Periodico d’informazione scolastica. Anno 1. Numero 3. € 0.30 APRILE-GIUGNO 2011 Un’esperienza indimenticabile Si conclude il primo anno di lavoro della redazione del Gobetti Mirror Lo dirò senza timore e senza ulteriori indugi, per me è stata veramente una gioia poter realizzare quest’idea, è stata un’esperienza dal valore incommensurabile e non riuscirei, anche volendo, a trasmettere le sensazioni che ho provato nel vedere un gruppo di ragazzi che con passione ha deciso di seguire quest’idea, di farla crescere, di portarla avanti. di Davide Beghi 5F, segue a pagina 3 Lacrime salate Siamo disposti a regalare il 65% del nostro corpo ad una società per azioni? L’acqua, che lo vogliamo o meno, è essenziale ad ogni essere vivente per rimanere tale, anzichè trasformarsi in un qualsiasi agglomerato di atomi di carbonio. Rumble on Clima caldo, paludoso: aria ferma e appiccicosa; mancano solo le zanzare sebbene l’asmatico ronzio del condizionatore (rotto) sembri non volerci far mancare l’illusione di una puntura imminente. Luci basse,bassissime; qui in prima linea si scrive ad intuito ( nonostante il buio il vecchio proiettore non riesce a mostrare molto ). di Marco Rivi, segue alle pagine 3 e 4 Un glorioso congedo All’interno di questa scuola abbiamo docenti che sono in grado di esprimere loro stessi con il proprio lavoro, abbiamo la fortuna di incondi Davide Beghi 5F, segue a pagina 2 trare persone che trovano, nell’arte di istruire, la loro passione più grande, trasmettendoci discipline e, perché no, emozioni! “Le lancette della memoria” Ddi Federico Rivi 3E, segue alle pagine 4 e 5 2 Agosto 1980: un ordigno esplode TOP SPIN 4 nella sala d’attesa della stazione di Game, set and match 2K Sports! Bologna causando la morte di 85 perErano ormai quattro anni che gli apsone e ferendone centinaia. passionati di videogiochi tennistici attendevano trepidanti un titolo defidi Chiara Guerri 4E, segue a pagina 5 nitivo, rivoluzionario e che sapesse coinvolgere completamente il giocaRigoletto tore. Un omaggio del nostro giornale al maestro emiliano Rigoletto è il culmine della tragicità verdiana,che abbandona le solite convenzioni per dare vita ai numerosi duetti, chiusure inusuali, ma efficaci. di Davide Nicotra 4E, segue alle pagine 8 e 9 La bisbetica domata Chi ha detto che il teatro è roba da vecchi? Che è caduto in disuso e che i giovani ne sono completamente disinteressati? di Elisa Bignardi 4E, segue a pagina 6 Una sera lunga un'immensità Backstage di “Rumori Fuori Scena” di Federico Corradini 4E, di Matteo Martinelli 5F, segue segue alle pagine 12 e 13 a pagina 7 ATTUALITÀ LACRIME SALATE Siamo disposti a donare il 65% del nostro corpo ad una società per azioni? Il reale problema è costituito dal precedente che si verrebbe a creare. Fino ad ora solo e soltanto in tempo di guerra sarebbe potuto succedere, in uno stato democratico e sviluppato, che il prezzo del cibo e dei beni di prima necessità subisse un’impennata vertiginosa e questo era dovuto, diciamo così, a problematiche logistico-economiche ben evidenti in una situazione di conflitto armato tra stati. L’acqua, che lo vogliamo o meno, è essenziale ad ogni essere vivente per rimanere tale, anzichè trasformarsi in un qualsiasi agglomerato di atomi di carbonio, così come l’ossigeno e l’aria più in generale sono fondamentali affinchè questi esseri viventi riescano a far funzionare il proprio organismo e, come sopra, a mantenerlo vivo. Da sempre la mitologia e la letteratura associano all’acqua immagini di vita, di rinascita, non a caso quella dell’eterna giovinezza tanto decantata nei libri antichi è una fonte, e non certo di cioccolato al latte, anch’esso in ogni caso composto di acqua. Privatizzando l’acqua, o meglio, affidando ad enti terzi e privati la gestione delle risorse e delle riserve idriche potremmo anche correre il rischio di mettere molte persone nella condizione di non poter usufruire di questo prezioso bene nella maniera e nella quantità adeguate. Già nello scorso decennio qualche studioso aveva indicato la lotta per l’acqua come la guerra del futuro, poiché la popolazione mondiale in esponenziale crescita fa aumentare a dismisura il consumo, mentre il surriscaldamento terrestre e lo scioglimento delle calotte polari riducono sempre più le riserve di acqua dolce disponibili. Se vi dicessi che da domani ognuno dovrà versare una tassa per l’utilizzo dell’aria voi cosa rispondereste? Dopo un’interminabile serie di improperi penso di sapere quale sarebbe la risposta, ovviamente sarebbe no, poiché per tutti è lampante che tutti abbiamo bisogno di aria per vivere quindi nessuno può arrogarsi il diritto di dire : <<questa è mia>> Come si fa ad autorizzare qualcuno a reclamare il diritto di proprietà, o di gestione mettetela come vi pare, su un bene che a tutti è necessario? La vera paura è che si faccia dell’acqua una merce per fare enormi profitti, e si può star sicuri che di acqua ce ne sarà sempre bisogno, così come una merce è l’acciaio, ma sfido chiunque a bere un litro di acciaio lievemente frizzante. Probabilmente questa soluzione fu presa anche per far si che venissero rimessi a nuovo gli impianti di distribuzione, visto che nessun’azienda privata lavorerebbe con 2 degli impianti che disperdono almeno il 30% di ciò che trasportano, però credo sia palese per tutti che se i passaggi aumentano, parallelamente aumentano anche i costi di gestione. Da uno Stato, versando i contributi, ci si aspetta che offra i servizi di base necessari alla popolazione seguendo politiche mirate a migliorare la vita dei cittadini, certamente non ci si aspetta che questi servizi vengano sub-appaltati a ditte e imprese terze che dovrebbero, per forza di cose, far salire il costo di tali servizi per poter reggere alla pressione del mercato; la distribuzione dell’acqua e la gestione delle risorse idriche rientrano, senza ombra di dubbio, tra questi servizi primari. Davide Beghi 5F CAMERA CON VISTA RUMBLE ON IN AULA: Clima caldo, paludoso: aria ferma e appiccicosa; mancano solo le zanzare sebbene l’asmatico ronzio del condizionatore (rotto) sembri non volerci far mancare l’illusione di una puntura imminente. Luci basse,bassissime; qui in prima linea si scrive ad intuito ( nonostante il buio il vecchio proiettore non riesce a mostrare molto ). Siamo sul fondo della barriera corallina, caparbie spugne che cercano di filtrare il plankton che la marea vocale dei professori ci soffia addosso dall’alto del microfono. Le senti le onde, possono essere veloci e sicure o agitate e balbettanti. Ogni corrente ha il suo linguaggio. Tanti e ancora tanti occhi. Un numero così grande di sguardi per un periodo tanto prolungato è difficile da descrivere. Di norma sono sguardi silenziosi , ma basta un nulla per creare un caos. Col tempo ,dal caos, riesci a leggere il contributo di ciascuno e ,da quello, riconosci le singole personalità. Si è passati dalle 2125 persone delle elementari-medie-superiori a 150 individui mai visti prima. Ognuno ha un percorso alle spalle , un vissuto, una storia. E tu non hai idea di quale sia. Spesso non sai neppure come si chiama quello che hai accanto! Inizialmente ti disorienta,e parecchio. Ti rendi conto che le prime impressioni sono idiozie e che esistono infinite sfaccettature di caratteri tra quelle poche tipologie con le quali hai avuto a che fare fino a quel momento. Le maschere di Pirandello a confronto appaiono come un banale teatro di burattini. Devi scegliere: o ti procuri un consistente set di personaggi o ti giochi il tutto per tutto ai dadi e mostri la tua vera faccia. Qualunque sia il ruolo che decidi di fare tuo, è un’interpretazione davvero difficile. Capire come si è davvero e come devi reagire in situazioni completamente nuove, senza affidarsi a modelli o stereotipi, è assolutamente disarmante. Ti senti più vero e più solo che mai. In alcuni momenti vorresti solo tornartene a casa e dormire per un anno e svegliarti per tornare alle superiori dove sono stati altri a costruirti una routine e parte del tuo modo di essere. Ora sei tu, punto. Non c’è giustificazione sul diario ( non c’è neanche il diario a dirla tutta) ;non c’è più il 3 prof-persona ma solo il docente ; non ci sono più le fughe per saltare l’interrogazione perché sei tu a dover implorare i prof di poter sostenere gli esami ; non c’è più l’incazzatura dell’insegnante per i compiti andati male perché a nessuno importa di te e la richiesta di uscire dall’aula perché nessuno ti obbliga a restare non è una semplice frase fatta , nessuno ti costringe davvero. Sei lì solo perché coi soldi dei tuoi genitori o con quelli che riesci a guadagnare stai pagando delle cifre paurose per poter imparare a fare un lavoro per il quale le scuole superiori non potevano che darti delle basi. Tutta la fatica ,la lotta continua per un voto alto ti sembra solo energia sprecata se non hai capito nulla di quello che hai studiato. I voti,se fini a se stessi sono solo carta straccia . Un “sei” sudato non è neppure paragonabile ad un “dieci” regalato a ottenuto per pura fortuna o simpatia. I prof gentili e poco esigenti d’un tratto appaiono degli inetti mangia stipendio mentre quelli più severi ai quali non si riusciva a stare dietro per tutto quello che pretendevano diventano d’un tratto dei salvatori. Le brutte persone restano tali anche cambiando prospettiva e , come unico pregio , gli si riconosce di aver fatto irrigidire le ossa prima del dovuto. Andando all ’università ti accorgi che ,volente o nolente , sei considerato un adulto e devi affrontare i modi e i riti attraverso i quali gli adulti si relazionano : sono gli stessi dei ragazzi una volta entrati in confidenza , ma molto più superficiali e distaccati inizialmente. Mai scoprire le carte prima di conoscere l’avversario,no? Ci sono tante aspettative per il dopo-superiori. Per ora, le cose non sembrano cambiate così tanto come modo di insegnamento , con la differenza che un programma triennale viene svolto in tre mesi e che tutto ti può venir richiesto in sede dì esame. Tutto. Un semplice accenno durante la lezione può diventate il quesito chiave di un’interrogazione. Non puoi neppure affidarti al libro perché il docente segue un suo schema per gli argomenti e tuttalpiù, può più o meno appoggiarsi a vari libri ( che possono variare dai 40 ai 600 € ) nei quali comunque le cose non saranno spiegate esattamente come vuole lui. Per farla breve,senza un ripasso maniacale e una considerevole dose di fortuna le prove non si superano mai indenni.Ogni possibile test ( dal più sensato al più squallido) per aiutare gli REDAZIONE Direttore: Davide Beghi 5^F Vice Direttore: Federico Rivi 3^E Co-redattori: Matteo Martinelli 5^F, Chiara Guerri 4^E, Elena Rango 4^E, Federico Corradini 4^E, Serena Immovilli 4^E, Davide Nicotra 4^E, Matteo Croci 2^F, Matteo Balestrazzi 2^F, Gianluca Borghi 2^F Corrispondente esterno: Marco Rivi CAMERA CON VISTA 4 studenti a scegliere il successivo percorso scolastico si riduce ad un unico fattore : la “voglia”. E quella non hai mai la certezza di quanto reggerà. Dopo avervi terrorizzati a puntino,è ora di parlarvi un po’ dell’altra faccia della medaglia. Gli stimoli non mancano mai e ,se hai la fortuna di riuscire ad entrare nella facoltà che ti interessa non potrai fare a meno di desiderare di imparare cose sempre nuove. La “ voglia” può germogliare anche nel più sassoso dei terreni se accuratamente arato con la curiosità. All’università smetti di essere l’ultimo beneficiario di un prodotto già in commercio da diverso tempo ; diventi assaggiatore delle novità nel luogo stesso in cui vengono sfornate perché sei a contatto e allievo di chi alla ricerca ha dedicato un’intera ( e sottopagata) vita. Buona parte di quello che ti hanno insegnato viene rimaneggiato e aggiornato se non addirittura sostituito del tutto. L’università è mutamento e tu,seppur in infinitesima parte, fai parte di questo cambiamento. I cambiamenti spaventano , ma nessun sentimento ti fa sentire vivo come la paura. Marco Rivi ACCADE AL GOBETTI UN GLORIOSO CONGEDO All’interno di questa scuola abbiamo docenti che sono in grado di esprimere loro stessi con il proprio lavoro, abbiamo la fortuna di incontrare persone che trovano, nell’arte di istruire, la loro passione più grande, trasmettendoci discipline e, perché no, emozioni! Ebbene, l’insegnante, con la quale ho avuto l’onore di condividere due anni e che indubbiamente è una degna rappresentante di questa categoria di docenti, porta il nome di Paola Montani. In un’intervista concessami dalla stessa sono riuscito a farmi raccontare varie idee e pensieri propri della prof. -“Iniziamo L’intervista con una domanda che La prego di non considerare indiscreta, ma risulta utile al fine di far comprendere ai nostri lettori, il grado di esperienza da lei maturato: da quanti anni insegna? E, nello specifico, in questa scuola?” tate di riuscire a seguire tutto: ci vorrebbero geni! I ragazzi, quindi, lasciano la scuola per ultima, dedicandosi prima alle attività personali per poi concentrarsi sulla scuola, quando il liceo richiederebbe ancora una certa puntualità, una precisione ed un impegno che molti non possono completamente concedere.” -“In ambiente scolastico si sente spesso dire che questa professione, più che un lavoro, è una missione, come vive o interpreta lei questa affermazione?” “Mio marito ha sempre detto che io non facevo l’insegnante per mestiere, ma lo facevo con fiducia… sicuramente gli studenti che ho avuto avrebbero preferito che fosse meno missione e più mestiere, ma io ci ho creduto molto. Infatti adesso ho deciso di andare in pensione, perché ci credo meno.” “Nell’ambito scolastico gravito dal ’78 e qui in questa -“C’è qualche persona o episodio, di cui conserscuola dal ’93, quindi una vita, direi.” va un particolare ricordo?” -“In tutti questi anni di insegnamento, quant’è cam“In generale, sia in positivo sia in negativo, di molbiata, secondo lei, la scuola?” ti. Poi ,giorni fa, è capitato che un ragazzo mi chie“Moltissimo, è cambiata moltissimo e non dico in nega- desse nel parcheggio, se mi ricordavo di lui… mi tivo, diciamo però che nei miei primi anni di insegna- ricordavo la faccia, ma il nome non lo ricordavo mento esisteva la scuola e solamente la scuola, pochi assolutamente. Perciò doveva essere un alunno che erano i ragazzi che si dedicavano ad attività extra, al non si era messo, né in positivo né in negativo, parmassimo c’era gente che suonava il pianoforte, ma era ticolarmente in luce. Ho alcuni buonissimi ricordi gente molto in gamba. Poi, l’avvento dei telefonini, del di ragazzi, non tanto per lo studio del latino, quancomputer, del Web, l’attività sportiva e le altre cose, po- to per la crescita, per la maturazione… di altri il sitivissime, ha però impedito a persone normalmente do- parere era scolasticamente negativo ed è rimasto tale!” ACCADE AL GOBETTI 5 -“Quali rammarichi ci sono nell’abbandonare questa attività?” “Le lancette della memoria” “Adesso è troppo presto per poterlo dire, perché intanto sono ancora qui; poi quando dovrà ricominciare la scuola a settembre ed io non sarò qui, allora forse appariranno alcuni rammarichi. Ora no, perché quello che potevo, che ero in grado di dare, l’ho dato, perciò direi che il mio excursus si è concluso.” 2 Agosto 1980: un ordigno esplode nella sala d’attesa della stazione di Bologna causando la morte di 85 persone e ferendone centinaia. Settembre 2010: l’Istituto Piero Gobetti sceglie di non dimenticare. In occasione del trentesimo anniversario della strage è stato istituito il concorso di idee “Metti a punto le lancette della memoria” dedicato unicamente alla nostra scuola e voluto dai parenti reggiani di due delle vittime del terribile scoppio: Vittorio Vaccaro ed Eleonora Geraci Vaccaro. Il progetto ha aperto agli studenti l’opportunità di scoprire il dramma e imparare l’importanza della parola, unico mezzo per affrontare la follia dei responsabili della tragedia. Il percorso è stato lungo: c’è chi ha avuto la possibilità di conoscere i familiari, chi ha studiato il caso con ricerche seguite dai professori o con documentari e altri hanno passato una mattinata nel luogo dell’accaduto, toccando con mano la cicatrice che è rimasta su una delle mura della sala d’aspetto. L’iniziativa è stata sostenuta col patrocinio del Comune di Scandiano e di Casalgrande, che hanno seguito il progetto aspettando gli elaborati delle classi partecipanti che avrebbero premiato il 16 Maggio 2011. Sono state inviate diverse tipologie di elaborati: dai saggi brevi ai video, dalle poesie alle immagini. La consegna dei premi è avvenuta nell’Aula Magna del nostro istutito, che per l’occasione ha ospitato il magistrato protagonista del processo Libero Mancuso, che ha ricordato la forza e il coraggio dei familiari delle vittime, anch’essi presenti alla cerimonia. Sono state ritenute vincitrici a pari merito le classi dei corsi R ed S, che hanno proposto un elaborato con poesie ed immagini riguardo il ricordo del 2 Agosto, e la classe 4E, che ha prodotto un filmato che tenta di dare la dovuta importanza alla vita di ciascuna delle vittime che sembra essere stata dimenticata. Gli organizzatori hanno concluso annunciando che l’anno prossimo verrà riproposto il concorso e che tutti avranno la possibilità di partecipare. Chiara Guerri 4E -“Penso che lei sia al corrente di essere un po’ un’istituzione all’interno di questo ambito scolastico, come ci si sente a occupare questa posizione?” “Sì, sì, lo so, un po’ per il tono, un po’ per quello che qualcuno chiama autoritarismo e invece io, presuntuosamente, chiamo autorevolezza acquisita nel tempo, sì: tanto che mi aspetto che ci sia un busto nel cortile della scuola! Beh, credo, negli anni, di aver acquisito un rispetto da parte degli studenti: dopo(!), quando la gente, crescendo, ha capito che non ho mai voluto danneggiarla. Sono stata pretenziosa ed incalzante con i miei alunni, questo sì, ma sapevo quello che avrebbero potuto dare, perciò credo che molti, dopo, mi ringrazieranno. I primi due anni mi odiano in toto tutti quanti.” -“Concludendo: la sua gloriosa uscita da questa scuola, potrà indurre degli effetti positivi sugli scrutini dei ragazzi del biennio?” “No! Dopotutto, la serietà e la professionalità vanno mantenute.” Tirando le somme, si può dire che la carriera di questa nostra osannata prof. vanti numerosi anni di esperienza perciò, che dire … un GRAZIE di cuore per tutto ciò che ci ha offerto, sia dal punto di vista didattico che umano, e … un “in bocca al lupo”, per una meritatissima pensione!! Federico Rivi 3E ACCADE AL GOBETTI Un’esperienza indimenticabile Si conclude il primo anno di lavoro della redazione del Gobetti Mirror È un sincero grazie quello che vorrei rivolgere a tutti voi, ai lettori di questo giornale che, anche se pochi, ci hanno dato la forza e la tenacia necessarie per arrivare fino a qui; al preside, che in assoluta libertà ci ha lasciato scrivere riguardo gli argomenti più disparati; ai professori che ci hanno dato consigli e sostegno nei momenti di maggiore crisi, o più semplicemente fornendo opinioni sugli articoli e, talvolta, correggendoli prima della messa in stampa del giornale; ai tecnici della RED di Scandiano, in particolare Stefano Govi, senza i cui consigli e l’aiuto fornitoci a titolo gratuito questo giornale non avrebbe materialmente preso vita. Ma un ringraziamento speciale e completamente personale devo rivolgerlo ai redattori, a quei ragazzi che si sono presentati alla prima riunione della redazione e che da allora hanno continuato a lavorare con costanza e tenacia. Erano anni che proponevo questa attività ma mai eravamo riusciti a trovare abbastanza consensi o abbastanza persone per poterla realizzare, finalmente quest’anno ci siamo riusciti e non è grazie a me, ma grazie a voi ragazzi che ci avete messo tanto impegno. Lo dirò senza timore e senza ulteriori indugi, per me è stata veramente una gioia poter realizzare quest’idea, è stata un’esperienza dal valore incommensurabile e non riuscirei, anche volendo, a trasmettere le sensazioni che ho provato nel vedere un gruppo di ragazzi che con passione ha deciso di seguire quest’idea, di farla crescere, di portarla avanti, nonostante critiche e svilimenti vari del lavoro svolto da parte di terzi. Spero che questa fantastica esperienza non si esaurisca quest’anno, ma che prosegua e che possa svilupparsi sempre di più, spero che un giorno incontrandoci potremo dire di aver dato vita a qualcosa di duraturo. Non mi rimane che ringraziare quindi Marco Rivi, per aver gestito la sua rubrica “camera con vista” in maniera sempre intelligente e brillante, scrivendo sempre in maniera sottile e trattando temi rilevanti ed attuali; Davide Nicotra che sempre e comunque ci ha fatto esplorare il mondo dell’opera caricando le sue recensioni di un pathos e di una passione direi fuori dal comune; Federico Rivi, l’attuale vicedirettore, che ha sempre trattato argomenti di quotidianità esprimendo tanta voglia di fare; a Elisa Bignardi, la più contestata redattrice di questo giornale, vanno miei particolari complimenti e un invito a non mollare mai e a continuare a dire quello che pensa, nonostante alcuni possano non essere dello stesso parere (che se ne parli bene, che se ne parli male l’importante è 6 che se ne parli diceva Shakespeare!); come non ricordare la competenza e la precisione dimostrate da Federico Corradini nel gestire la rubrica “games e sport”; un grazie anche ad Elena Rango che ha scritto e corretto articoli fino a che le è stato possibile visto l’incidente che l’ha vista protagonista, Elena ti auguriamo tutti una completa guarigione; chi, tra i nostri lettori, non si è dilettato nella soluzione degli schemi di parole crociate di Serena Immovilli? Per esigenze di spazio ho ricordato solo alcuni di questa, a parer mio, bellissima nostra creatura che è il Gobetti Mirror. Un grazie speciale a tutti quanti, buona fortuna per la vostra carriera scolastica e, chissà, per un eventuale futuro da giornalisti! Grazie di cuore. Davide Beghi 5F CULTURA E SPETTACOLO La bisbetica domata Chi ha detto che il teatro è roba da vecchi? Che è caduto in disuso e che i giovani ne sono completamente disinteressati? Noi studenti del Gobetti dimostriamo ancora una volta di essere un'eccezione positiva alla triste situazione in cui versa la cultura italiana, e siamo la prova che ancora oggi, nell'era di facebook e dei film in 3D, il teatro è vivo e vegeto anche tra le nuove generazioni. Come sempre la compagnia teatrale d'istituto, “Rumori fuori scena”, si è data da fare duramente nel corso di tutto l'anno scolastico per preparare lo spettacolo che si è tenuto il 10 e l'11 maggio al teatro Boiardo di Scandiano. I nostri eroi hanno splendidamente interpretato “La bisbetica domata”, celeberrima commedia di William Shakespeare. La vicenda vera e propria è introdotta da una breve storia che le fa da cornice, permettendo agli attori più giovani e inesperti (ma non per questo meno bravi) di recitare parti meno impegnative. Nella prima scena un locandiere(Michele Cantiello) e sua moglie (Francesca Medici) sono alle prese con Sly,un simpatico ubriacone brillantemente interpretato da Hidajet Asanovski Con l'arrivo di una compagnia di artisti e saltimbanchi(Alberto Burani, Ivan Freddo, Michael Vacondio, Marius Zaharia, Valentina Carbognani, Guo Ruoshui, Sara Russomando) tutti decidono di escogitare uno scherzo a danno del povero Sly, facendogli credere di essere un ricco signore, felicemente sposato e con decine di persone al suo servizio. Così, per allietare il loro “padrone” gli attori mettono in scena una commedia: ha così inizio “La bisbetica domata”. Siamo a Padova, il signore Battista Minola (Federico Rivi) ha due figlie: Bianca (Lucrezia Zanni) la minore, bella e gentile, e Caterina (Vitamaria Barretta) arrogante, irascibile e ovviamente “bisbetica”. Bianca ha numerosi pretendenti, tra i quali spicca Lucenzio (Davide Germini), che per corteggiare la ragazza prende il posto del suo fedele servitore Tranio (Matteo Martinelli), fingendosi precettore di latino e letteratura, e Ortensio (Eric Bondi), il quale si improvvisa insegnante di musica. Mentre i “maestri” cercano di conquistare il cuore di Bianca, si viene a sapere che finché la sorella maggiore non avrà trovato marito, Battista non darà a nessuno la figlia minore in sposa. Ma a risolvere la situazione ecco che arriva il grande Emanuel Napoleone nei panni di Petrucchio, il quale, informato dall'amico Ortensio della bisbetica in età da marito, decide immediatamente di sposarla. Nonostante Caterina sia contraria, viene presto stabilita la data delle nozze, ma il giorno della cerimonia Petrucchio arriva in ritardo, malvestito e se ne va prima della 7 fine dei festeggiamenti. I novelli sposi conducono una vita molto modesta, e ben presto la bisbetica, con continue umiliazioni e privazioni, diventa sempre più ubbidiente e mansueta. Infine Lucenzio riesce ad ottenere la mano dell'amata Bianca e Ortensio invece sposa una vedova da tempo innamorata di lui. La commedia si conclude con i tre amici Petrucchio, Ortensio e Lucenzio, che riunitisi scommettono su chi di loro ha la moglie più devota e obbediente. Con grande sorpresa di tutti Caterina, un tempo scontrosa e “selvaggia”, si rivela essere la più obbediente e spetta a lei a fare la predica alle altre due donne ricordando loro i doveri coniugali. Dopo questo colpo di scena la commedia è giunta al termine e Sly, che si era addormentato, si risveglia credendo che tutto l'accaduto sia stato uno strano sogno. Una volta chiuso il sipario il teatro gremito di noi ragazzi, venuti a vedere i nostri compagni di classe, è scoppiato in un meritato applauso. Sebbene non siano attori di mestiere molti di loro hanno la stoffa dei veri professionisti e riescono sempre a regalarci interpretazioni vivaci e appassionate; infatti sono in grado di calarsi completamente all'interno della psicologia del personaggio e di recitare con straordinaria naturalezza. Niente è lasciato al caso: il portamento, il tono della voce, ogni singolo gesto sono accuratamente studiati e sembra quasi di assistere a una reale metamorfosi dei nostri compagni nelle persone interpretate. Oltre al talento dei singoli, anche scenografie, costumi e musiche sono semplici ed impeccabili allo stesso tempo. Inoltre non c'è da dimenticare l'importanza culturale e gli insegnamenti umani del teatro: oltre a passare una serata piacevole in compagnia, con persone che recitano davanti ai nostri occhi dal vivo e non attraverso uno schermo televisivo, ogni opera teatrale porta con sé valori, ideali, critiche e problematiche su cui è sempre bene riflettere. Il bello del teatro è proprio questo, il fatto che non si impara solo facendo l'attore ma anche rimanendo un semplice spettatore. Ora non mi resta che complimentarmi di nuovo con tutti i membri della compagnia augurando loro buona fortuna per il prossimo anno. Elisa Bignardi 4E CULTURA E SPETTACOLO Una sera lunga un'immensità Backstage “Rumori Fuori Scena” ...E si abbassano le luci. Nella presunta apatica calma dei nostri visi, i cuori scalpitano, le mani tremano. Il silenzio, quel silenzio tanto atteso riempie la sala, spezzato poco dopo solo dalla musica d'apertura. La tensione sale, sale, sale fino al punto di non ritorno, l'adrenalina scorre veloce, assieme ai pensieri… Quel momento si poteva considerare come il riassunto di un anno di preparazione e di lavoro. Si riconoscevano tutte le sensazioni, si vivevano, quasi si palpavano. A partire dal primo incontro, riscoprendo il piacere rivedere i soliti volti e incontrarne di nuovi. E ognuno ha dato il suo contributo, tutto personale, ognuno caratterizzava la nostra compagnia in maniera unica, irripetibile. C'erano i veterani, che con la loro esperienza giocavano con le parti, quasi riuscendo ad amalgamare nelle loro comparse finzione e realtà; tra loro inoltre vi erano i precisi, quelli che già dopo il terzo incontro sapevano a menadito la parte, e il lavativi, che credo non saprebbero ripetere nemmeno ora le loro battute; i novellini riempivano le prove con la loro prima timidezza, leggendo però negli occhi qualcosa che poi è cresciuto con loro, e assieme a loro siamo cresciuti un po' tutti; poi vi erano i simpaticoni che con le loro battute, i loro scherzi e i loro colpi di genio (il più delle volte fuori luogo, ma sempre e comunque assolutamente recitati) riuscivano a portare i registi a picchi di nevrosi spaventosi, ma che con la loro vitalità davano a tutto quel retrogusto di divertimento, gioia, sorriso che rendeva tutto ancora più piacevole, unico, bello. E infine c'erano i rompipalle, come me. La preparazione è stata lunga, faticosa, ma estremamente appassionata. Eppure quest'anno qualcosa non tornava. L'insicurezza forse, era troppa, temevamo di dover improvvisare: e di improvvisazione ne avevamo fatta davvero poca. Inoltre, un imprevisto ci colpì a un paio d' ore dal debutto della prima, quasi come una maledizione: il trasformatore per il controllo luci, collegato al mixer, ha cominciato a puzzare, puzzare di bruciato, e ad essere caldo, troppo caldo. Al diffondersi della notizia le nostre facce erano sbiancate nonostante il fondotinta. La paura, il timore, si leggeva nei nostri occhi, ma era quasi completamente slacciata dalla nostra espressività: non potevamo rientrare in noi stessi per disperare, stavamo cessando di essere noi per vivere e respirare una vita che non era nostra, pen- 8 sieri di qualcun altro, le sue passioni, le sue azioni. Stavamo entrando nella parte. Il tempo di sistemare il trasformatore non c'era, così cercammo di raffreddarlo con un ventilatore dicendoci tra noi “the show must go on” e di sicuro non potevamo fermarci ancor prima di aver iniziato. Mancano meno di 5 minuti. Ormai noi siamo dentro, il resto è fuori. Prendiamo posto, presi quasi da un anelito di fratellanza ci sistemiamo a vicenda i costumi alla ricerca di una prima perfezione, ripassiamo con la mente per l'ultimissima volta le nostre battute, quasi alla ricerca di un ultimo baluardo, di un ricordo un po' più fresco, un po' più lì, vicino a noi, da essere afferrato ed espresso tutto d'un fiato. Le luci si abbassano. Il tempo rallenta. Quasi magicamente, regna il silenzio. La tensione sale. Ci stringiamo un po' a noi, un po' al cuore. Sotto i nostri piedi vi è come un baratro. Una luce, la musica, si entra! La tensione diventa emozione, la mente si riprende, tutto diventa più lucido, più reale, come un sogno diventato vero. Le scene si susseguono con le parole, le parole ai gesti, rincorrendo la memoria, rendendo ogni istante unico, ogni movimento irripetibile, ogni sguardo sospeso tra finzione e realtà. In quegli istanti un turbinio di emozioni ti invade l'anima strappando al cuore verbi che non possono essere detti, sguardi che bisogna controllare, battiti cardiaci da tenere a freno, tutto sotto una calma celestiale. Tutto scorre, tutte le battute fuoriescono come un fiume in piena, ogni espressione azzeccata a modo suo, fino alla fine. Gli applausi si rincorrono, cosi come i nostri respiri ormai affannati, scaldati dai petti che sotto l'attrito di tutti questi movimenti hanno raggiunto confini che forse nessuno potrà mai capire. E un sorriso, un sorriso spunta sotto ogni naso, quasi come una firma di merito, assaporato e goduto fino in fondo come non mai. Il sangue si riappropria del cuore, il cuore dell'emozione. Ma c'è qualcosa in più. Il resto è storia. E per fortuna che il trasformatore ha retto… Un particolare ringraziamento va ai registi, sempre pazienti e disposti a regalarci un po’ della loro esperienza e di loro stessi. Un altro ringraziamento va a tutti i membri della compagnia teatrale, senza i quali credo non avrei mai immaginato di poter provare tanto, in uno spazio così piccolo. Ma soprattutto l'ultimo ringraziamento va al pubblico, senza il quale ognuno di noi non avrebbe di sicuro vissuto tanto. Tra i quali per ognuno di noi, c'era qualcuno di speciale. Grazie. Matteo Martinelli 5F CULTURA E SPETTACOLO Da Venezia a Reggio Emilia: Rigoletto 9 Rigoletto giura vendetta (“… Sì, vendetta,tremenda vendetta ,di quest’anima solo è disio …”) e assolda allora un sicario per compierla: uccidere il duca di Mantova. Il duca allora si reca all’osteria dove si trova Sparafucile, il sicario, e conosce sua sorella Maddalena, tanto affascinata dal giovane da scongiurare il fratello di non ucciderlo. Alla scena assistono anche Gilda e Rigoletto che, avendo mostrato alla figlia quali sono i suoi veri costumi oltre il falso nome di “Gualtier “, sperava di averla disincantata; tuttavia ella non cede e anzi firma la sua morte. Era infatti stato concordato tra Rigoletto e Sparafucile che quest’ultimo assassinasse il Conte, ma avendo Gilda udito queste trame ecco che con man trema bussa all’uscio dell’osteria e ad aprirle è la morte: una pugnalata la ferisce. Gilda è dunque messa in un sacco e consegnata al padre, che giunto La magnifica vicissitudine di Rigoletto si ripete a Reggio Emilia il 6, con la prima, e il 9 Aprile, con la seconda performance, nell’ottocentesco teatro Valli sotto gli occhi e gli orecchi di vigile criticità degli spettatori. La prima, infatti, fu oggetto di critiche soprattutto per “Gilda”e per il “Conte”, giudicati l’uno troppo spento a dispetto del fuoco che il suo personaggio dovrebbe accendere nel canto, l’altra invece eccessivamente debole e sommessa. L’opera si costituisce di tre atti: una sfarzosa sala raduna il duca di Mantova con i suoi cortigiani, il buffone Rigoletto, i convitati illustri; tutti si danno al gaudio della serata. Il duca, essendo uno scostumato (“Questa o quella per me pari son…”), si cimenta immediatamente nella seduzione di una gentildonna maritata al conte di Ceprano, anch’egli presente al simposio. Altra vittima delle provocazioni del duca è una giovane assidua frequentatrice della chiesa, luogo in cui il duca ama spesso intrufolarsi sotto mentite spoglie. Il padre della ragazza, il conte di Monterone, irrompe nella sala reclamando giustizia in nome del buon nome e costume della figlia offesa. Rigoletto deride allora il malcapitato che, provato dalla doppia offesa, gli lancia una maleL’unico che ha dato spessore al personaggio del duca tanto da distogliere quasi dizione l’attenzione dal buffone, Luciano Pavarotti. (“Maledizione” era il titolo originale dell’opera e, non a caso, trattasi della a palazzo si isola per gustare la vendetta nel vedere parola concludente il melodramma). il duca esanime. Echeggia però l’inconfondibile Rincasato, Rigoletto raccomanda alla figlia di non lascia- motto del duca:“La donna è mobile qual piuma al re la magione e sollecita la governante Giovanna affin- vento, muta d’accento e di pensiero …”. chè non apra la porta ad estranei. In realtà Giovanna fa Un pallido Rigoletto s’affretta a dipanare il nodo entrare un giovane noto come Gualtier Maldè, che con- del sacco,che alfine si mostra contenere una Gilda fessa il suo amore per la figlia di Rigoletto a Gilda, morente. “Ah la maledizione!”… Il buffone piange anch’essa in balìa di lui. nello strazio, mentre l’orchestra scoppia in una Intanto giunge una cerchia di cortigiani insieme al conte gravità degna di un decreto dell’Ade … S’alza la di Ceprano con l’intento di rapire quella che credevano notte e cala il sipario. essere l’amante del buffone. Gilda è portata a palazzo Insomma, come si dice, l’ironia del destino ha voludove incontra il padre, terrorizzato dopo aver scoperto to che Rigoletto subisse ben peggio di ciò per cui del rapimento, lasciandosi a teneri abbracci con il vec- derise padri disperati; proprio lui, che non aveva chio. mai provato pietà per chi era stato minato dai mi- CULTURA E SPETTACOLO sfatti di palazzo, nell’ultimo duetto dell’opera chiede quella “pietade” che mai offrì ad altri, pietà che non gli rispose e gli voltò le spalle. Come già molti critici hanno evidenziato, ipotizzandone di ogni, il conte, dedito alle gozzoviglie e ai capricci, non pare essere toccato dagli accadimenti che si sviluppano lungo il dramma. Ma con molta probabilità, la ragione è solo una: Verdi non era ossessionato dal personaggio del malcostumato, quanto invece si preoccupò di arricchire il personaggio di Rigoletto, il “brutto” che però muove le fila della vicenda e si redime, con la scomparsa si Gilda, da una vita di turpitudini. Il “brutto”che come tale riempie di bellezza la scena per la sua natura che fa bello il bello. Oppure Verdi voleva condannare una categoria ben precisa di uomini: conti e duchi, dediti alle passioni sfrenate e passeggere, uomini sfacciati ed estremamente cinici. Rigoletto è il culmine della tragicità verdiana, che abbandona le solite convenzioni per dare vita ai numerosi duetti, chiusure inusuali, ma efficaci (come quella del secondo atto). Stupefacente è il quartetto composto da Gilda, il padre, Sparafucile e la sorella; tutti trasmettono al contempo un sentimento diverso, per cui si crea una sovrapposizione vocale eterogenea che fa pensare ad una promiscuità di suoni orchestrali che si spandono in ogni direzione, lasciando anche allo spettatore la possibilità di scegliere in quale personificarsi. Per quanto riguarda la serata del 9 Aprile, gli interpreti dei principali ruoli sono stati Eric Culter quale Duca di Mantova, Roberto Frontali come Rigoletto ed Ekaterina Sadovnikova come Gilda. A dirigere l’orchestra il maestro Diego Matheuz,la regia invece era stata curata da Daniele Abbado, figlio del ben più famoso Claudio. La trilogia popolare Traviata,Rigoletto e Trovatore resta ancora oggi tra i componimenti di Verdi più eseguiti,ed anzi il maestro emiliano supera perfino l’immortale Mozart, dal momento che ultimamente “Traviata” ha superato l’indice di gradimento de “Il Flauto Magico”. “Gloria all’Egitto”,gloria all’Italia! 10 Il senso della cultura "I miei amici, quelli che andavano a scuola, studiavano durante il giorno e nel tempo libero non avevano voglia di leggere. Spesso ciò che studiavano non li interessava, quindi finiva che, passato il periodo delle interrogazioni, non ricordavano quasi nulla. Anche all'università il problema era solo superare gli esami. Passavano anche tutta la notte sui libri nei giorni precedenti un esame, ma dopo una setimana nella maggior parte dei casi avevano dimenticato quasi tutto. Per me era diverso. Mi avvicinavo ai libri e sceglievo quelli che andavano bene per me, senza pensare ad uno scopo finale, o ad un voto, ma solo per il semplice piacere di scoprire, di sapere. Era la voglia di saperne di più che mi dava l'idea di crescere". Ma la realtà odierna è veramente così? La maggior parte degli studenti preferisce dedicare tempo alle proprie passioni piuttosto che spenderlo sui libri, dedicando allo studio solo il tempo necessario, senza approfondire gli argomenti. Tutti si riducono a studiare nei giorni prima delle verifiche o degli esami e, dopo ore e ore di studio, a distanza di una settimana non si ricordano più nulla. Inoltre cresce sempre di più il numero dei giovani che non amano leggere libri, anzi, leggono solamente sotto esortazione dei professori. Ma fosse il male dei libri! Quanti ragazzi al giorno d’oggi leggono quotidianamente un giornale? A mio avviso davvero pochi. Escluse riviste sportive o di “gossip”, i giovani sono sempre più disinteressati a ciò che accade intorno a loro; così evitano di leggere giornali o di guardare notiziari in televisione. Nell’Italia patria di grandi dotti, studiosi e artisti si sta assistendo ad una perdita graduale del valore e del sentore della rilevanza della cultura. Ovviamente questo è un discorso generale, fortunatamente nella nostra penisola ci sono ancora grandi menti e persone molto acculturate, purtroppo però i mass media preferiscono dedicarsi a personaggi aventi tanta fama quanta fame di intelligenza. Persino i nostri politici sbagliano a coniugare verbi: Davide Nicotra 4E coloro che dovrebbero governare e rappresentare l’Italia non sanno parlare l’italiano! Quando chiudiamo un libro perché non abbiamo voglia di studiare, dovremmo pensare a coloro che ne hanno il desiderio ma non i mezzi per poterlo fare. Noi, cittadini di un paese “avanzato” siamo abituati ad una vita agiata, così pensiamo che studiare sia solo una perdita di tempo, un obbligo: “tanto per diventare famosi e ricchi non serve conoscere l’italiano, ne tantomeno la storia del nostro paese.” Serena Immovilli 4E GAMES, CINEMA E ALTRO ANCORA NBA, l’inizio di una nuova era? Se non seguite il complesso mondo dell’NBA state alla larga, non capireste niente Saranno i Dallas Mavericks e i Miami Heat a contendersi il titolo NBA nella serie finale della stagione 2010/2011. Sarà la rivincita delle Finals 2006 quando Miami, guidata dalla sua stella Dwyane Wade, sconfisse Dallas 4-2 vincendo il campionato. Da quel momento le due franchigie hanno collezionato una serie di pessime prestazioni ai playoffs NBA, tanto da venire ripetutamente criticate sia in europa che oltreoceano. Ora nel roster degli Heat, oltre al già citato Wade, figurano i nomi di Chris Bosh e, soprattutto, di LeBron James, ancora alla caccia del primo titolo di campione che lo consacrerebbe ponendolo tra i più grandi di sempre. Lo stesso James definito codardo, fallimentare e incapace di dominare la lega, quel James criticato per aver scelto di giocare insieme ad altri due fenomeni per provare a vincere e che dopo una stagione fatta di alti e bassi, ha finalmente l’occasione di mettere a tacere tutti. Ma dovrà vedersela contro un’intera organizzazione che gioca con i suoi stessi obiettivi, ovvero i Dallas Mavericks guidati da Dirk Nowitzki e Jason Kidd, anch’essi a caccia del primo anello NBA. Quello che sorprende, vedendo il tabellone ormai terminato dei playoffs di questa stagione, non è la presenza di Dallas e Miami in finale, ma piuttosto il modo in cui i favoriti degli addetti ai lavori, di chi vive all’interno nella National Basketball Association, abbiano visto svanire, in pochi attimi, i propri sogni di gloria. Si parla di San Antonio, arrivata in testa alla classifica nella Western Conference al termine della stagione regolare, di Boston, che nonostante un’età media di squadra molto alta era arrivata in finale durante la passata stagione dimostrandosi seconda solo a Los Angeles, sponda Lakers, che aveva vinto il secondo titolo consecutivo e che, secondo il 90% dei precedentemente citati addetti, avrebbe dovuto dominare anche quest’anno portando a termine il “Repeat the threepeat”. Le grandi hanno fallito mentre squadre giovani come Chicago e Oklahoma City hanno raggiunto traguardi importanti: si parla già di una nuova era per il basket americano. Si dice che Lakers, Celtics e Spurs abbiano completato i loro cicli e non possano più essere un fattore 11 nella prossima stagione (ammesso che ci sia una prossima stagione), saltando, secondo me, a conclusioni troppo affrettate. Senza dubbio, nei prossimi cinque anni, si assisterà ad una grande crescita di giocatori come Derrick Rose, Kevin Durant e Russell Westbrook, le attuali stelle di Chicago e Oklahoma, che arriveranno a dominare la lega, ma c’è ancora tanta pallacanestro da esprimere per gli sconfitti di questa stagione. I Boston Celtics hanno rinnovato il contratto a Coach Doc Rivers per altri cinque anni, segnale che mostra ancora forti segni di vita nel progetto da parte della società. Rajon Rondo non si muove da Boston e nemmeno i “Big Three”: “The Captain and the truth” Paul Pierce chiuderà la carriera ai Celtics, così come Kevin Garnett e Ray Allen che hanno un altro anno di contratto. Boston ha bisogno di rinforzi nel pitturato, sotto canestro, dove ha maggiormente sofferto nell’ultima parte di stagione. Necessita di un centro fisico, che sappia prendere t a nt i r imba lz i. Un’allettante idea pot rebbe essere Dwight Howard che è molto scontento della sua situazione a Orlando. Leggermente diversa è la situazione di San Antonio, dove tutto dipenderà da Tim Duncan: l’ala grande caraibica che ha portato gli Spurs a quattro titoli NBA ha un altro anno di contratto opzionale. Se dovesse giocare per un’altra stagione, allora ritroveremo di nuovo gli stessi Spurs visti in questa stagione. Se Duncan dovesse decidere di smettere, saremmo invece pronti ad una rifondazione per la squadra texana, che potrebbe comunque contare su giocatori del calibro di Tony Parker e “Manu” Ginobili. Per quanto riguarda i Lakers è già in atto una rivoluzione. Phil Jackson ha deciso di smettere di allenare e il ruolo di capo-allenatore è stato affidato a Mike Brown, ex allenatore dei Cleveland Cavaliers ai tempi di LeBron James. Con Jackson se ne va anche la Triple-Post Offense, lo schema offensivo che ha contraddistinto L.A. nell’ultimo decennio.Cambia l’allenatore e cambiano gli schemi, ma non il roster e, soprattutto, non Kobe Bryant. Se i Lakers erano favoriti quest’anno, sono ancora i favoriti per l’anno prossimo. GAMES, CINEMA E ALTRO ANCORA 12 La mentalità vincente e la qualità dei giocatori è indiscutibile, la squadra ha la possibilità di effettuare scambi per rafforzarsi sacrificando pedine come Ron Artest o Andrew Bynum per arrivare, magari, ad Howard o Chris Paul. E’ quindi tanto l’interesse attorno al futuro NBA, così come è tanta la voglia di Boston, Los Angeles e San Antonio di riscattarsi nella prossima stagione, ed è tanta la voglia di Dallas e Miami di riscattarsi durante queste Finals. Perché i vinti non dimenticano. Federico Corradini 4E INFO E CONTATTI Per richieste, proposte, informazioni e curiosità rivolgersi ai vari membri della redazione oppure inviare mail all’indirizzo: [email protected] (in seguito verranno pubblicati altri indirizzi mail) GAMES, CINEMA E ALTRO ANCORA TOP SPIN 4 Game, set and match 2K Sports! Versioni testate: PS3, Wii. Erano ormai quattro anni che gli appassionati di videogiochi tennistici attendevano trepidanti un titolo definitivo, rivoluzionario e che sapesse coinvolgere completamente il giocatore. Doveva essere Top Spin 3 a settare nuovi standard per il genere, ma l’eccessiva difficoltà e la curva d’apprendimento veramente ripida, avevano lasciato perplessi molti giocatori in cerca di un gioco immediato, ma più appagante del rivale Virtua Tennis. Con qualche anno di ritardo 2K Czech ha finalmente completato la sua opera, pubblicando Top Spin 4 su PlayStation3, XBOX360 e Nintendo Wii. La serie di 2K si è sempre posta come alternativa al famoso Virtua Tennis prodotto da SEGA, un gioco arcade, da sala giochi, immediato ed accessibile anche se ormai troppo ancorato al passato e sempre simile alla sua prima versione. Top Spin, invece, è sempre stato più incline alla simulazione, alla difficoltà, al realismo delle partite e dopo un terzo titolo eccessivamente simulativo, ha trovato il giusto equilibrio per poter essere considerato il gioco di tennis ideale. Dopo aver provato a lungo il titolo su PlayStation3 (le versioni PS3 – XBOX360 sono identiche), possiamo affermare che il gioco è ottimo sia per il gameplay che per la realizzazione tecnica. Il sistema di controllo è perfetto e permette di avere il controllo totale sul tennista con l’utilizzo dell’analogico di sinistra. La diversificazione dei colpi utilizzabili e la loro solidità sono epocali, non solo per la quantità di scelte fattibili mentre si gioca, ma anche per l’immediatezza con cui il giocatore può imparare a padroneggiarle. Piatto, top spin, back, lob, palla corta, dritto anomalo, stop-volley, demi volèe: si può fare praticamente tutto sul campo se si è nella giusta situazione. Ed è ancora più incredibile la bellezza delle animazioni create dagli sviluppatori, che raggiungono un livello di realismo mai visto prima: scordatevi i tuffi laterali di quattro metri alla Virtua Tennis o i movimenti da Superman visti nei giochi SEGA e scordatevi anche scambi infiniti dove il giocatore non risente mai della stanchezza, che è invece implementata nel gameplay di Top Spin 4. Il roster del gioco è composto da 18 tennisti e 7 tenniste, 13 tutti su licenza: oltre ai giocatori ancora in attività, tra i quali Federer, Djokovic, Nadal e Serena Williams, sono presenti anche 8 leggende del passato come Sampras, Agassi e Borg. Ogni giocatore è stato ricreato con grande attenzione ai particolari, mettendo a disposizione tre diversi completi da gioco con marchi ufficiali. E’ ottima anche la realizzazione tecnica dei numerosissimi stadi presenti nel gioco, anche se, purtroppo, a causa dell’assenza di una licenza totale “ATP”, come invece accade nelle leghe sportive americane, sono pochi gli stadi “ufficiali”(Roland Garros, US Open, Australian Open, 02 Arena, Indian Wells, Miami e Parigi-Bercy). Nonostante ciò, le arene create dagli sviluppatori sono comunque belle, oltre che varie, vista la possibilità di giocare su tutte le superfici possibili con influenze sul gameplay: la velocità della pallina sulla terra è ben diversa rispetto a quella della medesima sul cemento e lo stesso discorso vale per i rimbalzi. Le modalità di gioco disponibili offline sono due: la carriera e la partita veloce. La prima permette di creare un proprio giocatore e portarlo al top della classifica mondiale, alternando tornei ad eventi speciali o partite d’allenamento. Vincendo partite e tornei si guadagnano punti esperienza da spendere per migliorare lo stile di gioco del tennista, che può essere scelto tra: attaccante da fondo, difensore da fondo o serve & volley. La modalità partita veloce, invece, permette di giocare amichevoli con tutti i giocatori disponibili nel gioco, sia in singolo che in doppio e supporta un multiplayer offline fino a quattro giocatori. Nota dolente del titolo è, invece, la componente online, visti i diversi problemi di “match up” riscontrati nel breve periodo avuto a disposizione - a causa degli attacchi ai server Sony - per testare il multiplayer. Nonostante siano online diverse migliaia di persone, il gioco, a volte, non crea una partita veloce, come accade invece in qualsiasi altro titolo. L’unico modo per giocare, in questo caso, è invitare un utente dalla propria lista amici. Se si riesce a iniziare la partita, il gioco è stabile, ma togliendo la possibilità di giocare contro avversari casuali, la longevità del titolo subisce un brusco GAMES, CINEMA E ALTRO ANCORA 14 taglio. La pubblicazione di una patch che sistemi questi problemi è, in ogni caso, molto probabile e se siete amanti del genere non sarà un grosso problema dal momento che il gioco ha una durata mediamente alta e resta un capolavoro di gameplay e tecnica. Consigliato senza riserve a chi ama il tennis. Tutt’altro discorso invece per la versione Wii che risulta essere mutilata, incompleta e mal realizzata. Il gameplay sfrutta malamente il controller di movimento della console Nintendo e dal punto di vista tecnico il gioco è rimasto praticamente identico al capitolo precedente, con animazioni legnose e irreali e una scarsa realizzazione di arene, pubblico e giocatori. E’ completamente assente il multyplayer online e le uniche modalità che tengono a galla il titolo sono la carriera e la partita veloce, simili a quelle della versione PS3, ma non così piacevoli da arrivare a giustificare l’acquisto del gioco. Se cercate un gioco di tennis per Wii, procuratevi una copia di Grand Slam Tennis, ancora, a due anni e mezzo di distanza dall’uscita, il miglior titolo per la console Nintendo. Voto versione PS3-360: 9.0 Voto versione Wii: 5.0 Federico Corradini 4E GAMES, CINEMA E ALTRO ANCORA ORIZZONTALI 1) La moltiplicazione 4) Perse la scarpetta al ballo 14) Fiume che esce dal lago 17) C’è quello di fidanzamento 18) Il più intelligente tra i sette nani 19) Amore agli antipodi 20) Impianto per produrre energia per mezzo del vento 22) Piccolo insetto che vive nel legno 24) Lo devono rispettare i mafiosi 28) Piccola luce soffusa 30) Dispari in tamo 32) Né tue né sue 33) Veloce 34) Italia (sigla) 35) Gemelle in zoo 36) Serve per cucire 37) Trento in macchina 38)Federazione Internazionale dell’Automobilismo 41) Eccetera (abbreviazione) 44) Il giornale del nostro istituto 50) Me medesimo 51) L’oltretomba per gli antichi greci 53) Autore dell’Iliade e dell’Odissea 54) La seconda e la terza vocale 15 Schema e definizioni di Serena Immovilli 4E 55) I medici in prima linea 56) Nota TV americana 57) Strumento per misurare la pressione atmosferica 61) Articolo determinativo, femminile, singolare 62) Famoso dittatore cinese 63) Specie di alligatore 64) Milano sulle targhe 65) La quinta nota musicale 66) Può essere di fuga 68) Mister 69) Lo si fa per prevenire e combattere malattie 71) Organismo Geneticamente Modificato 74) Il “vado dei poeti” 75) Bologna 76) La lingua della poesia francese 77) Soccorre i feriti 80) Vengono sotto le ascelle quando si è molto sudati 81) Ti segue sempre 82) Dispari in rosa 83) Il principio dell’otto 84) In mezzo all’orto 85) Pari in Colore 86) Vi recitano gli attori GAMES, CINEMA E ALTRO ANCORA VERTICALI 1) Servono per far andare la bicicletta 2) Gruppo comico di Zelig, composto da tre ragazzi coni capelli neri 3) Ritornello (abbreviazione) 4) Cagliari sulle strade 5) Periodo di tempo che dura milioni di anni 6) No in russo 7) Pari in melo 8) La scuola di Parigi 9) Metà del Taiwan 10) Ha a che fare con persone affette da tumori 11) Il re della savana 12) La cima dell’albero 13) Torino in auto 15) Non è largo 16) Sondrio 20) Non sei più 21) Articolo determinativo, maschile, singolare 23) Scritto a fianco della stazione radio 25) Versa il vino da bere 26) Consonanti in rete 27) Pari in nero 29) A me 30) Simbolo religioso per i pellerossa 31) Il monte più alto d’Europa 38) Fiorano senza fine 39) L’inizio dell’immagine 40) Pari in...pari 42) Sopra le teste di tutti 43) Famosa discoteca di Scandiano 44) Vi è un famosissimo acquario 45) Autore del “Decameron” 46) Mezzo pubblico urbano su rotaia 47) Donne colpevoli 48) Ritmo senza fine 49) Piccolo fiume 51) La marca delle trappole di Willy il Coyote 52) Acido deossiribonucleico 58) Acceso 59) I confini del mondo 60) Deposito per autovetture 67) La si trova sul desktop del pc 69) Misura la differenza di potenziale 70) Impronta 71) Colore giallo scuro 72) Metà della pangea 73) Consonanti in amore 75) Luogo dove ci si ristora 78) Il “se” tedesco 79) Scandiscono il tempo 83) Gli estremi dell’orto 16