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Sentieri
2012
di
Classico & Neoclassico
Analogie e contrasti, riscoperte e citazioni musicali
distanti quattrocento anni, dal Rinascimento al Novecento
ASSOCIAZIONE CORALE
ICUT LILIUM
con il contributo di:
FONDAZIONE
CASSA DI RISPARMIO
DI CUNEO
gruppo vocale ‘Ensemble del Giglio’
Stefano Pellegrino, violoncello
COMUNE DI BEINETTE
in collaborazione con:
VENERDÌ 31 AGOSTO, ORE 21.00
Chiesa della Madonna della Pieve - Beinette (CN)
XII RASSEGNA
«MADONNA DELLA PIEVE»
PARROCCHIA DI BEINETTE
MASSARI DELLA MADONNA DELLA PIEVE
SABATO 1 SETTEMBRE ORE 21.00
Chiesa di San Fiorenzo - Bastia Mondovì (CN)
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ASSOCIAZIONE SAN FIORENZO ONLUS
INGRESSO LIBERO E GRATUITO
Classico & Neoclassico
GASPAR CASSADÓ (1897-1966)
SUITE PER VIOLONCELLO SOLO (1927)
gruppo vocale ‘Ensemble del Giglio’
Stefano Pellegrino, violoncello
Bruno Bettinelli (1913-2004), «Tre espressioni madrigalistiche» (1939):
Già mi trovai di maggio
(Come una canzonetta)
Testo: “Orlando innamorato” (1495),
Libro II, Canto XIX, Stanza 1,
di Matteo Maria Boiardo (1441-1494)
Orlando di Lasso (1530-1594)
O Jesu dolce (Come una lauda)
Poiché ‘l mio largo pianto, lauda
Testo: dalle Laude di Leonardo Giustiniani (1388-1466)
Marc’Antonio Pordenon (XVI sec.) Già mi trovai di maggio, canzonetta
Il bianco e dolce cigno
Testo: “Orlando innamorato” (1495),
Libro II, Canto XIX, Stanza 1,
di Matteo Maria Boiardo (1441-1494)
G. P. da Palestrina (1525-1594)
Orazio Vecchi (1550-1605)
O Jesu dolce, madrigale spirituale (1581)
(Come un madrigale)
Testo: Giovanni Guidiccioni (1500-1541)
Pietro Clausetti (1904-1963), «Due canti a 5 voci» (1921):
Testo: dalle Laude di Leonardo Giustiniani (1388-1466)
L’ombra dei boschi d’Aser
Il bianco e dolce cigno
Saltavan ninfe (testo di trad. popolare, sec. XV)
(testo di trad. popolare, probabile ispirazione biblica)
da “Madrigali a Cinque Voci”, Libro Primo (1589)
Testo: Giovanni Guidiccioni (1500-1541)
Orazio Vecchi (1550-1605)
Saltavan ninfe, da “Sei Canzonette” (1587)
Sergio Sentinelli (1958)
Riuscirà la nostra voce (2011)
Testo: dalla raccolta di poesie «Bambole mute» (1999)
di Antonella Mei
Testo di tradizione popolare, sec. XV
Incerto (sec. XVI)
I’ piansi un tempo, lauda
INTERLUDIO DI VIOLONCELLO:
ENSEMBLE DEL GIGLIO
JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750)
SUITE PER VIOLONCELLO SOLO N°5 (CA. 1720)
Eleonora Briatore, Laura Dho, Sveva Martin - soprani
Claudia Cucchi, Clara Giordano, Annalisa Mazzoni - contralti
Alessandro Baudino, Livio Cavallo - tenori
Manuel Frontera, Silvestro Roatta - bassi
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3
N
eoclassicismo ha
un’importanza talvolta sottovalutata; il Novecento tutto è
attraversato dallo sperimentalismo,
dall’avanguardia, con esiti spesso, ed inevitabilmente, distanti dal pubblico; nel
Novecento, ma già in pieno Romanticismo, si pensi ad esempio a Liszt, il superamento delle forme classiche è mezzo
importante per emancipare la soggettività creatrice dell’artista e
dell’interprete; egli è depositario di una
sensibilità unica, che non può, per sua
natura, trovare un inquadramento canonico, ma deve poter fluire libera, come
forza creatrice.
Durante tutto il Novecento ci sono state
correnti estetiche desiderose, al contrario, di forme classiche, le uniche che
potessero ambire ad un “bello oggettivo”, un’armonia condivisibile che diventava il nuovo obiettivo della musica.
L’oscillazione tra questi due opposti ha
talvolta dato origine a forti attriti, ha portato negli anni Venti del Novecento ad
una netta opposizione dei Neoclassici,
che rifiutavano le tecniche seriali e le sperimentazioni atonali e dodecafoniche.
Anche oltre quell’intenso decennio, il
Neoclassicismo ha segnato un sentiero
ben definito, percorso anche oggi da
C
lassico e Neoclassico. Con questo concerto intendiamo proporre i modelli originari cui il
neoclassicismo si riferisce, la sensibilità
cui vuol ritornare, ovvero il Rinascimento, periodo d’oro della musica vocale,
con madrigali, laude, canzonette. La
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moltissimi compositori, pur con tecniche compositive, mezzi espressivi e linguaggi musicali talvolta lontani dal Neoclassicismo propriamente detto.
l’Italiano, come lingua e come riferimento culturale dei compositori, e
l’attenzione a temi poetico-esistenziali o
spirituali.
venienti dall’Oratorio di San Filippo
Neri. I compositori sono tutti italiani o
hanno avuto interessi, incarichi, formazione culturale del tutto italiani.
Il Neoclassicismo dunque mette al centro la riproposizione, in chiave aggiornata, di forme o sensibilità classiche.
Al centro di quest’estetica stanno alcuni
punti importanti (passo tratto da Wikipedia italiana): «il recupero della tradizione e del rapporto col pubblico; il superamento delle ingerenze extra-musicali per
un ritorno a una forma più pura, autonoma, in cui la musica abbandoni le sue velleità filosofiche o morali per tornare alla sua
dimensione autosufficiente e indipendente
rispetto ad altre arti o conoscenze, a farsi
“gioco”, “intuizione”, “stile” o Art pour
l’Art; un’esigenza di razionalità, oggettività,
rigore espressivo, equilibrio della forma,
tutte cose che la musica romantica aveva
superato nella sua poetica fortemente soggettivizzante, nonché aperta a contaminazioni provenienti da altri campi artistici
come la letteratura o la pittura».
Italiano: per accrescere la profondità cui
può giungere il messaggio musicale, per
moltiplicare il coinvolgimento dello spettatore. Basti pensare al mondo protestante in cui la musica d’arte, anche in
campo sacro, ha dato esiti altissimi ed ha
ottenuto grande impatto e profonda
comunicativa, grazie anche all’utilizzo
della “lingua madre”, senza il filtro della
lingua straniera, qual è il Latino; filtro linguistico che invece avvolge tradizionalmente il mondo cattolico. Si è resa
necessaria qualche ricerca per individuare infine brani sacri rinascimentali in
Italiano; si tratta per lo più di laude pro-
Le tematiche scelte sono quelle in cui il
Classico ed il Neoclassico posso esprimere più diffusamente le loro caratteristiche e sono anche le tematiche più vicine alle nostre sensibilità.
Se il Neoclassicismo raggiunge piena
affermazione negli anni Venti del Novecento, ha illustri precursori ottocenteschi, e seguaci contemporanei.
Livio Cavallo
seconda parte del concerto sarà dedicata a composizioni nate e concepite con
le intenzioni e nel periodo Neocalssico;
esploreremo infine brani contemporanei che si rifanno all’estetica neoclassica.
Abbiamo scelto di condurre questo percorso musicale con due criteri principali:
S
tefano Pellegrino, al violoncello, conduce analogo percorso dal
Classico al Neoclassico. Un percorso in un certo senso mediato
dall’importante figura di Pau Casals, violoncellista, compositore e direttore
d’orchestra catalano. Considerato il fondatore della moderna tecnica violoncellistica, contribuì alla fama delle Suites
per violoncello solo di J. S. Bach, una
delle quali sarà eseguita nella serata.
Casals fu anche insegnante di Gaspar
Cassadó, di cui Pellegrino eseguirà la
celebre Suite per violoncello solo.
La suite nel periodo barocco indica una
forma di composizione intesa per
l’ascolto (diremmo oggi, da concerto);
costituisce un insieme di danze, unificate
solitamente dalla medesima tonalità ed
introdotte da un preludio. Bach ne compose sei; non ce n’è pervenuto il mano-
Abbiamo infine scelto una varietà di forme. Accosteremo ad alcuni madrigali,
brani dalle forme considerate più “alte”,
brani di estrazione più “borghese” come
le laude o le canzonette, insieme con
altri di ispirazione popolare, per avere
una panoramica ad ampio spettro delle
potenzialità delle forme “classiche”.
Ensemble del Giglio
scritto, ma generalmente si ritiene che
fossero intese per l’esecuzione con il
violoncello (eccetto la sesta suite, scritta
per uno strumento a cinque corde, probabilmente il violoncello piccolo).
Le suite per violoncello di J. S. Bach
costituiscono una vera e propria sfida
per ogni virtuoso del violoncello, irte
come sono di responsabilità, scelte
interpretative, difficoltà tecniche.
Sul versante “neoclassico”, la suite di
Cassadó consiste di tre movimenti di
danza, come le suite barocche. Composta negli anni Venti, il suo periodo più
prolifico, in pieno Neoclassicismo, è
ricca di citazioni ed omaggi ad altri compositori coevi. Il primo movimento cita
la Sonata per Violoncello solo Op. 8 di
Zoltán Kodály ed il solo di flauto dal balletto “Dafne e Cloe” di Maurice Ravel.
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ANALOGIE E CONTRASTI, RISCOPERTE E CITAZIONI MUSICALI
DISTANTI QUATTROCENTO ANNI, DAL RINASCIMENTO AL NOVECENTO
i brani vocali neoclassici
Fu da giovanissimo, durante gli anni del
Conservatorio, che Pietro Clausetti si
dedicò al repertorio vocale scrivendo
alcuni lavori a cinque voci. L’ombra dei
boschi d’Aser e Saltavan ninfe sono
entrambi ambientati tra i boschi; nel
primo caso l’ombra verdeggiante è il
luogo profumato in cui un innamorato
attende la sua bella; mentre Saltavan
ninfe ci riporta all’atmosfera leggera e
fantastica di un mondo animato da
creature silvane, con tanto di temi
saltellanti e fiabeschi.
L’ambientazione è nel territorio della
tribù di Aser (uno dei dodici figli di
Giacobbe) indicata nella Bibbia come
una delle più fertili e benedette; nel
testo, di tradizione popolare, probabilmente già diffuso nel Rinascimento,
l’incontro dei due amati è metafora della
benedizione divina, suggellata dal
profumo dell’incenso, simbolo sacerdotale del sacro. L’incontro degli amati
come benedizione divina è una costante
della tradizione ebraica e cristiana, tanto
che l’Antico testamento contiene un
intero libro su questo tema: il Cantico
dei Cantici.
Due esperimenti giovanili di Clausetti in
cui emergono già evidenti i tratti stilistici
di un compositore destinato a lavorare
con le immagini: paesaggi viventi,
dominati da un contrappunto semplice
ed evocativo.
6
Il giovane Bruno Bettinelli compose “Tre
Espressioni Madrigalistiche” per coro
misto a cappella nel 1939, basandosi su
liriche antiche. Gli autori risultano così
indicati: Matteo Maria Boiardo (Già mi
trovai di maggio, XV secolo), Leonardo
Giustinian (O Jesu dolce, XIV secolo) e
L. Guidiccioni (Il bianco e dolce cigno,
X V I s e c o l o ) . L’ a t t r i b u z i o n e d i
quest’ultimo testo è dubbia ma pare più
probabile sia stato composto da
Giovanni Guidiccioni (1500-1541); questi
versi furono infatti resi celebri da Jaques
Arcadelt già nel 1539 con il suo «Primo
libro dei madrigali», quando Laura
Guidiccioni (1550-1597) pare non fosse
ancora nata. Ognuna delle tre composizioni riprende antiche forme poeticomusicali rispettivamente, la Canzonetta,
la Lauda, il Madrigale. In queste
composizioni il giovane Bettinelli si
inserisce pienamente nella tendenza
musicale, italiana ed europea, che vede
in quegli anni la riscoperta delle antiche
forme della musica vocale a cappella. In
queste tre brevi composizioni,
Bettinelli, in uno stile che potremmo
definire neomodale, alterna diatonismo
e cromatismo, come colori armonici
usati in senso espressivo, e ricorre
frequentemente al madrigalismo, senza
mai dimenticarsi della tecnica e del
rigore stilistico-formale, come egli
stesso afferma in una tarda intervista:
«un continuo variare degli elementi
proposti all’inizio e, successivamente,
scomposti, rielaborati per germinazione
spontanea, rovesciati, riesposti nelle
figurazioni cellulari più svariate, derivate
dalla speculazione contrappuntistica dei
fiamminghi».
Sergio Sentinelli, formatosi a Roma come
compositore a direttore i coro, è
l’autore di Riuscirà la nostra voce, una
sorta di moderno mottetto omoritmico,
su una lirica di grande intensità, tratta
dalla raccolta “Bambole mute” (1999) di
Antonella Mei. Nella parte originale è
assente qualunque indicazione dinamica
o agogica, il tempo musicale fluisce
come in una declamazione; del tutto
assente l’imitazione tra le parti e “piana”
la melodia, ad eccezione di un breve
slancio del soprano primo. Nondimeno
l’intensità del brano emerge immediata,
espressa con altri mezzi. Sentinelli
dipinge le frasi e le parole del testo con
cangianti velature armoniche, ora con
scurimenti al grave, ora con addensa-
menti interni, ora, in una sola occasione,
con un lucente slancio del soprano
all’acuto (finché le notti d’estate
continueranno a udire il canto). Il finale è
un atipico «da capo», essenzialmente
una ripresa delle armonie e della
scansione ritmica iniziali, che sigilla il
brano in una sensazione di circolarità,
quasi a voler collocare il testo, ansimante ed inquieto nel suo lacerante
interrogativo, in una dimensione onirica,
ove ogni realizzazione appaia possibile,
piuttosto che in una dimensione storica
inevitabilmente condannata al realismo.
L’Ensemble del Giglio ha eseguito
questo brano in Prima assoluta nel
gennaio 2012; lo stesso brano è stato
selezionato da Gary Graden per il
festival internazionale «Europa Cantat»,
quest’anno tenuto a Torino, quale
rappresentante del fiorire in Italia di un
«Rinascimento della composizione corale,
con echi ed esecuzioni in tutto il mondo».
L.C.
7
Poiché ‘l mio largo pianto
Il bianco e dolce cigno
dalle «Nuove laudi ariose della Beat.ma vergine a quattro voci»
di Giovanni Arascione (1600)
Testo di attribuzione incerta:
Alfonso d’Avalos d’Aquino, IV Marchese di Pescara e del Vasto (1502-1546),
ovvero Laura Guidiccioni (1550-1597), o meglio Giovanni Giudiccioni (1500-1541)
Poiché ‘l mio largo pianto, Vergin, ti piace tanto,
asciutti mai quest’occhi, non vedrai
sin che non mandi fore, ohimè, per gli occh’ il core.
Già mi trovai di Maggio
Testo: “Orlando innamorato” (pubbl. postumo 1495), Libro II, Canto XIX, Stanza 1,
di Matteo Maria Boiardo (1441-1494)
Già me trovai di maggio una matina
Intro un bel prato adorno de fiore,
Sopra ad un colle, a lato alla marina
Che tutta tremolava de splendore;
E tra le rose de una verde spina
Una donzella cantava de amore,
Movendo sì soave la sua bocca
Che tal dolcezza ancor nel cor mi tocca.
O Jesu dolce
Testo: dalle Laude di Leonardo Giustiniani (1388-1466)
O Jesu dolce, o infinito amore,
inestimabil dono.
Misero me, chi sono,
che da Te fuggo e Tu mi segui ognora;
per qual mio merto Signor mio benigno
o per qual mia bontà
sì largamente nel mio cor maligno
spandi la tua pietà?
L’anima mia che sempre offesa t’ha
sì dolcemente chiami.
Or mi par ben che m’ami come buon padre
e non come Signore.
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Il bianco e dolce cigno cantando more,
ed io piangendo, giung’ al fin del viver mio.
Stran’ e diversa sorte, ch’ei more sconsolato,
Ed io moro beato.
Morte che nel morire
M’empie di gioia tutt’ e di desire;
Se nel morir’ altro dolor non sento,
Di mille mort’ il di sarei contendo.
L’ombra dei boschi d’Aser
Testo di tradizione popolare, di probabile ispirazione biblica
L’ombra dei boschi d’Aser è tutta profumata.
Chi è colui che viene pel verde cammino?
E’ l’amato che aspetta l’amata?
E’ giovine, è dolce.
Ei sale dal deserto come il fumo da l’incensiere.
Saltavan ninfe
Testo di tradizione popolare (sec. XV)
Saltava ninfe, satiri e pastori
fra gli odorosi fiori,
e cantando dicean:
viva l’amore
che in un momento impiaga
e sana il core.
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I’ piansi un tempo
da «Nuove laudi ariose della Beat.ma vergine a quattro voci» di Giovanni Arascione (1600)
I’ piansi un tempo e femmi ‘l pianto amaro
dolce quel foco, onde divin amore
il cor m’accese alor cantai mentr’arsi.
Oh, felici sospir a l’aura sparsi.
Or più non piango e lagrime non trovo,
né pur sospiro e gemo e mi lamento,
ma sol desio il mio tenor mutarsi.
Oh, me infelice! Oh, sventurati giorni!
Come son vivo? E come or mi toglie
sua luce il cielo, almen per vendicarsi?
Tu Vergin madre, ond’ha mia vita ‘l corso,
che co ‘l tuo pianto a lagrimar m’inviti,
fendimi ‘l cor, poi che son gli occhi scarsi.
tefano Pellegrino,
diplomato presso il
Conservatorio di Cuneo
con il massimo dei voti sotto la
guida di Paola Mosca, è attivo in
diverse orchestre tra cui la “B.
Bruni” di Cuneo.
Nel 2007 ha eseguito, come solista,
il concerto per violoncello di SaintSaëns con l’Orchestra del
“Ghedini” di Cuneo. Fa parte del
Trio “MIR”, insieme con il violinista
Alessandro Chiapello e la pianista
S
Alessandra Rosso, con la quale
collabora stabilmente anche in
Duo. Svolge altresì attività
cameristica con l’arpista Giovanni
Selvaggi e la pianista Irina Rissling.
Nel 2008 ha seguito i corsi di
perfezionamento del prestigioso
“Trio Debussy”. Si è distinto tra i
finalisti del “Premio delle Arti 2009”
che si è tenuto in Marzo a Verona.
Suona un violoncello Aloisius
Lanaro (1975) appartenuto al
Maestro Renzo Brancaleon.
Livio Cavallo ha studiato pianoforte,
Direzione di Coro e Canto. Ha
frequentato i corsi di Musica e Canto
Rinascimentale presso la Scuola di
Alto Perfezionamento Musicale di
Saluzzo ed ha approfondito il
repertorio contemporaneo con il
Torino Vocalensemble, con tour
europei in Germania, Svizzera,
Inghilterra, Irlanda.
Oltre al “Coro Sicut Lilium”, ha
fondato e dirige l’ “Ensemble del
Giglio”, formazione vocalestrumentale. Ha ideato ed è direttore
artistico della “Rassegna corale
Madonna della Pieve”, nata nel 2001,
e del festival “Sentieri di Musica”,
nato nel 2004.
Come tenore ha collaborato con
formazioni corali amatoriali e
professionali, con concerti in Italia ed
all’estero; ha cantato dal 2001 ad
2007 per il coro Filarmonico “R.
Maghini”, collaborando tra gli altri
con l’Orchestra Sinfonica Nazionale
della RAI e con l’ “Academia Montis
Regalis”.
Per Glossa e Stradivarius ha inciso
musiche di Dufay e Monteverdi.
Deh, rompi ‘l marmo e quel che più l’indura,
aspro diamante in smisurato corno
d’alto desir, da cui non sa ritrarsi,
ch’ergesi spesso e vol ancor scusarsi.
Riuscirà la nostra voce
dalla raccolta di poesie «Bambole mute» (1999) di Antonella Mei
Riuscirà la nostra voce
a coprire gli echi di tormenti lontani?
Riusciranno i nostri sorrisi
a specchiarsi in altri sorrisi
e la nostra vita a gioire di nuova vita?
Non potranno.
Finché sarà il sangue la linfa dei fiori,
gli uccelli d’acciaio gli abitanti del cielo.
Finché le notti d’estate continueranno a udire
il canto spietato degli spari,
quando la luce delle fiamme
sarà la sola a illuminare i nostri passi.
10
11
E
N S E M B L E D E L G I G L I O è una
formazione vocale ad organico
variabile, a seconda del programma
proposto e delle necessità artistiche; è nata
in seno all’Associazione Sicut Lilium di
Beinette. La formazione si è sin qui
occupata di musica Rinascimentale, di
musica del Novecento, fino alla musica
Contemporanea.
Ha inizialmente proposto programmi a
cappella di musica sacra italiana ed europea
nel Novecento.
In seguito, con il titolo “Lamentatio”, ha
riproposto in numerose occasioni, in forma
di concerto, i Responsori della Settimana
Santa, rievocando la suggestione dell’antica
liturgia dell’Ufficio delle Tenebre, musicata
dal genio del Rinascimento spagnolo Tomás
Luis De Victoria, mirabile esempio dello
speciale equilibrio raggiunto del De
Victoria nell’utilizzo delle voci, tra il
contrappunto e l’espressività omoritmica.
L’Ensemble del Giglio ha inoltre affrontato
dal punto di vista musicale e testuale il tema
della figura femminile nella religione
cristiana, con varie composizioni contemporanee concertate. Ha commissionato ed
eseguito “Annunciazione”, Oratorio sacro in
Italiano per organo, violoncello, flauto,
coro e soli, composto per l’Ensemble del
Giglio dall’organista cuneese Bartolomeo
Gallizio. Dello stesso autore ha eseguito la
prima del madrigale “Cantico dei Cantici”
per organo, tre trombe ed ensemble
vocale.
Ha inoltre eseguito in prima assoluta
l’integrale della “Missa Sine Nomine”,
composizione a cappella dell’organista
peveragnese Mauro Maero.
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Nel corso del 2011 ha presentato in varie
repliche il concerto “Romantico e
Neoclassico”, un percorso fatto di legami e
svolte tra l’Italia e l’Europa, sul crinale di
questi due importanti periodi musicali.
L’Ensemble del Giglio, per questo viaggio
musicale, ha selezionato autori italiani
talvolta ingiustamente dimenticati, oltre a
due omaggi a C. Saint-Saëns e F. Liszt.
L’omaggio a Liszt, nei duecento anni della
nascita, ha stimolato l’accostamento al Duo
Satie (Maurizio Baudino e Luca Squatrito),
duo chitarristico attivo in Piemonte e in
Emilia-Romagna, che ha presentato
personali trascrizioni per chitarra delle
Consolations di Liszt; un abbinamento
riuscito per le comuni sensibilità artistiche e
funzionale ad illustrare l’evoluzione del
pensiero musicale dal Romanticismo al
Neocalssicismo.
L’organico si è andato stabilizzando, in
particolare durante lo scorso anno, in
occasione dell’ultimo progetto “Romantico
e neoclassico”, per una esigenza di maggior
intesa e di affinamento delle sensibilità
musicali, richiesta dal prevalere del
repertorio a cappella.
I cantori hanno affrontato, in formazioni
diverse, repertori molto differenziati, sia in
veste di coristi che di solisti, sia in Italia che
all’estero, in formazioni professionali ed
amatoriali. Negli anni passati sono state
numerose le esperienze comuni in
formazioni cameristiche, che hanno
permesso di acquisire un patrimonio
condiviso di metodi di studio ed obiettivi
musicali.