La misteriosa sigla Meeting? Svelato il mistero, è cubana

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SPETTACOLI
17
24 agosto
Con l’Irlanda nel cuore
Questa sera l’attesissimo concerto dei Chieftains
Una serata speciale. Un concerto
indimenticabile. Canti, musiche e
danze, tutto rigorosamente ispirato
dalla feconda tradizione celtica. Sono i Chieftains, un nome, una certezza. Il Meeting ha questa sera l’onore
di ospitare sul palco dell’arena D3 una band di livello mondiale, la migliore nel suo genere. La leggenda
della musica celtica rivivrà nelle note della uillean pipe del mitico
Paddy Moloney, accompagnato dai
suoi storici musicisti Sean Keane,
violinista, Matt Molloy, flautista,
Kevin Conneff, al bodhran, e dagli
altri artisti scelti appositamente per
questa tourneè: la cantante scozzese
Alyth Mc Cormack, Triona Marshall, prima arpa dell’Orchestra
Sinfonica di Dublino e Jeff White,
chitarrista di bluegrass. Ma non è finita qui: ad animare la serata ci saranno anche Jon e Nathan Pilatzke,
straordinari ballerini di una originalissima danza, la Ottawa valley dance, e la fantastica ballerina irlandese
Cara Butler. Tutto in un unico show.
I Chieftains non sono una band tra
le tante, si capisce bene dalle parole
di John Waters: «Sono sicuramente il
gruppo musicale più importante d’Irlanda. La diversità che li contraddistingue è il modo con cui guardano
alla tradizione musicale. La tradizione deve essere aperta, sapersi rapportare con il presente. La maggior
parte delle band invece la considera
chiusa e immutabile; ma non si può
vivere nel passato. I Chieftains hanno portato la musica irlandese in giro
per il mondo, l’hanno contaminata
con le altre culture, e poi l’hanno riportata in Irlanda in modo nuovo».
E aggiunge: «L’Irlanda ha subìto
molte repressioni, la sua cultura è
morta quando è morta la sua lingua,
il gaelico; senza una lingua non può
esserci una cultura. Il lavoro che
hanno fatto i Chieftains è lo stesso
Il gruppo dei Chieftains: i suoi componenti suonano il flauto, il violino, la «uillean pipe» e il «bodhran»
degli archeologi: han girato il mondo visitando i luoghi dove i nostri
antenati erano emigrati, e da ogni
luogo hanno riportato a casa un poco
della nostra cultura. La diversità fra
tradizione e tradizionalismo sta nella
libertà. Perché permette di non chiudersi su se stessi e morire. E a questa
devono il loro successo. È grazie alla
libertà con cui vivono e creano musica che le canzoni diventano utili,
forti, piene di energia. Hanno creato
un nuovo ordine nella cultura musi-
cale irlandese».
La loro storia conferma l’apprezzamento che oggi ricevono in tutto il
mondo: nascono nel lontano 1963, e
da subito girano l’Irlanda con grande
successo grazie al loro modo di interpretare la musica celtica; già nel
1976 avviene la prima grande apparizione a livello internazionale; Kubrick li sceglie per realizzare la colonna sonora del celebre film «Barry
Lindon», che poi vincerà l’Oscar.
Nel ’79 arriva il concerto che poi de-
finiranno «il momento più alto in 50
anni di carriera»: suonano al Phoenix Park di Dublino davanti a un milione e 350 mila persone, in attesa di
Giovanni Paolo II. Vantano inoltre illustri collaborazioni con artisti del
calibro di Mick Jagger, Mark Knopfler e Sting. E non potevano mancare
nella colonna sonora di «Braveheart».
Insomma, non vi resta altro che
correre a comprare il biglietto.
Alberto Castagna
Il Festival
dei corti
Il cinema internazionale è
protagonista questa sera in
sala Neri. Alle 21.45 infatti
avranno luogo le premiazioni del Meeting Rimini
Film Festival, giunto quest’anno alla quarta edizione. Saranno visionate, sotto
gli occhi dell’attenta giuria
presieduta dal grande regista polacco Krzystof Zanussi, le dieci pellicole finaliste
del concorso.
L’iniziativa di quest’evento
è nata quattro anni fa dalla
collaborazione tra Simonetta D’Italia, insegnante alla
School of Visual Art di New
York, e Otello Cenci, direttore artistico del Meeting di
Rimini. Di anno in anno il
Festival è cresciuto, raccogliendo ogni volta un numero superiore di concorrenti.
A questa edizione hanno
partecipato opere da Israele, Iraq, Cina, Russia e Inghilterra, rafforzando il carattere internazionale della
manifestazione. La partecipazione è infatti aperta a
tutti, senza limiti di età e
senza distinzioni tra amatori e professionisti; l’unico
requisito per partecipare è
la durata della pellicola: al
Festival concorrono solo i
cortometraggi. Purtroppo
questa sera non potrà essere
presente Alessandro D’Alatri, stretto collaboratore del
Festival negli anni passati in
qualità di Giudice d’onore.
La manifestazione è realizzata in collaborazione con
Made Officina Creativa,
The School of Visual Arts di
New York, Milano Cinema
e Televisione di Fondazione
Milano, RadioCinema,
nonché da Best Movie, la rivista di cinema più diffusa
in Italia.
La misteriosa sigla Meeting? Svelato il mistero, è cubana
La canzone scelta come colonna sonora è di Silvio Rodriguez. Marina Valmaggi, la cantante: una domanda al destino
C’è un mistero che ancora ammanta la fiera e
non dà pace a molti dei partecipanti al Meeting
di quest’anno. Ogni giorno alle undici e a mezzanotte l’enigma si ripresenta: che canzone è la
sigla di quest’anno? Chi la canta? Ma soprattutto… cosa dice?
Innanzitutto si sa: per conoscere il presente è
necessario indagare il passato. Abbiamo quindi
cercato di attingere alla memoria collettiva per
evocare le sigle degli anni passati. Numerose
sono state le canzoni di Claudio Chieffo, come
«La strada», mentre nell’edizione scorsa ad accogliere i visitatori erano le note di «Luntane cchiù luntane» e nel 2009 a portare un accento
internazionale è stata «El Ebro».
Ma l’indagine sul passato non ci porta a nulla.
Forse è più opportuno rivolgersi al presente:
meglio rivolgere le nostre domande a chi la sigla del Meeting la “vive” proprio in questi giorni. Le reazioni sono sorprendenti. In fiera c’è
chi rifugge o chi preferisce tacere. C’è poi chi
prova ad articolare idee nel vano tentativo di
scoprirsi il nuovo Sherlock Holmes del Mee-
ting, ma inesorabilmente si arrende. Invece c’è
chi, novello Ulisse, sceglie l’azzardo e allora le
ipotesi si accumulano, colpendo nel segno talvolta, o poco lontano almeno. «È la versione italiana di un canto portoghese» sostiene Carlo.
Una ragazza, Valeria, addirittura si improvvisa
musicologa e tenta un’analisi della melodia per
ricostruire magari il testo: «la musica non è triste» ma, dopo un attimo, aggiunge «ma non è
nemmeno molto gioiosa, due parole sono “ombra” e “morte”». Nel mezzo delle nostre peregrinazioni ci imbattiamo provvidenzialmente
nell’uomo-cd, ovvero colui che come compito,
fra gli altri, ha proprio quello di far partire la
canzone ogni mattina e sera. Lui, però, la musica non la sente nemmeno essendo chiuso nel
box con lo stereo, ma ci mostra il famigerato cd,
appare in una custodia blu e finalmente scopriamo almeno il titolo e l’autore della canzone:
«Al Final» di Silvio Rodriguez.
Ora proviamo a interrogare il fido Google, il
quale dà un responso che, per ora, è solo parziale: Silvio Rodriguez, cantautore cubano classe
Il cantante Silvio Rodriguez, autore
di «Al final de este viaje»; alle sue spalle
un noto personaggio della storia cubana.
1946, ha nel suo repertorio la canzone «Al final
de este viaje en la vida». Gli interrogativi restano molti: perché la voce che si sente in fiera è
femminile? Perché il testo cantato è in italiano?
Impossibile si tratti dell’originale. Occorre dunque andare ai piani alti per capire il come, il
quando è soprattutto il perché di questa scelta.
Fra i padiglioni troviamo Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting, che ci con-
ferma la provenienza cubana del canto e ci recita un verso di «Al final»: «Restiamo quelli che
possono sorridere sull’orlo della morte, in piena
luce». Emilia Guarnieri commenta così la scelta
di questo brano: «Non è una canzone propria
della nostra storia ma ha questo accento di certezza che ci sembrava ottimo». Scopriamo anche che la versione scelta non è l’originale cubano ma una versione tradotta e cantata nel
1976 da Marina Valmaggi, parte del Gruppo Zafra. «Questo brano – commenta la cantante –
svela l’insopprimibile certezza che vi sia qualcosa oltre la morte. Non allude al destino ma lo
domanda». Missione compiuta. Non è stato facile ma ne è valsa la pena. Ora potrete dormire
sonni tranquilli.
Camilla Binasco
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