Evoluzione metodologica nell'allenamento del portiere Salvatore CAPUANO Premessa La competizione favorisce le qualità già acquisite a scapito di quelle in possibile sviluppo, di conseguenza nega la possibilità di nuovi apprendimenti, di sviluppo, di espressione o di manifestazioni di intelligenza. (Rauc). Considerazioni La crescita culturale di tecnici ed istruttori, delle loro conoscenze tecniche, metodologiche e didattiche in riferimento all'allenamento, ha convinto molte società calcistiche dell'utilità di uno specialista da affiancare allo staff tecnico che possa garantire un allenamento estremamente curato e mirato alle reali esigenze organiche e tecnico-tattiche del portiere. Si sta vivendo un passaggio che da una superficialità metodologica ci porta addirittura ad una periodizzazione dell'allenamento del portiere all' interno della dinamica del gioco e del gruppo. E' questo un vero rinnovamento dove viene dedicato all'isolato del gruppo, al giocatore diverso dagli altri, un coinvolgimento sempre maggiore col gruppo di lavoro non solo da un punto di vista atletico, ma anche e soprattutto tecnico-tattico. A grandi linee si possono suddividere gli allenatori dei portieri in due movimenti di pensiero: il primo movimento caratterizzato dal pensiero metodologico che " più un portiere lavora meglio é " ; il secondo, invece, che cerca di tecnicizzare il gesto atletico specifico, in pratica, più che allenare quantitativamente il giocatore, tende a sviluppare sedute di tecnica specifica prioritariamente rispetto alla quantità di lavoro, creando quindi il particolare, le cosiddette sfumature tecniche che certamente possono contribuire a differenziare un bravo portiere da un grande portiere. C'è forse una terza corrente di pensiero, quella in cui si tende a far lavorare il portiere non più in condizioni chiuse e stabili dove ambiente e situazione non mutano, ma in condizioni aperte e flessibili dove le variabili esecutive stimolano continuamente non solo i processi senso-motori ma anche quelli di tipo concettuale intellettivo. Ed è a questo terzo tipo di mov imento che credo di appartenere in seguito ad una esperienza maturata sul campo nonché ad un'ampia documentazione ed anche a conclusioni su alcune importanti considerazioni. Cosa succede nella mente di un atleta o del portiere durante l'esecuzione di un movimento? Cosa fa la differenza tra l'esperto portiere ed il giovane portiere? Come motivare gli apprendimenti e le esercitazioni? Su quali situazioni è basato l'apprendimento motorio del portiere? Cosa accade nel portiere quando stabilizza un movimento? Per poter rispondere a questa serie di domande ed altre ancora che potrebbero emergere in un processo di apprendimento motorio per un giovane portiere o per la preparazione di un portiere adulto, bisogna considerare che lo sviluppo di un soggetto è legato essenzialmente a due fattori: maturazione ed apprendimento. Nello sviluppo, quindi, non potendo intervenire sulla maturazione in quanto evento biologico, si può incidere attraverso la quantità e la qualità degli apprendimenti. Nell'apprendimento il discente deve prestare la giusta dose di concentrazione affinché l'informazione possa giungere a livello di coscienza e venga effettivamente compresa. Dopo aver effettuato la valutazione, si è praticamente conclusa la cosiddetta fase afferente. Inizia ora l'analisi di quelle che Hebb ha definito variabili interventi che corrispondono a tutti quei processi interposti tra lo stimolo e la risposta. Nell'area 4 di Bordman detta motrice primaria è quella che invia i comandi motori ai muscoli. Nell'area 6, o motrice associativa, inizia la progettazione del movimento e ne viene organizzato il controllo. Una volta eseguito il movimento, il compito del portiere non è ancora terminato perché se la prima esecuzione motoria è imperfetta tenterà di migliorarla; il miglioramento dell'azione motoria richiesta si realizza gradualmente grazie alla ripetizione dell'allenamento. A questo punto nel processo d'apprendimento interviene il feedback psicologico per confrontare il movimento eseguito con il programma progettato a livello centrale. Con la ripetizione il movimento viene gradualmente regolato fino ad accadere che il soggetto lo stabilizzi prestando sempre meno attenzione. Praticamente il portiere sta automatizzando il gesto e quando diventa automatico è divenuto abilità. A questo punto è chiaro che quando un portiere lavora sullo stesso esercizio o gli stessi esercizi da richiedere un'esecuzione motoria già apparsa precedentemente e passata ad abilità, non c'è alcun tipo di apprendimento e tale prestazione di tipo senso motorio servirà esclusivamente a sollecitare solo alcune qualità organiche dell'atleta. Questo succede quando il miglioramento del gesto avviene attraverso una serie di ripetizioni stereotipate o chiuse. Per il portiere, in questo caso, il movimento automatizzato difficilmente potrà essere scisso in sottoprogramma e potrà utilizzarlo solo globalmente; se vorrà utilizzarne solo una parte incontrerà notevolissime difficoltà ed impiegherà moltissimo tempo. Se il perfezionamento del movimento viene costruito in modo aperto, flessibile, variabile, versatile, il portiere potrà scomporlo in sottoprogrammi e potrà adottarlo alle situazioni più diverse. Esempio pratico: se alleno il portiere sull'uscita in presa alta ripetendo in forma stereotipata il gesto, egli acquisisce un'abilità chiusa che dovrà essere resa variabile altrimenti non c'è più apprendimento e durante la gara l'azione sarà ripetuta come nell'addestramento. Rendere aperta una situazione vuol dire variare il gesto. Essendo il gioco di squadra una disciplina situativa a variabili aperte, l'addestramento deve rispecchiare fedelmente queste priorità proponendo variabili spaziali, temporali, tattiche, qualitative, quantitative e situazioni di gioco che ripetono in forma reale quello che succede o potrebbe succedere in una fase di gara. E' da considerare infatti che portieri evoluti non abituati ad esprimere tecnicamente alcuni gesti motori dovuti a modifiche del regolamento, hanno incontrato maggiori difficoltà d'apprendimento rispetto ai principianti che si sono apprestati ad eseguire per le prime volte lo stesso movimento. Va comunque detto che sia il metodo delle ripetizioni stereotipate che quello delle ripetizioni in situazioni variabili sono due itinerari ugualmente validi ma in contesti diversi. Es: se un giovane portiere di otto/dieci anni ha appena iniziato una fase di istruzione tecnica sul lanciare, ha tutto il diritto di provare a lanciare in tutti i modi possibili ed immaginabili perché sta costruendo il proprio bagaglio motorio. Al contrario un portiere evoluto che possiede già un bagaglio motorio adeguato, deve migliorare attraverso la ripetizione il reclutamento delle unità motorie per effettuare un lancio sempre più lungo e preciso. Detto ciò è chiaro che per un portiere (od un atleta in generale) apprendere non è mai diventare capaci di ripetere lo stesso gesto, ma fornire con mezzi diversi una risposta adatta alla situazione. In base alle sue conoscenze il portiere deve imparare ad ottimizzare la sua azione pratica. In situazioni pratiche bisogna che esista a rmonia tra sapere, volere e potere . Il portiere va edotto! L'istruzione e la situazione insegnano. L'esperto portiere di calcio (il nostro obiettivo) esce su un pallone in presa alta e nello stesso tempo valuta le strategie di comportamento prevedendo dove compagni ed avversari si troveranno nel giro di qualche attimo. Questo non è altro che strategia: capacità di conduzione diretta che l'atleta acquisisce per controllare le operazioni di intervento, di apprendimento, di riflessione. Controlla il movimento. Una delle differenze principali tra bravissimi e meno bravi è il grado ed il tipo di implicazione cosciente prima, durante e dopo la prestazione motoria. (cfr. Singer). Un sistema stereotipato di agenti di eccitazione, secondo lo schema classico, produce un sistema stereotipato di processi nervosi (allenamento in condizioni chiuse: routine). Quindi si può supporre che un'alterazione degli agenti stimolatori ed il cambiamento delle condizioni standard nelle quali viene rielaborato lo stereotipo motorio porti alla sua distruzione, per cui l'elaborazione dell'abilità tecnica diventa più difficile. Invece è proprio la variazione delle condizioni che porta ad una maggiore precisione ed esecuzione dell'abilità di quella ottenuta mantenendo una stretta costanza delle condizioni di allenamento. La presa di decisione, la determinazione del portiere sul suo comportamento, su come agirà, avviene in base alla sua anticipazione della situazione. Prendere una decisione è collegato con l'anticipazione dettagliata del risultato d'azione del suo problema. Un portiere può in certe situazioni uscire su di un cross per una presa, una deviazione, un'uscita bassa; può parare o respingere in base alla variante che gli sembra ottimale anticipando in frazioni di secondo quelli che sono i possibili tiri o cross e le reazioni dei suoi compagni o avversari. Il suo comportamento si basa su di uno stretto collegamento tra anticipazione della situazione ed anticipazione dell'obiettivo e del programma, dove sono incluse tutte le condizioni esterne (compagni, avversari, palla, ecc.) e traiettorie della palla (senso motorio). Quando un giocatore con un chiaro contromovimento tira in porta, il portiere anticipa nei suoi parametri spazio-temporali il movimento del tiro che eseguirà, il movimento della palla e lo inserisce nel suo progetto d'azione. Ciò gli permette di reagire tempestivamente ed eventualmente di parare il tiro. Invece è difficile che possa raggiungere un pallone che gli arriva teso e che vede solo quando è già in volo perché era coperto da compagni od avversari o perché il segnale preparatore al tiro avviene quando il portiere è obbligato a valutare la traiettoria di un cross dal suo punto di partenza. Questo spiega l'aumento del tempo di reazione nelle fasi di analisi ed elaborazione, da parte del portiere, dei segnali in arrivo e, di conseguenza, un accorciamento della fase di selezione delle possibili soluzioni da adottare, che già sono ridotte a causa delle minori esperienze di simili circostanze. E' probabile che il portiere si rifugi in una r isposta istintiva che risulterà tanto più infruttuosa quanto minore è il tempo per cogliere i segnali preparatori. Come si interviene in questi casi? Nel primo caso (in cui il portiere percepisce che il giocatore con un contromovimento sta tirando in porta ed anticipa nei suoi parametri S/T il tiro e la palla inserendoli nel suo movimento) durante lo svolgimento di esercitazioni senso-percettive, l'attenzione del portiere non deve essere rivolta alla sola palla che, prima di essere calciata, non fornisce elementi di analisi obiettiva sulla sua successiva traiettoria. L'attenzione deve essere mobilitata sul contesto più ampio palla-calciatore, in quanto l'informazione significativa sulla parabola che seguirà la palla è già presente nella gestualità di colui che la sta calciando. Il portiere che "para d'istinto" o che ha "ottimi riflessi", sono espressioni che hanno significato pregnante solo nel secondo caso citato, cioè quando il portiere dà inizio ad una fenomenologia che sortirà in una parata solo al momento in cui la palla lascia il piede del calciatore. Quando mancano i segnali che preparano il portiere ad un intervento la situazione per l'estremo difensore è difficile e nelle esercitazioni bisogna proporre attività dove la palla è assente dal campo visivo centrale, ma può entrarvi da qualsiasi lato; la palla è all'interno del campo d'attenzione del portiere ma, nella zona periferica, possono inserirsi compagni o avversari ; ci sono più palloni nel campo visivo del portiere con altrettanti giocatori che possono tirare in porta; ci sono porte multiple da difendere sistemate parallelamente o in linea dove il processo motorio, innescato dal primo portiere dà inizio all'intervento dell'altro portiere. La misura con la quale un portiere, dunque, riesce ad inserire correttamente nel proprio programma l'azione degli avversari, dei compagni di gioco, il movimento della palla od in altre circostanze a ridurre i tempi di reazione che danno inizio ad un processo d'intervento quando mancano tutti i segnali preparatori, dipende dall'esercizio e dalla qualità dell'allenamento svolto. Da quanto si è detto si evince che la capacità è una serie specifica di risposte motorie a segnali particolari in determinate situazioni, l'abilità è invece un aspetto generale che contribuisce al successo nella prestazione di molte attività. La capacità è in funzione dell'imput (ricezione ed analisi dell'informazione), dei processi centrali (controllo e decisione) e dell'output (funzioni motorie). La capacità si può descrivere sotto il profilo della velocità, della precisione, della forza, dell'efficienza e della adattabilità o di una loro qualsiasi combinazione. Es: la capacità di un portiere può essere quella di tuffarsi nella forma, nell'efficienza, nel tempo e nella posizione giusta tra le gambe di un attaccante lanciato a rete; l'abilità dello stesso portiere è il successo più o meno ottenuto dalla prestazione (capace di tuffarsi sulle gambe e abile nello strappargli la palla ; capacità motoria di precisione spazio-temporale, forma, ecc... abile a conseguire lo scopo). Infatti spesso dico che un portiere efficiente può anche essere poco efficace. L'allenamento dovrebbe accostarsi quanto più possibile alle situazioni di gara e non ad attività artificiosa che sopprimono capacità a scapito di altre. L'allenamento che si trasforma troppo in routine è noioso. Bisogna ravvivare l'ambiente mostrando interesse al progresso degli atleti.(Singer). Nell'acquisizione di molte capacità motorie i segnali visivi (soprattutto nelle fasi iniziali) sono segnali sensoriali molto importanti. La vista raccoglie più del 60% delle informazioni che percepisce il nostro corpo ed è per questo che dubito dell'efficacia e dell'efficienza di alcuni esercizi nei quali il portiere si esercita con gli occhi bendati. Ciò serve solo a migliorare le capacità acustiche dell'atleta o quelle plantari e labirintiche. Un portiere che deve effettuare una parata con occhi bendati avendo come riferimento il rumore del rimbalzo e facendo appello al suo intuito ha più senso in uno spettacolo circense che in un addestramento mirato alla disciplina sportiva. I segnali cinestetici sono importanti, ma entrano in causa quando la capacità appresa è a livelli superiori di progresso e vengono sollecitati per migliorare nell'atleta le informazioni che provengono dal corpo eliminando in questo caso un organo di senso capace di "inquinare" in certi casi tali informazioni. (Es: le vertigini). Il portiere deve essere rapido, agile, forte e coraggioso. L'abilità nel controllare il peso del corpo, reagire e muoversi rapidamente in funzione della palla sono requisiti indispensabili. Deve avere una buona concentrazione e l'abilità di anticipare un tiro od una deviazione. In quest'ultimo caso (quando viene anticipato un tiro), la sua posizione deve essere la più bassa possibile. Più bassa è la posizione, maggiore è la flessione di anche, ginocchia e caviglie, maggiore è l'allungamento dei muscoli che può essere impiegato in un movimento più rapido. Il piede di stacco per una parata in tuffo o una deviazione è quello interno (il più vicino alla palla) in quanto l'inclinazione del corpo verso la palla fa sollevare il piede esterno prematuramente. Invece ritengo che (a differenza di quanto si legge) i piedi del portiere debbano essere puntati in direzione della palla anche sui calci d'angolo (quindi paralleli alla linea di porta) e cambiare posizione man mano per seguirne la traiettoria. Il portiere in questa situazione (calcio d'angolo) non dovrebbe avere i piedi ad angolo retto perché anche se questa posizione aiuta a muoversi verso il campo, impedisce il movimento d'attacco in presa verso la palla, in quanto il piede perpendicolare alla linea di porta ha poca forza in questa posizione. Il maggior numero dei salti in presa alta vengono eseguiti staccando con un solo piede perché lo stacco così effettuato è più rapido (il movimento di stacco con entrambe le gambe permette d'elevarsi di più, ma è meno rapido del precedente). I portieri del settore agonistico della società di calcio PRO VIGEVANO lavorano su di una programmazione (divisa in mesocicli) composta da ben 259 esercizi tutti strutturati in maniera diversa che interessano la destrezza, la reattività, l'acrobatica, l'equilibrio, l'orientamento e situazioni di gioco. Inoltre altre innumerevoli esercitazioni oltre a quelle citate danno spazio alla tecnica di base offensiva e difensiva. Altre ancora servono per il miglioramento organico. Le esercitazioni sono frutto di una vasta bibliografia ed un'ampia documentazione in merito traendo spunto anche da scuole europee. Altre esercitazioni sono riproduzioni di addestramenti di altre discipline specifiche come VB, B, HB; altre ancora sono state ideate dal sottoscritto, sperimentate, provate sul campo e rese operative con alcuni aggiustamenti spaziali o temporali. Bibliografia di riferimento H.R. HASLER (1992) Le capacità cognitive nelle azioni sportive Sfs Macolin R. N. SINGER (1984) L'apprendimento della capacità motoria Sss Roma. L. LANZA (1986) Psicologia LER Na Roma D. B. SANCHEZ (1992) Avviamento agli sport di squadra Sss Roma. K. MEINEL (1984) Teoria del movimento Sss Roma BOSCO LUHTANEN (1992) Fisiologia e biomeccanica applicata al calcio Sss Roma. ANGORESE HAUSMAN (1993) Le gardien de but modern Edition Broodcoovens Belgique. S.V.FOLGUEIRA (1994) 1111 Ejercicios del Portero de Futbol Ed. Paiclotribo Barcellona. G. MARTORE (1995) Il pericolo viene dai tiri al volo v. Sportiva Tecnica. S. CAPUANO (1994) Elementi conoscitivi per la formazione del giovane portiere di calcio (8 16 anni). Relazione per la F.B.C. Cavallino'75. V. S. FARFEL (1986) Il controllo dei movimenti sportivi Sss Roma. CAPANNA VIERI La programmazione per il portiere di calcio d. Calz. Mariucci PG.