RILIEVO DELLA CURVA DI RISONANZA DI UN CIRCUITO LC PARALLELO Se si fa variare la frequenza della f.e.m. che alimenta un circuito LC parallelo, si trova che l’ ampiezza della corrente raggiunge un minimo in corrispondenza del valore (frequenza di risonanza): 0 1 2 LC (1) Per determinare sperimentalmente la curva di risonanza di un circuito LC in parallelo si adopera il circuito rappresentato in figura: i0(t) R X i1(t) i2(t) G L C1 C A Questa scheda è disponibile sul sito cms.ct.infn.it/~costa/Lab2 ultima revisione: 03 giugno 2017 pag. 1 di 4 Nel nodo X la corrente i0(t) si divide in i1(t), che passa attraverso il circuito LC in oggetto, e i2(t) che attraversa l’ amperometro A. Tutte e 3 queste correnti variano nel tempo con legge sinusoidale del tipo in (t ) I n sen(2 t n ) e in ogni istante (n 0,1,2) i1(t) i2 (t) i0(t) Tra le loro ampiezze sussiste inoltre sempre la relazione I0 I1 I2 L’ uso di tale circuito relativamente complesso è reso necessario dalle seguenti considerazioni: La curva di risonanza va determinata adoperando un unico strumento misuratore di corrente (o un’ unica scala in un amperometro a diverse portate), altrimenti la corrente varierebbe non solo al variare della frequenza, ma anche al momento di cambiare strumento (o portata) in quanto cambia la resistenza interna dello strumento e quindi l’ impedenza dell’ intero circuito. Nella regione di frequenze attorno alla risonanza l’ ampiezza della corrente raggiunge i valori più piccoli, che sarebbero misurati presumibilmente nella porzione inferiore della scala dello strumento, dove l’ errore relativo che si commette è maggiore. Pertanto non conviene misurare direttamente l’ ampiezza I1 della corrente i1(t) ma quella, I2, della corrente i2(t). Infatti, se Questa scheda è disponibile sul sito cms.ct.infn.it/~costa/Lab2 ultima revisione: 03 giugno 2017 pag. 2 di 4 si ha l’ accortezza di fare in modo che l’ ampiezza della corrente i0(t), I0, non vari al variare della frequenza, allora I0 è una costante e I2=I0-I1 varierà con la frequenza con andamento esattamente inverso a I1. I2 presenterà quindi una curva di risonanza con un massimo per =0, come in un circuito RLC serie. Sebbene ribaltata, la curva rilevata misurando I2 avrà la stessa forma di I1 e presenterà il suo massimo in corrispondenza dello stesso valore di per il quale I1 avrebbe presentato il suo minimo. Il diodo posto nel ramo dove scorre i2(t) ha la funzione di raddrizzare la corrente che attraversa l’ amperometro. Infatti non è possibile adoperare un normale amperometro per correnti alternate, in quanto tale tipo di apparecchio è appropriato per correnti di frequenze prossime a quella della rete elettrica (50 Hz), mentre nell’ esperienza si raggiungono frequenze dell’ ordine dei kHz e oltre. Il punto è che la corrente continua misurata dall’ amperometro in queste condizioni è esattamente proporzionale all’ ampiezza della corrente alternata da misurare in quel ramo, I2. Il condensatore C1 in parallelo all’ amperometro costituisce, insieme alla resistenza interna dell’ amperometro rA un circuito RC, il quale in regime sinusoidale, si comporta, ai capi di rA come un circuito passa-alto, e ai capi di C1 come un filtro passa-basso. Ciò assicura che la corrente scorre essenzialmente attraverso l’ amperometro solo se la sua frequenza è alta e l’ ago come desiderato non può seguirne la variazione di ampiezza, mentre quando la frequenza fosse molto bassa, la corrente sarebbe assorbita essenzialmente dal condensatore causandone la carica. Questa scheda è disponibile sul sito cms.ct.infn.it/~costa/Lab2 ultima revisione: 03 giugno 2017 pag. 3 di 4 Modo di operare 1. Realizzare il circuito di figura, utilizzando, se disponibile, anche un frequenzimetro. NOTA: La frequenza può essere letta sul generatore (direttamente sul display digitale se il generatore ne è fornito, oppure moltiplicando il valore indicato sul pulsante selettore dell’ intervallo di frequenze il fattore moltiplicativo sulla manopola in modelli più vecchi), ma, se disponibile, il frequenzimetro fornisce una misura molto più precisa. Il frequenzimetro si collega in parallelo come un voltmetro. 2. Variare la frequenza della tensione fornita dal generatore e rilevare in corrispondenza l’ ampiezza della corrente misurata dall’ amperometro. Accertarsi che l’ intervallo di frequenze esplorate comprenda il valore di risonanza, cioè che al crescere della frequenza la corrente cresca e poi, raggiunto un massimo, decresca. NOTA: Per ogni frequenza, prima di leggere la corrente occorre ripristinare l’ ampiezza della tensione fornita dal generatore su un valore prefissato (p.es. 3 Volt), mediante l’ apposita manopola. Questo è necessario affinchè l’ ampiezza I0 della corrente i0(t) sia costante come ipotizzato sopra. L’ ampiezza della tensione fornita dal generatore tende a variare perchè con la frequenza varia l’ ampiezza della corrente e quindi la caduta di tensione nella resistenza interna del generatore. 3. Tracciare la curva di risonanza, I2 in funzione di ; individuare il valore della frequenza di risonanza 0 e, nota o misurata la capacità del condensatore C, dedurre il coefficiente di autoinduzione L della bobina dalla (1). Questa scheda è disponibile sul sito cms.ct.infn.it/~costa/Lab2 ultima revisione: 03 giugno 2017 pag. 4 di 4