Il liberalismo crociano tra autoritarismi e democrazia. Etica e politica

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Il liberalismo crociano tra autoritarismi
e democrazia. Etica e politica
Ivan Pozzoni
L
’acuirsi, nella trattazione crociana, del tentativo di addivenire ad
una definizione esaustiva di liberalismo, nasce dal costante rimodellarsi delle vicissitudini di costui in relazione al fascismo in ascesa e, successivamente, dominante, idoneo a condurre l’autore abruzzese a
rivalutare l’orientamento liberale di Giolitti1; coi Frammenti di Etica e con
Elementi di Politica – riuniti in un unico volume, Etica e Politica2, nel 1931 –
Benedetto Croce avvalora una versione definitiva del suo liberalismo,
raffrontandola, ad ogni suo confine, con liberismo, socialismi, autoritarismi e nozione di democrazia.
Nella riflessione culturale crociana c’è un nesso indissolubile tra liberalismo e antifascismo3.
Rielaborazione accorta di testi scritti sin dal 1915, Etica e Politica, nel
suo desiderio di accreditare il liberalismo come Weltanschauung, diviene
simbolo dell’anomala resistenza crociana contro il regime fascista, votata
a «[…] mantenere la miglior parte della cultura italiana immune dal faCfr. Giuseppe Galasso, Croce e lo spirito del suo tempo, Il Saggiatore, Milano, 1990, p.
347: «Meno ricordato, e, anzi, addirittura non notato, ma di non minore rilievo, è il fatto
che gli anni dell’ambiguo e positivo atteggiamento verso il fascismo, fra il 1920 e il 1924,
furono anche gli anni di un deciso riorientamento della concezione liberale di Croce […]
Non c’è dubbio che un momento essenziale nella determinazione del nuovo orientamento crociano fu il recupero del giolittismo, la comprensione della personalità politica di
Giolitti».
2 Cfr. Benedetto Croce, Etica e Politica, Adelphi, Milano, 1994. D’ora in avanti i riferimenti testuali al volume crociano saranno individuati – a meno di avviso contrario – in
base all’edizione curata da Giuseppe Galasso (1994), con indicazione EP.
3 Le dimensioni teoretiche del liberalismo crociano sono determinate dall’autobiografia dell’autore abruzzese: «[…] il Contributo sta in Etica e Politica non tanto perché, agli
occhi dell’autore, sia esso ad avere una natura filosofica, quanto perché sono le pagine
filosofiche raccolte nel suo nuovo volume ad avere una dimensione autobiografica, “personale” […]» (Giuseppe Galasso, Nota del curatore, in Benedetto Croce, Etica e Politica, cit.,
p. 428).
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scismo e avversa, e offrire ai più giovani il sostegno che dovevano aspettare da noi più vecchi […]».
L’introduzione di un esame d’insieme sui nuclei centrali, storici e teoretici, del liberalismo è affidata ai frammenti La concezione liberale come
concezione della vita (1927)4, Liberismo e liberalismo (1928)5, Di un equivoco
concetto storico: la “borghesia” (1928)6; l’analisi, storica e teoretica, dei margini, coi confronti con le rimanenti concezioni sulla struttura economica e
istituzionale della società è distribuita su diversi frammenti: nel frammento Liberismo e liberalismo (1928) sono sviscerati i nessi tra liberalismo e
liberismo; nei frammenti Storia economico-politica e storia etico-politica
(1924)7 e Di un equivoco concetto storico: la “borghesia” (1928) è introdotto
un accurato esame delle forme di socialismo; le relazioni tra liberalismo e
autoritarismi sono trattate in La concezione liberale come concezione della vita
(1927) e Contrasti d’ideali politici dopo il 1870 (1928)8; e, infine, è messo in
discussione il moderno concetto di democrazia, nei frammenti L’intellettualità (1921)9 e Politica in nuce (1924)10.
I riferimenti a tali frammenti, associandosi a vari altri brevi testi scritti
tra il 1930 e il 1940, costituiscono un documento notevole ai fini della ricostruzione del ruolo anomalo rivestito da Croce nell’antifascismo italiano, col suo tentativo di resistere all’invasività dello «stato totale»11 mediante l’ideazione di una concreta alternativa liberale, intesa, a mo’ di antidoto, come concezione totale del mondo.
Cfr. Benedetto Croce, Il presupposto filosofico della concezione liberale, in “Atti della R. Accademia di Scienze morali e politiche di Napoli”, 50, 1927, pp. 3-12 [EP, pp. 331-41].
5 Cfr. Benedetto Croce, Liberismo e liberalismo, in “Atti della R. Accademia di Scienze
morali e politiche di Napoli”, 51, 1928, pp. 75-9 [EP, pp. 367-72].
6 Cfr. Benedetto Croce, Di un equivoco concetto storico: la “borghesia”, in “La Critica”, 26,
1928, pp. 261-74 [EP, pp. 373-93].
7 Cfr. Benedetto Croce, Storia economico-politica e storia etico-politica, in “La Critica”, 22,
1924, pp. 334-41 [EP, pp. 318-30].
8 Cfr. Benedetto Croce, Contrasti d’ideali politici dopo il 1870, in “Atti della R. Accademia di Scienze morali e politiche di Napoli”, 51, 1928, pp. 60-74 [EP, pp. 351-66].
9 Cfr. Benedetto Croce, L’intellettualità, in “La Critica”, 19, 1921, pp. 191-2 [EP,
pp. 226-9].
10 Cfr. Benedetto Croce, Politica in nuce, in “La Critica”, 22, 1924, pp. 129-54 [EP,
pp. 249-90].
11 Cfr. Mario A. Cattaneo, Terrorismo e arbitrio. Il problema giuridico nel totalitarismo,
CEDAM, Padova, 1998.
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La resistenza crociana alla dittatura fascista è totale, ed è culturale, orientandosi a delineare storicamente i confini del liberalismo ottocentesco
nel confronto con situazioni novecentesche (estremizzazione del liberismo economico; trasformazione dei socialismi riformistici in comunismo;
totalitarizzazione dei nazionalismi; ascesa della democrazia) e a tutelarne
istanze e aneliti di libertà, mediante accurata conservazione dei suoi nuclei teoretici, nell’attesa d’un celere ritorno del sereno sull’Italia e sul continente:
La libertà, che prima della guerra era una fede statica o una pratica
con iscarsa fede, è caduta dagli animi anche dove non è caduta dalle
istituzioni, sostituita dal libertarismo attivistico, che sogna più di prima guerre e rivoluzioni e distruzioni, e irrompe in moti incomposti
e mira ad opere vistose ed aride, incurante o dispregiatore di quelle
che si edificano nel raccoglimento, con l’amore, col pio sentimento
del passato e con la forza ardita che schiude l’avvenire […] Il comunismo, che era stato, sotto nome di socialismo, immesso nella vita della politica e dello stato e nel corso della storia, è ricomparso nella
sua scissione e crudezza, nemico acerrimo anch’esso del liberalismo
[…] sono ricomparsi nei giudizi e nelle teorie, quasi idee pur mo’
nate e fresche di giovane verità, tutte le storture e i decrepiti sofismi
del materialismo storico […] il cattolicesimo, che già aveva tentato di
ripigliare forza attraverso l’irrazionalismo e il misticismo, ha accolto
e viene accogliendo, in gran numero, anime deboli o indebolite e
torbidi e malfidi avventurieri dello spirito. Finanche il pessimismo e
le voci di decadenza, che si udivano nella letteratura di prima della
guerra, si riodono ora, e vanno predicando la decadenza dell’Occidente o addirittura del genere umano […]12.
Cfr. Benedetto Croce, Storia d’Europa: epilogo, in Girolamo Cotroneo (a cura di), La
religione della libertà, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2002, pp. 172-173. Giuseppe Pezzino
scrive: «Ma nella particolare situazione storica dei terribili anni Trenta, il filosofo napoletano [...] avverte la necessità logica e l’opportunità politica di porre in evidenza il ruolo
del Cristianesimo nella nascita e nella vita della “religione della libertà”. E se chiaramente risalta la paternità cristiana della crociana libertà, con altrettanta evidenza sono indicate le avverse “religioni” che, in quello scorcio storico totalitaristico, formano il composito
fronte attivistico-illiberale: il nazionalismo, l’imperialismo, il comunismo e il cattolicesimo» (Giuseppe Pezzino, La fondazione dell’etica in Benedetto Croce, C.u.e.c.m., Catania, 2008,
p. 406).
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Genesi del liberalismo: libertà e storia
Croce, nell’analisi del nucleo storico e teoretico del liberalismo13, attribuisce ad esso due caratteri, identificandoli come i suoi fondamenti: attinenza all’ambito della libertà individuale ed universalità. L’«animo libero» è
condizione storica e teoretica del liberalismo crociano
[…] perché, se manca l’animo libero, nessuna istituzione serve, e se
quell’animo c’è, le più varie istituzioni possono secondo tempi e
luoghi rendere buon servigio. Le concrete istituzioni liberali le crea
di volta in volta il genio politico ispirato dalla libertà o (che è lo
stesso) il genio liberale fornito di prudenza politica14,
che, nell’incontrastato cammino «spirituale» della dialettica, mira ad accrescere l’esistenza d’un contesto di «varietà delle tendenze» atto ad assicurare «campo aperto» alle autodeterminazioni individuali15; il secondo
tratto discosta tale liberalismo dalla dimensione della mera individualità:
E poiché l’ideale liberale si è visto coincidere con la coscienza umana, esso in una forma o in altra, in misura maggiore o minore, si ritrova in tutte le età; e non si può trattarlo come un fatto storico, nato
in un certo tempo, vissuto per un certo tempo e, al pari di tutti i fatti
storici, destinato a trapassare e morire16;
13 Per un esame minuzioso del liberalismo crociano si consultino, tra l’altro, Sandro
Setta, Croce, il liberalismo e l’Italia postfascista, Bonacci, Roma, 1979; Elio D’Auria, Croce e le
antinomie del liberalismo, in “Clio”, 3, 1982, pp. 18-59; Giuseppe Cacciatore, L’ “utopia liberale” di Benedetto Croce: un contributo alla discussione su etica e politica nella crisi del mondo
contemporaneo, in “Discorsi”, III/1, 1983, pp. 68-93; Mario Stoppino, Croce e il liberalismo,
in “Il Politico”, 1983, pp. 50-75.
14 Cfr. Benedetto Croce, Principio, ideale, teoria, in Girolamo Cotroneo (a cura di), La religione della libertà, cit., p. 121.
15 Cfr. Benedetto Croce, La concezione liberale come concezione della vita, in Girolamo Cotroneo (a cura di), La religione della libertà, cit., p. 124: «In effetto, in essa si rispecchia tutta
la filosofia e la religione dell’età moderna, incentrata nell’idea della dialettica ossia dello
svolgimento, che, mercé la diversità e l’opposizione delle forze spirituali, accresce e nobilita di continuo la vita e le conferisce il suo unico e intero significato. Su questo fondamento
teoretico nasce la disposizione pratica liberale di fiducia e favore verso la varietà delle tendenze, alle
quali si vuole piuttosto offrire un campo aperto perché gareggino e si provino tra loro e cooperino in
concorde discordia, che non porre limiti e freni, e sottoporle a restringimenti e compressioni».
16 Cfr. Benedetto Croce, Principio, ideale, teoria, cit., p. 113. L’assenza di libertà, e del liberalismo, in determinati momenti storici è motivata da Croce con «[…] quello che è sta-
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benché materializzi una determinata manifestazione storica, il liberalismo crociano si afferma nella sua dimensione «metapolitica»17, come universale Weltanschauung, concezione totalizzante del mondo18, non ancorata a un determinato contesto storico.
Più che identificarlo in via esclusiva con un meccanismo di massimizzazione delle libertà individuali (diritto), Croce ritiene il liberalismo
una «religione»19 «[…] che non si affisa sopra una parte sola della vita
sociale, ma guarda all’intero […]»20; dall’alto della sua abituale maniacalità dialettica, l’autore abruzzese tende a saldare individuale ed universale, rinvenendo, nell’incontro tra libertà individuali e libertà universale, un’idea di coscienza liberale intesa come coscienza «etico/politica»21.
La coscienza liberale, nata storicamente dalla nozione di «borghesia»,
si universalizza, assumendo i tratti della coscienza morale; ciascuna coscienza liberale – scaturendo dall’incontro di individualità e universalità, tra storia e metastoria – mira ad associarsi22 e, associatasi ad altre coto descritto come il periodo dell’abbandono dei concetti liberali, non è dato intenderlo se
non come la lotta di quei concetti coi sopraggiunti avvenimenti e coi poderosi svolgimenti, che erano chiamati a dominare» (Benedetto Croce, Contrasti d’ideali politici dopo il
1870, cit., [EP, p. 361]).
17 Cfr. Paolo Bonetti, Introduzione a Croce, Laterza, Bari, 1984, p. 64; lo stesso concetto
si trova in Corrado Ocone, Il liberalismo come concezione della vita, Rubbettino, Soveria
Mannelli, 2005, p. 37.
18 Cfr. Benedetto Croce, La concezione liberale come concezione della vita, cit., p. 124; Musté scrive: «I due capisaldi del pensiero liberale classico vengono frantumati: da un lato,
è respinta l’identificazione con un determinato sistema economico, basato sull’iniziativa
privata e sulla difesa intransigente delle regole del mercato; d’altro lato, il liberalismo
non corrisponde più, in linea di principio, all’immagine delle garanzie istituzionali, al
sistema dei pesi e dei contrappesi giuridici opposti ai rischi di “totalitarismo”, di giacobinismo e di demagogia […] In quanto “metapolitica”, la libertà agisce come radice profonda, come orizzonte di valori […]» (Marcello Musté, Benedetto Croce, Morano, Napoli,
1990, p. 106).
19 Cfr. Giuseppe Cacciatore, Filosofia pratica e filosofia civile nel pensiero di Benedetto Croce, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2005, p. 180.
20 Cfr. Benedetto Croce, Liberalismo, in Girolamo Cotroneo (a cura di), La religione della
libertà, cit., p. 218. L’articolo Liberalismo, inserito nel volume laterziano Cultura e vita morale, uscì su La Critica nel 1925 (Benedetto Croce, Liberalismo, in “La Critica”, 23, 1925, p.
125-8).
21 Cfr. Benedetto Croce, Storia d’Europa: epilogo, cit., p. 179.
22 Cfr. Benedetto Croce, Politica in nuce, cit., [EP, pp. 276-7].
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scienze23, a concretizzarsi nel «non-programma» del «prepartito»24 liberale:
E da mia parte, quando fui chiamato a presiedere un partito liberale,
fissai concetti come questi: primo, che il liberalismo, in questo suo
aspetto, non è un partito ma un “prepartito”, perché senza di esso non
vi sarebbero partiti, cioè mancherebbero nervi e muscoli al corpo
sociale; secondo, che esso, perché gli vien meno l’avversario, non
può sussistere in età di rispettata ed assodata libertà, ma che deve
raccogliersi e operare come tale nei tempi di libertà oppressa o insidiata o
pericolante, con la speranza di presto diventare o ridiventare superfluo […] terzo, che per questo suo ufficio, richiesto dalla situazione
storica, il partito liberale non può avere né una destra né una sinistra
[…] quarto, che, certamente, come ogni partito politico che non sia
una accademia di astrattezze propone e difende azioni e riforme economiche che sono la concretezza della stessa vita morale, ma non
può delineare una forma economica fissa, né un programma […] sì invece
studiare i problemi, e a uno a uno dibatterli, nel tempo e tra le circostanze con cui si presentano […]25,
in linea con l’obiettivo / fondamento di sostenere un’attività orientata
all’accrescimento di contesti di «varietà delle tendenze» idonei ad assicurare «campo aperto» alle autodeterminazioni individuali26. Maturata dalla coscienza liberale e concretizzatasi nel «non-programma» del «prepartito» liberale, la concezione liberale del mondo – contrariamente alla visione marxiana dei nessi tra struttura e sovrastruttura27 – è indifferente,
Cfr. Barbara Troncarelli, Diritto e filosofia della pratica in Benedetto Croce, Giuffrè, Milano, 1995, p. 110; medesimo concetto è in Domenico Corradini, Croce e la ragion giuridica
borghese, Di Donato, Bari, 1974, p. 62.
24 Per la concezione crociana di «partito» si consulti Giuseppe Cacciatore, Discutendo
di Croce e il partito politico, in “Il Pensiero Politico”, X, 1977, pp. 127-35.
25 Cfr. Benedetto Croce, Parità degli uomini nella libertà, in Girolamo Cotroneo (a cura
di), La religione della libertà, cit., p. 151. Lo scritto è brano tratto dal volume crociano Terze
pagine sparse (1949).
26 Cfr. Paolo Bonetti, Introduzione a Croce, cit., p. 108.
27 Cfr. Karl Marx, L’ideologia tedesca, Editori Riuniti, Roma, 1972: «La produzione delle
idee, delle rappresentazioni, della coscienza, è in primo luogo direttamente intrecciata
all’attività materiale e alle relazioni materiali degli uomini, linguaggio della vita reale. Le
rappresentazioni e i pensieri, lo scambio spirituale degli uomini appaiono qui ancora
come emanazione diretta del loro comportamento materiale. Ciò vale allo stesso modo
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ai fini del suo affinamento morale, a ogni struttura economica o istituzionale della società28. Per svincolarsi dalla contingenza sociale ed elaborare
una efficace concezione del mondo tale coscienza
[…] dev’essere economicamente affatto spregiudicata, e avere il coraggio di adottare, al fine del civile progresso, anche i provvedimenti che sembrano o sono i più diversi e opposti, quelli che si chiamano liberistici e quelli che si chiamano comunistici […]29,
smarcandosi e demarcandosi da liberismo, socialismi, autoritarismi e
democrazia; nella fondazione del nucleo storico e teoretico del suo liberalismo, Croce, ribaltato il verso del nesso marxiano tra strutture e sovrastruttura (coscienza)30, edifica l’idea di coscienza morale di ciascun «animo libero» sulla nozione di indifferenza. Misto di individualità e universalità, di libertà e storia, la coscienza liberale, come coscienza «etico/politica», matura una Weltanschauung indifferente alla struttura economica e istituzionale della società e volta a concretizzarsi nel «nonprogramma» del «prepartito» liberale.
per la produzione spirituale, quale essa si manifesta nel linguaggio della politica, delle
leggi, della morale, della religione, della metafisica, ecc., di un popolo. Sono gli uomini i
produttori delle loro rappresentazioni, idee, ecc., ma gli uomini reali, operanti, così come
sono condizionati da un determinato sviluppo delle loro forze produttive e dalle relazioni che vi
corrispondono fino alle loro formazioni più estese»; e Karl Marx, Per la critica dell’economia politica, Editori Riuniti, Roma, 1957, pp. 10-11: «Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà,
in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle
loro forze positive materiali. L’insieme di questi rapporti costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una soprastruttura giuridica e
politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di
produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale
della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere ma è, al contrario, il loro
essere sociale che determina la loro coscienza».
28 Cfr. Benedetto Croce, Parità degli uomini nella libertà, cit., p. 147.
29 Cfr. Benedetto Croce, Libertà e giustizia, in Girolamo Cotroneo (a cura di), La religione della libertà, cit., p. 169. Lo scritto è brano tratto nuovamente dal volume crociano Discorsi di varia filosofia (1943). Croce, in Liberismo e liberalismo, scrive: «[…] e ben si potrà,
con la più sincera e vivida coscienza liberale, sostenere provvedimenti e ordinamenti che
i teorici dell’astratta economia classificano come socialisti […]» (Benedetto Croce, Liberismo e liberalismo, cit., [EP, p. 372]).
30 Cfr. Giuseppe Pezzino, La fondazione dell’etica in Benedetto Croce, cit., p. 70.
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I confini politici del liberalismo
Indicato il centro del liberalismo di Croce nella nozione di coscienza liberale, come coscienza «etico/politica», resta interessante delimitare l’ambito di essa concezione totale del mondo, identificandone i nessi di confine con i rimanenti modi «non totalizzanti» – a detta di Croce – di intendere i nodi struttural-istituzionali della realtà sociale. Le aree marginali
del liberalismo crociano sono delimitate, in base al ribaltamento teorico
della relazione classica marxiana tra sovrastruttura (coscienza) e strutture
istituzionali della società, dai nessi di esso con a] autoritarismi e b] democrazia. La rilettura crociana di autoritarismi e democrazie è influenzata da una inesauribile vena anti-materialistica e anti-marxiana.
Liberalismo e autoritarismi
Per Croce due sono i nemici della «coscienza» liberale: «Socialismo e reazionarismo (o nazionalismo o fascismo) si sono rivolti entrambi, come a
comune nemico, contro il liberalismo»31.
L’«inimicizia» tra autoritarismi e liberalismo consiste nel fatto che il liberalismo coltivi il «rispettabile bisogno delle società umane» della «[…]
necessità di lasciare, quanto più è possibile, libero giuoco alle forze spontanee e inventive degli individui e dei gruppi sociali, perché solo da queste forze si può aspettare il progresso mentale, morale ed economico
[…]»32, contro l’altrettanto «rispettabile bisogno» di edificare uno «Stato
nazionale»:
E come mai il liberalismo potrebbe essere stato in modo definitivo
distrutto e sorpassato dal comunismo e dall’autoritarismo nazionalistico e fascistico? Per intanto, questo secondo partito, che tiene il
governo, non si è provato capace di crearsi […] nuove forme costituzionali: lo Stato nazionale, che esso si vanta di aver sostituito allo
Cfr. Benedetto Croce, Liberalismo, cit., p. 217. La nozione di «conflitto» diviene trait
d’union autoritaristico tra comunismo e nazionalismi: «Prende il primo posto quello della
lotta per l’esistenza e della sopravvivenza del più forte, che variamente ispira l’ideologia
politica del comunismo con la sua lotta di classe e dittatura della classe possente per
numero e versata nella produzione materiale dei mezzi di sussistenza, e quella dell’imperialismo o nazionalismo, che trasferisce la stessa lotta dalle classi sociali ai popoli e agli stati […]» (Benedetto Croce, Contrasti d’ideali politici dopo il 1870, cit., [EP, p. 355]).
32 Cfr. Benedetto Croce, Liberalismo, cit., p. 218.
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Stato liberale, non è altro che lo Stato liberale stesso, governato e talvolta violentato da un partito politico33;
l’antitesi, storica e teoretica, tra liberalismo e autoritarismi verte su una
diversa concezione dei contesti d’esistenza umana in relazione al binomio autodeterminazione/eterodeterminazione: da un lato il liberalismo è
orientato ad accrescere l’esistenza d’un contesto di «varietà delle tendenze» atto ad assicurare «campo aperto» alle autodeterminazioni individuali; dall’altro ogni autoritarismo è indirizzato a rafforzare i valori dell’«obbedienza» finalizzata alla «comune salvezza e tranquillità»34. Linea di
confine tra liberalismo e autoritarismi è il conflitto tra valore della libertà
e valore dell’obbedienza; varcare i confini, abbandonando il cammino
della libertà, conduce a determinati esiti, nascondendo determinate radici. Le radici teoretiche dell’autoritarismo si trovano fuori dalla concretezza del mondo, fondandosi il valore stesso dell’«obbedienza» sulla nozione di «trascendenza»:
Se la concezione trascendente e autoritaria ha la sua chiara e logica
formula nella trascendenza religiosa, non perciò non le appartengono
anche di pieno diritto tutte quelle concezioni autoritarie della vita
politica e morale, e le congiunte disposizioni, che si presentano alla
prima esenti di ogni riferimento oltremondano, e perfino negatrici o
schernitrici35;
il riferimento ad una «trascendenza religiosa», contraria alla concretezza
dello storicismo immanentistico crociano, avvicina estremismo cattolico e
Cfr. ivi, cit., pp. 220-1.
Croce asserisce: «Fermato l’occhio su questo controideale […] basta accennare appena a quello onde si pensa di ripristinare, per la comune salvezza e tranquillità, la trascendenza religiosa nella forma dell’obbedienza alla Chiesa cattolica e al suo insegnamento e ai suoi dettami etici e politici» (Benedetto Croce, Contrasti d’ideali politici dopo il
1870, cit., [EP, pp. 356/7]).
35 Cfr. Benedetto Croce, La concezione liberale come concezione della vita, cit., p. 125; il nostro autore continua: «Tali sono segnatamente (e senza parlare del cattolicesimo ateo dei
nazionalisti e autoritari francesi e di altri paesi, e di consimili manifestazioni stravaganti
o ciniche) le concezioni variamente socialistiche, che pongono come ideale il paradiso
sulla terra, un paradiso perduto e da riacquistare (ritorno al comunismo primitivo) o un
paradiso da conquistare (abolizione della lotta di classe e passaggio dal regno della Necessità nel regno della Libertà, secondo la metafora marxistica del Paradiso) […]».
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comunismo36. La veste autoritaristica – secondo Croce – accomuna, nelle
loro stesse radici storiche, nazionalismo, cattolicesimo e comunismo, riferendosi tutti alla comune area valoriale dell’«obbedienza» fondata sulla
«trascendenza». L’obiettivo dell’autoritarismo è soddisfare il «bisogno
eterno della società umana» del «[…] governo dall’alto, che mantenga la
disciplina, costringa al lavoro regolato e garantisca la compattezza e il vigore dello Stato»37, antitetico alle istanze autodeterminative dell’ideale
liberale, addossandosi tendenze reazionarie, nella difesa del domma,
dell’antidemocraticità, della consuetudine, con la critica all’economia di
mercato, alla tecnica e alla filosofia moderna:
In effetto la polemica aristocratica […] avversava […] la filosofia moderna, che aveva disfatto e sostituito la teologia; la critica, che aveva
dissolto e dissolveva di continuo i dommi; l’ordinamento liberale
degli stati, che si affermava contro l’ordinamento autoritario; i parlamenti succeduti alle corti e alle consulte di stato; la libera concorrenza che si era aperta la strada contro i sistemi mercantili e protezionistici; la mobilità della ricchezza contro l’immobilità delle primogeniture e dei fedecommessi e degli altri vincoli; la tecnica, che
sconvolgeva le vecchie abitudini; i bisogni di nuovi agi, che abbattevano i vecchi castelli e altri edifici, e rifacevano e ampliavano le
vecchie città; il sentire democratico, che misurava l’uomo con la sola
misura della pura umanità, cioè con quella dell’energia intellettuale
e volitiva […]38.
Con il riconoscimento della naturale libertà della «coscienza» individuale
Croce combatte l’immobilismo reazionario delle «obbedienze» fondate
sulla «trascendenza», opponendo il suo liberalismo a cattolicesimo, comunismo e nazionalismo, rei di richiamarsi ad una concezione eterodeterminata (anti-«spirituale») dell’avventura umana39.
Cfr. Corrado Ocone, Il liberalismo come concezione della vita, cit., p. 42.
Cfr. Benedetto Croce, Liberalismo, cit., p. 218.
38 Cfr. Benedetto Croce, Di un equivoco concetto storico: la “borghesia”, cit., [EP, pp. 378-9].
39 Cfr. Giuseppe Cacciatore, Filosofia pratica e filosofia civile nel pensiero di Benedetto Croce, cit., pp. 146-7: «Perciò, afferma Croce, tutti quelli che sembrano aver realizzato il proprio dovere e tranquillizzato la propria coscienza perché credono di risolvere la loro individualità in qualche presupposto universale e di identificarsi “col loro popolo, o con la
religione dei loro padri nella nazione o nella religione, si possono persino comprendere
nel loro umano errore”. Ma ciò che è ingiustificabile “è che essi, provvedendo alle loro
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Il liberalismo crociano tra autoritarismi e democrazia. Etica e politica
Liberalismo e democrazia
Alleata al liberalismo crociano contro ogni forma di autoritarismo è la
struttura istituzionale democratica. Tuttavia, conscio della derivazione
illuministica della tradizione democratica40, Croce mette in discussione il
concetto stesso di democrazia, accostandolo teoreticamente alle nozioni
di anarchia e di massa. Il nostro autore, ancorato all’idea dell’autorità e
dell’autonomia assolute, nelle decisioni umane, della «coscienza» individuale, è alieno dall’idolatria illuministica e romantica («demagogico romanticismo») della c.d. cultura di massa:
[…] Gli oppositori, gli estremi democratici e assertori del proletariato, nel combattere l’intellettualità fanno per lo meno eccezione per
una forma di intellettualità: per quella delle scienze positive […] Di più
fanno altresì eccezione per certe produzioni d’arte, che stimano necessarie all’igiene del vivere, all’istruzione dilettevole e allo svago,
come il teatro, la cinematografia, la danza. E osserviamo, subito dopo questo, un altro fatto: cioè che in simile richiesta, democratici e
socialisti sono veramente partecipi e prosecutori del sentire borghese, della più grassa e crassa borghesia, la quale irride volentieri filosofia e letteratura, e chiede, da una parte, oggetti utili alla vita e,
dall’altra, spettacoli dilettevoli ai suoi occhi poco profondi, e carezza e festeggia, da una parte, inventori di macchine, di ricette chimiche e mediche, e, dall’altra, buffoni e danzatrici41;
con un atteggiamento assai elitario e aristocratico, il nostro autore introduce una concezione «dirigistica» della «massa»:
E per quel che riguarda l’altra classe, sia pure grande o grandissima,
che rimane estranea o quasi ai problemi della vita pubblica e morale
non volgendo a essi né la mente né l’animo, e solo dà sentire la soddisfazione o l’insoddisfazione per i suoi particolari bisogni – le cosiddette masse – […] poiché in quella scarso è il potere di motivi ideali, non è da aspettare che le verità, ritrovate dai pensatori e rese
private necessità o comodità, si diano l’aspetto di chi adempia, negando la propria individualità, un atto di religiosa dedizione”».
40 Per una esaustiva analisi dei nessi crociani tra illuminismo e democrazia si consulti
l’ottimo Girolamo Cotroneo, Croce e l’illuminismo, Giannini, Napoli, 1970.
41 Cfr. Benedetto Croce, L’intellettualità, cit., [EP, pp. 226-7].
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possesso comune della cultura, agevolmente la compenetrino, ma
bisogna adoperarsi, con l’educarla, a metterla in condizione, da una
parte, di accrescere la classe dirigente di sempre fresche forze, di
sempre nuovi cooperatori e componenti e, dall’altra, di venirsi via
via con essa affiatando […]42.
Le «masse», abbandonate a sé stesse, fuori dall’accrescimento dell’esistenza di contesti di «varietà delle tendenze» volti ad assicurare «campo
aperto» alle autodeterminazioni individuali, tendono a realizzarsi nella
costituzione di contesti d’«anarchia»; tacciato l’anarchismo d’essere «fantasia da dilettanti»43, Croce ricusa il centro stesso dell’amministrazione
democratica, identificato nell’istituto del «plebiscito»44, riconoscendo
l’ideale democratico, in scia all’illuminismo, come un’indebita astratta
combinazione del binomio eguaglianza/libertà:
A salvare il principio della eguaglianza e della libertà non si presenta, dunque, altro partito che la concezione egoarchica o anarchica, la
sola che prometta pieno e intero godimento della libertà dell’uomo,
se anche capovolga tutto il giudizio sulla storia quale si è svolta fino
a noi […]45.
Per l’autore abruzzese, se inteso aldilà d’una libertà moderata, l’ideale anti-autoritario della democrazia si tramuta in autoritarismo dell’anti-autoritarismo, dando vita ad una dannosa «anarchia» delle «masse», altrettanto
lontana dal liberalismo che ogni autoritarismo. Dal confronto emerge una
situazione di diversità tra democratismo e liberalismo crociano. L’identità
consiste nella comune radice anti-autoritaria46, affermata da Croce:
Cfr. Benedetto Croce, Principio, ideale, teoria, cit., p. 110.
Cfr. Benedetto Croce, Contrasti d’ideali politici dopo il 1870, cit., [EP, p. 357]: «Infine,
non mi pare che sia neppure il caso di discutere, bastando menzionarli, i controideali estetizzanti, anarchico-nichilistici, ascetici o buddistici, perché nella società moderna […]
quelli rimangono mere fantasie di dilettanti, capricci individuali o propositi di spiriti
fanciulleschi».
44 Cfr. Benedetto Croce, Lo Stato come potenza, in Girolamo Cotroneo (a cura di), La religione della libertà, cit., p. 322. Lo scritto è brano tratto dal volume crociano Pagine sulla
guerra (1916).
45 Cfr. Benedetto Croce, Politica in nuce, cit., [EP, p. 264].
46 Cfr. Benedetto Croce, La concezione liberale come concezione della vita, cit., 126. Croce
scrive: «[…] (il liberalismo) sembra confluire con esso (democratismo) in quanto il democratismo si oppone ad altre forme di autorità […]».
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Il liberalismo crociano tra autoritarismi e democrazia. Etica e politica
S’identificano in quanto l’uno e l’altro non vogliono sapere di domini dell’alto, teocratici o assolutistici che siano, e cercano e affermano
libertà, o, come dicono i comuni loro nemici, si sprofondano insieme
nell’anarchico tumulto delle libere forze degli individui e si dibattono entrambi nello stesso inferno47;
benché rischi di cadere nell’autoritarismo dell’anti-autoritarismo («anarchia»), il democratismo rimane un anti-autoritarismo, sulla stessa strada
delle libertà liberali. Le due differenze, storiche e teoretiche, tra liberalismo e democratismo, idonee a condurre alla definizione crociana di inferiorità della democrazia assoluta (non moderata dall’influsso liberale),
sono: a) derivazione dell’ideale democratico dall’illuminismo e b) coincidenza tra socialismo e democratismo. La derivazione della nozione di
democrazia dalla riflessione teorica dell’illuminismo, con accuse di astrattismo, è chiara da:
Per le medesime ragioni il liberalismo sembra talora confluire col
democratismo […] lo contrasta in quanto quello, idoleggiando l’eguaglianza concepita in modo estrinseco e meccanico, si avvia, voglia no, all’autoritarismo, alla stasi e alla trascendenza, ossia in quanto è o contiene il socialismo […]48,
e
Ma differiscono in questo, che la democrazia ha della libertà un
concetto astratto, naturalistico e intellettualistico, e il liberalismo un
concetto storico e concreto […]49;
il rischio di riduzione della democrazia a socialismo, col riconoscimento
della stretta connessione tra i due modi di intendere struttura economica
(socialismo) e struttura istituzionale (democratismo) della società, è sottolineato nella Storia d’Europa nel secolo decimonono:
Cfr. Benedetto Croce, Liberalismo e democrazia, in Girolamo Cotroneo (a cura di), La
religione della libertà, cit., p. 250. Lo scritto è brano tratto dal volume crociano Scritti e discorsi politici (1944).
48 Cfr. Benedetto Croce, La concezione liberale come concezione della vita, cit., p. 126.
49 Cfr. Benedetto Croce, Liberalismo e democrazia, cit., p. 250.
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Il socialismo, ove si prescinda dalle utopie che vi aderiscono di redenzioni o transumanazioni dell’umanità mercé un rivolgimento puramente economico e pertanto materiale o materialistico, e lo si guardi direttamente nella sua effettuale realtà, è un moto d’ascensione o
un impulso dato all’ascensione di quegli strati sociali, di quelle moltitudini, che erano rimaste, nella vita pubblica, piuttosto passive che attive […] E, poiché quell’ascensione importa che cresca il numero dei
cittadini partecipi e solleciti della cosa pubblica, e si avvivi e si arricchisca di nuovi uomini, di nuove passioni e di nuove capacità la classe dirigente, il socialismo ha carattere altamente politico50.
Per Croce il fondamento della differenza tra liberalismo e democratismo
verte su un binomio, «cautela»/«radicalismo», che consideri l’incidenza
di illuminismo e socialismo:
Il liberalismo ha la sua forza e la sua debolezza nel suo procedere
cauto, che tende a farsi timido; il democratismo, per contrario, nel
suo radicalismo e semplicismo, che tende a sostituire alla qualità, la
quantità, all’effettualità della libertà la parvenza formalistica, e che,
spingendosi all’estremo, senza volerlo, provoca e agevola l’intervento delle risoluzioni autoritarie […]51.
La democrazia assoluta, nata da illuminismo e socialismo e intesa come
«anarchia» delle «masse» si allontana dalla concezione crociana di centralità della «coscienza» liberale nell’auto-determinazione dell’uomo moderno.
Conclusioni
Punto nodale del metodo crociano d’analisi sulle relazioni tra «vita morale» («spirito») dell’individuo e «vita materiale» (materia e/o natura) è il
ribaltamento assoluto delle modalità marxiane di intendere i nessi tra
struttura e sovrastruttura, inteso come forma di resistenza totale alle degenerazioni totalitarie novecentesche del liberalismo classico; imbevuto di anCfr. Benedetto Croce, L’età liberale, in Girolamo Cotroneo (a cura di), La religione della libertà, cit., p. 278. Lo scritto è brano tratto dal volume crociano Storia d’Europa nel secolo
decimonono (1931).
51 Cfr. Benedetto Croce, Liberalismo e democrazia, cit., p. 251.
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Il liberalismo crociano tra autoritarismi e democrazia. Etica e politica
ti-marxismo, il liberalismo di Croce è anomalo «già nelle fonti rispetto alla
teoria classica; gli impianti procedurali del costituzionalismo e del mercato vi sono sottostimati come elementi strumentali; il corredo delle scienze
politologiche è distrattamente relegato nel deposito degli pseudoconcetti;
alla sociologia delle classi Croce oppone la nozione del ceto medio come
ceto mediatore, capace di elevarsi alla considerazione degli interessi generali, lasciando il campo libero alle forze inventive degli individui»52. Ritratta a mo’ di sintesi tra individuale (libertà individuali) e universale (libertà morale), tra diritto e morale, radice del liberalismo crociano è la tensione alla realizzazione di contesti di vita concreti, orientati a favorire maturazione e accrescimento dell’«animo libero», atta a caratterizzare tale liberalismo, nella sua dimensione «metapolitica», come Weltanschauung totale; essendo basato, con modello cristiano, sulla nozione di «coscienza»
(liberale), il liberalismo crociano tende a concretizzarsi nel «non-programma» del «prepartito» liberale. Nata tra libertà e storia, nella dialettica
tra morale e diritto, da contesti di «varietà delle tendenze» volti ad assicurare «campo aperto» alle autodeterminazioni individuali, la «coscienza»
liberale, come concezione totale del mondo, mira a mantenere in vita o a
ristabilire tali contesti, contro ogni declino storico dell’ideale di libertà:
Ma si può dire che nelle parole stesse sia indicata la confutazione
dell’errore, perché il bürgerlich è anche il “civile”, e il ceto “medio” è
anche ceto “mediatore”, ossia non è un ceto economico, ma è il rappresentante della “mediazione” nelle lotte utilitarie ed economiche […]53.
Per Croce autoritarismi e democrazia assoluta sono degenerazioni storiche della libertà nel momento in cui, da mere visioni sulla struttura istituzionale della realtà, si vendano come concezioni totali del mondo:
Cfr. Corrado Ocone, Il liberalismo come concezione della vita, cit., pp. VIII/IX. Paolo
Bonetti afferma: «A questo neoliberalismo […] non erano estranee le esperienze del laburismo inglese, erede dello spirito fabiano, e del New Deal americano; la concezione eticoreligiosa della libertà si congiunge con l’empirismo anglosassone nel rifiuto di ogni impostazione dogmatica e astrattamente dottrinaria dei problemi sociali […]» (Paolo Bonetti, L’etica di Croce, Laterza, Roma-Bari, 1991, p. 35).
53 Cfr. Benedetto Croce, Di un equivoco concetto storico: la “borghesia”, cit., [EP, p. 392].
Parallelamente ai caratteri mediativi della «borghesia» come ceto medio, Croce sottolinea
i tratti mediativi della «coscienza» liberale tra differenti visioni storiche della struttura
economica della realtà.
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Vari e diversi sono, in effetto, i motivi che conducono all’uno o
all’altro opposto atteggiamento, e di origine alta non meno che di
origine bassa: mossi gli “anarchici” talora dalla brama di un più libero spiegamento delle forze umane, o anche da un sogno di purissimo e astrattissimo ideale morale, o, come gli anacoreti, dall’orrore
per le brutture della società, e tal’altra da malsana insofferenza del
dovere e della disciplina; mossi gli “statolatri” talora da un austero
sentimento dell’ordine morale, e tal’altra da pusillanimità al cospetto della forza prepotente e dallo studio di propiziarsela e volgerla a
proprio utile personale54.
Il nostro autore indica come i nessi di «inimicizia» insanabile tra liberalismo e autoritarismi vertano sul binomio autodeterminazione/eterodeterminazione e sul conflitto tra i valori della libertà storica e dell’«obbedienza» fondata sulla «trascendenza»; nato dall’illuminismo e basato
sulle nozioni di «anarchia» e di «massa», il concetto di democrazia assoluta, intesa come autoritarismo dell’anti-autoritarismo, riducendosi a
socialismo in violazione della comune radice anti-autoritaria, viene a
mettersi in contrasto coi valori del liberalismo crociano.
La «coscienza» liberale, dominando sulla struttura istituzionale della
società, conforma i nessi tra liberalismo e autoritarismo/democrazie, nelle dinamiche storiche e teoriche, ad una situazione d’inferiorità di autoritarismo/democrazie nei confronti del liberalismo. Gli Elementi di Politica,
contenuti in Etica e Politica,
[…] assumono nello sviluppo del pensiero e nella biografia stessa di
Croce un significato molto pregnante […] Si configurano, cioè, come
una tappa fondamentale nella piena maturazione del concetto di
storia etico-politica, nella definizione teoretica della filosofia politica
di Croce, nell’evolversi della sua posizione politica rispetto agli sviluppi della situazione italiana di allora […]55,
Cfr. Benedetto Croce, Amore e avversione allo Stato, in Girolamo Cotroneo (a cura di),
La religione della libertà, cit., p. 296. Lo scritto è brano tratto dal volume crociano Ultimi
saggi (1933).
55 Cfr. Giuseppe Galasso, Nota del curatore, in Benedetto Croce, Etica e Politica, cit.,
p. 464.
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Il liberalismo crociano tra autoritarismi e democrazia. Etica e politica
allestendo, nelle stesse modalità crociane d’intendere centro e margini
del liberalismo, una decisa e concreta forma di reazione culturale alla dittatura fascista, idonea a «[…] mantenere la miglior parte della cultura italiana immune dal fascismo e avversa, e offrire ai più giovani il sostegno
che dovevano aspettare da noi più vecchi […]».
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