INDICATIVO: DIFFERENZE FRA IL LATINO E L'ITALIANO
L'indicativo è il modo della oggettività e lo si usa tutte le volte che si
vuole riferire un fatto come reale, certo, obiettivo.
Es.: homo quem vides, pater meus est = l'uomo che vedi, è mio padre.
L'indicativo latino e quello italiano per lo più coincidono, tranne in alcuni
casi in cui l'italiano usa il congiuntivo.
Questo accade soprattutto nelle proposizioni introdotte in latino da:
- pronomi e avverbi raddoppiati o uscenti in -cumque (quisquis,
quicumque, quotquot, utut, quamquam etc.).
Es.: Iuppiter te perdat, quisquis es = Giove ti mandi in malora,
chiunque tu sia;
- sive... sive, seu... seu.
Es.: sive accusatores erant, sive rei, damnabantur = sia che fossero
accusatori, sia che fossero accusati, venivano condannati.
Inoltre nel cosiddetto "falso condizionale" l’italiano usa il condizionale
al posto dell’indicativo latino.
"FALSO CONDIZIONALE"
La lingua latina usa l'indicativo, là dove la lingua italiana preferisce usare
il condizionale, nei seguenti casi:
1) con verbi che esprimono possibilità, convenienza, obbligo, quali
possum, debeo, necesse est, oportet, licet, decet, interest, etc.
Es.: deleri totus exercitus potuit = avrebbe potuto essere distrutto
l'esercito intero (ma non è stato così).
2) con verbi che esprimono intenzione, speranza, aspettazione,
opinione, per lo più in frasi negative riferite al passato, quali puto,
spero, arbitror, especto, existimo, etc.
Es.: numquam putabam/putavi/putaveram te falsum dicere = non avrei
mai pensato che tu dicessi il falso.
3) con alcune espressioni impersonali formate da un aggettivo neutro o
da un sostantivo in unione con il verbo sum, quali longum est,
dementia est, difficile est, etc.
Es.: longum est omnes Caesaris victorias enumerare = sarebbe lungo
elencare tutte le vittorie di Cesare.
4) con la perifrastica passiva, ove il contesto lo consenta.
Es.: promissum potius non faciendum, quam tam taetrum facinus
admittendum fuit = la promessa non si sarebbe dovuta fare,
piuttosto che commettere un delitto così orrendo.
5) spesso con i verbi di volontà volo, nolo, malo.
Es.: malueram quod erat susceptum ab illis silentio transire, sed
vereor ne non liceat = avrei preferito che ciò che era stato
intrapreso da loro passasse sotto silenzio, ma temo che non sia
possibile.
6) con paene, fere, prope (“quasi”, “per poco non”, sempre con il
perfetto).
Es.: paene dixi = avrei quasi detto.
Il perché di questa stranezza va ricercato nella diversa sensibilità delle due
lingue: il latino infatti pone l'accento sul fatto che l'opportunità, la
possibilità, l'obbligo, etc. sussistano veramente, indipendentemente dalla
loro concreta smentita; l'italiano invece preferisce sottolineare proprio il
fatto che quei dati possibili vengono poi smentiti dalla realtà dei fatti
(potueras hoc dicere, sed... = avresti potuto dirlo, ma...)
I tempi e i modi si regolano così:
In latino
Indicativo presente
Indicativo imperfetto, perfetto o
piuccheperfetto
In italiano
Condizionale presente
Condizionale passato
CONSIGLI PRATICI DI TRADUZIONE:
Prima di tradurre un indicativo latino con il condizionale italiano,
accertati che rientri in uno dei casi sopra elencati e poi che il contesto te lo
permetta: devi infatti verificare che l'affermazione del verbo all'indicativo
venga smentita dalla realtà dei fatti, altrimenti dovrai usare anche tu
l'indicativo.
Per quanto riguarda il tempo del verbo, tradurrai l'indicativo presente con
il condizionale presente e qualunque indicativo passato (imperfetto,
perfetto, piuccheperfetto) con il condizionale passato.
Es.: possum hoc facere, sed... = potrei fare ciò, ma...
poteram/potui/potueram hoc facere, sed... = avrei potuto fare ciò,
ma...