BUDDHISMO STORIA Il Buddha, il cui nome era Siddharta Gautama, nacque nel 563 a.C. nell'India nordorientale, in un boschetto, durante il viaggio che doveva portare la regina Maya, moglie del capo del clan degli Sakya (per questo chiamato anche Shakyamuni), a partorire il primo figlio nella casa paterna, secondo la tradizione del tempo. Siddharta viveva nell'agio presso il palazzo del padre, seguendo l'educazione necessaria a divenire, un giorno, re di una regione che corrisponde all'incirca all'attuale Nepal. A ventinove anni, il principe Siddharta rimase molto impressionato e turbato dopo l’incontro con persone che stavano vivendo l'esperienza della malattia, della vecchiaia e della morte. Allo stesso modo rimase profondamente ammirato dalla serenità mostrata da un saggio eremita. Maturando tali esperienze, il principe Siddharta realizzò la precarietà e la temporaneità del suo stato di agio e abbandonò la sua casa, gli abiti meravigliosi, le ricchezze, la moglie e il figlio e tutte le sue pretese al trono del padre e si sottopose a ciò che i buddhisti chiamano il “Grande Viaggio”, in cerca di una soluzione definitiva alle grandi sofferenze del mondo. Intraprese in tale ricerca diverse pratiche spirituali ed incontrò molti maestri, finché, insoddisfatto di quanto sperimentato, vedendo che non erano sufficienti a raggiungere l'illuminazione, ricercò la sua via: una via di mezzo tra l’estremo ascetismo (vivere solitari, privi di piaceri mondani, dedicandosi alla meditazione religiosa) e una vita legata ai piaceri dei sensi. Fu come risultato di questa ricerca che una sera, all' età di trentacinque anni, meditando sotto un albero, poi conosciuto come l’albero della Bodhi (un fico) presso Bodh Gaya (nell'attuale regione del Bihar, in India), il principe Siddharta raggiunse lo stato dell'Illuminazione, lo stato di completa e profonda saggezza, al di là di ogni sofferenza. Da quel giorno fu noto come il Buddha, il Risvegliato o l’Illuminato. Dopo l'Illuminazione il Buddha diede il suo primo insegnamento a Varanasi, noto come "Le Quattro Nobili Verità". Da quel momento passò la sua vita ad insegnare come raggiungere il suo stato di Illuminato ad innumerevoli persone. Fondò una comunità monastica a cui poterono accedere gli uomini e successivamente anche le donne, dato estremamente rivoluzionario nella società indiana dell’epoca. Il Buddha morì nel 480 a.C., a Kusinara, nell'attuale regione indiana dell'Uttar Pradesh (nord dell’India). Alla morte il Buddha non lasciò alcun successore e la comunità continuò ad operare insieme. All’inizio mancava anche un Corpus Canonico codificato e i discepoli diretti del Buddha si riunirono nel 473 durante il I Concilio indetto a Rajagriha per la durata di sette mesi per trasmettere ciò che avevano appreso direttamente dal Maestro. In tale consesso vennero esposti i sutra*, ovvero i discorsi del Buddha, così come ricordati dal discepolo a lui più vicino. Nel 363 a.C., si tenne un secondo Concilio a Vaisali, città in cui i monaci avevano da tempo adottato delle pratiche discutibili: questi furono messi a confronto con monaci provenienti da tutta l’India, fatto che dimostra la diffusione già avvenuta del buddhismo, e alla fine venne deciso da tutti i presenti di darsi un codice di comportamento, il Pratimoksha, che tuttora viene seguito dalla comunità monastica. Altro momento fondamentale nella storia del buddhismo sarà il terzo Concilio indetto nel 245 a.C. a Pataliputra dall’imperatore Asoka Maurya, che sarà uno dei principali protettori del buddhismo in India. In tale concilio si cercò di frenare le emergenti tendenze scismatiche, che cominciavano a differenziare l’insegnamento e che un paio di secoli più tardi daranno origine a due scuole fondamentali: la scuola del cosiddetto Piccolo Veicolo o Hinayana e quella del grande Veicolo o Mahayana. Infine all’incirca alla fine del I secolo d.C., la comunità monastica che nei secoli precedenti si era formata e stabilizzata nello Sri-Lanka, redisse il Canone Buddhista in forma scritta e in lingua pali (una lingua indiana, appartenente alla famiglia indoeuropea, ancora oggi usata come lingua liturgica del Buddhismo Theravāda), composto da tre parti o canestri (Tripitaka), rimasto integro fino ad oggi e accettato dalle scuole di tutto il sud-est asiatico. È una base di comparazione per i resti del canone in sanscrito che nella sua interezza è andato perduto in seguito alle invasioni musulmane e alla distruzione dei monasteri e delle università monastiche buddhiste. A seguito della morte del Buddha, il suo insegnamento si diffuse in varie parti dell'Asia, mutuando ed assimilando gli usi e costumi locali e dando vita a varie tradizioni buddhiste, che si differenziarono tra loro per alcuni aspetti interpretativi dell'Insegnamento. MOTIVO DEL SUCCESSO Il motivo del successo del Buddhismo fu la sua differenziazione dal brahmanesimo. Uno dei pochi divieti del Buddismo è la legge che proibisce di fare del male a qualsiasi creatura vivente. Facendo di tale legge un precetto fondamentale del suo sistema religioso, il Buddha si opponeva ai sanguinosi riti sacrificali dei brahmana. Inoltre, il Buddhismo aveva anche un carattere democratico. Qualsiasi indiano, dal più disprezzato dei fuori-casta fino al brahmana più privilegiato, aveva la possibilità di accedere all'ordine. Anche le donne, che non potevano partecipare al sacerdozio brahmanico, erano accettate alla pari degli uomini nell'ordine Buddhista. PARAGONE CON IL CRISTIANESIMO Come il Cristianesimo, il Buddhismo fu fondato sugli insegnamenti di un uomo in carne ed ossa. Proprio come Cristo criticava i ricchi sacerdoti del tempio della Palestina (i farisei), così anche il Buddha criticava i brahmana. Come il Cristianesimo, il Buddhismo avvizzì nella terra di origine, per poi mettere radici e fiorire in altre terre. Il Buddhismo si è diffuso in tutte le grandi nazioni orientali, Cina, Giappone, Indonesia. Il Cristianesimo scomparve quasi subito in Palestina, ma quando fu trapiantato in Europa, si ramificò fino a diventare la religione predominante in Occidente. Infine, proprio come il Cristianesimo trovò il suo campione nell'Imperatore romano Costantino, così il Buddhismo godette del sostegno dell'Imperatore indiano Ashoka (sovrano dell'impero Maurya (parte dell’Afghanistan, Pakistan, India, Sri Lanka, Nepal, Butan e Bangladesh)), che elevò il neonato Buddhismo dalla posizione modesta di scuola monastica fino a diventare la religione di Stato dell'India. DIFFUSIONE IN ORIENTE Il Buddhismo nasce in India intorno al VI secolo a.C. per poi scomparire definitivamente dal paese di origine nel XIV secolo. Durante la sua storia indiana millenaria sono nate e si sono diffuse diverse correnti e scuole buddhiste che si diffusero ben presto al di fuori dell’India. La corrente Theravada si diffuse nello Sri Lanka alla fine del terzo concilio buddhista (III secolo a.C.) divenne in seguito religione ufficiale della Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka ed è attualmente la principale religione dello stato (circa 70%). I birmani adottarono la confessione buddhista Theravada soltanto nell'XI secolo, ma ci sono testimonianze della presenza del buddhismo in Birmania risalenti al VI secolo, attualmente la corrente Buddhista Theravada è la religione di stato con circa l’89% di adesioni. Questa corrente Buddhista fu anche proclamata religione ufficiale della Thailandia nel XII secolo e attualmente il 95% della popolazione è di confessione Theravada. In Cina: Le diverse correnti del buddhismo furono portate in Cina fin dal I secolo d.C. da missionari indiani e si diffusero come pratica filosofica dell'elite intellettuale, sensibile alla predicazione dei guru. Esse raccolsero numerosi seguaci, fino al prevalere definitivo della versione Mahayana tra il VI e il IX secolo. Fortemente indebolito dalla persecuzione del IX secolo, il buddhismo non scomparve mai totalmente dalla Cina e conobbe una certa ripresa all'epoca della dinastia Yuan (1279-1368) epoca di massimo splendore della corrente Mahayana in Cina, poi subordinata al confucianesimo con la dinastia Yi (XV, XX secolo). A partire dal 1949 e con la Rivoluzione culturale, il buddhismo in Cina ha subito una persecuzione senza precedenti, con imprigionamenti di massa, stragi e distruzione di templi e monasteri. Con la morte di Mao Zedong (1976) il partito comunista cinese ha cambiato radicalmente il rapporto con la comunità buddhista e cerca tutt’oggi di riparare alle persecuzioni e alle distruzioni dei decenni della rivoluzione culturale. A partire dal 1980 si è potuta riunire ufficialmente dopo decenni di persecuzione la Associazione Buddhista Cinese che ha provveduto a diffondere la sua pubblicazione ufficiale “Voce del Dharma”. Sono riaperte anche le scuole Buddhiste e i monasteri. Sottomesso alla Cina fino al X secolo, anche il Vietnam accolse la tradizione Mahayana, diffusasi nelle epoche successive fino alla forte penetrazione del XVIII secolo, con la formazione di numerose scuole locali. Derivano dalla tradizione cinese anche le scuole buddhiste in Giappone e Corea. Giunto in Giappone dalla Corea e a sua volta dalla Cina (verosimilmente intorno al VI secolo), il buddhismo fu proclamato religione di stato nel 593 dal principe Shotoku Taishi, e conobbe un notevole successo tra l’VIII e il XII secolo, con lo sviluppo delle diverse scuole, fra le quali quella della “Terra Pura” e dello “Zen” insieme alla scuola Tantrica e a quella Nichiren. Il Buddhismo ha condizionato notevolmente la storia del Giappone e i monaci buddhisti furono i veicoli della cultura nel paese per secoli. Attualmente il Giappone ha una diffusione buddhista del 22%, queste stime, risalenti al 2011, differiscono tantissimo da quelle del 2005 (96%), infatti attualmente il Giappone è uno stato in prevalenza non-religioso, la percentuale di Atei, Agnostici e Deisti è intorno al 67% secondo le ultime stime. ESPANSIONE IN OCCIDENTE Nell' VIII secolo, le Jātaka buddhiste (raccolta di 547 storie redatte dopo la loro recitazione durante il primo concilio) furono tradotte, insieme ad altri racconti e leggende indiane, in siriano e in arabo. Un racconto sulla vita del Buddha fu tradotto in greco e circolò nella cristianità come "storia di Barlaam e Josaphat"; intorno al XIV secolo questa storia era talmente famosa che divenne un santo popolare e pur non essendo mai stato canonizzato fu incluso nel martirologio cattolico e nel calendario liturgico della Chiesa ortodossa. Un incontro diretto tra europei e buddhisti avvenne nel 1253 quando il monaco francescano Guglielmo di Rubruck fu inviato come ambasciatore presso la corte di Mongke (oggi in Kazakistan) dal re francese Luigi IX. Un maggiore interesse per il Buddhismo sorse in epoca coloniale, quando gli occidentali occuparono terre in Oriente e ne conobbero le opere d'arte; la filosofia e la letteratura europea del periodo furono fortemente influenzate dallo studio delle religioni orientali. L'apertura forzata del Giappone all'Occidente nel 1853 consentì inoltre agli occidentali di accedere alla più variegata cultura buddhista del mondo. Il Buddhismo cominciò a destare un forte interesse per il grande pubblico in Occidente solo a partire dal XX secolo. Negli anni ‘50 diventò la "filosofia" dei giovani della New Age, in lotta contro la società industriale. Nella cultura occidentale il Buddhismo di tradizione Zen esercita un fascino sempre maggiore. Il primo patriarca d'Europa della tradizione del Buddhismo, il giapponese Soto Zen, nel 1967 si stabilì a Parigi con la missione di diffondere il Buddhismo Zen in occidente, fondando nel 1970 l'Association Zen Internationale (AZI), nel 1979 il primo grande Tempio e scrivendo numerosi libri e diverse pubblicazioni. Stabilì anche eccellenti rapporti con scienziati, artisti, terapeuti di ogni paese e contribuì molto all'avvicinamento Oriente-Occidente, che considerava una delle grandi speranze della nostra epoca; con l'introduzione del Buddhismo Zen nella nostra cultura, si riproponeva di aiutare l'umanità a superare la propria crisi esistenziale secondo l'insegnamento buddhista. CORRENTI BUDDHISMO HINAYANA E DEI NIKAYA Il termine sanscrito Hīnayāna fu un termine proprio del Buddhismo Mahayana per indicare quei buddhisti, insieme alle loro dottrine e scritture, che non riconoscevano come canonici gli insegnamenti contenuti nei Prajñāpāramitā Sūtra e nel Sutra del Loto. Queste scritture, meglio conosciute come sutra mahāyāna, sono oggi accolte nei Canoni buddhisti cinese e tibetano ma non nel Canone pāli, quest'ultimo canone di riferimento della scuola buddhista theravāda. Il termine, dai chiari contenuti dispregiativi ("Veicolo inferiore", contrapposto al "Grande veicolo" rappresentato dal Mahāyāna), era indirizzato nei confronti di quei buddhisti che, non riconoscendo gli insegnamenti del Mahāyāna, erano divenuti gli evidenti bersagli della loro ingiuria Per lungo tempo il termine Hināyāna ha indicato, nella classificazione storiografica e perdendo qualsivoglia significato spregiativo, il Buddhismo non-Mahāyāna. Successivamente tale termine è stato sostituito con altre indicazioni, come Buddhismo dei Nikāya (Per Buddhismo dei Nikāya la storiografia contemporanea intende quindi un insieme di scuole buddhiste sorte nei primi secoli dopo la morte del Buddha Siddhārtha Gautama che non riconoscevano la canonicità degli insegnamenti riportati nei Prajñāpāramitā Sūtra e nel Sutra del Loto, scritture successivamente denominate come sutra Mahāyāna) in quanto il termine Buddhismo Hināyāna risultava offensivo per alcuni buddhisti Theravāda. L'utilizzo in ambito storiografico del termine Hīnayāna è stato ed è fonte, tuttavia, di dibattito tra gli studiosi, a tal punto che Richard H. Robinson e Williard L. Johnson, in un recente manuale, sono giunti a sostenere che: «I Theravāda non amano essere chiamati 'Hīnayāna' (chi lo vorrebbe?) ma non c'è altro termine corrente per designare l'intero gruppo di scuole che sorsero prima della nascita del Mahāyāna. La definizione di Buddhismo del Nikāya , ad esempio, si può applicare correttamente alle scuole precedenti la nascita del Mahāyāna, ma non a quelle che seguirono, poiché il Mahāyāna le influenza». Occorre poi precisare che l'attuale scuola Theravāda non può essere considerata a pieno titolo una scuola del Buddhismo dei Nikāya, o Hīnayāna, avendo essa stessa subìto, nel corso dei secoli, degli sviluppi dottrinali che l'hanno portata ad accogliere persino alcuni insegnamenti Mahāyāna anche se ha sempre rifiutato la canonicità delle relative scritture. SCUOLA THERAVADA Il Buddhismo Theravāda (letteralmente "la scuola degli anziani") è la forma di buddhismo dominante nell'Asia meridionale e nel Sud-est asiatico, in modo particolare in Sri Lanka, Thailandia, Cambogia, Birmania e Laos. È la più antica scuola buddhista tra quelle tuttora esistenti, originata da una delle prime e più importanti scuole nate dall'insegnamento di Siddhartha Gautama, in particolare dalla dottrina Vibhajyavāda("dottrina dell'analisi"), a sua volta originatasi intorno al III secolo a.C. da una divisione dalla scuola Sthaviravāda (la "scuola degli anziani", appunto) del Buddhismo dei Nikāya. Il Buddhismo Theravāda è autore del "Canone pāli", una raccolta dei testi ritenuti tra i più arcaici nella loro elaborazione, compilata nella lingua pāli, un dialetto pracrito simile al più noto sanscrito. La redazione del canone in lingua pāli è senz'altro frutto di un lavoro critico di raccolta, analisi e confronto dei testi di diverse scuole che si erano andate formando nei primi secoli successivi l'insegnamento del Buddha Siddharta Gautama, essendo improbabile che questi si fosse espresso in quella lingua. Secondo la tradizione Theravāda il Canone pāli contiene alcune delle più antiche formulazioni dell'originale insegnamento del Buddha anche se gli storici ritengono la sua composizione non necessariamente coerente con i suoi insegnamenti del Buddha storico. CORRENTE MAHAYANA La corrente buddhista Mahayana (che in sanscrito vuol dire Grande Veicolo) è un insieme di insegnamenti e scuole buddhiste che si rifanno al Prajñāpāramitā sūtra e al sutra del loto, I sec. a.C. e II d.C. Si contrappone alla corrente Hinayana o Nikaya sebbene diverse fonti storiche affermano che monaci Mahayani e non convivevano negli stessi monasteri e avevano uno stesso ordine monastico. Il termine mahāyāna si compone dei termini sanscriti maha con il significato di "grande" e yāna con il significato di "veicolo", quindi "Grande veicolo" da intendersi come ciò che "conduce" gli esseri senzienti verso la liberazione spirituale. Al giorno d’oggi tutte le scuole buddhiste diffuse sono di origine Mahayana fatta eccezione per quella Theravada che non riconosce gli insegnamenti dei sutra mahayana. La corrente Mahayana si differenza da quella Hinayana principalmente perché proclama la superiorità spirituale della via del bodhisattva rispetto a quella dell'arhat. Questa corrente buddhista da infatti grande enfasi alla figura del bodhisattva, ovvero del praticante buddhista, laico o monaco, che potendo raggiungere la meta del nirvāṇa vi rinuncia per aiutare tutti gli esseri senzienti ad entrarvi prima di lui, e la centralità dell'insegnamento della vacuità. Secondo la dottrina Mahayana tutti posso diventare Buddha “illuminati” pronunciando il voto di bodhisattva, stesso voto fatto da Gautama vite prima di raggiungere la piena illuminazione. Per vacuità s’intende un concetto di vuoto dei sensi e svuotamento della mente tramite la meditazione, precetto che lo stesso Buddha predicava. GRANDE BUDDHA DI LUSHAN Il Buddha Zhōngyuán è una statua colossale rappresentante il Buddha, posta nella Contea di Lushan, Henan, in Cina. Con un'altezza di 128 metri, comprendente un basamento alto 20 metri a forma di foglia di loto, è attualmente (2013) la statua più alta del mondo: considerando anche l'edificio su cui è costruita, l'altezza totale è di 153 metri. TRIRATNA – I TRE GIOIELLI Non essendo il Buddhismo propriamente una religione, non è esatto parlare di convertirsi al Buddhismo. Tuttavia, il concetto analogo può essere espresso dalla formula "prendere rifugio nei Tre Gioielli" (o Triratna, Triplice Gemma, Triplice Rifugio o Tre Tesori). Questo è il "segno di appartenenza" comune a tutte le scuole e tutte le tradizioni. Prendere rifugio significa riporre incondizionata fiducia nei Tre Gioielli e ispirarci e guidarci nel far prendere una direzione costruttiva e di beneficio alla nostra vita. Prendere rifugio non significa nascondersi passivamente dietro la protezione del Buddha, del Dharma o del Sangha quanto piuttosto intraprendere il processo attivo dell’incamminarsi nella direzione indicata, migliorando la qualità della nostra vita. IL PRIMO GIOIELLO Il primo gioiello può riferirsi a tre idee diverse, può infatti corrispondere: -allo stato illuminato, la meta a cui noi tutti tendiamo, lo stato di realizzazione e di qualità perfette come la compassione e la saggezza che si esprimono per il beneficio degli altri oppure -alla figura del Buddha Shakyamuni in persona, Siddharta stesso, il maestro originale morto all’età di ottant’anni, poiché egli fu il primo a manifestare questo stato della mente e ad offrire ai suoi allievi un cammino costituito di metodi che permettono di realizzarlo o -alla più alta potenziale spiritualità presente in tutti gli esseri umani. IL SECONDO GIOIELLO Nel Buddhismo, Dharma indica gli insegnamenti del Buddha, a partire dall'origine del duḥkha (la sofferenza), la pratica di tali insegnamenti, la via verso l'Illuminazione e di conseguenza il Buddhismo stesso. Il Dharma è anche la Legge universale che esprime l'intera realtà stessa e che il Buddhismo s'impegna a trasmettere e spiegare. Il Dharma buddhista è simboleggiato da una ruota, il dharmacakra. IL TERZO GIOIELLO Sangha, terzo gioiello o rifugio del buddhismo, si riferisce alla comunità monastica e rappresenta la virtù. Il sangha monastico fu creato dal Buddha Gautama nel V secolo a.C. per trasmettere i propri insegnamenti a persone libere dai vincoli della vita terrena e che quindi potevano comprenderli appieno, ovvero i monaci. I precetti e la condotta dei monaci dipende dalla scuola di riferimento in quanto non c’è un codice comportamentale universale, infatti i monaci hanno solamente due "indirizzi" da seguire: la pratica della Meditazione e lo studio e la diffusione delle Scritture. KARMA Il karma è un "principio universale" secondo il quale un' "azione virtuosa volontaria" genera una o più rinascite positive, mentre un'azione "non virtuosa volontaria" (che produce sofferenza) genera rinascite negative. Il karma, dunque, vincola tutti gli esseri senzienti al ciclo del samsāra poiché tutto ciò che l'essere farà, si ripercuoterà in una qualche "condanna" nelle vite future. Quando si compie (o si desidera di compiere) un'azione non virtuosa, si depositano nella vita stessa dei "semi" o "residui" in seguito alla produzione di karma negativo. Quando si compie un'azione virtuosa invece, si produce karma positivo. Questi residui allungheranno la permanenza dell'esistenza nel samsāra. Ogni manifestazione degli esseri senzienti possiede una certa quantità di "semi del karma" che, finché non saranno esauriti, li costringeranno a permanere nel ciclo del samsāra. Questi "semi" sono frutto di azioni compiute in innumerevoli vite precedenti. Con l'estinzione del debito karmico, l'essere non sarà più vincolato al karma e quindi al samsāra e potrà raggiungere il Nirvana. NIRVANA La dottrina del Nirvana è un elemento portante del Buddhismo eppure assume accezioni differenti a seconda della corrente. Secondo la corrente Nikaya o Hinayana il nirvana può essere raggiunto solo dagli Arhat. Il nirvana è la cessazione della vita come la intendiamo noi e il raggiungimento della consapevolezza massima di se, liberandosi di brama, odio e illusione. E’ quindi l’annullamento delle passioni (sia positive che negative). Secondo la corrente Mahayana invece il Nirvana non è statico come quello Nikaya, ma gli illuminati lo raggiungono al fine di liberare altri esseri dalla sofferenza che dimora nel samsara. Il nirvana nel buddhismo è sempre definito come “pace” ma a seconda della scuola assume caratteristiche molto diverse. LE QUATTRO NOBILI VERITÀ Dopo la sua Illuminazione a Bodh Gaya il Buddha pensò di rimanere seduto sotto l’albero della Bodhi per il resto della sua vita perché non poteva mettere in parole ciò che aveva scoperto. Ma Brahma Sahampati, il dio creatore dell’Induismo, gli si accostò e lo convinse ad andare ad insegnare. Dopo la visita di Brahma Sahampati, il Buddha stava andando da Bodh Gaya a Varanasi, quando incontrò sulla strada un asceta che rimase impressionato dal suo aspetto raggiante. Il Buddha gli disse: "Sono il perfetto illuminato, l’Arahant, il Buddha" (si dice “Arahant” un essere umano perfetto che capisce la verità). Questo fu il suo primo sermone. Fu un fallimento, perché l’uomo, udendolo parlare così, pensò che il Buddha si fosse sottoposto a pratiche troppo rigide e che esagerasse oltre misura nel vantarsi. Più tardi il Buddha incontrò i suoi precedenti compagni, nel Parco dei Daini a Varanasi. Ed allora egli pronunciò il sermone sulle Quattro Nobili Verità. Era il 528 a.C. Questa volta disse: “c’è la sofferenza, c’è l’origine della sofferenza, c’è la cessazione della sofferenza, c’è il sentiero che conduce fuori dalla sofferenza”. Questo discorso viene chiamato Dhammacakkappavattana Sutta (letteralmente “Discorso che mette in moto il veicolo dell’insegnamento”). Le Quattro Nobili Verità sono: 1) Duhkha 2) Samudaya 3) Nirvana 4) Marga 1) Vivere vuol dire soffrire, perché la natura umana, così come la vita, è imperfetta e incompleta, perché il nostro mondo è soggetto a impermanenza. La nascita è sofferenza, la vecchiaia è sofferenza, la morte è sofferenza. Separarsi da ciò che si ama è sofferenza, non ottenere ciò che si desidera è sofferenza: tutte le cinque categorie dell’attaccamento sono sofferenza. Anche se avessimo tutto ciò che vogliamo, ci sembrerà sempre che manchi qualcosa. Anche quando la vita va al meglio, c’è sempre questo senso di sofferenza, assillati da qualcosa da fare, paure da vincere, dubbi da superare. La Prima Nobile Verità non enuncia “sto soffrendo e voglio porvi fine”, non è un fatto personale. Il verso insight è “c’è la sofferenza”. Questo porta a vedere l’angoscia od un dolore fisico semplicemente come duhkha e quindi a non reagire nella maniera abituale. Il duhkha deve essere compreso, non bisogna cercare di eliminarlo. Consideriamo la parola ‘comprendere’, formata da ‘con’ e ‘prendere’, quindi bisogna abbracciare, accettare e stare accanto alla sofferenza, piuttosto che reagire. 2) L’origine della sofferenza è il desiderio e l’attaccamento alle cose transitorie e l’ignoranza della stessa. Le cose transitorie comprendono tutti gli oggetti della nostra percezione, sia quelli fisici che le idee. L’ignoranza è la mancanza di comprensione di come la nostra mente sia attaccata alle cose impermanenti. Poiché gli oggetti del nostro attaccamento sono transitori, la loro perdita è inevitabile e così insorge la sofferenza. Oltre agli oggetti di attaccamento anche l’idea di un “sé” è un inganno. Ciò che noi chiamiamo “io” è solo una entità immaginata e noi siamo solo una parte dell' incessante divenire dell’universo. 3) La cessazione della sofferenza può essere raggiunta attraverso il disfacimento della brama sensuale e l’attaccamento concettuale, quindi mediante il conseguimento del distacco. Questo significa che la sofferenza può essere superata attraverso l’attività umana, semplicemente rimuovendo la causa della sofferenza. Il raggiungimento ed il perfezionamento del distacco è un processo composto da molti livelli che in ultima analisi è lo stato di Nirvana. Nirvana significa libertà da tutte le preoccupazioni, le paure, o qualsiasi forma di idea concettuale. 4) C’è un percorso per la fine della sofferenza, chiamato Ottuplice Sentiero, un percorso graduale di automiglioramento. È la via di mezzo tra i due estremi di un eccesso di auto-indulgenza e auto-mortificazione, che conduce alla fine del ciclo delle rinascite. Questi sono gli otto punti: 1) retta comprensione 2) retto pensiero 3) retta parola 4) retta azione 5) retta condotta di vita 6) retto sforzo 7) retta consapevolezza 8) retta concentrazione Il fatto che li si metta in ordine in questa maniera non vuol dire che essi seguano effettivamente una via lineare, una sequenza: in realtà sorgono tutti insieme. TIBET Il Tibet è l’unico stato “teocratico” buddhista, il suo sovrano assoluto era il Dalai Lama seguito da altri importanti monaci, come il Panchen Lama. Il buddhismo arriva in Tibet nel 333 d.C. grazie al re Lha Toto Ri Gniendzen e si sviluppano diverse scuole buddhiste che daranno poi origine al Buddhismo tibetano, prima religione in Tibet e in mongolia. Il Dalai Lama è un tulku. I tulku sono determinati Lama (guru), Ghesce (maestro) o Khenpo (abate) tibetani ritenuti la reincarnazione di altri influenti maestri del Buddhismo che, raggiunto il Nirvana, vi rinunciano volontariamente per rimanere nel Saṃsāra allo scopo di guidare tutti gli esseri senzienti verso la Liberazione. Per la successione al titolo di Dalai Lama vengono avviate ricerche dai lama più importanti. Nel 1950 la Repubblica Popolare Cinese, guidata da Mao occupa militarmente il Tibet. Le prepotenze dei funzionari cinesi spingono il 14° Dalai Lama (sovrano assoluto del Tibet) a cercare soluzioni diplomatiche con la Cina. A causa del fallimento degli incontri diplomatici tra Tibet e Cina, nel 1956, il popolo tibetano si solleva contro l’occupazione cinese a Lhasa (capitale del Tibet). A seguito di una violenta repressione delle manifestazioni tibetane da parte del governo cinese il Dalai Lama è costretto a chiedere rifugio al governo indiano ed è tutt’oggi in esilio. Nel 1989 riceve il nobel per la pace grazie alla sua resistenza non-violenta all’occupazione cinese. Nel 2011 si dimette da sovrano assoluto e si forma un governo tibetano in esilio che tutt’oggi lotta per dei miglioramenti nella situazione tibetana. Il Dalai Lama resta tutt’oggi la maggiore guida spirituale buddhista. *SUTRA Il termine sūtra (सत्र ू , pāli sutta), in sanscrito filo (dalla radice indoeuropea *syū-, la stessa del latino suere, cucire), metaforicamente traducibile come "breve frase", "aforisma", viene usato nella cultura indiana per indicare un insieme di concetti filosofici espressi in modo breve e sintetico.