Diagnostica Psichiatrica Anche in psichiatria, per formulare una diagnosi bisogna avere la capacità di riconoscere, attraverso segni e sintomi, una malattia, distinguendola da altre che possano somigliarle. La diagnosi in psichiatria pùò risultare molto più complicata rispetto ad altre branche della medicina per la scarsità di segni (spesso non misurabili), sintomi talvolta nascosti o non espressi correttamente dal paziente e spesso la mancanza di conoscenza delle cause. La diagnosi si basa su: - Raccolta dati anamnestici (di grande importanza le notizie provenienti dai familiari e dall'ambiente del paziente). - Individuazione dei sintomi (Tenendo conto di condizioni culturali e dell'ambiente socioeconomico del paziente). - Indagine sulla vita psichica del paziente prima dell'insorgenza della malattia. - Valutazione accurata delle comunicazioni e delle descrizioni del malato ponendole a confronto con le proprie esperienze emotive (contro-transfert). I principali strumenti per la diagnosi psichiatrica sono le interviste e i colloqui ma esistono anche mezzi collaterali di indagine che comprendono questionari (es: SCID, PSE, IMPS, MMSE), test mentali, esami di laboratorio e mezzi sussidiari per la diagnosi. MODALITA' DI DIAGNOSI - Sindromica (psichiatrica) Studio obiettivo di un insieme caratteristico di sintomi (che solo raramente possono essere ricondotti ad una causa unica, nota e ben identificabile) attraverso l'esame sistematico di tutte le funzioni psichiche. - Globale Identificazione di alcuni sintomi chiave (bersaglio) che fanno da guida nella terapia. - Psicodinamica Ricerca personalizzata (relativamente indipendente dai sintomi) sulla dinamicità dell’individuo, sui suoi vissuti consci ed inconsci, sui conflitti profondi e sui meccanismi di difesa adottati per mettersi al riparo dalla sofferenza inevitabilmente generata da questi conflitti. COLLOQUI Principale strumento per la diagnosi psichiatrica che necessità della collaborazione del paziente e di tempo. Oltre al paziente, l'intervista con i familiari è fondamentale e altrettanto determinante può essere il contatto personale con altri medici od operatori che hanno avuto in carico il paziente. I risultati del colloquio dipendono inesorabilmente dalle capacità e la naturalezza dell'intervistatore, il quale deve cercare di rendersi conto al massimo grado dei propri sentimenti verso il paziente e tentare di capirne i motivi (es: l'ostilità anche non consapevole dell'intervistatore può provocare ostilità nel paziente e vanificare l'intervento). L'intervista dovrebbe essere il meno possibile centrata sui sintomi (incoraggiando il paziente a parlare della propria vita, si possono evidenziare indirettamente i sintomi). e le domande andrebbero fatte con tatto e al momento giusto. Il colloquio andrebbe condotto senza fretta da una persona motivata, matura e disponibile a entrare in repporto con il soggetto. Nella fase di apertura del colloquio, il compito dell'intervistatore è quello di far capire al paziente l'intenzione e la capacità di comprenderlo e aiutarlo. E' importante mostrare interesse per le parole del paziente e ogni tanto incoraggiarlo a proseguire la narrazione, domandando chiarimenti o proponendo precisazioni. La collaborazione dell'intervistato dipende dal senso di sicurezza generato dall'intervistatore che deve rassicurare il paziente sulla natura confidenziale del colloquio. Le domande che richiedono un semplice si o no andrebbero evitate. L'abilità dell'intervistatore è quella di impedire che il paziente si soffermi eccessivamente su aspetti secondari e che vengano chiariti i sentimenti vissuti dal paziente nelle varie circostanze da lui riportate. La produttività dell'intervento dipende anche dall'accortezza e dalla gentilezza dell'intervistatore, soprattutto nel far notare al paziente aspetti contraddittori nella sua esposizione. Un buon intervistatore deve stimolare la curiosità dell'intervistato e mantenere l'ansia del paziente ad un livello ottimale, evitando che diventi eccessiva. Nel corso del colloquio, l'intervistatore deve valutare la personalità del paziente (che tipo di persona sia nei rapporti con gli altri, in situazioni e ruoli specifici) e saper interpretare la comunicazione non verbale e il paralinguaggio (es: tono e ritmo della voce, pianto, riso, ecc.). Nei colloqui il tema della terapia da intraprendere emerge quasi costantemente e può mostrare: - La motivazione del paziente a curarsi. - Il tipo di ruolo che il paziente intende svolgere nella terapia. - L'urgenza per lui di risoluzione dei sintomi. ANAMNESI I principali dati da raccogliere, relativi alla storia del soggetto, sono: - Informazioni sulla famiglia d'origine (Composizione, clima affettivo, relazioni, atteggiamenti dei familiari con il soggetto e relative reazioni, attaccamento alla famigia, rapporti con i parenti, procedimenti educativi e disciplinati, reazioni alle punizioni). - Eventi fondamentali dell'infanzia. - Salute fisica. - Prime relazioni extrafamiliari. - Mutevolezza o costanza delle relazioni extrafamiliari. - Esperienze in rapporto all'educazione. - Vita affettiva. - Emozioni che accompagnano fantasie o esperienze sessuali. - Relazioni sociali. - Vita professionale. - Uso del tempo libero. - Livello socio-economico. - Rapporti nell'eventuale nuova famiglia. SISTEMI DI CLASSIFICAZIONE I due principali sistemi internazionali di classificazione psichiatrica sono oggi: 1) ICD-10 International Classification of Diseases pubblicato dall’O.M.S. Indirizzato al clinico. Contiene criteri più flessibili. 2) DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual pubblicato dall’American Psychiatric Association. Rivolto al ricercatore. Contiene criteri più rigidi e più precisi. Valutazione multiassiale: - Asse I (disturbi clinici come psicosi e nevrosi). - Asse II (disturbi della personalità e ritardo mentale). - Asse III (disturbi fisici associati). - Asse IV (fattori ambientali che contribuiscono al disturbo psichico). - Asse V (valutazione globale del funzionamento del soggetto colpito). Disturbi D’Ansia L'ansia è una reazione normale allo stress che aiuta la persona a raggiungere un obiettivo ma quando risulta eccessiva ed irrazionale diventa un disturbo debilitante. L'ansia patologica, in psichiatria, è un fenomeno riscontrabile in svariate situazioni (demenze, disturbi schizofrenici, depressione, manie, disturbi della personalità, sessuali e dell'adattamento). I quadri clinici dei disturbi d'ansia corrispondono storicamente alle cosidette nevrosi, definite tali (sofferenze del sistema nervoso, senza rilevabili segni somatici di compromissione), per la prima volta, nella seconda metà del settecento dallo scozzese Cullen. Dal punto di vista psicologico, l'ansia è considerata una risposta ad agenti stressanti ambientali mentre dal punto di vista biologico, le cause potrebbero essere associate ad alterazioni del sistema nervoso autonomo (aumento del tono simpatico) o di alcuni neurotrasmettitori (per lo più: Noradrenalina, Seratonina, GABA). Inoltre i disturbi d'ansia possono essere dovuti anche a disturbi fisici come l'ipertiroidismo o all'uso di sostanze come corticosteroidi o cocaina. Nella categoria dei disturbi d'ansia: - Disturbo di Panico e/o Agorafobia. (VEDI DI SEGUITO) - Disturbi Ossessivi Compulsivi (DOC). (VEDI DI SEGUITO) - Fobie Specifiche o Sociali. La Fobia Specifica consiste nella paura intensa, persistente e infondata di un oggetto o di una situazione. Mentre quella Sociale consiste nel timore di manifestare, a seguito di ansia, comportamenti che evochino il giudizio negativo dei presenti. - Disturbi Post-Traumatici (DPTS) ed Acuti (DAS) da Stress. Il DPTS è un disturbo in cui un evento traumatico opprimente viene rivissuto, causando paura intensa, senso di impotenza e di orrore ed evitamento degli stimoli associati al trauma. Oppure può essere causata anche dall'uso di sostanze come alcol, stimolanti, caffeina, cocaina, svariati farmaci prescrivibili. Inoltre, l'astinenza da sostanze si associa di solito ad ansia. Simile è il DAS definito tale quando inizia entro 4 settimane dall'evento traumatico e dura tra le 2 e le 4 settimane presentando sintomi dissociativi (come: amnesia e alterazione di conseapevolezza e realtà). - Disturbo d'Ansia Generalizzato. Ansia e preoccupazione eccessive, quotidiane per almeno 6 mesi, nei confronti di numerose attività o eventi. - Disturbo d'Ansia dovuto a Condizioni Mediche o Indotto da Sostanze. L'ansia può essere secondaria a disturbi fisici, come disturbi neurologici (come traumi cerebrali), cardiovascolari (come le aritmie), endocrini (come l'iperattività della tiroide) e respiratori (come l'asma). DISTURBO DI PANICO E/O AGORAFOBIA L'Attacco di Panico è un improvviso stato acuto di ansia (o crisi di angoscia) della durata media di 20 o 30 minuti che si manifesta a livello: - Psichico. Con Paura di morire, Sensazione di morte imminente e Impressione di perdita di controllo. - Somatico. Con Palpitazioni, Sensazione di Soffocamento, Vertigini, Offuscamento della vista, Tremori, Nausea e Diarrea. - Comportamentale. Con Agitazione o Inibizione. Il disturbo di panico può associarsi o meno all'Agorafobia (Timore irrazionale dei grandi spazi con paura angosciosa di cadere in preda a malore. Questo disturbo è caratterizzato da comportamenti di evitamento di alcuni luoghi o necessità di un accompagnatore). Statisticamente, il Disturbo di Panico sembra esordire più frequente intorno alla media di 25 anni di età, nel sesso femminile, con almeno un parente affetto da simile patologia (50% dei casi) e in relazione a eventi traumatici (fattore favorente anche nell'Agorafobia) come separazioni e divorzi. Sono entrambe talvolta presenti, in coesistenza con depressioni maggiori e disturbi della personalità. Una teoria sulle basi biologiche della malattia ipotizza che nei soggetti con Disturbo da Attacchi di Panico ci sia un’aumento del livello di noradrenalina e di serotonina e una diminuzione di GABA. I farmaci utilizzati per il trattamento di questa patologia agiscono ristabilendo i livelli fisiologici di questi neurotrasmettitori. Tra i farmaci più usati: gli antidepressivi e le benzodiazepine che possono prevenire o ridurre grandualmente l'ansia. Le benzodiazepine hanno un effetto più rapido degli antidepressivi ma hanno maggiore probabilità di indurre dipendenza fisica ed effetti collaterali, come sonnolenza, atassia e problemi di memoria. DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO (DOC) Disturbo caratterizzato da OSSESSIONI (idee, immagini o impulsi ricorrenti, involontari e intrusivi che appaiono inappropriati, cattivi od orribili) e da COMPULSIONI (impulso a fare qualcosa per ridurre la sofferenza causata dalle ossessioni). Le ossessioni più comuni sono: - il pensiero dello sporco, della contaminazione, della pulizia, del dubbio e della perdita. - l'impulso all'aggressività o al gridare oscenità. - le immagini di tipo osceno o blasfemo. Le compulsioni più comuni sono: - l'azione di lavarsi le mani, mettere in ordine, controllare oggetti. - azione mentale di contare, ripetere parole o formule e pregare. Frequente, la concomitanza di depressione nel paziente affetto da DOC. La maggior parte dei soggetti con DOC conserva la consapevolezza, per quanto limitata, della mancanza di rischi reali nelle proprie ossessioni e che i comportamenti messi in atto per alleviare le proprie preoccupazioni sono irrealistici ed eccessivi. Ciò differenzia il DOC dai disturbi psicotici, in cui il contatto con la realtà viene perso. Molti specialisti ritengono che l'associazione di terapia comportamentale e farmacologica (come gli inibitori della ricaptazione della serotonina potenziati dall'uso combinato di Aloperidolo) sia il trattamento migliore. Disturbi di Personalità Condizione pervasiva (frequente e non solo in risposta a stimoli e situazioni) , rigida e stabile (esordio adolescenziale o in prima età adulta stabile nel tempo) caratterizzata da tratti di personalità che si discostano marcatamente dalle norme culturali e causano sofferenza o compromissione funzionale. Per personalità si intende l'insieme delle caratteristiche psicologiche profonde (sostanzialmente stabili e inconsapevoli) che si esprimono in ogni aspetto della vita di un individuo. La personalità può essere considerata l'insieme di TEMPERAMENTO (Componente eredocostituzionale innata che precede l'esperienza a cui predispone) e CARATTERE (Componente derivante dagli effetti delle relazioni interpersonali) che evolve dalla nascita all'età adulta. Per questo è lecito formulare una diagnosi di disturbo di personalità solo dopo il raggiungimento dell'età adulta (convenzionalmente fissata al compimento dei 18 anni di età). La comparsa di alterazioni di personalità più tardiva indicano frequentemente presenza di una malattia organica o all'abuso di sostanze. Per giudicare la patologicità della personalità si può adottare un criterio di confronto con la normalità statistica (reazioni affettive, comportamentali e funzioni cognitive comuni alla media della popolazione generale) dal punto di vista funzionale (sociale, lavorativo, relazionale) e clinico (individuo, famiglia e società). Nei soggetti con disturbi di personalità i meccanismi di difesa inconsci (coping) tendono a essere immaturi e disadattativi. Per rendere queste persone consapevoli di tali meccanismi sono di solito necessari confronti ripetuti nel corso di una psicoterapia a lungo termine oppure attraverso incontri di eguale significato. Ma generalmente questi individui non avvertono ansia o sofferenza in relazione ai loro comportamenti, rendendo più complesso l'approccio diagnostico e terapeutico. I soggetti con disturbi gravi di personalità sono ad alto rischio di: - Ipocondria. - Abuso di alcol o farmaci. - Comportamenti violenti o autodistruttivi. - Stili genitoriali illogici, distaccati, iperemotivi, violenti o irresponsabili. Il trattamento di un disturbo di personalità richiede molto tempo e i farmaci hanno effetti limitati. Sicuramente il coinvolgimento dei familiari è utile e spesso fondamentale. La riduzione degli stress ambientali può eliminare rapidamente sintomi come l'ansia o la depressione. La terapia di gruppo e quella comportamentale, a volte nel contesto di un'assistenza diurna o di strutture residenziali apposite, sono efficaci. Anche la partecipazione a gruppi di auto-aiuto o la terapia familiare possono aiutare a cambiare i comportamenti socialmente indesiderabili. I problemi interpersonali come la dipendenza, la diffidenza, l'arroganza o la manipolatività, di solito necessitano di una psicoterapia individuale che aiuti il paziente a comprendere le fonti dei suoi problemi interpersonali nel contesto di una profonda relazione medico-paziente collaborativa e non manipolativa. Questa terapia è fondamentale per i pazienti con disturbo di personalità istrionico, dipendente o passivoaggressivo. Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, IV edizione (DSM-IV-TR), divide i disturbi di personalità in tre gruppi: A) Odd Cluster (contraddistinto da: Stravaganza / Eccentricità / Dissociazione). B) Drammatic Cluster (contraddistinto da: Teatralità / Instabilità). C) Anxious Cluster (contraddistinto da: Ansia / Insicurezza / Controllo emotivo eccessivo o scarso). GRUPPO A - Disturbo Paranoide di Personalità Soggetti caratterizzati da sospettosità e sfiducia persistenti nei confronti altrui. Generalmente freddi e distanti nelle relazioni interpersonali, oppure controllanti e gelosi, se sviluppano un attaccamento. Spesso utilizzano la conseguente collera o rifiuto da parte degli altri per giustificare i loro sentimenti originari. Nelle varie occupazioni, questi soggetti possono essere altamente efficienti e coscienziosi, sebbene di solito abbiano bisogno di lavorare in un relativo isolamento. Questo disturbo (comune maggiormente negli uomini) aumenta il rischio di Schizofrenia e Disturbo Delirante. - Disturbo Schizoide di Personalità Soggetti introversi, tendenti all'isolamento, emotivamente freddi e distanti. Appaiono riservati e senza coinvolgimento negli eventi quotidiani, tipicamente impiegati in lavori isolati e non competitivi (indifferenti a lodi e critiche). L'affettività appiattita implica la mancanza di amici stretti o confidenti (eccetto i parenti di primo grado) e ridotte relazioni con l'altro sesso. - Disturbo Schizotipico di Personalità Soggetti che manifestano stranezze di pensiero, percezione e comunicazione (come pensiero magico, illusioni, idee di riferimento o ideazione paranoide). Eccentrici risultano anche i comportamenti e l'aspetto. Come gli schizoidi, sono isolati socialmente e distaccati emotivamente. GRUPPO B - Disturbo Antisociale di Personalità Soggetti tendenti a calpestare diritti e sentimenti altrui (dall'età di 15 anni) con incapacacità di conformarsi alle norme sociali. Tendenti alla menzogna, alla inaffidabilità, alla mancanza di una coscienza morale, alla manipolazione e allo sfruttamento degli altri (a differenza dei soggetti narcisistici, che sfruttano gli altri perché pensano che la propria superiorità lo giustifichi), allo scarso controllo degli impulsi, all'agressività, alla violenza e alla criminalità. Generalmente, non provano rimorso o sensi di colpa ma possiedono una buona capacità di razionalizzare il proprio comportamento o di darne la colpa agli altri. Questo disturbo è più comune negli uomini e spesso si associa all'alcolismo, alla tossicomania, all'infedeltà, alla promiscuità, al fallimento professionale, a trasferimenti frequenti e a reclusioni. - Disturbo Borderline di Personalità Soggetti (prevalentemente donne) caratterizzati da grande instabilità affettiva, dell'umore e delle relazioni con gli oggetti e l'immagine di sé. Queste persone manifestano rapide oscillazioni dell'umore con frequenti sentimenti depressivi, di vuoto e noia. Oscillanti, solitudine da intolleranza e ricerca di aiuto mediante gesti autolesivi per timore dell'abbandono (sempre alla ricerca di attenzione). Il disturbo si evidenzia nella prima età adulta, ma tende a divenire più lieve o a stabilizzarsi con l'età. Possiedono processi di pensiero più disturbati dei soggetti con personalità antisociale e aggressività più spesso rivolta contro se stessi. Sono più collerici, più impulsivi e più confusi riguardo la propria identità rispetto a quelli con personalità istrionica. - Disturbo Istronico di Personalità (isterica) Soggetti che mostrano un particolare bisogno di essere appariscenti, ricercando in modo accentuato l'attenzione mediante l'esagerazione di pensieri e sentimenti, la seduttività, le manifestazioni emotive eccessive e teatrali. Le loro espressioni emotive spesso appaiono esagerate, infantili e superficiali e, come altri comportamenti teatrali, Spesso evocano un'attenzione di tipo empatico o erotico negli altri permettendogli di allacciare con facilità relazioni che tendono a essere superficiali e transitorie. Sono inclini a suggestionabilità, instabilità emotiva e sotto stress possono manifestare compromissione del giudizio di realtà. Sotto i loro comportamenti sessualmente seduttivi e sotto la tendenza a esagerare i problemi somatici spesso si nascondono desideri più profondi di dipendenza e protezione. - Disturbo Narcisistico di Personalità Soggetti caratterizzati da un senso di sè grandioso, da eccessiva ricerca di ammirazione e stima, da sentimenti di invidia, arroganza e freddezza. Dotati di un esagerato senso di superiorità (megalomani) risultano scarsamente empatici e incapaci di provare gratitudine. Dinanzi alle critiche, ai fallimenti o alle sconfitte possono andare in collera o deprimersi profondamente. Ritenendosi superiori si sentono in diritto di esigere dagli altri (che li invidiano). Giustificano lo sfruttamento degli altri, i cui bisogni o convinzioni sono secondarie alle proprie. Da tutto ciò deriva una fragilità dell'immagine di sé e una continua oscillazione della tonalità affettiva. GRUPPO C - Disturbo Evitante di Personalità Soggetti caratterizzati da sentimenti autosvalutanti e di inadeguatezza. Sono ipersensibili al rifiuto e hanno paura di intraprendere nuove relazioni o altre novità, perché possono fallire o restarne delusi. Ciò spinge questi soggetti all'isolamento sociale non desiderato. Questo disturbo si associa frequentemente ai disturbi depressivi, di panico e alla fobia sociale. A differenza del disturbo di personalità schizoide, questi soggetti soffrono in modo evidente a causa del proprio isolamento e a differenza dei soggetti con un disturbo di personalità borderline, rispondono al rifiuto con il ritiro. - Disturbo Dipendente di Personalità Soggetti che hanno la tendenza a mettersi in rapporto con gli altri con modalità di dipendenza e sottomissione, a sperimentare una eccessiva sofferenza per la perdita e ad affidare la responsabilità degli aspetti principali delle proprie vite agli altri. Mancano di fiducia in se stessi e hanno una grande insicurezza circa la propria capacità di provvedere a sé stessi. Questo comportamento è dovuto in parte alla convinzione che gli altri siano più capaci e in parte alla riluttanza a esprimere le proprie opinioni per paura di offendere con la loro aggressività le persone di cui hanno bisogno. Sono quindi alla ricerca perenne di qualcuno a cui appoggiarsi totalmente. - Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità Soggetti eccessivamente coscienziosi, ordinati e affidabili ma incapaci di adattarsi ai cambiamenti e talvolta in difficoltà nel prendere decisioni. Prendono sul serio le responsabilità ma, poiché odiano gli errori e l'incompletezza, possono perdersi nei dettagli e dimenticare lo scopo dei propri compiti o avere problemi a portarli a termine. Come risultato, Le eccessive responsabilità che impongono a se stessi e agli altri, provocano ansia con insoddisfazione dei propri successi e intolleranza verso gli altri. ALTRI DISTURBI - Disturbo Passivo Aggressivo di Personalità Soggetti caratterizzati da una aggressività espressa passivamente mediante la mancata cooperazione, l'ostuzionismo, la procrastinazione, l'inefficienza, le lamentele non realistiche. - Disturvo depressivo di personalità Soggetti infelici, pessimisti, solitari malinconici, preoccupati e sofferenti. La loro prospettiva pessimistica compromette le iniziative e scoraggia le persone che passano molto tempo con essi. Per loro, essere contenti di se stessi è qualcosa di immeritato che genera senso di colpa. Hanno la convinzione inconscia che le sofferenze siano un segno di merito, e che siano necessarie a guadagnare l'amore o l'ammirazione degli altri. - Disturbo Sadico di Personalità Soggetti caratterizzati dal piacere di infliggere dolore agli altri. - Disturbo Sadomasochistico di Personalità Soggetti caratterizzati dal piacere di infliggere dolore a se stessi e agli altri. Disturbi dell’umore Gruppo di malattie eterogenee, tipicamente ricorrenti, che comprende i disturbi unipolari (depressivi) e quelli bipolari (maniaco-depressivi), caratterizzati da alterazioni pervasive dell'umore, disfunzioni psicomotorie e sintomi vegetativi. L'insorgenza e lo sviluppo dei Disturbi dell'Umore sembra sia dovuta all'interazione tra fattori biologici e psicosociali. In ambito genetico è dimostrata una familiarità per la trasmissione dei due principali disturbi dell'umore: il disturbo depressivo maggiore (disturbo unipolare) e il disturbo bipolare (statisticamente più probabile). La pratica diagnostica attuale valuta depressione e euforia come i componenti affettivi fondamentali dei disturbi dell'umore, escludendo l'interpretazione patologica di sentimenti ed emozioni come tristezza, lutto o gioia che fanno parte della vita quotidiana. Si pone diagnosi di depressione (prevalente nelle donne) o di mania (prevalente negli uomini) quando la tristezza o l'euforia sono eccessivamente intense e permangono oltre l'impatto prevedibile di un evento vitale stressante oppure insorgono in assenza di un fattore stressante. La depressione e la mania cliniche, a differenza delle reazioni emotive normali, causano una marcata compromissione delle funzioni fisiche, sociali e della capacità lavorativa. I Disturbi dell'Umore secondo la descrizione del DSM-IV-TR sono: 1 ) EPISODI - Depressivo Maggiore - Maniacale - Misto - Ipomaniacale 2a) DISTURBI DEPRESSIVI - Depressivo Maggiore - Distimico - Depressivo Non Altrimenti Specificato 2b) DISTURBI BIPOLARI - Bipolare I - Bipolare II - Ciclotimico - Bipolare Non Altrimenti Specificato 2c) ALTRI DISTURBI DELL'UMORE - Disturbi dell'Umore per Condizione Medica Generale - Disturbi dell'Umore Indotto da Sostanze Le manifestazioni cliniche dei Disturbi dell'umore vanno considerate secondo due prospettive (Trasversale e Longitudinale), da integrare per una migliore comprensione della patologia: 1) La prospettiva TRASVERSALE Considera le caratteristiche sintomatologiche (sintomi che causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo, o di altre aree importanti) dell'episodio, distinguendo gli Episodi in: - Depressivo Maggiore Condizione caratterizzata da 5 o più dei seguenti sintomi (non dovuti a: condizione medica generale, deliri, allucinazioni incongrue all’umore) contemporaneamente presenti per un periodo di 2 o più settimane (quasi ogni giorno per tutto il giorno): - Umore depresso. - Marcata diminuzione di interesse o piacere per le attività. - Significativa variazione di peso o dell’appetito. - Insonnia o ipersonnia. - Agitazione o rallentamento psico motorio. - Faticabilità o mancanza di energia. - Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati. - Ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione. - Pensieri ricorrenti di morte, di ideazione suicidaria. La durata dell'episodio varia da 6 a 12 mesi ma può durare anche 2 anni (oltre viene considerato Episodio Depressivo Maggiore Cronico). L'Episodio Depressivo Maggiore, in assenza di eventi e situazioni stressanti può anche essere ad Esordio Postpartum o ad Andamento Stagionale. La complicanza più grave è rappresentata da tentativi autolesivi e dal suicidio. Il trattamento iniziale dei casi gravi è tipicamente psicofarmacologico (farmaci attivi su seratonina e noradrenalina, antidepressivi triciclinici, ecc.) e psicoterapica di mantenimento. Le manifestazioni cliniche sono raggruppate in sintomatologia: - Emotiva-Affettiva (Abbassamento tono dell'umore con perdita di interesse e piacere). - Cognitiva-Percettiva (Diminuita capacità di pensare, concentrarsi e prendere decisioni). - Psicomotoria (Marcato rallentamento psicomotorio). - Somato-Vegetativa (Diminuzione appetito e peso con disturbi del sonno). Può essere accompagnato da manifestazioni: - Psicotiche (Deliri di colpa, di rovina, di inguaribilità o di negazione corporea). - Catatoniche (Immobilità o eccessiva attività motoria, negativismo o mutacismo, ecc.). - Melanconiche (Perdita di piacere per le attività o di reattività). - Atipiche (Quando esiste una reattività dell'umore di fronte ad un evento positivo). - Maniacale e Ipomaniacale Periodo definito di umore anormalmente e persistentemente elevato, espansivo, o irritabile, della durata di almeno 1 settimana con tre nel Maniacale o di almeno 4 giorni nell'Ipomaniacale. Durante il periodo di alterazione dell’umore devono essere persistenti e presenti significativamente almeno 3 dei seguenti sintomi (non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o di una condizione medica generale): - Autostima ipertrofica o grandiosità. - Diminuito bisogno di sonno. - Maggiore loquacità del solito, oppure spinta continua a parlare. - Fuga delle idee o esperienza soggettiva che i pensieri si succedano rapidamente. - Distraibilità. - Aumento dell’attività finalizzata o agitazione psicomotoria. - Eccessivo coinvolgimento in attività ludiche che hanno un alto potenziale di conseguenze dannose. Spesso il primo episodio Maniacale si verifica prima dei 25 anni di età preceduto da quello Ipomaniacale. Il trattamento di elezione è rappresentato da antipsicotici tipici (come: alperidolo, cloroplorazina) e atipici (come: risperidone). Dopo 10-15 giorni risulta inoltre efficacie un trattamento a base di sali di litio (carbonato di litio). - Misto Condizione che soddisfa i criteri dell’Episodio Maniacale e del Depressivo Maggiore (eccetto per la durata), quasi ogni giorno, per almeno 1 settimana. 2) La prospettiva LONGITUDINALE Consente di valutare il succedersi, l'alternanza, la durata e altre caratteristiche degli episodi di malattia, distinguendo i Disturbi in: 1) DEPRESSIVI Categoria unipolare caratterizzate da Episodi Depressivi in atto o pregressi con anamnesi negativa per Episodi Maniacali, Ipomaniacali o Misti. Comprendono Disturbi: - Depressivo Maggiore (episodio singolo o ricorrente) Caratterizzato da comparsa di uno o più Episodi Depressivi Maggiori senza Episodi Maniacali, Ipomaniacali o Misti, con intervalli liberi e buon compenso psichico. - Distimico Caratterizzato da umore depresso per la maggior parte del tempo quasi tutti i giorni, per almeno 2 anni senza intervalli liberi (maggiori a 2 mesi) e senza Episodi Depressivi Maggiori nei primi 2 anni di malattia. - Depressivo Non Altrimenti Specificato Condizione depressiva che esclude le precedenti, sottoclassificata in Disturbo: - Disforico Premestruale (nella settimana che precede la mestruazione). - Depressivo Minore (comune nella medicina di base e negli ambulatori psichiatrici). - Depressivo Breve Ricorrente (Episodi Depressivi Maggiori mensili di durata inferiore a 2 settimane). - Depressivo Postpsicotico Schizofrenico (un Episodio Depressivo Maggiore che si sovrappone alla fase residua della Schizofrenia). - Ansioso Depressivo Misto (umore disforico persistente o ricorrente della durata minima di un mese). - Depressivo di Personalità (convinzioni e comportamenti depressivi che insorgono in prima età adulta). 2) BIPOLARI Comprendono Disturbi: - Bipolare I Alternanza di Episodi Depressivi Maggiori con uno o più Episodi Maniacali. - Bipolare II Alternanza di Episodi Depressivi Maggiori con uno o più Episodi Ipomaniacali, senza Episodi Manicali o Misti precedenti. - Ciclotimico Alternanza (continua per minimo 2 anni) di Episodi Depressivi e Ipomaniacali attenuati. - Bipolare Non Altrimenti Specificato Alternanza rapida di Episodi Depressivi e Maniacali che non soddisfano i criteri delle precedenti classi. 3) ALTRI DISTURBI DELL'UMORE Comprendono Disturbi dell'Umore: - Per Condizione Medica Generale Disturbo depressivo associato alla condizione medica. - Indotto da Sostanze Disturbo depressivo durante o entro un mese dall'intossicazione o dall'astinenza. Disturbi Schizzofrenici La Schizofrenia è un disturbo mentale frequente e grave (spesso cronica), con decorso superiore ai 6 mesi, caratterizzato da perdita del contatto con la realtà (psicosi), allucinazioni (false percezioni), deliri (convinzioni erronee), anomalie del pensiero, appiattimento affettivo (coartazione emotiva), riduzione motivazionale, tali da limitare le normali attività della persona. Nel 1908 il termine Schizofrenia dello psichiatra svizzero Bleuler, sostituì quello ottocentesco di Dementia Praecox di Emil Kraepelin che aveva individuato tre forme possibili di schizofrenia: - Disorganizzata o Ebefrenica (dove prevale la dissociazione del pensiero). - Paranoica (dove prevalgono idee fisse, allucinazioni e deliri). - Catatonica (dove prevalgono i "disturbi della volontà" o disorganizzazione comportamentale). La schizofrenia colpisce più frequentemente soggetti nella tarda adolescenza e nella prima fase dell'età adulta. I sintomi si manifestano generalmente prima negli uomini (picco di insorgenza tra 18 e 25 anni) che nelle donne (Il picco di insorgenza tra 26 e 45 anni). Su base mondiale la prevalenza della schizofrenia sarebbe dell'1% appare più alta tra le classi socioeconomiche inferiori delle aree urbane e tra le persone sole. Dato che la causa specifica è sconosciuta, le teorie sulla eziopatogenesi della schizofrenia abbraciano diversi campi. Le Teorie Biologiche si basano su Fattori: - Biochimici La prima ipotesi biochimica afferma che la schizofrenia deriva da un'alterazione in eccesso dell'attività neurostrasmettitoriale dopaminergica celebrale ma è convinzione sempre più diffusa che vi siano altri neurotrasmettitori coinvolti. - Genetici Ipotesi di trasmissione ereditari di cromosomi (5,11,18,19 o X) anormali. - Neuroanatomici e neurofunzionali Nei pazienti con schizofrenia si riscontrano notevoli anomalie cerebrali: a) Strutturali osservabili alla RMN o alla TC (come le anomalie del lobo temporale mediale e superiore associate a sintomi positivi o come le anomalie corticali e ventricolari frontali associate a sintomi negativi). b) Funzionali mediante studi sull'utilizzazione regionale del glucoso o dell'ossigeno da parte del cervello. Ma sono solo indicazioni che necessitano comunque di una valutazione globale dell'anamnesi clinica, dei sintomi e dei segni. Altre ipotesi sulle cause vengono presentate nelle Teorie Sociali, Psicodinamiche e nella Teoria Della Vulnerabilità che ritiene il manifestarsi della schizofrenia una consequenza alla vulnerabilità su base neurologica (l'esordio, la remissione e la ricorrenza dei sintomi sono considerati prodotti di interazione tra questa vulnerabilità e i fattori stressanti ambientali). SINTOMI CARATTERISTICI 1) Distorsione della realtà e disorganizzazione del pensiero. (definiti: Sintomi Positivi o Produttivi caratterizzati da eccesso o alterazione delle funzioni normali) - Allucinazioni (uditive, olfattive, visive, ecc.) - Deliri (con contenuto persecutorio, di grandiosità, religioso, ecc.) - Disturbo Formale Positivo del Pensiero (eloquio fluente ma logicamente inusuale o incomprensibile, ecc.) - Comportamento Bizzarro (abbigliamento inusuale, condotte sociali e sessuali inappropriate, ecc.) 2) Impoverimento affettivo. (definiti: Sintomi Negativi caratterizzati da diminuzione o perdita delle funzioni normali) - Appiattimento Affettivo (affettività inappropriata, riduzione espressività mimica e del contatto oculare, ecc.) - Alogia (povertà di contenuti, del linguaggio, ecc.) - Abulia/Apatia (ridotta cura e igiene personale, incostanza lavorativa, inerzia fisica, ecc.) - Anedonia/Asocialità (perdita di interesse, di piacere, ecc.) 3) Deficit Neuropsicotici Comprendono Deficit: - della Working Memory (memoria operativa). - Dal Mantenimento dell'Attenzione. - Delle Funzioni Esecutive. CRITERI DIAGNOSTICI DSM-IV-TR A) Sintomi caratteristici. B) Disfunzione sociale lavorativa. C) Durata (persistenza dei sintomi per minimo 6 mesi). D) Esclusione del Disturbo Schizzoaffettivo e dell'Umore. E) Esclusione dell'assunzione di sostanze o di condizioni mediche generali. F) Relazione con Disturbo Pervasivo dello Sviluppo. CLASSIFICAZIONE DSM-IV-TR DEI SOTTOTIPI Nota: Il sottotipo può cambiare nel tempo. - Paranoide Caratterizzata da deliri o allucinazioni, senza prevalenza di disorganizzazione dell'eloquio o incongruità affettiva. - Disorganizzato (ebefrenico) Caratterizzata da disorganizzazione dell'eloquio e del comportamento e da appiattimento o incongruità affettiva. - Catatonico Caratterizzata da sintomi fisici, come l'immobilità o l'eccessiva attività motoria e l'assunzione di posture bizzarre. - Indifferenziato Condizione che presenta sintomi misti ma non soddisfa i criteri dei tipi precedentemente elencati. - Residuo TERAPIA Gli obiettivi generali del trattamento sono quelli di ridurre la gravità dei sintomi psicotici, di prevenire le recidive degli episodi sintomatici e il deterioramento funzionale a essi associato e di aiutare i pazienti ad acquisire il più alto livello funzionale possibile. I componenti principali del trattamento sono: 1) Farmaci antipsicotici. - Farmaci antipsicotici classici (neurolettici) Comprendono: la clorpromazina, la flufenazina, l'aloperidolo, la loxapina, la mesoridazina, il molindone, la perfenazina, la pimozide, la tioridazina, il tiotixene e la trifluoperazina. Affinità per il recettore dopaminico di tipo 2. Somministrazione Orale o IM. Durata d'azione breve e lunga. Effetti collaterali: Sedazione, distonie e rigidità muscolare, tremori, elevazione dei livelli di prolattina e aumento di peso, acatisia (irrequietezza motoria). Circa il 30% dei pazienti con schizofrenia non risponde ai farmaci antipsicotici classici (pazienti resistenti al trattamento). Possono però rispondere ai farmaci antipsicotici atipici. - Farmaci antipsicotici atipici Alleviano i sintomi positivi e migliorano i sintomi negativi in maniera più marcata con minori probabilità di causare effetti collaterali. La clozapina è efficace in una percentuale fino al 50% dei pazienti resistenti ai farmaci antipsicotici convenzionali. Anche la clozapina può causare convulsioni, con un meccanismo dose-dipendente. L'effetto collaterale più grave è l'agranulocitosi, che può manifestarsi in circa l'1% dei pazienti. Conseguentemente, è necessario il monitoraggio frequente dei globuli bianchi, e la clozapina generalmente si riserva ai pazienti che hanno risposto in maniera insoddisfacente agli altri farmaci. - Nuovi farmaci antipsicotici Risperidone, l'olanzapina, la quetiapina, il sertindolo e lo ziprasidone. Per la maggior parte dei pazienti con schizofrenia, questi farmaci sono più efficaci e hanno meno effetti collaterali degli antipsicotici convenzionali. 2) Psicoterapia L'obiettivo è sviluppare una relazione collaborativa tra il paziente, la sua famiglia e il medico, così che il paziente possa imparare a comprendere e a gestire la propria malattia, a prendere i farmaci secondo le prescrizioni e a gestire più efficacemente lo stress. Per i pazienti che vivono in famiglia, gli interventi psicoeducativi sulla famiglia stessa possono ridurre il tasso di recidive. 3) Riabilitazione e servizi di sostegno comunitari L'addestramento alle abilità psicosociali e la riabilitazione professionale aiutano molti pazienti a lavorare, fare la spesa, aver cura di se stessi, mandare avanti una casa, stare insieme agli altri e collaborare con gli operatori della salute mentale. Il lavoro assistito, in cui i pazienti vengono collocati in una situazione lavorativa non protetta con un tutor in loco per favorire l'adattamento al lavoro, può essere particolarmente utile. Con il tempo, il tutor serve solo come sostegno per la risoluzione dei problemi o per la comunicazione con gli altri. I servizi di sostegno consentono a molti pazienti con schizofrenia di vivere nella collettività. I pazienti possono necessitare di strutture residenziali assistite, con la presenza di un membro del personale per assicurare la compliance ai farmaci. I programmi assistenziali forniscono vari livelli di supervisione nelle diverse strutture residenziali, che vanno da un supporto 24 ore su 24 alle visite domiciliari periodiche. Questi programmi aiutano a promuovere l'autonomia del paziente pur fornendo cure sufficienti a rendere minima la possibilità di ricadute e a ridurre il bisogno di ricoveri. I programmi intensivi di trattamento nella comunità forniscono servizi al domicilio del paziente o in altre strutture residenziali, e si basano su un alto rapporto personale-pazienti; le équipe curanti forniscono direttamente tutte o quasi tutte le prestazioni necessarie. Igiene Mentale Il concetto di salute mentale si riferisce a una condizione di normalità e/o equilibrio affettivo, emotivo, neurobiologico, del tono dell'umore, cognitivo e comportamentale, ma si presta difficilmente a una definizione univoca e condivisa: per l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non esiste una definizione "ufficiale" del concetto di salute mentale. La psichiatria è la branca specialistica della medicina che si occupa della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali. Oggi la riabilitazione psichiatrica è così organizzata: DSM Dipartimento di Salute Mentale Coordina l’assistenza psichiatrica, svolgono il compito fondamentale di assicurare le attività di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento del malato mentale. Da esso dipendono le unità operative psichiatriche (UOP). UOP Unità Operative Psichiatriche (articolate in SPDC) Hanno il compito di attuare interventi di prevenzione, cura e riabilitazione e si dividono nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura (SPDC) e i vari centri di igiene mentale (CIM). SPDC Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura Trattamenti in regime di degenza ospedaliera, volontaria o in TSO. CPS (centro psico sociale) o CIM (centro di igiene mentale) o CSM (centro di salute mentale) Rappresenta la struttura territoriale dell'unità operativa ed ha il compito di fornire attività ambulatoriali psichiatriche e psicoterapiche (individuali e di gruppo), alcune attività riabilitative e il coordinamento delle visite domiciliari. SINR Strutture Intermedie Non Residenziali Day hospital o Centri diurni che svolgono attività riabilitative durante la giornata e sono rivolte a pazienti con patologia non così grave da necessitare di struttura residenziale, ma per i quali è insufficiente il solo trattamento ambulatoriale. Strutture Residenziali Articolate in: - Area riabilitativa (comunità riabilitative) al cui interno sono proposti programmi residenziali ad alta intensità riabilitativa. Si tratta di progetti terapeutico-riabilitativi funzionali al piano di trattamento individuale complessivo, prevedono una durata massima di degenza di 18/24 mesi e non sono rinnovabili prima della scadenza di 5 anni. - Area assistenziale (comunità protetta) al cui interno sono proposti programmi residenziali che non necessitano di interventi riabilitativi ad alta intensità e che invece richiedono interventi assistenziali di grado diverso, valutati sulla base di progetti individuali. La durata di tali progetti è di norma di 36 mesi, negoziabile, caso per caso, sulla base dei bisogni del singolo. - Area sociale al cui interno sono proposti programmi di “residenzialità leggera”. Si tratta di programmi individuali che non hanno il loro fulcro nella struttura residenziale, ma che per essere attuati necessitano dell’appoggio di una soluzione abitativa adeguata al fine di consentire il completamento del percorso riabilitativo del paziente, sono indicati per pazienti clinicamente stabilizzati ma in situazioni sociali precarie sotto l’aspetto relazionale, familiare e ambientale, che non si adattano ad un domicilio proprio e per i quali una residenza comunitaria territoriale, in piccoli nuclei, offre un essenziale supporto al vivere” (casa alloggio CA, casa famiglia CF, appartamenti autonomi AA). Comportamento Aggressivo e crisi di Agitazione Il termine "aggressività" indica sia il comportamento finalizzato all’adattamento dell’uomo, in modo attivo, creativo e disponibile, al mondo che lo circonda, sia il comportamento violento inteso come aggressività fisica verso un essere umano con l’intenzione di fare del male. Per tutta la vita, le reazioni che si osservano da bambino (piangere sgambettare urlare) a quando si è adulti (autista che brontola per il traffico) sono l’espressione quotidiana di reazioni aggressive che ubbidiscono al meccanismo: Frustrazione-Aggressività. In senso stretto le insoddisfazioni o le frustrazioni che generano da bisogni non soddisfatti generano reazioni aggressive. Modi di esprime l’aggressività Si manifestano attraverso Forme: 1) EVIDENTI Si presentano sotto forma di: - Comportamento aggressivo o distruttivo (colpi, rottura di oggetti) - Agitazione (frequente in psichiatria) che sono l’espressione di domande o desideri, che traducono uno stato di sofferenza - Violenza verbale (insulti, minacce) - Atteggiamento negativo si presenta come negazione o opposizione nel parlare, nel mangiare, si può esprimere come atteggiamento di disprezzo verso gli altri 2) SIMBOLICHE O SOSTITUTIVE - Atteggiamenti sarcastici - Ridicolizzare gli altri - Senso di colpa (aggressività inibita) - Depressione fino al bisogno di morire Aspetti da considerare nei soggetti aggressivi - L’ambiente Non deve essere eccitante, povero di stimoli e mai mettere il paziente in situazioni di competizione, avere locali tranquilli senza rumori e ricordarsi sempre che l’aggressività genera aggressività, perciò gestire le situazioni di restrizione della libertà (avvolte inevitabili) con tatto e cautela. - L’azione interpersonale e il rapporto terapeutico Il malato aggressivo ha bisogno di persone intorno a se, persone che lo accettino per quello che è, deve poter esprimere la sua aggressività in un ambiente tranquillo. La comunicazione deve tenere conto della fragilità della sua attenzione, della sua instabilità, perciò non conviene fornire delle spiegazioni laboriose e neanche dare ordini in modo autoritario. Il malato deve potersi permettere la libertà di espressione senza avere la stessa in cambio, egli impara con il tempo a fare un autoanalisi del suo comportamento e a correggersi. Assistenza infermieristica Il primo, importante passo è rappresentato dalla conquista della fiducia del paziente, con l’instaurazione di un buon clima emotivo in cui stare bene insieme, fidarsi, parlare, creare un’empatia, al fine di costruire una valida alleanza terapeutica. 1) Coerenza tra pensiero ed azione dell’operatore 2) Coerenza tra quanto si promette e quanto si è in grado di mantenere. 3) Coerenza tra quanto l’operatore pensa e sente: i gesti, la mimica, il tono della voce devono essere in armonia con il contenuto del discorso. 4) Competenza (occorre sapere quando e come intervenire e, soprattutto, quando astenersi dall’intervenire). È importante quindi: 1) La individuazione dei fattori premonitori, come l’ostilità, l’ansietà, l’apprensione, la rabbia, l’impulsività, l’agitazione, la paura, le allucinazioni, la confusione, i comportamenti di minaccia, la scarsa compliance terapeutica. 2) La prevenzione delle manifestazioni aggressive, con una buona comunicazione tra èquipe e pazienti, una buona alleanza terapeutica e un clima positivo che favorisca la comunicazione riguardante gli episodi di aggressività. Per prevenire manifestazioni aggressive è importante: Quando ci si trova davanti ad un paziente non conosciuto la prevenzione può essere più difficile e talvolta, nelle sedi opportune, si dovrà ricorrere ad interventi mirati, affinché il malato non sia pericoloso per sé o per gli altri e soltanto fino a che non sia possibile risolvere la crisi con altri mezzi. È importante, in situazioni di aggressività, non mostrarsi spaventati e mantenere un atteggiamento tranquillo e padrone della situazione, riducendo il rischio che la stessa possa manifestarsi in forme particolarmente violente. Psichiatria Transculturale L'etnopsichiatria è un ramo della psichiatria che si occupa di studiare e di classificare i disturbi e le sindromi psichiatriche tenendo conto del: - Contesto culturale specifico in cui si manifestano. - Gruppo etnico di provenienza o di appartenenza del paziente. Inoltre questa disciplina mette in risalto la specificità di certi disturbi strettamente collegati all'ambiente culturale di insorgenza e non riducibili a categorie psichiatriche universalmente riconosciute o condivise. L'obiettivo finale della psichiatria transculturale è di progredire nella conoscienza del funzionamento umano universale (bisogni e diritti universali). Questo, perchè: - Non tutte le manifestazioni comportamentali hanno basi di natura comune. - Non è possibile valutare un comportamento separatamente dal proprio contesto culturale. L’Etnopsichiatria, è quindi impegnata nell'interpretare correttamente le nuove culture della salute mentale traslocate sul continente dalle nuove correnti migratorie, assegna uguale importanza alla costituzione culturale e alla costituzione psichica dell’individuo per determinare l’evento patologico. Per capire e curare pazienti di un'altra cultura o di una cultura diversa da quella del terapeuta, è necessario seguire il metodo Complemetarista che usa insieme (senza essere mescolati tra loro): - l’antropologia, per la decodifica esterna (da non interpretare con la psicanalisi). - la psicanalisi, per la decodifica interna (da non trasformare in qualcosa di culturale). Il riconoscimento del livello culturale e la sospensione del giudizio di fronte alle rappresentazioni culturali del paziente, aiutano a: - Costruire un profiqua alleanza. - Capire i bisogni del paziente. - Curare il paziente. Quando si è nella posizione di accogliere la persona e di fornirle delle terapie, si hanno delle reazioni rispetto all'altro, delle risposte affettive e culturali; si hanno molte reazioni che appartengono alla sfera psicologica e al piano culturale (controtransfert). Bisogna essere consapevoli, consci delle proprie reazioni, essere in grado di analizzarle, fare in modo che non impediscano al paziente di dire ciò che deve dire ed essere come deve essere. La presa di coscienza delle proprie reazioni non devono portare a negazione ma ad una analisi e una eventuale modifica. I principi teorici alla base della pratica transculturale 1) Universalità psichica. Siamo tutti esseri umani, quindi siamo tutti uguali e questo elemento umano fa in modo che l’incontro terapeutico sia possibile e ricco allo stesso tempo. 2) Codifica culturale. Operazione di decentramento (indirizzandosi verso il centro dell’altro) per comprendere l'attribuzione culturale a livello del: - Essere (Risposte a quesiti come: chi sono?, cosa sono?, qual'è il mio ruolo? ). - Senso (Risposte a quesiti come: Perchè accade questo?). - Fare (Come: Le aspettative su ciò che si farà e come). 3) Principio del trauma dell’esilio. La migrazione è un cambiamento di universo così profondo che produce degli effetti sulla persona, sull’interiorità della persona, sul suo funzionamento. 4) Problematiche fra prima e seconda generazione. Anoressia e Bulimia ANORESSIA NERVOSA Disturbo caratterizzato da: - Percezione alterata dell'immagine corporea. - Paura morbosa, dell'obesità. - Rifiuto di mantenere un peso corporeo ai minimi normali. L'eziologia è sconosciuta, ma l'esordio adolescienziale (tipicamente ragazze) riporta problematiche tipiche dell'età associate a fattori: - Individuali psicologici (come bassi livelli di autostima). - Familiari (come relazioni familiari disturbate). - Culturali e sociali (come problemi di adattamento). “Con questa bizzarra modalità di controllo del proprio corpo e delle proprie funzioni esse tentano disperatamente di raggiungere l'autonomia e il senso della propria identità” Il tasso di mortalità varia dal 10 al 20%. Segni e sintomi Le caratteristiche cliniche si possono dividere in 3 fasi: 1) Prima L'esordio è in genere caratterizzato da un comportamento scarsamente consapevole di preoccupazione del proprio aspetto fisico, (sviluppo puberale). Si caratterizza con situazioni di sovrappeso o di mancanza di piacere nel proprio aspetto fisico, si inizia così un regime dietetico ed una intensa attività fisica. 2) Seconda In questa fase (che può durare anche anni), il regime dietetico si fa sempre più intenso, l'attività fisica aumenta e si inizia l'uso di diuretici, lassattivi e la negazione della fame. Compaiono anche i primi sintomi come l'amenorrea (assenza di mestruazioni). 3) Terza Inizia con un aumento progressivo della disabilità e con gli impulsi iperfagici (responsabili delle abbuffate seguite dal vomito). I sintomi psichiatrici più frequenti sono: - Alterazioni dell'umore con irritabilità. - Sindromi ossessive compulsive. - Condotte autolesive. Diagnosi secondo DSM-IV-TR Per fare diagnosi, il DSM indica 4 criteri: 1) Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra della norma o al minimo normale. 2) Intensa paura di acquistare peso (anche se si è sottopeso). 3) Alterazioni nella percezione del soggetto rispetto al suo peso e alla forma del corpo. 4) Assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi. Terapia Spesso è utile la gestione congiunta da parte del medico di famiglia e di uno psichiatra ed è cosa saggia la consulenza o l'invio a uno specialista in disturbi del comportamento alimentare. - Prima Fase di Trattamento Intervento a breve termine per ristabilire il peso corporeo e salvare la vita - Seconda Fase di Trattamento Terapia a lungo termine per migliorare il funzionamento psicologico e prevenire le ricadute. BULIMIA NERVOSA Disturbo caratterizzato da episodi ricorrenti (almeno due volte a settimana) di abbuffate compulsive seguite da sforzi compensatori incongrui per evitare l'aumento di peso (come il vomito autoindotto, l'abuso di diuretici o lassativi, l'esercizio fisico eccessivo oppure i digiuni). La bulimia nervosa, come l'anoressia nervosa, colpisce principalmente donne giovani. A differenza delle pazienti con anoressia nervosa, tuttavia, quelle con bulimia nervosa hanno di solito un peso normale. Circa l'1-3% delle donne in età giovanile è affetto da bulimia nervosa (una quota simile è affetta da varianti lievi del disturbo). La causa è da ricercare in fattori biologici sociali e psicologici. In alcuni studi è stato evidenziato ed ipotizzato che ci sia una alterazione delle endorfine o una riduzione della noradrenalina. Sull'aspetto psicologico vivono un rapporto con la madre di grande conflitto con un senso di inadeguatezza e di inferiorità verso gli altri. Segni e sintomi Sono in genere in condizioni di normopeso, si preoccupano di non riuscire a controllare l'abbuffata di cibo, che le lascia cariche di vergogna e sensi di colpa. L'ingestione è in genere caotica, compulsiva e avvine in generein solitudine. Le abbuffate si presentano in genere quotidianamente più volte nella giornata. La sensazione dopo l'abbuffata è di liberazione in cui segue uno stato depressivo, senso di fallimento e rabbia. Diagnosi DSM-IV-TR Per fare diagnosi, il DSM indica 4 criteri: 1) Abbuffata con sensazione di perdere il controllo. 2) Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l'aumento di peso. 3) Abbuffate e condotte nella media di 2 volte a settimana da almeno 3 mesi. 4) Livelli di autostima influenzati dal peso corporeo e dalla forma. Terapia I due approcci al trattamento sono la psicoterapia (cognitivo-comportamentale o interpersonale) e l'uso di antidepressivi. La psicoterapia viene di solito condotta in circa 15-20 sedute individuali per 4-6 mesi e sembra avere benefici a breve e a lungo termine. Gli antidepressivi possono giovare anche in assenza di depressione, ma l'associazione di terapia cognitivo-comportamentale e antidepressivi è superiore a ciascuno dei due metodi da solo. Terapie Farmacologiche I farmaci psicotropi (o psicofarmaci) vengono abitualmente classificati in diversi gruppi secondo la loro azione prevalente. I gruppi principali sono: - ANSIOLITICI I farmaci ansiolitici sono rappresentati quasi esclusivamente dal gruppo farmacologico delle Benzodiazepine. Alcuni esempi: - Diazepam: Valium, emivita fino a 70 ore. - Bromazepam: Lexotan, emivita fino a 12 ore. - Lorazepam: Tavor, emivita fino a 12 ore. - Alprazolam: Xanax, emivita fino a 12 ore. E’ molto importante il tempo di dimezzamento o emivita, cioè il tempo necessario perché venga metabolizzata la metà della dose assunta: quanto più è breve tanto minore è la facilità all’assuefazione nell’uso del farmaco. Indicazioni Hanno un’attività ansiolitica ed ipnotica; miorilassante; anticonvulsivante. Le indicazioni delle BDZ comprendono principalmente l’ansia, l’insonnia, le crisi da astinenza negli svezzamenti da sostanza (alcool, stupefacenti). Effetti indesiderati. Possono dare eccessiva sedazione, sonnolenza, astenia, cefalea, Negli anziani possono provocare una sindrome di confusione mentale. Molto raramente possono dare, come effetto paradossale, una forte agitazione psicomotoria, dalla durata di qualche ora, cosa che richiede la sospensione del trattamento. - ANTIDEPRESSIVI Comprendono farmaci: - Triciclici e Correlati ai Triciclici (usati ormai di rado) - Serotoninergici. Gli antidepressivi serotoninergici (o Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina, SSRI) sono gli antidepressivi attualmente più usati. (es: Fluoxetina o Prozac) Indicazioni Disturbi: depressivi, da attacchi di panico, d’ansia generalizzata anche se di lunga durata, ossessivo-compulsivi. Effetti indesiderati Nausea, vomito, diarrea, stitichezza, ansia, irritabilità, tremori, astenia sonnolenza, aumento di peso (frequente) e il calo della libido. - NEUROLETTICI Neurolettici (o farmaci antipsicotici) sono i tipici farmaci di utilizzo nelle forme schizofreniche e deliranti. Possono essere: - Tipici come l'Aloperidolo e la Promazina (Talofen). - Atipici come la Clozapina (Leponex). Indicazioni Sono usati nelle psicosi schizofreniche e nelle sindromi deliranti croniche (con minori risultati). Usati anche negli stati maniacali ed in generale nella grave agitazione psicomotoria (avendo una potente azione sedativa). Controindicazione assoluta nel Morbo di Parkinson. Effetti indesiderati Principalmente: tremori, rigidità muscolare, movimenti anomali del viso e del corpo. E ancora: irrequietezza, bocca secca, stitichezza, ritenzione urinaria, ipotensione, disturbi della vista, sedazione eccessiva, alterazioni dell’elettroencefalogramma. Un particolare e gravissimo effetto indesiderato è la sindrome neurolettica maligna caratterizzata da contrazioni muscolari, movimenti muscolari anomali, pallore, febbre alta (oltre 39°). - FARMACI EQUILIBRATORI DEL TONO DELL'UMORE Comprendono due categorie: 1) Sali di Litio Farmaci di uso complesso, la cui somministrazione deve essere attentamente valutata per gli effetti indesiderati e perché un errore di dosaggio può avere conseguenza serie. Indicazioni Sono farmaci abbastanza usati nelle forme maniacali resistenti ad altri trattamenti, soprattutto se ricorrenti. Vengono usati anche nelle forme maniaco-depressive, anch’esse se ricorrenti, mentre l’uso nelle forme depressive non sembra fornire vantaggi. Controindicazioni E’ richiesta particolare prudenza in pazienti con patologie tiroidee, cardiache, renali, epilettiche, diabetiche, dell’equilibrio elettrolitico. Prima dell’inizio di una terapia con Litio bisogna fare un’accurata valutazione del funzionamento di questi organi od apparati per mezzo di vari esami di laboratorio (esami tiroidei, funzionalità renale, ECG, glicemia). Può dare malformazioni fetali e quindi l’uso in gravidanza deve essere evitato. Effetti indesiderati Tremori, astenia, disturbi della memoria; nausea, vomito, diarrea; poliuria, alterazioni tiroidee; aumento di peso, edemi. Se ingravescenti si deve pensare ad un’intossicazione da Litio. Interazioni farmacologiche. Sono numerose e devono essere attentamente valutate. 2) Benzodiazepine Modificate Sono formule chimiche derivate dalle benzodiazepine ed usate originariamente come antiepilettici. Comprendono la Carbamazepina (Tegretol), il Valproato sodico (Depakin), Gabapentin. Indicazioni Vengono usati come equilibratori del tono dell’umore in alterazioni di lieve entità Vengono anche usate in associazione ad altri farmaci nelle forme più gravi. Controindicazioni Molto variabili secondo il tipo di farmaco. Effetti indesiderati Con la Carbamazepina si sono verificati rari casi di grave agranulocitosi; per questo l’uso del farmaco richiede un controllo regolare e periodico dell’emocromo. T.S.O. Il Trattamento Sanitario Obbligatorio (T.S.O.) è un Qualora il trattamento preveda un ricovero ospedaliero, è necessaria la convalida di un secondo medico appartenente ad una struttura pubblica. La procedura impone infine l'informazione dell'avvenuto provvedimento al Giudice Tutelare di competenza. Il T.S.O. ospedaliero viene disposto nei confronti di una persona affetta da malattia mentale quando: atto composito, di tipo medico e giuridico, che consente l'imposizione di determinati accertamenti e terapie a un soggetto affetto da malattia mentale. Viene istituito dalla legge 180/78 ed è attualmente regolamentato dalla legge 833/78 (articoli 33-35). Il T.S.O. è basato su valutazioni di gravità clinica e di urgenza, e quindi procedura esclusivamente finalizzata alla tutela della salute. Esso ha sostituito la precedente normativa riguardante il "ricovero coatto" (legge 36/1904) basato sul concetto di "pericolosità per sè e per gli altri e/o pubblico scandalo", fortemente orientato verso la difesa sociale. Dal punto di vista normativo, il T.S.O. viene emanato dal Sindaco del comune presso il quale si trova il paziente su proposta motivata di un medico. - Necessiti di trattamenti sanitari urgenti. - Rifiuti il trattamento. - Non sia possibile prendere adeguate misure extraospedaliere. Pur non essendo esplicitamente citato nella legge, è opinione giuridica comune che sia possibile effettuare anche un T.S.O. extraospedaliero (tipicamente la somministrazione obbligatoria di una terapia a domicilio) qualora siano presenti i primi due criteri citati precedentemente, ma non il terzo. Il T.S.O. ospedaliero ha una durata massima di sette giorni, ma può essere rinnovato e quindi prolungato in caso ne permanga la necessità. Durante il T.S.O. il paziente conserva tutti i suoi diritti, ivi compresi, ove possibile, la scelta del medico e del luogo di cura.