HEGEL: IL SISTEMA FILOSOFICO 1. La filosofia come scienza Hegel aveva concepito la Fenomenologia come un’introduzione al suo sistema filosofico. Il compito della Fenomenologia era di descrivere la progressione della coscienza dal sapere apparente al sapere assoluto, cioè dall’opinione alla scienza, o alla vera filosofia. Il sistema vero e proprio, cioè la filosofia come scienza dell’assoluto, viene esposto nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, pubblicata nel 1817 (poi nel 1827 e 1830). Anche nell’Enciclopedia è all’opera il metodo dialettico già visto nella Fenomenologia, e anche questa volta Hegel intende esporre lo sviluppo dell’idea attraverso contraddizioni e conciliazioni, fino al sapere assoluto. Tuttavia, se l’intento e il risultato saranno gli stessi della Fenomenologia, ovvero la comprensione concettuale dell’intera realtà, nell’Enciclopedia ciò che cambia è l’impianto metodologico e lo stile espositivo. Qui Hegel, per descrivere la dinamica del manifestarsi dell’assoluto (o della ragione o dell’idea), preferisce l’ordinamento sistematico, ossia la trattazione rigorosa di tipo scientifico, mentre nella Fenomenologia aveva prevalso lo stile più libero e apparentemente più flessibile del romanzo di formazione. Prima di trattare il sistema filosofico hegeliano, va però spiegata l’insistenza del riferimento alla filosofia come a qualcosa di scientificamente rigoroso, questa idea di filosofia intesa come spiegazione scientifica della realtà, questo riferirsi alla filosofia come all’insieme delle scienze filosofiche. Compito della filosofia, secondo Hegel, è proprio quello di garantire alle scienze empiriche (la fisica, la biologia, ma anche il diritto e le scienze umane e sociali) la loro “necessità”, ossia l’oggettività e la validità universale che non possono mancare alle discipline che pretendono di essere scientifiche. In altre parole, compito della filosofia è saggiare criticamente i concetti delle scienze, discuterne i presupposti e gli assunti di base, i modelli e le leggi, collocando ciascuna scienza al suo posto nel quadro gerarchico delle conoscenze umane. Nel linguaggio della filosofia, questo lavoro si chiama fondare filosoficamente una disciplina, ossia provare in modo preliminare i princìpi e i fondamenti sulla cui base opera una determinata disciplina. Le scienze filosofiche sono dunque le stesse scienze empiriche una volta che hanno sopportato questo tipo di test, una volta avvenuta questa fondazione filosofica. Insieme, le scienze filosofiche compongono il sistema hegeliano. Le parti del sistema – ciascuna delle quali si propone la fondazione filosofica di un preciso ambito del sapere – sono le seguenti, e corrispondono alle tre grandi sezioni del sapere filosofico: 1 la Logica, che è la scienza dell’idea in sé e per sé (tesi): studia il pensiero in quanto tale; la Filosofia della natura, che è la scienza dell’idea nel suo estraniarsi da sé (antitesi): si propone la fondazione filosofica, ovvero la discussione della validità dei fondamenti delle scienze moderne della natura (fisica, chimica e biologia); la Filosofia dello spirito, che è la scienza dell’idea che dalla sua estraniazione nella natura ritorna in sé nell’uomo (sintesi): discute i fondamenti dei saperi e delle discipline che riguardano l’uomo, sia in quanto individuo (come per esempio la psicologia), sia in quanto inserito nella collettività (scienza del diritto, scienza della morale, economia politica ecc.). La filosofia dello spirito – nella sezione intitolata spirito assoluto – si concentra infine sul significato e sulla funzione dell’arte, della religione e della stessa filosofia. Non deve sembrare strano questo riferimento a logica, filosofia della natura e filosofia dello spirito come a scienze dell’idea: abbiamo già detto che anche il sistema descritto nell’Enciclopedia, così come già la Fenomenologia, vuole essere esposizione della dinamica attraverso la quale l’assoluto o idea si manifesta. Così il farsi dinamico dell’assoluto, afferma Hegel, passa attraverso i tre momenti dell’idea "in sé e per sé" (tesi), dell’idea "fuori di sé" (antitesi) e dell’idea che "ritorna in sé" (sintesi). L’idea "in sé e per sé" o idea "pura" è l'assoluto considerato in se stesso, a prescindere dalla sua concreta realizzazione nel mondo. Da questo punto di vista l’idea rappresenta l’ossatura logico-razionale della realtà. L’idea "fuori di sé" o "idea nel suo esser altro" è la natura, cioè l’estraniazione dell’assoluto nelle realtà spazio-temporali del mondo. L’idea che "ritorna in sé" è lo spirito, cioè l’idea che dopo essersi fatta natura torna "presso di sé" nell’uomo. Questi tre momenti strutturali dell’assoluto sono studiati rispettivamente nella: Logica; Filosofia della natura; Filosofia dello spirito. 2 2. La Logica La prima parte dell’Enciclopedia è dedicata alla logica, che è anche il primo momento dell’intero sistema. La logica tratta delle forme fondamentali del pensiero, non dei suoi contenuti: considera cioè il sapere nella sua forma “assolutamente pura”, ossia non mescolato con elementi empirici o soggettivi. La logica svolge la funzione di scienza fondativa, tratta cioè del metodo stesso della filosofia: essa ha il compito di portare alla coscienza l’essenza stessa del pensare. I momenti del processo dialettico compreso nella logica sono essere, essenza e concetto (o idea). Per l’identità di realtà e razionalità, le forme del pensiero (o della razionalità) studiate dalla logica sono nel medesimo tempo determinazioni dell’essere (realtà). Ciò sta a dire che, per Hegel, logica, ovvero studio del pensiero, e metafisica, ovvero studio dell’essere, sono l’identica cosa. In quanto scienza dell’Idea (o Ragione) pura, la logica prende in considerazione la struttura originaria della realtà, ossia la sua ossatura razionale, quella che si identifica con l’assoluto. Con un paragone alquanto efficace, Hegel afferma che la logica è lo studio di Dio "prima della creazione della natura e di uno spirito finito" (ma si tenga presente che, per Hegel, l’assoluto è un infinito immanente che non crea il mondo ma è il mondo). L'ultima e la più generale delle categorie della logica è proprio l’Idea. "L’Idea - dice Hegel - può essere concepita come la ragione (questo è il proprio significato filosofico di ragione); inoltre come il soggetto-oggetto, come l’unita' dell’ideale e del reale, del finito e dell’infinito, dell’anima e del corpo". L’Idea è così la totalità della realtà in tutta la ricchezza delle sue determinazioni e relazioni interiori. 3 3. La Filosofia della natura Alla logica succede, nella seconda parte dell’Enciclopedia, la filosofia della natura. Si tratta della parte in cui Hegel tratta dal punto di vista filosofico l’insieme delle scienze naturali del suo tempo. La filosofia della natura hegeliana fu oggetto di dure critiche al tempo di Hegel e anche in seguito durante l’Ottocento, in particolar modo da parte degli scienziati. Furono in particolar modo queste stesse critiche a causare il discredito in cui cadde a lungo l’intera filosofia hegeliana, dopo aver dominato la vita culturale tedesca, e non solo, per almeno due decenni. La violenza delle reazioni suscitate dalla filosofia della natura hegeliana, del resto, non erano troppo ingiustificate, al di là del riconoscimento dovuto all’ampiezza delle conoscenze da parte del filosofo tedesco di tutte le scienze trattate. Il succo delle critiche è in poche parole il seguente: un filosofo – per di più anche molto astratto – si permetteva di interpretare a modo suo, stravolgendole, conoscenze empiriche ottenute a prezzo di parecchia fatica, tra cui il newtonianesimo. A parziale giustificazione del tentativo hegeliano di delineare una filosofia della natura, va detto che non fu il solo, e nemmeno il primo tra i filosofi e gli scienziati della sua epoca a afre una cosa del genere. Basti pensare al cominciamento della filosofia di Schelling, che nasce appunto come filosofia della natura, un’esigenza stimolata – come sappiamo – dagli sviluppi della nuova scienza, con la nuova chimica, gli studi sulla luce e sull’elettricità, le nuove ipotesi delle scienze della vita. Grandi erano gli interessi filosofici suscitati dai progressi in campo scientifico, riassumibili in questo interrogativo: la natura andava ancora intesa, cartesianamente, come una macchina o doveva essere interpretata come una sorta di grande organismo vivente? Sappiamo che i romantici, non soltanto Schelling, ma anche Goethe, intendevano la natura come una compagine animata, percorsa dal soffio della vita, attraversata da uno spirito che la vivifica e le dona coscienza: essi avvertivano il movimento della vita universale già nella vita inorganica. Biologia, chimica e geologia venivano dunque interpretate dai romantici nel senso di un superamento del modello materialistico e meccanicistico della natura dominante. Hegel, pur non essendo un romantico per molti aspetti, nei suoi scritti di filosofia naturale condivide con i romantici molti dei temi centrali di questi ultimi, anche se non ritiene affatto che si debba divinizzarla, come hanno fatto i romantici. Diciamo che due cose accomunano Hegel ai romantici in relazione alla natura: la prima è il fatto che anche per Hegel nella natura si rivela lo spirito, la seconda è la polemica con la scienza newtoniana. Per il resto Hegel non manifestò alcun entusiasmo nei confronti della natura, verso la quale fu del tutto indifferente, in particolar modo lì dove la natura non offre alcuna traccia dell’intervento umano. Parlando in modo hegeliano, la natura è l’idea nella forma del suo “esser altro”, l’idea, in altre parole, fuori di sé, l'idea che è estranea a se stessa. 4 Questo implica due affermazioni: che anche la natura è idea, cioè realtà razionale e intelligibile; che, tuttavia, la natura è il minimo di intelligibilità, una intelligibilità che si nega, si depotenzia, decade e si estranea. Nel primo senso Hegel riconferma la visione organica e unitaria della realtà: il mondo è un corpo unico dove tutto è intelligibile. In tale mondo tutto intelligibile, tuttavia, ed è il secondo senso, la natura rappresenta la caduta, il momento negativo, la decadenza dell’idea, il momento in cui l’assoluto si fa altro da se stesso. Contrariamente a molti romantici Hegel, quindi, non ritiene che la natura sia la forma più alta della realtà; l'assoluto mostra, infatti, più chiaramente se stesso nelle opere spirituali dell’uomo, ovvero, come vedremo, nello stato, nella vita sociale, nell’arte, nella religione e, soprattutto, nella filosofia. I momenti della filosofia della natura sono: meccanica, fisica e fisica organica. Nella sua interna evoluzione dialettica la natura si innalza progressivamente alla vita ed è proprio la vita la rivelazione più alta che la natura possa compiere di se stessa. Mostrandosi nella forma dell’organismo, cioè di una realtà che ha vita, essa si mostra internamente vivificata dallo spirito e a questo, ovvero allo spirito, si apre nel suo cammino di sviluppo. 5