Il declino del Sacro Romano Impero La dinastia sveva si avviava verso la sua triste fine. Dopo la morte di Federico II il trono imperiale fu ereditato da suo figlio Corrado IV mentre il regno di Sicilia fu usurpato dal fratellastro di questi, Manfredi, figlio naturale di Federico II che dopo la morte di Corrado nel 1254 ne ottenne poi la reggenza al posto del figlio di Corrado che non aveva ancora due anni, Corradino di Svevia. Manfredi prima governò a nome del nipote poi fece spargere la voce della della falsa morte di questi e si fece incoronare nel 1258 Re di Sicilia nella speranza che il papa Alessandro IV (1254-1261) lo accettasse per ripristinare quella divisione tra Regno di Sicilia e Impero voluta sempre dai pontefici. Alessandro IV però rimase prudente, per diffidenza nei confronti degli svevi. Inoltre i suoi successori Urbano IV e Clemente IV, di origine francese, avevano deciso di offrire il trono del Regno di Sicilia a Carlo d’Angiò fratello del Re di Francia san Luigi IX. Carlo d’Angiò accettò di essere vassallo della chiesa e scese in Italia con un esercito di 30.000 uomini: nel 1266 sconfisse nella Battaglia di Benevento Manfredi che morì da valoroso. A questo punto rimaneva l’ultimo Hohenstaufen, Corradino, che, benché quindicenne, scese in Italia con 3.000 uomini per opporsi a Carlo d’Angiò. Le città italiane si divisero: i guelfi con gli angioini e il Papa, i ghibellini con Corradino. Lo scontro avvenne a Tagliacozzo dove l’esercito tedesco fu distrutto; lo stesso Corradino cadde prigioniero di Carlo che lo fece decapitare senza pietà a soli sedici anni nella piazza del mercato a Napoli. Finiva così nella tragedia la dinastia imperiale sveva degli Hohenstaufen. E con essa finiva dopo quella dei Carolingi la seconda grande stagione del Sacro Romano Impero tre secoli dopo l’incoronazione di Ottone I. Mentre si estingueva la Casa degli svevi una nuova dinastia sorgeva però nel cuore dell’occidente. Dalla rocca di Habsburg in Lotaringia prese le mosse la famiglia degli Asburgo, destinata a risollevare nei secoli successivi l’ideale del Sacro Romano Impero. Gli angioini a Napoli. I “Vespri siciliani” e gli aragonesi in Sicilia Divenuto Re di Sicilia Carlo I d’Angiò (1226-1285) sostituì ai funzionari tedeschi o filosvevi funzionari francesi, inasprendo la pressione fiscale; inoltre tentò di espandere il regno verso Oriente e riuscì a ottenere il titolo di Re di Gerusalemme. Ciò non fu visto di buon occhio a Roma ma soprattutto i francesi non erano ben visti dalle popolazioni locali del Regno anche per i loro comportamenti spesso sprezzanti o provocatori. Così il 30 marzo 1282 a Palermo scoppiò una rivolta generale contro gli angioini scatenata dall’offesa di un francese verso una sposa che al vespro usciva di chiesa. La rivolta dei “Vespri siciliani” divampò in tutta l’isola tanto che gli angioini dovettero abbandonare l’isola per non mettervi mai più piede. La Sicilia fu offerta a Pietro III d’Aragona che fu incoronato a Palermo il 4 settembre 1282 col nome di Pietro I. La “guerra del vespro” fra angioini e aragonesi durò per anni finche non si giunse alla Pace di Caltabellotta nel 1302: la Sicilia rimase agli aragonesi spagnoli, mentre il nord del Regno, chiamato ora Regno di Napoli, restava agli angioini francesi. Da questo momento il regno del sud è diviso in due e la Sicilia fa ormai parte dell’Aragona ( quindi dal1469 della Spagna) e rimarrà “spagnola” fino al 1715.