COORDINAMENTO NAZIONALE DONNE FISAC Le dee della Grecia classica, archetipo delle differenze femminili L’idea del tema del calendario 8 marzo 2008 della Fisac CGIL, ispirato alle Dee del mondo classico, è nata dalla notizia di un Master dell’Università Bocconi, rivolto alle dirigenti di un’azienda, la Accenture. Un master di “empowerment al femminile”che aveva lo scopo di “aiutare le 120 dirigenti di quell’azienda, che hanno partecipato al master, ad accrescere la consapevolezza delle sfide ma anche delle opportunità che comporta un ruolo manageriale”, attingendo alle risorse che le donne stesse hanno. Risorse femminili che ben si rappresentano negli archetipi delle dee dell’antica Grecia, che condividevano il potere con gli dei e lo esercitavano con indipendenza e modalità a loro proprie. Il ricorso alle dee e all’analisi delle loro imprese attraverso i miti, ha aiutato le dirigenti a mettere a fuoco e ad approfondire il bisogno da loro avvertito di individuare una dimensione di leadership che rispettasse la loro identità/diversità di donne rispetto a quella maschile. Questo bisogno di non omologarsi al maschile nell’esercizio di un ruolo di potere, questa ricerca di una modalità propria delle donne di esercitarlo, è fortemente avvertito oggi, da quasi tutte le donne che si misurano con la carriera, sia aziendale che della politica e del sindacato, ma non ha trovato finora un terreno sul quale potersi effettivamente sperimentare. Le donne al potere sono ancora troppo poche, isolate e hanno dovuto adattarsi alle regole del gioco dettate dai maschi. Come possono le dee mitiche di un passato patriarcale aiutarci ad analizzare la nostra realtà odierna o a realizzare un futuro di parità? Facciamo nostra la domanda che si è posta Gloria Steinheim, l’autrice statunitense del celebre saggio degli anni ottanta Autostima, nella premessa al volume di Jean Shinoda Bolen Le dee dentro le donne, a cui si è ispirato il Master suddetto e che ci ha fornito la traccia che abbiamo seguito nell’ideazione del calendario. La Bolen, una nota psichiatra junghiana, che è stata un’importante femminista statunitense, nota anche per essersi battuta nel suo paese per la legge sulla parità dei diritti, motiva così le ragioni del suo saggio sugli archetipi femminili, impersonati dalle Dee: “la prospettiva junghiana mi ha fatto capire che le donne sono influenzate da potenti forze interne o archetipi, che si possono vedere impersonate dalle divinità femminili greche. E la prospettiva femminista mi ha dato una comprensione di come forze esterne o stereotipi, vale a dire i ruoli ai quali la società si aspetta che le donne si conformino, rinforzino alcuni modelli e ne rimuovano altri. Vedo quindi la donna come un essere preso tra due fuochi: un essere agito dall’interno, da archetipi di divinità femminili e dall’esterno, da stereotipi culturali. …Quando la donna sa quali dee sono presenti in lei come forze dominanti, impara a conoscere la forza di certi istinti , le sue priorità e capacità, le possibilità di trovare il senso di sé attraverso scelte che altri possono non incoraggiare”. Con questa affascinante prospettiva, abbiamo scelto come tema del calendario 8 marzo 2008, la rappresentazione figurativa delle dee del Pantheon greco e di alcune eroine dei miti della Grecia classica. Esecutivo Nazionale Donne Le Dee dell’Olimpo Le divinità più famose del Pantheon della Grecia classica erano dodici: inizialmente sei maschili e sei femminili. In un secondo tempo, Estia, la dea del focolare, scomparve dal Pantheon celeste e fu sostituita da Dioniso, dio del vino. Nel volume citato sopra, la Bolen analizza le caratteristiche delle sei dee originarie aggiungendo a queste Persefone, la figlia, inscindibile da Demetra. Esse rappresentano archetipi delle differenze femminili. Gli archetipi sono modelli di comportamenti istintuali, contenuti nell’inconscio collettivo. Demetra, la dea materna, è la personificazione dell’archetipo della madre, Persefone è l’archetipo della figlia, Era, la moglie gelosa, Afrodite, l’amante, Artemide, la sorella e antagonista, Atena, la stratega, Estia, la custode del focolare, la mistica, spesso identificabile nella zia nubile. L’autrice classifica inoltre le dee in tre categorie: Le dee vergini, autonome dall’uomo (Artemide, Atena, Estia); le dee vulnerabili, dipendenti dal rapporto con l’uomo (Era, Demetra e Persefone) e la dea alchemica, portatrice di trasformazione (Venere). Nelle donne in carne e ossa, queste caratteristiche si combinano e/o si presentano di volta in volta prevalenti in momenti diversi della vita. In una certa situazione una donna può essere un’Atena estroversa e razionale, in un altro momento della vita un’Estia introversa, custode del focolare; ma si può avere, per esempio, contemporaneamente Atena e Demetra in conflitto, in un periodo della propria vita. Le dee vergini Artemide che i romani chiamavano Diana era la dea della caccia e della luna ; arciera dalla mira infallibile e protettrice dei piccoli di ogni essere vivente. Atena, nota ai romani come Minerva, era la dea della sapienza e dei mestieri. Veniva raffigurata con indosso un’armatura ed era la migliore stratega in battaglia. Estia, dea del focolare, per i romani Vesta, era presente nei templi e nelle abitazioni sotto la specie del fuoco al centro del focolare. Le dee vergini rappresentano la qualità femminile dell’indipendenza e dell’autosufficienza. A differenza delle altre divinità dell’Olimpo non erano inclini ad innamorarsi, non si facevano vittimizzare e non soffrivano per un uomo. Come archetipi esprimono il bisogno di indipendenza della donna, la sua capacità di concentrarsi consapevolmente su quanto è significativo per lei come persona autonoma. Artemide e Atena rappresentano la concentrazione sulla meta e il pensiero logico che fanno di loro gli archetipi orientati alla realizzazione. Estia è l’archetipo che punta l’attenzione all’interno, al centro spirituale della personalità della donna. Tutte e tre sono archetipi femminili che perseguono attivamente le loro mete e che includono fra gli attributi femminili competenza e autosufficienza. Le dee vulnerabili Era, nota ai romani come Giunone, era la dea del matrimonio e moglie gelosa e possessiva di Zeus; Demetra, la romana Cerere, era la dea delle messi e nel mito esalta la figura della madre; Persefone, la romana Proserpina, era la Kore, la fanciulla e figlia di Demetra. Le tre dee vulnerabili rappresentano i ruoli tradizionali di moglie, madre e figlia. Sono archetipi di donne orientate verso un rapporto, la cui identità e il cui benessere dipendono dalla presenza nella loro vita di una relazione significativa. Quando queste tre dee sono archetipi dominanti, la spinta motivazionale è rappresentata quindi più dal rapporto con un altro essere che dal conseguimento di un obiettivo, dall’autonomia o dal piacere di una nuova esperienza. Le donne dominate da questi archetipi esprimono il bisogno di appartenenza e di legame, sono sintonizzate sugli altri e sono vulnerabili. Era, Demetra e Persefone, a differenza delle dee vergini, vennero tutte e tre violentate, rapite, dominate o umiliate da divinità maschili. La dea alchemica Afrodite, dea dell’amore e della bellezza, nota con il nome romano di Venere, in quanto dea alchemica si trova nella terza categoria che appartiene a lei sola. Definita da Omero l’”amante aurea”, era la più bella e irresistibile fra le divinità femminili; da lei emanavano amore e bellezza, attrazione erotica, sensualità e vita nuova. Stringeva relazioni di sua scelta e non fu mai vittimizzata da nessuno; in tal modo mantenne la sua autonomia come una dea vergine e visse i suoi rapporti come una dea vulnerabile. L’archetipo Afrodite spinge la donna a cercare nei rapporti l’intensità e la stabilità, a tenere in grande considerazione il processo creativo e a essere aperta al cambiamento. Questi potenti modelli o archetipi sono l’espressione delle principali differenze che distinguono le donne fra di loro. Alcune, ad esempio, per sentirsi realizzate hanno bisogno della monogamia, del matrimonio o dei figli e si sentono disperate quando il traguardo appare irraggiungibile. Assai diverso è un altro tipo di donna, per la quale la cosa più importante è l’indipendenza e che si concentra sulla realizzazione di obiettivi per lei significativi in termini di autonomia. Altre donne vanno in cerca di emozioni forti e di nuove esperienze e quindi passano da un rapporto all’altro, da una tensione creativa all’altra; altre ancora cercano la solitudine e scoprono che la cosa per loro più importante è la spiritualità. Oltre alle sette dee dell’Olimpo, abbiamo completato il calendario con le immagini di alcune eroine di miti della Grecia classica che hanno ispirato poeti e pittori delle epoche successive. Il mito di Aracne o la consapevolezza di sè. Aracne era una fanciulla della Lidia, orgogliosa della sua abilità di tessitrice per la quale era famosa in tutta la Grecia. Con il suo lavoro viveva indipendente e dichiarava di non dovere né agli dei né agli uomini le sue abilità. Atena protettrice delle arti e dei mestieri, irritata per tanta tracotanza, la sfidò in una gara di tessitura da cui entrambe uscirono in parità. Aracne non volle riconoscere alla dea che l’abilità di cui era dotata fosse frutto degli insegnamenti divini e perciò fu punita. Venne trasformata da Atena in un ragno, eternamente appesa ad un filo. Aracne era una fanciulla che aveva consapevolezza del suo valore e aveva capito che con il suo lavoro poteva emanciparsi, andare oltre il compito di vivere a somiglianza degli uomini, andare persino oltre l’idea di essere sottomessa alla volontà degli dei. Per questo peccato di blasfemia e di orgoglio sarà punita. Il mito doveva essere di monito alle fanciulle di non mettere in discussione, con i loro desideri di indipendenza, i ruoli previsti per le donne dalla cultura patriarcale della Grecia classica. Il vaso di Pandora o la curiosità femminile Nella mitologia greca, la figura di Pandora può essere considerata equivalente a quella di Eva nella religione cristiana. Zeus per punire Prometeo, che aveva donato il fuoco agli uomini, inviò sulla terra Pandora, la prima donna, la quale andò sposa al fratello di Prometeo. Come dono di nozze Zeus inviò agli sposi un vaso, con l’avvertimento di non aprirlo mai. Zeus evidentemente faceva affidamento sulla curiosità femminile. Pandora infatti, non resistendo alla curiosità, aprì il vaso e da esso fuoriuscirono tutti i mali del mondo che da allora assillano l’umanità. Rimase in fondo al vaso la speranza, ultima a morire. La fine dell Eden è causata sempre da una donna: Pandora nella mitologia greca, Eva nella religione cristiana. il mito di eros e psiche o l’amore e l’anima Come Atena, gelosa dell’abilità di Aracne la punì, trasformandola in un ragno, anche Afrodite gelosa della bella Psiche, considerata bella quanto la Dea, cercò di distruggerla e poi le concesse di tornare da Eros il suo amato, solo dopo avere superato quattro prove impossibili. Le prove di Psiche costituiscono un vero e proprio rito di iniziazione che simboleggia un percorso spirituale: come sviluppare le proprie facoltà e sperimetare la passione senza esserne annientate. Afrodite aveva ordinato al figlio Eros di colpire con la sua freccia Psiche che si sarebbe dovuta innamorare dell’uomo più brutto del mondo. Eros si ferì con la sua stessa freccia e si innamorò di Psiche che lo attendeva tutte le notti in una caverna, sempre al buio poichè Eros non voleva essere riconosciuto “altrimenti, Psiche non lo avrebbe più rivisto”. Una notte Psiche spinta dalla curiosità prese una lampada ad olio ed illuminò il viso di Eros, una goccia di olio cadde sulla sua spalla svegliandolo. Psiche fu punita per la sua disobbedienza e sottoposta a quattro durissime prove da Afrodite, prima di essere perdonata da questa e poter rivedere Eros, per amore del quale, alla fine era anche disposta a morire. Afrodite mossa a pietà finalmente le concesse il perdono. Per le immagini delle Dee, rappresentate nel calendario, abbiamo fatto ricorso all’opera pittorica di artisti vissuti tra il cinquecento e l’ottocento. Nei primi due secoli, in particolare, i temi dell’arte erano delimitati al campo religioso e alla ritrattistica. Solo nei soggetti mitologici che affrescavano le dimore nobiliari, i pittori potevano dare sfogo a una visione più sensuale e pagana della vita e nella rappresentazione delle figure mitologiche potevano esercitarsi nel nudo. Spesso le dee e le figure mitologiche sono rappresentate discinte, immerse nella natura e nella sensualità. in conclusione... Un obiettivo importante per le donne è quello di accettare le diversità che esistono tra di loro. Ancora oggi, è difficile per le donne, riconoscere ad altre qualità e ruoli che finora sono stati appannaggio esclusivamente maschile. Come se il riconoscimento di queste qualità a una donna, comportasse implicitamente una disistima di sé. Ognuna di noi possiede talenti, doti, capacità diverse ma tutte significative e importanti. Accettare queste differenze è il primo passo per stringere nella politica, nell’economia, nel sindacato, alleanze per la realizzazione di un obiettivo comune, favorire da parte di tutte l’ingresso del maggior numero di donne nei luoghi del potere, attraverso la creazione di reti di donne che si supportino a vicenda. Gli uomini non cederanno facilmente il loro potere, a maggior ragione se le donne non faranno quadrato attorno a quelle che per vocazione o talento hanno maggiori possibilità di farcela. Anche su questo versante… le dee che stringevano alleanze fra loro, convogliando in un obiettivo comune le differenti ragioni che le spingevano ad agire, insegnano...! Buon 8 marzo 2008 a cura di Dina Di Pasquale