SELEZIONE RASSEGNA STAMPA
2003
luglio 2oo4 – anno undicesimo della machina
novembre 2003
rumore
ascolti>BOX>Ricerche
di Vittore BaronI
MACHINA AMNIOTICA
Museihushugi (7” Small Voices) 2 tracks – 15’:00”
Ancora un picture-disk 7” nella serie mensile che la Small
Voices dedica ai progetti elettronici italiani (…) è una
progressione elettro-gotica cupamente ritmata e con testo
sibilato in italiano Museihushugi firmata da MACHINA
AMNIOTICA (Balestrazzi dei TAC al mixer), col promettente
Mutter/Madre sul retro, recitativi in tedesco e tormentati
cameristi su ipnotiche pulsazioni sapientemente modulate.
novembre 2003
BLOW up
Dark/Indust.
di Paolo Bertoni
MACHINA AMNIOTICA
Museihushugi (7” Small Voices) 2 tracks – 15’:00”
Continuano ad uscire i 7” picture-disk per la serie mensile di
Small voices (…) il sound post-industrial di MACHINA
AMNIOTICA particolarmente cupo nel crescendo di
Museihushugi, dark soundtrack recitata con voce in italiano
distorta e soffocata, con ritmiche prima sotterranee e poi
incalzanti. Nella seconda facciata segue l’implosa e pranoica
Mutter/Madre percorsa da inquietanti sussurri in lingua tedesca
e con un piacevole retrogusto eighties
(voto:7)
venerdi 28 novembre 2003
sabato 04 ottobre 2003
Protagonisti della rassegna scrittori, musicisti, giovani registi e pittori
Mala Cagliari fra musica e letteratura
Per quattro giorni il quartiere Marina ospiterà reading, mostre e proiezioni dedicate al giallo
Più nero di così non si può. Noir il genere, nere le facce multietniche, fresche d’immigrazione, che si
aggirano nelle viuzze del quartiere cagliaritano della Marina. Mostre allestite, immagini proiettate sui muri
scrostati dei vecchi locali, parole urlate nelle piazze, suoni bombardati e dischi miscellati. Una quattro giorni
di letteratura e suoni infiammerà chi vorrà vivere in modo diverso Cagliari, città dai mille angoli nascosti e
troppo a lungo abbandonati. È l’obiettivo del festival Marina Café Noir che dal mercoledì 15 a sabato18
ottobre rivitalizzerà i vicoli dell’ex barrio pescatori. Si parte mercoledì alle 19 con un’incursione di Marco
Camboni e sonorizzazioni di Sergio Priani. Di seguito Giancarlo Biffi rileggerà Arrivederci, amore ciao di
Massimo Carlotto con gli accompagnamenti di Vittorio Pitzalis e Simone Murru. Sarà poi lo stesso Carlotto a
prendere il microfono e a lanciarsi in un reading con i bluesmen. Si scavalcheranno gli steccati tra i generi, si
allargheranno i confini tradizionalmente codificati e prestabiliti. Al pubblico verranno presentati romanzi
avvincenti di autori sardi doc, accompagnati da affabulazioni, performance, video e installazioni.Musica
lounge anni Settanta e ritmi elettrici si uniranno alla voce di un interprete e ai segni di un dipinto per
convolare poi nelle pagine scritte di un libro. Dagli strumenti suonati agli strumenti risuonati, dai
campionamenti alle voci modulate. Professori universitari, scrittori, rocker, dj, attori, pittori, registi. Tanti nelle
strade occuperanno (benevolmente) gli spazi informali a ricordare un rione dalle potenzialità ancora da
esprimere, tra bazaar di pakistani indiani e botteghe dagli aromi orientali.Visi, vecchi e nuovi. Da Nicola
Macciò, sulla scena musicale sarda dagli anni Ottanta con lo pseudonimo di Joe Perrino, ai gruppi emergenti
come i Sikitikis, divulgatori dei cosiddetti b-movie italiani e stranieri degli anni Cinquanta e Sessanta. Per
continuare con la comicità esilarante dei Lapola, l’avanguardia di Machina Amniotica e la bravura di Elio
Turno Arthemalle. E tanta tanta scrittura che scorrerà attraverso la penna della scuderia Maestrale: Giulio
Angioni, Francesco Abate, Luciano Marroccu, Giorgio Todde e Flavio Soriga. Giullari, suonatori e teatranti,
che ormai della città fanno parte da tempo, daranno gratis la loro creatività nonostante la vocazione
commerciale della borgata. Il suo tracciato di impronta catalana con strade strette dove il sole fatica ad
entrare ospiterà l’ambizioso progetto: proporre testi che da una parte sappiano coniugare qualità, spessore e
leggibilità, e dall'altra s’inseriscano nella realtà cittadina non per ripetere le solite formule e ricette ormai
stantie, ma arricchirla con contaminazioni e feconde commistioni. È il sottile filo del noir Mediterraneo: storia
di questo mare, di questo mondo che si sviluppa sotto il segno della violenza, sopraffazione, saccheggio. Il
crimine esiste, e questo sarà un viaggio costellato di misteri e assassinii, imbevuto da una mescla di note,
arte, ironia per esorcizzare quell’ ispirazione nera, quello sguardo del lato oscuro e opaco delle cose quando
la tragedia raggiunge il suo apice. Qui, in questi luoghi così familiari si esalterà il carattere gioioso, popolare
e conviviale della vita. Ed ecco il calendario della rassegna. Mercoledì 15 Dalle 20, in piazza Savoia,
Giancarlo Biffi Arrivederci amore ciao, Massimo Carlotto Talking blues con i chitarristi Vittorio Pitzalis e
Simone Murru. A seguire Joe Perrinocon Jeil Songs. Giovedì 16 Alle 20, Café Barcellona Gianluca Floris Il
killer scomparso. Alle 21,15, in piazza Savoia, Johnny Manca legge brani da Il Cattivo cronista di Francesco
Abate con sonorizzazione dei Sikitikis. Alle 22, Giulio Angioni Il Mare intorno con Casti, Fadda e Dessì.
Venerdì 17 Alle 20, in piazza Savoia Flavio Soriga con I Zimbrazone (dj Woopi e Zimbra) racconti e
affabulazioni. Alle 21, in piazza Savoia, omaggio a Jean Claude Izzo con sonorizzazione di I Zimbrazone
con Adamo e Ruju. Alle 22, Pierpaolo Piludu con Arcipelaghi e altre storie di Giovanni Columbu. Sabato
18Alle 20, scalette di Santa Teresa, Luciano Marroccu leggerà passi del suo libro Debrà Libanòs con
sonorizzazione di Sergio Priani e percussioni africane di Giorgio Del Rio. Alle 21 da piazza San Sepolcro
performance itinerante dei Lapola. Alle 22, in piazza Savoia, Bellas mariposas con Silvestro Ziccardi Mauro
Mou e Michele Atzori. Alle 23, Massimiliano Medda legge un racconto di Giorgio Todde
Francesca Fradelloni
martedì 23 settembre 2003
martedì 23 settembre 2003
Exmà
Giovanni Coda videomaker
per una ballata dei Pneumatica.
Selezione di Machina Amniotica
e Murnau restaurato
Dal videoclip al lungometraggio, passando per la videoarte. Settimo anno di V-art, ultimi
appuntamenti dell’edizione 2002 nel fine settimana appena trascorso. All’Exmà di Cagliari
tre serate all’insegna di immagini e musica. A cominciare dai tre minuti e mezzo di
“Viaggio per caso”, ballata dei Pneumatica, giovane gruppo rock cagliaritano, trasformati in
video da Giovanni Coda, anima e mente dell’AC Labor che, insieme all’etichetta Desvelos,
ha prodotto questo videoclip in bianco e nero. Per la prima volta Coda non solo si è trovato
nelle vesti di produttore, ma pure in quelle di videomaker per commissione, a cercare di
soddisfare le esigenze del gruppo. Esigenze non semplici, visto che quasi tutte le clip che
passano nei grandi network rispondono a ragioni di mercato. Produrre video indipendenti,
come nel caso dei Pneumatica, significa sapere in partenza di arrivare sullo schermo dopo
l’una di notte. Ma non importa quando è la passione ad alimentare il fare. Così come è per
V-art, che in due anni si è vista tagliare tutti i contributi: «È una catena», dice Giovanni
Coda, «se non prendi dal Comune la Regione non finanzia, e così pure il ministero. Ma noi
andiamo avanti lo stesso». Con passione, appunto. La stessa che trapela da “Un chant
d’amour”, dedicato a Jean Genet, work in progress di Giovanni Coda su musiche di Ennio
Morricone (nella foto), la voce duttile di Clara Murtas e i suoni di Machina Amniotica. Ritmi
martellanti per veri e propri quadri che pulsano, sfondi di immagini in negativo su cui
intervenire con colori accesi per un esito ipnotico. E ancora immagini e musica nella
selezione dei video dal 1999 al 2002 di Machina Amniotica. Video che di solito scorrono
durante i concerti mentre il gruppo suona in sinc dal vivo. Tutti realizzati in “casa” con
strumentazioni alla portata di chiunque. Si va da “Seduto al buio” - girato davvero fra
cucina e cantina - a video tratti da film come “Possession” di Andrej Zulawski o spezzoni di
film surrealisti fino all’omaggio a Petri e Morricone con “Indagine su un cittadino al di sopra
di ogni sospetto”. «Prima nasce il brano - racconta Marco Rocca che insieme ad Arnaldo
Pontis , Roberto Belli e Paola Cireddu forma il gruppo - e poi viene il video. La tecnica è
sempre la stessa, un taglia-e-incolla alla maniera di Burroughs». Ultimo appuntamento, un
inedito: il “Nosferatu” di Murnau in versione restaurata colorata e integrale, musicata dal
coro e dall’orchestra della Comunidad de Madrid. Sussurri e crescendo da cardiopalma
ridanno a questo capolavoro del secolo scorso parte dell’antico terrore.
Monica Perozzi
sabato 20 settembre 2003
Rassegne
Exmà e Lazzaretto, danza e videoclip
Fine settembre ricco di iniziative per il Centro d’arte e cultura Ex Lazzaretto S. Elia che
propone , dopo una fitta programmazione estiva, una serie di spettacoli, organizzati
dall’Associazione S. Elia 2000 e Monica Pistidda, all’insegna della musica etnica e del
teatro di animazione. Aprono le danze, è il caso di dirlo, martedì prossimo il gruppo
“Furias”, con Orlando Maxia, Paolo Zicca, Gianni Atzori e Bruno Camedda che
propongono, la discoteca di ballo sardo, con musica dal vivo, per proseguire la serata
successiva con il concerto del chitarrista cagliaritano Roberto Palmas che presenterà in
questa occasione il suo primo CD, intitolato “Mani come nuvole”. Spazio anche agli
spettacoli di animazione per grandi e bambini con due serate di magia comica, il 25 e il 26,
del napoletano Gino Lanzieri e con l’ultima produzione del Teatro del Cocomero, prevista
per il 28. “Fantasma V”, diretto e animato da Rahul Bernardelli, si avvale della recitazione
a vista di Virginia Garau. La rassegna si chiude, il 30, con la world music dei Tribù
mediterranea, anche loro, chiamati a presentare il primo lavoro discografico: prodotto da
Tiziano Dessì e Pierpaolo Meloni. Tutti gli spettacoli cominciano alle 21 ad eccezione di
Fantasma V che avrà inizio alle h. 19. Informazioni al numero di telefono 070 3838085.
All’Exmà continua invece la rassegna musica e videoclip organizzata da V-art in
collaborazione con il Centro Studi Sardo Ricerche. Dopo la proiezione (ieri) videoclip
“Viaggio per caso” dei (P)Neumatica con regia di Giovanni Coda, stasera alle 21, si
prosegue con Machina Amniotica e una selezione dei loro videoclip compresa tra il 1999 e
il 2002.
Fabio Pisu
quanto riguarda Cagliari in particolare, probabilmente non esistono
altre città delle stesse dimensioni in tutto il territorio nazionale che
abbiano un fermento musicale così vasto. Sul fatto che poi da questo
fermento di base, non solo di gente che suona, ma anche di gente
che ascolta musica, possa emergere qualcosa di rilevante... beh
questo è un altro paio di maniche. In questo caso probabilmente la
Sardegna subisce ancora le spurie provinciali di secoli di
colonizzazione. Qualcuno pensa che la redenzione delle radici di
questa terra possa essere l'utilizzo della lingua sarda o dei costumi
tradizionali (che poi, a parte quelli dei Mamuthones, sono i costumi
mutuati dalla colonizzazione spagnola... persino sant'Efisio è vestito
da romano!!!). Del vivere su questa isola noi cerchiamo di assorbire
altre caratteristiche. Una energia ed una magia del tutto particolari
che sono anni luce lontane da queste cose. Ci sembra che questi
aspetti possano dare a tutte le persone che vivono in Sardegna la
capacità di percepire le cose in un modo diverso dall'usuale.
Ovviamente se uno vuole...e se ci dedica un pò di attenzione. Si tratta
di cose sussurrate e non declamate. 7) Quante possibilità offre
Cagliari a chi vuole fare musica elettronica? Moltissime se intendi
possibilità dal punto di vista di stimoli "creativi", e questo è quello che
più ci interessa. Comunque siccome non viviamo in una campana di
cristallo, se intendi dal punto di vista della fruizione esistono solo due
categorie: da una parte la musica di massa, i concerti di capodanno,
e la musica classica/lirica; dall'altra ci sono tutti gli altri generi
musicali. Per le prime esistono finanziamenti da capogiro legati alla
gestione del danaro pubblico; esistono gli spazi, e se non esistono
vengono creati in un battibaleno. Per tutte le altre non esiste alcun
tipo di programmazione regolare, gli spazi non ci sono e quando
qualcuno riesce ad inventarne qualcuno... viene chiuso in un
battibaleno! I finanziamenti -se e quando ci sono- sono di entità
molto inferiore, sporadici e di solito gestiti da piccole
associazioni. Piuttosto che alla diffusa autocommiserazione, la
Machina si sente in sintonia alla “follia” di quelle poche persone che
anche in una situazione di questo tipo, spendono il proprio tempo la
propria energia e, spesso, anche le proprie esigue finanze personali,
tentando di organizzare qualcosa che spezzi la spirale di questo
meccanismo perverso. E la risposta da parte del pubblico, non di rado
al di sopra delle aspettative, dimostra che probabilmente esistono
delle motivazioni reali, oltre che ideali, per insistere su questa
direzione. 8) Nella musica elettronica, quanto è importante essere
e quanto è importante apparire? Nella musica elettronica è molto
più semplice “essere e sparire” al tempo stesso. Questo è il fine
verso il quale si tende, forse inconsciamente, durante la creazione di
un “loop” elettronico e ritmico. Più in generale nella musica che a noi
interessa, e non solo nella musica, la cosa fondamentale è senza
ombra di dubbio la sostanza. La forma è un aspetto che prendiamo in
considerazione esclusivamente come mezzo. Pensiamo che si debba
entrare nelle cose attraverso la forma per uscire dalla forma. In effetti
è molto difficile non rimanere imbrigliati dall'autocompiacimento della
tecnica, perchè la forma è carnivora e antropofaga. La Machina è
più interessata ad un coinvolgimento emozionale: limbico. 9) Come
descrivereste le soluzioni che utilizzate nei vostri concerti per
ricreare le immagini che cercate di trasmettere con la
musica?Ognuna delle azioni della machina rappresenta un momento
del percorso di ricerca che contiene i precedenti e lancia le basi per i
successivi. Non esiste un traguardo, esiste solo il percorso. L'unica
cosa su cui è possibile agire sono le modalità con cui percorrerlo.
L’uso di macchine consapevolmente deviate ad arte dal loro percorso
codificato, l’insieme di suono, parola, rumore immagini e quant’altro,
è funzionale al nostro tentativo di testimoniare la multidimensionalità
del presente. Ci affascina la sua imprevista e imprevedibile atemporalità legata a elementi radicati nel passato e a pensieri azioni e
immagini che cercano il futuro. L'utilizzo del video dal vivo, ad
esempio, è funzionale all'annullamento della presenza fisica del
gruppo sul palco. Siamo convinti che una volta che i brani sono stati
elaborati debbano vivere di vita propria. La nostra presenza sul palco
è esclusivamente funzionale a dare corpo, voce, suono e colore ad
un altra entità che è appunto la Machina. Non esiste alcuna soluzione
per ricreare le immagini che vengono evocate: ogni immagine
evocata dalla musica dalla parola dal rumore è tua e solo tua .. noi
siamo il tramite : la nostra è una versione possibile, una
interpretazione: le immagini che vedi e che devi vedere sono tue e
soltanto tue. Ricavando delle Zone Temporaneamente Autonome di
sospensione del tempo e delle consuetudini 10) Vi ringrazio per il
tempo concesso. Potete lasciare un messaggio ai lettori di
Week. “Prova a pensare con una mente nuova / modulando i
messaggi con un cuore nuovo/ prova a identificare i punti cruciali
della tua mente onnivora che non si ferma /congiungine i tratti poi
sollevando il velo/ senza paura senza sgomento /e le convinzioni da
percorrere che appaiono sfocate /potranno svolgersi piano senza un
pensiero/ sul vuotopieno argenteo che è la linea del tuo nome”.
domenica 23 giugno 2003
intervista a
Week
1) Perché vi chiamate Machina Amniotica? Il nome Machina
Amniotica è stato pensato come assonanza fra i concetti di artificiale
e naturale creando una parola nuova. Machina anche come “ExMachina” (ovvero il meccanismo che dietro le quinte muove la scena)
Amniotica come liquido vitale che tutto nutre e in cui tutto cresce…
come sacca di isolamento dal mondo esterno o come protezione e
immersione nel proprio essere “in-finiti”.Machina Amniotica è la fase
successiva al progetto di performances sceniche di poesia e rumore
che si chiamava MATERIA PRIMA. Questa fase è rappresentata dalla
creazione: dalla vera e propria fabbrica del pensiero e
dell'espressione . Una Machina che produce idee entro uno stato
ancora preUmano preNatale preLogico . Una Machina che è in
procinto di prolificare i suoi piccoli esseri mutanti. 2) Che tipo di
rapporto ci deve essere, secondo voi, tra il testo e la parte
strumentale e che ruolo hanno per voi? Non ci piace che vengano
separati i singoli elementi che concorrono a dar vita alle nostre
creature e che vengano vivisezionati prescindendo dal contesto. Il
nostro tentativo di ricerca è di unire diversi mezzi espressivi che, pur
mantenendo ognuno le proprie peculiarità, concorrano a cercare di
crearne uno nuovo. Che li comprenda tutti senza essere allo stesso
tempo nessuno di essi. In questo senso la costruzione può
liberamente partire da ognuno di questi elementi per poi reinventarsi
rimbalzando dall'uno agli altri funzionalmente alla fusione finale. E'
sicuramente ragionevole obbiettare che da un punto di vista
accademico o filologico questo tipo di processo può portare alla
creazione di mostri chimerici, ma ci sentiamo abbastanza attratti dalle
contaminazioni e diffidiamo dalle razze pure allo stesso modo con cui
ci sentiamo distanti da ogni tipo di accademia. Noi siamo il tramite
dell'operazione alchemica che avviene all'interno della machina
amniotica. Questo è il ruolo. Anche rimanere zitti e fermi a fissare il
pubblico per un'ora senza fare altro, se dall'interno della pulsazione
questo viene richiesto. Il compito è aspettare il momento del contatto
per la produzione ed essere il tramite per l'espressione. 3) Poesia e
musica cosa devono dire, cosa devono rappresentare? Non
sappiamo esattamente cosa debbano fare la poesia o la musica.
Probabilmente non devono dire e tantomeno rappresentare
qualcosa. Sicuramente sono, esistono di per se stesse: altrimenti non
esistono. I testi e la musica o qualunque altra cosa possa essere
utilizzata non è altro che un mezzo per tentare di esprimere il tutt'uno.
L’essenza: i segni del cosmo che l'Umano tenta di tradurre. Al di fuori
di ogni aspetto mistico, è quello che nello zen viene chiamato sekishu
no onjo: il suono dell'applauso di una sola mano. 4) Quali sono le
ispirazioni maggiori che hanno influenzato la vostra voglia di
fare musica? Qui si potrebbe fare una lunga lista di personaggi che
va dal caro vecchio zio Bill Burroughs a David Lynch; da Crowley a
Perét; dai Coil a Morricone... (se volete una lista più esaustiva potete
dare un occhiata alle note di copertina del nostro album "Intricata
Transitoria"). Partendo dal presupposto che nessuno può esprimere
(output) più di quanto possa incamerare (input) - e In questo senso la
Machina è veramente onnivora - periodicamente diventa necessario
tentare di produrre qualcosa per abbassare il livello di saturazione
degli input. Appagare il desiderio alchemico di essere noi stessi a
tradurre i segni. Ciò che influenza tutto ciò che la Machina produce è
l'uomo e non "gli" uomini. In poche parole quello che più ci muove è
l'appetito e il desiderio, la curiosità e la malattia. 5) Cosa rende unici
i Machina Amniotica, come gruppo e musicalmente? Quando ci
riferiamo a noi stessi in rapporto al gruppo non diciamo mai "i"
Machina Amniotica.Noi siamo membri della machina. La Machina. Al
singolare. Essa comprende ognuno di noi con le sue peculiarità ma è
un altra entità. Quello che rende unico, non noi, ma la Machina è la
presenza nostra e di tutte le persone che di volta in volta hanno
collaborato noi, come parte di un reale progetto collettivo. La voglia di
ascoltare, di farsi visitare, di essere travolti e poi restituirne il risultato.
Una unicità molteplice: una distesa di fluidi e gas, di varchi aperti e
accessi verso altri mondi, in cui le nostre energie vengono risucchiate
e allo stesso tempo alimentate da nuova linfa. Naturalmente se al
posto nostro ci fossero delle altre persone, il gruppo sarebbe
ugualmente unico: ma non sarebbe la Machina.
6) Come
considerate il panorama musicale regionale rispetto a quello
nazionale? Esiste qualcuno che ha deciso di usare la musica per
esprimersi. C'è chi lo fa bene e c'è chi lo fa meno bene. In ogni caso
c'è qualcuno che se la gode – come per Machina - e questo è buono.
Altri meno. Ma questo accade in tutto il globo senza distinzioni . Per
9
domenica 23 giugno 2003
Convincente avvio di “Rockaralis” a Cagliari
Novità dall’isola e poi i Marlene Kuntz
d accendere la serata ci pensano gli Umiliati e
Offesi, combo sassarese di navigata esperienza
che, a suon di rock’n’roll demenziale, inaugurano
sabato al Molo Ichnusa di Cagliari l’ottava edizione
del Rockaralis. Guidati dal leader storico Alfredo
Murtula, gli Umiliati e Offesi aprono la sfilata di
gruppi sardi che per quattro ore animano la
kermesse. Formazioni note ed emergenti, tra cui i
giovani algheresi No strings, protagonisti di un
crossover di buona fattura, gli Osram, che
affondano le proprie radici nel rock americano, i
Mary’s Bluecake e i Slowfasters (Lucia Solinas,
voce, Luca Corgiolu, chitarra, Antonello Fadda, basso, Andrea “Zimbra” Mereu, batteria)
che con il loro punk-blues di bella presa firmano il miglior set della serata, per quanto
riguarda le band isolane. C’è poi Alessio Carboni degli Emanquea e i GG Fuma, che
ora suonano un punk di ispirazione californiana, decisamente più morbido rispetto al
passato, gli Inkarakua e i Balentia, che fanno ballare con una miscela a base di di hip
hop e metriche in sardo. In chiusura i Pneumatica di Maurizio Rocca, i Clench con una
iniezione di stoner-core, e infine i Machina Amniotica, capeggiati dal performer Roberto
Belli che, insieme ad Arnaldo Pontis, computer e samplers, Marco Rocca, chitarra,
Paola Cireddu, basso, presenta, tra rimandi drum’nbass e techno, rock duro e citazioni,
alcuni brani tratti dal recente ciddì Intricata Transitoria: sul fondale i video prodotti dal
gruppo si chiudono con il loro rimontaggio/tributo a “Indagine su un cittadino al di sopra
di ogni sospetto”. Dopo, c’è pure spazio per una breve esibizione del fisarmonicista
Ignazio Erbì, sul palco prima dei Marlene Kuntz che il pubblico (1500 spettatori)
accoglie con un diluvio di applausi. È subito rock tagliente, distorsioni raffinate, armonie
complesse. In apertura la band cuneese consegna una manciata di pezzi conosciuti.
Sfilano così Ape regina, L’odio migliore e L’abbraccio. Muovendosi in perfetto equilibrio
tra cuore e ragione, rumorismo e melodia, Cristiano Godano e i suoi alternano brani
vecchi a quelli nuovi come Notte, Ci siamo amati, Schiele, lei me, Sacrosanta verità,
Scorre. Canzoni che lasciano una piacevole eco nell’orecchio, anche se, naturalmente,
sono i pezzi già conosciuti a scaldare il cuore degli appassionati. Che accompagnano
cantando (e ballando) brani come Cometa, Lieve, Festa mesta, La canzone che scrivo
per te, Come stavamo, Chi mi credo d’essere. E Nuotando nell’aria, nella quale i
Marlene Kuntz innalzano un muro di chitarre splendido e insormontabile come poche
band sanno fare. Il festival allestito da Officina Sonora prosegue venerdì all’Ichnusa
Village con tre concerti. Di scena, il quartetto Peter Punk, Good Morning Boy, e l’atteso
Roy Paci in compagnia degli Aretuska.
Carlo Argiolas
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venerdi 21 giugno 2003
Musica
Oggi Machina Amniotica a “Rockaralis”
Machina Amniotica sul palco di Rockaralis. Stasera alle 21 sul palco della rassegna più
amata dal popolo rock, organizzata da Officina Sonora e approdata quest’anno al Molo
Ichnusa di Cagliari, torna il gruppo cagliaritano di poesia, suono e rumore. In attesa del
loro ultimo album “Intricata transitoria”, presentato lo scorso ottobre all’Exmà di Cagliari,
i cinque “terroristi sonici” ovvero Roberto Belli (testi, voce e campionamenti), Paola
Cireddu (basso e voce), Arnaldo Pontis (testi, morbide macchine), Marco Rocca (testi,
chitarra e computer programming) e Mauro Melis (graphix e artwork), hanno pubblicato
nel maggio 2003 il loro ultimo lavoro, “Musehusughi - Mutter/Madre”, un picture-disk 7
pollici a 33rpm, a cura della etichetta Small Voices. L’opera rientra in una produzione a
tiratura limitata e già esaurita, che prevede una diversa pubblicazione per ogni mese del
2003, contenente ogni volta un gruppo diverso della scena elettronica italiana.
11
giovedì 16 maggio 2003
Rassegna “Dire Udire”
La poesia stralunata di Rossana Abis
Domani le “Arie” di Mario Pischedda
Una strega punk che gioca con analogie e associazioni. Per
la rassegna “DireUdire” del Palazzo D’Inverno di Cagliari,
mercoledì la performance Sono volubile ha segnato il debutto
in pubblico di Rossana Abis, giovane poetessa isolana.
Paranoica, come la colonna sonora di un film dell’orrore.
Ironica nelle parole che evocano immagini e incarnazioni.
Nenie e raucedini irrompono in un’atmosfera un po’ tetra, ma
scanzonata. Dove un cerchio formato da lumi sembra
rievocare antichi riti occulti. L’insieme delle sensazioni forma
un fluido paesaggio interiore che non trova stabile
collocazione, ma è in continuo movimento. Lo sguardo
pazzoide, a volte assente racconta di mostri onirici e di ideali in decomposizione, incubi
notturni «anestetizzati solo dall’azzurro pallido della pastiglia». Dialoghi con la
coscienza di un’esordiente che non sempre riesce a dare corpo ai sussulti dell’anima e
continuità tra scrittura e interpretazione. Grande successo di pubblico che, stipato nel
piccolo teatro di via Principe Amedeo, ha apprezzato le suggestioni delle belle liriche
elettrizzate dalla regia di Senio Dattena. «L’approccio con le poesie di Rossana è stato
istintivo, poco ragionato - racconta il regista - basato sulla pura improvvisazione». Le
musiche di Marco Rocca, ideate sulla base registrata della voce, hanno dato vita a
un’ora di suoni ben calibrati, ruvidi, con uno sguardo dal noise alla musica
contemporanea. La manifestazione , che proseguirà fino al 24 maggio, ha visto
alternarsi cantastorie e attori, verseggiatori e la straordinaria provocatrice Giovanna
Marmo, brillante creativa napoletana, che si è esibita in un cabaret di stampo fiabescosurrealista con al centro temi assai cari alla sua poetica: vita, morte, sesso. Prossimo
appuntamento domani alle 21 con l’intervento di Mario Pischedda, impegnato in Arie.
Accompagnato da Mario Marzeddu al clarino e da Daniele Ricciu al sax. Special guest
Roberto Belli, in attività dall’ottobre 1993 con i Machina Amniotica, progetto vario di
installazioni multimediali, poesia, effetti acustici e rumore. Artefice mutevole, ha
mostrato di volta in volta interesse nel campo dell’elettronica, dei cut-up e dei
campionamenti sonori. Mercoledì 21 maggio sarà la volta dell’attore-autore cagliaritano
Giuseppe Boy con In controtempo. Nel recital il contributo di Andrea Palmas (chitarra),
Stefano Sibiriu (percussioni), Gigi Sanna e Sergio Giacobello. Ultima data con
Tommaso Ottonieri, scrittore e ricercatore a La Sapienza di Roma che si esibirà in un
reading consapevole e beffardo insieme a Arnaldo Pontis.
Francesca Fradelloni
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mercoledi 7 maggio 2003
Rassegne
Oggi “DireUdire”
Alberto Lecca al Palazzo d’Inverno
Per la rassegna di poesia e musica “DireUdire”,
ovvero “gesti musiche parole cose storte”, in
programma al Palazzo d’Inverno di Cagliari, in scena
stasera (alle ore 21) Alberto Lecca con lo spettacolo
Misterioso , reading di jazz poetico. Dopo il buon
successo dell’incontro con Stefano Giaccone, il ciclo
organizzato dal Palazzo d’Inverno in collaborazione
con Machina Amniotica propone dunque, sul palco del
teatro di via Principe Amedeo, una delle voci più note
al pubblico cagliaritano, che comincia ad ottenere
apprezzabili riscontri anche nella penisola, dopo le
recenti performance di Milano e Varese. Alberto Lecca
è scrittore e performer delle proprie opere. Da circa
quindici anni si esibisce in teatri, librerie, biblioteche e
birrerie. Condirettore della rivista “Erbafoglio”,
magazziniere primo del “Magazzino del caos”, ha
pubblicato Kellerman. Ho visto la morte annegare
(Lalli, 1987) e Blue Blues (Cuec, 1999). Prossimo
appuntamento della rassegna, sabato 10: Giovanna
Marmo si esibirà in Miss Marmo e la Banana della
Morte, una piccola operetta surrealista più noir che gialla, traslata nel linguaggio del
cabaret, con musiche e regia di Francesco Prota. A seguire l’esibizione di Roberto Belli,
performer e poeta apprezzato per la sua attività proprio nel gruppo Machina Amniotica
(assieme a Marco Rocca ed Arnaldo Pontis), in un reading dedicato a James Ballard.
13
domenica 4 maggio 2003
Rassegne
Palazzo d’Inverno
Il toccante folk di Stefano Giaccone
Serata informale e intensa. Come le parole cantate, quasi recitate, dal musicista
Stefano Giaccone, venerdì in concerto al Palazzo d’Inverno di Cagliari per la rassegna
“DireUdire”. Un condensato folk-rock d’autore è l’armonia dell’artista, tornato dopo
cinque anni nell’Isola accompagnato alle tastiere e alla chitarra da Mario Congiu.Un
ritorno in grande stile, con un album, Tutto quello che vediamo è qualcos’altro, che si
fatica a definire con un aggettivo che non sia “toccante”. Il filo conduttore: il tempo.
Concerto intimo che lega gli spettatori fino all’ultima nota. Racconti e sogni che parlano
di quieta disperazione di scelte e bivi in “Punto di fine”. Brividi con la reinterpretazione di
“Canzone urgente” che trasuda passione sociale e politica. Per poi passare alle parole
di lotta degli anni Settanta con il ricordo di Ivan Della Mea e la sua “Io so che un giorno”.
Storie di operai e rivoluzionari, nostalgie lontane e domande esistenziali. C’è un po’ di
tutto nelle liriche malinconiche del cantautore. Mentre le melodie di chitarre riempiono
l’atmosfera Giaccone non rinuncia a voltarsi ancora indietro per recuperare un brano tra
i più belli del repertorio di Fabrizio De Andrè, “Da a me riva”, e per accendere la
memoria su un grande artista cileno, torturato e ucciso dalla dittatura di Pinochet,
dedicandogli “Piccola canzone per Victor Jara”. “Rimorso d’amore”, invece, è un
omaggio al poeta scozzese Edwin Muir. Il concerto si chiude con un bellissimo accenno
al folk blues avvolgente e soffocante di Tim Buckley. La manifestazione, firmata dal
Palazzo d’Inverno e dal gruppo Machina Amniotica, proseguirà fino al 24 maggio.
Prossimo appuntamento mercoledì 7 maggio con il poeta Alberto Lecca.
Francesca Fradelloni
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giovedi 1 maggio 2003
Poesia & Musica
“DireUdire”
ovvero sette incontri tra versi
e note al Palazzo d’Inverno
Prende il via domani, al Palazzo d’Inverno di Cagliari, la rassegna
“DireUdire”. Protagonista dei sette incontri, con due appuntamenti
settimanali, fino al 24 maggio, la poesia. Una rassegna
volutamente ironica e lontana da ogni solennità, che presenta
poeti del panorama nazionale ed isolano assieme ad artisti che
mai oserebbero definirsi poeti, pur facendo poesia. Si comincia
domani (ore 21) con Stefano Giaccone, una delle figure più
interessanti della nostra cosiddetta canzone d’autore, e non solo.
Dopo aver suonato con Lalli, Vanni Picciuolo ed altri nei Franti
(anni ’80), si è dedicato a molti progetti artistici paralleli fra i due
decenni (Orsi Lucille, Howth Castle, Environs), ha scritto un libro,
ha recitato e scritto un recital, ha firmato a nome Tony
Buddenbrook un esordio solista, “Le stesse cose ritornano”,
pubblicato nel 1998 e salutato dalla critica come “un disco di
irrimediabile bellezza”. Giaccone (voce, chitarra, sax) presenterà il
suo nuovo album Tutto quello che vediamo è qualcos’altro.
Mercoledì 7 voce a uno dei poeti più noti al pubblico cagliaritano:
accompagnato da Piero di Rienzo al contrabbasso, Alberto Lecca,
autore del volume “Blue Blues”, sarà la voce recitante di
Misterioso, reading di jazz poetico. Tra gli echi del pop
giapponese e la visionarietà del nuovo teatro surrealista, sabato
10 Giovanna Marmo si esibirà in Miss Marmo e la Banana della
Morte. A seguire l’esibizione di Roberto Belli, apprezzato per la
sua attività nel gruppo Machina Amniotica, in Una si schianta da
un dirupo, dedicato a James G. Ballard. Sono volubile, con la
regia di Senio Dattena e le musiche di Marco Rocca, segnerà
mercoledì 14 il debutto pubblico di Rossana Abis, giovane artista
dalle suggestioni baudelairiane. Col misterioso epiteto di
“perforeading” si definisce l’intervento di Mario Pischedda,
impegnato sabato 17 in Arie. Mercoledì 21 l’attore-autore
cagliaritano Giuseppe Boy presenterà Incontrotempo, esito del
suo lavoro sull’interpretazione in chiave musicale della poesia.
Ultimo incontro, sabato 24, con uno dei più noti poeti italiani,
Tommaso Ottonieri.
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venerdi 28 febbraio 2003
Palazzo d’Inverno
Anteprima della rassegna
DIREUDIRE
Poesia, musica elettronica, immagini: stasera, ore 21, al Palazzo d’Inverno di Cagliari,
in programma “Intricate Transizioni”, il primo degli appuntamenti organizzati da Machina
Amniotica e dall’associazione Palazzo d’Inverno.
Il gruppo cagliaritano sarà affiancato dalla scrittrice Susanna Licheni
in una performance di poesia.
La serata rappresenta un’anteprima della rassegna di poesia e musica di prossima
programmazione a cura di Machina Amniotica e del Palazzo d’Inverno
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domenica 2 febbraio 2003
È uscito il disco «Intricata Transitoria»,
l'ultimo album autoprodotto dall'ensemble multimediale sardo
Machina Amniotica, i suoni della poesia
Un potente mix di suoni e citazioni; le cover di Portishead e Krisma
di Walter Porcedda
CAGLIARI. Ecco il suono della poesia. Quello
che dà volume, corpo e profondità al nostro
tempo. Sta dentro «Intricata Transitoria», ultimo
album autoprodotto dall'ensemble sardo dei
Machina Amniotica, una delle opere musicali più
avanzate e stimolanti prodotte negli ultimi mesi in
Italia nel campo della nuova ricerca. Il disco - che
verrà distribuito nazionalmente da un'importante
label, probabilmente Audioglobe - è un'opera di
considerevole livello musicale, suonata in modo
impeccabile, che colloca al centro l'elettronica
come collante di una progettualità multimediale,
troppo ricca d'altro canto, di rimandi e di
riferimenti da poter essere chiusa in un solo
genere. Musica e opera da cliccare, che invita e suggerisce percorsi interattivi, tra poesia e
immagine, parole e rumori, versi e suoni. Oltre la poesia e oltre la musica. Perchè Machina
Amniotica è soprattutto un gruppo che concepisce il "live act", come insieme correlato di input.
Clip originali e fotogrammi rubati alla quotidianeità televisiva, vengono riletti con montaggio
interattivo e proiettati durante la performance, mentre i versi "letti" dal poeta e cantante Roberto
Belli, con forte carica andrenalica, evocano atti di ruvida teatralità. Attorno, assieme e dentro
questi versi c'è naturalmente la musica. Quella stessa che è stata catturata e messa dentro
«Intricata Transitoria», frutto delle numerose esibizioni tenute dal gruppo (oltre a Belli, Arnaldo
Pontis, , tastiere e samplers, Marco Rocca, chitarre computer e campionamenti e Paola
Cireddu, basso elettrico e voce) lungo questi ultimi due anni. Dall'apertura del concerto live di
Lydia Lunch a Cagliari, del novembre 2000, alle diverse performance dell'ensemble nell'ambito
di festival e "reunion" in Italia e all'estero, sino alla recente collaborazione con i Krisma di
Maurizio Arcieri e Cristina Moser (con i quali si sono esibiti anche dal vivo all'ultimo
«Rockaralis»). Cioè: un lungo e nervoso flusso sonoro - rimarchevole come sempre il lavoro di
missaggio di Simon Balstrazzi - che tiene incatenati all'ascolto. In grado di rimandare con un
magico slalom alle infinite citazioni, fatte proprie dai Machina e, ritrasformate in uno stile unico.
Dai Residents a tutta la musica avantgarde dagli anni Ottanta in poi. Ecco quindi profumo di
Soft Cell, ma anche Robert Fripp, Nick Cave, fino a John Zorn... Ma non sono che solo alcuni,
piccolissimi segnali affioranti qua e là da un potente mix che si dipana nel lungo "reading" che
nelle nove tracce dell'album sedimentano più di una emozione. Dagli originals, ricchi di un
ritmica che oscilla dalla dance techno al drum&bass, dal post punk (vero cuore pulsante di tutto
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il progetto) all'elettropop di «Notte sacra contaminata» a «Seduto nel buio» ai bellissimi «Oasi di
caos», «Esci dal cerchio», «Cittadino» (con la citazione morriconiana del film degli anni Settanta
di Elio Petri interpretato da Gian Maria Volontè) fino a «Pakard-Allò» basata sui testi del poeta
surrealista Benjamin Peret alle cover dei Krisma (una straordinaria «Samora») a una
irriconoscibile e trascinante versione di «Over» dei Portishead. Davvero una delle migliori opere
del rock sperimentale italiano (il disco al prezzo politico di 10 euro si può trovare presso la
libreria Cuec, il negozio di dischi Zimbra di Cagliari, oppure richiedendone una copia via Internet
all'email del gruppo: [email protected]).
gennaio 2003
BLOW up
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