Intolleranza religiosa
Uno dei Buddha
distruzione da
L'intolleranza
una persona, o
base della sua
di Bamiyan prima e dopo la
parte di estremisti.
religiosa è la discriminazione di
di un gruppo di persone, sulla
religione o credo[1].
Il tema sta conoscendo una crescente attenzione
internazionale [2], anche perché sta incontrando
crescenti minacce. Si stima che oggi il 70% della
popolazione mondiale viva in paesi con elevate
limitazioni alla libertà religiosa, determinate
dalle autorità governative o dagli elevati
livelli di ostilità sociale[3].
Secondo quanto riportato nel Rapporto 2012 delle
Nazioni Unite, le manifestazioni di intolleranza
più comuni comprendono restrizioni burocratiche
sproporzionate, impedimenti alla costruzione di
edifici religiosi e discriminazioni sistematiche
a livello sociale. Le violazioni, spesso legate a
pregiudizi e denigrazioni, includono inoltre atti
di vandalismo e profanazione, proibizione di
cerimonie religiose, confische, minacce e atti di
violenza[4].
Gli abusi e le violazioni della libertà religiosa
si inseriscono spesso nel quadro di più ampi
conflitti tra società e nazioni[5].
Organismi internazionali
Nazioni Unite
Heiner Bielefeldt, a sinistra, è dal 2010 il
Relatore speciale ONU sulla libertà di religione
o credo.
Le Nazioni Unite hanno istituito nel 1986 la
figura del Relatore speciale sulla libertà di
religione o credo, un esperto nominato dal
Consiglio dei Diritti Umani.
Il Relatore ha il compito di promuovere
l'adozione di misure per la tutela della libertà
religiosa, identificando gli ostacoli esistenti e
monitorando incidenti e violazioni su questo
tema[6].
Il Relatore produce annualmente un rapporto sullo
stato della libertà di religione o di credo. Il
Rapporto 2012 mette in evidenza la segnalazione
di numerose gravi violazioni dei diritti,
soprattutto sul tema della conversione. A questo
proposito, sono state individuati quattro ambiti
che richiedono un'attenzione sistematica[7]:
il diritto alla conversione, minacciato in molti
stati da norme che prevedono per questi casi
l'incriminazione e la pena di morte con
accuse di apostasia, blasfemia o simili;
il diritto a non essere costretti a una
conversione: particolarmente forti sono le
pressioni o le minacce subite in questo
ambito dalle donne;
il diritto di convertire altri senza usare le
coercizione: in molti stati sono presenti
normative platealmente discriminatorie e le
comunità religiose impegnate in attività
missionarie sono talvolta vittime di
pregiudizi sociali che degenerano in
paranoia;
i diritti dei bambini e dei loro genitori,
vittime di misure repressive contro i figli
di persone convertite o i membri di minoranze
religiose.
Unione Europea
Il Parlamento europeo di Strasburgo.
L'Unione Europea ha ribadito in più occasioni il
suo impegno nella lotta contro l'intolleranza
religiosa, anche in collaborazione con altri
organismi internazionali.
Parlamento europeo
Il Parlamento europeo ha approvato il 18 aprile
2012 una risoluzione sulla relazione annuale sui
diritti umani nel mondo nel 2010.
La risoluzione include un apposito paragrafo
dedicato a Diritti umani, libertà religiosa e
persecuzione dei cristiani nel mondo, nel quale
viene condannata con forza ogni forma di
persecuzione. Per questo, l'Unione Europea si
impegna a difendere la libertà religiosa nei
contesti internazionali e ritiene particolarmente
importante avviare un dialogo costruttivo su
questo tema con l'Organizzazione della conferenza
islamica (OCI). In particolare, l'Unione Europea
sollecita interventi per scongiurare la violenza
in paesi come la Nigeria, l'Egitto e
l'Indonesia[8].
Le istituzioni europee sono inoltre invitate a
combattere pratiche non tollerabili come le
conversioni forzate e la criminalizzazione
dell'apostasia, esercitando pressioni sui paesi
che, come nel caso del Pakistan, dell'Iran e
dell'Arabia Saudita, attuano ancora tali
pratiche. Particolare attenzione viene inoltre
dedicato all'uso strumentale delle accuse di
blasfemia[8].
Tra le iniziative da portare avanti viene
evidenziata la necessità di affrontare il
problema dei contenuti discriminatori e sediziosi
presenti nei mezzi di comunicazione[8].
Nella Risoluzione viene infine espressa
preoccupazione per una possibile evoluzione della
primavera araba che neghi, tra gli altri, i
diritti delle minoranza religiose[8].
Consiglio europeo
Il Consiglio europeo, nelle Conclusioni relative
all'intolleranza, alla discriminazione e alla
violenza fondata sulla religione o sul credo (21
febbraio 2011) ha ribadito il forte impegno
dell'Unione europea per la promozione e la
protezione della libertà di religione e di credo.
Nell'occasione è stata espressa preoccupazione
per la crescita degli atti di intolleranza e
discriminazione in diversi Paesi, dove la
violenza ha anche assunto i tratti del
terrorismo[9].
Nel documento si afferma la libertà di religione
o credo è un diritto umano universale e come come
tale deve essere protetto dovunque e da chiunque,
anche perché intrinsecamente legato ad altri
diritti fondamentali, come quelli di opinione e
di espressione. Si rileva, purtroppo, nessuna
parte del pianeta sembra esente dall'intolleranza
religiosa[9].
Legislazioni nazionali
Italia
In Italia alcuni articoli della Costituzione
stabiliscono la libertà di culto, come per
esempio l'articolo 8 in cui si afferma che tutte
le confessioni religiose sono uguali davanti alla
legge e anche che le confessioni diverse da
quella cattolica hanno la possibilità di
organizzarsi secondo i propri statuti[10].
Altri paesi
Le costituzioni di molti paesi nel mondo
contengono disposizioni chiare contro atti di
intolleranza religiosa. Ad esempio negli Stati
Uniti, o nell'articolo 4 della Legge fondamentale
della Repubblica Federale di Germania, o
nell'articolo 44.2.1 della Costituzione della
Repubblica di Irlanda, o ancora nell'articolo 40
di quella dell'Estonia[11] e anche in Turchia,
Cina e Filippine.
In alcuni paesi del continente asiatico la
libertà religiosa è meno tollerata. Ciò accade
nelle Maldive, in Afghanistan, in Azerbaigian e
altri, tanto che l'Asia risulta da tal punto di
vista il continente più intollerante[12].
La segregazione religiosa è la separazione delle
persone in base alla loro religione. Il termine è
stato applicato a casi di segregazione religiosa
basata presenti come un fenomeno sociale, nonché
alla segregazione derivanti da disposizioni
legislative, esplicita o implicita.
Il termine apartheid religioso simile è stato
utilizzato anche per situazioni in cui le persone
sono separate per motivi di religione, che
prevedono fenomeni sociologici.
il Buddhismo è una religione, una filosofia e una
via di vita nata nel VI secolo a.C. a partire
dagli insegnamenti di Siddhartha Gautama,
comunemente conosciuto come il Buddha ovvero
l'Illuminato. Il Buddhismo si fonda sull'idea
secondo la quale tutti possono ripercorrere la
via spirituale codificata da Siddhartha,
divenendo a loro volta dei buddha come ce ne
furono in passato e ce ne saranno in futuro. La
pratica della dottrina buddhista ha lo scopo di
risvegliare spiritualmente il genere umano, con
il quale ogni singolo può giungere al Nirvana,
ovvero all'Illuminazione o liberazione dalle
sofferenze. Il Buddhismo si è sviluppato nel
corso dei secoli ed è oggi suddiviso in tre
grandi confessioni, il Buddhismo Theravāda, il
Mahāyāna e il Mahāyāna Vajrayāna. Con 1.5
miliardi di aderenti è la seconda religione più
diffusa al mondo; la maggior parte dei buddhisti
sono asiatici e seguono la tradizione da secoli,
il Buddhismo si è tuttavia fortemente radicato,
negli ultimi decenni, anche iSiddhartha Gautama,
in seguito nominato il Buddha (ovvero
"risvegliato", in occidente solitamente detto
"illuminato") è stato una delle più importanti
figure spirituali e religiose dell'Asia. Visse
approssimaticamente tra il VI e il V secolo a.C.
e il suo percorso mistico diede inizio al
movimento religioso e filosofico del Buddhismo. È
considerato l'effettivo fondatore delle dottrine
trasmesse all'istituzione del sangha.
Originariamente tramandati via orale, i suoi
insegnamenti furono trascritti nelle raccolte
canoniche del Tripitaka diversi secoli dopo.
Siddhartha nacque a Lumbini, oggi in territorio
nepalese. Di famiglia reale, Siddhartha abbandonò
i lussi all'età di ventidue anni per ritirarsi in
meditazione e raggiungere il risveglio. Prima di
ottenere l'Illuminazione (il Bodhi) e iniziare a
predicare la dottrina, Siddhartha intraprese per
sei anni varie forme di ascesi estreme (definite
tāpas). Il Buddha visse tutte le esperienze umane
possibili: il potere, il lusso, la fame, la
mortificazione del corpo, la povertà, la
solitudine, il matrimonio e l'amore. Siddhartha
seminò una filosofia volta all'affinamento della
conoscenza e della consapevolezza fino
all'estinzione della sofferenza esistenziale
(duḥkha), (il nirvana), che si discosta tanto
dagli eccessi sensuali quanto dall'ascetismo
esasperato che ottunde la mente e nuoce al corpo.
Suoi interlocutori principali furono i suoi
discepoli, prima compagni di ricerca e poi
devoti, che formeranno una comunità sempre più
folta e dotata di regole proprie. Predicò anche
ai laici indicando una via di moderazione e
controllo delle passioni che conduce aIl clero
buddhista, detto anche sangha (letteralmente
"associazione" o "assemblea"), consiste in tutti
gli ordini di monaci e monache direttamente o
indirettamente discesi dall'ordine
originariamente fondato da Siddhartha Gautama nel
V secolo a.C. Secondo le testimonianze riportate
da antiche scritture i primi ordini erano
fortemente monastici; i membri conducevano una
vita austera e meditativa. Nel corso del tempo,
con la diffusione del Buddhismo, l'approccio alla
vita clericale è divenuto più variegato e si
differenzia oggi di tradizione in tradizione. In
alcune scuole del Mahāyāna, ad esempio, fanno
parte del sangha anche i laici (sanscrito
upasaka) che hanno preso rifugio nei Tre gioielli
(sanscrito: Triratna) e hanno formulato i "voti"
del Bodhisattva (sanscrito: pranidhana). Sempre
nel Mahāyāna alcuni cleri coreani, giapponesi e
tibetani (non lamaisti) accettano il matrimonio.
Altri ordini hanno perso i connotati monastici
divenendo più sacerdotali. Nella denominazione
zen, un importante precetto della vita religiosa
dei monaci è il lavoro manuale. Il Buddhismo ha
sin dall'inizio (almeno relativamente) accettato
l'ordinazione sia di donne che di uomini senza
alcuna distinzione in cariche, prestigi o
mansioni. Il clero si distingue dalla laicità
buddhista, ovvero la comunità costituita dai
praticanti o fedeli in base al numero e alla
qualità dei precetti (Vinaya) a cui si sottopone
dopo l'ordinazione. una migliore condizione Il
butsudan (仏壇 parola giapponese che letteralmente
significa "altare del Buddha") è un tipo di
altare buddhista che si può trovare all'interno
di templi o abitazioni di praticanti. È tipico
della tradizione giapponese, sebbene attraverso
antecedenti cinesi rappresenti un'evoluzione del
culto buddhista indiano. Un budsudan può essere
un tabernacolo (zushi, 厨子) in legno o un altare
più grande ospitante icone religiose, tipicamente
statue o mandala. In aggiunta sono sempre
presenti utensili di culto chiamati butsugu, tra
cui candele, incensi, campanelle e piattaforme
per le offerte a seconda delle denominazioni
religiose. Durante le funzioni liturgiche le ante
del butsudan vengono aperte, per essere richiuse
una volta concluse le cerimonie. La tradizione
del butsudan dal Giappone ha raggiunto di recente
anche l'Occidente, con la diffusione in
particolare del Buddhismo Nichiren. Mentre nel
Buddhismo primitivo non subentrava alcun genere
di fede devozionale, nel corso dei secoli i
buddhisti hanno progressivamente manifestato
forme di culto di tipo devozionale nei confronti
tanto del Buddha storico o, a seconda della
tradizione di riferimento, dei bodhisattva. La
maggior parte delle denominazioni moderne (in
particolare l'Amidismo) accettano la fede
devozionale come una forma di meditazione e di
venerazione di stati ideali dell mente umana.
Esiste una grande varietà di testi buddhisti.
L'interpretazione e l'accettazione di questi
testi varia in base alle denominazioni del
Buddhismo, e all'uso che queste ne fanno. Esiste
un'ampia gamma di casi, dalla venerazione della
scrittura (come avviene, in alcune scuole sinogiapponesi, per il Sutra del Loto)
all'accettazione di questa come codice etico o
dottrinale. Sostanzialmente i testi buddhisti
possono essere distinti in due gruppi: i testi
canonici e i testi non canonici. Dei canonici
fanno parte le scritture universalmente
riconosciute da una o più correnti buddhiste, e
dunque il Canone pāli, il Canone cinese e il
Canone tibetano. Lo studio dei testi è uno dei
compiti principali all'interno delle
congregazioni monastiche e laiche del Buddhismo.
Grazie a questa pratica nel corso del tempo sono
andati accumulandosi commentari, citazioni,
storie e letterature di corollario.a mente
umanadi esistenza.n Occidente.
I Cinque Precetti sono la base essenziale del
codice etico del Buddhismo, e fanno parte dei
precetti buddhisti. Sono seguiti dai buddhisti
laici, discepoli dell'insegnamento di Siddhartha
Gautama trasmesso dalle denominazioni del
Buddhismo Mahāyāna e del Buddhismo Theravāda. I
fedeli buddhisti mettono in pratica questa etica
non appena preso rifugio nei Tre Gioielli: il
Buddha, il Dharma e il Sangha. Il prendere
rifugio è una metafora che simboleggia
l'accettazione del Buddhismo. I Cinque Precetti
sono delle regole stilate (secondo la tradizione)
dallo stesso Siddhartha Gautama per rendere la
vita meno stressante, più in armonia con gli
altri esseri e indirizzarla consapevolmente sul
sentiero verso il Nirvana.