV Pentadati Tributi Osservatorio IVA Assicurazione Osservatorio Convenzione con Comune C.T. Spese Osservatorio:varie e utenze Spese bancarie: bollo commiss. TOTALE Disponibilità al 31.12.2014 c/c Cassa Rurale resto spese postali contanti Osservatorio TOTALE 770,00 236,00 46,20 345,00 30,09 231,80 343,37 384,00 264,00 4.371,69 110,73 7.132,88 1.210,19 6,56 210,00 8.559,63 Si procede quindi all’approvazione del punto 3 all’odg. Il Revisore dei Conti, Sig.Michele Alberti, legge la seguente: 18 Relazione dei Sindaci al bilancio UATV al 31 dicembre 2014 Cari Soci, abbiamo esaminato il bilancio al 31 dicembre 2014 che la Segretaria ci ha trasmesso con largo anticipo, mettendo a nostra disposizione il giornale di cassa, analiticamente compilato, e la documentazione di supporto. La contabilità sociale è risultata essere del tutto regolare. L’anno sociale chiude con un avanzo di gestione di euro 173,12 – con entrate pari a euro 7.306,-- e uscite pari a euro 7.132,88, esposte tutte a bilancio con adeguato dettaglio. Le disponibilità di cassa e banca sono pertanto passate da euro 1.253,63 di inizio anno a euro 1.426,75 del 31 dicembre. Il bilancio di previsione per il 2015 è ispirato a criteri di prudenza e ragionevolezza: non abbiamo pertanto al riguardo alcuna osservazione. Tutto ciò considerato, Vi invitiamo ad approvare il bilancio al 31 dicembre 2014 e il bilancio di previsione UATV 2015 così come predisposti e oggi a voi presentati. I Sindaci Michele Alberti, Marina Aru, Marina Campestrin L’Assemblea prende atto e approva il bilancio e la relazione dei Revisori dei Conti, (astenuti i soci, Michele Alberti e Marina Campestrin). 4. Relazione morale del Presidente UATV prof. Giancarlo Favero: Unione Astrofili Tesino e Valsugana - Assemblea del 21 marzo 2015 Relazione morale del Presidente per l’anno sociale 2014 Anche in questo anno sociale il lavoro del Consiglio Direttivo si è svolto nella consueta armonia, col massimo contributo di tutti i Consiglieri e l'ottimo lavoro della Segretaria Maria Rita Baldi. La pratica più significativa ha riguardato il rinnovo della Convenzione col Comune di Castello Tesino per la gestione dell'Osservatorio, alla scadenza del primo quinquennio. Abbiamo ottenuto che le spese per l'ascensore, e altre relative alla manutenzione esterna dello stabile, recinzione del bombolone del gas per messa a norma, catena e paletti per delimitare strada accesso, venissero sostenute dal Comune, con positive ricadute sul Bilancio dell'associazione. Altre positive ricadute sul bilancio dell'UATV sono venute dalla contrattazione del canone Internet col provider Tecnodata e la riduzione al minimo del riscaldamento dei vari ambienti dello stabile. È stato chiesto e ottenuto un sopralluogo dell’uff. tecnico per la valutazione della parete esterna dello stabile dell'Osservatorio rispetto a infiltrazioni d’acqua e caduta delle prime pietre della copertura. Denuncio qui per l'ennesima volta la spesa enorme e ingiustificata affrontata per realizzare questa tipo di copertura che ha portato solo conseguenze negative. Le serate osservative presso l’Osservatorio si sono tenute venerdì, sabato e domenica nei mesi di luglio e agosto e nelle settimane festive di fine anno, il martedì nei mesi da gennaio ad aprile e il sabato prossimo a ogni Primo Quarto di Luna nei mesi restanti. Si ringrazia l’APT per la collaborazione offerta nel perfezionamento delle prenotazioni. Si è purtroppo registrata una contenuta attività osservativa nell'intero 2014, principalmente determinata dal cattivo tempo che ha imperversato lungo tutto l'anno. Sul piano della ricerca scientifica, è proseguito lo studio degli asteroidi che rischiano di colpire la Terra, in collaborazione col socio Riccardo Furgoni di Mantova. Nel corso del 2014 sono state realizzate 18 pubblicazioni (MPEC) nelle quali sono riportati i nostri risultati, che ci hanno visto affiancare strumenti di altri osservatori del diametro da 1 a 3,5 metri. Si sottolinea la sistemazione da parte del consigliere Gastone Tacchetto della sala comandi, dotata ora di ulteriori attrezzature che rendono la strumentazione scientifica di più razionale utilizzo. Continuerà anche in seguito un accurato monitoraggio dei vari accessori, al fine di ottimizzare il rendimento complessivo dell'impianto. Col miglioramento del bilancio è stato possibile effettuare l’acquisto della telecamera a colori mod. DFK 31 AU03.AS, con la quale si riprenderanno i pianeti, cielo permettendo, e della quale, non appena sarà possibile, verrà approntato e pubblicato sul nostro giornalino il manuale d’uso. In particolare in aprile dovrebbe tornare il francese Michel Jacquesson per riprendere Giove con questa nuova telecamera e con la sua consueta abilità. È stato inoltre acquistato un obiettivo per la telecamera Watec che sarà adibita a inquadrare ampie zone di cielo nel corso di sedute osservative 19 realizzate mediante ricettori elettronici e proiettate direttamente in aula, una iniziativa che intendo sperimentare nei prossimi mesi soprattutto per le persone inabili a salire fino agli oculari del telescopio. Il consigliere Gastone Tacchetto ha collaborato con il socio Giorgio Ferrai, delegato da anni alla gestione del nostro sito internet, per aggiornarne l'aspetto che ora si presenta di notevole eleganza. Grazie a un contributo straordinario del Comune di Castello Tesino è stata realizzata la stampa del nuovo depliant dell’Osservatorio. Nel corso dei consueti periodi di presenza turistica sono state proposte al pubblico quattro conferenze tenute dai professori Cesare Barbieri e Sergio Ortolani, dell'Università di Padova, e dall’astrofilo Giuseppe de Donà, su argomenti scientifici di attualità (arrivo della sonda Rosetta sulla cometa Chiuriamov-Gerasimienko, novità sulla meteorologia globale del pianeta, meridiane e Keplero). La risposta del pubblico, sia di turisti sia di residenti, è sempre stata più che soddisfacente. Era stata chiesta una consulenza del sig. Marco Fiaschi al fine di realizzare l’automatismo di collegamento tra telescopio e cupola, ma il preventivo di spesa si è dimostrato troppo elevato per poterlo approvare: su questo si discuterà in sede di bilancio preventivo per il 2015. Il Direttore dell’Osservatorio Roberto Broccato vi illustrerà altri aspetti della gestione e in particolare un incontro organizzato dall’APT Lagorai e dagli operatori turistici nell’ambito del progetto estate 2015 che verrà elaborato quanto prima dagli interessati. Giancarlo Favero Il socio Michele Miconi chiede che tipo di copertura prevede la nostra Assicurazione. Il Presidente Favero precisa che la copertura riguarda tutti coloro che operano o partecipano alle attività all’interno della struttura Osservatorio. L’Assemblea prende atto ed approva, (astenuto il Socio Presidente Giancarlo Favero). 5. Relazione del Direttore dell’Osservatorio, sig. Roberto Broccato: Osservatorio Astronomico del Celado Relazione annuale 2014 Presenza visitatori in Osservatorio. Nel corso dell’anno 2014 grazie all’attività dei soci dell’UATV Maria Rita Baldi Marina Campestrin Giancarlo Favero Claudio Costa Roberto Broccato Michele Miconi Gastone Tacchetto Renzo Muller e alla collaborazione dell’APT Valsugana, abbiamo ospitato in Osservatorio 725 persone (302 nel primo semestre, 423 nel secondo) durante un totale di 37 visite guidate (15 nel primo semestre, 22 nel secondo). La maggior parte delle visite sono state organizzate dall’APT, ma abbiamo anche ospitato alcune scolaresche provenienti dalla provincia di Belluno e dalla Valsugana, gruppi sportivi e un gruppo religioso. Nel mese di dicembre l’osservatorio è stato noleggiato per una decina di giorni dal socio belga Andy Strappazzon. La flessione di presenze rispetto al 2013 si ritiene sia dovuta principalmente all’annullamento, causa maltempo, di diverse visite programmate. L’introito complessivo derivato dall’attività dell’Osservatorio (ingressi; noleggio; oblazioni; contributi APT e Comune ) è stato di 4.024,65Euro a fronte di uscite pari a 5.624,95 Euro per spese di riscaldamento, energia elettrica, collegamento Internet , gestione ascensore ,attrezzature e materiali di consumo come indicato dettagliatamente nel documento di bilancio. Attività varie in Osservatorio Per tutto il 2014 è continuata l’attività di astrometria, iniziata nel 2013, relativa al controllo di alcuni asteroidi condotta dal prof. Favero e dal prof Furgoni con la collaborazione saltuaria di Michele Miconi e del sottoscritto. I risultati dell’attività vengono pubblicati sul sito del Minor Planet Center. Il 10 Maggio abbiamo aderito all’evento “OCCHI SU SATURNO” , serata dedicata all’osservazione del pianeta Saturno proposta a livello nazionale dall’associazione “Stellaria” di Perinaldo (Imperia) in onore dell’ Astronomo Gian Domenico Cassini. Nel tardo pomeriggio, grazie all’interessamento del vicepresidente Claudio Costa si è esibita in concerto la Banda Folk di Castello Tesino intrattenendo gli ospiti presenti. Anche quest’anno l’Osservatorio ha aderito al progetto “guest card” promosso da Trentino Sviluppo che consiste nel poter pagare l’ingresso presentando una tessera codificata. In ottobre ,con la segretaria Maria Rita Baldi, abbiamo partecipato alla riunione organizzata presso la sede dell’APT dove, alla presenza degli altri operatori turistici della zona (alberghi. Ristoranti, campeggi, musei … ), sono state 20 dettagliatamente illustrate le modalità di svolgimento della visita all’Osservatorio. Si è rimarcata la nostra disponibilità a partecipare alle manifestazioni organizzate dall’APT o dagli altri operatori. In novembre è stata interpellata la ditta MFC elettronica per rendere la rotazione della cupola asservita alla posizione del telescopio, ma il preventivo proposto è stato ritenuto troppo elevato per dar seguito alla realizzazione. Nel frattempo, il nuovo socio Riccardo Sordo che per professione si occupa di informatica e automazione in una azienda della zona, si è reso disponibile alla realizzazione di tale progetto. Dopo alcuni test effettuati sul pc di controllo del telescopio e uno scambio di informazioni con il costruttore Phlipp Keller, crediamo di essere sulla buona strada per portare a termine la realizzazione. Lavori di manutenzione eseguiti a cura dell’UATV. Nel corso del 2014, con l’aiuto di alcuni soci, sono state effettuate le seguenti attività : - Il lavoro più importante è consistito nella sistemazione delle apparecchiature nella sala controllo. Sono state montate le canaline per la segregazione dei cavi di collegamento con la cupola; Sono stati installati altri due computer, uno per il controllo della fotocamera Canon 350D, l’altro per il controllo della nuova telecamera DFK31. Questi PC provengono dalla biblioteca comunale dove sono stati dimessi, sono stati formattati e aggiornati con nuova ram e scheda video con doppia uscita .In cupola è stata installata una nuova telecamera per il monitoraggio dei movimenti del telescopio dalla sala controllo e da remoto. Grazie all’interessamento del consigliere Gastone Tacchetto sono stati reperiti, presso l’azienda in cui lavora, alcuni monitor LCD con i quali abbiamo sostituito quelli CRT finora in servizio. Altri lavori meno impegnativi ma non meno importanti sono stati eseguiti, quali: - Manutenzione delle spazzole di messa a terra del parafulmine della cupola. - Sostituzione dell’hub USB che gestisce i comandi dalla cupola il quale provocava dei movimenti intempestivi del telescopio che tanta preoccupazione hanno destato. - Riparazione del focheggiatore n° 1 (sostituzione di un cuscinetto). - Sostituzione della scheda di rete del PC controllo telescopio. - Installazione di una telecamera nel locale caldaia per il controllo di eventuali blocchi da remoto ( verrà sostituito in futuro con altro sistema di teleallarme). - Sostituzione della telecamera Watec con la nuova DFK31 acquistata recentemente. Un particolare ringraziamento va a Gastone Tacchetto per la collaborazione che ha dimostrato nell’eseguire i lavori sopraccitati. Lavori di manutenzione eseguiti a cura del Comune. Nel corso dell’anno sono stati effettuati due sopralluoghi da parte dell’ufficio tecnico del Comune per reperire elementi utili a predisporre un progetto di recupero del rivestimento dello stabile, il quale risulta molto danneggiato dalle infiltrazioni d’acqua (già segnalate nelle relazioni precedenti). In base alla nuova convenzione le spese di gestione dell’ascensore vengono trasferite al Comune. Il Comune ha inoltre provveduto a fare eseguire alcuni lavori richiesti dall’ UATV. - Riparazione e fissaggio di alcuni elementi delle staccionate in legno. - Riparazione delle spallette di due finestre disgregate dalle infiltrazioni d’acqua. - Completamento del pavimento della cupola. - Recinzione del bombolone del gas come richiesto dalle norme. - Installazione di un segnale stradale a ridosso del bivio per l’Osservatorio con l’indicazione”Osservatorio Astronomico” . - Copertura con piastre di cemento dei pozzetti dell’impianto di illuminazione. - Installazione di due paletti per il fissaggio della catena all’ingresso della strada di accesso. - Fornitura di due transenne per delimitare la zona di marciapiede pericolosa in corrispondenza della cupola. - Incarico a una ditta locale per l’installazione dei due lampioni del parcheggio. Nel ringraziare il Comune di Castello Tesino per il puntuale sgombero neve , sfalcio erba e cura delle aiuole, si auspica vengano prese valide decisioni 21 relative all’infiltrazioni d’acqua, attualmente è il problema più grave per l’Osservatorio. Roberto Broccato L’Assemblea prende atto ed approva, (astenuto il Socio Direttore, Roberto Broccato). 6. Programma per il 2015: Il prof. Giancarlo Favero, sentito anche il Direttore dell’Osservatorio, sig. Roberto Broccato, comunica che già nei primi mesi del 2014 si sono svolte attività presso l’Osservatorio secondo le richieste raccolte e, in particolare, in collaborazione con l’APT Lagorai, con prenotazione il martedì e fino a giugno, il sabato più prossimo al primo quarto di Luna. Si ripresenta inoltre l’ipotesi di attività dell’Osservatorio come già sperimentato: iniziative da effettuarsi, per l’estate, il venerdì, sabato e domenica, con trattazione di argomenti di astronomia, osservazioni telescopiche, utilizzo dell’aula dell’Osservatorio anche per iniziative diverse da astronomia cui potranno essere coinvolte associazioni o altri. Sempre nel periodo estivo e in base alla possibilità finanziaria, si ipotizzano alcune conferenze (tre o quattro) con le modalità dello scorso anno. I Soci , Marina Campestrin e Gastone Tacchetto propongono inoltre una serata “Occhi su Saturno” per il prossimo 20 giugno, il vicepresidente Claudio Costa propone un concerto della Banda Folk di Castello Tesino, di cui è Presidente, alla presenza di pubblico si spera numeroso . In ottobre si svolgerà la giornata contro l’inquinamento luminoso. Il Socio Gastone Tacchetto comunica che l’impostazione dell’attività già discussa in un incontro del CD riguardante la proposta formulata dal Direttore del Planetario di Padova che aveva dimostrato interesse per il nostro Osservatorio e prevedeva un collegamento audio-video stabile, mediante utilizzo di accessori tecnologici, nell’ambito di una presentazione del Planetario stesso, nonostante la nostra cura di promuovere l’evento, niente è andato a buon fine. L’Assemblea prende atto e approva all’unanimità. 7. Bilancio preventivo 2015 e definizione della quota sociale 2015: il bilancio preventivo dell’UATV è stato approntato, ipotizzando un’attività prudenziale sulla falsa riga di quanto sperimentato lo scorso anno. Alcune spese saranno sostenute con introiti occasionali, mentre con l’introito delle quote sociali si può far fronte alle spese di ordinaria gestione (cancelleria, postali, stampa del giornalino, missioni per conto dell’UATV). Viene invece deliberata la previsione di spesa relativa a rendere possibile la rotazione della cupola asservita alla posizione del telescopio, secondo il progetto proposto dal socio Riccardo Sordo, come illustrato dal Direttore dell’Osservatorio Roberto Broccato nella sua relazione Viene letto e illustrato dal Tesoriere, il seguente Bilancio Preventivo: BILANCIO DI PREVISIONE UATV 2015 ENTRATE Quote sociali Contr.ord.Com. Castello T. Noleggio Osservatorio a ricercatori Contr.Sistema bibliotecario Visite Osservatorio Sostegno pubblicitario APT TOTALE USCITE € 850,00 € 1.100,00 € 500,00 € 500,00 € 4.000,00 € 650,00 € 7.600,00 Manifestazioni 2015 Cancelleria e postali Missioni per UATV Ed. Giornalino € € € € 500,00 100,00 700,00 150,00 Utenze Osserv. (Luce Gas Internet Ascensore) Costi intervento cupola Tributi e assicurazioni € 4.500,00 TOTALE € 550,00 € 1.100,00 € 7.600,00 L’Assemblea approva all’unanimità. 22 Il Presidente Favero, riferendosi alla quota sociale di 15 € fissata per il 2014, la giudica congrua alle spese programmate e al numero di soci previsto, ma chiede ugualmente ai presenti di alzare la mano se intendono modificarla. Nessuno vota a favore per quest’ultima indicazione e quindi la decisione è di mantenerla invariata per il 2015. Risulta quindi approvato l’importo di 15 € come quota associativa per il 2015. L’Assemblea approva. Letto, approvato, sottoscritto Castello Tesino, 21 marzo 2015 Il Segretario verbalizzante Maria Rita Baldi Il Presidente dell’Assemblea Giancarlo Favero 8. Varie ed eventuali: il Presidente Favero comunica che rimane confermato di mantenere la pubblicazione di due numeri annuali del giornalino dell’Associazione, per contenere le spese e per privilegiare nel contempo, la comunicazione di attività particolari svolte presso l’Osservatorio. Esaurito l’Odg, il Presidente conclude la riunione ringraziando i convenuti per la partecipazione all’incontro e per l’attenzione dimostrata alla trattazione dei singoli punti all’ordine del giorno. L’Assemblea è sciolta alle ore 22:00. VERBALE N. 1/2015 Del Consiglio Direttivo informale dell’UATV di venerdì 20 febbraio 2015, mediante comunicato intercorso attraverso SMS del gruppo Colleghi Astrofili, per la trattazione del seguente Ordine del Giorno: 2. Definizione data prossima Assemblea generale Soci UATV: dopo aver motivato la scelta, secondo la consuetudine di programmarla nel periodo più prossimo all’equinozio di primavera, nulla ostando, viene concordata la data del 21 marzo 2015. 1. Comunicazioni del Presidente 2. Definizione data prossima Assemblea generale Soci UATV 21 marzo 2015 3. Varie ed eventuali 3. Varie ed eventuali: Altri argomenti non sono stati trattati. Trattazione dell’Odg: 1. Comunicazioni del Presidente: Sentiti tutti i membri del Consiglio Direttivo dell’UATV, Costa Claudio – Broccato Roberto - Baldi Maria Rita - Miconi Michele Muller Renzo e Gastone Tacchetto, mediante comunicato attraverso SMS del gruppo Colleghi Astrofili, il Presidente Giancarlo Favero propone la data della prossima Assemblea Ordinaria dei Soci per il 21 marzo p.v., al fine di poter inviare l’avviso a tutti i Soci nei tempi previsti dallo Statuto. Il Segretario Maria Rita Baldi Il Presidente Giancarlo Favero 23 VERBALE N. 2/2015 Della seduta del Consiglio Direttivo UATV, riunitosi sabato 21 marzo 2015 presso il ristorante “Al Cacciatore” in loc. Celado di Castello Tesino, alle ore 19.30, per la trattazione del seguente Ordine del Giorno: 1. Comunicazioni del Presidente 2. Relazione di Cassa 3. Preparazione Assemblea Ordinaria dei Soci UATV (bilanci, attività Osservatorio,) 4. Situazione Osservatorio circa la sicurezza all’accesso 5. Varie ed eventuali Presenti: Favero Giancarlo - Costa Claudio – Broccato Roberto - Baldi Maria Rita –Miconi Michele - Muller Renzo e Gastone Tacchetto. 1. Comunicazioni del Presidente prof. Giancarlo Favero: non ci sono comunicazioni particolari pertanto si passa alla trattazione dei punti successivi all’odg 2. Relazione di Cassa: presente la segretaria, si comunica la situazione di Cassa alla data odierna che vede un saldo a ns. credito di circa 1.400 euro. Il Consiglio prende atto.. 3. Preparazione Assemblea Ordinaria dei Soci UATV: Prima dello svolgimento dell’Assemblea il CD prepara il materiale necessario: viene esaminato il bilancio consuntivo 2014 e il movimento attivo e passivo dell’attività svolta in Osservatorio. Il Direttore dell’Osservatorio Roberto Broccato spiega che già nel novembre scorso era stata interpellata la ditta MFC elettronica per rendere la rotazione della cupola asservita alla posizione del telescopio, ma il preventivo proposto era stato ritenuto troppo elevato per dar seguito all’attuazione (circa 1.500 euro). Nel frattempo, il nuovo socio Riccardo Sordo che per professione si occupa di informatica e automazione in un’azienda della zona, si è reso disponibile alla realizzazione di tale progetto. Dopo alcuni test effettuati sul pc di controllo del telescopio e uno scambio di informazioni con il costruttore Phlipp Keller, si ritiene di essere sulla buona strada per portare a termine il progetto. Si delibera pertanto di inserire nel bilancio di previsione per il 2015, l’importo di 500 euro a fronte di tale spesa, ritenuta necessaria. Il CD prende atto. 4. Situazione Osservatorio circa la sicurezza all’accesso: si prende atto della situazione precaria riguardo l’accesso all’Osservatorio, per la pericolosità dovuta al distacco di piastre di rivestimento esterno a causa di infiltrazioni d’acqua. Il fatto è stato già segnalato al Comune di Castello Tesino, quale proprietario della struttura e per il quale il Sindaco stesso si è attivato, provvedendo per una soluzione provvisoria di messa in sicurezza, in attesa di prendere una decisione di intervento risolutivo, che possa garantire l’accesso all’Osservatorio in tutta tranquillità. 5. Varie ed eventuali: Altri argomenti non sono stati trattati, la riunione è conclusa alle ore 20 00. Il Segretario Maria Rita Baldi Il Presidente Giancarlo Favero 24 Estate 2015 Programma di conferenze a Palazzo Gallo Ore 21 Ingresso libero 28 luglio Pianeti nani prof. Sergio Ortolani Università di Padova 4 agosto L’Osservatorio del Celado compie 5 anni Prof. Giancarlo Favero già all’Università di Padova 12 agosto Le lacrime di S. Lorenzo presso Ristorante “Al Cacciatore” ore 22 21 agosto Rosetta: missione compiuta prof. Cesare Barbieri Università di Padova Dall’Osservatorio Durante i mesi di luglio e agosto l’Osservatorio Astronomico del Celado sarà aperto nelle sere di venerdì, sabato e domenica (anche in caso di maltempo) con il seguente orario: 22:00 – 24:00 La visita all’Osservatorio durerà 2 ore, una dedicata all’osservazione telescopica, una dedicata a proiezioni di filmati, con discussione, domande e risposte. Di giorno si potranno osservare il Sole, la Luna e i pianeti Mercurio e Venere. Di notte si osserveranno i corpi celesti più spettacolari che si rendono visibili (Luna e pianeti, ammassi stellari aperti e globulari, nebulose, galassie. I temi trattati potranno riguardare: i moti apparenti e reali del Sole, della Terra e dei pianeti, il tempo e le stagioni, il Sistema Solare, le stelle, la Via Lattea, le altre Galassie e l’Universo. Per le scuole ogni tema sarà trattato al livello concordato con gli insegnanti o con gli stessi allievi. Tariffe: fino a 5 anni: gratis 6-17 anni: 3 euro Adulti: 5 euro 25 Gli ingrandimenti dei telescopi del Celado di Giancarlo Favero L’immagine di una stella Una stella è un corpo celeste così lontano che nessun telescopio è in grado di mostrarne il disco; in altre parole, le stelle ci dovrebbero apparire puntiformi. Invece, la natura della luce, che è contemporaneamente onda e corpuscolo, ne determina un’interazione (chiamata diffrazione) con il bordo di un obiettivo ottico (una lente o uno specchio) tale da generare l’immagine di una stella della forma illustrata in Figura 1. Conosciuta col nome di figura di diffrazione di Airy, l’immagine di una stella fornita da un obiettivo ottico perfetto è composta da un disco luminoso centrale, detto disco di Airy, circondato da una serie di anelli luminosi concentrici separati da anelli scuri. a 206 265) si ottiene il raggio del disco di Airy in questa unità di misura: 0 = 13,8 / D (secondi d’arco) Una formula simile si può trovare in altri trattati con al posto della costante 13,8 il numero 12,0. In questo caso vuol dire che è stata utilizzata nel calcolo la lunghezza d’onda della luce di 500 nm. Per gli strumenti dell’osservatorio del Celado, il cannocchiale da 15 cm di diametro e il telescopio da 80 cm di diametro, si calcolano i seguenti valori: 0 (15 cm) = 13,8 / 15 = 0,92” 0 (80 cm) = 13,8 / 80 = 0,17” Questi dati illustrano la regola secondo la quale più grande è l’obiettivo di un telescopio più piccole sono le immagini delle stelle che esso fornisce. Il potere risolutivo di un telescopio Il criterio di Rayleigh afferma che un obiettivo riesce a mostrare separate due stelle di uguale magnitudine se i centri dei loro dischi di Airy sono distanziati dall’angolo 0, cosa che è mostrata in figura 2. In queste condizioni le due stelle sono viste distinte o, come si dice, “risolte, separate”. Figura 1. Sopra, immagine di una stella, detta figura di diffrazione di Airy, fornita da un obiettivo ottico perfetto. Sotto, il diagramma illustra l’andamento dell’intensità luminosa lungo un diametro della figura di Airy. Il raggio del disco di Airy, segmento che va dal centro del disco al primo anello scuro che lo circonda, è visto sotto un angolo che è definito in radianti come: 0 = 1,22 /D (radianti) dove è la lunghezza d’onda della luce che forma la figura di Airy (solitamente 550 nm, dove l’occhio umano ha la massima sensibilità) e D è il diametro in centimetri dell’obiettivo che forma l’immagine. Convertendo gli angoli da radianti a secondi d’arco (cioè moltiplicando per la costante di conversione, pari Figura 2. Figure di Airy di due stelle i cui centri sono separati dall’angolo 0. In queste condizioni le due stelle risultano distinguibili, ovvero risolte cioè separate. Siccome la precisione ottica di un obiettivo a lente è più facile da realizzare di quella di uno a specchio, possiamo affermare - con buona pace di tutti - che il rendimento ottico di un telescopio a lenti, detto anche cannocchiale o rifrattore, è il massimo fra tutte le tipologie di strumenti. In altre parole, mentre il potere separatore del cannocchiale del Celado è quello calcolato (0,92”), quello del telescopio di 80 cm 26 potrebbe essere peggiore di 0,17”, cioè il potere separatore reale potrebbe assumere un valore maggiore. Modifiche del disco di Airy Nel disco di Airy di un rifrattore perfetto si concentra l’84% della luce raccolta dall’obiettivo, nel primo anello si distribuisce il 7 % di questa luce e negli altri anelli, infiniti e di intensità decrescente, si distribuisce in totale il restante 9%. È facile calcolare che il disco di Airy raccoglie 5,25 volte più luce degli anelli (84/16 = 5,25), rapporto numerico che viene definito fattore di contrasto e che quantifica il rendimento teorico di un obiettivo a lente. In un telescopio riflettore, per esempio di tipo newtoniano, che utilizza come obiettivo uno specchio (di diametro D), è necessario inserire nel fascio di luce che si dirige verso l’obiettivo un altro specchio, di diametro minore di quello obiettivo, detto specchio secondario (di diametro d) (Figura 3). 0,1 implica già una diminuzione a 4,5 del fattore di contrasto, pari alla perdita del 14%, che è un valore modesto. È però evidente che, se il RO supera il valore di 0,3 – cosa molto comune negli strumenti commerciali - il rendimento di un riflettore è molto inferiore a quello di un rifrattore di pari diametro. Il riflettore del Celado ha un secondario di diametro 25 cm che porta a un RO pari a 0,31. Mediante considerazioni al di fuori della presente trattazione si calcola che la cosa lo rende equivalente a un rifrattore di diametro D-d = 80-25 = 55 cm. D’altra parte è evidente che la superficie ottica da lavorare nel caso di un riflettore è praticamente una sola, quella dello specchio principale (quella dello specchio secondario è molto meno estesa). Invece, nel caso di un obiettivo a lenti si devono lavorare 4 (obiettivo acromatico, fatto di 2 lenti) o 6 (obiettivo apocromatico a 3 lenti) superfici, con un costo proporzionalmente molto superiore. Ecco perché, al crescere del diametro dell’obiettivo, si preferisce costruire riflettori invece di rifrattori. Mentre il cannocchiale più grande del mondo ha un obiettivo di 1 metro di diametro (Osservatorio di Yerkes), i telescopi a specchio monolitico più grandi hanno 8,2 m di diametro (VLT dell’ESO in Cile e Binoculare di Mount Graham negli USA). L’occhio umano Figura 3. Schema ottico di un riflettore di tipo Newtoniano. La presenza di un ostacolo nel cammino ottico modifica la distribuzione della luce nella figura di Airy, con diminuzione della quantità che cade nel disco centrale e aumento di quella che cade complessivamente negli anelli. La conseguenza di questo fatto è una diminuzione del fattore di contrasto, come mostrato nella Figura 4, dove in ascisse è riportato il rapporto di otturazione, cioè il rapporto fra diametro dello specchio secondario e diametro dello specchio principale: RO = d/D. Figura 4. Andamento del fattore di contrasto (ordinate) in funzione del rapporto di otturazione (ascisse) di un riflettore. È evidente che l’aumento del rapporto di otturazione rende un telescopio riflettore via via sempre peggiore rispetto a un rifrattore di pari diametro. Un RO pari a L’occhio è un strumento ottico basato sulla lente chiamata cristallino che forma le immagini di quanto vediamo sulla retina, superficie sensibile dove si trovano due tipi di cellule sensibili alla luce, i coni e i bastoncelli. I coni sono sensibili alla luce intensa (visione fotopica) e producono la visione a colori. I bastoncelli sono attivi solo a bassi livelli di luminosità (visione scotopica) ma producono immagini in bianco e nero (di notte tutti i gatti son bigi). Per le loro caratteristiche i coni sono attivi nella visione delle stelle, dei pianeti, della Luna e del Sole, che sono quindi i corpi celesti che rivelano il proprio colore. Le nebulose (salvo poche eccezioni) e le galassie sono invece così deboli da non mostrare colori. Ecco perché non bisognerebbe mostrare al pubblico immagini del Telescopio Spaziale (o anche le immagini fatto col telescopio del Celado da Andy Strapazzon) che farebbero poi sorgere la domanda: come mai non vedo quei colori al telescopio? Per lo stesso motivo non bisognerebbe far osservare al pubblico nebulose o galassie la cui visione è estremamente deludente rispetto alle illustrazioni dei libri. In realtà, si spiega sempre al pubblico che le immagini riprese coi CCD (che hanno efficienza quantica 50-100 volte superiore a quella dell’occhio) sono nettamente superiori a quelle visibili a occhio. Inoltre, bisogna sempre sottolineare che i colori delle immagini astronomiche sono in ogni caso irreali, cioè fittizi. Il potere separatore dell’occhio medio è di 120”, sebbene si trovino in letteratura valori molto minori, fino a un minimo di 60”. Se quest’ultimo valore fosse vero, però, si dovrebbe vedere a occhio nudo la falce di 27 Venere quando è alla minima distanza dalla Terra, cosa che non è mai stata verificata. La lente dell’occhio (cristallino) è dotata di un diaframma chiamato iride, il cui diametro varia a seconda della luce che illumina la scena sotto osservazione. Un’elevata illuminazione fa restringere la pupilla fino a un minimo di 2 mm di diametro, mentre una scarsa illuminazione determina l’aumento del diametro dell’iride fino a 6-8 mm (i valori maggiori si riscontrano negli individui più giovani). Ingrandimento risolvente Se si è compreso quanto detto fin qui, è intuitivo che per ottenere una visione dettagliata dei soggetti in esame si deve ingrandire l’immagine originale in modo da portare il potere separatore dello strumento allo stesso livello di quello dell’occhio (120”). Per i due strumenti dell’Osservatorio del Celado che stiamo considerando, l’ingrandimento risolvente è quindi: Xris = potere separatore dell’occhio / potere separatore dello strumento, ovvero: Xris(15 cm) = 120/0,92 = 130 volte Xris(80 cm) = 120/0,17 = 705 volte. È evidente che gli ingrandimenti risolventi sono, numericamente, molto vicini al diametro dell’obiettivo dei rispettivi telescopi espresso in millimetri, rispettivamente 150 e 800 mm. La regola si riassume quindi nella formula approssimata: Xris = D (millimetri) Nella pratica si noterà che per strumenti di piccolo diametro (60-100 mm) la regola potrà essere superata (ingrandimenti fino a 2D), mentre per strumenti di grande diametro (400-800 mm) la regola andrà dimezzata (ingrandimenti non superiori a D/2). Nella scelta pratica degli ingrandimenti si dovrà tener conto inoltre della turbolenza atmosferica al momento dell’osservazione. Un’alta turbolenza consiglierà di diminuire gli ingrandimenti rispetto alle considerazioni appena fatte, mentre una scarsa turbolenza permetterà di spingersi fino alla regola 2D (300 ingrandimenti per il rifrattore e 1600 ingrandimenti per il riflettore), questo soprattutto nei casi di osservazione della Luna, di Marte e delle stelle doppie. Ingrandimento minimo La figura 5 mostra lo schema ottico di un cannocchiale mentre osserva una stella posta a grande distanza. I raggi di luce provenienti dalla stella viaggiano paralleli tra loro e la lente obiettiva li rende convergenti, fino a farli incontrare in un punto detto fuoco (F), dove si forma la figura di Airy della stella. La distanza fra l’obiettivo e il fuoco è detta distanza focale, o semplicemente focale dell’obiettivo. Per inciso, l’obiettivo a specchio di un telescopio riflettore ha lo stesso scopo, cioè quello di formare sul fuoco un’immagine reale (che quindi si può raccogliere su uno schermo o fotografare) dell’oggetto osservato. Figura 5. Schema ottico di un cannocchiale kepleriano, cioè con un obiettivo A e con un oculare formato da una lente positiva B. Proseguendo oltre il fuoco, i raggi di luce divergono. Se incontrano una lente positiva (lente da ingrandimento o contafili) di lunghezza focale f, i raggi possono fare tre cose: 1) Continuare a divergere, ma meno di prima, se la lente è posta a una distanza dal fuoco minore della propria distanza focale; 2) Convergere, se la lente positiva è posta a una distanza dal fuoco maggiore della propria distanza focale; 3) Diventare paralleli, come in figura 5, se la lente positiva è posta a una distanza dal fuoco esattamente uguale alla propria distanza focale. Nella disposizione 3) il telescopio è detto “focalizzato” perché, ponendo l’occhio sul fascio di luce parallela, si vede nitidamente l’immagine di Airy della stella. In queste condizioni la lente positiva (oculare) funziona da microscopio e ingrandisce l’immagine reale formata al fuoco F dalla lente obiettiva. Nella stessa disposizione, il diametro del fascio di luce parallela che esce dalla lente oculare è chiamato pupilla di uscita (Pu). Analogamente, il diametro del fascio di luce parallela che entra nella lente obiettiva, che è quindi pari al diametro della lente stessa, viene chiamata pupilla di entrata (Pe). Il rapporto Pe / Pu è uguale al rapporto F / f, per le proprietà dei triangoli simili. Questo rapporto è chiamato ingrandimento del telescopio: Ingrandimento = X = Pe / Pu = F / f Riassumendo gli ingrandimenti possibili (minimo, risolvente e massimo) con i due strumenti del Celado, si ha la tabella: 15 cm 80 cm D/2 75X 400X D 150X 800X 2D 300X 1600X Note le distanze focali dei due strumenti, rispettivamente 1200 e 3200 mm, si possono calcolare le focali in millimetri degli oculari necessari per operare i suddetti ingrandimenti: 15 cm 80 cm D/2 16 8 D 8 4 2D 4 mm 2 mm 28 Tra gli oculari disponibili, i più vicini alle necessità sono quelli da 15, 9 e 4 mm. La lente di Barlow Gli oculari commerciali non sono adatti a qualsiasi obiettivo. I più economici sono adatti a obiettivi di grande focale rispetto al diametro (rapporto F/D, detto anche apertura): Huygens (H), Ramsden (R) lavorano bene con strumenti aventi F/D > 10. Gli oculari di medio costo sono adatti a strumenti di media apertura: Plossl (Pl), Ortoscopici (O) lavorano bene con strumenti aventi F/D = 8-10. I più costosi sono adatti a strumenti aventi F/D = 6-8: Erfle (E). I rapporti focali dei telescopi del Celado sono, per il 15 cm: 1200/150 = 8; per l’80 cm: 3200/800 = 4. Mentre per il primo tutti gli oculari presenti in osservatorio sono adatti, non esistono (in commercio) oculari adatti al riflettore. Bisogna quindi accettare un compromesso che di solito non viene notato, sebbene qualche visitatore si accorga di colori o di mancanza di nitidezza delle immagini. In tali casi bisogna confessare sinceramente la cosa. Esiste però una soluzione accettabile, e cioè l’uso di una lente di Barlow. Questo dispositivo (in pratica una lente negativa che allunga la focale dell’obiettivo, cioè ne aumenta il rapporto F/D) raddoppia o triplica gli ingrandimenti possibili con un dato oculare, a seconda del simbolo che la contrassegna: 2X o 3X. In altre parole, una Barlow allunga di due volte o di tre volte la focale dell’obiettivo o, il che è equivalente, accorcia di altrettanto la focale dell’oculare. È perciò possibile usare delle combinazioni di oculare + Barlow che fornisca gli ingrandimenti desiderati per il riflettore. Per esempio, la focale di 8 mm si ottiene combinando un oculare di 16 mm con una Barlow 2X, oppure un oculare di 24 mm con una Barlow 3X. La focale di 4 mm si può ottenere combinando un oculare di 8 mm con la Barlow 2X oppure uno di 12 mm con la Barlow 3X. Un altro dispositivo che si può combinare a oculari non adatti al riflettore è un correttore di coma. Ancora su ingrandimento minimo Nella figura 5 è illustrato, in tratteggio, lo schema ottico di un telescopio la cui pupilla di uscita abbia diametro maggiore della pupilla dell’occhio. È evidente che solo una parte dei raggi provenienti dall’obiettivo viene utilizzata in questo caso, con il risultato che l’obiettivo risulta diaframmato, cioè ridotto di diametro, con riduzione della Pe. Mentre questo fatto è senza conseguenze se si usa un rifrattore, nel caso di un riflettore si avrà come conseguenza inevitabile l’aumento del RO (diminuisce D mentre resta costante d). Questo implica due altre conseguenze: il peggioramento del fattore di contrasto diminuisce il rendimento dello strumento nell’osservazione planetaria; nel caso di grave diaframmatura l’occhio vedrà solo l’ombra del secondario, cioè una macchia nera fluttuante a seconda dello spostamento della testa dell’osservatore. Pertanto si potranno definire due valori di ingrandimento minimo con riferimento alla pupilla dell’occhio, che sarà di 2 mm nel caso di oggetti luminosi o di 8 mm (al massimo) nel caso di oggetti poco luminosi. Pertanto, per il rifrattore si avranno i due valori di ingrandimento minimo seguenti: Xmin = 150 /2 = 75 (pari a ingrandimento D/2) per oggetti luminosi come Luna, pianeti, stelle doppie, e: Xmin = 150 /8 = 19 per oggetti deboli ed estesi come comete, nebulose o galassie. Per il riflettore si avranno i seguenti due valori: Xmin = 800/2 = 400 (ingrandimento D/2) Xmin = 800/8 = 100 Si può quindi completare come segue la tabella degli ingrandimenti da mettere in atto con i due strumenti del Celado Strum.\Ingrand. min 15 cm 19X 80 cm 100X D/2 75X 400X D 150X 800X 2D 300X 1600X D 8 4 2D 4 mm 2 mm E così la tabella degli oculari Strum.\Ingrand. min 15 cm 63 80 cm 32 D/2 16 8 Conclusioni In questa trattazione sono stati proposti quattro livelli di ingrandimento da usare durante le osservazioni visuali con ciascuno degli strumenti dell’Osservatorio del Celado. Un primo valore, rappresentato con min in tabella, è il minimo consentito nel caso si osservino oggetti deboli e l’occhio dell’osservatore abbia la pupilla tutta aperta. Un valore medio (D/2) che offra un grande campo insieme con una elevata luminosità del soggetto (nel caso della Luna potrebbe essere necessario introdurre un filtro neutro per ridurre l’abbagliamento). Un ingrandimento ottimale, detto risolvente (D), che offre le migliori condizioni per sfruttare la capacità ottiche del telescopio. Un ingrandimento massimo che si può operare senza che le immagini degradino fino ad annullare i vantaggi degli ingrandimenti. La scelta di uno di questi ingrandimenti dipende in maniera critica sia dal soggetto che si vuole osservare sia dalla turbolenza e dalla trasparenza dell’atmosfera al momento dell’osservazione. Evitare comunque di preferire il rifrattore al riflettore, per non dare al pubblico l’idea che i soldi spesi per lo strumento maggiore siano stati sprecati. 29 The Sky6: come aggiungere oggetti (es. comete) non presenti sulla mappa. di Gastone Tacchetto Cercando un corpo celeste nella mappa di The Sky6 (per es. una cometa) ci si può trovare nell’impossibilità di selezionare l’oggetto desiderato perché non presente. Individuare sulla riga superiore della schermata principale di The Sky6, la dicitura DATA, posizionare il puntatore del mouse sopra e cliccare. Apparirà un menu dal quale si selezionerà: Comet and Minor Planet. La schermata successiva sarà la seguente. Da questa schermata si effettua la ricerca della cometa all’interno dei file contenuti nel programma The Sky6. Individuare l’icona Binocolo / Solar Sistem/Comets. 30 All’interno del catalogo DATA/Comet and Minor Planets/ Comets, far scorrere il cursore fino al raggiungimento del nome desiderato, per es: 67P Churyumov-Gerasimenco , attivare la spunta nel riquadro alla sinistra del nome dell’oggetto individuato, (virgoletta nera) poi a piè di schermata selezionare OK. La schermata ora si chiuderà. Dalla schermata principale di The Sky6, selezionare ancora l’icona Binocolo/Solar Sistem/Comets, effettuare la ricerca fino al nome desiderato come da prassi. Vedi immagine. 31 Ora selezionare Find, ed il telescopio si attiverà posizionandosi sulle coordinate dell’oggetto selezionato. Procedura per aggiungere un nuovo oggetto (per es. una nuova cometa) non presente sui file già all’interno del database di The Sky6. Avendo a disposizione in osservatorio una connessione internet, attivare la ricerca del sito http://www.minorplanetcenter.net/iau/mpc.html , da cui si dovrà scaricare il file necessario a implementare il nuovo oggetto. Avuto accesso al sito (in lingua Inglese), posizionare il puntatore alla sezione OBSERVERS , dal quale selezionare ORBITAL ELEMENTS , posizionare il puntatore sopra ed apparirà un ulteriore menu a tendina. Sulla destra selezionare: ORBITAL ELEMENTS FOR SOFTWARE. A questo punto la pagina cambierà ed apparirà una lista di software, scorrere tale lista sino a: The Sky (Software Bisque) e selezionare. La pagina cambierà ed apparirà una ulteriore lista, ricercare la voce: Observable Comets e selezionare. Ora nella schermata apparirà l’intera lista delle comete conosciute ed aggiornate alla più recente scoperta. Per scaricare tale lista e per poi poterla inserire all’interno di The Sky6, per prima cosa aprire l’applicazione contenuta all’interno del PC Blocco Note all’interno della quale con la procedura copia/incolla o altro sistema da voi conosciuto, copierete l’intera lista. Effettuato il copia/incolla, effettuare il salvataggio nella seguente modalità: File/Salva con nome, la destinazione del file sarà: Archivio/Comete , vedi immagine: 32 Sincerarsi che il formato di salvataggio sia : Documenti di testo txt. A questo punto, selezionare su The Sky6 catalogo DATA/Comet and Minor Planets, e come descritto in precedenza , si aprirà questa schermata: Individuare la casella con il nome Import, ed apparirà la seguente schermata: 33 In basso variare la dicitura COMET DATA (cmt) con ALL FILE posizionando il puntatore sul triangolino nero (rivolto in basso) e la schermata cambierà cosi: Individuare e selezionare il file da poco scaricato e attivare la voce Apri. La schermata ora cambierà e si aprirà una cartella, individuare il nome della cometa prescelta, selezionarla (il nome cambierà colore in bleu) e con il tasto OK confermare la scelta, vedi immagine: 34 A questo punto, avrete aggiunto un nuovo oggetto alla lista contenuta all’interno di THE Sky6, la procedura è valida per un singolo oggetto o per aggiornare l’intero database. Per verificare l’esattezza della procedura, effettuare la ricerca come da prassi : Binocolo/Solar Sistem/Comets, il nuovo oggetto comparirà nella lista degli oggetti spuntati. ATTENZIONE al fine di evitare spiacevoli errori, si raccomanda che alla chiusura di The Sky6 venga accettata confermando con YES la richiesta di salvataggio delle modifiche da parte di The Sky6. Resto a disposizione di chiunque avesse dubbi e necessitasse di chiarimenti. 35