Lacrime salate - “Gobetti”

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Periodico d’informazione scolastica. Anno 1. Numero 3. € 0.30 APRILE-GIUGNO 2011
Un’esperienza indimenticabile
Si conclude il primo anno di lavoro della redazione del Gobetti Mirror
Lo dirò senza timore e senza ulteriori indugi, per me è stata veramente una gioia poter realizzare quest’idea, è
stata un’esperienza dal valore incommensurabile e non riuscirei, anche volendo, a trasmettere le sensazioni
che ho provato nel vedere un gruppo di ragazzi che con passione ha deciso di seguire quest’idea, di farla crescere, di portarla avanti.
di Davide Beghi 5F, segue a pagina 3
Lacrime salate
Siamo disposti a regalare il 65% del
nostro corpo ad una società per
azioni?
L’acqua, che lo vogliamo o meno, è
essenziale ad ogni essere vivente per
rimanere tale, anzichè trasformarsi in
un qualsiasi agglomerato di atomi di
carbonio.
Rumble on
Clima caldo, paludoso: aria ferma e appiccicosa; mancano solo le zanzare sebbene l’asmatico ronzio del condizionatore (rotto) sembri non
volerci far mancare l’illusione di una puntura imminente.
Luci basse,bassissime; qui in prima linea si scrive ad intuito ( nonostante il buio il vecchio proiettore non riesce a mostrare molto ).
di Marco Rivi, segue alle pagine 3 e 4
Un glorioso congedo
All’interno di questa scuola abbiamo docenti che sono in grado di esprimere loro stessi con il proprio lavoro, abbiamo la fortuna di incondi Davide Beghi 5F, segue a pagina 2 trare persone che trovano, nell’arte di istruire, la loro passione più
grande, trasmettendoci discipline e, perché no, emozioni!
“Le lancette della memoria”
Ddi Federico Rivi 3E, segue alle pagine 4 e 5
2 Agosto 1980: un ordigno esplode
TOP SPIN 4
nella sala d’attesa della stazione di
Game, set and match 2K Sports!
Bologna causando la morte di 85 perErano ormai quattro anni che gli apsone e ferendone centinaia.
passionati di videogiochi tennistici
attendevano trepidanti un titolo defidi Chiara Guerri 4E, segue a pagina 5 nitivo, rivoluzionario e che sapesse
coinvolgere completamente il giocaRigoletto
tore.
Un omaggio del nostro giornale al
maestro emiliano
Rigoletto è il culmine della tragicità
verdiana,che abbandona le solite convenzioni per dare vita ai numerosi
duetti, chiusure inusuali, ma efficaci.
di Davide Nicotra 4E,
segue alle pagine 8 e 9
La bisbetica domata
Chi ha detto che il teatro è roba da vecchi? Che è caduto in
disuso e che i giovani ne sono
completamente disinteressati?
di Elisa Bignardi 4E,
segue a pagina 6
Una sera lunga un'immensità
Backstage di “Rumori Fuori
Scena”
di Federico Corradini 4E, di Matteo Martinelli 5F, segue
segue alle pagine 12 e 13
a pagina 7
ATTUALITÀ
LACRIME SALATE
Siamo disposti a donare il 65% del nostro corpo ad una
società per azioni?
Il reale problema è costituito dal precedente che si verrebbe a creare.
Fino ad ora solo e soltanto in tempo di guerra sarebbe
potuto succedere, in uno stato democratico e sviluppato,
che il prezzo del cibo e dei beni di prima necessità subisse un’impennata vertiginosa e questo era dovuto, diciamo così, a problematiche logistico-economiche ben evidenti in una situazione di conflitto armato tra stati.
L’acqua, che lo vogliamo o meno, è essenziale ad ogni
essere vivente per rimanere tale, anzichè trasformarsi in
un qualsiasi agglomerato di atomi di carbonio, così come
l’ossigeno e l’aria più in generale sono fondamentali affinchè questi esseri viventi riescano a far funzionare il
proprio organismo e, come sopra, a mantenerlo vivo.
Da sempre la mitologia e la letteratura associano
all’acqua immagini di vita, di rinascita, non a caso quella
dell’eterna giovinezza tanto decantata nei libri antichi è
una fonte, e non certo di cioccolato al latte, anch’esso in
ogni caso composto di acqua.
Privatizzando l’acqua, o meglio, affidando ad enti terzi e
privati la gestione delle risorse e delle riserve idriche potremmo anche correre il rischio di mettere molte persone
nella condizione di non poter usufruire di questo prezioso bene nella maniera e nella quantità adeguate.
Già nello scorso decennio qualche studioso aveva indicato la lotta per l’acqua come la guerra del futuro, poiché la
popolazione mondiale in esponenziale crescita fa aumentare a dismisura il consumo, mentre il surriscaldamento
terrestre e lo scioglimento delle calotte polari riducono
sempre più le riserve di acqua dolce disponibili.
Se vi dicessi che da domani ognuno dovrà versare una
tassa per l’utilizzo dell’aria voi cosa rispondereste? Dopo
un’interminabile serie di improperi penso di sapere quale
sarebbe la risposta, ovviamente sarebbe no, poiché per
tutti è lampante che tutti abbiamo bisogno di aria per vivere quindi nessuno può arrogarsi il diritto di dire :
<<questa è mia>>
Come si fa ad autorizzare qualcuno a reclamare il diritto
di proprietà, o di gestione mettetela come vi pare, su un
bene che a tutti è necessario?
La vera paura è che si faccia dell’acqua una merce per
fare enormi profitti, e si può star sicuri che di acqua ce ne
sarà sempre bisogno, così come una merce è l’acciaio,
ma sfido chiunque a bere un litro di acciaio lievemente
frizzante.
Probabilmente questa soluzione fu presa anche per far si
che venissero rimessi a nuovo gli impianti di distribuzione, visto che nessun’azienda privata lavorerebbe con
2
degli impianti che disperdono almeno il 30% di ciò
che trasportano, però credo sia palese per tutti che
se i passaggi aumentano, parallelamente aumentano
anche i costi di gestione.
Da uno Stato, versando i contributi, ci si aspetta che
offra i servizi di base necessari alla popolazione
seguendo politiche mirate a migliorare la vita dei
cittadini, certamente non ci si aspetta che questi
servizi vengano sub-appaltati a ditte e imprese terze
che dovrebbero, per forza di cose, far salire il costo
di tali servizi per poter reggere alla pressione del
mercato; la distribuzione dell’acqua e la gestione
delle risorse idriche rientrano, senza ombra di dubbio, tra questi servizi primari.
Davide Beghi 5F
CAMERA CON VISTA
RUMBLE ON
IN AULA:
Clima caldo, paludoso: aria ferma e appiccicosa; mancano solo le zanzare sebbene l’asmatico ronzio del
condizionatore (rotto) sembri non volerci far mancare
l’illusione di una puntura imminente.
Luci basse,bassissime; qui in prima linea si scrive ad
intuito ( nonostante il buio il vecchio proiettore non
riesce a mostrare molto ).
Siamo sul fondo della barriera corallina, caparbie spugne che cercano di filtrare il plankton che la marea
vocale dei professori ci soffia addosso dall’alto del
microfono. Le senti le onde, possono essere veloci e
sicure o agitate e balbettanti. Ogni corrente ha il suo
linguaggio.
Tanti e ancora tanti occhi. Un numero così grande di
sguardi per un periodo tanto prolungato è difficile da
descrivere. Di norma sono sguardi silenziosi , ma basta un nulla per creare un caos. Col tempo ,dal caos,
riesci a leggere il contributo di ciascuno e ,da quello,
riconosci le singole personalità. Si è passati dalle 2125 persone delle elementari-medie-superiori a 150 individui mai visti prima. Ognuno ha un percorso alle
spalle , un vissuto, una storia. E tu non hai idea di
quale sia. Spesso non sai neppure come si chiama
quello che hai accanto!
Inizialmente ti disorienta,e parecchio. Ti rendi conto
che le prime impressioni sono idiozie e che esistono
infinite sfaccettature di caratteri tra quelle poche tipologie con le quali hai avuto a che fare fino a quel
momento. Le maschere di Pirandello a confronto appaiono come un banale teatro di burattini. Devi scegliere: o ti procuri un consistente set di personaggi o
ti giochi il tutto per tutto ai dadi e mostri la tua vera
faccia.
Qualunque sia il ruolo che decidi di fare tuo, è
un’interpretazione davvero difficile. Capire come si è
davvero e come devi reagire in situazioni completamente nuove, senza affidarsi a modelli o stereotipi, è
assolutamente disarmante. Ti senti più vero e più solo
che mai. In alcuni momenti vorresti solo tornartene a
casa e dormire per un anno e svegliarti per tornare alle
superiori dove sono stati altri a costruirti una routine
e parte del tuo modo di essere.
Ora sei tu, punto. Non c’è giustificazione sul diario
( non c’è neanche il diario a dirla tutta) ;non c’è più il
3
prof-persona ma solo il docente ; non ci sono più le
fughe per saltare l’interrogazione perché sei tu a dover implorare i prof di poter sostenere gli esami ; non
c’è più l’incazzatura dell’insegnante per i compiti andati male perché a nessuno importa di te e la richiesta
di uscire dall’aula perché nessuno ti obbliga a restare
non è una semplice frase fatta , nessuno ti costringe
davvero. Sei lì solo perché coi soldi dei tuoi genitori o
con quelli che riesci a guadagnare stai pagando delle
cifre paurose per poter imparare a fare un lavoro per il
quale le scuole superiori non potevano che darti delle
basi.
Tutta la fatica ,la lotta continua per un voto alto ti
sembra solo energia sprecata se non hai capito nulla di
quello che hai studiato. I voti,se fini a se stessi sono
solo carta straccia . Un “sei” sudato non è neppure
paragonabile ad un “dieci” regalato a ottenuto per pura fortuna o simpatia.
I prof gentili e poco esigenti d’un tratto appaiono degli inetti mangia stipendio mentre quelli più severi ai
quali non si riusciva a stare dietro per tutto quello che
pretendevano diventano d’un tratto dei salvatori. Le
brutte persone restano tali anche cambiando prospettiva e , come unico pregio , gli si riconosce di aver fatto
irrigidire le ossa prima del dovuto.
Andando all ’università ti accorgi che ,volente o nolente , sei considerato un adulto e devi affrontare i modi e i riti attraverso i quali gli adulti si relazionano :
sono gli stessi dei ragazzi una volta entrati in confidenza , ma molto più superficiali e distaccati inizialmente. Mai scoprire le carte prima di conoscere
l’avversario,no?
Ci sono tante aspettative per il dopo-superiori. Per ora,
le cose non sembrano cambiate così tanto come modo
di insegnamento , con la differenza che un programma
triennale viene svolto in tre mesi e che tutto ti può venir richiesto in sede dì esame. Tutto. Un semplice accenno durante la lezione può diventate il quesito chiave di un’interrogazione. Non puoi neppure affidarti al
libro perché il docente segue un suo schema per gli
argomenti e tuttalpiù, può più o meno appoggiarsi a
vari libri ( che possono variare dai 40 ai 600 € ) nei
quali comunque le cose non saranno spiegate esattamente come vuole lui. Per farla breve,senza un ripasso maniacale e una considerevole dose di fortuna le
prove non si superano mai indenni.Ogni possibile test
( dal più sensato al più squallido) per aiutare gli
REDAZIONE
Direttore: Davide Beghi 5^F
Vice Direttore: Federico Rivi 3^E
Co-redattori: Matteo Martinelli 5^F, Chiara Guerri 4^E, Elena Rango 4^E, Federico Corradini 4^E, Serena Immovilli 4^E, Davide
Nicotra 4^E, Matteo Croci 2^F, Matteo Balestrazzi 2^F, Gianluca Borghi 2^F
Corrispondente esterno: Marco Rivi
CAMERA CON VISTA
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studenti a scegliere il successivo percorso scolastico si riduce ad un unico fattore : la “voglia”.
E quella non hai mai la certezza di quanto reggerà.
Dopo avervi terrorizzati a puntino,è ora di parlarvi un po’ dell’altra faccia della medaglia.
Gli stimoli non mancano mai e ,se hai la fortuna di riuscire ad entrare nella facoltà che ti interessa non potrai
fare a meno di desiderare di imparare cose sempre nuove.
La “ voglia” può germogliare anche nel più sassoso dei terreni se accuratamente arato con la curiosità.
All’università smetti di essere l’ultimo beneficiario di un prodotto già in commercio da diverso tempo ; diventi assaggiatore delle novità nel luogo stesso in cui vengono sfornate perché sei a contatto e allievo di chi
alla ricerca ha dedicato un’intera ( e sottopagata) vita.
Buona parte di quello che ti hanno insegnato viene rimaneggiato e aggiornato se non addirittura sostituito del
tutto.
L’università è mutamento e tu,seppur in infinitesima parte, fai parte di questo cambiamento.
I cambiamenti spaventano , ma nessun sentimento ti fa sentire vivo come la paura.
Marco Rivi
ACCADE AL GOBETTI
UN GLORIOSO CONGEDO
All’interno di questa scuola abbiamo docenti che sono in
grado di esprimere loro stessi con il proprio lavoro, abbiamo la fortuna di incontrare persone che trovano,
nell’arte di istruire, la loro passione più grande, trasmettendoci discipline e, perché no, emozioni!
Ebbene, l’insegnante, con la quale ho avuto l’onore di
condividere due anni e che indubbiamente è una degna
rappresentante di questa categoria di docenti, porta il nome di Paola Montani.
In un’intervista concessami dalla stessa sono riuscito a
farmi raccontare varie idee e pensieri propri della prof.
-“Iniziamo L’intervista con una domanda che La prego di non considerare indiscreta, ma risulta utile al
fine di far comprendere ai nostri lettori, il grado di
esperienza da lei maturato: da quanti anni insegna?
E, nello specifico, in questa scuola?”
tate di riuscire a seguire tutto: ci vorrebbero geni!
I ragazzi, quindi, lasciano la scuola per ultima, dedicandosi prima alle attività personali per poi concentrarsi sulla scuola, quando il liceo richiederebbe ancora una certa puntualità, una precisione ed
un impegno che molti non possono completamente
concedere.”
-“In ambiente scolastico si sente spesso dire che
questa professione, più che un lavoro, è una missione, come vive o interpreta lei questa affermazione?”
“Mio marito ha sempre detto che io non facevo
l’insegnante per mestiere, ma lo facevo con fiducia… sicuramente gli studenti che ho avuto avrebbero preferito che fosse meno missione e più mestiere, ma io ci ho creduto molto. Infatti adesso ho
deciso di andare in pensione, perché ci credo meno.”
“Nell’ambito scolastico gravito dal ’78 e qui in questa
-“C’è qualche persona o episodio, di cui conserscuola dal ’93, quindi una vita, direi.”
va un particolare ricordo?”
-“In tutti questi anni di insegnamento, quant’è cam“In generale, sia in positivo sia in negativo, di molbiata, secondo lei, la scuola?”
ti. Poi ,giorni fa, è capitato che un ragazzo mi chie“Moltissimo, è cambiata moltissimo e non dico in nega- desse nel parcheggio, se mi ricordavo di lui… mi
tivo, diciamo però che nei miei primi anni di insegna- ricordavo la faccia, ma il nome non lo ricordavo
mento esisteva la scuola e solamente la scuola, pochi assolutamente. Perciò doveva essere un alunno che
erano i ragazzi che si dedicavano ad attività extra, al non si era messo, né in positivo né in negativo, parmassimo c’era gente che suonava il pianoforte, ma era ticolarmente in luce. Ho alcuni buonissimi ricordi
gente molto in gamba. Poi, l’avvento dei telefonini, del di ragazzi, non tanto per lo studio del latino, quancomputer, del Web, l’attività sportiva e le altre cose, po- to per la crescita, per la maturazione… di altri il
sitivissime, ha però impedito a persone normalmente do- parere era scolasticamente negativo ed è rimasto
tale!”
ACCADE AL GOBETTI
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-“Quali rammarichi ci sono nell’abbandonare questa attività?”
“Le lancette della memoria”
“Adesso è troppo presto per poterlo dire, perché intanto sono ancora qui; poi quando dovrà ricominciare la scuola a settembre ed io non sarò qui, allora forse appariranno alcuni rammarichi. Ora no, perché
quello che potevo, che ero in grado di dare, l’ho dato,
perciò direi che il mio excursus si è concluso.”
2 Agosto 1980: un ordigno esplode nella sala d’attesa
della stazione di Bologna causando la morte di 85 persone e ferendone centinaia.
Settembre 2010: l’Istituto Piero Gobetti sceglie di non
dimenticare. In occasione del trentesimo anniversario
della strage è stato istituito il concorso di idee “Metti a
punto le lancette della memoria” dedicato unicamente
alla nostra scuola e voluto dai parenti reggiani di due
delle vittime del terribile scoppio: Vittorio Vaccaro ed
Eleonora Geraci Vaccaro.
Il progetto ha aperto agli studenti l’opportunità di scoprire il dramma e imparare l’importanza della parola,
unico mezzo per affrontare la follia dei responsabili
della tragedia. Il percorso è stato lungo: c’è chi ha avuto la possibilità di conoscere i familiari, chi ha studiato il caso con ricerche seguite dai professori o con
documentari e altri hanno passato una mattinata nel
luogo dell’accaduto, toccando con mano la cicatrice
che è rimasta su una delle mura della sala d’aspetto.
L’iniziativa è stata sostenuta col patrocinio del Comune di Scandiano e di Casalgrande, che hanno seguito il
progetto aspettando gli elaborati delle classi partecipanti che avrebbero premiato il 16 Maggio 2011. Sono
state inviate diverse tipologie di elaborati: dai saggi
brevi ai video, dalle poesie alle immagini. La consegna dei premi è avvenuta nell’Aula Magna del nostro
istutito, che per l’occasione ha ospitato il magistrato
protagonista del processo Libero Mancuso, che ha ricordato la forza e il coraggio dei familiari delle vittime, anch’essi presenti alla cerimonia. Sono state ritenute vincitrici a pari merito le classi dei corsi R ed S,
che hanno proposto un elaborato con poesie ed immagini riguardo il ricordo del 2 Agosto, e la classe 4E,
che ha prodotto un filmato che tenta di dare la dovuta
importanza alla vita di ciascuna delle vittime che sembra essere stata dimenticata. Gli organizzatori hanno
concluso annunciando che l’anno prossimo verrà riproposto il concorso e che tutti avranno la possibilità
di partecipare.
Chiara Guerri 4E
-“Penso che lei sia al corrente di essere un po’
un’istituzione all’interno di questo ambito scolastico, come ci si sente a occupare questa posizione?”
“Sì, sì, lo so, un po’ per il tono, un po’ per quello che
qualcuno chiama autoritarismo e invece io, presuntuosamente, chiamo autorevolezza acquisita nel tempo, sì: tanto che mi aspetto che ci sia un busto nel
cortile della scuola! Beh, credo, negli anni, di aver
acquisito un rispetto da parte degli studenti: dopo(!),
quando la gente, crescendo, ha capito che non ho mai
voluto danneggiarla.
Sono stata pretenziosa ed incalzante con i miei alunni,
questo sì, ma sapevo quello che avrebbero potuto dare, perciò credo che molti, dopo, mi ringrazieranno. I
primi due anni mi odiano in toto tutti quanti.”
-“Concludendo: la sua gloriosa uscita da questa
scuola, potrà indurre degli effetti positivi sugli
scrutini dei ragazzi del biennio?”
“No! Dopotutto, la serietà e la professionalità vanno
mantenute.”
Tirando le somme, si può dire che la carriera di questa
nostra osannata prof. vanti numerosi anni di esperienza perciò, che dire … un GRAZIE di cuore per tutto
ciò che ci ha offerto, sia dal punto di vista didattico
che umano, e … un “in bocca al lupo”, per una meritatissima pensione!!
Federico Rivi 3E
ACCADE AL GOBETTI
Un’esperienza indimenticabile
Si conclude il primo anno di lavoro della redazione del
Gobetti Mirror
È un sincero grazie quello che vorrei rivolgere a tutti voi,
ai lettori di questo giornale che, anche se pochi, ci hanno
dato la forza e la tenacia necessarie per arrivare fino a
qui; al preside, che in assoluta libertà ci ha lasciato scrivere riguardo gli argomenti più disparati; ai professori
che ci hanno dato consigli e sostegno nei momenti di
maggiore crisi, o più semplicemente fornendo opinioni
sugli articoli e, talvolta, correggendoli prima della messa
in stampa del giornale; ai tecnici della RED di Scandiano, in particolare Stefano Govi, senza i cui consigli e
l’aiuto fornitoci a titolo gratuito questo giornale non avrebbe materialmente preso vita.
Ma un ringraziamento speciale e completamente personale devo rivolgerlo ai redattori, a quei ragazzi che si sono presentati alla prima riunione della redazione e che da
allora hanno continuato a lavorare con costanza e tenacia.
Erano anni che proponevo questa attività ma mai eravamo riusciti a trovare abbastanza consensi o abbastanza
persone per poterla realizzare, finalmente quest’anno ci
siamo riusciti e non è grazie a me, ma grazie a voi ragazzi che ci avete messo tanto impegno.
Lo dirò senza timore e senza ulteriori indugi, per me è
stata veramente una gioia poter realizzare quest’idea, è
stata un’esperienza dal valore incommensurabile e non
riuscirei, anche volendo, a trasmettere le sensazioni che
ho provato nel vedere un gruppo di ragazzi che con passione ha deciso di seguire quest’idea, di farla crescere, di
portarla avanti, nonostante critiche e svilimenti vari del
lavoro svolto da parte di terzi.
Spero che questa fantastica esperienza non si esaurisca
quest’anno, ma che prosegua e che possa svilupparsi
sempre di più, spero che un giorno incontrandoci potremo dire di aver dato vita a qualcosa di duraturo.
Non mi rimane che ringraziare quindi Marco Rivi, per
aver gestito la sua rubrica “camera con vista” in maniera
sempre intelligente e brillante, scrivendo sempre in maniera sottile e trattando temi rilevanti ed attuali; Davide
Nicotra che sempre e comunque ci ha fatto esplorare il
mondo dell’opera caricando le sue recensioni di un pathos e di una passione direi fuori dal comune; Federico
Rivi, l’attuale vicedirettore, che ha sempre trattato argomenti di quotidianità esprimendo tanta voglia di fare; a
Elisa Bignardi, la più contestata redattrice di questo giornale, vanno miei particolari complimenti e un invito a
non mollare mai e a continuare a dire quello che pensa,
nonostante alcuni possano non essere dello stesso parere
(che se ne parli bene, che se ne parli male l’importante è
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che se ne parli diceva Shakespeare!); come non ricordare la competenza e la precisione dimostrate da
Federico Corradini nel gestire la rubrica “games e
sport”; un grazie anche ad Elena Rango che ha
scritto e corretto articoli fino a che le è stato possibile visto l’incidente che l’ha vista protagonista,
Elena ti auguriamo tutti una completa guarigione;
chi, tra i nostri lettori, non si è dilettato nella soluzione degli schemi di parole crociate di Serena Immovilli?
Per esigenze di spazio ho ricordato solo alcuni di
questa, a parer mio, bellissima nostra creatura che è
il Gobetti Mirror.
Un grazie speciale a tutti quanti, buona fortuna per
la vostra carriera scolastica e, chissà, per un eventuale futuro da giornalisti! Grazie di cuore.
Davide Beghi 5F
CULTURA E SPETTACOLO
La bisbetica domata
Chi ha detto che il teatro è roba da vecchi? Che è caduto
in disuso e che i giovani ne sono completamente disinteressati?
Noi studenti del Gobetti dimostriamo ancora una volta di
essere un'eccezione positiva alla triste situazione in cui
versa la cultura italiana, e siamo la prova che ancora oggi, nell'era di facebook e dei film in 3D, il teatro è vivo e
vegeto anche tra le nuove generazioni.
Come sempre la compagnia teatrale d'istituto, “Rumori
fuori scena”, si è data da fare duramente nel corso di tutto l'anno scolastico per preparare lo spettacolo che si è
tenuto il 10 e l'11 maggio al teatro Boiardo di Scandiano.
I nostri eroi hanno splendidamente interpretato “La bisbetica domata”, celeberrima commedia di William Shakespeare.
La vicenda vera e propria è introdotta da una breve storia
che le fa da cornice, permettendo agli attori più giovani e
inesperti (ma non per questo meno bravi) di recitare parti
meno impegnative.
Nella prima scena un locandiere(Michele Cantiello) e sua
moglie (Francesca Medici) sono alle prese con Sly,un
simpatico ubriacone brillantemente interpretato da Hidajet Asanovski Con l'arrivo di una compagnia di artisti e
saltimbanchi(Alberto Burani, Ivan Freddo, Michael Vacondio, Marius Zaharia, Valentina Carbognani, Guo Ruoshui, Sara Russomando) tutti decidono di escogitare uno
scherzo a danno del povero Sly, facendogli credere di
essere un ricco signore, felicemente sposato e con decine
di persone al suo servizio. Così, per allietare il loro
“padrone” gli attori mettono in scena una commedia: ha
così inizio “La bisbetica domata”.
Siamo a Padova, il signore Battista Minola (Federico Rivi) ha due figlie: Bianca (Lucrezia Zanni) la minore, bella e gentile, e Caterina (Vitamaria Barretta) arrogante,
irascibile e ovviamente “bisbetica”. Bianca ha numerosi
pretendenti, tra i quali spicca Lucenzio (Davide Germini), che per corteggiare la ragazza prende il posto del suo
fedele servitore Tranio (Matteo Martinelli), fingendosi
precettore di latino e letteratura, e Ortensio (Eric Bondi),
il quale si improvvisa insegnante di musica. Mentre i
“maestri” cercano di conquistare il cuore di Bianca, si
viene a sapere che finché la sorella maggiore non avrà
trovato marito, Battista non darà a nessuno la figlia minore in sposa. Ma a risolvere la situazione ecco che arriva il grande Emanuel Napoleone nei panni di Petrucchio, il quale, informato dall'amico Ortensio della bisbetica in età da marito, decide immediatamente di sposarla.
Nonostante Caterina sia contraria, viene presto stabilita
la data delle nozze, ma il giorno della cerimonia Petrucchio arriva in ritardo, malvestito e se ne va prima della
7
fine dei festeggiamenti. I novelli sposi conducono
una vita molto modesta, e ben presto la bisbetica,
con continue umiliazioni e privazioni, diventa sempre più ubbidiente e mansueta.
Infine Lucenzio riesce ad ottenere la mano dell'amata Bianca e Ortensio invece sposa una vedova da
tempo innamorata di lui.
La commedia si conclude con i tre amici Petrucchio, Ortensio e Lucenzio, che riunitisi scommettono su chi di loro ha la moglie più devota e obbediente.
Con grande sorpresa di tutti Caterina, un tempo
scontrosa e “selvaggia”, si rivela essere la più obbediente e spetta a lei a fare la predica alle altre due
donne ricordando loro i doveri coniugali.
Dopo questo colpo di scena la commedia è giunta
al termine e Sly, che si era addormentato, si risveglia credendo che tutto l'accaduto sia stato uno strano sogno.
Una volta chiuso il sipario il teatro gremito di noi
ragazzi, venuti a vedere i nostri compagni di classe,
è scoppiato in un meritato applauso.
Sebbene non siano attori di mestiere molti di loro
hanno la stoffa dei veri professionisti e riescono
sempre a regalarci interpretazioni vivaci e appassionate; infatti sono in grado di calarsi completamente
all'interno della psicologia del personaggio e di recitare con straordinaria naturalezza. Niente è lasciato al caso: il portamento, il tono della voce, ogni
singolo gesto sono accuratamente studiati e sembra
quasi di assistere a una reale metamorfosi dei nostri
compagni nelle persone interpretate. Oltre al talento
dei singoli, anche scenografie, costumi e musiche
sono semplici ed impeccabili allo stesso tempo.
Inoltre non c'è da dimenticare l'importanza culturale e gli insegnamenti umani del teatro: oltre a passare una serata piacevole in compagnia, con persone che recitano davanti ai nostri occhi dal vivo e
non attraverso uno schermo televisivo, ogni opera
teatrale porta con sé valori, ideali, critiche e problematiche su cui è sempre bene riflettere.
Il bello del teatro è proprio questo, il fatto che non
si impara solo facendo l'attore ma anche rimanendo
un semplice spettatore.
Ora non mi resta che complimentarmi di nuovo con
tutti i membri della compagnia augurando loro buona fortuna per il prossimo anno.
Elisa Bignardi 4E
CULTURA E SPETTACOLO
Una sera lunga un'immensità
Backstage “Rumori Fuori Scena”
...E si abbassano le luci. Nella presunta apatica calma dei nostri visi, i cuori scalpitano, le mani tremano. Il silenzio, quel silenzio tanto atteso riempie la
sala, spezzato poco dopo solo dalla musica d'apertura. La tensione sale, sale, sale fino al punto di
non ritorno, l'adrenalina scorre veloce, assieme ai
pensieri…
Quel momento si poteva considerare come il riassunto di un anno di preparazione e di lavoro. Si
riconoscevano tutte le sensazioni, si vivevano, quasi si palpavano. A partire dal primo incontro, riscoprendo il piacere rivedere i soliti volti e incontrarne
di nuovi. E ognuno ha dato il suo contributo, tutto
personale, ognuno caratterizzava la nostra compagnia in maniera unica, irripetibile. C'erano i veterani, che con la loro esperienza giocavano con le parti, quasi riuscendo ad amalgamare nelle loro comparse finzione e realtà; tra loro inoltre vi erano i
precisi, quelli che già dopo il terzo incontro sapevano a menadito la parte, e il lavativi, che credo
non saprebbero ripetere nemmeno ora le loro battute; i novellini riempivano le prove con la loro prima timidezza, leggendo però negli occhi qualcosa
che poi è cresciuto con loro, e assieme a loro siamo
cresciuti un po' tutti; poi vi erano i simpaticoni che
con le loro battute, i loro scherzi e i loro colpi di
genio (il più delle volte fuori luogo, ma sempre e
comunque assolutamente recitati) riuscivano a portare i registi a picchi di nevrosi spaventosi, ma che
con la loro vitalità davano a tutto quel retrogusto di
divertimento, gioia, sorriso che rendeva tutto ancora più piacevole, unico, bello.
E infine c'erano i rompipalle, come me.
La preparazione è stata lunga, faticosa, ma estremamente appassionata. Eppure quest'anno qualcosa
non tornava. L'insicurezza forse, era troppa, temevamo di dover improvvisare: e di improvvisazione
ne avevamo fatta davvero poca. Inoltre, un imprevisto ci colpì a un paio d' ore dal debutto della prima, quasi come una maledizione: il trasformatore
per il controllo luci, collegato al mixer, ha cominciato a puzzare, puzzare di bruciato, e ad essere
caldo, troppo caldo. Al diffondersi della notizia le
nostre facce erano sbiancate nonostante il fondotinta. La paura, il timore, si leggeva nei nostri occhi,
ma era quasi completamente slacciata dalla nostra
espressività: non potevamo rientrare in noi stessi
per disperare, stavamo cessando di essere noi per
vivere e respirare una vita che non era nostra, pen-
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sieri di qualcun altro, le sue passioni, le sue azioni. Stavamo entrando nella parte. Il tempo di sistemare il trasformatore non c'era, così cercammo di raffreddarlo con un
ventilatore dicendoci tra noi “the show must go on” e di
sicuro non potevamo fermarci ancor prima di aver iniziato.
Mancano meno di 5 minuti. Ormai noi siamo dentro, il
resto è fuori. Prendiamo posto, presi quasi da un anelito
di fratellanza ci sistemiamo a vicenda i costumi alla ricerca di una prima perfezione, ripassiamo con la mente per
l'ultimissima volta le nostre battute, quasi alla ricerca di
un ultimo baluardo, di un ricordo un po' più fresco, un po'
più lì, vicino a noi, da essere afferrato ed espresso tutto
d'un fiato.
Le luci si abbassano. Il tempo rallenta. Quasi magicamente, regna il silenzio. La tensione sale. Ci stringiamo
un po' a noi, un po' al cuore. Sotto i nostri piedi vi è come
un baratro. Una luce, la musica, si entra!
La tensione diventa emozione, la mente si riprende, tutto
diventa più lucido, più reale, come un sogno diventato
vero. Le scene si susseguono con le parole, le parole ai
gesti, rincorrendo la memoria, rendendo ogni istante unico, ogni movimento irripetibile, ogni sguardo sospeso tra
finzione e realtà. In quegli istanti un turbinio di emozioni
ti invade l'anima strappando al cuore verbi che non possono essere detti, sguardi che bisogna controllare, battiti
cardiaci da tenere a freno, tutto sotto una calma celestiale.
Tutto scorre, tutte le battute fuoriescono come un fiume
in piena, ogni espressione azzeccata a modo suo, fino alla
fine. Gli applausi si rincorrono, cosi come i nostri respiri
ormai affannati, scaldati dai petti che sotto l'attrito di tutti
questi movimenti hanno raggiunto confini che forse nessuno potrà mai capire. E un sorriso, un sorriso spunta sotto ogni naso, quasi come una firma di merito, assaporato
e goduto fino in fondo come non mai. Il sangue si riappropria del cuore, il cuore dell'emozione. Ma c'è qualcosa
in più.
Il resto è storia. E per fortuna che il trasformatore ha retto…
Un particolare ringraziamento va ai registi, sempre pazienti e disposti a regalarci un po’ della loro esperienza e
di loro stessi. Un altro ringraziamento va a tutti i membri
della compagnia teatrale, senza i quali credo non avrei
mai immaginato di poter provare tanto, in uno spazio così
piccolo. Ma soprattutto l'ultimo ringraziamento va al pubblico, senza il quale ognuno di noi non avrebbe di sicuro
vissuto tanto. Tra i quali per ognuno di noi, c'era qualcuno di speciale. Grazie.
Matteo Martinelli 5F
CULTURA E SPETTACOLO
Da Venezia a Reggio Emilia:
Rigoletto
9
Rigoletto giura vendetta (“… Sì, vendetta,tremenda
vendetta ,di quest’anima solo è disio …”) e assolda
allora un sicario per compierla: uccidere il duca di
Mantova.
Il duca allora si reca all’osteria dove si trova Sparafucile, il sicario, e conosce sua sorella Maddalena,
tanto affascinata dal giovane da scongiurare il fratello di non ucciderlo. Alla scena assistono anche
Gilda e Rigoletto che, avendo mostrato alla figlia
quali sono i suoi veri costumi oltre il falso nome di
“Gualtier “, sperava di averla disincantata; tuttavia
ella non cede e anzi firma la sua morte.
Era infatti stato concordato tra Rigoletto e Sparafucile che quest’ultimo assassinasse il Conte, ma avendo Gilda udito queste trame ecco che con man
trema bussa all’uscio dell’osteria e ad aprirle è la
morte: una pugnalata la ferisce. Gilda è dunque
messa in un sacco e consegnata al padre, che giunto
La magnifica vicissitudine di Rigoletto si ripete a Reggio
Emilia il 6, con la prima, e il 9 Aprile, con la seconda
performance, nell’ottocentesco teatro Valli sotto gli occhi e gli orecchi di vigile criticità degli spettatori. La prima, infatti, fu oggetto di critiche soprattutto per “Gilda”e
per il “Conte”, giudicati l’uno troppo spento a dispetto
del fuoco che il suo personaggio dovrebbe accendere nel
canto, l’altra invece eccessivamente debole e sommessa.
L’opera si costituisce di tre atti: una sfarzosa sala raduna
il duca di Mantova con i suoi cortigiani, il buffone Rigoletto, i convitati illustri; tutti si danno al gaudio della serata. Il duca, essendo uno scostumato (“Questa o quella
per me pari son…”), si cimenta immediatamente nella
seduzione di una gentildonna maritata al conte di Ceprano, anch’egli presente
al simposio. Altra vittima delle provocazioni
del duca è una giovane
assidua frequentatrice
della chiesa, luogo in
cui il duca ama spesso
intrufolarsi sotto mentite spoglie. Il padre della
ragazza, il conte di
Monterone, irrompe
nella sala reclamando
giustizia in nome del
buon nome e costume
della figlia offesa.
Rigoletto deride allora
il malcapitato che, provato dalla doppia offesa, gli lancia una maleL’unico che ha dato spessore al personaggio del duca tanto da distogliere quasi
dizione
l’attenzione dal buffone, Luciano Pavarotti.
(“Maledizione” era il
titolo originale dell’opera e, non a caso, trattasi della a palazzo si isola per gustare la vendetta nel vedere
parola concludente il melodramma).
il duca esanime. Echeggia però l’inconfondibile
Rincasato, Rigoletto raccomanda alla figlia di non lascia- motto del duca:“La donna è mobile qual piuma al
re la magione e sollecita la governante Giovanna affin- vento, muta d’accento e di pensiero …”.
chè non apra la porta ad estranei. In realtà Giovanna fa Un pallido Rigoletto s’affretta a dipanare il nodo
entrare un giovane noto come Gualtier Maldè, che con- del sacco,che alfine si mostra contenere una Gilda
fessa il suo amore per la figlia di Rigoletto a Gilda, morente. “Ah la maledizione!”… Il buffone piange
anch’essa in balìa di lui.
nello strazio, mentre l’orchestra scoppia in una
Intanto giunge una cerchia di cortigiani insieme al conte gravità degna di un decreto dell’Ade … S’alza la
di Ceprano con l’intento di rapire quella che credevano notte e cala il sipario.
essere l’amante del buffone. Gilda è portata a palazzo Insomma, come si dice, l’ironia del destino ha voludove incontra il padre, terrorizzato dopo aver scoperto to che Rigoletto subisse ben peggio di ciò per cui
del rapimento, lasciandosi a teneri abbracci con il vec- derise padri disperati; proprio lui, che non aveva
chio.
mai provato pietà per chi era stato minato dai mi-
CULTURA E SPETTACOLO
sfatti di palazzo, nell’ultimo duetto dell’opera chiede
quella “pietade” che mai offrì ad altri, pietà che non
gli rispose e gli voltò le spalle.
Come già molti critici hanno evidenziato, ipotizzandone di ogni, il conte, dedito alle gozzoviglie e ai capricci, non pare essere toccato dagli accadimenti che si
sviluppano lungo il dramma. Ma con molta probabilità, la ragione è solo una: Verdi non era ossessionato
dal personaggio del malcostumato, quanto invece si
preoccupò di arricchire il personaggio di Rigoletto, il
“brutto” che però muove le fila della vicenda e si redime, con la scomparsa si Gilda, da una vita di turpitudini. Il “brutto”che come tale riempie di bellezza la
scena per la sua natura che fa bello il bello.
Oppure Verdi voleva condannare una categoria ben
precisa di uomini: conti e duchi, dediti alle passioni
sfrenate e passeggere, uomini sfacciati ed estremamente cinici. Rigoletto è il culmine della tragicità verdiana, che abbandona le solite convenzioni per dare
vita ai numerosi duetti, chiusure inusuali, ma efficaci
(come quella del secondo atto). Stupefacente è il quartetto composto da Gilda, il padre, Sparafucile e la sorella; tutti trasmettono al contempo un sentimento diverso, per cui si crea una sovrapposizione vocale eterogenea che fa pensare ad una promiscuità di suoni
orchestrali che si spandono in ogni direzione, lasciando anche allo spettatore la possibilità di scegliere in
quale personificarsi.
Per quanto riguarda la serata del 9 Aprile, gli interpreti dei principali ruoli sono stati Eric Culter quale Duca di Mantova, Roberto Frontali come Rigoletto ed
Ekaterina Sadovnikova come Gilda. A dirigere
l’orchestra il maestro Diego Matheuz,la regia invece
era stata curata da Daniele Abbado, figlio del ben più
famoso Claudio. La trilogia popolare Traviata,Rigoletto e Trovatore resta ancora oggi tra i componimenti di Verdi più eseguiti,ed anzi il maestro emiliano supera perfino l’immortale Mozart, dal momento
che ultimamente “Traviata” ha superato l’indice di
gradimento de “Il Flauto Magico”.
“Gloria all’Egitto”,gloria all’Italia!
10
Il senso della cultura
"I miei amici, quelli che andavano a scuola, studiavano durante il giorno e nel tempo libero non avevano
voglia di leggere. Spesso ciò che studiavano non li
interessava, quindi finiva che, passato il periodo delle
interrogazioni, non ricordavano quasi nulla. Anche
all'università il problema era solo superare gli esami.
Passavano anche tutta la notte sui libri nei giorni precedenti un esame, ma dopo una setimana nella maggior parte dei casi avevano dimenticato quasi tutto.
Per me era diverso. Mi avvicinavo ai libri e sceglievo
quelli che andavano bene per me, senza pensare ad
uno scopo finale, o ad un voto, ma solo per il semplice
piacere di scoprire, di sapere. Era la voglia di saperne
di più che mi dava l'idea di crescere".
Ma la realtà odierna è veramente così?
La maggior parte degli studenti preferisce dedicare
tempo alle proprie passioni piuttosto che spenderlo sui
libri, dedicando allo studio solo il tempo necessario,
senza approfondire gli argomenti.
Tutti si riducono a studiare nei giorni prima delle verifiche o degli esami e, dopo ore e ore di studio, a distanza di una settimana non si ricordano più nulla.
Inoltre cresce sempre di più il numero dei giovani che
non amano leggere libri, anzi, leggono solamente sotto
esortazione dei professori. Ma fosse il male dei libri!
Quanti ragazzi al giorno d’oggi leggono quotidianamente un giornale? A mio avviso davvero pochi.
Escluse riviste sportive o di “gossip”, i giovani sono
sempre più disinteressati a ciò che accade intorno a
loro; così evitano di leggere giornali o di guardare notiziari in televisione.
Nell’Italia patria di grandi dotti, studiosi e artisti si sta
assistendo ad una perdita graduale del valore e del
sentore della rilevanza della cultura.
Ovviamente questo è un discorso generale, fortunatamente nella nostra penisola ci sono ancora grandi
menti e persone molto acculturate, purtroppo però i
mass media preferiscono dedicarsi a personaggi aventi
tanta fama quanta fame di intelligenza.
Persino i nostri politici sbagliano a coniugare verbi:
Davide Nicotra 4E coloro che dovrebbero governare e rappresentare
l’Italia non sanno parlare l’italiano!
Quando chiudiamo un libro perché non abbiamo voglia di studiare, dovremmo pensare a coloro che ne
hanno il desiderio ma non i mezzi per poterlo fare.
Noi, cittadini di un paese “avanzato” siamo abituati ad
una vita agiata, così pensiamo che studiare sia solo
una perdita di tempo, un obbligo: “tanto per diventare
famosi e ricchi non serve conoscere l’italiano, ne tantomeno la storia del nostro paese.”
Serena Immovilli 4E
GAMES, CINEMA E ALTRO ANCORA
NBA, l’inizio di una nuova era?
Se non seguite il complesso mondo dell’NBA state alla
larga, non capireste niente
Saranno i Dallas Mavericks e i Miami Heat a contendersi
il titolo NBA nella serie finale della stagione 2010/2011.
Sarà la rivincita delle Finals 2006 quando Miami, guidata dalla sua stella Dwyane Wade, sconfisse Dallas 4-2
vincendo il campionato. Da quel momento le due franchigie hanno collezionato una serie di pessime prestazioni ai playoffs NBA, tanto da venire ripetutamente criticate sia in europa che oltreoceano. Ora nel roster degli Heat, oltre al già citato Wade, figurano i nomi di Chris
Bosh e, soprattutto, di LeBron James, ancora alla caccia
del primo titolo di campione che lo consacrerebbe ponendolo tra i più grandi di sempre. Lo stesso James definito codardo, fallimentare e incapace di dominare la lega,
quel James criticato per aver scelto di giocare insieme ad
altri due fenomeni per
provare a vincere e che
dopo una stagione fatta di
alti e bassi, ha finalmente
l’occasione di mettere a
tacere tutti. Ma dovrà vedersela contro un’intera
organizzazione che gioca
con i suoi stessi obiettivi,
ovvero i Dallas Mavericks
guidati da Dirk Nowitzki
e Jason Kidd, anch’essi a
caccia del primo anello
NBA.
Quello che sorprende, vedendo il tabellone ormai terminato dei playoffs di questa stagione, non è la presenza di
Dallas e Miami in finale, ma piuttosto il modo in cui i
favoriti degli addetti ai lavori, di chi vive all’interno nella National Basketball Association, abbiano visto svanire, in pochi attimi, i propri sogni di gloria. Si parla di San
Antonio, arrivata in testa alla classifica nella Western
Conference al termine della stagione regolare, di Boston,
che nonostante un’età media di squadra molto alta era
arrivata in finale durante la passata stagione dimostrandosi seconda solo a Los Angeles, sponda Lakers, che aveva vinto il secondo titolo consecutivo e che, secondo il
90% dei precedentemente citati addetti, avrebbe dovuto
dominare anche quest’anno portando a termine il
“Repeat the threepeat”.
Le grandi hanno fallito mentre squadre giovani come
Chicago e Oklahoma City hanno raggiunto traguardi importanti: si parla già di una nuova era per il basket americano. Si dice che Lakers, Celtics e Spurs abbiano completato i loro cicli e non possano più essere un fattore
11
nella prossima stagione (ammesso che ci sia una
prossima stagione), saltando, secondo me, a conclusioni troppo affrettate.
Senza dubbio, nei prossimi cinque anni, si assisterà
ad una grande crescita di giocatori come Derrick
Rose, Kevin Durant e Russell Westbrook, le attuali
stelle di Chicago e Oklahoma, che arriveranno a
dominare la lega, ma c’è ancora tanta pallacanestro
da esprimere per gli sconfitti di questa stagione.
I Boston Celtics hanno rinnovato il contratto a Coach Doc Rivers per altri cinque anni, segnale che
mostra ancora forti segni di vita nel progetto da
parte della società. Rajon Rondo non si muove da
Boston e nemmeno i “Big Three”: “The Captain
and the truth” Paul Pierce chiuderà la carriera ai
Celtics, così come Kevin Garnett e Ray Allen che
hanno un altro anno di contratto.
Boston ha bisogno di rinforzi nel pitturato, sotto
canestro, dove ha maggiormente sofferto
nell’ultima parte di
stagione. Necessita
di un centro fisico,
che sappia prendere
t a nt i
r imba lz i.
Un’allettante idea
pot rebbe
essere
Dwight Howard che
è molto scontento
della sua situazione a
Orlando.
Leggermente diversa
è la situazione di San
Antonio, dove tutto dipenderà da Tim Duncan: l’ala
grande caraibica che ha portato gli Spurs a quattro
titoli NBA ha un altro anno di contratto opzionale.
Se dovesse giocare per un’altra stagione, allora ritroveremo di nuovo gli stessi Spurs visti in questa
stagione. Se Duncan dovesse decidere di smettere,
saremmo invece pronti ad una rifondazione per la
squadra texana, che potrebbe comunque contare su
giocatori del calibro di Tony Parker e “Manu” Ginobili.
Per quanto riguarda i Lakers è già in atto una rivoluzione. Phil Jackson ha deciso di smettere di allenare e il ruolo di capo-allenatore è stato affidato a
Mike Brown, ex allenatore dei Cleveland Cavaliers
ai tempi di LeBron James. Con Jackson se ne va
anche la Triple-Post Offense, lo schema offensivo
che ha contraddistinto L.A. nell’ultimo decennio.Cambia l’allenatore e cambiano gli schemi, ma
non il roster e, soprattutto, non Kobe Bryant. Se i
Lakers erano favoriti quest’anno, sono ancora i favoriti per l’anno prossimo.
GAMES, CINEMA E ALTRO ANCORA
12
La mentalità vincente e la qualità dei giocatori è indiscutibile, la squadra ha la possibilità di effettuare scambi
per rafforzarsi sacrificando pedine come Ron Artest o Andrew Bynum per arrivare, magari, ad Howard o
Chris Paul. E’ quindi tanto l’interesse attorno al futuro NBA, così come è tanta la voglia di Boston, Los Angeles e San Antonio di riscattarsi nella prossima stagione, ed è tanta la voglia di Dallas e Miami di riscattarsi durante queste Finals. Perché i vinti non dimenticano.
Federico Corradini 4E
INFO E CONTATTI
Per richieste, proposte, informazioni e curiosità rivolgersi ai vari membri della redazione oppure inviare mail
all’indirizzo: [email protected]
(in seguito verranno pubblicati altri indirizzi mail)
GAMES, CINEMA E ALTRO ANCORA
TOP SPIN 4
Game, set and match 2K Sports!
Versioni testate: PS3, Wii.
Erano ormai quattro anni che gli appassionati di videogiochi tennistici attendevano trepidanti un titolo definitivo, rivoluzionario e che sapesse coinvolgere completamente il giocatore. Doveva essere Top Spin 3 a settare
nuovi standard per il genere, ma l’eccessiva difficoltà e
la curva d’apprendimento veramente ripida, avevano lasciato perplessi molti giocatori in cerca di un gioco immediato, ma più appagante del rivale Virtua Tennis. Con
qualche anno di ritardo 2K Czech ha finalmente completato la sua opera, pubblicando Top Spin 4 su
PlayStation3, XBOX360 e Nintendo Wii.
La serie di 2K si è sempre posta come alternativa al famoso Virtua Tennis prodotto da SEGA, un gioco arcade,
da sala giochi, immediato ed accessibile anche se ormai
troppo ancorato al passato e sempre simile alla sua prima
versione.
Top Spin, invece, è sempre stato più incline alla simulazione, alla difficoltà, al realismo
delle partite e
dopo un terzo
titolo eccessivamente simulativo, ha trovato il
giusto equilibrio
per poter essere
considerato il
gioco di tennis ideale. Dopo aver provato a lungo il titolo
su PlayStation3 (le versioni PS3 – XBOX360 sono identiche), possiamo affermare che il gioco è ottimo sia per il
gameplay che per la realizzazione tecnica.
Il sistema di controllo è perfetto e permette di avere il
controllo totale sul tennista con l’utilizzo dell’analogico
di sinistra. La diversificazione dei colpi utilizzabili e la
loro solidità sono epocali, non solo per la quantità di
scelte fattibili mentre si gioca, ma anche per
l’immediatezza con cui il giocatore può imparare a padroneggiarle. Piatto, top spin, back, lob, palla corta, dritto anomalo, stop-volley, demi volèe: si può fare praticamente tutto sul campo se si è nella giusta situazione. Ed è
ancora più incredibile la bellezza delle animazioni create
dagli sviluppatori, che raggiungono un livello di realismo
mai visto prima: scordatevi i tuffi laterali di quattro metri
alla Virtua Tennis o i movimenti da Superman visti nei
giochi SEGA e scordatevi anche scambi infiniti dove il
giocatore non risente mai della stanchezza, che è invece
implementata nel gameplay di Top Spin 4.
Il roster del gioco è composto da 18 tennisti e 7 tenniste,
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tutti su licenza: oltre ai giocatori ancora in attività,
tra i quali Federer, Djokovic, Nadal e Serena Williams, sono presenti anche 8 leggende del passato
come Sampras, Agassi e Borg. Ogni giocatore è
stato ricreato con grande attenzione ai particolari,
mettendo a disposizione tre diversi completi da gioco con marchi ufficiali.
E’ ottima anche la realizzazione tecnica dei numerosissimi stadi presenti nel gioco, anche se, purtroppo, a causa dell’assenza di una licenza totale
“ATP”, come invece accade nelle leghe sportive
americane, sono pochi gli stadi “ufficiali”(Roland
Garros, US Open, Australian Open, 02 Arena, Indian Wells, Miami e Parigi-Bercy). Nonostante ciò,
le arene create dagli sviluppatori sono comunque
belle, oltre che varie, vista la possibilità di giocare
su tutte le superfici possibili con influenze sul gameplay: la velocità della pallina sulla terra è ben
diversa rispetto a quella della medesima sul cemento e lo stesso discorso vale per i rimbalzi.
Le modalità di gioco disponibili offline sono due: la
carriera e la partita veloce. La prima permette di
creare un
proprio giocatore e portarlo al top
della classifica mondiale, alternando tornei ad
eventi speciali o partite d’allenamento. Vincendo partite e tornei si guadagnano punti esperienza da spendere per migliorare lo stile di gioco del tennista, che può essere scelto tra: attaccante da fondo, difensore da fondo o
serve & volley.
La modalità partita veloce, invece, permette di giocare amichevoli con tutti i giocatori disponibili nel
gioco, sia in singolo che in doppio e supporta un
multiplayer offline fino a quattro giocatori.
Nota dolente del titolo è, invece, la componente
online, visti i diversi problemi di “match up” riscontrati nel breve periodo avuto a disposizione - a
causa degli attacchi ai server Sony - per testare il
multiplayer. Nonostante siano online diverse migliaia di persone, il gioco, a volte, non crea una partita veloce, come accade invece in qualsiasi altro
titolo. L’unico modo per giocare, in questo caso, è
invitare un utente dalla propria lista amici. Se si
riesce a iniziare la partita, il gioco è stabile, ma togliendo la possibilità di giocare contro avversari
casuali, la longevità del titolo subisce un brusco
GAMES, CINEMA E ALTRO ANCORA
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taglio. La pubblicazione di una patch che sistemi questi problemi è, in ogni caso, molto probabile e se siete
amanti del genere non sarà un grosso problema dal momento che il gioco ha una durata mediamente alta e resta un capolavoro di gameplay e tecnica. Consigliato senza riserve a chi ama il tennis.
Tutt’altro discorso invece per la versione Wii che risulta essere mutilata, incompleta e mal realizzata. Il gameplay sfrutta malamente il controller di movimento della console Nintendo e dal punto di vista tecnico il gioco è
rimasto praticamente identico al capitolo precedente, con animazioni legnose e irreali e una scarsa realizzazione di arene, pubblico e giocatori.
E’ completamente assente il multyplayer online e le uniche modalità che tengono a galla il titolo sono la carriera e la partita veloce, simili a quelle della versione PS3, ma non così piacevoli da arrivare a giustificare
l’acquisto del gioco. Se cercate un gioco di tennis per Wii, procuratevi una copia di Grand Slam Tennis, ancora, a due anni e mezzo di distanza dall’uscita, il miglior titolo per la console Nintendo.
Voto versione PS3-360: 9.0
Voto versione Wii: 5.0
Federico Corradini 4E
GAMES, CINEMA E ALTRO ANCORA
ORIZZONTALI
1) La moltiplicazione
4) Perse la scarpetta al ballo
14) Fiume che esce dal lago
17) C’è quello di fidanzamento
18) Il più intelligente tra i sette nani
19) Amore agli antipodi
20) Impianto per produrre energia per mezzo del vento
22) Piccolo insetto che vive nel legno
24) Lo devono rispettare i mafiosi
28) Piccola luce soffusa
30) Dispari in tamo
32) Né tue né sue
33) Veloce
34) Italia (sigla)
35) Gemelle in zoo
36) Serve per cucire
37) Trento in macchina
38)Federazione Internazionale dell’Automobilismo
41) Eccetera (abbreviazione)
44) Il giornale del nostro istituto
50) Me medesimo
51) L’oltretomba per gli antichi greci
53) Autore dell’Iliade e dell’Odissea
54) La seconda e la terza vocale
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Schema e definizioni di Serena Immovilli 4E
55) I medici in prima linea
56) Nota TV americana
57) Strumento per misurare la pressione atmosferica
61) Articolo determinativo, femminile, singolare
62) Famoso dittatore cinese
63) Specie di alligatore
64) Milano sulle targhe
65) La quinta nota musicale
66) Può essere di fuga
68) Mister
69) Lo si fa per prevenire e combattere malattie
71) Organismo Geneticamente Modificato
74) Il “vado dei poeti”
75) Bologna
76) La lingua della poesia francese
77) Soccorre i feriti
80) Vengono sotto le ascelle quando si è molto sudati
81) Ti segue sempre
82) Dispari in rosa
83) Il principio dell’otto
84) In mezzo all’orto
85) Pari in Colore
86) Vi recitano gli attori
GAMES, CINEMA E ALTRO ANCORA
VERTICALI
1) Servono per far andare la bicicletta
2) Gruppo comico di Zelig, composto da tre ragazzi coni capelli
neri
3) Ritornello (abbreviazione)
4) Cagliari sulle strade
5) Periodo di tempo che dura milioni di anni
6) No in russo
7) Pari in melo
8) La scuola di Parigi
9) Metà del Taiwan
10) Ha a che fare con persone affette da tumori
11) Il re della savana
12) La cima dell’albero
13) Torino in auto
15) Non è largo
16) Sondrio
20) Non sei più
21) Articolo determinativo, maschile, singolare
23) Scritto a fianco della stazione radio
25) Versa il vino da bere
26) Consonanti in rete
27) Pari in nero
29) A me
30) Simbolo religioso per i pellerossa
31) Il monte più alto d’Europa
38) Fiorano senza fine
39) L’inizio dell’immagine
40) Pari in...pari
42) Sopra le teste di tutti
43) Famosa discoteca di Scandiano
44) Vi è un famosissimo acquario
45) Autore del “Decameron”
46) Mezzo pubblico urbano su rotaia
47) Donne colpevoli
48) Ritmo senza fine
49) Piccolo fiume
51) La marca delle trappole di Willy il Coyote
52) Acido deossiribonucleico
58) Acceso
59) I confini del mondo
60) Deposito per autovetture
67) La si trova sul desktop del pc
69) Misura la differenza di potenziale
70) Impronta
71) Colore giallo scuro
72) Metà della pangea
73) Consonanti in amore
75) Luogo dove ci si ristora
78) Il “se” tedesco
79) Scandiscono il tempo
83) Gli estremi dell’orto
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