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NEL SOLCO DI IVAN ILLICH
INCONTRO CON
SAMAR FARAGE e SAJAY SAMUEL
SAMAR FARAGE
L’arte del vivere e la sua moderna mistificazione
Centro di documentazione “Ivan Illich”
Via Santa Giustina, 21–Lucca
Venerdì 2 luglio 2004–ore 21.15
SAJAY SAMUEL - Indiano, ex professore universitario di business management. Motivato da un
decennio di intenso dialogo con Illich, sta scrivendo il suo primo libro sulla distruzione delle
politiche costituzionali da parte di associazioni professionali e delle burocrazie governative.
SAMAR FARAGE - Libanese, insegna sociologia alla Pennsylvania State University ed ha fatto
parte di un piccolo gruppo di amici che hanno lavorato con Illich negli ultimi anni della sua vita.
PER INFORMAZIONI
Dipartimento Cultura e Politiche Sociali
Servizio Politiche Sociali e Sport
Tel. 0583 417490 – Fax 0583 417334
Email: [email protected]
[email protected]
Centro di documentazione interculturale
“Ivan Illich”
Via Santa Giustina, 21
Tel. 0583 433452 - 433451 - Fax 0583 433450
Email: [email protected]
Samar Farage e Sajay Samuel accompagnarono a Lucca Ivan Illich il 2 ottobre 2002 per la sua lezione ”La
decisione personale in un mondo dominato dalla comunicazione”, l’ultimo suo incontro pubblico, e
successivamente nel giugno 2003 furono fra i principali animatori del seminario “Le paci dei popoli” che la
Scuola per la Pace, a pochissimi mesi dalla sua morte e prima in Europa, volle dedicare a rievocare la sua
figura ed a rilanciare il suo percorso intellettuale di “archeologo della modernità”. Si è così stabilita con loro
una forte amicizia ed una collaborazione a distanza con il nostro Centro di documentazione interculturale
intitolato a Ivan Illich.
Un loro breve passaggio in Europa ci ha consentito di creare una nuova occasione di dialogo, diretto su un
tema caro a Illich, quello di “suonare l’allarme per far comprendere che l’arte di celebrare il presente è
penalizzato da ciò che è divenuta la ricerca della salute.”
Nel 1974 Illich aveva scritto Nemesi Medica che doveva generare, come del resto gli altri suoi scritti
dell’epoca, un intenso dibattito non privo di animate polemiche. Nell’ottobre 1998, al convegno di Bologna
“Malattia e salute come metafore sociali”, nella sua lectio magistralis dal titolo “Non fateci soccombere alla
diagnostica, ma liberateci dai mali della sanità”, Illich diceva: “Nel 1974 ho scritto Nemesi Medica e voi mi
avete invitato a riparlare di questo tema. Tuttavia io non avevo scelto la medicina come tema ma come
esempio. Con questo libro volevo proseguire un discorso già iniziato sulle istituzioni moderne viste come
cerimonie creatrici di miti, di liturgie sociali celebranti alcune certezze. Così avevo esaminato la scuola, i
trasporti, le strutture abitative, al fine di comprendere le loro funzioni nascoste e ineluttabili; ciò che
proclamano piuttosto che ciò che producono: il mito dell’Homo educandus, il mito dell’Homo trasportandus,
infine quello dell’ Homo castrensis. Io ho scelto la medicina come esempio per illustrare alcuni livelli distinti
della controproduttività caratteristica di tutte le istituzioni del dopoguerra, del loro paradosso tecnico, sociale
e culturale: al livello tecnico, la sinergia terapeutica che produce nuove malattie; a livello sociale, lo
sradicamento operato dalla diagnostica che esaspera il malato, l’handicappato mentale, il vecchio ed anche
colui che si spenge lentamente. E, prima di ogni altra cosa, a livello culturale, la promessa del progresso che
conduce al rifiuto della condizione umana ed al rifiuto dell’arte di soffrire. Io iniziavo Nemesi medica con
queste parole: “l’azienda medica minaccia la salute”. All’epoca questa affermazione poteva far dubitare circa
la serietà dell’autore, ma essa aveva anche il potere di provocare stupore e rabbia. Venti anni dopo io non
potrei riprendere questa frase a mio carico, e questo per due ragioni. I medici hanno perduto il timone dello
stato biologico, la barra della biocrazia. Se mai vi è un praticante fra i “decisori”, egli è la per legittimare le
rivendicazioni del sistema industriale per migliorare lo stato di salute. Inoltre questa “salute” non è più così
percepita. E’ una “salute” paradossale. “Salute” designa un optimum cibernetico. La salute viene concepita
come un equilibrio fra il macrosistema socio-ecologico e la popolazione dei suoi sotto-sistemi di tipo umano.
Sottomettendosi all’ottimizzazione, il soggetto si annulla. Oggi io comincerei la mia argomentazione dicendo:
“la ricerca della salute è divenuta il fattore patogeno predominante”. Eccomi costretto a fronteggiare una
contro-produttività alla quale io non potevo pensare quando ho scritto Nemesi…”
Perché questa riflessione ci interessa sia come Scuola per la Pace che come Centro di documentazione
Interculturale “Ivan Illich”? Perché ciò che avviene nel campo della salute, importante per tutti noi e per il
nostro equilibrio individuale e quindi collettivo, è un esempio, non trascurabile, di ciò che avviene in molti altri
campi e che influenza l’ampia tematica delle “paci dei popoli”.
Sabato 3 abbiamo organizzato un incontro informale con Sajay Samuel e Samar Garage per
“scorrazzare liberamente” sul pensiero di Ivan, dialogando con ed interrogando chi è stato molto vicino a
Illich negli ultimi tempi, ed anima, con altri amici del cosiddetto “gruppo puddle”,
la prosecuzione delle ricerche intraprese con Ivan.
La proposta è pertanto: incontrarsi in collina, a casa di Aldo Zanchetta a Gragnano, la mattina dalle 9,30 alle
12 ed il pomeriggio dalle 15 alle 17,30. E’ possibile essere presenti all’una o all’altra tornata, purchè con
arrivo puntuale per non interrompere i lavori. Chi volesse partecipare ad entrambe può trattenersi per un
frugale “incontro intorno alla tavola” così caro a Illich.
Per ragioni organizzative è necessario avvisare entro giovedì 1 luglio telefonando
alla Scuola per la Pace della Provincia di Lucca (tel. 0583 433451-433452)
o inviando una email all’indirizzo [email protected]
Saranno date tutte le informazioni necessarie per raggiungere il luogo dell’incontro.
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