OSPEDALI/ RADIOLOGIA IL RISCHIO RADIAZIONI RIDOTTO AL

annuncio pubblicitario
OSPEDALI/ RADIOLOGIA
IL RISCHIO RADIAZIONI RIDOTTO AL MINIMO
Al via una riorganizzazione delle Tac per evitare esposizioni ingiustificate
Troppo spesso ce ne dimentichiamo. Ma le radiazioni ionizzanti cui siamo sottoposti
quando eseguiamo una radiografia o una Tac possono avere influssi anche molto
nocivi sull’organismo, soprattutto se l’esposizione è ripetuta con frequenza nel corso
degli anni e coinvolge soggetti giovani. Per contenere al massimo i rischi l’impiego
delle radiazioni ionizzanti è regolamentato, all’interno delle strutture sanitarie, da una
serie di indicazioni precise che s’accompagnano a costanti controlli di qualità sulle
apparecchiature.
Il decreto legge 187 del 2000 puntualizza infatti le responsabilità, le funzioni e le
procedure a protezione del paziente sottoposto a un’attività medica, diagnostica e
terapeutica che implichi l’uso di queste radiazioni. Nello specifico, le disposizioni si
richiamano al principio di giustificazione (“E’ vietata l’esposizione non giustificata a
radiazioni ionizzanti”) e al principio di ottimizzazione (“Le dosi diagnostiche devono
essere mantenute al livello più basso ragionevolmente ottenibile e compatibili con il
raggiungimento dell’informazione diagnostica”). Un ulteriore fondamentale principio
richiama infine gli operatori al principio di responsabilità per cui “le esposizioni
mediche sono effettuate dallo specialista su richiesta motivata del prescrivente”. E
ancora, “ogni esposizione medica è effettuata sotto la responsabilità dello
specialista”.
Questi tre principi, uniti ai dati della letteratura scientifica internazionale, sono alla
base della riorganizzazione avviata all’inizio di quest’anno sul fronte delle Tac. La
decisione di concentrarsi su quest’ultimo esame è legata dalle elevate dosi di
radiazioni ionizzanti che tale accertamento comporta (si stima ad esempio che una
Tac del rachide esponga a una dose di radiazioni pari a 250 volte una radiografia
standard del torace). L’obiettivo è dunque evitare che l’accertamento venga prescritto
senza precise indicazioni cliniche, come talvolta può accadere, magari in vista di una
successiva Risonanza magnetica (Rm) che fornisca informazioni diagnostiche più
dettagliate.
Per questo dai primi di gennaio non potranno più essere prenotate agli sportelli Cup
le Tac articolari per spalla, gomito, polso, ginocchia e caviglia mentre rimarrà
possibile fissare quegli esami particolari che prevedono l’introduzione di mezzo di
contrasto nell’articolazione della spalla (artro-Tc). “Si tratta di esami – spiega Fulvio
Stacul, direttore della Radiologia del Maggiore – che trovano indicazione solo per
sospette fratture, in rare condizioni e comunque dopo l’effettuazione delle consuete
radiografie. Saranno dunque erogati in regime di urgenza ed emergenza, su invio del
Pronto soccorso o dell’Ortopedia, e non come attività ambulatoriale”.
La disposizione non sembra comunque destinata a rivoluzionare le abitudini
diagnostiche. “Ormai – dice il dottor Stacul - i medici chiedono solo molto raramente
la Tac articolare. In casi di questo genere si ottengono infatti informazioni molto più
dettagliate e precise con una Risonanza. Non a caso nella maggiore parte dei casi i
due accertamenti vengono prescritti in abbinamento mentre è sufficiente la sola Rm ”.
Le Tac articolari saranno comunque effettuate nei pazienti che non possono eseguire
la Risonanza magnetica, ad esempio perché portatori di pacemaker, previo contatto
con i medici delle strutture di Radiologia.
Diverso il canale predisposto per le Tac di collo, torace e addome. Anche qui
l’obiettivo è evitare ai pazienti le esposizioni ingiustificate. Gli sportelli del Cup di
Cattinara (gli unici che accettano questo tipo di richiesta per effettuare le Tac
all’Ospedale Maggiore e a quello di Cattinara) assegneranno l’appuntamento
ritirando la documentazione idonea a verificare l’appropriatezza dell’esame che
invieranno alle strutture di Radiologia dell’Ospedale Maggiore o di Cattinara. Tutte
le richieste saranno valutate dal medico radiologo che valuterà l’appropriatezza
dell’esame e l’eventuale opportunità di esami alternativi. Eventuali variazioni o
cancellazioni dell’appuntamento saranno comunicate entro 10 giorni.
“Questo sistema – spiega Fulvio Stacul – può portare a graduare gli appuntamenti a
seconda della gravità e soprattutto a valutare se possono servire altri approfondimenti
che consentano ad esempio di ottenere le informazioni necessarie senza l’uso delle
radiazioni ionizzanti. In questo caso lo specialista si metterà in contatto con il medico
curante per stabilire insieme la soluzione migliore”.
Per le strutture private accreditate la prenotazione di queste Tac avviene tramite i Cup
dell’Azienda per i Servizi Sanitari n.1 triestina. In questo caso, il giorno dell’esame i
medici radiologi valuteranno, prima di effettuarlo, se l’esame è giustificato. In caso
negativo proporranno, se tecnicamente possibile, una diagnostica per immagini
alternativa (ad esempio un’ecografia) o non effettueranno l’esame.
I nuovi criteri richiedono una specifica attenzione da parte dei medici curanti che
vengono chiamati a circostanziare più che nel passato la prescrizione di una Tac
contribuendo anche così a contenere i rischi per l’utente. “L’accertamento – dice
infatti il dottor Stacul – dipende dal quesito clinico che viene proposto. A seconda
della richiesta si può infatti variare la quantità di radiazioni riducendola al minimo e
condurre l’esame in modo mirato, cercando risposte precise che evitino alla persona
un ulteriore approfondimento”.
Scarica