Le scienze pratiche studiano il comportamento dell’uomo come individuo e come appartenente a una s ocietà. IL BENE E LA FELICITÀ • L’uomo tende sempre verso un fine. Tali fini sono “beni”. Esistono beni relativi, poiché ricercati in funzione di altri beni, e deve esistere anche un bene supremo, ricercato per se stesso: la felicità (eudaimonia). • Come per Socrate e Platone il comportamento deve tendere verso il meglio e il meglio è la felicità. Per Aristotele la felicità è il bene sommo, bene che sta al di sopra di tutti i beni parziali. • Per raggiungere la felicità l'uomo deve orientare il comportamento verso il bene. Il non consiste nei piaceri, bene nell’onore o nelle ricchezze, beni secondari ed esteriori, necessari (la loro assenza a volte può impedire la felicità) ma assolutamente non sufficienti. • FELICITÀ E PIACERE. Aristotele non nega l’importanza del piacere che proviamo quando realizziamo le nostra potenzialità, tuttavia, anche i piaceri possono essere superiori o inferiori e il criterio per distinguerli è il legame con l’attività più realizzante dell’uomo, contemplativa. quella ARISTOTELE: SCIENZE PRATICHE. ETICA E POLITICA. IL BENE E LA VIRTÙ Il bene non è trascendente ma deve essere realizzabile. Per orientarsi ad esso l’uomo deve vivere secondo virtù (areté), ovvero realizzare la sua natura più propria, ciò che lo differenzia dagli altri enti: l’uomo deve vivere secondo ragione, cioè prendersi cura della sua anima sensitiva e razionale (nesso con l’etica socratico-­‐platonica). Vivere razionalmente significa essere virtuosi e tendere alla felicità. Per essere virtuosi l’uomo deve dominare l’anima sensitiva (virtù etiche) e realizzare pienamente l’anima razionale (virtù dianoetiche). Le VIRTÙ ETICHE si apprendono mediante l’esercizio e derivano in noi dall’abitudine: acquisizione di un certo habitus attraverso il dominio della ragione (anima razionale) sui sensi (anima sensitiva). Le virtù etiche prevedono la mediazione, il “giusto mezzo”, tra due eccessi (due vizi): coraggio (audacia, viltà), temperanza (insensibilità, dissolutezza), etc. La virtù più importante è la giustizia: intesa sia come rispetto della legge dello Stato sia come giusta m isura con cui ripartire i beni, i vantaggi e i guadagni. La virtù etica è la giusta misura che la ragione impone a sentimenti o azioni che, senza il controllo della ragione, tenderebbero verso il vizio, per eccesso o per difetto. • FELICITÀ E VIRTÙ. La perfetta felicità è generata dall’attività più conforme alla natura umana e all’anima razionale, ovvero la contemplazione intellettiva riconducibile alla virtù dianoetiche, in particolare alla sapienza. La felicità della contemplazione avvicina l’uomo al divino. Anche le virtù etiche consentono all’uomo di essere felice, tuttavia, non una felicità umana che non avvicina l’uomo al divino. POLITICA . Per Aristotele l’uomo non può vivere isolato, ed è necessariamente aperto alla dimensione politica/sociale (si identificano), la quale si base su: • Famiglia (prima comunità): è costruita intorno al rapporto marito-­‐moglie, padrone-­‐servo, padre-­‐ e alla crematistica, ovvero l’arte naturale figlio, (agricoltura, allevamento e caccia), intermedia (baratto) e innaturale (commercio e denaro) di procacciarsi le cose che servono e le ricchezze. • Villaggio: comunità in grado di soddisfare i bisogni della vita in generale che non può soddisfare la famiglia. • Stato (ontologicamente primo rispetto alla famiglia e al villaggio): grazie ad esso l’individuo può realizzare i bisogni della vita etica. Il CITTADINO , per essere tale, deve partecipare alla vita p olitica della polis e può farlo in quanto operai e schiavi (meri strumenti), per natura, lavorano rispettivamente per la comunità e per il cittadino. Le VIRTÙ DIANOETICHE concernono l’anima razionale, sia la parte che conosce le cose contingenti e mutabili (ragione pratica) sia quella che conosce le cose necessarie e immutabili (ragione teoretica). La virtù relativa alla ragione pratica è la saggezza (phronesis). La virtù relativa alla ragione teoretica è la sapienza (sophia). La sapienza è superiore alla saggezza, consente di cogliere i principi e di conoscere le conseguenze che derivano da questi principi. La saggezza, invece, indica i mezzi per raggiungere i fini. Rapporto circolare tra virtù etiche e saggezza. Poiché la saggezza indica i mezzi per raggiungere i fini e le virtù etiche, invece, indicano i fini, si realizza un circolo per cui per essere saggio (scegliere bene i mezzi) devo volere i fini buoni (essere buono), ma per volere i fini buoni (essere buono) devo scegliere bene i mezzi (essere saggio). • FELICITÀ E AMICIZIA. Esistono tre forme di amicizia il cui valore è dipendente dal fine per il quale si cerca l’amicizia, cioè l’utilità, la piacevolezza e la bontà. Soltanto quest’ultima è un’autentica forma di amicizia che consente a un uomo di amare un altro uomo per quello che è, per la sua virtù e per il suo valore, e non per quello che ha. LO STATO IDEALE (FELICE). Caratteristiche: tanto l’individuo quanto lo Stato devono ricercare i beni esterni e corporei in funzione dei beni spirituali; la popolazione non deve essere né troppo numerosa né troppo esigua; il territorio non deve essere né troppo grande né troppo piccolo; i cittadini ideali sono quelli con le qualità dei greci. Vi saranno gli operai e gli schiavi (contadini e artigiani) e i cittadini (a rotazione saranno guerrieri, consiglieri e sacerdoti); soltanto questi ultimi dovranno raggiungere la felicità perseguendo la virtù in base alle disposizioni naturali, alle abitudini e ai costumi, ai ragionamenti e ai discorsi, in sintesi, realizzando pienamente se stessi nella contemplazione, cioè nella piena realizzazione di sé e dell’anima di ogni cittadino, a cui deve mirare anche l’educazione (non tecnico-­‐ professionale ma rivolta all’uomo e compito dello Stato), poiché una città virtuosa è possibile soltanto se sono virtuosi i suoi cittadini. Ogni forma di governo (Monarchia, Aristocrazia, Politia) è buona se i governanti mirano al bene collettivo, favorendo il comportamento etico dei cittadini (giustizia, meritocrazia e morigeratezza). Se così non è, esse degenerano in tirannide, oligarchia e democrazia. Lo Stato ideale è la politia, una democrazia temperata dall’oligarchia, cioè un governo di una moltitudine non povera ma agiata.